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Domande sulla Nahda e sul mahjar

1) Parlami in generale della Nahda!

2) Sapresti dirmi in che contesto si trova la Nahda?

3) Che cosa sono le tanzimat?

4) Che ruolo ha avuto l'Occidente sul mondo arabo? E quali sono le aree maggiormente interessante da
questa rinascita?

5) Che ruolo ha avuto la stampa?

6) Parlami del riformismo islamico!

7) La donna che ruolo ha all'interno della Nahda?

8) Rifa3a Rafi3a at-Tahtawi

9) Abd ar-Rahman al-Kawakibi

10) Ahmad Faris ash-Shidyaq

11) Zayan Fawwaz

12) Parlami della letteratura mahjar!

12) Khalil Jibran

14) Taha Husayn

15) Tawfiq al-Hakim

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1) Parlami in generale della Nahda!

La Nahda è un periodo storico, politico, sociale e culturale complesso. La Nahda trae le sue origini a
partire dal 2 luglio 1798, quando Napoleone sbarcò in Egitto occupandolo. È un periodo di rinascita
dopo più di mezzo millennio di stagnazione (‫ )انحطاط‬dal 1258 al 1798, ed infatti „Nahda“ vuol
dire „risveglio“ o „rinascita“. Il mondo arabo subisce l'influsso europeo, in particolare della Francia, e
questo influsso lo si intravede anche in letteratura. Siamo negli ultimi 120 anni del dominio ottomano,
che domino la maggior parte del mondo arabo (tranne il Marocco, il Najd, il Hadramawt e l'Oman, che
erano semplici vassalli del mondo arabo). La Nahda tutte le classi sociali (ricchi e poveri), tutte le
religioni (musulmani e cristiani) e i termini associati alla Nahda sono „tanwir“ (illuminismo), „zalam“,
„isla7“ (riforme) e „isla7iyya“ (riformismo). La Nahda viene paragonata al Rinascimento europeo,
soprattutto per ciò che concerne l'influsso estero. L'Europa subì l'influsso greco-bizantino dopo la
caduta di Costantinopoli proprio per mano degli Ottomani, mentre il mondo arabo ha subito
l'influenza anglo-francese, riprendendo a sua volta i classici arabi di epoca abbaside. L'influenza
europea si fa sentire nel verso, e il verso nahdiano è simile al verso europeo.
2) Sapresti dirmi in che contesto si trova la Nahda?

Il contesto è turco-ottomano. L'Impero ottomano è stato quell'entità statale che ha segnato sia la
storia europea che quella islamica. Nasce a Bursa nel 1300 e nel corso degli anni ha conquistato tutta
l'Anatolia fino ad arrivare a Costantinopoli nel 1453. À partire da quest'anno, la capitale della Sublime
Porta è Costantinopoli (ora Istanbul) fino alla sua caduta nel 1922. Da Istanbul, l'Impero Ottomano si
espanderà nell'Europa orientale fino alle porte di Vienna, nel Khanato di Crimea (attuali Ucraina
meridionale e penisola della Crimea) e nel Caucaso. Si espanderà anche nel mondo arabo a danno del
Califfato mamelucco a partire dal 1517, quando viene conquistata il Cairo, assieme a tutto l'Egitto, al
Sudan alla Siria storica, alla Mesopotamia, al Hijaz, allo Yemen, al Maghreb fino ai confini con il
Marocco e alle coste del Corno d'Africa (Eritrea, Gibuti e Somaliland). Si crea così un impero
multietnico (arabi, turchi, curdi, azeri, berberi, somali, armeni, georgiani, greci, slavi, rumeni,
ungheresi, tatari di Crimea ed ebrei), e multireligioso (cristiani e musulmani con minoranze di ebrei).
Le etnie non musulmane erano organizzate in millet, comunità autonome che vennero abolite nel
1864, scatenando i focolai nazionalisti arabi e balcanici. Gli ottomani non furono la sola dinastia turca
a regnare nel mondo arabo ed islamico, perché oltre a loro e ai mamelucchi, ci furono anche i
Selgiuchidi, che dominarono un territorio che va dall'Afghanistan all'Anatolia, le dinastie azere dei
Safavidi e dei Cagiari, che dominarono l'Iran, e i Moghul, che partendo da Kabul conquistarono e
dominarono il subcontinente indiano. La lingua ufficiale era il turco ottomano, usato
nell'amministrazione. L'arabo e il persiano erano diffusi rispettivamente nel culto religioso e nella
letteratura. Gli arabi e i turchi ebbero contrasti, sebbene fossero entrambi i popoli musulmani, e la
inhitat viene attribuita proprio agli ottomani, ma ci sono fonti che attribuiscono all'eccessiva
competizione tra gli 3ulamà2 arabi la causa della inhitat. Sebbene fossero arabi, gli autori nahdiani, sia
musulmani che cristiani, si sentivano ottomani.

3) Che ruolo ha avuto l'Occidente sul mondo arabo? E quali sono le aree maggiormente interessante da
questa rinascita?

L'Occidente, in particolare la Francia, ha avuto un impatto notevole sul mondo arabo. L'origine
dell'influenza europea sul mondo arabo viene datata al 2 luglio 1798, una data simbolica. Napoleone
Bonaparte invade l'Egitto e occupa la Valle del Nilo. È una data simbolica per il mondo arabo, perché
ha permesso agli arabi e agli europei di reincontrarsi dopo quasi 800 anni. Ma il fatto di ritrovarsi dei
cristiani discendenti dei Crociati ha creato un trauma tra gli arabi. Lo storiografo el-Gabarti descrisse
sia la resistenza degli egiziani agli occupanti francesi e anche l'entusiasmo suo e dei suoi connazionali
di fronte alle innovazioni portate dai francesi. Gli egiziani si interrogano sul perché l'Egitto si trovasse
in una situazione di decadenza e bisognava trovare delle soluzioni. Si doveva riformare tutto e uno tra i
riformisti egiziani più importanti è stato Rifa3a Rafi3a at-Tahtawi, considerato il Dante del mondo
arabo in quanto creatore della moderna lingua araba, derivante dall'arabo classico ma semplificato
nella struttura. Anche la Siria storica, in particolare il Libano, ha vissuto le stesse trasformazioni
dell'Egitto. Gli europei introdussero le ambasciate e le scuole di tipo occidentale su base confessionali.
I francesi e gli italiani hanno introdotto le scuole cattoliche, i russi le scuole ortodosse e gli
anglosassoni e i tedeschi le scuole protestanti. Queste scuole erano frequentate sia dai cristiani che dai
musulmani e fornivano una qualità d'istruzione superiore rispetto alle scuole coraniche, che
garantivano un'istruzione solo religiosa. In queste scuole, si apprendevano le lingue straniere
(francese, inglese, tedesco, italiano e russo), le scienze e la filosofia. Si voleva trasmettere il sapere
occidentale al popolo libanese attraverso le traduzioni dalle lingue europee (in primis dal francese e
dall'inglese) alla lingua araba. Quindi, le aree maggiormente interessate dall'influsso europeo furono
l'Egitto e la Siria storica.

4) Che cosa sono le tanzimat?

Le Tanzimat sono un complesso di riforme avviato nel XIX secolo nell'Impero Ottomano. Fu un periodo
di riorganizzazione che cominciò nel 1839 e terminò nel 1876, con il fine di modernizzare l'Impero,
contrastare gli obiettivi indipendentisti delle diverse etnie che lo componevano, combatterne il lento
declino internazionale. Le riforme incoraggiarono quindi l'"ottomanismo" sforzandosi di integrare i
non-musulmani e i non-turchi nella società ottomana, tutelando i loro diritti mediante l'applicazione
del principio europeo di uguaglianza di fronte alla legge. L'Impero Ottomano versava in uno stato di
grave crisi che ha le sue origini nelle molte guerre combatture contro gli spagnoli, gli austriaci, i
polacchi e russi e quindi si necessitava delle riforme radicali. Più in generale, esse introdussero
nell'Impero le conquiste europee nel campo delle tecnologie e delle scienze umane. Vi furono anche
molti cambiamenti simbolici, come l'istituzione di uniformi, che avevano l'obiettivo di mutare il modo
di pensare del ceto amministrativo dell'impero; ad esse si accompagnarono sforzi sistematici di
sradicare la corruzione. Anche la società civile fu interessata da mutamenti simbolici (p.es.
sostituzione del turbante con il fez): furono incoraggiati l'abbigliamento e lo stile di vita moderni,
nonché le arti e l'architettura europee. L'editto del 1839 fu seguito dal Hatt-ı Hümayun del 18 febbraio
1856, in cui Abdul Mejid promise la piena uguaglianza legale ai cittadini di qualsivoglia fede religiosa e
la piena libertà religiosa a tutti, e dalla Legge sulla Nazionalità promulgata da Abdülaziz nel 1869, che
creò una comune cittadinanza ottomana indipendente dalle divisioni etniche o religiose, superando
definitivamente il sistema del millet. Infine, il 23 novembre 1876 le riforme furono ricapitolate e
ancorate nel quadro della Costituzione ottomana (Kanûn-ı Esâsî), preparata sotto Abdülaziz, che
limitava i poteri autocratici del sultano (allora Abdul-Hamid II) e istituiva un Parlamento bicamerale,
con una camera elettiva. Iniziava così la Prima era costituzionale dell'Impero Ottomano (23 novembre
1876 - 13 febbraio 1878), rapidamente terminata dall'autocratico Abdul-Hamid. Le modificazioni
comportate dalle Tanzimat ebbero effetti considerevoli, anche se, come del resto nell'Impero austro-
ungarico, non riuscirono a disarmare il nazionalismo del primo XX secolo, non solo di arabi, curdi,
armeni, greci e slavi, ma degli stessi turchi. Fra i giovani istruiti nelle scuole create durante le Tanzimat
si contano il gruppo dei Giovani Turchi (nato nel 1889), Mustafa Kemal Atatürk e altri pensatori e
dirigenti della futura Repubblica turca e di molti altri stati sorti su terre già ottomane nei Balcani, nel
Vicino Oriente e nel Nord Africa. Anche la nahda araba (vero e proprio movimento riformistico arabo)
fu una reazione alle Tanzimat, nell'intento di dare un assetto nuovo all'identità araba, non solo
musulmana. In particolare, le riforme fondiarie consentirono a ebrei russi ed europei di acquistare
terre in Palestina, consentendone l'immigrazione (Aliyah) e quindi l'inizio del Sionismo.

5) Che ruolo ha avuto la stampa?

La stampa ha avuto un ruolo importantissimo nel corso dell'Ottocento. Dei primi embrioni di esistenza
della stampa sono risalenti al 1610. La prima macchina da stampa era il Monastero di Sant'Antonio di
Qozhaya, in Libano, che ha stampato libri in arabo e siriaco. Le macchine da stampa si svilupparono
sempre in Libano nel corso del Settecento e operarono fino agli inizi dell'Ottocento, quindi era uno
strumento vitale per quel periodo. Muhammad Ali d'Egitto, un governante mecenate e rivoluzionario,
ha introdotto la macchina da stampa in Egitto, favorendo il fiorire della stampa in quel paese.
Dall'Egitto e dal Libano, la stampa si diffonderà in tutto il mondo arabo, facendo nascere una fiorente
stampa che misero alla luce delle idee innovative di uguaglianza e di modernità. La stampa ha favorito
i dibattiti, la realizzazione di un intenso di traduzione di opere straniere e accolsero i nuovi esperimenti
letterari che si andarono a realizzarsi in quegli anni. I giornalisti che collaborarono con le testate
giornalistiche concorsero così alla formazione di nuove generazioni più aperte. Si doveva lottare contro
il dispotismo del sultano ottomano e si doveva lottare per la libertà di pensiero e di espressione. Molti
arabi cristiani siro-palestinesi aderirono ai movimenti filosofici all'avanguardia dell'epoca come il
darwinismo, il positivismo e il Socialismo.

6) Parlami del riformismo islamico!

Nacque il quel periodo il movimento riformista islamico, fondato da Muhammad 'Abduh, considerato
uno dei pilastri per i riformisti come Abd ar-Rahman al-Kawakibi. I riformisti si battevano per i diritti
delle donne che la giurisprudenza (fiqh), diventata sempre più reazionaria e misoginba, aveva loro
negato. I riformisti non esitarono ad attaccare il dispotismo ottomano, come fece al-Kawakibi, la cui
riflessione contribuì all'introduzione del concetto di cittadinanza. Secondo al-Kawakibi, l'istruzione era
il solo mezzo che permettesse agli arabi di vivere da veri cittadini, piuttosto che da sudditi come lo
erano allora. La donna ha avuto un grande ruolo e viene difesa abbastanza dai riformisti islamici come
al-Kawakibi, che attaccava una fiqh diventata sempre più reazionaria e misogina e quindi la donna
doveva essere trattata come agli inizi dell'Islam.

7) La donna che ruolo ha all'interno della Nahda?

Un elemento importantissimo della Nahda è la ascesa delle donne. Nasce un certo femminismo tra le
scrittrici arabe, esprimendo le loro idee di uguaglianza e parità di diritti con l'uomo nei loro articolo
nelle testate giornalistiche che diressero. Nonostante vivessero nei harem,l'esistenza delle donne
arabe fu meno drammatica rispetto a quanto è stato detto dalle viaggatrici occidentali, che invidiavano
le donne arabe in alcuni casi. La più importante autrice del periodo fu Zaynab Fawwaz, scrittrice e
giornalista libanese. È la pioniera del femminismo arabo e negli articoli che pubblicava stilò un elenco
di diritti sia per le donne che per gli uomini che meritano di essere menzionati per la loro modernità e
che ancora oggi vengono sanciti, ma non sempre. La Fawwaz si batteva contro l'analfabetismo, che
riguardava tutti e soprattutto le donne, si batteva per le libertá di parola e di espressione e non
esitava, come ha fatto al-Kawakibi, ad attaccare il dispotismo ottomano e sempre come al-Kawakibi, la
Fawwaz era del parere che l'istruzione era l'unica via che permettesse agli arabi di vivere da veri
cittadini e non da sudditi.

8) Rifa3a Rafi3a at-Tahtawi

Rifa3a Rafi3a at-Tahtawi è uno dei pionieri della Nahda. È egiziano e nasce a Tahta, nell'Alto Egitto, nel
1801. Lui va a studiare all'Università al-Azhar fino al 1826, anno in cui si trasferirà in Francia insieme a
una delegazione di studenti suoi connazionali. Lui visse a Parigi fino al 1831 e nello stesso anno fonda
la "Madrasat al-Alsun" al Cairo, dove si impegnò a tradurre opere scientifiche e letterarie occidentali
dalle lingue occidentali, soprattutto dal francese, all'arabo. Lui tradusse fino al 1873, anno della sua
morte, e le sue traduzioni hanno avuto un forte impatto nella cultura egiziana ed in genere nella
cultura araba. Lui viene ricordato per aver tradotto "Les aventures de Télémaque" dal francese
all'arabo, rappresentando la prima opera occidentale tradotta in arabo. Lui scrisse un dizionario
contenenti termini tecnici di origine geografica e storica indirizzato ai giovani egiziani, promuovendo
ideali moderni quali l'emancipazione della donna e la monogamia. Ma la sua opera più importante e
conosciuta è "Takhlis al-ibriz wa Talkhis Baris" (Dall'oro estratto in Parigi condensato), che è un'opera
biografica che racconta del suo soggiorno quinquennale in Francia, che inizia a Marsiglia e finisce a
Parigi, dove starà fino al 1831. Per queste sue caratteristiche, l'opera è una rihla, un resoconto di
viaggio, ed in effetti lo è, e vi sono anche elementi della maqama. Quindi vi è anche l'uso del saj'. Qui,
l'autore descrive anche lo stile di vita dei francesi, le cui abitudini appaiono singolari agli occhi
dell'autore, ed elogia la condizione della donna francese, deplorando invece la condizione della donna
egiziana ed in genere araba, chiusa nei harem. L'autore descrive minuziosamente lo sbarco a Marsiglia,
alloggiando in una casa nella periferia della città provenzale per la quarantena, riservata a coloro che
provengono dall'estero. La casa è spaziosa con ampi giardini, e parchi e gli edifici sono perfetti dal
punto di vista della struttura. Vengono servite a loro delle pietanze strane servite da servitori francesi,
di cui Tahtawi ignorava la lingua, e vengono raccontate le abitudini igienico-sanitarie dei francesi,
perché lì si stupiscono del fatto che persone si siedano per terra e che usano i bicchieri e le posate
degli altri. I pasti francesi vengono serviti secondo un ordine ben preciso e vi sono delle pietanze
specifiche, servite con dei piatti colorati con il colore delle pietanze servite. Tahtawi ha alloggiato in
quella casa 18 giorni senza mai uscire di casa, e dopo si è trasferito in una casa della periferia
marsigliese. Nelle vicinanze, Tahtawi e la sua delegazione poterono passeggiare e svagarsi ed entrare
nei caffé francesi, che erano dei luoghi di ritrovo per le persone per bene e non dei delinquenti come i
caffé egiziani.
9) Abd ar-Rahman al-Kawakibi

Abd al-Raḥmān al-Kawākibī è stato un teologo siriano. Nasce ad Aleppo, nel nord della Siria, nel 1855
ed è stato un intellettuale che è stato tra i principali riformisti musulmani che ha agito verso la fine del
XIX secolo e i primi del XX. Egli si colloca nella corrente cosiddetta salafita riformista ( Islah ) di
Muhammad ʿAbduh e studiò la shari'a islamica e diverse lingue, tra cui l'arabo, il turco e il persiano, le
grandi lingue veicolari della cultura islamica. Lavorò per il giornale al-Furāt (Eufrate) prima di prendere
servizio nel giornale al-Shahbāʾ. Qui egli si espresse in modo ostile all'Impero ottomano e per questo
fu incarcerato più volte ma, una volta liberato, decise nel 1899 di autoesiliarsi in Egitto per fuggire da
quel regime autoritario. In Egitto egli si unì alla cerchia d'intellettuali siriani già esistente, continuando
a criticare l'Impero ottomano sui giornali locali egiziani. Per lui, il regime ottomano - che giudicava
dispotico - era un regime che aveva ogni interesse a rallentare lo sviluppo delle scienze nel mondo
arabo. Ai suoi occhi, il solo mezzo di liberare la popolazione era quello di diffondere il sapere e la
scienza. Scrisse numerosi articoli e vari libri, in cui sviluppò un pensiero politico che parlava di relazioni
fra la politica e la religione, senza necessariamente farle convivere, come invece pensa l'Islam
tradizionale. Scrisse due libri, il primo dei quali si intitola Tabaʿ al-istibdād (Le caratteristiche del
dispotismo) e Ummat al-Qura e a causa dei suoi attacchi al sultano ottomano, fini con l'essere
perseguitato fino a farsi avvelenare nel 1902 a Cairo. L'omicidio viene imputato ai servizi segreti
ottomani. Il suo libro più importante è Tabaʿ al-istibdād. È una raccolta di articoli che invitano gli arabi
e i musulmani a lottare per conquistare la libertà e per conseguire il progresso socio-politico. Nei primi
capitoli, l'autore fa un analisi sulla natura di un regime dispotico e i fattori che permettono ad esso di
prosperare. Negli ultimi capitoli, invece, al-Kawakibi descive i modi per contrastare ed abbattere i
regimi autoritari, esprimendo delle idee ed argomentazioni che hanno molti punti in comune con gli
illuministi europei, in particolari francesi (Voltaire e Rousseau in primis). Se si attacca il tiranno, il
tiranno stesso si vendicherà uccidendo i suoi oppositori. Questo testo è stato paragonato al testo
italiano „Della Tirannide“ di Vittorio Alfieri.

10) Ahmad Faris ash-Shidyaq

Ahmad Faris ash-Shidyaq è un altro dei più importanti pionieri della Nahda ed è uno scrittore e
giornalista libanese. Nasce a Beirut nel 1805 da una famiglia cristiana maronita. La sua storia religiosa
è travagliata, perché nasce maronita, poi si converte al protestantesimo ed infine diventa musulmano,
ricevendo il nome Ahmad. Visse prima in Libano, poi in Francia, Inghilterra, Malta (all'epoca colonia
britannica da qualche decennio) e in fine ad Istanbul, dove fondò e diresse il suo giornale "al-
Jawa3ib". È stato uno tra i principali fautori della scena culturale libanese ed araba fino al 1887, anno
della sua morte. Autore di numerose opere, lui è conosciuto per l'opera "Una gamba sull'altra per
quanto riguarda Faryaq", il cui titolo allude alle gambe accavallate di una persona in vena di
curioseggiare. Il nome "Faryaq" è un gioco di parole tra "Faris", il suo nome cristiano, e "Shidyaq", il
suo cognome. In quest'opera confluiscono la rihla e l'autobiografia, con molte digressioni di carattere
filosofico e sociale. I vari argomenti sono costruiti dai dialoghi tra Faryaq e Faryaqiyya, sua moglie,
favorevoli all'emancipazione femminile. Qui, l'autore critica i governanti ottomani e i ceti sociali
maronita e islamico, accusati di mantenere il popolo libanese nella povertà e nell'ignoranza. In
particolare, nel brano che c'era da leggere, vengono fatte numerose critiche al clero maronita,
accusato di tradire Gesù.

11) Zaynab Fawwaz

Zaynab Fawwaz è la pioniera del femminismo arabo. È una scrittrice, drammaturga e giornalista
libanese che nasce nel Sud del Libano nel 1860 in una famiglia musulmana sciita e visse l'infanzia in
povertà. La sua vita privata è caratterizzata da continui matrimoni e divorzi. Si trasferirà al Cairo, in un
ambiente ben più aperto e cosmopolita di Beirut, che maggiormente soffriva l'oscurantismo
ottomano. Lavorerà per la rivista "An-Nil" ed in seguito per altri giornali egiziani. Nei suoi scritti critica
la società araba, considerata troppo maschilista e che non permette alla donna di non emergere nei
campi della politica e della scienza. Lei compose una biografia di 435 donne arabe ed occidentali che si
sono distinte in vari campi scientifici e con quest'opera lei vuol far intendere che le donne non sono
degli oggetti al servizio degli uomini, ma sono degli individui con una dignità e con un pensiero tutto
loro, e quindi che hanno la possibilità di emergere nelle scienze e nella politica. Ha scritto anche una
pièce teatrale e due romanzi che trattavano di storie tormentate, come lo erano le sue. Il brano che
c'èra da leggere nel libro dell'Antologia è una risposta a una lettere inviatale da Hana Kasbani Kurani,
che aveva invitato le donne a limitare i propri interessi alla procreazione, alla casa e alla famiglia, così
come aveva stabilito Allah. Leggendo questa lettera, la Fawwaz andò su tutte le furie e ha attuato una
"vendetta" nei suoi confronti. La Fawwaz rispose alla Kurani, scrivendole che lei era a favore del diritto
di voto per le donne e della loro partecipazione alla vita pubblica con le competenze necessarie. La
Fawwaz morì al Cairo nel 1914 dopo aver trascorso una vita dedicata al giornalismo e all'impegno
politico.

12) Parlami della letteratura di inizio Novecento!

All'inizio del Novecento, il mondo arabo era colonizzato dalle potenze occidentali (Francia, Inghilterra,
Italia e Spagna) ma nonostante ciò, si è cercato un'interazione positiva con il colonizzatore europeo e
la letteratura europea influenza la letteratura araba. In particolare, frutto dell'influenza europea sono
l'introduzione di generi quali il racconto breve e il romanzo. Il racconto breve è un genere di origine
occidentale che spopola nel mondo arabo e l'autore che usò il racconto breve in modo impeccabile fu
l'egiziano Mahmud Taymur. Anche il romanzo spopolò nel mondo arabo e ha conosciuto una grande
fioritura grazie agli egiziani Muhammad Husayn Haykal e Taha Husayn. Molti giovani arabi emigrarono
in Europa per fini culturali e tornarono illuminati nei loro paesi d'origine, ma i viaggi non erano limitati
alla sola cultura e al piacere. In questo periodo, gli scrittori arabi viaggiarono anche per motivi
economici e andiamo incontro al concetto del mahjar, le cui lettere radicali sono ha', jim e ra' (hajara ->
emigrare), le stesse delle parole "Hijra" (emigrazione del Profeta Muhammad e dei suoi seguaci dalla
Mecca a Medina) e "muhàjir" (discendente diretto del Profeta Muhammad). Coloro che emigravano
per motivi economici erano soprattutto cristiani siro-palestinesi e le mete predilette erano gli Stati
Uniti, il Brasile e l'Argentina. Uno di questi scrittori emigranti è Khalil Jibran, che mescolò la prosa
araba con generi occidentali quali il racconto breve e il romanzo.

13) Parlami del Mahjar

Il Mahjar è stato un movimento letterario fondato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti e in Brasile
da degli scrittori provenienti dalle province arabofone della Siria storica all'epoca sotto il controllo
dell'Impero ottomano. Come i loro predecessori della Nahda, anche gli autori del Mahjar sono
stimolati dall'incontro tra la cultura araba e la cultura occidentale. Gli scrittori del Mahjar sono noti
come "gGli scrittori della tarda Nahda". Questi scrittori, che sono emigrati negli Stati Uniti e in Sud
America (in primis Brasile ed Argentina) hanno contribuito allo sviluppo della Nahda agli inizi del
Novecento. Khalil Gibran è considerato il membro più influente di questo movimento letterario. Nelle
città con grandi comunità arabe, quali New York, Los Angeles, San Paolo, Rio de Janeiro e Buenos Aires
nacquero delle riviste letterarie in arabo per incoraggiare la poesia e la scrittura, con lo scopo di
preservare e la cultura araba all'estero. Nel 1892, a New York, venne fondato la prima rivista araba al
di fuori del mondo arabo, chiamata Kawkab America, che venne chiusa nel 1908. Nel 1913 nasce il
primo magazine arabo al di fuori del mondo arabo, chiamato al-Funun, fondato da Nasib Arida, che
chiuse i battenti nel 1918. La Rabitat al-Qalamiyya è stata la prima società letteraria a sorgere al di
fuori del mondo arabo e venne fondato da due arabi cristiani, Nasib Arida e Abd al-Maish Haddad, a
cui si giungono Khalil Gibran e altri autori del Mahjar. Questa società letteraria nasce nel 1911 e si è
dissolta tra il 1931, quando Gibran muore, e il 1932, quando Michel Naimy torna in Libano. Gli obiettivi
primari della Rabitat al-Qalamiyya erano quelli di preservare la letteratura dalla paura di una seconda
inhitat, e di dare nuova vita a un nuovo tipo di letteratura che desse impulso alla nascita degli Stati
Arabi. Tra i membri della Rabitat al-Qalamiyya figura anche Amin Rihani e tutti i suoi membri furono
cristiani, 6 ortodossi e 2 maroniti (Khalil Gibran è maronita). Anche in America Latina vennero create
delle riviste letterarie in arabo, tra cui al-Fayha2, fondata nel 1895 a Campinas, e Al-Brasil, fondata a
Santos nel 1900, entrambe trasferite a San Paolo. La statunitense Rabitat al-Qalamiyya non è la sola
società letteraria a nascere al di fuori del mondo arabo. Nasce anche la Riwaq al-Ma3ari a San Paolo
nel 1900, fondata anche da Sa3id Abu Hamza.

14) Khalil Gibran

Khalil Gibran è stato uno tra più grandi poeti arabi di inizio Novecento. Oltre ad essere stato poeta, fu
anche scrittore, romanziere, pittore e scultore. Nasce a Bsharri, in Libano, nel 1883 da una famiglia
cristiana maronita. È noto come l'autore arabo più famoso in Occidente e nel 1920 fonda il circolo
letterario "al-Rābiṭah al-Qalamiyyah", con cui voleva creare un incontro tra la cultura araba e la cultura
occidentale. I suoi scritti, in arabo, rappresentano una rivoluzione in campo stilistico, a metà strada tra
prosa e poesia, creando così la prosa poetica. I suoi scritti giovanili in arabo risentono dell'influenza
occidentale, a partire dal romanzo "Al-Aghniha al-mutakassir" del 1912, in cui l'autore esprime la
concezione dell'amore inteso come strumento per raggiungere la vera conoscenza. Le sue opere più
mature sono in arabo e in inglese, due delle quali sono "The Madman" e "The Prophet", considerato il
suo capolavoro per eccellenza. Jibran, usando il tono dell'ironia e del sarcasmo, attacca l'aristocrazia
feudale libanese e il clero maronita, accusato di tradire Gesù e di mantenere il popolo nella povertà e
nell'ignoranza. Jibran cerca di raccontare una cristianità più pura e autentica ed è a favore dell'incontro
tra cristiani e musulmani. Jibran ha una nostalgia del Libano, visto come il paese dall'incomparabile
bellezza, ma deve essere difeso da chi cerca di approfittarsene. Nel libro dell'Antologia, c'è un testo
chiamato "Lakum Lubnanukum wa li Lubnani" (Voi avete il vostro Libano e io ho il mio Libano), il cui
titolo allude a un celebre versetto coranico che dice "Lakum dinukum wa li dini" (Voi avete la vostra
religione e io ho la mia religione).

15) Taha Husayn

Taha Husayn, assieme a Khalil Jibran, è stato l'autore arabo più importante degli inizi del Novecento.
Nasce nella provincia di el-Mina nel 1889 e fin da piccolo soffriva di una forma di cecità causata dal
tracoma. Lui ha studiato prima all'Università al-Azhar e poi all'università del Cairo, dove frequentò le
lezioni degli arabisti italiani Ignazio Guidi e Carlo Alfonso Nallino, imparando conseguentemente
l'italiano. Lui si laureò all'università del Cairo con una tesi sull'autore abbaside siriano al-Ma3ari, cieco
anche lui, dopodiché si trasferì a Parigi, dove studiò filosofia occidentale, greca e romana. Tornato in
Egitto, venne assunto come docente universitario alla facoltà di Lettere dell'Università del Cairo ed è
stato uno dei dominatori della scena culturale egiziani e araba fino al 1973, anno della sua morte. Taha
Husayn è il creatore del concetto della mediterraneità, visto come il frutto del susseguirsi delle civiltà
che hanno dominato il bacino del Mediterraneo e la civiltà egiziana è essenzialmente mediterranea,
con origini egizie, greche, romane, bizantine ed infine arabo-musulmane. Lui scrisse "al-2ayam",
un'opera autobiografica che racconta tutti i momenti clou della sua vita, dall'infanzia tormentata dalla
cecità tracomatica al periodo universitario e al periodo francese. In Francia, Husayn allacciò rapporti
proficui con gli ambienti culturali francesi, in particolare con gli scrittori Jean Cocteau e André Gide, e
sposò Suzanne Bresseau. Nel testo che c'era da leggere, Husayn attacca il metodo mnemonico di
apprendimento dei bambini fellahin. I bambini fellahin, dopo aver imparato a memoria il Corano,
diventavano degli shaykh, ma con il tempo dimenticavano tutto quello che avevano appreso. Lui
racconta la vita infelice dei fellahin egiziani e gli stenti della vita quotidiana. Allo stesso tempo, l'autore
ci fornisce una testimonianza del saldo legame che univa tutti i componenti della sua famiglia, pronti
ad aiutarlo e a sostenerlo nella sua menomazione oculare causata dal tracoma.

16) Tawfiq al-Hakim

Tawfiq al-Hakim è il più importante drammaturgo arabo di inizio Novecento. È egiziano e nasce ad
Alessandria d'Egitto nel 1898. È autore di una settantina di opere tra romanzi, autobiografie, pièces
teatrali, saggi, e ha contribuito allo sviluppo del teatro arabo moderno. Al Cairo scrive la sua prima
pièce, "ad-Dayf ath-Thaqil", il cui titolo allude agli occupanti inglesi. Completa gli studi a Parigi, dove si
avvicina al teatro simbolista di Maeterlinck, e anche al teatro di Pirandello e Bernand Shaw. Tornato in
Egitto, al-Hakim lavora come procuratore generale, ma a partire dal 1943 si dedicherà alla letteratura.
La sua produzione teatrale attravera varie fasi: negli anni 30' e 40' si orienta verso temi filosofici e
metafisici, ispirati ai miti greci, alla Bibbia e al Corano e producendo alcuni dei suoi capolavori, come
"Ahl al-Kahf", attinente alla leggenda dei Sette dormienti di Efeso; "Shahrazade", ispirata alle Mille e
una Notte; e Pigmaliyun, in cui rielabora il mito di Pigmalione e si interroga sul significato dell'arte. A
partire degli anni Cinquanta scrive opere sempre più legate all'attualità in cui analizza il ruolo del
potere e il significato della libertà, oppure influenzate dal teatro dell'assurdo di Ionesco e Beckett. Lui
utilizza una lingua che sta nel mezzo tra la fus7a e l'3amma egiziana e tra i suoi romanzi abbiamo
"Usfur min ash-Sharq", che racconta le vicende di un giovane studente egiziano (Hakim stesso) che
studia filosofia in Francia, tema che verrà ripreso nelle sue maqamàt. Di carattere autobiografico è
anche "Yawmiyyàt na3ib al-aryaf", di cui viene rappresentato il brano nel libro dell'Antologia. L'opera
è ispirata alla sua esperienza come procuratore generale, e racconta dell'arretratezza degli egiziani e
descrive l'inefficienza del potere legale in una società ancora arcaica. Il romanzo ruota ad alcuni crimini
che resteranno per sempre impuniti, ma soprattutto si vuole descrivere la vita infelice dei fellahin
egiziani alla mercé dei burocratici britannici, insensibili alle problematiche del popolo egiziano.

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