Carlo Magno era il figlio primogenito di Pipino III, detto il Breve.
Molto di ciò che
sappiamo di Carlomagno proviene da una biografia (la Vita Karoli) scritta dal cronista franco Eginardo, storico di corte dal 796, che ebbe modo di conoscerlo molto bene. Secondo la consuetudine che vigeva presso i Franchi, alla morte di Pipino III (768), il regno venne ereditato in parti più o meno uguali dai due figli maschi. A Carlo Magno toccò la parte occidentale, mentre suo fratello minore, Carlomanno, ereditò la parte interiore, più sicura ed avanzata. Carlomanno seppe amministrare le province ereditate, ma mancava di talento militare. Nel 769 ebbe bisogno dell’aiuto di Carlo Magno per sedare una rivolta in Aquitania (provincia che amministravano insieme). Tra i due fratelli iniziò un’aspra rivalità, che tuttavia Bertrada, la loro madre, seppe tenere a bada fino al 771, anno in cui Carlomanno morì di malattia dopo poco più di due anni di regno. Alla morte di Carlomanno i suoi partigiani si rifugiarono presso Desiderio, re dei Longobardi e suocero di Carlo Magno. Desiderio occupava alcuni territori del papato: per questo motivo papa Adriano III spinse per questo Carlo Magno a prendere la sua parte contro i Longobardi. Esattamente come suo padre e suo nonno, Carlo Magno consolidò i domini dei Franchi e li aumentò considerevolmente attraverso l’uso delle armi. Nel 773 valicò le Alpi e conquistò, occupando Pavia, tutta l’Italia settentrionale (774), assumendo il titolo di Re dei Franchi e dei Longobardi. Carlo Magno fu anche attivo contro i musulmani di Spagna, ma con scarsi successi (celebre in questo senso la battaglia di Roncisvalle), pur riuscendo a favorire, con capitale a Barcellona, la creazione di un avamposto cristiano (la Marca hispanica). Decisivi furono invece i successi di Carlo Magno contro i Sassoni, contro cui i Franchi combatterono una guerra sanguinosa e violenta. I domini verso est furono ulteriormente consolidati con la sconfitta dei Bavari (787) e degli Avari (791-796). Carlomagno si ritrovò così a dominare un territorio considerevole, che comprendeva i territori tra l’Oceano Atlantico e l’Elba, l’Ebro, il Danubio ed il Tibisco, compresa Roma, centro della cristianità occidentale. In particolare, queste vittorie tennero anche impegnata l’aggressiva élite militare franca, assicurando a Carlomagno il loro consenso. Stabilito il proprio dominio su più territori di qualsiasi altro sovrano europeo a lui contemporaneo, Carlo Magno introdusse una serie di importanti novità amministrative. Tutti i territori vennero suddivisi in contee e marche (circoscrizioni di confine), e attraverso la regolare riunione di consigli provinciali (i placiti), ci fu un’importante attività legislativa da cui scaturirono i capitolari, ordinanze che riguardavano tutti i rami del diritto. La corte di Carlo Magno si stabilì prevalentemente presso Aquisgrana, ma attraverso i Missi dominici, che agivano come suoi rappresentanti e delegati, il sovrano compieva regolari ispezioni in tutti i reami, reprimendo ove possibile gli abusi. In definitiva, il sistema di governo Carolingio si reggeva sulla persona stessa di Carlo Magno, da cui scaturivano tutti i poteri Quando, il giorno di Natale dell’anno 800, Carlo Magno venne proclamato imperatore a Roma, il suo potere politico si legò indissolubilmente con il papato. Nel 799, Carlo Magno era intervenuto personalmente per riportare il pontefice Leone III, cacciato da una congiura di nobili, sul soglio pontificio. Più che di una restaurazione dell’Impero Romano occidentale in senso classico, in ogni caso, l’Impero carolingio fu un impero ideale, sia da un punto di vista politico che religioso. L’Imperatore era un difensore della cristianità. Al pontefice, che lo incoronava, spettava implicitamente un ruolo superiore. In ogni caso, a prescindere dalla legittimità del titolo imperiale e da quanto lo stesso Carlo Magno ambisse alla dignità imperiale, dopo più di 300 anni (l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo, era stato deposto nel 476), un imperatore tornava a regnare sull’Occidente. All’indomani della morte di Carlomagno (814), anziano, stanco ed ammalato, l’Impero e la stessa Europa si sarebbero divisi. Tuttavia, l’eredità più importante di Carlomagno non è materiale, ma ideale: l’Impero carolingio presupponeva un’Europa sovranazionale, e questa concezione fu un’importante conquista del periodo Carolingio.
7 Invetriate AhoMarco Milanese - Alessandra Carlini CERAMICHE INVETRIATE NELLA SARDEGNA NORD-OCCIDENTALE E NEGLI SCAVI DI ALGHERO (FINE XIII-XVI SECOLO) : PROBLEMI E PROSPETTIVE
Luciano CATALIOTO, Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna, 1088-1194. Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, editore Intilla, Messina 2007. [info: lukat@interfree.it]