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Cristianesimo e Islam

Sulle rive del Mediterraneo, si affacciano i tre continenti Europa, Asia e Africa, per questo motivo
veniva considerato dagli antichi come il centro del mondo, e questa condizione persiste anche dopo
il Mille. Nel Mediterraneo infatti si affacciavano tre civiltà in forte contrasto:
● la civiltà cristiana d’Occidente, fedele al Papa di Roma;
● la civiltà cristiana d’Oriente, fedele alla Chiesa Ortodossa e dominata dall’Impero Bizantino;
● la civiltà islamica, fondata da Maometto e trasformata poi dai suoi seguaci in un vero e
proprio Impero.
L’islam
La religione islamica è stata fondata da Maometto, dal turco Mehemet, Muhammad in arabo, che
nasce nel 570 alla Mecca. Orfano, trova protezione di una ricca vedova, per la quale lavora come
agente carovaniero e che poi sposerà. Nel 610, secondo la tradizione islamica, ebbe dall'Arcangelo
Gabriele il compito di trasmettere agli uomini la rivelazione di Dio (Allah). La fede islamica si basa su
cinque pilastri, ossia cinque obblighi fondamentali per tutti i fedeli:
- la professione di fede in un unico Dio, ossia Allah;
- la preghiera rituale richiesta ad ogni fedele, che deve avvenire 5 volte al giorno per tutta la
vita;
- l’elemosina, ossia l’atto di donare parte delle proprie ricchezze ai bisognosi;
- l’atto del digiuno durante il mese di Ramadan;
- l’atto di pellegrinaggio alla Mecca, richiesto ad ogni fedele almeno una volta nella vita;
Altro valore importante della fede islamica è la jihad “sforzo", da intendersi come impegno di
automiglioramento del credente ma anche erroneamente tradotto come “guerra santa” contro gli
infedeli.
Lo scontro tra le civiltà
Nei secoli XI-XIII, in corrispondenza con la crescita commerciale dell’Occidente, le civiltà
mediterranee si scontrarono. Gli Europei furono avvantaggiati dal fatto che sia l’Impero Bizantino che
quello islamico stessero attraversando una crisi: Bisanzio infatti era entrata in una fase di lento ma
irreversibile declino, in quanto subiva l’aggressione islamica sui confini orientali e allo stesso tempo
il contrasto con la Chiesa di Roma che esplodeva con lo scisma del 1054.
Dopo la morte di Maometto nel 632, iniziò una fase di grande espansione islamica che si concluse
nell’VIII secolo quando Franchi, Bizantini e Cinesi arginarono l’avanzata musulmana; le sconfitte
aprirono una crisi favorendo la caduta della dinastia Omayyadi e il sorgere di quella degli Abbasidi
(750), che guidò l’islam sino alla metà del XIII secolo. Con gli Abbasidi il centro politico si spostò da
Damasco a Baghdad, in Iraq, divenendo capitale. L’Impero arabo si trasformò dunque effettivamente
in un Impero musulmano, nel quel era garantita l’uguaglianza a tutti i fedeli senza distinzione etnica.
Questo sbilanciamento del potere verso l’area persiana, provocò delle spinte secessionistiche nelle
regioni più occidentali, che determinarono a partire dal VIII secolo una frantumazione dell’Impero in
vari regni. Solo alla fine dell'XI secolo i Selgiuchidi, dinastia turca, presero il controllo del mondo
musulmano. Gli Stati Cristiani approfittarono immediatamente della crisi araba attaccando su vari
fronti:
- in Sicilia, con i Normanni che conquistarono l’isola nel 1091;
- in Spagna, dove avviarono la Reconquista, ossia la liberazione dell’intera penisola iberica dal
dominio musulmano;
- in Siria e Palestina, dove condussero otto crociale;
Sebbene vi sia una crisi araba, non possiamo dire lo stesso della condizione islamica, in quanto fu
proprio in quest’epoca che l’islam conobbe un’ ulteriore diffusione che ne fece una religione
mondiale. Tra l’XI e il XII secolo infatti, anche l’India divenne terra islamica, assieme a tutte le regioni
sulla costa settentrionale alcune aree interne dell’Africa; in questo caso furono soprattutto i mercanti
berberi del Nord a diffondere il Corano: dal XIII secolo, Timbuktu, capitale del Mali, diventò uno dei
principali centri della cultura islamica. Crisi politica a parte , il mondo musulmano coninuava a
mantenere una sostanziale unità soprattutto data la vastità dei suoi territori, che si estendevano da
Cordoba a Kabul, e all’interno di cui si parlava la stessa lingua e vigevano strutture sociali simili.
Il califfato spagnolo di Cordoba nacque nel 756 grazie agli Omayyadi, e intorno al X secolo occupava
tre quarti della penisola iberica, mentre la parte meridionale era divisa in piccoli Stati Cristiani: i
regni di Castiglia, di Leon, di Navarra, di Aragona e la Contea di Barcellona. La Reconquista iniziò già
nel 1085 quando il Regno di Castiglia iniziò ad espandersi verso l’interno della penisola, arrivando ad
espugnare la città di Toledo, che divenne capitale. A contrastare l’avanzata cristiana, ci pensarono
prima gli Almoravidi dal Marocco, poi nel 1146 un'altra dinastia nordafricana, quella degli Almohadi,
che riuscì ad unire per un secolo il Maghreb e la penisola iberica. Intanto i regni cristiani
continuarono a rafforzarsi, in particolare il Regno di Aragona (che aveva già conquistato la Catalogna)
e quello di Castiglia guidarono la riconquista nel 1212, sconfiggendo le truppe degli arabi a Las Navas
de Tolosa. Alla fine della reconquista, agli arabi rimase solamente il piccolo Regno di Granada che
visse sotto il dominio arabo per altri due secoli.
Gli eredi della potenza araba furono i Turchi, un popolo originario dell’Asia centrale. Fino a che il
territorio palestinese era stato stto il dominio arabo tutti avevano potuto recarsi liberamente a
Gerusalemme, gli arabi infatti avevano permesso ai cristiani e ebrei di praticare le loro religioni. I
Turchi invece, appena conquistata Gerusalemme, distrussero le chiese e impedirono i pellegrinaggi
dei cristiani. Ciò creò grande preoccupazione in Europa, in quanto il pellegrinaggio era considerato
come un modo di manifestare la propria fede, di fare penitenza e di chiedere la grazia, se non i
miracoli di Dio. In particolare per i cristiani, Gerusalemme era la Terrasanta, dove era morto e vissuto
Gesù, dunque le notizie delle violenze dei Turchi sui cristiani, a cui venne addirittura impedito
l’accesso al Santo Sepolcro, provocarono grandi emozioni, tali da creare l’idea che ci fosse un vero
nemico da combattere: gli infedeli che occupavano i luoghi santi. A questo scopo, nel 1095, papa
Urbano II convocò un concilio durante cui chiese ai cristiani di non combattere tra di loro ma di
unire le forze e combattere per la liberazione della Palestina e di Gerusalemme, promettendo in
cambio l’immediato perdono di tutti i peccati e dei vantaggi economici. Ebbe così inizio un periodo
caratterizzato da svariate spedizioni militari in Terrasanta finalizzate a cacciare i musulmani, che
prendono il nome di crociate. L’entusiasmo dei fedeli (non solo religioso ma anche mosso
dall’interesse economico nei nuovi territori) fu tale che nel 1096 molti nobili decaduti, contadini e
persone sbandate, decisero di partire senza preparativi, guidati da un certo Pietro l’Eremita
prendendo parte alla cosiddetta crociata popolare ( o “dei pezzenti”). Durante il viaggio, i crociati
seminarono violenze e commisero stragi ovunque, soprattutto nei confronti degli ebrei, considerati
doppiamente colpevoli perché responsabili della morte di Gesù, e poi perché avevano rifiutato la
conversione al cristianesimo. Una volta giunti a Bisanzio, vennero consigliati dall’imperatore Alessio I
di non proseguire ulteriormente, decisero tuttavia di passare oltre, provocando così un attacco
militare da parte dei Turchi, i quali fecero una carneficina dei crociati.
La prima crociata ufficiale , detta dei baroni, partì invece nel 1097 ed era costituita da circa
centomila guerrieri provenienti da tutta Europa, organizzati in gruppi al cui comando vi erano signori
come Goffredo di Buglione, Raimondo di Tolosa e Boemondo d’Altavilla (uno dei signori normanni
dell’Italia meridionale). La maggioranza di loro morì prima di raggiungere Gerusalemme non solo a
causa dei combattimenti, ma anche per via del caldo e delle malattie. Dopo essersi accordati con
Alessio I, che si fece nominare capo della spedizione per ottenere territori, dal 1097 i crociati
riuscirono a conquistare molte terre, e nel 1099 anche Gerusalemme. Dai successi militari nacquero
poi gli Stati crociati d’Oriente, la cui organizzazione riprendeva il sistema feudale dell’Occidente. Il
più importante, quello di Gerusalemme, venne affidato a Goffredo di Buglione che assunse la carica
di advocatus, ossia di laico che si occupava di curare gli interessi temporali della Chiesa. In meno di
un secolo, i Turchi si ripresero buona parte dei territori in mano dei crociati, tra cui Gerusalemme
stessa che venne riconquistata da Saladino nel 1187. In Europa tuttavia si continuò a pensare che le
crociate fossero un'espressione della volontà di Dio, e soprattutto non si voleva rinunciare a quello
che era un buon affare, particolarmente per le città mercantili. La seconda crociata (1147-49) fu
guidata dall’imperatore Luigi VII di Francia e da Corrado III di Svevia, e fallì miseramente di fronte a
Damasco. La terza crociata (1189-1192) fu addirittura guidata da tre sovrani, Federico Barbarossa,
Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone, e ebbe come unico risultato la creazione del Regno di
Cipro, perché i contrasti tra i tre impedirono l’attuazione di un piano d’azione unitario. Le crociate
ebbero degli effetti negativi anche per l’Impero Bizantino, in quanto in molti iniziarono a ritenere che
i Bizantini non fossero cristiani e che ucciderli non fosse un male. Fu il normanno Roberto Guiscardo
a decidere di occupare i territori dell’Impero bizantino e giunse persino a minacciare Costantinopoli;
venne in soccorso di Bisanzio la flotta veneziana, che intervenne in cambio di privilegi commerciali.
La quarta crociata (1202-1204) fu indetta da papa Innocenzo III e appoggiata dal doge veneziano
Enrico Dandolo, che mise a disposizione la sua flotta per il trasporto dei crociati in cambio della
conquista di Zara. I crociati non giunsero a Gerusalemme, ma riuscirono ad saccheggiare e insediare
Costantinopoli nel 1204. Anche la quinta crociata (1217-1221) fu inutile, mentre la sesta
(1228-1229), guidata da Federico II di Svevia, raggiunse un inaspettato successo, grazie ad un
accordo con il sultano d’Egitto, egli ottenne infatti dieci anni di liberazione dei luoghi sacri. Le ultime
crociate, la settima (1248-1254) e l’ottava, vennero guidate dal re di Francia Luigi IX il Santo, che
nella settima venne sconfitto e catturato mentre nell’ottava, appena giunto nell’Africa settentrionale,
morì di peste. Nonostante quasi nessuna crociata raggiunse il suo scopo, l’idea di crociata continuerà
ad essere presente in Europa fino al XVIII secolo, ne è prova il tentativo compiuto da vari predicatori
di dare inizio a delle spedizioni popolari, come quella dei fanciulli: una crociata che vide circa 50000
giovani salpare le acque per la Terrasanta, tanti dei quali morirono in mare o nelle mani dei malfattori
che li vendettero come schiavi. L’esperienza delle crociate dimostrò pienamente la capacità della
Chiesa di utilizzare gli ideali della cultura feudale, come guerra e fede, per canalizzarli a vantaggio
della cristianità. Questa nuova morale della guerra si espresse anche attraverso la nascita degli ordini
monastico-cavallereschi, ossia comunità di monaci che oltre ai tradizionali voti di povertà, castità e
obbedienza facevano anche il voto di lottare contro i nemici della fede cristiana; i più importanti sono
l’ordine degli Ospedalieri, che diverranno i Cavalieri di Malta, e quello dei Templari, chiamati così
perché la loro sede era situata vicino al Tempio di Salomone a Gerusalemme.
Le crociate ebbero inizio talmente motivazioni religiose, tuttavia a queste si affiancano
progressivamente delle ragioni economiche e demografiche, in quanto l’Europa stava attraversando
una fase di grande crescita della popolazione e dunque necessitava di nuove terre. Sotto l’aspetto
commerciale, vi era invece la necessità di conquistare il controllo dei porti del Mediterraneo senza la
mediazione araba e bizantina. Si può dunque dire che le crociate rappresentarono uno dei più
importanti tentativi di espansione dell’Europa occidentale e cristiana. Indubbiamente l‘economia
ricevette da queste un impulso positivo, soprattutto nel caso delle città marinare, per cui, essendo le
uniche a disporre di flotte ben organizzate, investire nelle crociate fu un ottimo affare. Vi furono
tuttavia anche degli aspetti negativi, come la diffusione dell’antisemitismo e l’irrigidimento del
cattolicesimo e dell’islamismo nelle posizioni più chiuse e intolleranti.
L’Impero mongolo
Contemporaneamente all’epoca delle crociate, avvenne la formazione di un’importantissima civiltà,
ossia la nascita dell’Impero mongolo. Sia l’espansione europea che quella islamica risultano marginali
in confronto alla vastità del fenomeno mongolo e delle conseguenze che generò. I Mongoli, abitanti
della regione nei pressi del fiume Kerulen nella Mongolia nord-orientale, erano un popolo di nomadi
organizzati in tribù spesso in lotta tra loro. Le terre da loro occupate erano dominate dalla steppa,
non adatta all’agricoltura, ma all’allevamento delle greggi e delle mandrie di cavalli, alla caccia e alla
guerra. L’Impero mongolo conobbe il suo periodo aureo sotto il controllo di Gengis Khan alla fine del
XII secolo. Temujin, rimasto orfano a otto anni, già a quindici anni era un perfetto guerriero ed
esperto conoscitore del mondo della steppa. Nel 1197, fu riconosciuto khan, ossia capo supremo,
della confederazione mongola anche se le varie tribù non erano unite. Divenne Gengis Khan
successivamente nel 1206 quando gli venne riconosciuta l’autorità sull’immensa distesa delle steppe
dal lago Baikal al deserto del Gobi e dai monti Tarbagatai al Grande Khingan. Grazie alle sue doti di
capo militare e alle sue capacità di governo fu in grado di costruire un formidabile esercito nazionale.
L’esercito di Gengis Khan sferrò l’offensiva in tre direzioni:
- attaccò la Cina settentrionale, varcando nel 1213 la Grande Muraglia;
- si espanse verso l’Asia centrale e nella Russia meridionale;
- prese in assalto la Persia orientale, la Georgia e la Bulgaria, era dunque alle porte
dell’Europa;
L’espansione continuò per circa un ventennio, anche dopo la morte di Gengis Khan: essi investirono il
califfato di Baghdad, si spinsero verso sud-ovest sino ad essere fermati in Egitto; a nord.ovest
soggiogarono la Russia, invasero la Polonia e la Valacchia, e si affacciarono sui territori tedeschi
battendo la cavalleria polacco-tedesac nella battaglia di Liegnitz. L’espansione così vasta dei mongoli
fu permessa dalla forza del loro esercito ben addestrato e abituato a spostamenti ed assalti
inaspettati, e all’abilità strategica e molto efficace nell’offensiva di gengis Khan. Tuttavia gli enormi
successi furono dovuti soprattutto alla situazione di anarchia in cui si trovavano i territori asiatici e
dell’Europa orientale. Alla morte di Gengis Khan nel 1227 l’Impero fu diviso fra i suoi quattro figli, e
nel 1259 emersero quattro grandi regni o khanati che avrebbero avuto storie autonome e talvolta
conflittuali:
- il Khanato del Gran Khan (Cina);
- il Khanato di Chagatai (Turkestan);
- il Khanato di Ilkhan (Persia);
- il Khanato Qipciaq (Russia).
Il Gran Khan della Cina fondò la dinastia Yuan e portò la capitale a Pechino, che divenne un centro
cosmopolita dove giunsero missionari cattolici e mercanti. Il dominio mongolo in Cina durò sino al
XIV secolo quando venne restaurata la dinastia nazionale Ming. I khan di Persia diedero invece al
Paese un lungo periodo di prosperità economica e culturale, mantenendo stretti rapporti
commerciali con l’Occidente cristiano anche in funzione antimusulmana. Intorno al XIV secolo però
le rivalità interne tra clan sfaldarono il regno in diversi principati autonomi. Ebbe un destino analogo
il Khanato di Chagatai, anche se durò sino al XVI secolo, quando i Mongoli vennero sostituiti dalla
dinastia musulmana dei Khogia. Mentre il Khanato Qipciaq, raggiunse un'estensione vastissima, ma
mai l’unità culturale e restò dunque sempre diviso tra la componente mongola e quella musulmana.
Uno degli effetti più positivi della dominazione Mongola sull’Asia è lo sviluppo dei commerci e la
diffusione della cultura. Questo avviene grazie al potenziamento delle reti di comunicazione via terra:
nasce infatti la via della seta, la più antica via delle steppe che percorre dalla Mongolia al bacino del
Volga. Questa pax mongolica fu necessaria per la formazione di rapporti interculturali di grande
importanza per l’Europa stessa: forme economiche, conoscenze, idee, tecnologie ed innovazioni
divennero un patrimonio comune. Furono i mercanti delle città marinare italiane ad avventurarsi
per primi verso la ricerca di buoni affari, percorrevano le vie carovaniere che attraversavano l’Asia per
raggiungere la Cina, oppure salpavano il mare per sbarcare in India e in Estremo oriente. Tra i
mercanti italiani più importanti che raggiunsero l’Oriente abbiamo Marco Polo che assieme allo zio e
al padre, da Venezia raggiunse la Cina. Da Qubilai Khan fu incaricato di svolgere importanti missioni
diplomatiche, entrando a contatto con nuove regioni e civiltà. Fu addirittura catturato durante uno
scontro navale fra veneziani e genovesi, e venne liberato successivamente nel 1299. Durante la
prigionia egli dettò a Rustichello di Pisa, suo compagno di prigionia, l’opera a cui rimase legata la sua
fama di viaggiatore e scopritore. Rustichello scrisse nella lingua più diffusa a quel tempo dopo il
latino, ossia la lingua d’oil. Il titolo “Il Milione” attuale non è quello originale, deriva infatti dalla
riduzione toscana di alcuni codici trecenteschi ed è dovuto al nomignolo Emilione di Marco Polo. Il
Milione offre una rassegna organica di paesi e popoli asiatici e di aspetti caratteristici del paesaggio
esotico osservato da Marco Polo, testimonianza del suo senso dell’osservazione acuto e preciso. Se
non manca la presenza di elementi fantasiosi, prevale tuttavia nell’opera un carattere documentario,
attento alla registrazione e visualizzazione dei fatti. Il meraviglioso deriva piuttosto dagli aspetti
straordinari delle cose descritte, con uno stile lineare ed esatto, attento ai particolari; la scrittura
asseconda la descrizione, rivelando un atteggiamento “scientifico”.

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