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Nei secoli IX e X, L’Europa fu invasa da diverse popolazioni estere: i vichinghi o normanni, originari della Scandinavia;

gli ungari dalle steppe dell’Asia centrale; i saraceni, pirati islamici che attaccavano le coste del Sud Europa partendo
dal Nord Africa e dalla Spagna. Durante le loro incursioni trovarono una situazione di scarsa resistenza a causa delle
divisioni in atto dell’impero carolingio , delle rivalità tra signori feudali e anche a causa delle loro infiltrazioni via
mare di piccoli gruppi che trovavano spazio nei vuoti creati dalla densità della popolazione.

Dagli arabi ai Saraceni

Gli islamici all’inizio del 900 occuparono la Sicilia scacciando i bizantini e introdussero tecniche agricole come la
canalizzazione delle acque e prodotti come agrumi e melanzane. Palermo divenne la capitale,uno dei centri urbani
più sviluppati del mondo islamico e dei porti più importanti del Mediterraneo. L’espansione islamica si fermò a causa
della resistenza delle popolazioni cristiane e bizantine e sia per le divisioni interne al califfato. Tra la metà dell’800 e
il 100 a terrorizzare l’Europa furono i pirati saraceni che servendosi di appoggi marittimi lungo il Mediterraneo
aggredirono e saccheggiarono le navi cristiane, poi le città costiere della Francia e dell’Italia. Roma, venne razziata
nel 846.Queste incursioni saracene si concludevano con grandi bottini e deportazione degli abitanti per venderli
come schiavi in Nord Africa o nel Califfato. Per assediare le città utilizzavano strumenti avanzati come catapulte, e in
caso di resistenza isolavano la città per ridurre alla fame gli abitanti costretti alla resa.

L’Europa orientale fu invasa dagli ungari o magiari, un popolo nomade che proveniva dalla zona degli Urali, stanziato
in Pannonia attuale Ungheria. Nella prima metà del X secolo assalirono i centri urbani e i monasteri dell’Italia
settentrionale, della Germania, della Gallia e della Borgogna. Nel 924 saccheggiarono Pavia. Vennero considerati
dalle loro vittime “orchi assettati di sangue “a causa del loro aspetto robusto e dai capelli rossi, associati nel
medioevo alla malvagità o al demonio. Nella realtà si trattavano di abili cavalieri con grande uso dell’arco. La loro
espansione si fermò quando Ottone I di Sassonia li sconfisse nel 955 presso Lechfled, costringendoli alla conversione
al cristianesimo che culminò con la conversione di re Stefano Il santo. Tornati in Pannonia fondarono un nuovo regno
accompagnati dal cristianesimo. L’apice fu nell’anno Mille con l’incoronazione come sovrano cattolico di re Vajk che
mutò il proprio nome in Stefano.

I normanni o vichinghi, composizione di popolazioni scandinave ovvero svedesi, norvegesi e danesi. Utilizzavano le
vie marittime per procurarsi la sopravvivenza. Nel IX secolo esplorarono L’Europa del Nord attraverso le drakkar, navi
a vela. Se i fiumi non fossero stati completamente navigabili avrebbero completato il percorso a terra. Così
penetrarono nell’Europa Centrale e nella parte settentrionale del Nord America dove non crearono insediamenti
stabili. Attaccarono le coste britanniche, irlandesi e francesi aggredendo villaggi e monasteri, mentre ad est
percorsero grandi fiumi russi per arrivare al mar Nero dove intrattennero scambi commerciali con slavi, bizantini e
arabi. In Europa occidentale divennero più sedentari formando nuovi ducati e regni in Inghilterra, Francia e Italia del
Sud.

Con le invasioni cambiarono le strutture amministrative del sistema feudale, si formarono dei centri di potere a
livello locale, amministrati dai signori feudali, che possedevano il compito di difendere il territorio, organizzare
eserciti efficienti e sottomettere tutta la popolazione al proprio potere, libera o serva. Fu questo il periodo
dell’incastellamento, la creazione di strutture fortificate come punto di riferimento principale per la sicurezza
collettiva. Nati ex novo in un punto difendibile come fortificazione di un borgo o di una curtis .I signori che
risiedevano stabilmente nel castello e che lo aprivano alle genti del contado in caso di pericolo, possedevano quei
poteri pubblici di amministrazione della giustizia, tassazione e organizzazione della difesa che lo Stato non era più in
grado di garantire, ritornando al diritto di immunità già presente nel feudalesimo che permetteva a vescovadi,
conventi di esercitare il potere giudiziario autonomamente e di essere esenti da controlli dei funzionari imperiali.
Anche i contadini liberi e piccoli proprietari dovettero sottomettersi alla giurisdizione dei signori e in cambio della
loro protezione imposero corvees, contributi in natura e in denaro, prestazioni lavorative ecc...

I contadini conservarono il diritto di proprietà ma gravato da una tassa di successione in caso di morte. Venne a
formarsi un insieme di obblighi consuetudinari nei confronti dei signori, all’inizio giustificati dalle esigenze di difesa
collettiva poi destinati ad accrescere il loro potere.
IMPERO E CHIESA

Tra il X e l’XIII, il potere imperiale rivendicava prerogative del potere religioso (dalla nomina dei vescovi al consenso
sull’elezione del papa), la Chiesa sosteneva invece la superiorità del potere papale, anche nel campo politico. Con le
prime monarchie nazionali in Inghilterra, Francia e Spagna, si affermò una visione non più universalistica. Questo
mentre la chiesa promuoveva la sua autorevolezza sulla cristianità con le battaglie contro l’islam e le crociate.

i presupposti ideologici per i futuri contrasti tra le due cariche sulla preminenza nella comunità cristiana si crearono
con l’incoronazione di Carlo Magno, difatti possedeva un duplice significato; da un lato attestava che il potere di
Carlo derivava da Dio e che egli poteva porsi allo stesso livello universale dell’imperatore bizantino, dall’altro
confermava la necessaria mediazione del papa per sancire ufficialmente il suo potere. Nell’atto pratico inizialmente
si trattava di un rapporto di convivenza; L’impero poteva contare sui vescovi, sulla superiorità della Chiesa
nell’amministrazione del territorio e nella gestione del culto; il pontefice poteva fare affidamento alla forza militare
dell’imperatore per la diffusione della fede e per tutelare la propria indipendenza dalle pretese della chiesa di
Bisanzio.

DINASTIA OTTONI: Durante le ultime invasioni (IX-X) l’autorità imperiale era in crisi a causa della divisione tra gli
eredi di Carlo mentre l’incastellamento aveva rafforzato il potere dei signori territoriali laici o religiosi. Il potere del
sovrano dunque era fragile, anche nel regno di Germania dominato dai nobili che controllavano i ducati principali
come Baviera e Sassonia. Fu proprio un duca di Sassonia ad essere eletto re nel 912, Enrico. Il quale alla sua morte
subentrò il figlio Ottone nel 936.Egli decise di ridimensionare il potere dei feudatari tedeschi che tramandavano
ormai di padre in figlio le cariche e i beni ricevuti, iniziando ad affidare l’esercizio dei pubblici uffici ai vescovi, privi di
eredi. Si creò così la figura del vescovo conte, da cui si scatenò la questione delle investiture, cioè il conferimento
delle nomine. Nel 962 emanò il Privilegium Othonis, principio secondo cui i futuri papi sarebbero stati eletti solo con
la sua approvazione. Successivamente portò avanti il progetto di espansione dell’impero cristiano e di farsi
incoronare dal papa come legittimo erede dell’impero carolingio. Egli escluse entro i confini dell’impero la Boemia, la
Moravia dove inizio una campagna di evangelizzazione e nel 955 sconfisse gli Ungari nella battaglia di Lechfeld.Nel
962 raggiunse Roma dove venne incoronato imperatore dal papa Giovanni XII. Risorgeva così un nuovo impero
cristiano, Il Sacro Romano Impero Germanico, che rispetto a quello di Carlo Magno mancava la parte occidentale.

Ottone II figlio di Ottone I (973-9883) fu costretto ad affrontare la rivolta dei duchi tedeschi e respingere il tentativo
di annessione della Lorena da parte di Lotario di Francia. Nel 980 allestì una spedizione militare per la conquista del
Sud dell’Italia e venne sconfitto nel 982 dall’esercito arabo nella battaglia di Punta Stilo in Calabria. Muore nel 983 a
Roma. Subentrò al trono il figlio Ottone III di soli 3 anni. (983-1002) il potere viene gestito dalla madre Teofane e nel
996 raggiunta la maggiore età concepì un piano di Rennovatio Imperii, che consisteva in una riforma della chiesa, in
accordo col papa, sulla quale riedificare un Impero Romano cristiano. Questo progetto fu ispirato da Gerberto
d’Aurillac che nel 999 l’imperatore fece eleggere pontefice con il nome di Silvestro II.

Due anni dopo l’imperatore e il papa furono costretti a fuggire per un’insurrezione popolare, sobillata dall’aristocrazia
romana. Nel 1002 muore e privo di eredi la corona passa a Enrico II (1014-1024) ultimo imperato della Dinastia degli
Ottoni, che si ritrovò ad affrontare gli stessi ostacoli; l’ostilità degli italiani verso un re tedesco, la continua conflittualità
tra nobili romani per la scelta del pontefice, lo strapotere dell’aristocrazia tedesca. Morto Enrico II salì al trono Corrado
II, duca di Franconia che per garantirsi l’alleanza della feudalità Italia e indebolire l’alta aristocrazia e i vescovi, nel 1037
emanò la Constitutio de feudis. Un documento che rendeva ereditari anche i feudi dei valvassori e dei valvassini come
nel 872 il Capitolare di Quierzy aveva fatto con quelli maggiori. Questo sancì l’autonomia dei piccoli signori feudali e
suggellò l’anarchia feudale, il progressivo indebolimento del potere centrale a favore di poteri locali.

il progetto politico della dinastia ottoniana di ripristinare una forte autorità imperiale che unificasse i territori
germanici e la Penisola italiana si rivelò fallimentare, ma formalmente l’Italia settentrionale rimaneva comunque parte
del Sacro Romano Impero.
CRISI MORALE CHIESA

La Chiesa si trovava in un momento di degenerazione, che coinvolgeva il livello più alto, i vescovi, che vennero
accusati di concubinato e simonia. Nasce così l’esigenza di una riforma della Chiesa. Tale esigenza venne portata
avanti dai monaci dell’abbazia benedettina di Cluny, fondata in Borgogna nel 909, i cluniacensi, portatori della regola
di San Benedetto, incoraggiando la fondazione di un elevato numeri di conventi in Europa e ponendosi sotto la
diretta autorità papale. Contemporaneamente si affiancò un altro ordine, cistercense, caratterizzato dalle scelte
della povertà e del lavoro manuale. Pure in ambito laico nacquero movimenti di lotta alla degenerazione della
Chiesa, i Patarini, che esaltavano la povertà evangelica e chiedevano inoltre al clero una condotta morale corretta.

l’imperatore Enrico III di Franconia (1046-56) aveva potuto deporre d’autorità ben tre papi per far eleggere un suo
protetto, Clemente II, che gli aveva riconosciuto a sua volta il diritto di designare il pontefice. Alla morte di Enrico, Il
papa Niccolò II (1059-61), dopo essersi assicurato la protezione dei normanni e dei potenti marchesi di Toscana, nel
1059 convocò un concilio a Roma che, oltre a condannare il concubinato degli ecclesiastici e la simonia, escludeva sia
il clero e il popolo romano sia l’imperatore dall’elezione del papa, riservandola ai soli vescovi “cardinali”, cioè i
vescovi che erano titolari delle chiese principali della diocesi romana. Nel 1075, con il Dictatus papae, Gregorio VII
affermò la superiorità dell’autorità papale, il documento riguardava anche l’organizzazione interna della Chiesa,
cioè il dominio assoluto del papa, a lui solo spettava il potere di nominare e trasferire i vescovi, di convocare i concili
e di approvare nuovi ordini sacerdotali.

Gregorio VII rivendicava anche l’autorità di deporre gli imperatori e di sciogliere i sudditi dalla fedeltà ai sovrani.

Il sovrano convocò a Worms un concilio di vescovi tedeschi che dichiarò deposto per indegnità Gregorio VII. Egli
rispose scomunicando l’imperatore e sciogliendo suoi sudditi dal giuramento di fedeltà. La ribellione di una parte
dell’aristocrazia tedesca costrinse Enrico a riconciliarsi con Gregorio. Nel gennaio del 1077 si presentò in veste di
penitente a Canossa dove era ospite dalla contessa Matilde. Pochi anni dopo, nel 1077, Enrico dichiarava ancora
deposto Gregorio e scendeva in Italia con l’esercito imperiale, entrando a Roma e costringendo il papa a trincerarsi
in Castel Sant’Angelo

L’intervento del normanno Roberto il Guiscardo salvò Gregorio, che però, dopo una sollevazione del popolo romano,
fu costretto all’esilio e nel 1085 morì a Salerno, dove si era rifugiato presso i normanni. Enrico IV torna in Germani
dove gli viene sottratto il potere dal figlio Enrico V.

Nel 1122 il papa Callisto II e l’imperatore enrico V trovarono un accordo tramite il Concordato di Worms. Ci fu la
separazione tra l’investitura ecclesiastica di vescovi e abati, di competenza del papa e quella feudale di conti e
marchesi, di competenza dell’imperatore, che poteva conferire al clero “regalie”, beni e poteri di amministrazione
civile. Il concordato prevedeva due procedure diverse per l’Italia, dove la nomina dei vescovi spettava al papa solo in
seguito l’imperatore poteva conferirli della carica di conte; In Germania la consacrazione ecclesiastica doveva
riguardare i conti già scelti dell’imperatore. Così la Chiesa riacquistava la sua autonomia rispetto al potere
temporale.

CRISI IMPERO ROMANO ORIENTE

Costantinopoli, capitale dell’impero bizantino trasse grande giovamento dalla propria posizione geografica, dal
momento che era punto di passaggio obbligato in molti scambi commerciali. Divenne anche produzioni di beni di
lusso come lana e seta. Al potere politico dell’imperatore si sommava quello religioso, a cui si attribuiva al sovrano il
compito di difendere la religione, nominare il patriarca di Costantinopoli e indirei i concili. L’unificazione del potere
politico e del potere spirituale in un’unica carica è stata definita cesaropapismo.

La Chiesa d’Oriente svolse un ruolo importante nell’unificare culturalmente i diversi popoli che convivevano
nell’Impero. Fu intrapresa un’intensa attività missionaria, che fece uso delle icone, immagini acre, che erano oggetto
della devozione dei fedeli della Chiesa d’Oriente.

I rapporti fra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa di Roma erano freddi da quando papa Leone III, aveva incoronato Carlo
Magno imperatore. Nel1054, si consumò uno scisma definitivo. Papa Leone IX e il patriarca di Costantinopoli Michele
Cerulario si scomunicarono a vicenda dopo uno scontro dottrinale sul primato della Chiesa di Roma, che i bizantini
non intendevano riconoscere. Un’assemblea dell’alto clero orientale sancì allora la separazione definitiva da Roma.
Da questo momento la Chiesa d’Oriente si definì “ortodossa” («che segue la giusta opinione), mentre “cattolico”(
«universale») venne usato per identificare la sola Chiesa romana.

Il primo fattore di debolezza dell’Impero Bizantino che aveva ristretto i suoi confini alla penisola anatolica e all’area
balcanica, consisteva nella presenza sul territorio di potentissimi signori, proprietari terrieri quasi autonomi da
Costantinopoli, che, oltre a esercitare poteri sovrani sui contadini, riuscivano a influenzare le decisioni del monarca.
Nel VII secolo, l’imperatore Eraclio aveva contrapposto ai potentati locali una classe di contadini-soldato sotto la sua
autorità, a cui erano assegnati appezzamenti di terra divisi in unità amministrative territoriali, i temi.

Il secondo era costituito dalla minaccia dell’islam, che dal VII secolo aveva creato un impero che spaziava dalla
Spagna al fiume Indo. Nell’VIII secolo l’imperatore Leone III l’Isaurico e i suoi successori reagirono allontanando la
minaccia araba fino alla Siria, all’Armenia e alla Mesopotamia, ma l’attacco dei Bulgari costrinse l’Impero sulla
difensiva. Tuttavia i bizantini riuscirono momentaneamente a stabilire rapporti pacifici con gli islamici, mentre
l’intensa attività dei missionari coglieva un notevole successo nell’864 con la conversione al cristianesimo di rito
bizantino del re bulgaro Boris e del suo popolo e, nel 988, del principe di Kiev, Vladimir .Il declino dell’Impero
bizantino ebbe inizio con i turchi selgiùchidi, un popolo nomade dell’Asia centrale che, dopo la conversione
all’islamismo, nell’XI secolo aveva occupato buona parte dell’Iran affacciandosi sulla Mesopotamia. A Manzikert in
Turchia, nel 1071, i turchi inflissero una pesante sconfitta all’esercito bizantino, dilagando nell’Asia Minore.
L’imperatore Alessio I Comneno, in nome della comune fede cristiana, chiese allora aiuto ai sovrani europei.

La risposta dell’Occidente arrivò nel 1095 con papa Urbano II che indisse la prima crociata. Egli invitò i cavalieri
cristiani a impegnarsi nella liberazione di Gerusalemme e delle Terra Santa conquistata dagli islamici. Il papa promise
ai cristiani che avrebbero partecipato l’indulgenza plenaria, cioè la cancellazione dei peccati commessi. Ciò portò al
coinvolgimento di migliaia di uomini, bambini,donne in una spedizione militare al grido di “Dio lo vuole”

In realtà all’origine vi sono ragioni di carattere economico e sociale, come l’aumento demografico, il bisogno di
accedere alle rotte dominate dagli arabi, gli interessi delle repubbliche marinaie italiane.

Precedentemente alla prima crociata, vi è stata la “crociata dei poveri “sotto la guida di Pietro l’Eremita. Nel 1096
bande disorganizzate viaggiarono fino a Costantinopoli dandosi a saccheggi e distruzioni, ma arrivati in Anatolia
furono eliminati dagli arabi.

La prima crociata partì nel 1096 guidati dal duca Goffredo di Buglione e Raimondo duca di Tolosa. Nel 1097 cadde
Nicea, capitale dei turchi, a causa di un attacco di crociati e bizantini, già comparvero le prime divergenze;
L’imperatore d ’Oriente pensava di recuperare i territori perduti, consegnandoli ai propri funzionari, mentre i capi
crociati volevano insediarvisi esercitando la piena sovranità.

Così Baldovino, fratello di Goffredo di Buglione, si impadronì del territorio di Edessa, assumendo la carica di conte, e
Boemondo di Taranto si insediò ad Antiochia, di cui si proclamò principe, mentre i soldati crociati saccheggiavano la
città. Gerusalemme fu espugnata nel 1099, la popolazione islamica ed ebraica fu trucidata in massa e la città fu
consegnato nelle mani di Goffredo di Buglione, che ne prese possesso con il titolo di “difensore del Santo Sepolcro”,
poiché egli non riteneva giusto farsi incoronare laddove era morto Cristo. Il primo crociato a prendere il titolo di “re
di Gerusalemme” fu Baldovino, che prese il posto di Goffredo alla sua morte. Baldovino resse il potere per quasi
vent’anni, allargando i confini del regno con l’aiuto dei genovesi e dei veneziani.

Nel frattempo, più a nord, nascevano piccoli regni latino-cristiani, che sopravvissero grazie al continuo afflusso
dall’Europa di armi, pellegrini e viveri. In difesa sia degli Stati che si erano formati sia dei pellegrini nacquero gli
ordini monastico-cavallereschi, costituiti da milites che univano i valori monacali (castità, umiltà, fede) a quelli tipici
dei cavalieri, tra cui ovviamente la salvaguardia della cristianità. I più importanti furono i templari e i cavalieri di
Sangiovanni, che accumularono grandi tesori grazie alle donazioni dei fedeli.
Le città marinare italiane fecero ottimi affari trasportando via mare uomini armati, rifornimenti e merci varie, ma i
musulmani tornarono all’offensiva, riconquistando Edessa nel 1144. Si crearono così le condizioni per una seconda
crociata, voluta da Luigi VII re di Francia e Corrado III di Svevia, che, però, non ebbe alcun esito.
Nel 1187 Saladino, comandante turco riconquistò Gerusalemme, parte così la terza crociata con l’imperatore di
Germania Federico Barbarossa, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone e il re di Francia Filippo II. Morto
Barbarossa, Riccardo concluse un patto con Saladino che permetteva ai pellegrini cristiani di visitare Gerusalemme,
che rimase sotto il controllo turco.

Nel 1204 ci fu la quarta crociata con uno scontro tra cristiani d’Occidente e cristiani d’Oriente. Finanziata da Venezia
la spedizione si diresse a Zara e occupo la città per conto degli ungheresi. A Costantinopoli Alessio IV Angelo, figlio di
Isacco II, in cambio dell’appoggio delle truppe occidentali promise non solo finanziamenti per il continuo
dell’impresa in Terrasanta ma avrebbe convinto il papa alla riunificazione delle Chiese. Non poté mantenere la
promessa e i crociati decisero di occupare Costantinopoli e saccheggiarla per tre giorni. Si formò un impero latino
d’Oriente con imperatore Baldovino di Fiandra. L’impero durò fino al 1264 quando i bizantini restaurarono l’impero
bizantino nella persona di Michele VIII Paleologo.

Alla quarta crociata seguirono ancora quattro spedizioni. La quinta (1217-21), programmata dal papa e condotta dal
re d’Ungheria e dal duca d’Austria, conquistò un porto egiziano, ma poi si concluse con un nulla di fatto. La sesta
(1228-29), condotta dall’imperatore Federico II di Svevia, finì senza scontri armati, con una soluzione molto moderna
e improntata alla tolleranza religiosa. Gerusalemme sarebbe tornata sotto il controllo dei cristiani, ma i musulmani
avrebbero mantenuto il possesso di una zona e il diritto di accesso e culto in tutta l’area. . La settima crociata (1244-
50) e l’ottava crociata (1270) furono guidate dal re di Francia Luigi IX (1226-70): la prima fece registrare una pesante
sconfitta cristiana, la seconda non fu neanche combattuta a causa di un’epidemia che distrusse l’esercito. Tra il 1281
e il 1291 il sultano d’Egitto espulse definitivamente i presìdi cristiani da tutta l’area.

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