Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nel 1902 visita la Sicilia lo shayk Muhammad ‘Abduh, uno dei principali
esponenti del movimento riformatore musulmano. Dopo aver visitato Tunisi,
Algeri, ed essersi fermato in Francia si è diretto verso Alessandria e lungo la
strada si ferma a Messina, scalo marittimo importante tra Europa e Medio
Oriente. Di questo viaggio parla la rivista cairina al-Manar. Lo sceicco vuole
ampliare la sua conoscenza del passato arabo della Sicilia e si reca alla
Biblioteca Nazionale e all’Archivio di Stato per consultare opere al riguardo
in arabo. Riflette sul ruolo dell’Islam nel configurarsi della Sicilia nel
Mediterraneo, sul rapporto tra le religioni monoteiste, sul rapporto tra potere
non musulmano e musulmani dopo la riconquista. Visita molte opere di
influenza islamica: Palazzo Reale (qasr), chiesa di S. G. degli Eremiti, la
Zisa (qasr al-Aziz), ma la parte più lunga del soggiorno è riservata al
Convento dei Cappuccini e all’annessa scuola di arabo per I missionari che
avrebbero predicato il Vangelo nei Paesi arabi. Le lezioni erano tenute dal
monaco Gabra’il Maria di Aleppo in italiano, la competenza passiva è
abbastanza alta anche se non quella attiva. Questo fa riflettere lo sceicco su
quanto sarebbe importante riappropriarsi della lingua araba, studiandola in
maniera simile per comprendere I suoi segreti e tramandarla ai figli.
Il dibattito storiografico in Sicilia nel XIX secolo e agli inizi del XX pone al
centro il problema storico-politico e culturale dell’incidenza dei fattori
esterni nella formazione di una specificità regionale, pur essendo la presenza
musulmana molto più breve che quella in Spagna, in Bosnia o in Albania, fu
significativa.
SHAFIQ GABRI
Viaggia nel 1934 da Beirut a Marsiglia via Sicilia. Ha la sensazione (verbo:
sha’ara) di aver attraversato la linea di confine tra Oriente e Occidente
passando dalla pace dell’animo al suo turbamento. Sente di vivere un lungo
assopimento e poi assistere ad una pronta ripresa di coscienza. Altre
definizioni: luogo di apprensione, terra di frontiera, ovvero terra di
passaggio, nonostante il mare che la circonda.
Taqi’l-Din ‘Arif al-Duri (iracheno) ritiene che sia fondamentale lo studio
delle dinastie musulmane e che abbiano influenzato la storia della Sicilia, si
concentra sulle relazioni tra I musulmani di Sicilia e il resto del mondo
dell’Islam, in particolare Maghrib, Andalusia, Egitto, Siria. Questa tendenza
è opposta a quella generale di storici cristiani e/o bizantini medievali, che
vedono inoltre I musulman come “empia genia”, “figli di Agar”, “barbari”.
Lancia di Brolo la vede come un a punizione per chi non ha accettato la
verità cristiana (pagani etc). Gli studiosi cristiani non distinguono tra
nordafrica e africa e non tengono conto delle peculiarità del sistema
fatimide. Fazello li chiama “Saraceni di Cartagine”, “Saraceni d’Africa e di
Sicilia”, “sovrani d’Africa”.
Nel diwan di Ibn Hani al-Azdi al-Andalusi, massimo esponente maghribino
della poesia ismailita, stile e linguaggio concorrono a rappresentare sia
l’adesione al particolare esoterismo fatimide sia il sostegno consapevole del
poeta al califfo-imam al-Mu’izz li-Din Allah, celebrato come luce di Dio.
Descrive lo scontro tra fatimidi e bizantini; compie giochi di parole tra
Siqyillia e la radice s.q.l. che indica lucentezza. Per I Musulmani la Sicilia è
l’isola al centro del Mediterraneo, thaghr, limite separante (hadd fasil), ma
anche passaggio e strada battuta.