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LIMPERO OTTOMANO, 1300-1650

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INDICE
CRONOLOGIA: LIMPERO OTTOMANO NEL 1650
CRONOLOGIA: PRIMA DEGLI OTTOMANI
CRONOLOGIA: LEMIRATO OTTOMANO: DAL TRIONFO AL DISASTRO, 1300-1402
CRONOLOGIA: LEMIRATO OTTOMANO: LA GUERRA CIVILE E LA RIPRESA, 1402-1451
CRONOLOGIA: LIMPERO OTTOMANO: CONQUISTA E CONSOLIDAMENTO, 1451-1512
CRONOLOGIA: LAPOGEO DELLIMPERO, 1512-1590
CRONOLOGIA: IL PERIODO DEI GUAI PER GLI OTTOMANI, 1590-1650
CRONOLOGIA: DALLASSEDIO DI VIENNA AI GIORNI NOSTRI, 1683-1922
LA DINASTIA: RIPRODUZIONE E STRUTTURA FAMILIARE
LA DINASTIA: SUCCESSIONE
LA DINASTIA: LEGITTIMAZIONE
IL RECLUTAMENTO
IL PALAZZO: PALAZZI
IL PALAZZO: LA CASA
IL PALAZZO: IL CONSIGLIO IMPERIALE
LE PROVINCE: PROVINCE
LE PROVINCE: I SANJAK
LE PROVINCE: I FEUDI
LE PROVINCE: LE PROVINCE TRASFORMATE
LA LEGGE: COMUNITA LEGALI
LA LEGGE: LA LEGGE RELIGIOSA
LA LEGGE: COLLEGI, MUFTI E GIUDICI
LA LEGGE: LA LEGGE SECOLARE
LESERCITO: IL QUATTORDICESIMO SECOLO
LESERCITO: DAL 1400 AL 1590: LE TRUPPE
LESERCITO: 1400-1590: LE ARMI
LESERCITO: LA TATTICA
LESERCITO: DOPO IL 1590: LA RIVOLUZIONE MILITARE
LA FLOTTA: GLI OTTOMANI E IL MARE
LA FLOTTA: NAVI
LA FLOTTA: LA COSTRUZIONE DELLE NAVI
LA FLOTTA: GLI AMMIRAGLI
LA FLOTTA: CAPITANI E CIURME
LA FLOTTA: LE TRUPPE
LA FLOTTA: TATTICHE
QUALCHE CONCLUSIONE

CRONOLOGIA: LIMPERO OTTOMANO NEL 1650


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Nel 1650, lImpero Ottomano occupava terre in Europa, Asia e Africa. In Europa, il
territorio ottomano comprendeva molta parte della penisola Balcanica a sud dei fiumi
Danubio e Sava e le terre dellUngheria centrale a nord. I principati di Transilvania,
Valacchia, Moldavia e la Crimea, che giacevano tra lUngheria e il Mar Nero erano tributari
del Sultano ottomano. In Asia lImpero si estendeva ad est dal Bosforo al confine montuoso
con lIran e a sud fino alle sorgenti del Golfo, e allo Yemen nel sud-ovest della penisola
araba. In Africa le terre dellImpero comprendevano parte del litorale occidentale del Mar
rosso, la ricca provincia egiziana e gli avamposti semi-autonomi di Tripoli, Tunisi e Algeri.
Nel Mediterraneo, Cipro e molte delle isole dellarcipelago dellEgeo erano ottomane. Entro
il 1669 lo divenne anche Creta.
Gli europei nel diciassettesimo secolo, come fanno ancor oggi, normalmente si riferivano
allImpero come lImpero Turco, e si riferivano al suo popolo o almeno alla popolazione
musulmana come Turchi. Queste designazioni sono, comunque, solo parzialmente
corrette. La popolazione dellImpero era eterogenea quanto a religione, linguaggio e
struttura sociale. Come fede del Sultano e delllite di governo lIslam era la religione
dominante, ma le Chiese ortodosse greca ed armena mantenevano un posto importante nella
struttura politica dellImpero, e provvedevano alla numerosa popolazione cristiana che, in
molte aree, superava quella musulmana. Cera anche una consistente popolazione di ebrei
Ottomani. A seguito dellarrivo di ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492, Tessalonica era
diventata la citt con la pi numerosa popolazione ebrea del mondo. Al di fuori di questi
gruppi principali cerano numerose comunit cristiane e non cristiane, come i Maroniti e i
Drusi nel Libano. I gruppi linguistici erano vari e si sovrapponevano allo stesso modo delle
comunit religiose. Nella penisola Balcanica popolazioni di lingua slavonica, greca e
albanese erano indubbiamente la Maggioranza, ma accanto ad esse cerano consistenti
minoranze di turchi e i valacchi, dallidioma neolatino. In Anatolia, il turco era il linguaggio
della Maggioranza, ma cera anche unarea di lingua armena e greca e, ad oriente e a sud, di
lingua curda. In Siria, Iraq, Arabia, Egitto e Nordafrica la gran parte della popolazione
parlava dialetti arabi con, al disopra di loro, una lite che parlava turco. Comunque in
nessuna provincia dellImpero cera un unico linguaggio. La struttura sociale dellImpero
era anche variata. Leconomia dellImpero Ottomano era quasi totalmente agricola, e la
gloria dei sultani, come gli scrittori politici enfatizzavano di frequente, si basava sul lavoro
dei contadini. Comunque, il tipo di agricoltura e allevamento, cos come la struttura sociale
dei villaggi e delle famiglie contadine, variava con differenti tradizioni e con le
differenze del terreno e del clima. In contrasto con i contadini, una parte della popolazione
dellImpero conduceva una vita semi-nomade, una esistenza pastorale, spesso in
contrasto con i popoli stanziali e con i governanti. Tra questi gruppi cerano i Beduini nei
margini deserti dellArabia, Siria ed Egitto, i valacchi della penisola Balcanica e le trib di
lingua turca dellAnatolia, della Siria del nord e dellEuropa sud-orientale.
Verso la met del diciassettesimo secolo llite politica e militare tendeva ad essere
costituita da persone di discendenza albanese o caucasica (tipicamente, georgiani, abkhazi o
circassi). Le figure legali e religiose che componevano lo staff dei collegi, delle corti di
giustizia e delle moschee erano pi di frequente turchi, nei Balcani occidentali bosniaci o,
nelle province che parlavano arabo, arabi. LImpero Ottomano era, in breve, multinazionale.
Certi gruppi certamente godevano un vantaggio nella competizione per gli uffici politici, e
le rivalit tra fazioni etniche era un importante elemento nella politica ottomana. In

principio, tuttavia, esistevano discriminazioni solo sul piano religioso. Solo i musulmani
potevano ottenere cariche politiche o fare carriera nella burocrazia , ma anche qui una
discendenza musulmana non era necessaria. Molti, se non la maggior parte di coloro che
detenevano cariche politiche erano musulmani di prima o seconda generazione convertiti dal
cristianesimo. Erano gli uffici giudiziari che erano appannaggio delle vecchie famiglie
musulmane. Un vitale organo del governo,comunque, rimaneva aperto ai non-musulmani.
Molti di coloro che si imbarcavano nella impresa rischiosa ma potenzialmente lucrativa
dellesazione delle tasse erano cristiani o ebrei.
LImpero Ottomano non era, dunque, esclusivamente islamico; n era esclusivamente
turco. Piuttosto, era un Impero dinastico nel quale lunica lealt richiesta ai suoi molteplici
abitanti era la fedelt di suddito al Sultano. La lealt richiesta a coloro che non avevano
incarichi consisteva solo nel non ribellarsi e nel pagare le tasse, in denaro, in natura o sotto
forma di servizi. Anche queste erano spesso negoziabili. Alla fin fine, era la persona del
Sultano e non le identit religiose, etniche o di altro genere che tenevano insieme lImpero.
Nondimeno, non del tutto errato riferirsi ai ben protetti regni (designazione tradizionale
musulmana) del Sultano come allImpero turco. Nel Seicento i circoli colti di Istanbul non
si sarebbero identificati come turchi e spesso, in frasi come Turchi di malaffare o Turchi
insensati usavano la parola come insulto. Nondimeno, la lingua turca, in una forma rifinita
e perfezionata era il linguaggio del governo e la lingua franca delllite. Un Visir poteva, per
origini, essere albanese, Croato o Abkhazi, ma per quanto riguardava le occasioni ufficiali e
in campo letterario usava il turco e non la sua lingua nativa. Come linguaggio del potere il
turco aveva prestigio in tutto lImpero. Inoltre, a dispetto della terminologia spregiativa che
abbiamo visto, llite ottomana sembra abbia sempre considerato i turchi musulmani come i
sudditi pi fedeli e affidabili. Linsediamento di colonie turche nei Balcani aveva
accompagnato la conquista ottomana nel quattordicesimo e quindicesimo secolo; e gli anni
successivi alla conquista di Cipro nel 1573 avevano visto la deportazione forzata di turchi
dallAnatolia. I deportati non erano popolazioni tranquille nelle zone di origine, ma
lintenzione era di farne un nucleo di leali sudditi Ottomani. I sultani deportarono anche
gruppi non turchi, come gli ebrei portati a Cipro dopo il 1573, per stimolare la vita
commerciale dellisola. Anche gli ebrei avevano una reputazione di sudditi fedeli.
La ragione per il predominio della religione turca e la posizione importante anche se non
privilegiata dei turchi risiede nelle origini dellImpero e nella storia dellAnatolia nei due
secoli e mezzo che precedettero la fondazione di tale Impero.

CRONOLOGIA: PRIMA DEGLI OTTOMANI


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La dinastia pi importante e duratura nellAnatolia pre-ottomana era stata quella dei


Selgiuchidi di Rum, che avevano governato nellAnatolia centrale per gran parte del
dodicesimo e tredicesimo secolo. La dinastia si era estinta poco dopo il 1300.
Le origini dellImpero Ottomano risalgono a uno dei piccoli emirati formatisi
nellAnatolia occidentale durante la decadenza del sultanato selgiuchide di Rm. Eponimo e
fondatore dello stato e della dinastia ottomana un Othman morto nel 1326; ma gi suo
padre Ertoghrul aveva cominciato a estendere in Bitinia il primitivo feudo presso Angora
ricevuto dai Selgiuchidi.

lImpero Ottomano sorse intorno al 1300 nel nord-ovest dellAnatolia, ad est della capitale
bizantina, Costantinopoli. Era solo uno dei numerosi piccoli principati che erano emersi in
Anatolia nelle ultime due decadi del tredicesimo secolo su un territorio che aveva in
precedenza fatto parte dellImpero bizantino. I signori di questi territori e i loro seguaci
erano turchi musulmani, e la loro presenza in Anatolia indica non solo un cambio nella
sovranit, ma anche un cambio nelletnia e nella religione. Da Greca e cristiana quale era
nellundicesimo secolo, intorno al 1300 lAnatolia era diventata principalmente turca e
musulmana.
Le origini di questo cambiamento risiedono nellundicesimo secolo. A met del secolo una
confederazione di trib turche dalla Transoxiana conquistarono lIran, e nel 1055,
occuparono Baghdad, stabilendola come la capitale della grande dinastia Selgiuchide. La
conseguenza di questi eventi non fu semplicemente linsediamento di un nuovo reggente a
Baghdad, ma anche, con larrivo di turchi dallAsia centrale, lalterazione dellequilibrio
etnico del medio oriente. Molti di questi sopravvenuti turchi avrebbero colonizzato
lAnatolia.
Una data conveniente per marcare linizio di questo fenomeno il 1071. In questanno il
grande Sultano selgiuchide sconfisse i bizantini a Manzikert nellAnatolia orientale. Alla
battaglia segu il rapido collasso del dominio bizantino nellAnatolia orientale e centrale e lo
stabilirsi nei decenni successivi del governo di un ramo della dinastia Selgiuchide. Larea
sotto la sovranit bizantina si ridusse al territorio nellAnatolia occidentale, tra il mare Egeo
e laltopiano centrale. Il collasso delle difese bizantine e la comparsa di una dinastia
musulmana indubbiamente incoraggiarono limmigrazione di turchi, come pure la geografia.
Sembra che i turchi che avevano migrato dalla Transoxiana in Medio Oriente erano,
principalmente, pastori seminomadi, e lAnatolia era adatta al loro stile di vita. Le zone
costiere del Mediterraneo e le pianure del nord della Siria fornivano un inverno dal clima
mite, mentre in estate essi e le loro greggi avrebbero seguito il ritirarsi della neve fino ai
pascoli alti dei monti Tauri e dellaltopiano anatolico. Furono forse pi questi fattori che il
collasso del dominio bizantino che incoraggiarono i primi immigrati turchi a penetrare in
Anatolia. Molti, presumibilmente, abbandonarono la pastorizia e si insediarono in villaggi.
I turchi indubbiamente erano un elemento importante dei regni dei Selgiuchidi di Anatolia.
Essi comunque non facevano parte della classe dirigente. Il linguaggio del governo nel
dodicesimo e tredicesimo secolo era il persiano, e cera una netta divisione tra llite delle
citt che parlava persiano e i turchi nelle zone rurali. Sarebbero stati gli eventi del
tredicesimo secolo che avrebbero elevato lo status politico delle popolazioni di lingua turca
dellAnatolia. Gli stessi eventi dovevano provocare anche la frammentazione politica
dellAnatolia e della penisola Balcanica che avrebbe reso possibile linsediamento del
principato che sarebbe poi diventato lImpero Ottomano, oltre che favorirne la rapida
espansione.
La prima di queste crisi interess la penisola Balcanica piuttosto che lAnatolia. Nel 1204,
lesercito cristiano della quarta crociata conquist Costantinopoli e stabil nella citt un
imperatore latino. Con la capitale in loro possesso i leaders della crociata si divisero il
territorio bizantino nella Grecia e larcipelago dellEgeo, costringendo il governo bizantino
allesilio a Nikaia (Iznik) e confinando il territorio da esso governato allAnatolia
occidentale. Durante il corso del secolo, gli imperatori bizantini riconquistarono alcune
terre nella Grecia continentale e nel Peloponneso, ma larea rimase comunque un mosaico di
piccoli principati. Il pi durevole beneficio della crociata and a Venezia, che acquist
fortezze nel Peloponneso e nellEgeo, la pi importante delle quali era Negroponte (Evvoia)

sulla costa orientale della Grecia continentale. Al tempo della invasione ottomana della
penisola Balcanica nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, i territori a nord erano
diventati ugualmente frammentati. Per un po durante il quattordicesimo secolo essi
trovarono unit politica sotto lo zar serbo Stefano Dusan (morto nel 1355), le cui terre
comprendevano la Serbia oltre che gran parte della Macedonia, della Tessaglia, dellEpiro e
dellAlbania. Alla sua morte, comunque, i suoi successori divisero il territorio in piccoli
principati. La stessa cosa avvenne in Bulgaria. Alla morte dello zar Alessandro nel 1371, le
sue terre tra il Danubio e i monti Balcani furono divise tra tre principati distinti. Questa
frammentazione della penisola Balcanica, che inizi con la quarta crociata, era un fattore
che sfruttarono pi tardi i conquistatori Ottomani
La quarta crociata, comunque, non sconvolse gli equilibri in Anatolia. Limperatore
bizantino mantenne il controllo della Anatolia occidentale e rimase in pace con il Sultano
Selgiuchide ad oriente. Verso la met del tredicesimo secolo, comunque, il sultanato
selgiuchide sub una catastrofe. Nel 1243 un esercito mongolo parte di una forza di
invasione che entro il 1258 aveva conquistato Iran, Anatolia ed Iraq sconfisse un esercito
selgiuchide a Kseda e ridusse il Sultano alla condizione di vassallo. Da questo momento il
suo signore era lIlkhan, il sovrano mongolo dellIran.
La conquista mongola in quanto tale non intacc il dominio bizantino nellAnatolia
occidentale. Fu, comunque, un fattore del collasso del dominio bizantino in questarea. I
mongoli erano un popolo di pastori, e necessitavano i pascoli dei territori selgiuchidi di
nuova conquista, non solo per le loro greggi, ma specialmente per i cavalli che erano
essenziali per il loro successo militare. Sembra verosimile, pertanto, che la competizione
con i mongoli costrinse molti pastori turchi a cercare nuovi territori ad occidente. Essi
trovarono questi territori nella Anatolia bizantina, dove le valli dei fiumi conducevano gi
dallelevato altopiano al clima pi dolce delle sponde dellEgeo, una caratteristica che era
adatta alle loro migrazioni estive e invernali. La migrazione turca verso occidente divenne
pi facile dopo il 1261.
In questo anno, limperatore bizantino Michele VIII Paleologo riconquist Costantinopoli.
Era una vittoria, come poi si vide con infelici conseguenze. Una volta stabilito in
Costantinopoli, limperatore us le sue risorse contro i nemici ad occidente, ignorando
lapparentemente sicura frontiera dellest. Nel momento in cui le fortezze bizantine e
lorganizzazione militare caddero in abbandono, linvasione dallest divenne pi facile e si
verific una migrazione turca, attraverso le difese crollate, in direzione del mare.
Nellultima decade del tredicesimo secolo, lAnatolia occidentale speriment la stessa
trasformazione nella sua composizione etnica che aveva sperimentato lAnatolia centrale e
orientale nellultima decade dellundicesimo secolo. Come nellundicesimo secolo, questo
cambio delletnia da principalmente greca a principalmente turca ebbe importanti
conseguenze politiche
Queste conseguenze politiche rifletterono in gran parte i cambiamenti politici in quello che
una volta era il regno selgiuchide. Dopo il 1243, i sultani selgiuchidi persero il loro potere a
favore dei governanti mongoli, e il loro territorio divenne un avamposto occidentale degli
Ilkhan dellIran. Nel 1302, lultimo Sultano selgiuchide mor. La sua morte coincise con un
periodo di indebolimento del controllo ilkhanide sullAnatolia, e rese possibile per
governatori locali, signori e banditi di stabilirsi come signori indipendenti. Cos, allinizio
del quattordicesimo secolo, ci che era stata lAnatolia selgiuchide e ilkhanide si
framment in un caleidoscopio di principati. Il pi grande, duraturo, e il pi temuto come

rivale dagli Ottomani era lemirato di Karaman, nella Anatolia centro-meridionale, con la
vecchia citt di Konya, ex capitale dei Selgiuchidi, come citt principale.
Lo stesso fenomeno si produsse negli ex territori bizantini dellAnatolia occidentale. Il
dominio bizantino non sopravvisse allimmigrazione turca della fine del tredicesimo secolo
e per il 1300 il dominio turco aveva rimpiazzato quello greco, con una serie diprincipati
turchi stabilitisi sullex territorio dellimperatore bizantino. Sulla costa meridionale, intorno
ad Antalya, si stendeva il principato di Teke, A nord di Teke e verso linterno cerano i
territori del principato di Hamid, intorno ad Isparta e il principato di Germiyan, con la sua
capitale a Ktahya. Allestremit meridionale della costa egea si stendeva il principato di
Menteshe. A nord di Menteshe cerano Aydin e Saruhan, con Tire e Manisa come rispettive
capitali. A nord di Saruhan, con la zona costiera in parte lungo i Dardanelli, cera lemirato
di Karesi. A nord-ovest di Karesi, nella ex provincia bizantina di Bitinia, cera lemirato di
Osman, il fondatore della dinastia ottomana. I suoi territori dovevano formare il nucleo
dellImpero Ottomano.
Una caratteristica particolare distingueva i principati che erano emersi nei territori ex
bizantini e selgiuchidi dalle entit politiche che avevano rimpiazzato. Ora i governanti e i
loro seguaci, e non semplicemente i sudditi, erano turchi. Erano anche musulmani. Le
moschee che costruirono durante il corso del quattordicesimo secolo testimoniano della loro
fede, mentre i titoli altisonanti che adottarono nelle iscrizioni delle moschee mostrano il loro
desiderio di emulare i sultani selgiuchidi e i governanti dellantico mondo islamico.
Nondimeno, i frammenti in lingua turca che sopravvivono dallAnatolia del
quattordicesimo secolo suggeriscono che questi nuovi signori turchi erano gente rozza e
illetterata, largamente ignorante dei principi della fede islamica di facciata che
professavano.
Questo era il mondo nel quale emerse il futuro Impero Ottomano: fortemente turco e di
incerta fede islamica. Come lImpero si espanse divenne sempre pi multinazionale, sia
nella popolazione dei sudditi che nel corpo politico. Allo stesso tempo, la fede islamica dei
governanti, che si espresse attraverso ladozione della legge islamica e limposizione del
rituale formale islamico, divenne sempre pi ortodossa. Nondimeno, luso del turco come
linguaggio del governo e lelemento turco della popolazione entrambi riflessi delle origini
dellImpero davano allo stato un carattere turco.

CRONOLOGIA: LEMIRATO OTTOMANO: DAL TRIONFO AL DISASTRO, 1300-1402


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La tradizione ottomana menziona Osman figlio di Ertughrul come il fondatore dellImpero


Ottomano, e riferisce di come egli si dichiar sovrano indipendente a Karajahisar, un luogo
che probabilmente corrisponde alla citt bizantina di Malagina, nella bassa valle del fiume
Sakarya. Questo quanto nella narrazione tradizionale appare storicamente vero. Come
Osman e i suoi seguaci arrivarono a stabilirsi in questarea materia di speculazioni, dal
momento che i tardi resoconti Ottomani sono certamente mitici. E possibile comunque che
un disastro naturale forn la prima spinta. A dispetto delle sue preoccupazioni riguardo il
fronte occidentale, limperatore bizantino Michele VIII riorganizz la sua frontiera e verso l
1280 aveva completato una serie di fortificazioni lungo la riva del fiume. Ma, nella
primavera del 1302 il Sakarya and in piena e, come risultato delle inondazioni, cambi il
suo corso, rendendo inutili le nuove difese. E probabilmente questo evento che consent

agli uomini di Osman di attraversare il fiume e di insediarsi nella provincia bizantina di


Bitinia.
In pochissimo tempo, i razziatori turchi avevano raggiungo il mar di Marmara. Il cronista
contemporaneo Pachymeres descrive come la notizia delle vittorie di Osman di diffuse e
attrasse i turchi dalle altre aree dellAnatolia occidentale sotto la sua bandiera e come la sua
forza divenne forte a sufficienza per sconfiggere un esercito bizantino vicino a Nicomedia
(Izmit), lasciando la Bitinia indifesa di fronte ai suoi raid. Dalla loro base nella valle del
Sakarya, dove Osman aveva occupato le vecchie postazioni fortificate bizantine, i suoi
uomini razziavano le campagne ad ovest, costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle citt
fortificate. Queste rimanevano sicure, dal momento che Osman ovviamente mancava delle
capacit militari per stringere un vero e proprio assedio: il suo assalto a Nikaia fall. Al
tempo della sua morte a met degli anni 20 del 1300, Nikaia, Prousas (Bursa), Nicomedia
(Izmit) e Pegai non erano ancora cadute.
Fu Osman a fondare lImpero Ottomano e a dare il suo nome alla dinastia degli Ottomani
o Osmanli, ma fu sotto il suo figlio Orhan (1324?-1362) che il piccolo principato cominci
ad acquistare una fisionomia pi stabile. Il territorio di Osman non comprendeva grandi
citt. Nel 1326, per, la citt di Bursa cedette per fame e divenne, da quella data, la prima
capitale degli Ottomani. Lanno successivo, a seguito di un terremoto che danneggi le sue
fortificazioni, gli uomini di Orhan occuparono la citt bizantina di Lopadion (Ulubat), in
direzione dei Dardanelli. Questi disastri persuasero limperatore Andronico III a guidare un
esercito in Bitinia nel 1328, ma fu costretto a tornare indietro quando Orhan intercett la sua
avanzata a Pelekanon, a due giorni di marcia da Costantinopoli, impedendogli di proseguire.
Con il percorso via terra tra la citt e la Bitinia ora impraticabile, la caduta delle rimanenti
citt bizantine fu inevitabile. Nikaia fu la prima a cadere, nel 1331. Nicomedia segu la
stessa sorte nel 1337, riducendo il territorio bizantino in Asia a poche miglia ad est di
Costantinopoli. Lespansione ottomana non fu solo a spese di Bisanzio. Nel 1345-46 Orhan
si annett lemirato turco di Karesi, il cui territorio lungo i Dardanelli forniva un punto di
attraversamenti dallAsia in Europa. Meno di dieci anni dopo, nel 1354, il figlio di Orhan,
Sleyman Pasha occup Ankara ad est del territorio di suo padre ma tale loscurit del
periodo che non chiaro a chi strapp la citt.
Fu ancora Orhan che per primo stabil una testa di ponte in Europa. Lo fece sfruttando una
guerra civile a Bisanzio tra gli imperatori rivali Giovanni (VI) Cantacuzeno e Giovanni (V)
Paleologo. Cantacuzeno cerc alleati tra i signori turchi dellAnatolia occidentale e, nel
1346, strinse un patto con Orhan, dandogli in sposa sua figlia Teodora. La strategia ebbe
successo e, nel 1347, Cantacuzeno entr in Costantinopoli e si proclam imperatore, con
Giovanni V come co-reggente. Ma fu Orhan che guadagn di pi da questa situazione. Nel
1352, nel momento in cui la guerra infuri di nuovo tra Giovanni V e il figlio di
Cantacuzeno, Matteo, il padre chiese aiuto ad Orhan, garantendo alle sue truppe, guidate da
Sleyman Pasha, una fortezza nella penisola di Gallipoli. Questo fu il primo territorio che
gli Ottomani occuparono in Europa. Ulteriori conquiste scaturirono da un disastro naturale.
Nel Marzo 1354, un terremoto distrusse le mura di Gallipoli e di altre citt lungo i
Dardanelli, che furono subito occupate da Sleyman, portando con s coloni turchi
dallAnatolia.
Nel 1354, Cantacuzeno abdic, lasciando Giovanni V come solo imperatore. Orhan non
aveva legami familiari con Giovanni V, a dispetto della volont dellimperatore di formare
unalleanza matrimoniale, e cos non era obbligato a restituire i possedimenti europei. Al
contrario, continu per un certo tempo a sostenere le pretese di Matteo Cantacuzeno al trono

bizantino, mentre i suoi uomini razziavano e alla fine conquistavano gran parte della Tracia
orientale. Nel 1359 o 1361 la data non chiara Orhan cattur Dhidhimoteichon
(Dimetoka), sgombrando il passaggio lungo la costa settentrionale dellEgeo verso
Tessalonica.
Alla morte di Orhan nel 1362 il suo regno aveva acquisito i caratteri che dovevano
distinguerlo fino al ventesimo secolo. Comprendeva terre sia in Asia che in Europa, citt
come insediamenti rurali; e il sovrano aveva costruito le prime moschee e istituzioni
religiose che distinguevano il suo principato come una entit politica musulmana.
Sembra, da un breve riferimento letterario, che il figlio di Orhan, Murad I (1362-1389),
ascese al trono dopo una guerra civile. Per la fine degli anni 60 del 1300 egli era comunque
saldamente al potere e il suo regno in Anatolia e in Europa cominci ad espandersi
rapidamente. Ad est si annett i principati turchi che si stendevano in un arco tra le sue terre
nellAnatolia nord occidentali ed Antalya sul mar Mediterraneo. Le cronache ottomane
presentano queste annessioni come pacifiche. Murad avrebbe acquistato una parte del
principato di Germiyan come dote a seguito del fidanzamento di una principessa
Germiyanide con suo figlio, Bayezid. Avrebbe ottenuto tramite un acquisto Hamid, a sud di
Germiyan. Di fatto, il matrimonio con la principessa e lannessione di Hamid seguirono una
campagna militare. Una cronologia del 1439-40 ci dice che nel 1375-6 Gli eserciti
Germiyanidi e tartari furono messi in rotta e furono conquistati Ktahya, alcune delle
fortezze di Germiyan e il territorio di Hamid. Ad est lespansione port Murad a contatto
col pi potente degli emirati anatolici, quello di Karaman, e questo contatto port alla
guerra. Nel 1387, per vendicare un precedente attacco Karamanide, Murad invase lemirato
e costrinse il signore di Karaman, Alaeddin Ali, a sottomettersi.
Il controllo di Germiyan, Hamid e del territorio a sud diede a Murad il controllo di una
rotta di traffico dalla sua capitale a Bursa fino ad Antalya e con tutta probabilit aument le
sue ricchezze molto pi di quanto aument le terre del suo reame, ma le sue conquiste
europee furono meno spettacolari.
Il suo regno, comunque, inizi con una sconfitta che avrebbe potuto fermare del tutto le
conquiste ottomane in Europa. Nel 1366 Amedeo di Savoia, il cugino dellimperatore
Bizantino Giovanni V, cattur Gallipoli sulla sponda europea dei Dardanelli, una conquista
che avrebbe potuto consentire ai bizantini di bloccare il passaggio dei turchi attraverso gli
stretti. Poi, nel 1369, lImperatore and a Roma per procurarsi lassistenza del Papa.
Nondimeno, il successo bizantino fu temporaneo. La continua avanzata ottomana nella
penisola Balcanica suggerisce che i rinforzi continuarono a traversare dallAsia minore e
nessun aiuto venne dallEuropa. Qualsiasi vantaggio i bizantini avessero posseduto lo
persero di nuovo nel 1377, quando limperatore Andronico IV cedette Gallipoli a Murad in
cambio del suo aiuto in una guerra civile contro suo padre e i suoi fratelli.
La prima grande vittoria di Murad in Europa venne, probabilmente, nel 1369, quando forze
turche occuparono Adrianopoli (Edirne). La citt occupa una posizione strategica alla
confluenza dei fiumi Maritsa e Tundzha, dando accesso alla Bulgaria centrale ed orientale, e
alla Tracia occidentale. Fu dunque probabilmente il pericolo incombente per i territori che si
stendevano a ovest di Edirne che motiv i due signori serbi di Macedonia a formare una
alleanza contro Murad e ad attaccare le sue forze sul fiume Maritsa nel 1371. Entrambi
persero le loro vite nella rotta che segu e, nelle parole di una breve cronaca greca: Da
allora i musulmani cominciarono a invadere lImpero dei cristiani.
La pressione che queste forze musulmane esercitavano era sia politica che militare. Il
regno dello zar di Bulgaria divenne vassallo di Murad a seguito del suo matrimonio, in data

incerta, con Thamar, la sorella dello zar Sisman. La conquista della Tracia e della
Macedonia, comunque fu mediante guerra. Raid turchi iniziarono immediatamente dopo la
battaglia di Maritsa, con la gente di Tessalonica che sopport il primo attacco nel 1372.
Nello stesso anno, il papa Gregorio XI prov senza successo a formare unalleanza
antiturca, rimarcando come le colonie latine nella Grecia centrale e meridionale si
trovassero sotto minaccia di attacchi Ottomani. Ci che era cominciato con dei raid, port
ad una conquista permanente. Nel 1383 unarmata ottomana sotto il comando del Visir
Hayreddin Chandarli cattur Serrai e assedi Tessalonica. Quattro anni dopo, nel 1387, la
citt cadde. Il blocco di Tessalonica, comunque, occup solo una frazione delle forze di
Murad. Verroia cadde probabilmente nel 1385-86, e Bitola poco dopo, portando tutta la
Macedonia del sud sotto il controllo ottomano entro il 1387. Per la fine degli anni 80, i
turchi avevano anche cominciato raid verso sud-ovest, nellEpiro nel 1386 Esau
Buondelmonti, il despota dellEpiro era vassallo di Murad e verso sud, nel Peloponneso.
Nel 1387, in risposta a un invito di Teodoro, il despota bizantino di Mistra, il signore turco
Evrenos devast i territori del Peloponneso, attaccando non solo i ribelli contro il despota,
ma anche gli insediamenti Veneziani nella penisola. Nel mentre, a nord, lespansione
ottomana proseguiva in direzione della Serbia.
Sofia cadde probabilmente nel 1385. Nish segu nella primavera o estate dellanno
successivo, rendendo possibile a Murad di entrare nel territorio del signore serbo, il Principe
Lazar. La sua invasione fu un fallimento. Lazar intercett e blocc lavanzata di Murad a
Plonik, probabilmente nellestate del 1386, e lo costrinse a ritirarsi. Per tre anni Murad non
torn in Serbia. La sua avanzata verso occidente aveva dato allemiro di Karaman, Alaeddin
Ali, lopportunit di attaccare i suoi territori in Anatolia, e fu contro Karaman che Murad
condusse la sua campagna nel 1387. Durante lo stesso anno lo zar bulgaro Sisman rinunci
alla sua alleanza con Murad, scatenando una campagna guidata dal Visir Ali Chandarli per
sottometterlo. Nellestate del 1388 Sisman aveva accettato di nuovo la signoria di Murad.
Ma fu un altro evento del 1388 che richiam Murad in Serbia lanno seguente.
Sembra probabile che il vassallo di Murad Giorgio Stracimirovi Bali chiese a Murad
truppe per attaccare Tvrtko, re di Bosnia, e che Murad abbia risposto inviando un certo
Shahin. NellAgosto del 1388, truppe bosniache misero in rotta gli uomini di Shahin a
Bilea, vicino allAdriatico e fu forse con lintenzione di colpire definitivamente re Tvrtko
che Murad marci verso occidente nel 1389. Il suo percorso, comunque sia, lo condusse in
Serbia e qui, il 15 Giugno 1389, si scontr con lesercito del principe Lazar a Kosovo Polje.
Lesito della battaglia sembra essere stato una vittoria turca, dal momento che i turchi
mantennero il terreno della battaglia, ma con grandi perdite. Sia Murad che Lazar persero la
vita nella battaglia. Seguendo la tradizione ottomana, Bayezid, figlio di Murad, gli successe
con un colpo di mano sul campo di Kosovo.
Fonti del quattordicesimo secolo suggeriscono che Murad si dava modestamente il titolo di
emiro e non ancora di Sultano. Lemirato the aveva stabilito sulla base di quanto
ereditato da Orhan consisteva di una federazione di signori sotto la sovranit ottomana. Le
terre che aveva ereditato intorno a Bursa in Anatolia e le terre in Tracia intorno ad Edirne
probabilmente caddero direttamente sotto il governo di Murad stesso o di persone nominate
da lui. Dopo il matrimonio Germiyanide del 1375-76, gran parte dellAnatolia ottomana
cadde sotto il dominio di suo figlio, Bayezid. Il potere politico nella penisola Balcanica era
ampiamente nelle mani di governatori musulmani locali , che questi fossero di origine turca,
come Evrenos in Macedonia, o convertiti dal cristianesimo, come la famiglia Mihaloglu
nella Bulgaria nord-orientale. In pi, molti dei sovrani dinastici della penisola Balcanica,

come Esau Buondelmonti di Ioannina, Giorgio Stracimirovi di Zeta, Sisman e Ivanko in


Bulgaria e limperatore bizantino e suo figlio Teodoro di Mistra erano vassalli di Murad. Gli
dovevano un tributo e dovevano fornirgli truppe, ma in cambio ricevevano supporto contro i
loro nemici. LImpero Ottomano doveva mantenere una simile struttura fino a dopo il 1450.
La notizia della morte di Murad a Kosovo aveva raggiunto lAnatolia nei mesi successivi
ed incoraggi i principati confinanti a strappare territori Ottomani. Una fonte
contemporanea menziona in particolare che Alaeddin di Karaman aveva riconquistato
Beyehir e che il signore di Germiyan aveva pure tentato di riprendersi le sue terre perdute.
La risposta di Bayezid venne allinizio del 1390. Entro Marzo di quellanno aveva
conquistato i tre principati delle coste egee dellAnatolia Saruhan, Aydin e Menteshe,
ripreso Beyehir dal principato di Karaman e in questa stessa campagna o in una successiva
le terre che rimanevano al principato di Germiyan. Questa campagna, sebbene ampli i
territori di Bayezid, non assicur la pace. Durante il suo corso, uno dei vassalli anatolici di
Bayezid, Sleyman Pasha di Kastamonu, cambi il suo vassallaggio da Bayezid a
Burhaneddin, il signore di gran parte dellAnatolia centrale, e la campagna successiva di
Bayezid fu contro Sleyman Pasha, che si concluse con lesecuzione di questi e
lannessione del suo regno. Successivamente Bayezid continu verso est contro
Burhaneddin, con lesercito rafforzato dallunirsi alle sue forze di signori del nord
dellAnatolia. Fu sconfitto a orumlu, ma evidentemente non in modo cos serio da
impedire la sua ulteriore avanzata. In Dicembre, comunque, il tempo, il terreno e gli eventi
che si stavano verificando in Europa lo forzarono a ritornare ad ovest. Nel corso della
campagna aveva annesso Kastamonu, e forse ottenuto la sottomissione dei signori dei clan
del nord dellAnatolia. Lesercito che conduceva era molto differente da quello dei primi
due sovrani Ottomani. Egli aveva ora al suo seguito limperatore bizantino suo vassallo,
Manuele II, con un contingente di truppe bizantine e anche, secondo una testimonianza di
Manuele, contingenti serbi, Bulgari e albanesi.
Nel 1392, la preoccupazone principale di Bayezid sembra sia stata riguardo la Serbia.
Dopo la battaglia di Kosovo la Serbia fu minacciata di invasione dal regno di Ungheria dal
nord e dagli Ottomani, dal sud e dallest. Chiaramente doveva accettare la sovranit di uno
dei due per proteggersi dallaltro. Una fazione in Serbia preferiva, sembra, Bayezid al re
Sigismondo di Ungheria e per formalizzare questo accomodamento Bayezid spos Olivera,
la sorella del figlio e successore di Lazar Stefano Lazarevi. Stefano divenne dunque
vassallo di Bayezid. Nello stesso momento Bayezid afferm la sua sovranit su Giorgio
Stracimirovi di Zeta e Vlk Brankovic, signore di Pritina. La preoccupazione successiva di
Bayezid fu la Bulgaria. Perch abbia dovuto invadere il territorio dello zar Sisman nel 1393
e catturare la sua capitale Tarnovo non chiaro: Sisman aveva forse, per la seconda volta,
rotto il suo vassallaggio nei confronti del signore ottomano. Questo era solo uno scontro
preliminare. Due anni pi tardi, probabilmente per prevenire le conseguenze di una alleanza
antiturca tra il re Sigismondo di Ungheria e il Voivoda Mircea di Valacchia, Bayezid
condusse il suo esercito a nord del Danubio e si scontr con i valacchi in una battaglia
violenta ma non decisiva. Al suo ritorno entr a Tarnovo e giustizi lo zar Sisman, esiliando
gli altri membri della dinastia come governatori dellAnatolia.
Laffermazione della sovranit ottomana sulla Serbia, lestinzione del regno dello zar di
Bulgaria e linvasione della Valacchia crearono una minaccia per il regno di Ungheria, che
si estendeva a nord del Danubio. Di foronte a questo pericolo, il re Sigismondo rinnov i
suoi sforzi per formare una lega anti-turca. Non era difficile trovare alleati tra quelli le cui
terre Bayezid minacciava, il primo dei quali era limperatore bizantino Manuele II. Nel

1394, Bayezid aveva assediato Costantinopoli, e era divenuto evidente che la citt non
poteva sopravvivere senza assistenza da parte di poteri stranieri. La speranza principale
dellImperatore era Venezia, i cui possedimenti nella parte continentale della Grecia
soffrivano i raid turchi, e le cui fortezze dellEgeo erano poste sotto attacco dalle navi di
Bayezid a Gallipoli. Entro il 1396, Sigismondo, limperatore Manuele e Venezia si erano
accordati per fornire truppe e navi per muovere guerra a Bayezid. Un pi consistente
contingente venne dalla Francia e dalla Borgogna. Nel 1395 una tregua tra Francia e
Inghilterra aveva reso disponibili di cavalieri franco-borgognoni per avventure altrove e un
contingente sotto Giovanni di Nevers, il figlio del duca di Borgogna viaggi verso
lUngheria per unirsi alla crociata di Sigismondo contro Bayezid.
Bayezid si scontr con i crociati nel 1396 a Nicopoli sul Danubio in Bulgaria. La sua
cavalleria leggera, che includeva un contingente sotto il comando di Stefano Lazarevic,
manovr pi abilmente dei cavalieri occidentali pesantemente armati attirandoli entro una
trappola e infliggendo loro una totale disfatta. I sopravvissuti che Bayezid non giustizi
furono tenuti prigionieri in attesa di riscatto. A seguito della sua vittoria, Bayezid rimosse
lultimo signore bulgaro indipendente, Stratsimir di Vidin, consolidando il dominio
ottomano dei territori a sud del Danubio. LUngheria, comunque, mentre esposta ai raid, non
sub linvasione che re Sigismondo evidentemente aveva temuto. Nel 1397 Bayezid
condusse il suo esercito in Anatolia.
La ragione della sua partenza dallEuropa per lAsia era lazione dellemiro di Karaman,
Alaeddin che, mentre Bayezid si scontrava con i crociati a Nicopoli, aveva attaccato e preso
prigioniero il governatore generale dellAnatolia. La risposta di Bayezid fu decisa. Nel 1397
invase Karaman, occup Konya, la sua citt principale, e giustizi Alaeddin. Alaeddin era il
suo fratellastro e, quando marci a sud per assediare Larende sua sorella, la vedova di
Alaeddin ordin alla guarnigione di aprire i cancelli a Bayezid. Con la morte di Alaeddin e
lo spostamento della sua vedova a Bursa, Karaman divenne territorio ottomano e una base
per ulteriori conquiste nel nord-est. Questo coinvolse Bayezid in ulteriori conflitti con
Burhan al-Din di Sivas, che aveva gi incontrato nella sua prima campagna anatolica del
1391. Nel 1398, Bayezid espulse Burhan al-Din da Sivas, si annett i piccoli
principati vicino alla costa del Mar Nero e poi, successivamente alla morte di Burhan alDin, occup Sivas. Subito dopo, probabilmente nel 1399, si impadron di Malatya, a est di
Sivas, un avamposto settentrionale del Sultano mamelucco del Cairo. Entro il 1401 egli era
avanzato lungo la valle dellalto Eufrate per impadronirsi di Erzincan dal suo signore,
Taharten.
Le ambizioni di Bayezid nellAnatolia orientale ebbero una fatale conseguenza. Il periodo
delle sue conquiste aveva coinciso con la crescita di un altro Impero ad oriente. Tra gli anni
70 e il 1400 Timur, detto anche Tamerlano, aveva, partendo da umili origini, conquistato
territori in Asia centrale, Russia meridionale, Iran e Azerbaijan, e al di fuori di questi cre
un Impero di vassalli con capitale a Samarcanda. Entro il 1400 lespansione di Timur verso
occidente e lespansione di Bayezid verso oriente vennero in conflitto. Il primo colpo giunse
nel 1400, quando Timur saccheggi Sivas. Nel 1401, condusse il suo esercito in Siria,
saccheggiando Aleppo, Homs, Hama, Baalbek e Damasco, ritornando a passare linverno
del 1401-2 a Karabagh nel Caucaso. Dispute con Bayezid circa la fedelt di vassalli
fornirono a Timur una scusa per muovere guerra e, nel 1402, invase i territori di Bayezid
accampandosi in Luglio fuori Ankara.
La strategia di Timur era sia politica che militare, e sfruttava i fragili legami di
vassallaggio dei soggetti di Bayezid in Anatolia. Nel 1390 i signori degli antichi emirati di

Germiyan, Saruhan, Aydin e Menteshe avevano cercato la protezione di Timur dopo che
Bayezid aveva annesso i loro territori. Egli ora piazz questi uomini in posizioni eminenti
nel suo esercito. Allo stesso tempo i suoi inviati avevano negoziato, con i capi tribali
dellAnatolia, le cui truppe combattevano con Bayezid, la diserzione sul campo di battaglia.
Perdipi, prima che la battaglia cominciasse, aveva occupato una posizione che controllava
laccesso agli approvvigionamenti dacqua, conducendo gli uomini di Bayezid allo
sfinimento prima della battaglia. La sua strategia ebbe successo. Quando la battaglia inizi i
cavalieri dei vecchi emirati, vedendo i loro vecchi capi nellesercito di Timur disertarono.
Cos fecero, come stabilito, le truppe tribali. Quando questi uomini cambiarono fronte, le
forze sotto i suoi figli Maggiore e minore, Sleyman e Mehmet, abbandonarono il campo,
lasciando Bayezid con solo la sua guardia del corpo giannizzera e il contingente dalla Serbia
di Stefano Lazarevic. La battaglia fin con Bayezid prigioniero di Timur. Bayezid mor un
anno dopo, ancora in prigionia.
Timur fece seguire alla battaglia una campagna di massacro e saccheggio nellAnatolia
occidentale, che dur fino alla estate del 1403. Egli mor nel 1405, durante i preparativi per
una campagna contro la Cina.

CRONOLOGIA: LEMIRATO OTTOMANO: LA GUERRA CIVILE E LA RIPRESA,


1402-1451
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La campagna di Timur diffuse devastazione in Anatolia, specialmente allovest. Alter


anche la configurazione politica. Dopo la battaglia di Ankara, Timur ristabil i vecchi emiri
di Germyian, Saruhan, Aydin e Menteshe nei loro precedenti regni, e reinstall la dinastia di
Karaman, riducendo il dominio ottomano in Anatolia alla striscia di territorio che correva da
Amasya ad est a Bursa e al mar di Marmara ad ovest. Timur non aveva toccato le terre
ottomane nei Balcani, ma fu immediatamente dopo Ankara che i principi cristiani di quelle
regioni Limperatore bizantino, Venezia, Genova e i Cavalieri di San Giovanni forzarono
il figlio di Bayezid a siglare un trattato a Gallipoli, cedendo Tessalonica allImperatore e
facendo altre meno significative concessioni. Le stesse terre ottomane erano divise; il figlio
Maggiore di Bayezid, Sleyman, governava in Europa, e il suo figlio pi giovane, Mehmed,
da Amasya fino a nord-est di Ankara . Un terzo figlio, Isa, tent di stabilirsi nellAnatolia
occidentale. Un altro figlio, Musa, dopo che Timur lo ebbe liberato, venne sotto la custodia
di Mehmet. Un altro, Mustafa, scomparve, con tutta probabilit prigioniero a Samarcanda.
Mancando un accordo sulla successione a Bayezid, una guerra civile era inevitabile.
Nel 1403 Sleyman era il pi potente dei successori di Bayezid. Col trattato di Gallipoli
aveva ceduto Tessalonica e qualche altro territorio,ma aveva ereditato i domini europei di
suo padre intatti. Una alleanza che Sigismondo di Ungheria propose tra s e Stefano
Lazarevic di Serbia non si concretizz mai. Invece, nel 1409 le forze di Sleyman
assistettero il fratello di Stefano, Vlk Lazarevic e Giorgio Brankovic nel devastare il reame
di Stefano e nello stabilirsi come sovrani nella Serbia del sud. Lazione di Sleyman lo rese
signore di tutti e tre i principati serbi. In Anatolia il principe Mehmed doveva fronteggiare
una Maggiore opposizione al suo dominio. Dal campo di battaglia di Ankara si ritir a
Tokat, nel nord est, dove fronteggi gli attacchi e le ribellioni dei signori locali e dei leader
tribali. Fu solo quando ebbe allontanato questi pericoli che pot spingersi verso ovest per
sfidare il suo fratello Isa per il possesso dellantica capitale Bursa. Isa non offr significativa

resistenza. Fugg nel Karaman e l scomparve. La fuga di Isa non pose fine ai guai di
Mehmet. Nel 1404, sentendo al sicuro i suoi territori europei, Sleyman attravers gli stretti
verso lAnatolia e, con le sue forze superiori, occup Bursa, respingendo Mehmed ad
Amasya e confinando il suo regno ai territori Ottomani ad est di Ankara. Per i successivi 5
anni Sleyman fu signore di parte dellAnatolia occidentale e dei Balcani Ottomani.
La mossa decisiva che Mehmet fece contro Sleyman era politica piuttosto che militare.
Egli aveva in custodia il fratello, Musa, e nel 1409 lo liber. Liberato dalla prigionia, Musa
attravers il Mar Nero per arrivare in Valacchia dove entr in una alleanza matrimoniale col
voivoda Mircea. Con le truppe fornitegli dal suo patrigno attravers il Danubio in territorio
di Sleyman e, in assenza di suo fratello, invase la Bulgaria orientale e la Tracia e occup
Gallipoli. Il risultato del successo di Musa era esattamente ci che desiderava Mehmed. La
necessit di ristabilire il suo dominio nei territori europei costrinse Sleyman a ritirarsi
dallAnatolia dellovest, consentendo a Mehmed di occupare i territori che aveva
conquistato. La sua vittoria fu completa quando, nellestate del 1410, lImperatore bizantino
trasport Sleyman e i suoi uomini attraverso gli stretti per confrontarsi con Musa.
Sleyman rapidamente guadagn una situazione di vantaggio, costringendo Musa a vivere
come un brigante sulle montagne. Sei mesi dopo Sleyman era morto. La causa fu il suo
alcolismo. Allinizio del 1411, Sleyman era in Edirne e mentre, per citare una breve
cronaca greca, si dilettava tra i cibi e beveva grandi coppe di vino, lesercito di suo fratello
si avvicin. Sleyman ignor tutti gli avvertimenti finch non fu troppo tardi. Quando la
fazione di Musa occup Edirne egli fugg verso Costantinopoli. Gli uomini di Musa lo
catturarono e lo strangolarono lungo la strada.
Il regno di Musa fu breve. Egli fronteggiava lostilit non solo di suo fratello Mehmed in
Anatolia, ma anche del despota serbo che devast le sue terre nella valle della Morava, e
dellimperatore bizantino, che liber il fratello di Sleyman, Orhan, per opporsi al suo
dominio. Fu questo atto ostile che condusse Musa, brevemente e senza successo, ad
assediare Costantinopoli nel 1411. Mentre fronteggiava questi nemici Musa soffr della
diserzione a favore di Mehmed di parecchi dei pi potenti signori delle marche di frontiera,
ufficialmente perch si era impadronito del loro denaro e dei loro possedimenti in uno
sforzo, presumibilmente, di riempire le sue casse in un periodo in cui le incertezze della
guerra e della politica avevano azzerato il gettito delle imposte. Nondimeno, nel 1411, egli
sconfisse Mehmed e nellanno seguente condusse rappresaglie contro la Serbia. Alla fine del
1412, quando Mehmed tent di invadere per la seconda volta, condizioni atmosferiche
disastrose lo forzarono a ritirarsi. Nel 1443, comunque, dopo aver ricevuto latto di amicizia
di Lazarevic in Serbia e assicurando il suo confine occidentale con una alleanza
matrimoniale col signore di Dulgadir, travers il Bosforo per la terza volta. A Luglio
sconfisse ed uccise suo fratello fuori delle mura di Sofia.
La morte di Musa lasci Mehmed I (1413-1421) come solo sovrano dei territori Ottomani
in Europa e in Asia. La sua eredit, comunque, era fragile, con nemici determinati a
distruggere i suoi frazionati domini. Il primo ad attaccare fu lemiro di Karaman, che aveva
cinto dassedio Bursa gi durante lultima campagna di Mehmed contro suo fratello.
Quando i Karamanidi si furono ritirati dopo il ritorno di Mehmet in Anatolia, limperatore
Manuele prov senza successo a negoziare con Venezia una sovvenzione contro i turchi.
Quando il suo piano fall, di nuovo rilasci dalla prigionia il figlio di Sleyman, Orhan, con
la speranza che, in alleanza con Mircea di Valacchia, egli trionfasse su Mehmet. Ma anche
questo piano fu un fallimento, ma nel 1414 si present unaltra alternativa quando il
capitano di una galea Veneziana prese a bordo linviato di un uomo che dichiarava di essere

Mustafa, il figlio di Bayezid che era scomparso durante la battaglia di Ankara nel 1402. I
Veneziani si rifiutarono di cooperare perch sostenere Mustafa avrebbe messo a rischio le
loro relazioni con Mehmed. Mustafa,comunque, si doveva dimostrare utile per gli altri
nemici di Mehmed.
Questi, comunque, non agirono immediatamente, dando a Mehmed lopportunit di
vendicarsi dellemiro di Karaman. Nel 1415 Mehmed assedi Konya, costringendone
lemiro a cedere le terre occidentali di Karaman che aveva preso agli Ottomani dopo la loro
sconfitta ad Ankara. Da Karaman, Mehmed inizi la pacificazione dei vecchi emirati
dellovest dellAnatolia, ristabilendo la sua sovranit ed annettendo Saruhan e parte di
Aydin. Come governatore egli nomin Alessandro Sisman, un discendente della dinastia
bulgara. Lanno 1415 fu quindi un anno di rinnovata avanzata ottomana.
Nellanno seguente, comunque, Mehmed fronteggi tre crisi. La prima era la conseguenza
dellaggressione delle sue navi,che avevano cominciato ad attaccare i Veneziani ed altri
insediamenti nellarcipelago dellEgeo. NellAprile 1416, dopo che la diplomazia ebbe
fallito, uno squadrone Veneziano distrusse la flotta ottomana fuori dei Dardanelli. La flotta
ottomana non rappresent pi una minaccia fino al 1450. La seconda crisi si ebbe in Agosto,
quando luomo che aveva contattato Venezia nel 1414 affermando di essere Mustafa, il
fratello di Mehmed, si rec in Valacchia e, alla testa di una forza di turchi e di valacchi,
attravers il Danubio ed entr nelle terre di Mehmed. Linvasione fall. Mehmed sconfisse
lesercito di Mustafa, costringendolo a rifugiarsi presso la bizantina Tessalonica. Mehmed
pose la citt sotto assedio.
Fu l che fronteggi la sfida pi temibile alla sua sovranit, quando due rivolte scoppiarono
simultaneamente, una nella Dobrugia, nel nord-est della Bulgaria, laltra nella penisola di
Karaburun, sul litorale Egeo dellAnatolia che fronteggia Chio. Il leader della rivolta
bulgara era Sheikh Bedreddin, un giurista e mistico che aveva servito come giudice militare
di Musa in Rumelia tra il 1411 e il 1413. Il leader della rivolta nel Karaburun era Brklje
Mustafa, un derviscio carismatico. Le fonti ottomane plausibilmente affermano che i due
uomini fossero in collusione. Entrambe le ribellioni erano la conseguenza dellinstabilit e
insicurezza che avevano seguito la sconfitta ottomana ad Ankara nel 1402. Resoconti
Ottomani della ribellione sono di parte, ma interamente credibili nellaffermare che
Bedreddin trov gran parte del suo supporto in Dobrugia tra gli ufficiali e i tenutari di feudi
che Musa aveva nominato durante il suo regno in Rumelia, e che Mehmed aveva allontanato
prendendo il potere. Bedreddin, che appare aver aspirato al sultanato sulla base delle sua
affermata discendenza dai Selgiuchidi, annunci che, come Sultano avrebbe reintegrato gli
spossessati nei loro possessi. La rivolta di Brklje Mustafa aveva un differente carattere.
Era, cos risulta, una rivoluzione popolare millenarista centrata sulla persona di Brklje che
predicava, secondo lo storico greco Doukas, leguaglianza di musulmani e cristiani e la
comunione della propriet. I seguaci di Brklje, secondo Doukas, erano contadini
ignoranti.
In Bedreddin ricorre il tema mistico del mistero della vita e della divinit del cambiamento,
un tema popolare nelle zone di confine. Ogni cosa immersa in un processo di creazione e
distruzione scrisse Bedreddin, non c un qui e un aldil; ogni cosa un singolo istante.
Entrambe le ribellioni fallirono. La rivolta in Dobrugia collass quando un agente del
Sultano cattur Bedreddin e lo port di fronte al Sultano nel Serraglio dove, in accordo con
la fatwa di un molla (insegnante della legge islamica) persiano fu impiccato nella piazza del
mercato. La resistenza dei seguaci di Brklje fu pi forte. Essi sconfissero dapprima
lesercito di Sisman, il governatore di Saruhan, e poi quello di Ali Bey, un altro governatore

ottomano nellAnatolia occidentale. Fu solo quando Mehmed invi un esercito sotto i


comando di Bayezid Pasha che fu capace di sopprimere la ribellione. Bayezid Pasha,
scrive Doukas, uccise tutti coloro che incontr sul suo cammino non risparmiando
unanima, giovani o vecchi, uomni o donne. Brklje Mustafa e i suoi dervisci furono
portati ad efeso e giustiziati. A dispetto della sconfitta le memorie furono dure a morire e
una setta che si rifaceva a lui sopravvisse nella Dobrugia per almeno due secoli dopo la sua
morte.
A beneficiare dei guai di Mehmet fu lemiro di Karaman, che quando Mustafa invase i
domini Ottomani in Europa, aveva razziato lAnatolia ottomana fino a Bursa. Come
rappresaglia nel 1417 Mehmed invase Karaman, giungendo con il suo esercito fino a Konya.
Egli comunque si astenne dallattaccare la citt. Invece, nello stesso anno, guid una
seconda spedizione in Anatolia contro Isfendyaroghlu di Sinope, una campagna che gli
lasci il controllo di Kastamonu e delle sue miniere di rame, e confin Isfendyaroghlu nei
territori intorno Sinope. Tre anni pi tardi in oscure circostanze, gli Ottomani occuparono
anche la colonia genovese di Samsun sulla costa del Mar Nero. Le conquiste di Mehmed nei
Balcani furono di portata eguale a quelle in Anatolia. Nel 1417, i Veneziani erano allarmati
nellapprendere che una forza ottomana aveva tolto Vlre, sulla costa adriatica, a Rugina, la
Signora di Valona, e temettero che navi ottomane potessero apparire nellAdriatico per
impadronirsi del commercio Veneziano. Invece, in quello stesso anno, Hamza Pasha
conquist Gjirokastr, la roccaforte del clan Zenevis. Vlre e Gjirokastr insieme davano al
Sultano un consistente territorio nel sud dellAlbania. Questo avvenne nel 1418. Lo stesso
anno Mehmet guid in persona una spedizione contro Mircea di Valacchia, forzandolo a
sottomettersi e occupando le fortezze che controllavano i punti di attraversamento del
Danubio.
Nel 1421 Mehmet mor. Suo figlio, Murad II (1421-1451) non prese possesso di un regno
indiviso. Per sfruttare le incertezze della successione, limperatore bizantino Manuele II
liber lo zio di Murad, Mustafa, dalla custodia in Tessalonica, e fu per vendicarsi contro
limperatore per questo atto che nel 1422 Murad assedi Constantinopoli. Lassedio dur
fino a Settembre, quando il Sultano si ritir, non tanto per la resistenza bizantina, ma per un
rinnovato conflitto dinastico.
La causa fu lapparire nellOttobre 1422 del suo fratello pi giovane, Mustafa il piccolo
e fu solo dopo la sua sconfitta che Murad pot volgersi contro i nemici esterni. Durante il
tempo delle lotte di Murad con i due Mustafa, Drakul il voivoda di Valacchia aveva
attraversato il Danubio e invaso la Rumelia ottomana. Allo stesso tempo Isfendyaroghl di
Sinope aveva riottenuto i territori a Kastamonu di cui Mehmet I si era impadronito. Dopo la
morte del Mustaf pi giovane Murad condusse personalmente il suo esercito a Kastamonu
per riprendersi il territorio perduto e le sue miniere di rame, mentre un governatore di
confine della Rumelia condusse una spedizione distruttiva nella Valacchia. Lesito di
entrambe le campagne era di ridurre sia Drakul che Isfendyafoghlu al vassallaggio,con
Murad che sposava una principessa Isfendyaride.
Queste campagne restaurarono la stabilit nel regno di Murad, e entro venti anni egli
aveva, con leccezione del Karaman e dellalta valle dellEufrate, ripreso i territori persi
dopo la Battaglia di Ankara. La perdita pi importante in Europa in questo momento era
Tessalonica e nel 1422 le forze di Murad attuarono un blocco intorno alla citt. Un anno
dopo i bizantini non poterono pi sostenere gli assalti e cedettero Tessalonica a Venezia.
Nello stesso anno, una serie di raid nel Peloponneso dal governatore locale Turahan ricord

ai cristiani firmatari del trattato del 1403 di Gallipoli che il loro vantaggio politico nei
confronti degli Ottomani era evaporato.
Mentre Tessalonica era sotto assedio, Murad diresse le sue forze contro gli emirati
dellAnatolia occidentale. Nel 1424 mand un esercito contro Juneyd, il signore di Aydin,
obbligandolo a rifugiarsi in una fortezza della costa e a cercare aiuto dai Veneziani a
Tessalonica e dal Karaman. Questi sforzi fallirono. Con laiuto di navi genovesi gli
assedianti Ottomani catturarono la fortezza e giustiziarono Juneyd con la sua intera
famiglia. Entro il 1425 Murad aveva in pi annesso Menteshe, portando sotto il suo dominio
tutta la costa Egea dellAnatolia. Tre anni pi tardi complet la sua conquista in Asia
annettendo le aree montagnose fitte di boschi lungo la costa del Mar Nero ad est di Samsun
e nel 1428, occupando Germiyan dopo la morte del suo ultimo signore dinastico.
Durante questi anni lassedio di Tessalonica continu, spingendo i Veneziani a cercare
alleati contro il Sultano. Quando ricevettero aperture dal duca di Atene, Antonio Acciajuoli,
e da Teodoro, Despota di Mistra, i Veneziani procrastinarono. La loro speranza era per
unalleanza con il re Sigismondo di Ungheria. Questi piani non si materializzarono, anche se
Sigismondo e Murad erano entrati in conflitto. La causa era la disputata signoria vassallare
sulla Serbia. Lanziano Stefano Lazarevic aveva, cos sembra, trasferito la sua lealt dagli
Ottomani a Sigismondo e aveva, perdipi promesso di lasciare in eredit la fortezza
danubiana di Golubats al re ungherese. Unavanzata ottomana al confine della Serbia
sembra abbia costretto Stefano ad una nuova sottomissione, ma nel 1427, il vecchio despota
mor. Questo scaten una guerra, con Sigismondo che si appropriava di Belgrado, e Murad
che per ritorsione catturava Golubats. Il despota serbo Giorgio Brankovic si trov stretto tra
il sovrano di Ungheria e il Sultano.
Nel 1430 era divenuto chiaro che Venezia non poteva aspettarsi alcun aiuto dallUngheria
per terminare lassedio di Tessalonica e in Marzo di quellanno il Sultano stesso si accamp
di fronte alla citt. Alla fine del mese Tessalonica cadde a seguito di un assalto generale. Nel
trattato che segu Venezia cedeva la citt e conveniva di pagare a Murad un tributo annuale
per i possessi Veneziani in Albania. Lo stesso anno, gli Ottomani conquistarono Ioannina in
Epiro. Loccasione fu la morte del despota Carlo Tocco nel 1429 senza eredi legittimi. Il
despotato pass al suo nipote, Carlo II, un protetto del re angioino di Napoli. Murad
chiaramente non desiderava vedere impiantata una ingerenza angioina in Grecia e trov una
ragione per cacciare Carlo II. Carlo I Tocco non aveva eredi legittimi, ma aveva avuto sei
figli illegittimi che luno dopo laltro avevano risieduto alla corte di Murad ed era su
richiesta dellultimo, Ercole Tocco, che Murad mand Sinan Pasha contro Ioannina nel
1430. Sinan Pasha occup la citt, ma invece di installare Ercole, la pose direttamente sotto
il dominio ottomano. Successivamente razzi e devast i domini di Carlo II ad Arta, per
ricordare a tutti senza ombra di dubbio che egli regnava come un vassallo di Murad.
Gli anni dopo il 1430 videro lincerto stabilirsi del dominio ottomano in Albania centrale e
meridionale. Questo cominci con la presa dei territori a nord di Gjirokastr che
appartenevano ai clan Arianit e Kastrioti, e poi una ribellione con successo degli sconfitti
signori e un assedio albanese aGjirokastr. La rappresaglia ottomana arriv allinizio del
1433, quando un esercito sotto il governatore Ali, figlio di Evrenos, entr in Albania,
elimin lassedio a Gjirokastr e distrusse i domini di Giovanni Castriota. Giovanni
Castriota doveva continuare il suo governo a Kruj come vassallo ottomano, col suo figlio
Giorgio il famoso Scanderbeg ostaggio presso la corte ottomana. Con buona parte
dellAlbania sotto il suo controllo Murad successivamente estese il suo dominio alla Serbia,

questa volta non con la forza, ma con un matrimonio. Nel 1435 spos Mara la figlia del
despota Giorgio Brankovic, stabilendo suo padre come vassallo.
Il matrimonio fu il primo passo per la conquista della Serbia. A dispetto dello status
protetto di vassallo di Brankovic, nel 1438 Murad condusse una campagna che prima
cattur Bora nel nord della Serbia, per poi attraversare il Danubio e fare un raid
devastante nella Transilvania. Nel 1439 prese Zvornik e Srebrenica al confine con la Bosnia
e, molto pi importante, la fortezza di Smederovo sul Danubio, ponendo la Serbia
settentrionale sotto il suo controllo. Il suo scopo finale, comunque, era il regno di Ungheria.
Nel 1439, con la Serbia sotto il suo dominio e il suo confine orientale sicuro dopo aver
sconfitto Ibrahim di Karaman nel 1437, era libero di agire. Il momento era propizio. Nel
1437, subito dopo la morte del re Sigismondo, una rivolta contadina aveva scosso
lUngheria. Nel 1440 il successore di re Sigismondo, Alberto II, mor, lasciando un
minorenne. Fu a questo punto che Murad attacc, mettendo sotto assedio la fortezza
strategica di Belgrado e mandando razziatori entro il regno.
Lassedio di Belgrado fu un fallimento e la sconfitta segn linizio di una crisi nel governo
ottomano. Questa non era inizialmente evidente. La guerra civile in Ungheria per la
successione a re Alberto permise a Murad di lanciare un nuovo raid nel 1441, e la guerra
civile a Bisanzio gli permise di intervenire a sostegno del pretendente Demetrios.
Demetrios, comunque, non riusc ad assicurarsi il titolo imperiale e il signore di Transilvania
Janos Hunyadi sconfisse lincursione ottomana del 1441 e unaltra lanno seguente. Queste
piccole vittorie, insieme alla elezione di re Vladislav III di Polonia come Vladislav I di
Ungheria chiaramente rialzarono il morale dei cristiani. Ma ci che temeva di pi Murad era
una nuova alleanza per una crociata.
Nel 1439, come prezzo per ricevere aiuti militari dallEuropa cattolica, limperatore
bizantino Giovanni VIII aveva accettato lunione delle chiese greca e latina sotto il primato
di Roma. Papa Eugenio IV aveva un forte motivo per onorare la sua parte di contratto ed
organizzare una crociata a favore dellimperatore. La sua posizione come capo della Chiesa
non era sicura, ma una crociata coronata da successo avrebbe reso la sua posizione
inespugnabile. N aveva difficolt a ottenere supporto per il progetto. Soprattutto fu capace
di coinvolgere re Vladislav il cui regno era sotto attacco da parte degli Ottomani. Anche
Venezia, era pronta a partecipare, dato che una crociata riuscita poteva condurre alla
rioccupazone di Tessalonica e allacquisto di altri territori. Parimenti interessato era il duca
di Borgogna: le credenziali di crociato potevano condurre al suo riconoscimento come re.
Laltro signore deciso a partecipare era lemiro di Karaman. Se lemiro poteva attaccare
Murad ad oriente e attirarlo in Anatolia, le galere Veneziane, borgognoni, pontificie e
bizantine potevano bloccare il Bosforo e i Dardanelli e impedirgli di attraversare gli stretti
per incontrare lesercito ungherese quando sarebbe iniziata linvasione dellEuropa.
La difficolt con questo piano era la coordinazione. Nel 1443, prima che la flotta alleata
fosse pronta Ibrahim di Karaman attacc i territori di Murad in Anatolia. Senza alcuna
opposizione da parte dellimperatore bizantino Murad attravers per andare in Anatolia e lo
costrinse alla sottomissione prima di ritornare ad Edirne. Qui apprese prima della morte del
suo figlio favorito, Alaeddin, e poi, in autunno, dellinvasione. Un esercito ungherese sotto
Janos Hunyadi era entrato e devastava la Serbia e avanzava verso Sofia, annientando o
rigettando le forze musulmane sulla sua strada. Gli ungheresi avevano il vantaggio non solo
della dimensione del loro esercito, ma anche della nuova tattica di battaglia consistente nel
creare fortezze mobili con i carri e nellusare lartiglieria da campo che la cavalleria
ottomana non era capace di avvicinare. Alla fine, a dispetto della diserzione della sua

cavalleria, Murad e i suoi giannizzeri fermarono lavanzata ungherese al passo di Zlatitsa


nei monti Balcani. Col rigido inverno entrambi gli eserciti si ritirarono.
Furono probabilmente gli orrori della guerra dinverno che convinsero Murad e Vladislav a
fare pace. Nellestate del 1444 a Edirne i negoziatori concordarono una tregua di dieci anni
tra Murad e Vladislav e la cessione di Smederevo, Golubats e altre fortezze a Giorgio
Brankovic. In Agosto un inviato ottomano viaggi fino in Ungheria per ratificarne i termini.
Fu allora che Murad prese una decisione eccezionale. Rattristato senza dubbio dalla morte
di Alaeddin e dagli eventi della guerra invernale e con tutti i suoi confini apparentemente
sicuri abdic a favore del suo figlio dodicenne, il principe Mehmed.
Questa era unopportunit che il papa non poteva lasciarsi sfuggire. Per consentire alla
crociata di continuare assolse il re di Ungheria dal suo giuramento di tregua e nellautunno
del 1444 re Vladislav e Janos Hunyadi condussero lesercito ungherese in una distruttiva
marcia verso Varna, sulla costa bulgara del Mar Nero. Nella crisi, i Visir richiamarono
Murad dal suo ritiro a Manisa. Questa volta, comunque, le flotte alleate bloccavano gli
stretti. Il Sultano, comunque, scelse di attraversare il Bosforo e, come egli piazz una
batteria di cannoni sulla costa Asiatica i genovesi di Pera piazzarono una batteria dal lato
europeo. Sotto la copertura di questi cannoni e su navi che i genovesi avevano fornito, il suo
esercito attravers gli stretti. Il 10 Novembre 1444 gli eserciti si incontrarono a Varna con i
cannoni ungheresi che ancora una volta facevano fuggire la cavalleria ottomana. Comunque,
in un momento cruciale,il re di Ungheria usc dai ranghi, consentendo ad un giannizzero di
farlo cadere da cavallo e ucciderlo. La morte del re decise la battaglia. La vittoria ottomana,
a sua volta, assicur che la penisola Balcanica largamente ortodossa cadesse sotto il
dominio dei musulmani Ottomani piuttosto che della Ungheria cattolica.
Da varna, Murad ritorn a Manisa, ma non ad un pacifico ritiro. Durante la crisi del 144344 costantino, il despota bizantino di Mistra si era impadronito di territorio musulmano nel
sud della Grecia e stava continuando i suoi raid, mentre Giorgio Castriota, o Scanderbeg,
aveva ripreso gli antichi domini dei Castrioti in Albania centrale. Comunque, fu una crisi nel
1446 che costrinse il Sultano ad uscire dal ritiro. Prima un incendio devast Edirne. Poi, una
ribellione dei giannizzeri, che il principe Mehmed non poteva controllare, terrorizz la citt,
persuadendo il Gran Visir, Halil Chandarli, a richiamare Murad.
Al suo ritorno al trono Murad si volse contro i vassalli ribelli. Nel 1447 invase il
Peloponneso e ridusse Costantino alla sottomissione. Lanno successivo attacc Scanderbeg
in Albania ma a met della campagna ricevette notizia che Janos Hunyadi aveva invaso
nuovamente le sue terre con un esercito di ungheresi e valacchi. Abbandonando la
campagna dAlbania, egli marci a nord, e nellOttobre 1448 affront Hunyadi sulla piana
di Kosovo. Dopo una battaglia di due giorni Hunyadi abbandon il campo. Leliminazione
del pericolo ungherese lasci Murad libero, nellinverno del 1448-49, di catturare Arta,
lultimo dei domini di Tocco sulla parte continentale della Grecia e, nel 1449 di attaccare
Scanderbeg confinandolo nella fortezza di Kruj. Contro la fortezza comunque i suoi
attacchi furono vani.
Questa fu lultima campagna di Murad. Mor allinizio del 1451.

CRONOLOGIA: LIMPERO OTTOMANO: CONQUISTA E CONSOLIDAMENTO,


1451-1512
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Nel 1450, lImpero Ottomano era un importante potere locale, che dominava lAnatolia del
nord e dellovest e una larga parte della penisola Balcanica. In gran parte di questarea,
comunque, il Sultano esercitava il suo potere attraverso vassalli o governatori semiindipendenti. Nel contesto del medio oriente, il sultanato dei Mamelucchi del Cairo era
probabilmente pi potente e certamente pi prestigioso. Come governanti delle citt sante di
Mecca, Medina e Gerusalemme, i sultani Mamelucchi potevano vantare il primo posto tra
tutti i monarchi islamici. Nel contesto del sud-est europeo il regno di Ungheria ancora
controbilanciava il potere ottomano. Quanto ai mari, la forza ottomana era trascurabile. Nel
1512, lImpero Ottomano aveva acquisito una capitale imperiale. I suoi territori sia in
Anatolia che nella penisola Balcanica si erano espansi grandemente. Il potere dei
governatori locali era diminuito, ed essi non erano pi presenti nei consigli centrali
dellImpero. In Europa, a sud del Danubio, il Sultano governava attraverso le persone da lui
nominate piuttosto che attraverso vassalli, sebbene le vecchie dinastie cristiane dellarea
spesso vennero a far parte, dopo la conversione, delle lite governanti dellImpero. In
Anatolia, era solo ai confini che lautorit del sovrano dipendeva ancora dalla fedelt dei
vassalli. Le istituzioni dellImpero avevano anche cominciato a prendere la forma che
sarebbe stata familiare nei secoli successivi. Al momento lImpero godeva di una superiorit
militare sui poteri confinanti Ungheria a nord, il sultanato dei Mamelucchi in Egitto e
Siria, e la dinastia Safavide in Iran ma sinora lesercito ottomano non aveva dimostrato la
sua superiorit in guerra. LImpero era anche emerso come una potenza navale, ancorch di
piccola scala.
Al tempo della seconda ascesa al trono del principe Mehmed nel 1451 come Mehmed II
(1451-1481) il suo obiettivo immediato era conquistare Costantinopoli. Per rendere
dapprima sicuri i suoi confini, nel 1451 guid una campagna contro Karaman il cui emiro,
alla morte di Murad, si era impadronitodi alcuni castelli alla frontiera ottomana. La
campagna una volta ancora forz Karaman ad accettare la sovranit ottomana. Allo stesso
tempo Mehmed concluse trattati con Giorgio Brankovic di Serbia, e Janos Hunyadi, il
reggente ungherese. Per rendere sicuri i suoi confini meridionali nel 1452 egli mand il
governatore Turhan a fare un raid contro i despoti bizantini del Peloponneso, Tommaso e
Demetrio. Nello stesso anno, con i confini sicuri, cominci a prepararsi per lassedio
costruendo un castello sul lato europeo del Bosforo, di fronte allaltro sul lato Asiatico, che
Bayezid I aveva costruito durante lassedio del 1394-1402. I cannoni dalle due fortezze
impedivano il passaggio delle navi. Nella primavera del 1453 lesercito di Mehmed si
accamp di fronte alla doppia cinta di mura della citt, mentre le sue navi si ancoravano nel
Bosforo. I difensori furono capaci di respingere molti degli assalti, a dispetto del loro
diminuito numero. Essi frustrarono i tentativi Ottomani di porre delle mine sotto le mura, o
di usare torri di assedio per portare gli assalitori al livello dei bastioni. La flotta ottomana
era incapace di impedire i rinforzi genovesi che provenivano dal mare, o di rompere lo
sbarramento che bloccava lingresso del Corno doro, lestuario che formava un fossato
naturale da un lato delle mura della citt. Alla fine, gli assedianti trasportarono le navi via
terra dal Bosforo al Corno doro, ma di nuovo non infransero le difese. Ci che alla fine
determin la fine vittoriosa dellassedio era il potere dellartiglieria ottomana contro le mura
dal lato di terra . Il 29 Marzo, con i giannizzeri allavanguardia, lesercito di Mehmed entr
nella citt attraverso una breccia nel muro e cominci un saccheggio di 3 giorni. Il giorno
dopo la conquista il Sultano entr nella citt. La ripopolazione e il restauro della metropoli
semidistrutta fu una delle preoccupazioni principali del suo regno.

La conquista di Costantinopoli diede allImpero Ottomano una capitale nel punto dove si
congiungevano i suoi territori europei ed Asiatici, sugli stretti che collegavano il Mar Nero
al Mediterraneo. Era una citt che godeva anche di una posizione speciale nella escatologia
musulmana, e che era stata la sede dellimperatore romano. Il prestigio imperiale,
escatologico e geografico della citt innalzava lo status del suo conquistatore sia nel
mondo musulmano che nel mondo cristiano, ed per la sua conquista che Mehmed II
rimase famoso. Questo era per solo linizio della guerra incessante che contraddistinse il
suo regno
Dopo la caduta di Costantinopoli Mehmed si assicur la resa di Pera, la citt genovese che
fronteggiava la capitale bizantina dallaltro lato del Corno doro. Lanno seguente egli
attacc la Serbia. In due campagne, nel 1454 e 1455, si impadron di Novo Brdo e dei
distretti delle miniere di argento della Serbia del sud, confinanti a nord col territorio del
despota Giorgio Brankovic. Nel 1456, assedi la citt ungherese di Belgrado, ma non ebbe
successo. Le forze di Janos Hunyadi non solo respinsero lattacco, ma arrivarono ad un
soffio dal distruggere il campo ottomano. La vittoria salv lUngheria da una invasione su
grande scala, ma non imped la estinzione finale della Serbia. Nel 1457, Giorgio Brankovic
mor, e suo figlio Lazar subito dopo, lasciando il territorio esposto alla invasione da parte
del re Mattia Corvino diUngheria o di Mehmed II. Mehmed fu il primo ad agire. Nel 1458,
un esercito sotto il comando del Visir serbo Mahmud Pasha invase, e in virt tanto
dellastuzia politica di Mehmed che della sua forza militare, cattur Golubats, Smederovo e
altre fortezze chiave, portando la Serbia sotto il controllo ottomano, e stabilendo il Danubio
come il confine tra Ungheria e lImpero Ottomano.
Le conquiste che il Sultano fece nellarea dellEgeo durante lo stesso anno furono meno
estese ma probabilmente pi lucrative. La caduta di Costantinopoli aveva allarmato i sovrani
latini dellarea, che a ragione temevano che i loro stessi possessi fossero ora minacciati.
Venezia, in particolare, temendo per la sicurezza di Negroponte, aveva annesso le isole
Sporadi del nord per formare una linea di difesa a nord e, allo stesso tempo, avvi negoziati
con Mehmed. Questi portarono ad un trattato che consentiva ai Veneziani di commerciare
liberamente e di mantenere una colonia con un bailo a Istanbul.
Furono piuttosto le colonie genovesi che furono attaccate. Nel 1455 Mehmed mand una
flotta che si impadron dei due insediamenti genovesi di nuova Fokaia e vecchia Fokaia
sulla costa anatolica, con un occhio senza dubbio alle miniere di allume del distretto. Poi,
nel freddo del Gennaio 1456, lui stesso guid un esercito ad Enez, una colonia genovese
nella Tracia occidentale, costringendo il suo signore, Dorino Gattilusio, ad arrendersi
cedendo Enez e il suo salgemma, insieme con le isole di Samotracia, Imbros e Limni. Questi
attacchi erano chiaramente premeditati. La cattura di Atene, comunque, fu opportunistica.
Nel 1451, il duca fiorentino di Atene, Nerio II Acciaiuoli, era morto, e sia il nipote di Nerio
che il nuovo marito della sua vedova si rivolsero al Sultano per averne appoggio alle loro
pretese sulla citt. La risposta di Mehmed fu di inviare Turahanoghlu mer ad occupare
Atene. In quel momento i poteri cattolici nellEgeo erano cos allarmati dallaggressione di
Mehmed che nel 1456 il papa Callisto III e il suo precedente datore di lavoro, re Alfonso di
Aragona, misero insieme una flotta anti-ottomana che nel 1457 riconquist Imbros e Limni.
Il successo della flotta di Papa Callisto aveva gi reso consapevole Mehmed del pericolo di
un intervento latino in Grecia e nellEgeo, quando la probabilit di ulteriori azioni dei
latini aument con la prevista alleanza matrimoniale tra la figlia di Demetrio Paleologo,
uno dei despoti bizantini del Peloponneso, e un nipote di re Alfonso di Aragona. Nel 1458,
Mehmed invase. Alla fine della campagna gran parte del Peloponneso era sotto il suo

controllo,mentre Demetrio aveva concordato di sposare la sua figlia a Mehmed e di lasciare


il Peloponneso, accettando in appannaggio delle terre in Tracia e le ricatturate isole di
Imbros e Limni. Comunque, egli non si decise a fare la mossa. Invece, combatt con suo
fratello Tommaso, provocando un altro attacco ottomano nel 1460. Per la fine dellanno,
tutto lex Peloponneso bizantino era nelle mani di Mehmed, Demetrio era partito per i suoi
nuovi territori e Tommaso era fuggito a Roma. Solo le colonie Veneziane rimanevano
indipendenti dal Sultano.
I successivi obiettivi di Mehmed erano le enclavi indipendenti che rimanevano lungo le
coste meridionali del Mar Nero, con montagne che le dividevano dal territorio ottomano a
sud. La prima di queste fu la colonia genovese di Amasra, che soccombette senza
combattere nel 1459. Due anni dopo Mehmed lanci una seconda campagna, mandando
una flotta lungo la costa del Mar Nero, mentre egli guidava il suo esercito via terra. Il suo
primo obiettivo era Sinope, il territorio di Isfendyaroghlu Ismail. Come ad Amasra, la
flotta dal mare e lesercito sotto le sue mura lo persuasero ad arrendersi. In cambio di
Sinope, ricevette terre vicino Bursa. Mehmed, nel mentre, continu la difficile marcia verso
Trabzon, una enclave greca sotto il dominio di un Imperatore dei Comneni, la dinastia che
aveva governato a Costantinopoli prima del 1204. La caduta di Trabzon nel 1461 port alla
fine dellultimo vestigio dellImpero bizantino.
La successiva campagna del Sultano, nel 1462, fu contro il signore ribelle di Valacchia,
Vlad limpalatore, che aveva rifiutato di pagare il tributo al Sultano, ucciso il suo agente e
terrorizzato i territori Ottomani in Bulgaria. La fuga di Vlad e la sottomissione della
Valacchia port gran parte delle coste occidentali del Mar Nero sotto il controllo ottomano,
facendo dellImpero Ottomano il potere dominante nellarea, una posizione che Mehmed
miglior nello stesso anno con la costruzione di due fortezze presso i Dardanelli per
controllare il passaggio delle nati tra esso e il Mediterraneo. Fu anche nel 1462 che Mehmed
continu la sua guerra contro i genovesi conquistando lisola genovese di Lesbo e
portandola sotto il diretto governo ottomano.
Il suo successivo obiettivo fu il regno di Bosnia. Nel 1463 condusse il suo esercito verso
occidente, e entro lanno il regno era caduto. La prima grande fortezza a capitolare fu
Bobovac, e da l lesercito procedette verso Travnik. Udendo che il re era fuggito a Jajce,il
Sultano mand Mahmud Pasha al suo inseguimento. Mahmud Pasha alla fine cattur il re
Stefano a Klju e con la sua esecuzione, il vecchio regno di Bosnia si estinse. Mahmud
Pasha continu la campagna impadronendosi di parte delle terre del duca Stefano VukiKosaa in Erzegovina. Le terre che rimanevano al Duca furono prese da Mehmed nel 1466.
La conquista di Serbia, Bosnia ed Erzegovina ora port il confine ottomano con lUngheria
lungo la Sava, e a sud lungo il Vrbas fino allAdriatico.
Nel 1463, mentre la campagna di Bosnia utilizz la Maggior parte delle risorse di
Mehmed, la guerra scoppi nel Peloponneso. Allinizio dellanno, Turahanoghlu mer si
era impadronito della citt Veneziana di Argos, e questo fu lincidente che port il senato
Veneziano, allarmato gi da un po di tempo per le conquiste di Mehmed nel Peloponneso e
lEgeo a dichiarare guerra.
Dapprima gli eventi sembrarono giustificare i calcoli Veneziani. Per la fine del 1463
Venezia aveva ripreso Argos, ocupato Monemvasia e guadagnato controllo di Maggior parte
del Peloponneso. NellEgeo, la flotta Veneziana cattur Limni. Diplomaticamente, Venezia
aveva costruito unalleanza che includeva il re di Ungheria, il Papa, il duca di Borgogna e
nellest, i Karamanidi. Il coinvolgimento dellUngheria produsse immediati risultati. Al
ritiro di Mehmed dalla Bosnia, il re Mattia Corvino invase e cattur la fortressa di Zveaj e

Jajce, e lanno successivo una flotta Veneziana attacc Lesbo. Nel 1464, comunque, i piani
Veneziani collassarono. Lattacco a Lesbo non ebbe successo e, sebbene la spedizione del
Sultano in Ungheria manc di riprendere Jajce, il suo esercito sotto Mahmud Pasha frustr
un tentativo ungherese di catturare Zvornik. In quello stesso anno, lemiro di Karaman mor,
minando i piani Veneziani per un alleanza ad oriente. Mor anche il papa Pio II, e con lui i
piani per una crociata. Nondimeno, il Senato Veneziano rifiut una proposta di pace da
Mahmud Pasha, confidando forse nel fatto che un nuovo alleato ad oriente distruggesse il
Sultano ottomano.
Questi era Uzun Hasan, il signore dellImpero Akkyunlu che durante il quindicesimo
secolo era asceso a divenire un grande potere in Iran, Iraq e Anatolia sud-orientale. Nel
1464 Uzun Hasan si era rivelato un nemico del Sultano ottomano. La causa delle ostilit fu
la successione dellemiro di Karaman, che era morto lasciando sei figli da una principessa
ottomana e uno, Ishak, da una madre differente. Per bloccare la successione di un parente di
Mehmed II al trono di Karaman, Uzun Hasan intervenne e pose Ishak come emiro. Allo
stesso tempo mand una ambasciata a Venezia, proponendo unalleanza anti-ottomana.
Venezia accett questa proposta, lasciando Mehmed a fronteggiare unalleanza di Venezia e
dellUngheria ad ovest e Uzun Hasan ad est. Quando, nel 1465, egli prepar una spedizione
punitiva per salvare la sua posizione, le sue truppe si rifiutarono di combattere. La guerra
costante le aveva lasciate esauste e impoverite.
Nondimeno, lalleanza non produsse nulla. Invece, nel 1465, Mehmed mand una piccola
forza a Karaman e cacci Ishak, piazzando il suo cugino, Pir Ahmed, sul trono. Con il
pericolo sorto al suo confine orientale, nel 1466 il Sultano condusse una spedizione ad
ovest. Il suo obiettivo era Scanderbeg Giorgio Castriota che aveva rioccupato i domini
di suo padre nel 1444, e da allora aveva resistito ai tentativi Ottomani di ricatturare le sue
terre. Per laf fine del 1466, lesercito di Mehmed laveva confinato nella fortezza di Kruj.
Nellinverno, comunque, egli venne in Italia e, avendo ottenute truppe del re Ferrante di
Napoli, fu capace di rompere lassedio di Kruj e ricatturare i suoi territori perduti. Nel 1467
Mehmed invase di nuovo lAlbania, costringendolo a fuggire. Egli mor nel 1468, lasciando
Kruj a Venezia. I Veneziani erano, di fatto, i beneficiari della lotta di Mehmed in Albania,
usando lopportunit nel 1466 di impadronirsi dellisola di Imbros e delle terre intorno ad
Atene. La risposta di Mehmed era stata di cominciare la costruzione di una flotta, forse per
attaccare Negroponte, ma il contrattacco di Scanderbeg nel 1467 min questi piani
Egli non attacc neanche i Veneziani nel 1468. Invece, prepar una campagna in Asia, il
cui scopo originario erano forse i territori del Sultano mamelucco di Siria. Venne fuori, per,
che il suo cugino karamanide, Pir Ahmed si rifiut di unirsi alla campagna o di agire come
guida, frustrando ogni piano di attaccare i Mamelucchi, dal momento che Karaman si
estendeva tra il loro territorio e i regni anatolici del Sultano. Invece Mehmed attacc
Karaman, occupando molti dei domini di Pir Ahmed a nord dei monti Tauri e nominando
suo figlio Mustafa come governatore. Una seconda campagna nel 1469 consolid la sua
posizione.
Come lassenza di Mehmed impegnato in Albania aveva dato a Venezia lopportunit di
catturare Imbros e una parte dellAttica, la campagna karamanide diede al capitano generale
Veneziano Niccol da Canal lopportunit nel Luglio 1469 di razziare Enez sulla costa della
Tracia. Questa volta, comunque, la rappresaglia fu rapida. Nel Giugno del 1470 una flotta,
che un osservatore stim in quattrocento navi, lasci i Dardanelli, mentre il Sultano
conduceva un esercito via terra. La destinazione di entrambe le forze era Negroponte, lisola
Veneziana di fronte alla costa orientale della Grecia. La flotta ottomana era troppo numerosa

perch Canal potesse combatterla ed egli rimase un osservatore nel momento in cui le
truppe ottomane attraversarono un ponte dalla terraferma, saccheggiarono lisola e
catturarono la sua capitale, Chalkis. Con la caduta di Negroponte, Venezia aveva perso il
suo pi importante centro strategico e commerciale nellEgeo, ma questo non fu lunico
colpo subito. Dopo la conquista dellisola, una forza ottomana sotto il comando
di Hass Murad Pasha un rampollo della dinastia imperiale bizantina, ricattur molte delle
fortezze del Peloponneso che Venezia aveva conquistato a partire dal 1463.
Nondimeno, a dispetto di questi disastri, Venezia rigett unofferta di pace che Mehmed
fece nel 1471, sperando senza dubbio che unalleanza con Uzun Hasan avrebbe portato ad
una vittoria sul Sultano. Il conflitto tra Mehmed e Uzun Hasan era invero inevitabile, la
questione essendo chi doveva dominare Karaman. A dispetto delle campagne ottomane del
1468 e del 1469, uno dei principi karamanidi, Kasim, si era ribellato e, durante lassedio
ottomano di Negroponte, aveva attaccato Ankara. In risposta, nel 1471 e 1472
Mehmed mand due spedizioni a Karaman, sottomettendo non solo il nord del paese, ma
anche linterno montuoso fino alla costa mediterranea. Fu durante la seconda di queste
campagne che Uzun Hasan attacc, sostenendo di voler reinstaurare il fuggitivo Pir Ahmed
sul trono di Karaman, e Kizil Ahmed, figlio di Isfendyaroghlu Ismail, a Sinope. In
coincidenza con questa incursione,i Veneziani fecero raid distruttivi contro i porti Ottomani
di Antalya e Izmir. Il figlio di Mehmed, il principe Mustafa, respinse lincursione degli
Akkoyunlu,ma solo dopo che essa aveva causato gran danno e catturato la citt di Kayseri.
In previsione di un altro attacco degli Akkoyunlu in Anatolia, i Veneziani, allinizio del
1473, organizzarono un sabotaggio dellarsenale navale ottomano di Gallipoli che ebbe
parziale successo e in estate sbarcarono artiglieria sulla costa del Mediterraneo, pronta per
essere presa in consegna da agenti di Uzun Hasan. A favore dei Karamanidi essi
conquistarono Silifke ai piedi dei monti Tauri. Nel frattempo, Mehmed prepar un esercito
per combattere Uzun Hasan e marci verso est. Nel loro primo scontro, sullalto Eufrate,
allinizio dellAgosto del 1473, gli Akkoyunlus sconfissero un distaccamento dellesercito
ottomano ma, in una battaglia vicino Bayburt, Uzun Hasan fugg, terrificato dallartiglieria
ottomana. Egli non aveva bocche da fuoco e non aveva recuperato quelle che i Veneziani
avevano lasciato sulla spiaggia del Mediterraneo.
La scofitta di Uzun Hasan permise a Mehmed di attaccare gli alleati del Sultano
Akkoyunlu. Nel 1474 diresse raid dalla Bosnia nella terraferma Veneziana e cominci una
campagna contro le fortezze Veneziane in Albania con un assalto a Shkodr (Scutari) nel
nord del paese. Lassedio fall, probabilmente per paura di un attacco ungherese. Nello
stesso anno, Gedik Ahmed Pasha condusse una campagna contro lultima roccaforte
karamanide nella catena dei Tauri. Nel 1474 lemirato di Karaman era estinto.
Venezia nel frattempo continu a credere che sarebbe stato ancora possibile concludere una
pace col Sultano o costruire unalleanza anti-ottomana coinvolgendo i signori italiani, il Re
di Polonia, il Re di Ungheria o il Granduca di Moscovia. Le speranze aumentarono allinizio
del 1475, quando Sleyman Pasha, il comandante ottomano allassedio di Shkodr condusse
i suoi esausti uomini in Moldavia per punire il suo reggente, Stefano, per non aver pagato il
tributo dovuto al Sultano. Stefano mise in rotta lesercito di Sleyman Pasha, infliggendo
pesanti perdite e aumentando le speranze dellambasciatore Veneziano presso il Sultano di
poter negoziare una pace. Tutto quello che ricevette fu una promessa che la flotta ottomana
non avrebbe attaccato i Veneziani per sei mesi. Gli Ottomani mantennero questa promessa
dal momento che nel 1475 la flotta salp contro la citt genovese di Caffa (Fodosiya) in
Crimea. Loccasione fu una richiesta di aiuto del Khan tataro di Crimea, le cui terre

circondavano Caffa e che ora, come risultato di una faida nella famiglia regnante, si trovava
rifugiato nella citt. La flotta, sotto Gedik Ahmed Pasha, cattur prima Caffa, e poi la citt
genovese di Tana (Azov) allo sbocco del Don, e altre fortezza in Crimea. Il khan rifugiato,
Mengli Giray, fu reinstallato nel khanato ma come vassallo del Sultano ottomano.
La cattura delle citt genovesi in Crimea e la sottomissione del Khan tataro conferm la gi
dominante posizione di Mehmed nella regione del Mar Nero, e fu presumibilmente per
rinforzare il suo controllo di questarea che condusse il suo esercito nel 1476 in un
inconcludente campagna contro il ribelle Stefano di Moldavia. Quando il suo esercito
ritorn ad Edirne nellAutunno, egli ebbe notizia che durante la sua assenza gli ungheresi
avevano costruito tre fortezza tra il Danubio e la Morava per bloccare laccesso a
Smederovo. A dispetto di un minacciato ammutinamento, il Sultano proib al suo esercito di
sciogliersi e invece lo condusse attraverso la neve verso la Morava. I fossati dei forti erano
ghiacciati e fu avvicinandosi passando sul ghiaccio per porre delle fascine contro le mura e
minacciando di dare loro fuoco che gli attaccanti forzarono la guarnigione ad arrendersi e
cos scongiurarono la minaccia a Smederovo.
Le campagne contro la Crimea, ma la Moldavia e le fortezze ungheresi avevano distolto
risorse ottomane da Venezia. Nel 1477 comunque, il Sultano attacc la citta Veneziana di
Lepanto (Navpaktos) nel golfo di Corinto e la vecchia cittadella di Skanderbeg, Kruj.
Entrambi gli assedi fallirono, ma lo stesso anno vide un raid nella terraferma Veneziana. Nel
1478, ci furono rinnovati assalti in Albania, dove il primo posto a essere messo sotto
assedio era Shkodr. Fu anche lultimo a cedere. Prima che il Sultano arrivasse presso la
citt in persona, si era assicurato la caduta di Kruj. Giunto a Shkodr si rese conto che la
cittadella non sarebbe caduta se non si fosse prima impadronito dei luoghi intorno. A tal fine
mand distaccamenti per catturare Zhabljak, Drisht e Lezh. Allinizio dellautunno il corpo
principale dellesercito part, lasciando Evrenosoghlu Ahmed a continuare il blocco.
Tentativi Veneziani di mandare rinforzi a Shkodr fallirono.
Allinizio del 1479 il senato Veneziano cap che non cera altra scelta se non di fare la pace
col Sultano. Gli sforzi di creare unefficace alleanza anti-ottomana avevano fallito e Venezia
da sola mancava delle risorse per continuare la guerra. In Gennaio prese la decisione di
cedere Shkodr, e nei negoziati che seguirono , cedette lisola di Limni e accett di pagare
un tributo annuale di 10.000 ducati doro. La ratifica del trattato nellAprile del 1479 port
alla fine quella guerra di sedici anni.
Ma non port alla fine le ambizioni di conquista di Mehmet. I suoi pensieri ora erano
rivolti probabilmente allinvasione della stessa Italia, dal momento che lobiettivo
successivo furono le isole Ionie di Levkas, Cephalonia e Zante. Il signore di queste isole era
Leonardo Tocco, la cui moglie era una nipote di re Ferrante di Napoli. La sua rimozione era
pertanto necessaria se le truppe ottomane dovevano attaccare il regno di Ferrante nel sud
dellItalia. Nel 1479, comunque, Gedik Ahmed Pasha si impadron delle isole e, lanno
successivo attravers lAdriatico verso Otranto, allestremit dItalia, dove cattur e occup
la fortezza. Mentre Gedik Ahmed operava in Italia, il Visir Mesih Pasha condusse un attacco
contro Rodi, la roccaforte dei Cavalieri di San Giovanni, che li metteva in grado di predare
le navi che passavano tra lEgeo e il Mediterraneo. Uno scopo dellattacco era forse di
preparare la via per una invasione dei domini Mamelucchi di Siria e Egitto, una operazione
che sarebbe stata pi sicura se il suotano poteva controllare il corridoio marittimo tra
Istanbul e la costa del levante e lEgitto.
Lassedio fu un fallimento. Nondimeno nel 1481 il Sultano condusse col suo esercito una
campagna ad oriente, apparentemente contro i Mamelucchi. Dopo pochi giorni di marcia da

Istanbul egli mor. Il suo esercito non lo rimpianse. Invece, i giannizzeri tornarono ad
Istanbul e assoggettarono la citt a parecchi giorni di saccheggio finch, come misura
temporanea, il Gran Visir piazz il nipote di Mehmet, Korkud sul trono.
Alla fine del suo regno Mehmed aveva consolidato ed esteso il territorio ottomano fino a
comprendere, in Europa, gran parte delle terre tra il Danubio e la Sava a nord e il
Peloponneso a sud. In Asia minore egli aveva aggiunto ai domini Ottomani parti della costa
del Mar Nero, la valle dellalto Eufrate e il vecchio emirato di Karaman. Questi due blocchi
di territori dovevano costituire, nei secoli successivi, il cuore dellImpero Ottomano.
Il regno del figlio di Mehmed II, Bayezid II (1481-1512) doveva mostrarsi molto differente
dai trentanni di incessanti conquiste di suo padre. Una delle ragioni era la personalit del
nuovo Sultano. In contrasto con suo padre, che si diceva egli odiasse, a Bayezid chiaramente
non piaceva la guerra. Invero alcuni sudditi lo criticarono sommessamente per la sua
riluttanza a condurre un esercito in battaglia. Comunque cerano anche ragioni sociali e
politiche. Con la prosecuzione delle sue guerre Mehmed non solo aveva spinto
allesaurimento i suoi uomini, ma aveva anche messo a dura prova le risorse fiscali
dellImpero. Egli aveva levato imposte sui possedimenti dei contadini, aveva svalutato la
moneta dargento e aveva, in modo ancora pi controverso incamerato alcune propriet
private o appartenenti a enti caritativi e le aveva redistribuite come feudi militari. Questa
misura aveva suscitato tanto scontento che una delle prime misure di Bayezid fu di restituire
le propriet ai titolari originari. E da ultimo, la sopravvivenza e la prigionia in Europa di suo
fratello Gem significava che i poteri europei tenevano un ostaggio che garantiva la nonaggressione di Bayezis contro loccidente.
Il regno del nuovo Sultano inizi con una guerra civile tra Bayezid e Gem. Lo scontro
termin con la fuga di Gem che si affid alla protezione dei Cavalieri di San Giovanni,
prima a Rodi e poi in Francia, dove la sua presenza come ostaggio politico nelle mani dei
cavalieri doveva dominare la politica estera di Bayezid nella prima met del suo regno. Nel
1483 egli convenne di pagare un tributo annuale a Rodi per la sicurezza di Gem, trasferendo
il suo pagamento a Roma quando, nel 1489, Gem fu dato in custodia al Papa. Questo
accordo con i cavalieri e successivamente col Papa era di cruciale importanza per
scongiurare il pericolo sia di una guerra civile sia di una guerra con lEuropa cattolica. Allo
stesso tempo egli prese altre misure per assicurare la pace. Rifiut di consentire a Gedik
Ahmed Pasha di ritornare ad Otranto e ratific nel 1479 un trattato con Venezia liberando i
Veneziani dallobbligo di versare un tributo. Nel 1483, dopo una serie di razzie e controrazzie attraverso il confine, stipul una tregua di 5 anni con Mattia Corvino re dUngheria.
Nel 1490, egli stabil di non attaccare Venezia, gli stati papali o Rodi. Queste misure, egli
sperava, avrebbero assicurato che Ungheria, gli stati italiani e i Cavalieri di San Giovanni
non usassero Gem come unarma contro lImpero Ottomano. Con questi mezzi egli sperava
di rendere saldo il suo trono.
La necessit di assicurare la pace con loccidente non significava comunque assenza di
guerra. nel 1483 il governatore generale della Rumelia invase e alla fine annett
lErzegovina e nellanno seguente Bayezid guid una spedizione contro la Moldavia. Il
pretesto erano i raid del voivoda Stefano contro la Bulgaria, i suoi sforzi distaccare la
Valacchia dal vassallaggio rispetto al Sultano e gli attacchi a navi ottomane fatti da pirati
con basi nel delta del Danubio. Lesercito di Bayezid cattur prima Kilia e poi Akkerman,
entrambi importanti centri commerciali. Stefano contrattacc nel 1485 ma non riusc a
riprendere la fortezza, un fallimento che confermava il dominio ottomano sul Mar Nero.
Lanno 1485 vide anche linizio della guerra contro i Mamelucchi.

Un conflitto tra questi due imperi islamici era probabilmente inevitabile. Lannessione
ottomana del Karaman aveva portato gli Ottomani e i Mamelucchi al confronto diretto, con i
monti Tauri che formavano un confine mal definito tra i due poteri. la questione di chi
dovesse assicurarsi la lealt delle trib turcomanne della regione doveva rivelarsi una fonte
di conflitto tra di essi, come lo fu laiuto che Bayezid mando al sul vassallo Alaeddevle di
Dulgadir, le cui terre erano a ridosso sia del territorio ottomano che del territorio
mamelucco. Nel 1485 la guerra scoppi quando Bayezid rigett le proposte di pace
mamelucche e il governatore generale di Karaman occup Adana e Tarso nella ukurova.
Nellanno seguente, i Mamelucchi rovesciarono questi successi. Un esercito memelucco
ricattur Adana e poi, nella battaglia che segu, cattur il governatore generale dellAnatolia,
Hersekzade Ahemd Pasha, e altri notabili Ottomani. Fu forse questa sconfitta che incoraggi
le trib turcomanne dei monti Tauri a sollevare una ribellione anti-ottomana intorno alla
figura del pretendente al trono di Karaman. Il Gran Visir ottomano Daud Pasha fu in grado
di reprimere questa ribellione nel 1487, ma la posizione ottomana era nondimeno divenuta
precaria. Consapevole che i Mamelucchi cercavano alleati cristiani e tentavano al contempo
di far s che Gem venisse liberato, Bayezid prepar una nuova campagna per il 1488. IN
questo anno, come Hadim Ali Pasha condusse un esercito nella ukurova, Hersekzade
Ahmed Pasha liberato dalla prigionia al Cairo si prepar ad appoggiarla con una flotta.
Anche questa spedizione fu un disastro, con i Mamelucchi che si assicurarono una grande
vittoria nella pianura tra Adana e Tarso. Nello stesso anno, il vassallo di Bayezid,
Alaeddevle di Dulgadir, defezion passando ai Mamelucchi. Allora, in 1490, come i
Mamelucchi posero assedio a Kayseri, Bayezid si prepar ad andare in guerra di persona.
Questa minaccia, sembra sia stata sufficiente a persuadere i Mamelucchi, che non avevano
mai posseduto le risorse per sfruttare il loro vantaggio militare, a negoziare. In base alla
pace conclusa nel 1491, gli Ottomani rinunciarono alle loro pretese alla ukurova e alle sue
citt, e fu ripristinato il confine anteguerra tra i due poteri.
Con la fine della guerra contro i Mamelucchi, Bayezid sperava di trarre vantaggio dalla
instabilit politica dellUngheria seguita alla morte di Mattia Corvino e dalla apparente
volont della guarnigione di Belgrado di defezionare a favore degli Ottomani. Quando
arriv a Sofia nel 1492, la crisi politica in Ungheria era cessata con lintronamento di un
nuovo re. Invece, egli mand raid entro lUngheria e la Transilvania mentre conduceva un
esercito in Albania per sopprimere la ribellione di Giovanni Castriota che, secondo la
tradizione della sua famiglia, non aveva riconosciuto la signoria ottomana a partire dalla
morte di Mehmed II. La spedizione non fu del tutto coronata da successo: la ribellione
albanese continu fino a poco dopo il 1500. La spedizione ebbe comunque una imprevista
conseguenza. Come lesercito ritorn attraverso Prilep un derviscio nudo, a piedi scalzi e
a capo scoperto tent di assassinare Bayezid. Il terrorizzato Sultano ordin invano, come
risult poi lespulsione di tutti i dervisci di tale setta dai suoi regni e, cosa pi importante,
si ritir in una certa misura dallocchio del pubblico. Lincidente segn uno stadio nel
processo graduale di allontanamento dei sultani dal contatto con i propri sudditi.
Tre anni pi tardi, nel 1495, Bayezid fronteggi la crisi che aveva temuto per 15 anni. Nel
1594 il re francese Carlo VIII invase lItalia, cattur Roma e assunse la custodia di Gem.
Nel Gennaio 1495, con Gem come sua pi potente arma, annunci una crociata contro i
turchi,provocando panico ad Istanbul e il rafforzamento delle sue mura per ordine di
Bayezid. Per proteggersi da attacchi da ovest Bayezid negozi un trattato triennale con
lUngheria e attese linvasione.

Linvasione non ebbe mai luogo. In Febbraio Gem mor e gli eventi forzarono Carlo ad
evacuare lItalia lasciando Bayezid in grado di trattare pi liberamente con i poteri europei.
Per cominciare, ignor la tregua con lUngheria, permettendo alle truppe ottomane di
catturare alcuni forti ungheresi in Bosnia. Rispose anche allappello del suo grande nemico,
Stefano il grande, quando il re Giovanni Alberto di Polonia, rifiutando di accettare la
sovranit ottomana sulla Moldavia prov a rimpiazzare Stefano col suo fratello,
Sigismondo. Su richiesta di Stefano gli uomini di Bayezid espulsero le truppe del re e nel
1498 razziatori Ottomani e tatari fecero una devastante razzia nella Polonia. Bayezid riapr
anche le ostilit con Venezia. Era consapevole, comunque, delle deficienze del potere navale
ottomano: i successi che suo padre aveva ottenuto sul mare erano dipesi da una schiacciante
superiorit nel numero di navi e uomini. Nel 1498, dunque, Bayezid aument le dimensioni
della flotta e ingaggi corsari sperimentati come capitani navali. La pirateria doveva essere,
nei secoli successivi, la pi importante scuola di arte della navigazione e di guerra navale
per i marinai Ottomani e i corsari dovevano provvedere gli ammiragli Ottomani di Maggior
successo. Fu Bayezid che stabili lo stretto legame tra pirateria e flotta imperiale ottomana.
La pirateria da entrambi di lati fu anche una delle cause di frizione che condusse alla
guerra con Venezia. Nel 1499, il rimpatrio del corpo di Gem dallItalia e il suo pubblico
funerale rimossero la paura sempre presente che voci della sopravvivenza del principe
avrebbero potuto incoraggiare il dissenso e in questo anno, Bayezid dichiar guerra. La
prima vittoria ottomana venne alla fine di Agosto, con la caduta di Navpaktos nel golfo di
Corinto. Allo stesso tempo il Sultano mand razziatori in territorio Veneziano in Dalmazia e
poi in Friuli, convincendo i Veneziani che avrebbero dovuto cercare di terminare la guerra
con la diplomazia. Comunque, lambasciata preso Bayezid fall e nel 1500, essi soffrirono
serie perdite con la caduta in Agosto delle fortezze costiere di Methoni, Koroni e Navarino
nel Peloponneso.
Queste perdite incentivarono una ulteriore attivit diplomatica Veneziana. Alla fine di
Maggio 1501 i negoziatori avevano costruito una tripla alleanza tra il papato, Venezia e
lUngheria e, in aggiunta, persuasero i re di Francia e Spagna a contribuire alla guerra. Con
laiuto di questi alleati Venezia cominci a registrare delle vittorie. In Dicembre del 1500,
con rinforzi spagnoli occup Cefalonia. Nel 1501 una flotta congiunta franco Veneziana
attacc Mitilene, la principale fortezza di Lesbo ma non riusc nellintento. Tuttavia nel
1502,con lassistenza armata del papato, Venezia conquist lisola di Lefkada, stabilendo
almeno temporaneamente un dominio nelle isole Ionie con il controllo di Corfu, Lefkada,
Cefalonia e Zakynthos. Bayezid, comunque, compens questa perdita con la cattura nello
stesso anno del porto Veneziano di Drres nelladriatico.
Entro il 1502 la guerra aveva mandato in rovina Venezia e poich Bayezid aveva ottenuto i
suoi obiettivi, egli era disposto a trattare la pace. In base al trattato del 1503, mentre
manteneva i privilegi commerciali, Venezia abbandon Methoni, Koroni, Navpaktos e
Drres e cedette Lefkada a Bayezid. nello stesso anno, il Sultano concluse una tregua di
sette anni con lUngheria. La guerra aveva portato a Bayezid importanti guadagni territoriali
in Grecia. Lo scontro con gli artiglieri francesi allassedio di Mitilene aveva insegnato agli
artiglieri Ottomani le tecniche di artiglieria pi aggiornate. Soprattutto, aveva stabilito
lImpero Ottomano per la prima volta come potere navale.
Il trattato del 1503 segn linizio di un disimpegno ottomano dallEuropa che doveva
durare fino al 1521. Nelle prime due decadi del sedicesimo secolo, furono gli eventi allest
che dovevano preoccupare di pi i sultani. Il primo segno di questi guai fu una rivolta nel
1500 dei turcomanni Turgut e Varsak dei monti Tauri, raccolti intorno ad un pretendente

karamanide. Il Gran Visir, Mesih Pasha, fu capace di sopprimera la rivolta senza molto
impegno. Questo comunque era stato un incidente locale, laddove le future rivolte in
Anatolia dovevano acquisire un carattere internazionale ben pi pericoloso. La ragione per
questo era lo stabilimento della dinastia Safavide in Iran
La dinastia prende il suo nome dal suo antenato, Safiy al-Din, leader allinizio del
quattordicesimo secolo di un ordine religioso ad Ardabil sul mar caspio. Durante il corso del
quindicesimo secolo la natura dellordine cambi quando i discendenti di Safiy al-Din
cominciarono a proclamarsi divini e, allo stesso tempo, adottarono le dottrine dellislam
sciita. Con la pretesa di divinit venne anche una pretesa di potere politico e un attivo
programma di proselitismo non solo in Iran, ma anche in Siria, e soprattutto in Anatolia. I
sostenitori pi attivi dellordine Safavide erano le trib torcomanne dellAnatolia, molte
delle quali migrarono in Iran. Fu il supporto di questi uomini, conosciuti
come kizilbash (testa rossa) dal loro caratteristico copricapo, che port lo Shah Ismail al
potere a Tabriz nel 1501. Furono loro che combatterono negli eserciti che sconfissero i suoi
nemici in Iran e Iraq. Nel 1501 Ismail si impadron di Tabriz e di tutto lAzerbaijan; nel
1503, sconfisse lultimo Akkoyunlus ad Hamadan e estese il suo governo allIran centrale e
meridionale. Nel 1504 conquist le province di Mazendaran e gurgan sul mar caspio. Tra il
1505 e il 1507 annett Diyarbekir a nord della Sira. Nel 1508 conquist lIran sudoccidentale e Baghdad. Shirvan segu nel 1509, e Korasan nel 1510. Nel giro di dieci anni,
dunque, Ismail aveva stabilito unentit politica che era alla pari dellImpero Ottomano
quanto a risorse; che nella sua professione sciita professava una religione che era ostile al
sunnismo dei sultani Ottomani; e il cui leader messianico reclamava la fedelt di molte
migliagia di sudditi del Sultano.
La reazione di Bayezid a questo nuovo pericolo fu molto cauta. Quando Ismail chiam a
raccolta i suoi aderenti a Erzincan nellAnatolia orientale prima del suo ingresso a Tabriz,
Bayezid mand un esercito sul suo confine occidentale ma non intervenne. Dopo che Ismail
ebbe proclamato se stesso Shah nel 1501, Bayezid ordin larresto dei simpatizzanti
Safavidi nei suoi regni e la loro deportazione nel Peloponneso. Chiuse anche il suo confine
orientale per quanto poteva fare. Comunque, dal momento che non ferm anche il traffico
carovaniero i missionari Safavidi furono in grado di entrare nei suoi regni attraverso questa
via. Bayezid cercava di non provocare guerra. Egli era pronto, nel 1505, a ricevere
unambasceria da Ismail che avanz pretese su Trebisonda e protest per i raid che lallora
governatore di Trebisonda, il figlio di Bayezid Selim, aveva effettuato in territorio safavide.
Nel 1507, anche Bayezid consent allo Shah Ismail di attraversare il suo territorio in una
campagna contro Dulgadir, di nuovo semplicemente mandando un esercito al confine come
precauzione.
La timidezza di Bayezid di fronte al pericolo costituito dai Safavidi furono il prodotto sia
della sua et che della sua infermit. Queste furono le cause di unaltra crisi nei suoi ultimi
anni, la lotta per la successione tra i suoi figli , Korkud, Ahmed e Selim.
Fu durante il corso di questo conflitto, nellAprile del 1511, che una terrificante ribellione
scoppi a Teke, nella Anatolia sud-orientale, larea sotto il governo del principe Korkud. Il
suo leader era un certo Shah Kulu schiavo dello Shah il cui padre era stato al servizio
del nonno dello Shah Ismail, Sheikh Hayder. Alla morte di suo padre, Shah Kulu aveva
mandato agenti per fare proselitismo alla causa safavide nella parte orientale della Rumelia,
mentre i suoi aderenti locali a Teke pretendevano, come riporta il principe Korkud che egli
dio, egli un profeta. Il giorno del giudizio sar di fronte a lui. Chiunque non obbedisce a
lui senza fede. Non furono solo i credenti che si unirono alla ribellione. Secondo dei

resoconti, molti dei suoi seguaci erano cavalieri, che sostenevano che dei truffatori li
avevano privati dei propri feudi lasciandoli indigenti. Di fronte alla ribellione Korkud si
ritir a Manisa mentre i ribelli sconfiggevano la forza che egli aveva mandato contro di loro
e occupavano Antalya. La vittoria successiva dello Shah Kulu nella sua avanzata verso nord
fu contro il governatore generale dellAnatolia, Karagz Pasha. Come Shah Kulu si
avvicin a Ktahya, Karagz Pasha attacc di nuovo ma, in un contrattacco, Shah Kulu lo
sconfisse e lo uccise, impalandolo e secondo quanto riportato dal principe Korkud a
Bayezid arrostendo il suo corpo. Da Ktahya avanz fino a Bursa. Fu per una urgente
richiesta da Bursa che finalmente in Giugno il Gran Visir Hadim ali Pasha e il principe
Ahmed condussero una forza contro i ribelli, forzando Shah Kulu a ritorarsi nel Karaman e
poi a Sivas. Hadim Ali, nel frattempo, lasci il principe Ahmed e si pose allinseguimento
con un piccolo distaccamento di giannizzeri. Lo scontro vicino Sivas fu lultima vittoria di
Shah Kulu. Egli sconfisse e uccise Hadim Ali, ma sembra che egli stesso rimanesse ucciso,
lasciando i ribelli senza un capo a fuggire attraverso il confne verso lIran.
La ribellione di Shah kulu aveva screditato sia il governo di Bayezid sia le pretese alla
successione di Korkud, che aveva abbandonato Teke ai ribelli e Ahmed, la cui caccia ai
ribelli era stata senza apprezzabili risultati. E chiaramente con questa consapevolezza che
Selim si ribell. NellAprile del 1512 entr nella capitale e dodici giorni dopo Bayezid
abdic a suo favore. Il vecchio Sultano mor nel Giugno seguente.
Il regno di Bayezid, a dispetto della guerra civile al suo inizio e alla sua fine e della
sconfitta nella guera contro i Mamelucchi segnava uno stadio importante nellevoluzione
dellImpero. Il fallimento ottomano conto i Mamelucchi aveva indotto il Sultano a
migliorare le armi dei giannizzeri e a rendere pi stretto il controllo dei cavalieri nelle
province. La sua ricostruzione della flotta e il suo incoraggiamento dei capitani corsari
aveva prodotto una flotta che eguagliava quella di Venezia e aveva esteso il potere navale
ottomano nel Mediterraneo. Le sue conquiste, in paragone a quelle di suo padre erano
limitate ma nondimeno significative, estendendo il controllo ottomano sul litorale del Mar
Nero e del Peloponneso e pacificando lAlbania. Pi importanti comunque furono le sue
innovazioni istituzionali. Fu Bayezid che inizi la sistematica codificazione della legge
consuetudinaria ottomana che, essenzialmente, regolava i rapporti tra gli assegnatari di feudi
e i contadini sulla loro terra e le obbligazioni militari di tali assegnatari. Fu cos nel regno di
Bayezid che ci che quelle che oggi si definiscono istituzioni ottomane classiche
ricevettero la loro classica formulazione.
CRONOLOGIA: LAPOGEO DELLIMPERO, 1512-1590
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La Prima preoccupazione di Selim I (1512-1520), dopo essersi assicurato il trono, fu di


sconfiggere e uccidere i suoi fratelli. Il suo obiettivo successivo fu la distruzione dei
Safavidi e dei loro seguaci entro il suo regno. La sua campagna inizi con una
investigazione nelle regioni dove Shah Kulu e ribelli di minor conto avevano reclutato
seguaci e continu con la esecuzione di capibanda e la rimozione di assegnatari di feudi che
avevano agito slealmente. Poi prepar lattacco allo Shah Ismail. La fonte immediata che lo
provoc fu laggressione safavide a Tokat nel 1512, nonch il sostegno dello Shah Ismail al
principe Ahmed nella guerra civile e il fatto che aveva dato rifugio, subito dopo, al figlio di
Ahmed, il principe Murad. Selim ottenne anche, in una mossa che chiaramente definiva una
nuova pretesa degli Ottomani di essere i difensori dellislam sunnita, una fatwache

dichiarava Ismail e i suoi difensori eretici, la cui distruzione era non solo legittima, ma
anche obbligatoria. Con questo appoggio legale per la sua azione, Selim lasci Istanbul per
intraprendere la campagna contro lo Shah Ismail.
NellAgosto del 1514 lesercito di Selim ottenne una schiacciante vittoria a Chaldiran in
Azerbaijan. La cavalleria safavide, come Uzu Hasan nel 1473, non pot resistere
allartiglieria dallaccampamento fortificato al centro della linea di battaglia di Selim. Da
Childiran Selim marci verso est e entr a Tabriz con lintenzione di continuare la
campagna il successivo anno. I gianizzeri comunque rifiutarono di passare linverno a
Tabriz, costringendolo a ritirarsi ad Amasya.
A dispetto di questo smacco Selim non abbandon la guerra contro i Safavidi, ma nei due
anni seguenti la battaglia di Chaldiran li espulse dal sud-est dellAnatolia e da gran parte
dellAnatolia orientale e dellIraq del nord. Egli ottenne questo in parte attraverso la
persuasione. Il suo inviato era un uomo di cultura curdo e notabile, Idris di Bitlis, che aveva
servito inprecedenza sotto i sovrani Akkoyunlu. Nel 1515 Selim lo mand ad assicurarsi la
alleanza dei capi curdi dellAnatolia del sud-est e del nord dellIraq, e per la fine dellanno
tutti eccetto uno avevano riconosciuto la signoria di Selim. Tra i capi curdi fedeli a Selim
cera Sharaf al-Din, che offr la sua alleanza a Selim in cambio del riconoscimento dei suoi
diritti ereditari come sovrano di Bitlis.
Il comandante delle operazioni militari fu Biykli (che porta i mustacchi) Mehmed Pasha,
il conquistatore di Bayburd e Kigi, che Selim aveva installato come governatore di Erzincan
dopo la vittoria a Chaldiran. La prima azione di Mehmed Pasha nel 1515 fu di assediare
limportante fortezza di Kemah nellalto Eufrate. Kemah cadde in Maggio e, allincirca
nello stesso momento, imbaldanziti dalle vittorie ottomane e dalla propaganda di Idris, gli
abitanti di Amid (Diyarbakir) si ribellarono contro i loro governanti Safavidi. La risposta
safavide fu di sottometterla ad un assedio che dur fino a Settembre, quando Mehmed Pasha
arriv con una numerosa forza curda e prese possesso della citt. Da l procedette a Mardin
e prese la citt, ma non la cittadella. Nellestate del 1516, la sconfitta ad opera sua
dellultimo esercito safavide che rimaneva in Anatolia condusse alla sottomissine di Sincar,
Ergani, Siverek, Birecik e Urfa. Alla fine della guerra, la cittadella di Mardin capitol,
estinguendo completamente il dominio safavide nellAnatolia del sud-est, e dando
allImpero Ottomano un esteso confine con il reame mamelucco in Siria.
Per allora, Selim aveva anche esteso la sua sfera di influenza fino ad includere Dulgadir e
la regione di Adana, la scena delle sconfitte ottomane nella guerra del 1485-90. A Dulgadir
sfrutt una frattura tra i membri della dinastia regnante. Nel 1514 Allaeddevle di Dulgadir si
era rifiutato di partecipare alla campagna di Chaldiran, ma il suo nipote ribelle, Ali, aveva
combattuto con lesercito ottomano e, come ricompensa Selim laveva nominato
governatore di Kayseri, un distretto i cui territori confinavano con Dulgadir. Nel 1515, con
lassistenza di un esercito ottomano sotto il governatore generale della Rumelia, ali attacc
e sconfisse Alaeddevle e, come riconoscimento della vittoria, Selim lo nomin reggente del
principato. Nello stesso anno, Selim ottenne evidentemente la fedelt di Ramazanoghlu Piri,
il governatore ereditario di Adana, dal momento che lo nomin governatore ottomano di
Adana e dei distretti circostanti.
I territori delle dinastie Ramazanoghlu e Dulgadir avevano formato una zona cuscinetto tra
Ottomani e Mamelucchi, e limposizione della sovranit ottomana su entrambi, insieme con
loccupazione ottomana di Diyabekir doveva certamente rendere tese le relazioni tra Selim e
il Sultano mamelucco, Qansuh Ghawri, epersuadere Qansuh a ricevere favorevolmente una
ambasceria che arriv dallo Shah Ismail, proponendo unalleanza contro il Sultano

ottomano. Consapevole della possibilit di una alleanza malelucco-safavide, nel 1516 Selim
si prepar a condurre una spedizione in oriente. In Giugno, egli lasci Istanbul,
congiungendosi con la parte principale dellesercito ad Elbistan nel territorio di Dulgadir.
Sembra che a questo punto Selim fosse incerto se procedere verso est contro Ismail o se
attaccare i Mamelucchi in Siria. Alla fine fu lazione del Sultano mamelucco che lo
costrinse a prendere una decisioine. Temendo una invasione ottomana Qansuh aveva guidato
il suo esercito dal Cairo ad Aleppo e aveva anche, come scopr Selim, cercato aiuto presso
lo Shah Ismail. Selim chiaramente non poteva attaccare Ismail con una armata mamelucca
al suo confine.
Allinizio di Agosto, comunque, cominci la marcia contro Qansuh. Il 24 Agosto gli
eserciti si incontrarono a Marj Dabiq, a nord di Aleppo, e, di nuovo sembra che sia stata la
superiorit dellartiglieria ottomana ad aver provocato la rotta dei Mamelucchi. Lamorte in
battaglia del Sultano mamelucco e la fuga dellesercito egiziano consent a Selim di
occupare la Siria quasi senza resistenza. Allinizio di Ottobre 1516 egli entr a Damasco e,
non essendovi alcuna truppa egiziana a nord della penisola del Sinai, nomin governatori
Ottomani di Aleppo, Damasco, Tripoli, Gerusalemme e altri distretti della Siria, del Libano
e della Palestina. A questo stadio sembra che non avesse ancora deciso di invadere lEgitto. I
pericoli dellattraversamento del deserto del Sinai, e il pericolo di un attacco da
Ismail consigliavano cautela. Alla fine, comunque, le esortazioni di Khairbay, un ex
comandante mamelucco del suo entourage, e lazione del successore di Qansuh, Tumanbay,
che scaten un contrattacco a Gaza e giustizi un ambasciatore ottomano condusse Selim ad
abbandonare le sue cautele. Allinizio del Gennaio del 1517 lasci Gaza, attravers il
deserto col suo esercito e, alla fine del mese, sconfisse lesercito di Tumanbay a
Raydaniyya, fuori del Cairo. Rimase al Cairo fino alla fine dellanno. Trascorse linverno
del 1517-1518 a Damasco, pianificando una nuova campagna. Quando, tuttavia, lesercito
si riun a Maggio sulleufrate, esso si rifiut di muoversi ulteriormente. Per la seconda volta
le ambizioni di Selim avevano perso il contatto con la capacit delle sue truppe.
Egli tuttavia continu a pianificare, ad estendere larsenale navale ad Istanbul e a preparare
una grande flotta, la cui destinazione i Veneziani supposero fosse Rodi. Assunzione
ragionevole dal momento che, fino a quando Rodi rianeva inpossesso dei cavanleri di malta,
la rotta via mare tra Istanbul e le province di Egitto appena conquistate non sarebbe stata
mai sicura. Questi preparativi navali segnarono uno stadio importante nellemergere
dellImpero Ottomano come potenza marittima, coincidendo, come essi coincisero, con
unespansione del territorio musulmano nel Mediterraneo occidentale. Questo fu il risultato
di una impresa privata. Nella prima decade del sedicesimo secolo due fratelli, Hayreddin
Barbarossa e Uruj, erano stati attivi come pirati lungo le coste meridionali e occidentali
dellAnatolia, godendo della protezione del figlio di Bayezid, Korkud. Lesecuzione di
Korkud da parte di Selim e la persecuzione dei suoi sostenitori nel 1513 costrinse i fratelli a
fuggire nelle coste del Nordafrica, dove si stabilirono non semplicemente come pirati, ma
alla fine come signori di Tunisi e Algeri. Nel 1519, comunque Hayreddin si trov in una
posizione difficile. Suo fratello era morto; sul continente egli frontggiava una opposizione
politica locale; e sul mare fronteggiava il potere marittimo della Spagna. Egli quindi aveva
bisogno di un protettore e lo trov nel Sultano Ottomano. Tunisi e Algeri divennero
province ottomane semi-autonome, estendendo il potere del Sultano nel Mediterraneo
occidentale e segnando linizio di un lungo conflitto con la Spagna.
Selim mor nel 1520. Il suo regno di otto anni aveva raddoppiato le dimensioni dellImpero
che aveva ereditato agiungendo ad esso il precedente territorio safavide nellAnatolia

orientale e sud-orientale; tutti i territori dellImpero mamelucco in Egitto, Siria, Libano,


Palestina ed Hejaz; e in aggiunta Tunisi ed Algeri nel Nordafrica. Lacquisizione dai
Mamelucchi delle tre citt di Medina, Mecca e Gerusalemme diede ai sultani Ottomani la
supremazia tra i monarchi musulmani e avallarono la pretesa di Selim di essere il solo
difensore ellortodossia islamica contro leresia safavide. Comunque, a fronte di questa
gloria ci fu anche un memento della forza della propaganda safavide e della opposizione al
governo ottomano in Anatolia, specialmente tra i popoli tribali. Nel 1519 apparve
nelAnatolia centrale un ribelle ispirato alla religione chiamato Jelal, le cui pretese di
divinit richiamavano quelle di Shah Kulu. Le truppe ottomane soffocarono linsurrezionie
solo con la pi grande difficolt.
La successione a Selim I fu pacifica, dal momento che il suo unico figlio, Sleyman, non
aveva fratelli che gli disputassero il trono. In Siria, comunque, egli fronteggi subito una
sfida, quando il governatore generale di daasco, Janbedi Ghazali, un ex mamelucco che si
era aleato con Selim, si dichiar sovrano indipendente. Una campagna condotta da
Shehsuvaroghlu Ali di Dulgadir e dal governatore generale della Rumelia immediatamente
soppressero la ribellione di Janberdi, mentre il nuovo Sultano si preparava per la sua prima
campagna. Al momento della sua ascesa al trono egli mand un ambasciatore al principe
Lajos di Ungheria per rinnovare il trattato che suo padre aveva concluso con il re. Lajos,
per, forse aspettandosi che Janberdi avesse la meglio, tratt con disprezzo lambasciatore.
Nel 1521, dunque, Sleyman condusse la sua prima campagna contro lUngheria.
Lobiettivo della spedizione era Belgrado e in Luglio il Sultano mand il Gran Visir avanti
con una piccola forza per assediare la citt. Lui stesso, invece di andare dritto a Belgrado,
assedi e cattur abac sulla Sava a ovest, mandando una forza armata attraverso il fiume a
saccheggiare il territorio tra essa e il Danubio. Questa azione diversiva non aveva alcuno
scopo, e se il Gran Visir non avesse disobbedito allordine di congiungersi con Sleyman a
abac, improbabile che Belgrado sarebbe caduta. Comunque, la citt aveva una
guarnigione di soli settecento uomini e, senza unazione di soccorso da parte del Re, cadde
alla fine di Agosto del 1521. Questa fu la prima grande vittoria di Sleyman. Per la seconda
campagna del suo regno, Sleyman fu capace di fare uso della marina di suo padre.
Nellestate del 1522, una flotta e un esercito partirono per Rodi, il Sultano stesso viaggiando
via terra fino a Marmara. Nel Dicembre del 1522, dopo un assedio di cinque mesi, e a
dispetto della forza delle fortificazioni, Rodi capitol. Il primo Gennaio 1523 i Cavalieri di
San Giovanni lasciarono lisola. Il loro ordine, comunque continu ad esistere e, dalla loro
nuova base di Malta, continuarono ad abbordare navi musulmane.
La conquista di Belgrado e di Rodi erano doppiamente importanti. In primo luogo,
stabilivano la reputazione di Sleyman come del Sultano che aveva avuto successo laddove
i suo grande antenato, Mehmed il conquistatore, aveva fallito. In secondo luogo, entrambi i
luoghi erano strategicamente importanti. Belgrado alla confluenza del Danubio e della Sava
era la chiave per conquistare lUngheria dal sud. Rodi occupava una posizione di rilievo nei
confronti dei bracci di mare che conducevano dal Mediterraneo verso lEgeo e in
particolare la rotta tra Istanbul e lEgitto.
La spedizione successiva di Sleyman sfrutt la sua vittoria a Belgrado. Le relazioni
diplomatiche con lUngheria non erano migliorate e allora, nel 1525, i giannizzeri si
ribellarono lamentando che la mancanza di campagne li aveva privati dellopportunit di
bonus e di saccheggi. Nel 1526, Sleyman condusse il suo esercito in Ungheria e il 29
Agosto mise in rotta lesercito ungherese a Mohacs. Il fuoco dellartiglieria ottomana si era
dimostrato fatale per la cavalleria pesante ungherese. In Settembre Sleyman entr a Buda,

la capitale, lasciandola dieci giorni dopo facendo scoppiare una crisi che doveva occuparlo
attraverso tutto il suo regno. Fu una crisi, in Anatolia, a costringerlo a ritornare in fretta ad
Istanbul. In un momento in cui lesercito imperiale era vittorioso in Ungheria, una ribellione
era scoppiata nellAnatolia centrale, che richiedeva un deciso intervento di forza per essere
riportata sotto controllo. Cos nel 1527, una seconda e pi feroce ribellione sotto la guida di
un derviscio millenarista chiamato Kalenderoghlu sconfisse lesercito che Sleyman avava
mandato a sopprimerlo. Ci volle labilit politica del Gran Visir Ibrahim Pasha, per
sconfiggere i ribelli. Il problema era che il 1522 aveva visto lannessione ottomana di
Dulgadir, e lesecuzione del suo ultimo sovrano indipndente Shehsuvaroghlu Ali. Allo
stesso tempo, gli assegnatari di feudi di Dulgadir avevano perso i loro feudi, cosa che aveva
condotto molti di loro ad unirsi alla ribellione di Kalenderoghlu. Con la promessa della
restituzonie dei loro feudi, Ibrahim Pasha li stacc dal nucleo di ribelli, per poi vincere in
battaglia questo gruppo di diminuita consistenza. Questa non fu lultima ribellione. Ci
furono ulteriori sollevazioni nella ukurova nel 1528 e, per il resto del secolo, fu solo
stabilendo una rete di informatori, particolarmente contro i simpatizzanti dei Safavidi, che
Sleyman e i suoi successori mantennero ordine in Anatolia.
La pi grave crisi politica comunque, fu in Ungheria. Il re Lajos aveva perso la vita nella
battaglia di Mohacs e, quando Sleyman lasci il paese nel 1526, il trono ungherese era
vacante. In Novembre, gli stati ungheresi elessero Janos Szapolyai come suo successore.
Comunque lArciduca Ferdinando dAustria, della famiglia degli Asburgo, fratello del sacro
romano imperatore e re di Spagna Carlo V, e fratellastro di re Lajos non accett la
decisione e, in Dicembre, si fece incoronare re di Ungheria. Larbitro della disputa fu il
vincitore di Mohacs e nel 1528 Sleyman, non sorprendentemente, accett Szapolyai come
re. Ferdinando rigett la decisione e occup Buda. La campagna di Sleyman del 1529 fu
linizio di un conflitto ottomano-asburgico che doveva durare fino al ventesimo secolo. Il
Sultano marci sullUngheria, rioccup Buda, e in autunno cinse dassedio vienna. Il 14
Ottobre Sleyman, contrastato dal maltempo e da una difesa molto determinata, si ritir. Nel
1530 Ferdinando assedi Buda di nuovo. Non ebbe successo, ma la sua occupazione della
parte occidentale del regno di Ungheria e le sue continue pretese alla corona ungherese
resero necessario per Sleyman intervenire ancora una volta in aiuto di re Szapolyai. La
campagna non fu di conquista: lesercito ottomano riusc solo, dopo un lungo assedio, a
catturare Koszeg e a fare raid in Stiria, ma fu sufficiente per costringere gli Asburgo ad una
tregua. Un accordo del 1533 conferm la divisione esistente dellUngheria, con Ferdinando
e Szapolyai che governavano i rispettivi territori come tributari Ottomani.
La tregua rese possibile a Sleyman di intraprendere una campagna contro i Safavidi, per
la quale il pretesto era stato fornito da due eventi. Dapprima, nel 1528, un governatore
safavide di Baghdad aveva offerto la citt agli Ottomani e, sebbene lo Shah Tahmasb I lo
aveva giustiziato poco dopo, lofferta forn il pretesto per successive pretese.
Successivamente, Il governatore safavide dellAzerbaijan, Ulama Tekelu, aveva
abbandonato gli Ottomani nel 1530 e allo stesso tempo orchestrato la disgrazia di Sharaf alDin di Bitlis, che allora offr la sua lealt a Tahmasb. Ordinando ad Ulama di catturare
Bitlis, cosa che questi non fece, Sleyman prepar una campagna. Nel 1533, il Gran Visir
ibrahim Pasha riprese Bitlis e, nel 1534, occup Tabriz senza alcuna resistenza da parte
dello Shah. In quello stesso anno, Sleyman si un con le sue truppe a Ibrahim Pasha a
Tabriz e poi condusse lesercito a Baghdad che si arrese alla fine di Novembre,di nuovo
senza resistenza. Da Baghdad, lesercito intraprese una difficile marcia attraverso i monti

Zagros verso Tabriz. Quando il Sultano ritorn ad Istanbul nel 1536, egli aveva aggiunto
allImpero Baghdad, Erzurum e, temporaneamente, Van.
A dispetto del suo successo in terra nel rendere sicuri i confini occidentali e nellespandere
i suoi territori orientali, Sleyman cap chiaramente che il suo potere marittimo non era
eguale a quello delle flotte cristiane riunite. In particolare la flotta spagnola con base a
Messina e le navi dei Cavalieri di San Giovanni rimasero un pericolo costante e fu
presumibilmente con questo in mente che invit Hayreddin Barbarossa a venire da Algeri
per servire come ammiraglio. La minaccia spagnola si concretizz due anni pi tardi
quando, nel 1535, Carlo V sacro romano imperatore e re di Spagna condusse
personalmente una spedizione contro Tunisi. Questa vittoria spagnola, insieme con lo
scoppiodella guerra con Venezia lanno seguente, condussero Sleyman ad accettare le
proposte di alleanza del re di Francia Francesco I, che necessitava di un alleato contro il suo
arcinemico Carlo V.
Nel 1537 Sleyman e Francesco pianificarono un attacco combinato ai territori asburgici in
italia. Francesco doveva invadere la lombardia, mentre Sleyman doveva lanciare un attacco
via mare dallAlbania al regno di Napoli, con lassistenza della flotta francese. Il piano fall,
Francesco non invase lItalia e in Agosto, invece di invadere Napoli, il Sultano assedi
lisola Veneziana di Corf mandando razziatori contro Bridisi e Otranto dalle quali si ritir
quando non gli giunsero notizie dellavvicinarsi del re di Francia. Anche lassedio di Corf
si rivel un fallimento e in Settembre Sleyman si ritir. Nondimeno, la guerra con Venezia
continu. Nel 1538 Barbarossa cattur gran parte delle isole Veneziane nellEgeo che erano
rimaste in mani Veneziane, incluse Naxos, Paros, Santorini e Andros. La risposta Veneziana
fu di cercare alleati e in Febbraio del 1538 la Lega Santa di Papa Paolo III, Carlo V,
Ferdinando dAustria e Venezia venne ad esistenza. Il momento per agire venne nello stesso
anno quando, dopo la cattura spagnola di Kotor sulla costa dalmata, la sua flotta combinata
sotto Andrea Doria intrappol le navi di Barbrossa nel Golfo di Prevesa. La battaglia che
segu fu la pi famosa vittoria di Barbarossa. Dopo aver sconfitto gli alleati, egli riprese
Kotor, forzando la guerra a raggiungere una conclusione nel 1540. In base al trattato di
quellanno Venezia cedette a Sleyman le isole che Barbarossa aveva catturato nellEgeo, e
anche Monemvasia e Navplion nel Peloponneso.
Sleyman nel frattempo aveva condotto le sue truppe nel 1538 contro il voivoda di
Moldavia, Petru Rare, che non aveva pagato il tributo dovuto al Sultano, e che Sleyman
sospettava di collaborare con Ferdinando e di incitare il re di Polonia. In conseguenza
dellinvasione, Sleyman annett il sud est della Moldavia, incluso il porto di Bendery sul
Dniestr, completando cos il collegamento via terra tra Istanbul e la Crimea.
Gli anni 40 del 1500 videro un rinnovarsi del conflitto asburgico-ottomano e di nuovo,
come nel decennio precedente, il suo punto focale fu lUngheria, con un teatro di guerra
sussidiario nel Mediterraneo. La fonte del conflitto era un trattato che Ferdinando di Austria
aveva concuso con il re Szapolyai nel 1538. In base ai suoi termini, ciascuno riconosceva il
territorio dellaltro, ma le terre di Szapolyai sarebbero passate alla sua morte a Ferdinando,
facendone il solo sovraano dellUngheria. Nel 1540 il re Szapolyai mor, lasciando un figlio
minorenne che il vescovo di Varasd, Giorgio Martinuzzi, si adoper per fare eleggere come
re a Buda. Ferdinando cerc immediatemente di far valere le sue pretese e in Settembre
prese dassedio Buda. Loperazione fu un fallimento, ma nondimeno il suo esercito cattur
Vc, Visegrad e Szkesfehervr. Nel 1541 egli tent di nuovo, ma Martinuzzi resistette
sufficientemente a lungo perch larmata del Sultano venisse e mettesse in rotta gli
assedianti. Alla fine di Agosto, comunque, quando i Giannizzeri occuparono la cittadella di

Buda, divenne chiaro a Martinuzzi che Sleyman non intendeva dichiararlo reggente di
Ungheria. Invece, il Sultano nomin un governatore generale ottomano per la parte centrale
del Regno di Ungheria e nomin il minore Giovanni Sigismondo come re di Transilvania
la parte pi orientale del Regno sotto la tutela di Martinuzzi che, frustrato nelle sue
ambizioni, prese contatto con Ferdinando.
Lassedio di Ferdinando a Buda era solo una delle azioni degli Asburgo contro Sleyman
nel 1541. Nello stesso anno, in coincidenza con lassalto allUngheria, e sperando senza
dubbio di ripetere il successo che aveva ottenuto a Tunisi nel 1535, Carlo V condusse un
attacco ad Algeri. Limpresa fin in un disastro. Dopo che Hasan agha ebbe respinto gli
assedianti una violenta tempesta distrusse gran parte della flotta spagnola. Loffensiva degli
Asburgo del 1541 condusse non solo a una sconfitta sul campo, ma incoraggi anche
Francesco I re di Francia a rinnovare lalleanza con Sleyman contro il loro comune nemico
asburgico. Nella tarda estate del 1542, quando lesercito di Ferdinando attacc Buda per la
terza volta, un ambasciatore francese conduceva negoziati ad Istanbul. Egli ritorn con
laccordo per una azione congiunta nel 1543. Nella primavera di quellanno Sleyman
condusse il suo esercito in Ungheria, estendendo i propri confini fino ai territori ad
occidente del Danubio con la cattura di Valpo, Siklos, Pecs, Szkesfhervar e Esztergom.
Nel frattempo, la sua flotta sotto il comando di Hayreddin Barbarossa prese dassalto Nizza
e svern nel porto francese di Tolone.
Per quanto lapparire della flotta di Sleyman nel Mediterraneo possa essere sembrata
minacciosa agli Asburgo, il danno era solo temporaneo. Barbarossa si era appoggiato ai
francesi e una pace tra Carlo V e Francesco I pose temporaneamente fine alla cooperazione
franco-ottomana. In Ungheria, comunque, la guerra continuava. Sleyman stesso non
condusse pi spedizioni, ma nel 1544, il governatore generale di Buda cattur ulteriori
fortezze asburgiche, incluso Ngrad, Hatvan e Simontornya nel nord-est di Buda. Nello
stesso anno Ferdinando fece le prime mosse verso la pace. Nel 1545 lui e il suo fratello
Carlo V mandarono ambasciatori ad Istanbul. Nel 1547 conclusero un trattato valido cinque
anni con Sleyman, che confermava lo status quo territoriale. Ferdinando, comunque,
rinunci alle sue pretese sul regno di Ungheria e convenne di pagare 30.000 ducati ogni
anno per il territorio ungherese che egli continuava a governare. Per Sleyman, il trattato
aveva anche un significato simbolico, dato che il testo non si riferiva pi a Carlo come
imperatore, ma semplicemente come re di Spagna e fu da questo momento che il
Sultano ottomano si consider imperatore dei romani o Cesare.
La pace con gli Asburgo, come la pace nel 1533, lasci Sleyman libero di condurre una
spedizione contro lIran, il pretesto per lazione essendo la rivolta del fratello dello Shah
Tahmasb, Alqass Mirza, che aveva trovato rifugio presso la corte ottomana. Allinizio del
1548, il Sultano mand Alqass ai confini. Lui stesso segu in Aprile e, a Luglio, di nuovo
occup Tabriz senza resistenza. Comunque, dopo soli cinque giorni, egli ritorn verso ovest
e pose sotto assedio Van, una fortezza che i Safavidi avevano ricatturato dopo la spedizione
di Sleyman del 1533-36. Van cadde in Agosto e il Sultano si ritir ad Aleppo per linverno.
Nel 1549, le sue truppe intrapresero una spedizione per rendere sicura la frontiera nordorientale contro raid dalla georgia, ma nel suo principale obiettivo la campagna fu un
fallimento. Shah Tahmasb cattur suo fratello Alqass Mirza, facendo cessare ogni speranza
che Sleyman potesse profittare della ribellione. Alla fine del 1549 il Sultano fece ritorno ad
Istanbul.
Durante la sua assenza, gli eventi in Ungheria avevano di nuovo portato al conflitto con gli
Asburgo. Ferdinando non contravvenne al trattato del 1547 lanciando un attacco diretto, ma

invece, apr negoziati con Martinuzzi che, nel 1549, consent a cedergli la Transilvania.
Sleyman apprese di questi sviluppi attraverso lambasciatore francese e ordin al
governatore generale di Buda di intervenire. Comunque, n il governatore generale, n
lappello della madre di Giovanni Sigismondo, Isabella, poterono far cambiare idea a
Martinuzzi che nel 1551 la costrinse a cedere la corona di Transilvania. Come era avvenuto
una decade addietro questi eventi ebbero conseguenze di portata internazionale.
Avvantaggiandosi della preoccupazione del Sultano per la Transilvania lammiraglio di
Carlo V, Andrea Doria, nel 1550 cattur Mahdia e Monastir sulla costa Tunisina, le
roccaforti del corsaro turco Turgud Reis. A sua volta, questa crescita del potere asburgico
allarm cos tanto i Francesi che allinizio del 1551 il re francese Enrico II, propose che lui
e il Sultano formassero unalleanza. Le loro flotte, egli sugger dovevano cooperare nel
Mediterraneo, mentre la Francia invadeva il Piemonte e i Turchi attaccavano la Transilvania.
Lalleanza si rivel un insuccesso come i tentativi passati di cooperazione. Nel 1551, il
papa negozi una pace in Piemonte, la flotta francese rimase allancora a Marsiglia e una
invasione della Transilvania da parte del governatore generale della Rumelia, Sokollu
Mehmed Pasha, fall. La mobilitazione della flotta ottomana, comunque ebbe una
importante conseguenza. Dopo il suo successo contro Mahdia e Monastir, Andrea Doria
attacc lisola di Jerba, davanti alla costa dela Tunisia, quasi riuscendo a prendere Turgud
prigioniero. Come rappresaglia, Sleyman ordin allammiraglio, Sinan Pasha, di attaccare
Malta. Dopo aver fatto un raid in Sicilia, Sinan si ancor di fronte a Malta ma tutti gli assalti
contro lisola fallirono e la flotta francese non apparve. Invece, una parte della flotta
ottomana si separ per andare verso il Nordafrica e assediare Tripoli che i Cavalieri di San
Giovanni avevano occupato nel 1530. Tripoli cadde nellAgosto del 1551. Nel frattempo, le
parti in guerra cercavano senza successo delle alleanze, Carlo V con lo Shah Tahmasb e
Sleyman ed Enrico II con i principi protestanti della Germania.
Da questi approcci non scatur nulla e gli sforzi per mettere in piedi una azione francoottomana non ebbero pi successo che nellanno precedente. La flotta ottomana prese il
mare ad Aprile e incroci davanti alla costa occidentale del regno di Napoli, ma non prese
contatto con la flotta francese fino a Settembre, alla fine della stagione nautica. Per allora,
per, Carlo V ed Enrico II avevano fatto la pace.
Lo stesso anno della sopra illustrata inconcludente campagna navale, vide unaltra crisi in
Transilvania. Nel Dicembre del 1551 Martinuzzi fu ucciso e un mercenario spagnolo prese il
potere al suo posto. Subito dopo ci fu una ribellione a Szeged. Per superare le due crisi
furono necessarie due campagne. Per cominciare, il governatore generale di Buda soppresse
la ribellione e poi in Maggio il secondo Visir, Kara Ahmed Pasha, condusse una spedizione
in Ungheria. Apprendendo di questa campagna anche il governatore generale inizi
unoffensiva, catturando Veszprem e poi un numero di fortezze pi piccole a nord di Buda.
Kara Ahmed Pasha, nel frattempo si impadron di Temesvar e Lipova in Transilvania, e poi,
unendo le sue forze con quelle del governatore generale, si impadron di Szolnok. La
campagna si chiuse con un tentativo privo di successo di assediare Eger.
La campagna del 1552 fu solo un successo parziale. Condusse alloccupazione ottomana di
Temesvar e alla conquista di una parte delle Transilvania, ma non reistall Giovanni
Sigismondo e sua madre n fece cessare le pretese di Ferdinando al regno di Ungheria.
Convinse per Sleyman che il suo confine occidentale fosse sicuro a sufficienza da
intraprendere la sua terza campagna contro lIran, scatenata dai raid Safavidi del 1551. La
spedizione non ebbe successo, come quella del 1548-49. Sleyman avanz fino a
Nakhichevan, ma una volta ancora le tattiche di Tahmasb di fare terra bruciata lo forzarono

a ritirarsi. Perdipi lo Shah Tahmasb in questa occasione oppose una resistenza armata,
sconfiggendo il governatore generale di Erzerum fuori della citt e catturando alcune
fortezze alla frontiera. La fine delle ostilit fu segnata dal trattato di Amasya nel 1555, che
conferm le frontiere esistenti tra lIran e lImpero Ottomano.
I negoziati principali ad Amasya avvennero tra Sleyman e lo Shah Tahmasb. Vi furono
discussioni sussidiarie tra Sleyman e Ferdinando. In questa, Sleyman pose come
condizione della pace con Ferdinando, che questi abbandonasse le sue pretese sul trono di
Transilvania, cosa che Ferdinando era riluttante a concedere. La risposta di Sleyman fu,
lanno successivo, di ordinare al Governatore generale di Buda di catturare la fortezza di
confine di Szigetvr, nella Transdanubia meridionale. Lassedio fall, ma caus sufficiente
allarme negli stati transilvani da votare a Giugno per reinstallare Giovanni Sigismondo ed
Isabella. Il loro ritorno a Cluj nel Settembre del 1556 pose fine alla crisi della corona
transilvana.
Lo stesso anno vide anche un cambiamento nella configurazione politica dellEuropa
dellest. Nel 1556 Carlo V abdic. Suo figlio Filippo II eredit il regno di Spagna e i paesi
bassi spagnoli, ma non la corona del Sacro Romano Impero. Filippo intavol negoziati con
Enrico II per cessare le ostilit tra la Francia e la Monarchia asburgica, che aveva indotto il
Sultano ad allearsi con la Francia e la cui ultima manifestazione era stata una campagna
navale franco-ottomana contro il regno spagnolo di Napoli nel 1555. Gli alleati avevano
catturato alcune fortezze ma non vi stabilirono guarnigioni permanenti. Nel 1559,
comunque, filippo II di Spagna e Enrico II di Francia conclusero una pace a CateauCambresis privando Sleyman di un alleato contro la Spagna e consentendo a Filippo di
proseguire la guerra contro gli Ottomani nel Mediterraneo senza paura della Francia. Il
punto focale di queste ostilit era la costa del Nordafrica. Nel 1556 lammiraglio ottomano,
Piyale Pasha, in cooperazione con il governatore generale di Algeri aveva catturato la
fortezza spagnola di Wahran ad ovest di Algeri. Lanno successivo, Piyale conquist Bizerta
vicino Tunisi e nel 1558 razzi Ciudadela a Minorca. La risposta di Filippo fu di occupare
lisola di Jerba, davanti le coste della Tunisia. Il suo successo fu transitorio da, momento
che, nel 1560, Piyale sconfisse la guarnigione spagnola e rioccup lisola
Mentre le principali azioni navali ottomane avevano luogo nel Mediterraneo, gli scontri
nelloceano meridionale erano altrettanto importanti. Con la conquista dellEgitto nel 1517
Selim I aveva acquistato uno sbocco nellOceano indiano e lacceso al traffico, specialmente
di spezie, che dal sud dellAsia arrivava al Mediterraneo. Qualche anno prima della
conquista, comunque, i portoghesi avevano stabilito una nuova rotta dalle Indie, via capo di
Buona Speranza, a Lisbona, e stavano tentando, con la forza delle armi, di stabilire un
monopolio di tali traffici. Gi durante gli ultimi anni del regno mamelucco in Egitto essi si
erano impadroniti di vascelli mercantili che passavano per il Mar rosso e poi, nel 1517,
attaccarono il porto di Jedda nel Mar rosso. La minaccia da parte dei portoghesi e,
parimenti, lopportunit per il Sultano di guadagnare controllo dei traffici delle Indie fu
oggetto di un memorandum che il governatore di Jedda, Selman Reis, sottopose nel 1525. Il
Sultano, comunque, non vi prest attenzione e non fu che negli anni 30 del 1500, quando il
traffico delle spezie attraverso il Mediterraneo aveva raggiungo il livello minimo e mancava
il pepe nel palazzo, che il Sultano pass allazione. Nel 1538 la flotta finalmente apparve
sotto il comando del governatore dEgitto Sleyman Pasha, e salp verso lindia per porre
senza successo sotto assedio il forte portoghese di Diu, sulla costa di Gujarat. Nel 1541, i
portoghesi risposero con un attacco senza successo contro Suez. La spedizione di Sleyman
Pasha ebbe comunque importanti conseguenze. Durante il viaggio verso Diu la flotta aveva

posto guarnigioni nelle aree costiere di Aden e dello Yemen, segnando il primo passo verso
la formazione di una frontiera di terra contro i portoghesi. Nel 1547 e nel 1552, gli Ottomani
stabilirono se stessi nelle terre alte dello Yemen con la cattura rispettivamente di Taizz e
Sana.
Allinizio degli anni 40 del 1500 Sleyman stava cercando di negoziare con il re Giovanni
di Portogallo per il passaggio sicuro di navi mercantili musulmane, per stabilire la linea
Shihr-Aden-Zeila come la frontiera tra le flotte portoghesi e ottomane, e per lo scambio di
farina ottomana contro pepe portoghese. Questi negoziati non produssero alcun risultato e
incapaci di navigare con sicurezza sulloceano, le navi ottomane non riuscirono ad
allontanare i portoghesi dalle loro rotte marittime e dalle loro fortificazioni costiere.
Comunque, le operazioni di fronte alle coste arabe possono aver costituito un fattore nella
ripresa del traffico dele spezie nel Mediterraneo a partire dalla met del sedicesimo secolo.
La conquita dellIraq diede agli Ottomani un secondo sbocco nelloceano indiano,
attraverso il Golfo. Nel 1538, quattro anni dopo loccupazione di Baghdad, il signore locale
di Basra, il porto al centro del Golfo, ricevette riconoscimento formale come Goernatore
generale ottomano ma non fu fino al 1546 che Basra divenne in realt una provincia
ottomana. Comunque, a dispetto della sua posizione, non pot svilupparsi come centro di
traffici marittimi, in quanto i portoghesi avevano, sin dal 1515,occupato Hormuz ed erano in
grado a loro piacere di impedire alle navi di passare tra il golfo e loceano indiano. Nel
1546, il governatore generale di Basra, Ayas Pasha, prov a stabilire Basra come un punto di
traffico e, presumibilmente con lidea di rivaleggiare con i portoghesi che erano ad Hormuz,
occup al-Hasa sulla costa occidentale del golfo. Nel 1550, gli Ottomani occuparono Katif
e, due anni dopo, cercarono di rompere il blocco costituito da Hormuz. Nel 1552 Piri Reis
salp da Suez verso il Golfo con una squadra di trenta vascelli. La sua prima azione fu di
catturare la piccola fortezza portoghese di Muscat. Lassedio di Hormuz comunque fall e
invece Piri saccheggi lisola di Qeshm, ritornando a Basra col bottino. Al suo ritorno in
Egitto, il Sultano lo fece giustiziare per il suo fallimento. Il primo tentativo di portare le navi
indietro da Basra a Suez fall parimenti, perch i portoghesi bloccavano gli stretti. Allora,
nel 1554, Seydi Ali Reis forz il blocco, ma una volta nelloceano una tempesta lo allontan
dal Mar rosso e lo mand verso la costa dellIndia.
Il conflitto con i portoghesi continu in modo intermittente. Nel 1555, per rafforzare la
posizione ottomana nel Mar rosso, il Sultano ordin adzdemiroghlu Osman Pasha di
organizzare la provincia di Abissinia, inclusi i porti di Sawakin e Massaua. Come con le
province di Al-Hasa e Yemen, le entrate dellAbissinia non coprivano il costo di mantenere
delle guarnigioni. Nondimeno questo contribu alla creazione della frontiera difensiva
contro i portoghesi. Pure, presumibilmente, per rafforzare la posizione ottomana nel golfo,
come anche per assicurare il controllo della lucrativa pesca delle perle avvenne che, nel
1559, il governatore generale di Al-Hasa invase lisola di Bahrein provocando un
contrattacco portoghese che lo constrinsero ad una umiliante ritirata. Intorno al 1560 era
diventato chiaro che i portoghesi non potevano sfrattare gli Ottomani da Basra, Al-Hasa e
Katif al centro del golfo, n dal Mar rosso. Gli Ottomani, comunque, non potevano forzare il
blocco ad Hormuz, n sconfiggere i portoghesi nelloceano. Invece, per assicurare la
continuazione del commercio essi ricorsero ai negoziati. Nel 1562 il governatore generale di
Basra mand un inviato ad Hormuz per discutere con i portoghesi la ripresa del traffico
attraverso il golfo, mentre nel 1564 il Sultano stesso scrisse al Re di Portogallo chiedendo
che egli concedesse il passaggio per terra e per mare dei mercanti Ottomani che
trafficavano con le zone a predominio portoghese. Nondimeno ostilit su una scala minore

continuarono. Gli Ottomani, comunque, non furono mai capaci di controllare le rotte
marittime dal sud dellAsia e la ripresa del traffico delle spezie aveva pi a che fare con la
limitazione delle risorse portoghesi che con la forza ottomana.
Al Sultano questi eventi che avvenivano nelle propaggini delloceano meridionale
sembravano poco importanti a fronte delle sue preoccupazioni principali riguardanti
lUngheria, lIran e il Mediterraneo, che dominarono i suoi ultimi anni. Egli doveva, prima,
comunque, fronteggiare una guerra civile entro i suoi regni. Da circa il 1550 la morte
dellanziano Sleyman era sembrata imminente, conducendo inevitabilmente a una
competizione per la successione. Nel 1553, egli prevenne quello che sembrava un complotto
contro il suo trono giustiziando suo figlio, il principe Mustafa. Questo lasci due sfidanti, i
principi Bayezid e Selim. Nel 1558, credendo che suo padre favorisse Selim, Bayezid si
ribell, costringendo Sleyman a contrastarlo con un esercito guidato dal Visir Sokollu
Mehmed Pasha. Gli uomini del Sultano sconfissero Bayezid vicino a Konya nel Maggio
1559, costringendolo a fuggire in Iran, dove divenne il soggetto di negoziazioni tra lo Shah
e il Sultano. Finalmente, nel 1562, quando Tahmasb si fu assicurato un trattato di pace e di
compensazione finanziaria dal Sultano egli consent ad un carnefice ottomano di entrare
nella cella del principe e terminare la sua vita.
Laccordo con Tahmasb nel 1562 coincideva con la conclusione di una pace di otto anni
con Ferdinando e lasci Sleyman libero di preparare le sue campagne finali. Le incursioni
di Piyale Pasha nel Mediterraneo orientale negli anni 50 del 1500 avevano esteso il raggio
di azione della sua flotta e offrivano la prospettiva di ulteriori conquiste. Un preliminare
essenziale, comunque, era la conquista di malta che, nel punto in cui il tratto di mare pi
stretto, dominava il passaggio dal Mediterraneo orientale al Mediterraneo occidentale.
Lassedio del 1565 fu comunque senza successo e nel 1566, quasi come in compensazione
per la sconfitta a malta, Piyale Pasha conquist lisola genovese di Chio. E comunque
significativo che Chio nellEgeo e si trova di fronte alla costa ottomana: la sua conquista
segn la fine della espansione marittima ottomana in occidente.
Lultima campagna di Sleyman fu contro lUngheria. Nel 1564, Ferdinandi mor. Suo
figlio, Massimiliano, desiderava rinnovare la pace, ma in gran parte per trovarsi libero di
portare avanti le sue pretese nei confronti della Transilvania. Nel 1565, con gran parte delle
sue forze impiegate nellassedio di Malta, Sleyman pot solo ordinare al Governatore
generale di Temesvar di intraprendere incursioni limitate in Transilvania. Una campagna in
grande stile segu nel 1566. In Aprile lanziano Sultano lasci Istanbul, trasportato per la
Maggior parte del percorso su una portantina. Mandando il Visir Pertev Pasha a occupare le
terre disputate a est del Tisza, il Sultano stesso mise sotto assedio Szigetvar. Mor sul campo
di battaglia nel 1566, due giorni prima che la fortezza si arrendesse.
Durante i suoi quarantasei anni di regno, Sleyman aveva aggiunto allImpero territori
nellAnatolia orientale, Iraq, nella zona del Golfo e del Mar rosso, lEgeo, la Moldavia e
lUngheria. Alcuni di questi territori costavano in difesa pi di quanto essi fruttavano in
imposte, ma tutti servivano ad enfatizzare lo status di Sleyman come il sovrano di uno dei
pi grandi imperi del mondo. Il territorio ottomano si doveva espandere ulteriormente
durante i regni dei suoi due successori, ma lImpero non doveva pi giocare quel ruolo
internazoinale che aveva giocato allapogeo del potere di Sleyman. I re di Francia
Francesco I ed Enrico II avevano cercato di farselo alleato come pure, per un breve tempo, i
principi protestanti della Germania. Egli aveva fornito artiglieria e artiglieri ai sovrani
musulmani dellIndia e dellEtiopia, ed aveva perfino, alla fine del suo regno, mandato navi,
artiglieria ed artiglieri ad Aceh, nellisola di Sumatra. Allo stesso tempo, le campagne del

regno di Sleyman avevano mostrato che vi erano dei limiti geografici alle sue ambizioni
imperiali. Le campagne di Sleyman contro i Safavidi nel 1548-49 e 1553-54 avevano
mostrato che il territorio accidentato e difficile nelle zone di confine tra i due imperi era
sufficiente a frustrare le aggressioni ottomane, anche quando i Safavidi non offrivano
resistenza militare. Nel sud, listmo di Suez era una barriera allimportazione di legname dal
Mediterraneo e altri materiali per la costruzione di navi nel Mar rosso e al passaggio di navi
da un mare allaltro. Pi importante, lignoranza su come costruire vascelli oceanici armati,
rese impossibile per gli Ottomani sfidare i portoghesi nellOceano indiano. Questi erano i
problemi con cui dovevano confrontarsi i successori di Sleyman
Selim II (1566-1574) era lunico figlio sopravvissuto di Sleyman e cos pot godere di
una successione senza dispute. Egli era molto differente da suo padre, avendo,
apparentemente, una disposizione pacifica e un disgusto per gli affari di stato. Lungo tutto il
suo regno, deleg molte delle responsabilit di governo al suo Gran Visir e figliastro
Sokollu Mehmed Pasha. Al tempo della ascesa al trono di Sleyman,Sokollu doveva
fronteggiare tre problemi immediati: la guerra in Ungheria, una rivolta di Zaydi Imam dello
Yemen che aveva privato gli Ottomani del controllo di gran parte della provincia e una
rivolta araba nelle paludi a nord di Basra. Sokollu ag con decisione in tutte e tre i casi. Nel
1567, una spedizione trasportata lungo il fiume alla fine impose la pace al leader degli arabi
nelle paludi, Ibn Ulayyan. La ribellione fin quando il sovrano formalmente lo insign del
titolo di governatore, un espediente che gli Ottomani usavano per assicurarsi la fedelt delle
dinastie locali poste ai confini estremi dellImpero. La rivolta nello Yemen richiese tre anni
per essere repressa. Le operazioni incominciarono con la destituzione del comandante Lala
Mustafa Pasha, e con il suo rimpiazzo da parte del governatore generale dellEgitto, Koja
(lanziano) Sinan Pasha. Sinan Pasha cattur prima Taizz e poi Aden in un assalto dal
mare e da terra. Nel 1569, la fortezza di Imam a Sana cadde, e la campagna termin lanno
seguente con la presa di Kawakaban. In Ungheria, Sokollu nel 1568 concluse una pace di
otto anni con Massimiliano, a condizione che limperatore pagasse un tributo annuale di
300.000 ducati.
Fu forse la guerra con lo Yemen che condusse Sokollu, nel 1568, ad ordinare la costruzione
di un canale che collegasse Suez col Mediterraneo. Il progetto avrebbe reso possibile inviare
navi, truppe e materiale bellico direttamente dal Mediterraneo nel Mar rosso e il facile
trasporto di rifornimenti allarsenale navale di suez. Questo avrebbe portato benefici agli
Ottomani sia nella guerra allo Yemen che nella continuazione delle ostilit con i portoghesi.
Il piano comunque fall, come pure un progetto simile nel 1569. Lo stimolo immediato per
questo fu la occupazione russa di Astrakhan sul volga, vicino al punto dove il fiume sbocca
nel Mar Caspio. I russi non minacciavano direttamente i territori Ottomani, ma piuttosto
presentavano al Khan di crimea una alternativa alla fedelt come vassallo al Sultano
ottomano. Sokollu progett di scavare un canale tra il Don e il Volga, nel punto diminor
distanza tra i due fiumi, che gli avrebbe consentito di inviare una flotta direttamente dal Mar
Nero ad Astrakhan e nel mar caspio. Il progetto avrebbe anche permesso linvio di truppe
contro lIran, bypassando le barriere montagnose dellAnatolia orientale e del Caucaso.
NellAgosto 1569, larmata ottomano-tatara si accamp a Perevolok e inizi il lavoro.
Comunque, avevano completato solo un terzo del canale quando labbreviarsi dei giorni e il
freddo crescente iniziarono ad ostacolare gli scavi. Nel frattempo il comandante della
spedizione, Kasim Pasha,aveva razziato il distretto di Astrakhan, ma la citt si era
dimostrata troppo difficile da attaccare. In Settembre, Kasim Pasha ordin la ritirata. Circa
met dellesercit mor nei territori paludosi della steppa e poi un incendio nel deposito

delle provviste di azov signific che non vi era possibilit di continuare la campagna lanno
successivo. I Visir avevano concepito entrambi i canali come strumenti per superare le
barriere geografiche alle ulteriori conquiste. Col fallimento di entrambi i progetti, Il potere
marittimo e militare ottomano continu ad operare entro i vecchi limiti.
La campagna pi grande del regno di Selim fu pi convenzionale. Dal 1548, Cipro era
stata una colonia Veneziana. Nel 1570, a dispetto di una pace non ancora scaduta con
Venezia una flotta ottomana attacc lisola. Linvasione, sembra, era desiderio personale del
Sultano, e aveva acquistato il supporto di due dei suoi Visir, Piyale Pasha e Lala Mustafa
Pasha, che dovevano comandare rispettivamente le forze navali e terrestri. Sokollu, temendo
una alleanza di Venezia, Spagna, Cavalieri di San Giovanni e Papa, si era opposto alla
guerra. Nel 1570 Lala Mustafa cattur Nicosia. Nel 1571, dopo un prolungato assedio, si
impadron di Famagosta, sulla costa orientale. La guerra, comunque, aveva prodotto il
risultato temuto da Sokollu e, nellOttobre del 1571, la flotta ottomana incontr le navi della
lega santa di fronte a Lepanto (Navpaktos) nel golfo di Corinto. Nella battaglia che segu gli
alleati cristiani distrussero gran parte della flotta ottomana. Tra i comandanti Ottomani, solo
Uluj Ali, il governatore generale di Algeri aveva combattuto con successo e fu lui che
ritorn con le rimanenti navi ad Istanbul. Lepanto, comunque, fu una battaglia senza
conseguenze strategiche. Come venne lautunno, la flotta alleata torn immediatamente alle
sue basi. Durante linverno del 1571-72, sotto la direzione di Sokollu Mehmed gli arsenali
Ottomani costruirono una nuova flotta che apparve nel 1572 sotto il comando di Uluj Ali.
Nel 1573, la guerra termin con la cessione di cipro agli Ottomani. In aggiunta alla
frustrazione [arcaico: sconfitta] dei vincitori di Lepanto, nel 1574 unaltra spedizione navale
sotto il comando di Uluj Ali e Koja Sinan Pasha riconquist Tunisi dagli spagnoli lasciando
gran parte della costa africana ad est di Wahran sotto il controllo ottomano.
Lo stesso anno della conquista di Tunisi, Selim III mor e suo figlio Murad III (1574-1595)
ascese al trono. Dal momento che era lunico figlio adulto di Selim, la successione avvenne
senza guerre civili.
Per il primo anno del suo regno Murad mantenne come Visir Sokollu Mehmed Pasha.
Comunque aveva portato a Istanbul il suo proprio entourage di quando era governatore a
Manisa e costoro, in combutta con gli avversari di Sokollu, indebolirono lautorit del Gran
Visir. Nel 1579, forse con lincoraggiamento di questi uomini, un postulante vestito da
derviscio pugnal a morte Sokollu a casa sua. La sua scomparsa port un cambiamento
politico dalla pace alla guerra. La morte dello Shah Tahmasb era avvenuta nel 1576 e lanno
successivo era morto anche il suo successore, Ismail II. Il fratello di Ismail, Khudabanda, gli
era succeduto. Questa instabilit nel regno safavide aveva incoraggiato gli Uzbechi ad
invadere dallest, e questo forn agli Ottomani unopportunit di lanciare uninvasione da
ovest. Le continue attivit di propagandisti Safavidi e una serie di defezioni di signori curdi
alla frontiera ottomana consent al Sultano di sostenere che i Safavidi avevano violato i
termini del trattato di Amasya. Nel 1578 Lala Mustafa Pasha ricevette il comando per
conquistare Shirvan sul mar caspio, passando attraverso la georgia. Sokollu sembra si fosse
opposto alla guerra, che sarebbe stata inevitabilmente combattuta su un terreno montagnoso
e inospitale, ma i suoi rivali avevano prevalso, e la sua mortenel 1579 aveva portato al
potere il partito della guerra.
La campagna di Lala Mustafa del 1578 port una serie di vittorie. Dopo aver sconfitto un
esercito safavide a ildir, ricevette latto di sottomissioine di Minuchehr, principe di
Mesketian. In Agosto entr a Tbilisi e ricevette la sottomissione di Alexander Khan,
principe di Kalkhetia. Poi, nella sua marcia verdo est, lesercito cominci a soffrire per la

scarsit di cibo, il che condusse alla richiesta da parte dei giannizzeri di ritornare a casa.
Ricevendo notizie di questa situazione, il governatore safavide di Tabriz lanci un attacco
sul fiume Kur, ma fu sconfitto da zdemoroghlu Osman Pasha. Verso la met di Settembre,
con il problema dei rifornimenti attenutatosi, lesercito raggiunse Eresh. Per la fine
dellanno, le altre citt di Shirvan erano cadute, e Lala Mustafa aveva nominato governatori
sia di Shirvan che di Daghestan. La debolezza della posizione ottomana, comunque, presto
divenne chiara quando i Safavidi incominciarono a riunire un esercito a sud del fiume Kur a
i nuovi governatori rifiutarono di passare linverno nelle loro province. Invece,
zdemiroghlu Osman rimase con una forza ridotta e, per guadagnarsi la fiducia degli
abitanti del Daghestan spos la figlia dello Shamkhal. Questo, comunque riusc solo a
sottolineare i pericoli del coinvolgimento nelle vicende politiche del Caucaso, nel momento
in cui un nemico dello Shamkhal, Alexander Khan fece defezione a favore dei Safavidi,
come pure fece Simon Khan, principe di Kartli. Questa era la situazione quando Lala
Mustafa Pasha intraprese il difficile ritorno a Erzerum nellinverno del 1578-79.
Nel 1579, i Safavidi contrattaccarono, assediando le guarnigioni ottomane in derbend e
Tbilisi, e forzando zdemiroghlu ad abbandonare Shamaxi. Nessuno dei due assedi ebbe
successo. Il Khan di Crimea venne in aiuto di Derbend e un esercito sotto la direzione del
governatore generale di Dulgadir costrinse i Safavidi a ritirarsi da Tbilisi, a dispetto degli
attacchi dei loro alleati georgiani nei confronti delle forze di soccorso.
Nel 1580, Koja Sinan Pasha fu nominato comandante dellesercito, e in Aprile part verso
est per rinforzare la guarnigione a Tbilisi. Credendo, comunque che i negoziati di pace con i
Safavidi avrebbero avuto successo, abbandon la campagna che era in preparazione per il
1581. Questa fu una decisione che indebol seriamente la posizione ottomana nel Caucaso.
Nel 1582, un esercito safavide e georgiano si prepar ad assediare Tbilisi e mise in rotta una
forza ottomana che recava il soldo e gli approvvigionamenti della guarnigione. Anche in
Shirvan i Safavidi sfruttarono false voci di pace per sopraffare le guarnigioni ottomane
quando ebbero la guardia abbassata, mentre il Daghestan allo stesso tempo si rivolt ad
Osman Pasha. Dalla sua roccaforte in Derbend, egli mand un inviato per domandare
assistenza da parte di Istanbul. Nel Maggio 1583 la sua posizione sembrava senza speranza.
Lo Shamkhal del Daghestan si era alleato con il Governatore safavide di Gnj, con
lintento di annientare lesercito di Osman Pasha e di terminare loccupazione ottomana
dello Shirvan. Il risultato di questa azione fu una notevole vittoria ottomana dopo una
battaglia di quattro giorni a Meshale sul fiume Sana, che consolid la sovranit ottomana in
Shirvan e Daghestan. Dopo la battaglia, zdemiroghlu fortific Shamaxi e ritorn ad
Istanbul.
La battaglia di Meshale segn un risollevarsi delle fortune ottomane. Nel 1583 un nuovo
comandante, Ferhad Pasha, condusse un esercito ad est, occup erivan, ripar e costru
fortezze in Georgia e guadagn lalleanza del principe della Georgia, Simon Khan. Allo
stesso tempo, riport al Sultano che le truppe erano stremate e che i sudditi Ottomani
stavano soffrendo per il peso delle tasse. Ricevette la replica che lesercito non doveva
tornare fino a quando i Safavidi non fossero stati costretti alla pace. Lo scopo del governo
era, sembra, di catturare e occupare Tabriz. Questo obiettivo fu ottenuto da zdemiroghlu
Osman Pasha nel 1585. Egli sconfisse un esercito safavide sotto la guida del principe della
Corona , Hamza Mirza, a Sufian e poi, traendo vantaggio da una disputa tra fazioni Safavidi,
in Settembre cattur Tabriz, con una resistenza solo da parte della guarnigione. Entro un
mese, le truppe occupanti avevano costruito una nuova fortezza.

Una volta ancora, dopo che Hamza Mirza aveva attirato allesterno e sconfitto una parte
della guarnigione, Osman Pasha si trov a fronteggiare la sconfitta in un avamposto
ottomano isolato. NellOttobre del 1585, Osman Pasha mor, lasciando la guarnigione sotto
il comando del governatore generale di Diyarbekir, Jafer Pasha. Per undici mesi, fino
allarrivo di una forza di soccorso sotto Ferhad Pasha, egli sostenne un assedio safavide e,
durante i suoi anni come comandante a Tabriz, resistette ai tentativi Safavidi di ricatturare la
citt. Anche in Georgia le fortune ottomane continuarono. Nellestate del 1587, Ferhad
Pasha condusse una spedizione contro Minuchehr, che aveva abbandonato la sua fedelt agli
Ottomani, e contro il patrigno di Minuchehr e precedente alleato degli Ottomani, Simon
Khan. Dopo averli sconfitti entrambi, occup e dot di guarnigione Gori, la capitale di
Simon Khan, e part per rinforzare Tbilisi. Qui ridusse alla sottomissione Simon Khan,
facendo effettivamente della Georgia un possedimento ottomano. Lanno seguente un
nuovo Shah, Abbas I sal al trono in Iran.
La guerra con gli Ottomani era solo uno dei problemi di Abbas. Egli doveva fronteggiare
una lotta di fazioni allinterno del suo stesso regno e una invasione Uzbeka. Nel 1589, Gli
Uzbeki catturarono Herat e avanzarono verso occidente verso Mashhad. La preoccupazione
di Abbas per questa guerra consent agli Ottomani di estendere il loro fronte sulla frontiera
occidentale dellIran. Nel 1588, mentre Ferhad Pasha occup Gnj in Azerbaijan e
ricevette il ributo dei principi georgiani, a sud Jigalazade Sinan Pasha condusse un
esercito da Baghdad e prese Nihavend. Con una guerra su due fronti lo Shah Abbas non
ebbe altra scelta se non che cercare la pace. In Gennaio 1590, un ambasciatore safavide
arriv a Istanbul. Il trattato dello stesso anno lasci gli Ottomani in possesso di tutti i
territori che avevano conquistato in Azerbaijan e nel Caucaso, e Nihavend, Luristan e
Shehrizor nellIran occidentale.
Con questo trattato lImpero Ottomano raggiunse il suo punto di massima espansione

CRONOLOGIA: IL PERIODO DEI GUAI PER GLI OTTOMANI, 1590-1650


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La Guerra con lIran aveva aggiunto vasti territori allImpero Ottomano, ma con grandi
costi. Portare la guerra ad una conclusione vittoriosa aveva richiesto un decennio di
combattimenti nel terreno accidentato del Caucaso e dellAzerbaijan. Il continuo
guerreggiare aveva portato ad agitazioni e diserzione tra le truppe e il peso che gravava sul
Tesoro aveva a sua volta messo sotto tensione il tessuto sociale dellImpero, con crescenti
agitazioni e brigantaggio che dovevano peggiorare nelle decadi successive. Non era una
guerra che aveva prodotto abbondanza di bottino, ed improbabile che la tassazione delle
nuove province coprisse i costi delle loro guarnigioni. Perdipi la vittoriosa conclusione non
era semplicemente un risultato della superiorit militare ottomana. Doveva molto a guai
interni della dinastia Safavide e allinvasione Uzbeka, che costrinse gli Iraniani a combattere
su due fronti
Questo era chiaro a Ferhad Pasha , che era stato largamente responsabile delle vittoria
ottomana. Quando una nuova guerra minacci di scoppiare in Ungheria, Ferhad fu uno di
quelli che vi si oppose. Agli inizi degli anni 90 del 1500 i raid dalla Bosnia attraverso il
confine con lAustria e le rappresaglie Austriache resero tese le relazioni tra i due poteri, e
crearono le condizioni per una guerra. Il cronista Ibrahim Pechevi riferisce di un incontro
alla presenza del Sultano, dove Ferhad Pasha si oppose alla dichiarazione di guerra, sulla

base del fatto che le truppe erano esauste dopo la campagna Iraniana. Fu, riporta Pechevi, il
Gran Visir Koja Sinan Pasha, che, nella sua ambizione di eclissare la fama di Ferhad Pasha
come comandante, il principale avvocato della guerra.
Sinan Pasha ottenne quello che voleva e, nel 1593, part alla volta dellUngheria come
comandante in capo. La campagna inizi sotto buoni auspici con la cattura, allinizio
dellautunno di Vezprem e Paluta nellUngheria occidentale. Poco dopo, comunque, divenne
chiaro che lesercito ottomano non poteva pi vantare la superiorit che aveva avuto trenta
anni prima. Nel Novembre 1593, gli Austriaci contrattaccarono, assediando Szkesfehervr,
e mettendo in rotta una forza ottomana mandata ad aiutare la fortezza.
Abbandonando Szkesfehervr allarrivo dellinverno, essi nondimeno catturarono una serie
di piccole fortificazioni nel distretto. Loffensiva Austriaca continu nel 1594, con la cattura
di Novigrad e lassedio di Esztergom, sul Danubio ad ovest di Buda, e di Hatvan, a nord-est.
Gli assedianti misero di nuovo in rotta una forza ottomana di soccorso a Hatvan. Fu solo
quando Sinan Pasha si avvicin con una notevole forza che gli Austriaci si ritirarono, e
loffensiva continu con la cattura dapprima di Tata e poi di Gyr, sulla strada tra Buda e
Vienna. Pechevi mette in rilievo, comunque, che fu solo per grazia di Dio che Gyr cadde.
Il fiume in piena aveva aveva allagato il fossato intorno alla fortezza, e gli assedianti
potevano avvicinarsi alle mura solo in ununica fila attraversando un ponte. Gli Austriaci
non avevano alcuna ragione per arrendersi. La vittoria, comunque, riscatt alcune delle
precedenti sconfitte.
Lanno dopo port il disastro. Nel 1595, su impulso dellimperatore Austriaco, il re di
Transilvania Stefano Bathory, trasfer la sua fedelt agli Asburgo. Nello stesso tempo i
voivoda di Moldavia e Valacchia si ribellarono, aprendo un nuovo teatro di guerra e
minacciando il controllo ottomano del Danubio, una via di primaria importanza per il
trasporto di approvvigionamenti e materiale militare verso lUngheria. Il voivoda di
Moldavia sconfisse una forza ottomana mandata contro di lui e, nellinverno 1594-95, il
voivoda Michele di Valacchia attravers il Danubio e devast unarea della Bulgaria del
nord. La campagna ottomana per sopprimere la sua ribellione inizi male,con la destituzione
del comandante, erhad Pasha, e il suo rimpiazzo da parte del suo rivale, Koja Sinan Pasha.
Sinan Pasha, a dispetto di foreste, paludi e delle tattiche di razzia de Valacchi, raggiunse
bucarest e poi Tirgovite, fortificandole entrambe. Subito dopo, comunque, Michele
contrattacc, massacrando la guarnigione a Tirgovite e costringendo gli Ottomani a ritirarsi
fino al Danubio. A Giurgiu, Michele distrusse il ponte sul fiume, e uccise le migliaia di
soldati che erano rimasti sulla riva sinistra. Nel mentre gli eventi in Ungheria non erano pi
fortunati. In Agosto, gli Austriaci assediarono Esztergom. La fortezza cadde quando il suo
comandante, il figlio di Sinan Pasha, Mehmed, fugg a Buda.
Nel 1595, Murad III mor. La successione al trono di suo figlio Mehmed III (1595-1603)
venne in un momento di severa crisi sui campi di battaglia e, dietro le insistenze di Sinan
Pasha e altri, nel 1596 il nuovo Sultano accompagn di persona lesercito in Ungheria. Fu
una campagna con risultati alterni. Durante la marcia verso Eger, nel nord dellUngheria,
giunsero notizie che gli Austriaci avevano catturato Hatvan. Per controbilanciare questa
perdita lassedio di Eger fu un successo e poco dopo gli Ottomani colsero una vittoria
inaspettata. Subito dopo la caduta di Eger, si scontrarono con un forte esercito Austriaco
vicino alla fortezza, nella pianura di Mez-Keresztes (Mezo-Keresztes). Di fronte alla
superiorit dellartiglieria e alle salve degli archibugieri che si riparavano dietro le picche la
battaglia si trasform in una rotta quando la cavalleria ottomana fugg di fronte al nemico.
Incontrando pochissima resistenza, gli Austriaci raggiunsero laccampamento centrale

ottomano e si diedero al saccheggio. Fu in questo momento che i cammellieri, gli stallieri e


altri servitori di palazzo che avevano accompagnato la spedizione attaccarono, gridando
Gli infedeli fuggano! Le loro grida incoraggiarono le sconfitte truppe ottomane a
ritornare allattacco. Allarrivo della notte Pechevi stima che fossero stati uccisi cinquemila
Austriaci. La vittoria fu totale. Ma non condusse ad ulteriori successi.
Nel 1597, il Visir Satirji Mehmed Pasha lasci Istanbul per lUngheria. Il suo unico
successo fu di ricatturare Tata. Egli non riusc neanche ad avvicinarsi, n tanto meno a
sconfiggere lartiglieria Austriaca nelle trincee intorno a Vac, sulla via a nord per Buda, e
quello stesso anno gli Austriaci ricatturarono Gyr, facendo esplodere le porte con una
nuova arma, il petardo . A dispetto di questi insuccessi, Satirji Mehmed rimase al comando.
Nel 1598, ricevette lordine di attaccare la Transilvania e di ripristinare lobbedienza del Re.
Egli espugn Csanad e poi, sotto una pioggia battente, prese dassedio Varad. A Varad
giunse la notizia che un esercito di assedio Austriaco con 40 cannoni stava mettendo sotto
assedio Buda. Satirji Mehmed ripart immediatamente, ma un tempo disastroso, fiumi in
piena e paludi ostacolarono il viaggio verso la capitale ungherese. Seguirono fame, malattia
e ammutinamento insieme alle notizie che gli Austriaci stavano assediando Veszprem, Tata e
Paluta. Alla fine nessuna forza di salvataggio raggiunse Buda e Satirji Mehmed mor per
ordine del Sultano. I temuti disastri non si concretizzarono. Buda sopravvisse allassedio e,
nel 1599, allapprossimarsi a Vac sul Danubio di un esercito ottomano sotto il comando del
Gran Visir Ibrahim Pasha gli Austriaci si ritirarono. Ci furono solo piccoli successi
Ottomani. Una forza sotto il comando di Kuyuju (lo scavatore di pozzi) Murad Pasha
prese Bobovac e lespediente di offrire denaro alla guarnigione francese non pagata di Papa
li persuase a cambiare contendente e per un certo tempo la fortezza cadde sotto controllo
ottomano.
Lanno 1600 port una maggiore ricompensa, quando il governatore generale di Buda,
Mehmed Pasha espugn Kanizsa nellUngheria sud-occidentale. La vittoria, comunque,
come la battaglia di Mez-Kereresztes era, come Pechevi descrive una grazia di Dio.
Prima un magazzino di polvere esplose nella fortezza e quando, di fronte ad una superiore
potenza di fuoco Austriaca, i giannizzeri fuggirono, le truppe Austriache fuori della fortezza
credettero che questo fosse un trucco. Invece di attaccare essi partirono, lasciando Kanizsa
sotto assedio. Con la loro partenza, la fortezza si arrese. Nel 1601, gli Austriaci
contrattaccarono, prendendo dapprima Szkesfhervr, e poi mandando un esercito a
riconquistare Kanizsa. Una forza ottomana sotto Yemishchi (il fruttivendolo) Hasan
Pasha, che era succeduto al comando dopo la morte di Ibrahim Pasha, non pot scalzare le
forze Austriache trincerate che bloccavano il passo per Szkesfhervr. Kanizsa, comunque,
sotto il comando di Tiryaki (il drogato) Hasan Pasha, resistette ad un assedio che dur
fino allinverno quando, di fronte ad una ostinata resistenza ed ad un freddo acuto, gli
Austriaci si ritirarono.
Lanno dopo la difesa di Kanizsa, Yemishchi Hasan Pasha riconquist Szkesfhervr,
mentre in Transilvania, Szekely Mzes, un signore che era risentito per il trattamento da
parte del generale Austriaco Basta si ribell al re e chiese laiuto ottomano. Entrambi gli
eventi sembrarono preannunciare un risollevarsi delle fortune ottomane. Come successe poi,
la ribellione di Szekely condusse ad un disastro. Nel 1602, Yemishchi Hasan si prepar ad
invadere la Transilvania, sostenendo che gli Austriaci mancavano delle risorse per invadere
lUngheria. Subito dopo la partenza dellesercito arriv la notizia che gli austriaci avevano
catturato Pest, sulla riva del Danubio opposta a Buda. Yemishchi Hasan torn indietro, e
trov Pest in possesso degli Austriaci, e Buda sotto assedio. Ritorn ad Istanbul in disgrazia

ma, godendo del favore del Sultano, scamp lesecuzione, e quando si dimise, i giannizzeri
insorsero a suo favore. LAgha dei giannizzeri, comunque, calm i ribelli, e subito dopo
Yemishchi Hasan fu ucciso.
Prima di lasciare lUngheria Yemishchi Hasan aveva nominato Lala Mehmed Pasha come
comandante. Il suo primo successo fu di allontanare da Buda le forze di assedio asburgiche,
ci che gli permise di programmare la riconquista di Pest sullaltra sponda. Per fare questo,
egli doveva scacciare il nemico dallisola di Csepel, che bloccava laccesso via fiume alla
citt. Lala Mehmed capiva chiaramente che sconfiggere gli Austriaci sullisola richiedeva
fanteria in posizioni di trincea, ed ag di conseguenza. I giannizzeri, per, disobbedirono al
comando, rifiutandosi di trincerarsi e domandando rinforzi di cavalleria. Lala Mehmed si
pieg alle loro richieste con il risultato che, nel Luglio 1603, gli Austriaci annientarono le
forze attaccanti e rimasero in possesso di Pest. Nellanno seguente, tuttavia, la posizione
ottomana cominci a migliorare.
Un fattore fu il capovolgimento delle fortune Austriache nei principati danubiani. La
rivolta del voivoda Michele nel 1595 aveva beneficiato lAustria, sottraendo risorse
ottomane dal fronte ungherese. Per il 1600, per, Michele pretendeva non solo la sovranit
della Valacchia, ma anche di Moldavia e Transilvania, una espansione di potere che
danneggiava piuttosto che favorire gli interessi Austriaci. Il generale Austriaco Basta risolse
il problema facendolo uccidere, pi a vantaggio degli Ottomani che di se stesso. Poi, nel
1603 ci fu una nuova rivolta in Transilvania, sotto la leadership di Stephan Bocskai, contro
il dominio dellimperatore Austriaco. Un altro fattore della ripresa ottomana furono le
capacit militari di Lala Mehmed Pasha, che in quel momento combinava le cariche di Gran
Visir e comandante in capo delle forze in Ungheria. Nel 1604, lasci Belgrado per
lUngheria e, allavvicinarsi del suo esercito, gli Austriaci abbandonarono Hatvan e Pest, e
cedettero Vac a seguito di un blocco. Nellautunno del 1604, egli intraprese senza successo
lassedio di Esztergom prima di ritornare ad Istanbul. Qui ricevette dal nuovo Sultano,
Ahmed I (1603-1617), il permesso di incoronare Bocskai re di Transilvania, col titolo di Re
di Ungheria. Nel 1605 ritorn al fronte e questa volta conquist la modernizzata fortezza di
Esztergom. Questo fu lultimo scontro di rilievo della guerra.
Nel 1606 negoziati di pace iniziarono a Zsitvatorok nella terra di nessuno tra gli imperi
asburgico e ottomano, focalizzati sugli accomodamenti territoriali, sui tributi dovuti al
Sultano e sulla risoluzoine di dispute di confine. Qualche dettaglio non si pot dirimere, col
curioso risultato che le due parti firmarono due versioni lievemente differenti del trattato.
Quando i negoziatori asburgici si recarono a Istanbul nel 1608 per ratificare il testo essi lo
rigettarono dal momento che trovarono che delle parti erano state cambiate e che la clausola
sulla eguale dignit degli imperatori era stata espunta. Non fu che nel 1612 che ratificarono
la versione finale. Il trattato comunque funzion. Non ci furono ostilit tra le due parti fino
agli anni 60 del 1600, mentre la clausola che proibiva i raid attraverso il confine e
lintroduzione di una procedura per risolvere dispute di confine diede una espressione
formale al concetto di una frontiera pacifica e fissata. Il kleinkrieg dei secoli precedenti era
finalmente cessato.
La guerra dei tredici anni con lAustria aveva portato Kanizsa, Eger e qualche altra
fortezza agli Ottomani, ma anche qualche perdita territoriale. Si era aperta con la vanteria di
Sinan Pasha che lui avrebbe portato il re di vienna prigioniero ad Istanbul ed era finita con
un compromesso. Aveva mostrato che in quel momento gli Austriaci erano superiori agli
Ottomani come armamento e come tattica. Nondimeno, con la loro capacit di continuare la
guerra e, negli ultimi due anni, di conseguire una serie di vittorie, gli Ottomani avevano

mostrato una straordinaria resilienza, in particolare dal momento che in quegli anni non
stavano combattendo su un fronte ma su tre fronti.
Il secondo fronte era ad oriente. Nel 1590, lo Shah Abbas aveva, di fronte agli attacchi
Uzbeki del Khorasan, concesso territorio agli Ottomani. Nel 1598, comunque, ottenne una
vittoria nei confronti degli Uzbechi e, subito dopo, occup Herat. Poi, usando la defezione a
suo favore di un signore curdo come una giustificazione per la guerra, nel 1603 entr a
Tabriz. La guarnigione era in quel momento assente, alla caccia del ribelle curdo e, al suo
ritorno soffr una sconfitta fuori della citt. Da Tabriz, Abbas marci su Nakhichevan. Dopo
la resa della guarnigione locale, prosegu verso Erivan. Le fortezze della citt resistettero
allassedio safavide per pi di nove mesi, ma di fronte alla malattia e alla fame e senza
speranza di una forza di soccorso, capitolarono nel 1604. Con la perdita delle fortezze,
divenne chiaro che cera bisogno di intraprendere una campagna ad est, a dispetto di ci che
richiedeva il fronte ungherese. Nella seconda met del 1604, dunque, Jigalaze Sinan Pasha
guid un esercito in direzione di Shirvan, finch, presso il fiume Aras, le sue forze lo
costrinsero a cambiare la sua direzione per Tabriz. Marciando verso il sud di Varas egli
pass linverno a Van. Le forze dello Shah,comunque, avevano fatto razzie nella regione di
Kars, e sconfitto una forza di soccorso da Sivas, forzando Sinan Pasha ad abbandonare van.
Nel 1605, egli continu verso Tabriz, con le forze Safavidi che lo tenenevano docchio dalle
montagne. Poi, ingannando Jigalazade riguardo la direzione dellattacco, lo Shah Abbas
mise in rotta il suo esercito a Sufian. Facendo seguito alla vittoria, egli cattur Gnj in
Azerbaijan, Tbilisi in Georgia e pose sotto assedio Shirvan. Con la caduta di Shirvan sette
mesi pi tardi nel 1606, lo Shah Abbas aveva ripreso tutto il territorio che gli Ottomani
avevno conquistato nella guerra del 1578-90).
Il terzo fronte sul quale gli Ottomani si trovarono in guerra fu lAnatolia. Le agitazioni in
quellarea erano divenute endemiche attraverso tutto il sedicesimo secolo ma, nel 1596,
scoppi una ribellione di tale portata da minacciare il dominio del Sultano. Fu un evento che
le cronache musulmane collegano direttamente alla battaglia di Mesz-Kerezstes. Nel1596,
subito dopo la battaglia, il Gran Visir, Jigalazade Sinan Pasha aveva privato dei loro
possedimenti i cavalieri che erano fuggiti dal campo di battaglia. Privati dei loro mezzi di
sussistenza, si unirono al primo dei grandi leader ribelli, Kara Yazjij, lui stesso un ex
delegato di un governatore. Quando il Sultano ordin al governatore generale di Karaman di
attaccare i ribelli, egli fece defezone a favore di Kara Yazjij, che si ritir ad Urfa. Qui
resistette ad un assedio di due mesi. Il governo allora ricorse ad una lusinga, nominando
Kara Yazjij come governatore, prima di Amasya, e poi di orum. Come governatore, per,
egli continu a saccheggiare lAnatolia, provocando unaltra campagna governativa. Nel
1601 Hasan Pasha, il figlio di Sokollu Mehmed Pasha,finalmente sconfisse i ribelli vicino a
Elbistan. Nel 1602 Kara Yazjij mor.
Questo non pose fine per alla ribellione. Il comando dei Jelali, come finirono per essere
noti i ribelli, pass al fratello di Kara Yazjij, Mad Hasan, che, nel Maggio del 1602, assedi
Tokat e alla fine uccise Hasan Pasha. NellAgosto, sconfisse un'altra forza governativa e
pose dassedio Ankara, estorcendo una consistente somma dagli abitanti. Poi si mosse verso
ovest e assedi unaltra forza governativa a Ktahya. La risposta del Gran Visir, Yemishchi
Hasan Pasha fu nuovamente di offrire al ribelle il posto di governatore, nominandolo
governatore generale di bosnia. Questo fimosse il porblema dallAnatolia, dato che i suoi
ribelli lo accompagnarono in Bosnia e poi sul fronte ungherese, dove perirono nel disastroso
attacco allisola di Csepel nel 1603. Nel 1606 il comandante in capo delle forze ungheresi
ordin lesecuzione di Mad Hasan. La partenza di Mad Hasan e dei suoi uomini non fece

comunque cessare le agitazioni in Anatolia, quando nuovi gruppi di ribelli si unirono per
assaltare citt e villaggi e per esigere tasse illegali, provocando una grande fuga dalle
fattorie e dai villaggi verso Istanbul e altre grandi citt. Allo stesso tempo, il maltempo
esacerbava le sofferenze della popolazione.
Gli sforzi del governo per sconfiggere i ribelli continuarono a fallire. Nella sua marcia
verso est nel 1605 Jingalazade ricevette lordine di scontrarsi con i Jelali prima di attaccare i
Safavidi. Egli non riusc a farlo e, nello stesso anno, il ribelle Tall Halil sconfisse un ex
governatore generale di Aleppo a Bolvadin, inducendo il Sultano Ahmed a ritenere di dover
guidare la spedizione di persona. Questo piano per fu un fiasco. Nel Novembre 1605 egli
and a Bursa. Tall Halil si ritir e il Sultano ritorn. Invece, offr al ribelle il governatorato e
la carica di generale di Baghdad, e Tall Halil lasci lAnatolia. La sua presenza a Baghdad,
comunque, caus solo instabilit in Iraq, mentre nellAnatolia occidentale unaltra figura,
Kalenderoghlu Mehmed era emersa come leader dei ribelli. Una campagna delgoverno nel
1606 fall completamente. Era incerto se il suo obiettivo fosse la sconfitta di Kalenderoghlu
o dello Shah Abbas, e alla fine si ritorn indietro quando le truppe non pagate si
ammutinarono. Nel 1607 il potere ottomano in Asia sembr sullorlo del collasso. Nel
Gennaio, Kalenderoghlu sconfisse una forza governativa vicino Nif, incoraggiando altri
leader Jelali a unire le loro forze alle sue. Nellestate assedi Ankara. Una forza di soccorso
lo scacci, ma la stessa sub una sconfitta a Ladik. Annunciando che stava andando ad
assediare skdar e causando panico nella capitale, Kalenderoghlu avanz verso Bursa. Nel
1607 occup la citt, lasciando solo la cittadella nelle mani del governo. Nel sud-est, Adana
e i passi montani dei Tauri erano nelle mani di un ribelle chiamato Jemshid, ma la pi
pericolosa di tutte fu la ribellione di Ali Janbulad in Siria.
Membri della famiglia Janbulad avevano servito come governatori ereditari di Kilis sin dal
1571. Nel 1603, un membro della famiglia, Hseyn Janbulad, aveva, con la forza delle armi
stabilito se stesso come governatore generale ottomano di Aleppo. Due anni dopo, quando
Jingalazade Sinan Pasha gli aveva ordinato di prestare servizio nella campagna iraniana, egli
rimase ad Aleppo. Per vendicarsi, Jingalazade lo aveva giustiziato e questo sembra abbia
provocato la rivolta di suo figlio Ali. La tattica del governo per sconfiggere Ali fu di
nominare un signore rivale, il libaneseYusuf ibn Sayf, governatore di Damasco, con lordine
di eliminare il ribelle. Ali Janbulad replic con una tattica simile, alleandosi con un certo
Fakhr al-Din e altri signori della Siria e del Libano anzitutto per sconfiggere Yusuf, e poi per
spartirsi Siria e Libano. Nel Maggio 1606 egli chiedeva al Sultano un visirato e il diritto di
nominare i suoi propri uomini in unarea ampia e strategicamente importante intorno ad
Aleppo. Nello stesso tempo, cerc unalleanza con Kalenderoghlu e altri ribelli anatolici e
con governatori simpatizzanti. Lo scopo di Al, che divenne chiaro, era di autoproclamarsi
sovrano indipendente.
Ci che frustr le ambizioni di Ali fu la nomina nel 1606 di Kuyuju Murad Pasha come
Gran Visir. A differenza delle sue precedenti improvvisate campagne, Kuyuju Murad
pianific la sua spedizione con grande cura, finalmente partendo da skdar nel Luglio del
1607. Per neutralizzare Kalenderoghlu durante la campagna, egli lo nomin governatore di
ankara. Fu quando gli abitanti si rifiutarono di accettarlo che egli strinse dassedio la citt.
Allora Kuyuju Murad attravers i monti Tauri e occup adana, giustiziando cinquecento
seguaci del governatore ribelle. Da Adana, scegliendo il percorso pi inaspettato, si avvicin
ad Aleppo, mettendo in rotta le forze di Ali Janbulad nellottobre 1607, e massacrando i suoi
aderenti. In Novembre, entr ad Aleppo e giustizi molti membri della famiglia Janbulad e
durante linverno ricevette la sottomissione dei confedereti libanesi e Siriani di Ali Janbulad.

Ali Janbulad fugg verso ovest, prendendo contatto con il Jelali Kalenderoghlu a Bursa ma,
non raggiungendo alcun accordo con lui, accett invece il perdono del Sultano, che lo
nomin governatore generale di Temesvr. Qui, comunque, la popolazione lo rifiut, e nel
1610 Kuyuju Murad ordin la sua morte.
La sconfitta di Ali Janbulad lasciava ancora i ribelli col controllo di gran parte
dellAnatolia. Nel Gennaio 1608 Kalenderoghlu sconfisse una forza sotto il comando di
Nakkash (lartista) Hasan Pasha vicino a Mihali e nellestate blocc il passaggio di un
altro esercito che portava il tesoro di Kuyuju Murad ad Aleppo. Kuyuju Murad nel
frattempo fronteggiava severi problemi nel preparare una nuova campagna. Kalenderoghlu
aveva bloccato la sua disponibilit di contante; a seguito di un duro inverno e di una
primavera tardiva, e in conseguenza dellimpoverimento delle campagne, la piena quota di
truppe non era arrivata dallAnatolia; i rifornimenti dallEgitto erano lenti ad arrivare. Nel
frattempo, comunque, egli distacc alcuni dei Jelali minori da Kalenderoghlu dando loro dei
governatorati. Finalmente, nellAgosto del 1608, egli si scontr con Kalenderlghlu e lo
sconfisse a ovest di Malatya. Il ribelle e i suoi seguaci fuggirono in Iran, mentre Kuyuju
Murad, ignorando il comando del Sultano di rimanere sul posto, ritorn ad Istanbul. Nel
1609 lesercito si era radunato ad skdar, ma Kuyuju non si mosse. Invece, mand un ex
Jelali, Zulfikar, ad attaccare il ribelle Musli Chavush, che lui stesso aveva nominato
governatore di el durante la campagna contro Kalenderoghlu. Durante lassenza di
Zulfikar, un altro ribelle, Yusuf Pasha apparve con i suoi seguaci per chiedere perdono, che
Kuyuju Murad concesse fino a che Zulfikar torn con la notizia della disfatta di Musli
Chavush. Allora Kuyuju giustizi Yusuf Pasha nella sua tenda. Con la morte di Yusuf Pasha,
Kuyuju sciolse lesercito, sebbene campagne contro i ribelli dellAnatolia e dellIraq
continuarono nel 1610 su una scala pi piccola.
La sconfitta dei Jelali lasci il Gran Visir con due preoccupazioni. La prima era ripristinare
lamministrazione fiscale e provinciale dopo la guerra con lAustria e la devastazione della
ribellioone Jelali in Anatolia. Il risultato fu un menorandum da un addetto della cancelleria,
Ayn Ali, che predispone, sulla base di registri dellarchivio uno schema ideale di
organizzazione fiscale, provinciale e militare. Il Sultano, da parte sua, desiderava un
monumento pi vistoso alla vittoria sopra i ribelli, e ordin la costruzione ad Istanbul della
moschea che porta il suo nome, la moschea del Sultano Ahmed o moschea Blu. In realt,
comunque, la vita rurarle e la popolazione rurale dellAnatolia furono lenti a riprendersi.
Resoconti fiscali redatti trentanni dopo le campagne di Kuyuju Murad Pasha mostrano che
la popolazione non aveva raggiunto il livello di vita del sedicesimo secolo.
La seconda preoccupazione di Kuyuju Murad era rinnovare a guerra con lIran. La sua
canpagna, comunque, fu inconcludente. Nel 1611 egli mor a Diyarbekir e lanno seguente,
Nasuh Pasha, ilsuo successore come grand Visir, concluse la pace con lo Shah Abbas.
Questa dur solo quattro anni. Nel 1615, col pretesto che il tributo annuale di seta dovuto da
parte dello Shah non era ancora arrivato il Gran Visir, kz (il bue) Mehmed Pasha,
rinnov la guerra e assedi erivan senza successo.
In occidente, nel mentre, cera pace, lunico scontro avvenne sul mare tra la flotta
ottomana nel suo giro annuale del Mediterraneo orientale da un lato e corsari che operavano
sotto legida dei cavalieri di San Giovanni e del Duca di Toscana, con cui i ribelli Ali
Janbulad e Fakhr al-Din avevano stabilito contatto. Pi pericolosi di questi erano gli attacchi
dei cosacchi dalle loro basi lungo il Don e il Dniepr contro insediamenti lungo la costa del
Mar Nero. Questi attacchi crebbero di intensit in anni successivi del diciassettesimo secolo,
culminando in un raid contro Sinope nel 1614. Nellanno seguente un contrattacco ottomano

fall quando i cosacchi, nelle loro barche a fondo piatto, attirarono lammiraglio Jigalazade
Mahmud cos vicino alla riva che le sue galee finirono in secco. Nel 1623 essi attaccarono
Yeniky sul bosforo, vicino la capitale, e per quattro anni, tra il 1637 e il 1641, occuparono
perfino Azov, allestuario del Don, costringendo gli Ottomani a rifortificare Ochakov, una
fortessa che occupava una simile posizione strategica sul Dniepr. Per mezzo secolo, la
guerra con i cosacchi richiese una serie di spdizioni marittime, con nuove strategie contro le
loro barche a fondo piatto e una costante vigilanza lungo le coste del Mar Nero. Questi
scontri con i cosacchi erano gli scontri navali pi aspri fino al 1645.
La conclusione della guerra Austriaca e la sconfitta dei Jelali non fece cessare il periodo
dei guai ottomano. Nel 1617 Ahmed I mor, facendo scoppiare una crisi allinterno della
dinastia. Dal momento che i figli di Ahmed non erano ancora adulti, una fazione entro il
palazzo fece s che gli succedesse suo fratello Mustafa I (1617-18,1622-23). Questo
principe, comunque, era mentalmente disturbato e, durante lassenza del Gran Visir per una
importante campagna per ricatturare Tabriz, la fazione che si era opposta alla successione di
Mustafa provoc la sua detronizzazione e la sostituzione nel 1618 col figlio Maggiore di
Ahmed, Osman.
Il primo anno del regno di Osman vide la conclusione di una pace con lIran che
confermava la frontiera in Georgia e faceva qualche lieve aggiustamento in favore dello
Shah Abbas al confine ottomano-safavide in Iraq. Per contrasto ci fu una grave crisi nei
rapporti con la Polonia. I raid cosacchi dal territorio polacco sulle coste dellImpero
Ottomano e quelli tatari in Polonia avevano condotto ad una tensione tra le due potenze.
Anche la Moldavia offriva rifugio ai cosacchi e furono gli eventi che vi si verificarono che
condussero alla guerra. Quando Caspar Gratiani successe come voivoda di Moldavia egli
intercett lettere dal re di Transilvania, Bethlen Gabor e le rese note al re polacco,
Sigismondo. Quando il Sultano replic deponendo Gratiani, il voivoda si ribell e si rifugi
in Polonia. La risposta ottomana fu decisa. NellAgosto del 1620, il governatore generale di
Ochakov, Iskender Pasha, raccolse le sue forze e, in Settembre, mise in rotta gli eserciti
congiunti di Polonia e Moldavia a ai. Segu una seconda sconfitta dei polacchi. Il re
sigismondo, a questo punto, desiderava la pace, ma il Sultano, a dispetto della opposizione
da parte dei giannizzeri, stabil di continuare la guerra, e non consent allinviato polacco di
entrare in Istanbul. Nel Maggio 1621, lasci la capitale alla testa di un esercito e alla fine di
Agosto raggiunse Chotin sul Dniestr. Per met Agosto tutti gli assalti alla fortezza erano
falliti e, a dispetto della determinazione di Osman di rimanere sul campo per tutto linverno,
lammutinamento del suo esercito lo costrinse ad accettare i termini che il re Sigismondo
andava proponendo. Agli inizi di Novembre, lesercito lasci Chotin senza aver ottenuto
nulla.
La decisione di Osman doveva costargli la vita. La sua ambizione, sembra, era restaurare
lImpero nella sua gloria originaria, riformando le sue istituzioni e ribaltando le umiliazioni
che Shah Abbas gli aveva inflitto. Un elemento del suo piano era labolizione del corpo dei
giannizzeri. Questo, almeno ci che i giannizzeri credevano. Quando, nel 1622, egli
attravers il Bosforo con la scusa di andare in pellegrinaggio, essi si ribellarono, credendo
che la sua intenziona fose di radunare un esercito in Siria e di usarlo per la loro distruzione.
Sotto pressione da parte dei Giannizzeri, Osman ritorn al palazzo,ma rifiut di ordinare
lesecuzione dei sei uomini che essi accusavano di traviarlo. Il suo rifiuto provoc una
ribellione dei giannizzeri che termin con la sua esecuzione e con la nuova ascesa al trono
di Mustafa.

La morte di un Sultano e lintronamento di un altro che era mentalmente incapace fecero s


che la stabilt politica non ritornasse tanto presto. Gli stessi giannizzeri, per espiare la loro
colpa, chiesero lesecuzione di Davud Pasha, il Gran Visir che, nel breve tempo in cui aveva
rivestito lufficio, aveva condonato la morte del Sultano. Egli e lagha dei giannizzeri
persero le loro vite, ma questo scaten una competizione per il Visirato tra il giorgiano
Mehmed Pasha e lalbanese Mere (vieni qui!) Hseyn Pasha. Anche le province
sperimentarono delle agitazioni. NellAnatolia orientale, Mehmed Pasha labkhazi,
governatore di Erzurum, sostenendo di vendicare il sangue di Osman, si ribell
impadronendosi di ebin Karahisar, Sivas, Ankara e, alla fine, di Bursa. In Libano, Yusuf
ibn Sayf afferm la sua indipendenza e in Iraq lo Shah Abbas cattur Baghdad.
Lopportunit era giunta per lui nel 1622, quando Bakr al-Subashi acquist il potere nella
citt e sconfisse una forza mandata contro di lui dal governatore generale di Diyiarbekir,
Hafiz Ahmed Pasha. Comunque, temendo un altro esercito ottomano che stava
avvicinandosi, egli and le chiavi di Baghdad allo Shah Abbas. Nello stesso anno i cosacchi
attaccarono Yeniky.
Il primo passo per impedire la disintegrazione dellImpero fu rimuovere il Sultano. Nel
1623, dopo che un gruppo di ulema ebbe preso la decisione di deporre Mustafa, una
deputazione and nel palazzo e negozi con la madre del Sultano. Mustafa fu detronizzato,
ma la sua vita fu risparmiata.
Il suo successore fu Murad IV, il dodicenne figlio di Ahmed I. Egli, o piuttosto sua madre,
Ksem Sultan, che fu la vera reggente dellImpero durante la minore et di suo figlio,
eredit la turbolenza politica, la rivolta di Kehmed Pasha labkhazi e la guerra con lIran.
Compr la lealt dei giannizzeri e delle altre truppe salariate con la distribuzione di un
bonus a seguito della salita al trono del figlio, con grande costo del Tesoro interno e del
Tesoro esterno. Allo stesso tempo, si assicur subito che il Gran Visir fosse di sua propria
nomina ordinando lesecuzione di Kenankesh Ali Pasha, ufficialmente per il ritardo nel
riportare a palazzo la notizia della perdita di Baghdad. Nel 1624, il successore di Ali come
Gran Visir, Mehmed Pasha il Circasso, lasci Istanbul con lordine di sconfiggere il
governatore ribelle di Erzurum e poi di procedere verso Baghdad. Mehmed Pasha labkhazi
sub una sconfitta vicino a Kayseri e si ritir ad Erzurum, mentre unaltra forza ottomana
vinse gli Iraniani che si stavano raggruppando a Kerkuk. Sia Erzurum che Baghdad per
rimasero in mani nemiche.
Nel 1626, il successore di Mehmed Pasha come Gran Visir, Hafiz Ahmed Pasha, assedi
Baghdad per parecchi mesi. Dopo numerose schermaglie intorno alla citt e una grave
sconfitta a Giugno, una rivolta dei giannizzeri lo costrinse a ritirarsi. La guerra nellAnatolia
orientale e nel Caucaso non era pi coronata da successo. Ancora nominalmente un
governatore ottomano, Mehmed Pasha labkhazi disobbed allordine di marciare contro
lesercito safavide che assediava Ahiska. Invece, attacc e sconfisse le forze ottomane della
regione di Erzerum, uccidendo i giannizzeri nella fortezza. Non fu che nel 1628 che un
esercito al completo sotto il comando del Gran Visir Hsrev Pasha fu capace di intrappolarlo
ad Erzerum. Rendendosi conto di non poter resistere ad un assedio, labkhazi si arrese e
chiese una tregua. Il Sultano, a differenza del solito, lo perdon e, usando una tecnica gi
utilizzata per la pacificazione dei ribelli anatolici, lo nomin governatore generale della
Bosnia.
La scofitta di Mehmed Pasha labkhazi, il rinnovo nel 1629 del trattato di Zsitvatorok e il
coinvolgimento dellAustria nella guerra dei 30 anni lasci il Sultano libero di usare tutta la
sua forza contro lIran. La spedizione del Gran Visir fu, nei suoi primi stadi, coronata da

notevoli successi. Le forze ottomane sconfissero quelle Iraniane negli scontri vicino
Baghdad e successivamente, nel 1630, il Gran Visir sconfisse un esercito safavide a
Mihriban e, durante la ritirata, si impadron di Hamadan e Darguzin, con lintenzione di
marciare su Ardabil e Qazvin. Fu l che gli fu ricordato che il sovrano voleva innanzitutto
riprendere Baghdad e cos ritorn indietro e cinse dassedio la citt. Dopo il fallimento
dellassalto generale nel Novembre 1630, Hsrev Pasha interruppe lassedio e torn a
Mosul, consentendo al successore dello Shah Abbas, lo Shah Safi, di ribaltare le conquiste
ottomane.
Per il suo fallimento nel catturare Baghdad il Sultano rimosse Hsrev Pasha e lo rimpiazz
con Hafiz Ahmed. Hsrev Pasha sembra sia stato popolare tra i giannizzeri e le sei divisioni
di cavalleria del palazzo. La sua rimozione fu la scintilla che fece scoppiare una violenta
ribellione che si estese oltre la capitale ai cavalieri dellAnatolia. Con lincoraggiamento del
Visir Rejeb Pasha, questi uomini vennero a palazzo nel Febbraio 1632 e chiesero la testa del
Gran Visir, del Gran Mufti e di parecchi stretti collaboratori di Murad. Per pacificare i
ribelli il Sultano ordin lesecuzione dellultimo Gran Visir, Hsrev Pasha, nel carcere di
Tokat. La sua morte rimosse un favorito dei ribelli, ma larrivo della sua testa ad Istanbul
infiamm la situazione. In Marzo, gli insorti chiesero altre esecuzioni e, pi pericolosamente
per il Sultano, la custodia dei principi Bayezid, Sleyman, Kasim ed Ibrahim. Il Sultano si
pieg agli insorti per quanto riguarda le esecuzioni, menre Rejeb Pasha e il nuovo Gran
Mufti accettarono di garantire la sicurezza dei principi. Fu a questo punto che i ribelli
discussero se detronizzare il Sultano. Comunque, alcuni dei soldati, incluso anche lagha dei
giannizzeri, rimasero leali al Sultano, e fu questi che inform Murad sul ruolo di Rejeb
Pasha e di Janbuladoghlu Pasha nel sobillare la ribellione. Il Sultano sospettava in
particolare Rejeb Pasha e in Marzo lo convoc a palazzo e lo fece strangolare. Al suo posto
nomin Tabani Yassi (piedipiatti) Mehmed Pasha.
Quando, comunque, le truppe di cavalleria udirono che Murad aveva bloccato una parte del
loro soldo, la ribellione riprese vita. Questa volta il Sultano non capitol, ma chiam nel
palazzo i loro leader a gruppi e da ciascun gruppo ottenne un giuramento di fedelt. Poi
contrattacc, ordinanto la immediata esecuzione dei ribelli catturati ad Istanbul e nelle
province e la cessazione di tutti i pagamenti che non facessero parte dei loro regolari salari.
La sconfitta della ribellione salv il trono di Murad, ma non fece finire i suoi guai. Fu
necessaria una spedizione sotto Kchk (il piccolo) Ahmed Pasha per sopprimere i
briganti in Anatolia e per fermare la ribellione di Fakhr al-Din in Libano. Poi, nel 1633, il
fuoco distrusse gran parte di Istanbul, lultima di una serie di calamit che sembra abbiano
colpito il sovrano e labbiano reso sospettoso riguardo tutto il suo entourage. Nel 1633 egli
band il suo consigliere, Kochi Bey e lanno successivo, consigliato da sua madre, giustizi
il Gran Mufti, Ahizade. Nel 1635 giustizi il principe Sleyman e nel 1638 i principi Kasim
e Bayezid, provocando una crisi nella successione dinastica, visto che non aveva figli
viventi. Oltre alle frequenti e spesso arbitrarie esecuzioni, nel 1633, con lincoraggiamento
di un potente gruppo di musulmani fondamentalisti mise al bando caff e tabacco. Durante
questo periodo la penalit per chi fumava era la morte.
Le violente misure di Murad, comunque, non restaurarono lordine nellImpero, e non gli
consentirono di restaurare la perduta gloria militare dei suoi predecessori. Nel 1632, Shah
safi invase la georgia e mise van sotto assedio. Lanno seguente un esrecito sotto il comando
del Gran Visir Mehmed Pasha, si riun ad skdar ed avanz fino a Diyarbekir. Entro
Settembre, comunque, gli Iraniani avevano tolto lassedio e lo scoppio delle ostilit con la
Polonia fece richamare lesercito. I continui raid tatari in Polonia e raid cosacchi in territorio

ottomano erano causa di tensione e nel 1633, la tensione condusse a combattimenti sulla
riva del Dniestr e ad una campagna sotto Mehmed Pasha labkhazi. Gli assalti di Mehmed
Pasha a Kamenets e alle fortificazioni cosacche furono senza successo, e iniziarono le
trattative. Quando queste non condussero a nulla, Murad nomin Murtaza Pasha a capo
della campagna polacca, con pieni poteri di guerra e di pace. Egli lasci Edirne nel 1634, e
formalizz un accordo con la Polonia. Gli Ottomani dovevano far ritirare le trib tatare dalle
steppe di Belgorod e i Polacchi dovevano tenere sotto controllo i cosacchi. La pace lasci
libero Murad di intraprendere una campagna contro lIran.
Nel 1635, nello stesso momento che inviava Uzun Piyale in una spedizione navale contro i
cosacchi, il Sultano lasci skdar in persona alla testa del suo esercito. Per la fine di
Luglio egli aveva raggiunto Erivan e, entro una settimana, il comandante safavide si era
arreso e aveva offerto i suoi servigi al Sultano ottomano. Alla caduta della citt Murad
mand Kenan Pasha ad espugnare Ahiksa, mentre il corpo principale dellesercito
proseguiva verso Tabriz. Qui, comunque, il Sultano cadde ammalato e torn a Van, con
lesrecito safavide che lo teneva docchio ma non attaccava. Ad Izmit, sulla via di ritorno
verso Istanbul, Kenan Pasha si riun al Sultano con la notizia della cattura di Ahiska.
La campagna, sembrava, aveva avuto successo fino al momento in cui, nellAprile 1636, lo
Shah Safi riconquist Erivan e, poco dopo, sconfisse e uccise Kchk Ahmed Pasha vicino
a Mihriban. Murad non rispose immediatamente alla perdita, ma infine, l8 Maggio 1638,
condusse il suo esercito da Istanbul, in compagnia del Gran Mufti e dellammiraglio, a
Baghdad. Durante il suo transito per le province dellAnatolia e dellArabia ordin
lesecuzione di briganti e altri miscredenti. A met di Ottobre lesercito si accamp fuori
Baghdad e il 24 Dicembre il governatore safavide Bektash Khan, si arrese. Nel Gennaio del
1539, Murad entr nella citt. Durante il viaggio di ritorno cadde malato a Diyarbekir e non
raggiunse la capitale fino a Giugno. Nel frattempo il Gran Visir, Tayyar, (il mercuriale)
Mehmed Pasha, negozi il trattato di Qasr-i Shirin con un inviato dello Shah, terminando
una guerra che era proseguita ad intermittenza dal 1603. Il trattato consegnava Baghdad
allImpero Ottomano, ristabilendo il confine tra i Safavidi e lImpero Ottomano che era
stato fissato col trattato di amasya nel 1555.
Murad IV mor nel 1640 con la reputazione di colui che aveva restaurato lordine
nellImpero e che, con le campagne di Erivan e Baghdad aveva rinverdito la gloria militare
ottomana. Il suo sucessore Ibrahim, per contrasto doveva ricevere lepiteto di il matto. Era
il solo fratello sopravvissuto di Murad e aveva sofferto, sembra, dei terrori da provati da
giovane. Dal momento del suo confinamento nel palazzo aveva assistito allassassinio di
Osman II, alla deposizione di Mustafa e alla esecuzione dei suoi fratelli Sleyman, Bayezid
e Kasim. Fu solo con difficolt, si racconta, e dopo che ebbe visto il cadavere del fratello,
che sua madre, Ksem Sultana e il Gran Visir Kemankesh (the bowman) Mustafa Pasha lo
persuasero ad ascendere al trono.
Nondimeno, a dispetto dei suoi terrori, nei primi quattro anni del suo regno lImpero, sotto
lefficace controllo del Gran Visir, godette un periodo di stabilit. Negli anni 30 del
Seicento, Murad aveva tentato di restaurare la sua forza militare riassegnando a uomini in
servizio attivo i feudi che non andavano pi a sostentare un servizio militare attivo. Nei
primi anni anni 40 Ibrahim e il suo Gran Visir avevano ordinato un nuovo rilevamento
fiscale e lemissione di nuova moneta nel tentativo di stabilizzare il Tesoro. Lo stesso anno
vide la ratifica del trattato con lIran e, con sollievo dellAustria, in un momento di crisi
nella Guerra dei Trentanni, il rinnovo del trattato di Zsitvatorok. Nel 1644 comunque
questo periodo di tranquillit cess e con esso la stabilit mentale del sovrano. In quellanno

lesorcista personale Jinji Hoja e i suoi alleati, Sultanzade Mehmed Pasha e Yusuf Pasha
avevano acquistato, apparentemente con il supporto di Ksem sultana, controllo delle
nomine alle cariche di stato. Nel Gennaio 1644, essi provocarono lesecuzione di
Kemankesh Mustafa e si installarono rispettivamente come giudice militare dellAnatolia,
Gran Visir e Ammiraglio. Questo colpo di stato fu il primo stadio della crisi.
Il primo elemento di questa fu lo scoppio della guerra con Venezia. Nel Luglio 1644, pirati
maltesi avevano catturato una nave che trasportava lex capo degli eunuchi neri dellHarem
e molti altri verso lEgitto. La risposta ottomana fu di costruire una flotta che gli osservatori
ritenevano era destinata a malta. Di fatto, quando la flotta apparve nel 1645, la sua
destinazione era Creta. La conquista dellisola era, sembra, desiderio particolare del Sultano
e, dal momento che si trovava sulla rotta per lEgitto, lattacco da Malta era comunque da
addebitare ai Veneziani. Con il vantaggio della sorpresa, la campagna si apr con dei
successi. In Agosto cadde Chania e lanno seguente, a dispetto dei cambiamenti di fortuna
tra le fazioni al potere ci furono ulteriori vittorie. Recriminazioni reciproche tra
lammiraglio Yusuf Pasha e il Gran Visir, Sultananzade Mehmed Pasha, condussero
dapprima alle dimissioni di Sultanzade e poi alla esecuzione di yusuf Pasha. Nondimeno,
nel 1646, le truppe a Creta, sotto il comando di Mad Hseyn Pasha, catturarono Apokoroni e
successivamente, dopo il fallito tentativo di conquistare Souda, occuparono Rethymnon.
Nello stesso momento Mad hseyn frustr i tentativi Veneziani di attuare un blocco dei
Dardanelli e di stabilirsi a Tenedos. Nellestate del 1647, Herakleion fu posta sotto assedio.
I successi di Mad Hseyn contrastavano con i problemi nella capitale. Lesecuzione di
Kemankesh Pasha aveva inaugurato un periodo di fiera competizione per lincarico, che
coincise con un deterioramento dello stato mentale del Sultano. Sembra probabile che, al
tempo della sua successione, i consiglieri di Ibrahim fossero consapevoli che la sua
intelligenza era limitata: un trattato sul governo che lo scrittore di consigli Kochi Bey
scrisse per lui al momento della salita al trono composto in linguaggio opportunamente
non complicato. Ci che scaten linsanit mentale sembra sia stata la crisi dinastica che suo
fratello, Murad IV aveva lasciato in eredit. Murad era morto senza eredi maschi in un
momento in cui ibrahim non aveva figli propri. Se Ibrahim fosse morto senza figli la
dinastia si sarebbe estinta. Il suo primo dovere, dunque, era di procreare eredi maschi, e
questo fu quello che fece con brama crescente. Il dovere si trasform in una ossessione e,
come si ritir nel mondo privato dellHarem i suoi capricci cominciarono a minare lImpero.
Nel 1647, fece giustiziare il Gran Visir, Salih Pasha, accusandolo di non far applicare il
bando delle carrozze nella capitale. Al posto di Sahlil ibrahim nomin Musa Pasha, il marito
di una delle sue amanti preferite. Comunque, prima che Musa potesse raggiungere Istanbul,
il rappresentante del Gran Visir Hezarpare (migliaia di pezzi) Ahmed Pasha lo persuase a
nominare se stesso al suo posto. Per salvaguardare la sua propria posizione Ahmed Pasha
provvide ai capricci del Sultano, imponendo, tra laltro delle tasse per finanziare la sua
ossessione per le pelli di zibellino e lambra grigia.
La discesa del Sultano nella follia coincise con un periodo di crisi politica e militare. Nel
1647 un contingente ottomano pose lassedio a Herakleion e i Veneziani bloccarono i
dardanelli, impedendo agli approvvigionamenti di raggiungere lesercito. Una volta che gli
Ottomani avevano perso lelemento della sorpresa, era diventato chiaro che i Veneziani
avevano la superiorit sul mare. Padroneggiando larte di costruire galeoni essi godevano di
un vantaggio, in particolare riguardo lartiglieria navale, sugli Ottomani, la cui flotta da
guerra consisteva quasi interamente di galee a remi. Anche in terra i Veneziani fecero
progressi. In Dalmazia, il governatore generale della Bosnia non riusc a catturare Zadar e

ebenik, mentre i Veneziani colpirono una serie di fortezze alla frontiera bosniaca. Nel
1647, in un momento in cui il blocco degli stretti stava causando scarsit di cibo ad Istanbul
il Gran Visir Ahmed Pasha, rifiut di ammettere a palazzo il governatore generale della
Rumelia che recava notizia della conquista Veneziana di Klis. Lincoscienza del Sultano in
un periodo di crisi condusse ad una rivolta. Nel 1648, ricevendo lordine di pagare una
notevole somma come tassa sui festeggiamenti il governatore generale di Sivas, Varvar
Pasha, si ribell. Con ci contestava anche la pratica di rimuovere i governatori dai loro
uffici prima del termine previsto di tre anni. La ribellione non ebbe successo. Varvar Ali
sconfisse una forza governativa, ma sub la sconfitta e la esecuzione per mano di Ibshir
Pasha. Alla fine fu una sollevazione nella capitale che fece cadere il Sultano.
Nel 1648 una flotta Veneziana blocc con successo i Dardanelli e imped allammiraglio,
Ammarzade, di trasportare approvvigionamenti a creta. Egli pag questo fallimento con la
propria vita. In Giugno un terremoto scosse Istanbul e fu preso da molti come un segno
dellira divina. In Agosto i comandanti dei giannizzeri chiesero al Gran Mufti, Abdurrahim,
una fatwa che giustificasse lesecuzione del Gran Visir. Il Gran Mufti fece ci che gli era
stato chiesto e cos, con la sua copertura, i cospiratori deposero e giustiziarono prima il Gran
Visir e poi lo stesso Sultano.
Il successore di Ibrahim fu il suo figlio di sette anni Mehmed IV (1648-1487)
Nel momento dellascesa al sultanato del bambino la figura pi influente nel governo era
sua nonna, Ksem sultana. Il suo regno termin con il suo assassinio nel 1651,
probabilmente su istigazione della madre di Mehmed, Turhan, che assunse la reggenza in
rappresentanza di suo figlio. Nel 1656, dopo un periodo di instabilit politica e un momento
di pericolo mortale che era seguito allannientamento da parte dei Veneziani di una flotta
ottomana nei Dardanelli, Turhan cedette gran parte del suo potere ad un anziano e quasi
sconosciuto governatore provinciale che nomin come Gran Visir. La sua intuizione fu
notevole. Kprl Mehmed Pasha, e, dopo di lui, suo figlio Fazil Ahmed, rinverdirono le
fortune dellImpero, portando non solo calma politica, ma anche successo militare. Fu Fazil
Ahmed che port la guerra di Creta ad una conclusione vittoriosa nel 1669. Questo periodo
doveva durare fino alla decisione, nel 1683, di assediare Vienna.

CRONOLOGIA: DALLASSEDIO DI VIENNA AI GIORNI NOSTRI, 1683-1922


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Non solo lassedio di Vienna fall, ma condusse direttamente alla formazione della Lega
Santa, una coalizione di potenze anti-ottomane (Austria, Polonia,Venezia, Russia). Nei
sedici anni di guerra che seguirono, lImpero Ottomano soffr sconfitte sul mare e in terra.
I turchi dovettero sgombrare lUngheria (Buda e Pest furono riconquistate nel 1686) e,
battuti da Eugenio di Savoia a Zenta (1697), concludere due anni dopo la pace di Carlowitz,
che sanzionava le perdite dellUngheria e della Transilvania, nonch quella temporanea
della Morea, riconquistata a Venezia dalle campagne di F. Morosini.
In base al trattato di Carlowitz del 1699, il Sultano cedette lUngheria agli Austriaci, e
Atene e la Morea (Peloponneso) a Venezia. Nel giro di quindici anni lImpero aveva
recuperato i territori persi in Grecia ma lUngheria la conquista pi prestigiosa di
Sleyman il magnifico era persa per sempre.
Era la prima grande guerra che si chiudesse in perdita per lImpero Ottomano. Venti anni
dopo, la pace di Passarowitz (1718), se restituiva ai turchi la Morea, li obbligava a cedere

allImpero asburgico un tratto della Serbia settentrionale; e mentre Venezia scompariva


ormai dalla lotta, vi subentrava come nuovo terribile nemico dellImpero Ottomano la
Russia, destinata dora innanzi ad aver peso decisivo nella politica estera turca. Il trattato di
Kciuk Qainarg (1774), chiudendo appunto la prima guerra russo-turca, toglieva ai Turchi
la Crimea e inaugurava la protezione russa sulle popolazioni greco-ortodosse dellImpero.
Lindebolirsi della grande compagine ottomana era ormai evidente e inarrestabile. Sultani
energici come Selim III (1789-1807) e soprattutto Mahmud II (1809-1839) tentarono di
porvi riparo con organiche riforme soprattutto militari (sterminio e soppressione nel 1826
dei turbolenti giannizzeri), ma non riuscirono a impedire lulteriore disintegrarsi dellImpero
(insurrezione greca del 1821, con susseguente distacco della Grecia dopo lintervento
europo a Navarino; indipendenza effettiva dellEgitto sotto Mohammed Ali e campagne
egiziane sin nel cuore dellAnatolia; autonomia della Serbia sotto gli Obrenovic, 1830).
Accanto alle riforme militari, fu allora tentato tutto un radicale rinnovamento di struttura
dello stato per adeguarne le basi agli stati moderni europei. Fu questo il periodo delle
cosiddetteTanzimat (ordinamenti o riforme), i cui atti fondamentali furono il rescritto
imperiale di Glkne (1839) e laltro del 1856: abbandonando i principi del diritto canonico
musulmano, tali riforme sancivano luguaglianza dei sudditi dinanzi alla legge,
indipendentemente dalla confessione religiosa, la libert di coscienza e di culto, l'equa
ripartizione delle imposte, mentre si istituivano tribunali civili e penali distinti da quelli
religiosi (gi da tempo speciali trattati, le cosiddette capitolazioni, sottraevano a qualsiasi
tribunale ottomano gli stranieri residenti nellImpero). Ma neppure tali riforme valsero ad
arrestare la decadenza interna e internazionale dello stato ottomano, nonostante linteressato
intervento in suo aiuto delle potenze europee (guerra di Crimea, 1855). Si fece allora pi
vivace il moto liberale, volto a ottenere una costituzione di tipo prettamente europeo.
Questa, largita nel 1876 dal Sultano Abd ul-Hamid II (1876-1909), fu poi subito lasciata
cadere e lo stato ottomano fu retto da quel despota astuto e sanguinario (il Sultano rosso)
con un regime di corruzione e di terrore. La seconda guerra russo-turca (1877-78) vide
frattanto, con le decisioni del congresso di Berlino, il quasi totale sfasciarsi del dominio
turco in Europa, con la creazione degli stati indipendenti di Serbia, Romania, e (1885)
Bulgaria. Lultimo tentativo di superare la crisi entro lantico quadro dellImpero
plurinazionale fu la rivoluzione radical-massonica dei Giovani Turchi (Comitato Unione e
Progresso) del 1908-09 che depose Abd ul-Hamid e inaugur un regime costituzionale
sotto Maometto V (1909-1918). Ma il processo di disintagrazione continu: con la guerra
Italo-turca (1911-12) andava perduta la Libia, con le due guerre balcaniche (1912-13) la
Macedonia, la Tracia occidentale, le ultime isole greche dellEgeo, lAlbania.
Lesito della prima guerra mondiale, in cui il regime dei Giovani Turchi trascin la Turchia
a fianco degli Imperi centrali, dette il colpo di grazia al secolare Impero Ottomano. Nel
1918 si staccavano da esso tutti i paesi arabi (Siria, Palestina, Mesopotamia, Arabia) e il
trattato di Svres (1920), sanzionando questi mutamenti territoriali e progettandone altri
(indipendenza dellArmenia, autonomia del Kurdistan) metteva in forse lunit e
lindipendenza stessa della Turchia. Questa fu salvata dal movimento di riscossa capitanato
da Mustafa Kemal, che condusse dopo quattro anni di lotta allespulsione degli invasori
stranieri dallAnatolia e alla restaurazione nel territorio prettamente turco di una gelosa
sovranit nazionale. Ma questa resurrezione segn insieme la fine dellImpero Ottomano,
abolito come sultanato nel 1922 e sostituito nel 1923 con la proclamazione della Turchia.
Lultimo Sultano ottomano, Maometto VI, prese la via dellesilio.

LA DINASTIA: RIPRODUZIONE E STRUTTURA FAMILIARE


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LImpero Ottomano era uno stato dinastico, la cui esistenza continuativa dipendeva
dallabilit del Sultano di generare eredi maschi e la cui stabilit politica era, in una certa
misura, dipendente dalla stabilit allinterno della famiglia imperiale e del palazzo
imperiale . Questioni riguardanti la riproduzione dinastica, la struttura familiare e la
successione erano dunque materie di preminente importanza politica.
Erano le regole della legge islamica o, pi precisamente, della sua interpretazione ad opera
della scuola hanafita che determinava la struttura della dinastia. Queste regole, se portate
alla loro logica conclusione, non costituivano una famiglia intorno alle persone del marito e
della moglie, ma piuttosto una famiglia patriarcale intorno alla persona di un padre. Secondo
la legge, dunque, il Sultano era il solo capo della famiglia dinastica, allo stesso modo che
egli era il solo sovrano dellImpero. Ancora per questa ragione legale, la nozione di una
regina formalmente riconosciuta sebbene non una donna potente de facto era aliena
dallImpero Ottomano come lo era alle altre entit politiche islamiche.
Le regole essenziali della legge di famiglia erano queste. Una donna poteva maritarsi solo
con un marito alla volta, che doveva anche essere socialmente eguale alla sua famiglia. Un
uomo, per contro, poteva maritarsi con quattro mogli simultaneamente, e la sua moglie o
mogli non necessitavano di essergli eguali socialmente: Una donna musulmana non pu,
dunque, sposare un uomo non-musulmano, poich la sua religione lo rende socialmente
inferiore. Un uomo musulmano, daltra parte, pu sposare una donna non-musulmana, una
regola che doveva diventare un fattore importante nella politica dinastica. Ci che era pi
importante, tuttavia, per la struttura della dinastia era la regola che consente ad un uomo di
possedere ed avere relazioni sessuali con tante schiave quante la sua ricchezza pu
garantirgli. Un uomo pu produrre figli legittimi sia da una moglie che da una schiava. Tutti
i bambini nati da una moglie sono automaticamente uomini liberi, ed hanno un automatico
diritto ad ereditare. Cos anche per i figli di una schiava, a patto che il padre li riconosca
come suoi propri. Quando luomo riconosce il figlio di una schiava la madre schiava
acquista uno stato privilegiato nella casa. Il suo padrone non la pu vendere e diventa
automaticamente libera alla sua morte. Non c differenza quanto a status legale tra il figlio
della propria moglie e un figlio di una schiava riconosciuto, dato che la discendenza legale
attraverso il padre piuttosto che attraverso la madre. Queste stesse regole si applicavano alla
dinastia ottomana. Molti dei sultani erano progenie di madri schiave, e il sultanato
discendeva solo in linea maschile. Discendenti nella linea femminile non avevano nessun
diritto al trono, e il costume dinastico proibiva loro di occupare un qualche ufficio superiore
a quello di governatore provinciale.
La legge permette anche, o perfino richiede, ad un uomo di confinare ogni moglie nella
casa e lo obbliga, in cambio di questo, di fornirle un adeguato mantenimento. Per costume
piuttosto che per legge, gli altri membri femminili della famiglia tendevano a soffrire simili
restrizioni, ed erano queste regole legali e del costume che erano alla base della istituzione
dellharem, e creavano effettivamente un mondo privato femminile che contrastava con
quello pubblico degli uomini. La dinastia ottomana riproduceva questa struttura. Allinterno
del Palazzo, lHarem era quasi inaccessibile dai quartieri degli uomini, eccetto per il Sultano
stesso e gli eunuchi nominati suoi guardiani. LHarem poteva, in certi periodi essere stato un

centro di potere politico, ma era invisibile al mondo esterno. La sfera pubblica del palazzo
era esclusivamente maschile.
Dal momento che le donne non potevano ereditare il trono, il primo dovere di un Sultano o
principe ottomano era procreare eredi maschi, che poteva fare , legalmente, sia attraverso
una moglie che attraverso una concubina schiava. Prima del 1450, il Sultano normalmente si
maritava, ma sembra che fin dai primi tempi sia stato costume della dinastia di riprodursi
attraverso schiavi, le mogli avendo una funzione politica piuttosto che riproduttiva.
Nella tradizione ottomana la discendenza della dinastia inizia con il matrimonio del primo
sovrano, Osman (m. c. 1324), con Malhun, figlia del derviscio Edebali, e madre del secondo
regnante, Orhan (circa 1324-62). La storia chiaramente leggendaria, ma il nome Malhun
pu essere una versione abbreviata di una certa Malhatun figlia di mer Beg il cui nome
appare come testimone della creazione di un negozio fiduciario del figlio di Osman, Orhan.
possibile che questa donna fosse la moglie di Osman e la madre di Orhan. Il titolo di suo
padre Beg (signore), allepoca suggerisce che si trattava di un signore indipendente che
aveva forse dato in moglie sua figlia a Osman per ragioni poltiche. Questo, comunque
materia di speculazione. La madre del terzo sovrano ottomano, Murad I (1362-1389) era
anche, se si deve credere alla tradizione ottomana, una moglie piuttosto che una schiava. Il
suo nome, come attesta una iscrizione a Iznik, era Nilfer (giglio dacqua), e la tradizione
la vuole figlia del sovrano greco di Yarhisar, che Osman aveva catturato e dato in moglie a
suo figlio, Orhan. Come la maggior parte delle storie degli inizi degli ottomani, comunque,
abbastanza probabile che questo racconto sia una invenzione: il nome della donna
suggerisce che era una schiava.
Quale che fosse lo status di Nilfer, la preferenza ottomana per la riproduzione attraverso
le schiave sembra sia rimasta stabilita con Murad I. La madre del suo figlio e successore,
Bayezid I (1589-1402) era, come mostrano due atti di negozio fiduciario che sono pervenuti
sino a noi, una certa Glchichek (rosa) e, di nuovo, il suo nome suggerisce che non era
una donna nata libera. Il cronista Shkrullah scrisse intorno al 1460 dei figli di Bayezid:
ebbe sei figli: Ertughrul, Emir Sleyman (Rumelia, 1402-1411), il Sultano Mehmed (I,
Anatolia, 1402-13; 1413-1421), il principe Isa, Il principe Musa (Rumelia, 1411-13), e il
principe Mustafa. Le loro madri erano tutte schiave. Egli fa lo stesso commento per i figli di
Mehmed I: Egli ebbe cinque figli: il principe Murad II (1421-1451), il principe Mustafa, il
principe Ahmed, il prinicipe Yusuf e il principe Mahmud. Le madri di tutti loro erano
schiave. Cos pure era Hma, la madre di Maometto II (1451-1481) e Glbahar, la madre di
Bayezid II (1481-1512). Ayshe, la madre del figlio e successore di Bayezid, Selim I (15121520) era uneccezione. Ella sembra essere stata la figlia di Alaeddevle, il sovrano di
Dulgadir, che aveva sposato Bayezid nel quadro di una alleanza politica prima della sua
salita al trono, quando era principe-governatore di Amasya.
Attraverso la sua storia, la dinastia ottomana continu a riprodursi tramite schiave, ma tra
il quattordicesimo e linizio del sedicesimo secolo era anche consuetudine limitare la
riproduzione di ciascuna consorte ad un singolo figlio. Una volta che avesse partorito al
Sultano un erede maschio, la donna non entrava pi nel suo letto. Erano, sembra, questioni
politiche riguardanti la successione che determinarono questa pratica. Dal momento della
sua nascita, ogni figlio di un principe o Sultano era idoneo al trono, e cos diventava il rivale
politico dei suoi fratelli. I principi comunque non crescevano insieme. Ciascuna madre
allevava separatamente il suo figlio e quando, allet di dieci, undici o dodici anni, il
Sultano, come era costume, lo nominava governatore di una provincia, sua madre lo
accompagnava al suo nuovo incarico e diventava il suo guardiano morale. In tal modo, ogni

madre diveniva una delle figure con maggiore autorit nella famiglia che si formava intorno
a suo figlio nella sua sede provinciale, e patrocinatrice della sua causa nella lotta per il
trono che doveva inevitabilmente seguire alla morte del padre.
Questo almeno era lo schema per quanto riguarda la riproduzione e le cure materne fino al
regno di Sleyman I (1520-1566). Questo Sultano ruppe con il costume, a quanto pare non
per ragioni politiche, ma per amore. Nel 1521, il Sultano aveva un unico figlio vivente,
Mustafa, la cui madre era una concubina schiava chiamata Mahidevran. Nello stesso anno
egli procre un altro figlio, Mehmed, da Hurrem, la concubina che fonti europee ricordano
come Roxelana. A questo punto, per costume dinastico, egli non avrebbe dovuto avere pi
rapporti sessuali con lei,ma invece, tra il 1522 e il 1531, lei partor altri sei figli, incluso il
suo successore, Selim II (1566-74). Tanto era laffetto per Hurrem che nel 1533, con un atto
di rottura rispetto alla tradizione che sembra abbia scandalizzato i suoi contemporanei, egli
la liber e la spos. Quando lei mor nel 1558, fu sepolta nella moschea Sleymaniye,
vicino al mausoleo del Sultano, come un segno duraturo del suo affetto. La posizione di
Hurrem come madre di pi di un figlio alter la struttura politica della dinastia.
Differentemente dalle precedenti madri di principi, ella non accompagn i propri figli nel
governatorato delle province, ma rimase ad Istanbul al centro del potere, con immediato
accesso al Sultano. In questo senso prefigurava le potenti donne della fine del sedicesimo e
del diciassettesimo secolo.
Hurrem stabil un precedente. Prima della sua salita al trono il figlio di Sleyman, Selim II,
aveva procreato parecchie figlie e un figlio dalla sua concubina preferita, Nurbanu, per
nascita una veneziana di nobile, anche se illegittima discendenza. Dopo la sua salita al trono
egli procre sei altri figli, ciascuno, sembra, da madri differenti, ma si differenzi dai suoi
predecessori per il fatto che riconobbe il figlio avuto da Nurbanu, Murad III (1574-1595),
come suo legittimo erede, e segu suo padre nel prendere apparentemente Nurbanu come
sua legittima moglie, dandole una posizione di potere simile a quella di cui aveva goduto la
sua matrigna Hurrem. A differenza di Hurrem, per, Nurbanu sopravvisse al suo consorte e,
tra il 1574 e la sua morte nel 1583, continu a godere di un ruolo politico come madre del
Sultano regnante, sebbene fosse a quanto pare residente nel Palazzo dopo la morte di Selim
II. Colei che le succedette, Safiye, ebbe una carriera simile. Anche essa era una concubina
favorita con cui Murad III a quanto pare aveva una relazione monogamica fino alla morte
del loro secondo figlio nel 1581. Tra questa data e la sua morte Murad procre,
apparentemente su istigazione di sua madre, diciannove figli da differenti concubine, ma fu
comunque il figlio rimasto di Safiye, Mehmed III (1595-1603) che ascese al trono nel 1595,
con sua madre, Safiye, come figura dominante. Il potere delle regine madri divenne
particolarmente pronunciato durante il diciassettesimo secolo, col lungo regno di Ksem
Mahpeyker, la favorita di Ahmed I (1603-1617). Era la madre di quattro dei cinque figli di
Ahmed, di cui due, Murad e Ibrahim dovevano diventare sultani. Il suo periodo di potere
inizi nel 1617, quando il figlio mentalmente debole di Ahmed I, Mustafa I (1617-1618,
1622-1623) ascese al trono. Dopo la deposizione di Mustaf lanno successivo il suo
successore Osman II (1618-1622) figlio di Ahmed I da una madre differente la band dal
Palazzo, ma lei torn dopo luccisione di Osman nella rivolta dei giannizzeri. Il successore
di Osman era Mustafa, una persona dalla mente debole e la sua successione al trono port
temporaneamente sua madre in una posizione di potere. Mustafa, comunque, perse il suo
trono dopo poco meno di un anno e fu allora che il figlio di Ksem, il dodicenne Murad IV
(1623-40) divenne Sultano. Con la sua ascesa al trono Ksem effettivamente prese le redini
del governo in sue veci, e rimase la sua stretta consulente anche dopo che ebbe raggiunto

let adulta. Alla morte di Murad, il suo ultimo figlio vivente, Ibrahim (1640-1648)
succedette. Quando la sua instabilit mentale minacci la sicurezza del regno, Ksem
sembra aver giocato un ruolo nel condurre gli affari di governo e continu a farlo dopo la
deposizione di Ibrahim nel 1648, fino al suo assassinio nel 1651 su istigazione, si
vociferava, di Turhan Sultana, la madre del nuovo Sultano Mehmed IV (1648-87). Per i
successivi cinque anni Turhan fu reggente in vece del figlio finch, col suo consenso,
Kprl Mehmed Pasha assunse la carica di gran visir nel 1656, con poteri virtualmente
sovrani. Da questa data, il potere politico delle regine madri, svan.
La dinastia ottomana, dunque, si riproduceva quasi esclusivamente attraverso concubine
schiave. Prima del regno di Sleyman, il ruolo di queste donne era di procreare ed educare
ciascuna un singolo figlio. Erano loro le responsabili per la crescita dei loro figli, ma non
avevano parte nel governo dellImpero, eccetto forse nelle province alle quali il Sultano
aveva assegnato i loro figli come governatori. Col regno di Sleyman I, lo schema cambi.
Dal periodo di Hurrem era abbastanza consueto, per una concubina, dare alla luce pi di un
figlio e, con la morte del consorte, di assumere il ruolo di regina madre, con una potente
influenza su suo figlio, il Sultano regnante. Questo sviluppo raggiunse il suo massimo con le
carriere di Ksem e Turhan, due donne le cui forti personalit sembrano aver tenuto insieme
la dinastia durante quasi quaranta anni di crisi dinastiche, politiche e militari. La posizione
e il potere della regina madre non fu mai formalizzato, ma osservatori sia ottomani che
stranieri erano consapevoli della sua realt e invero, in un sistema dove la prossimit al
Sultano era una fonte di potere, ci sembrava quasi naturale.
A dispetto della prefrenza della dinastia ottomana per la riproduzione attraverso schiave
concubine, nel primo secolo e mezzo di sovranit ottomana, i matrimoni reali erano comuni.
Il loro scopo, comunque, era sempre politico e mai riproduttivo. La questione se Osman
spos Malhatun e se la consorte di Orhan, Nilfer era una moglie o una concubina sono
oggetto di speculazione. Il primo riferimento sicuro al matrimonio di un principe ottomano
appare nella cronaca bizantina dellImperatore Giovanni VI Cantacuzeno che riporta, nella
sua versione della storia, come Orhan chiese la mano di sua figlia Teodora, promettendo a
Cantacuzeno che sarebbe stato come un figlio, e avrebbe messo il suo intero esercito sotto
gli ordini di Kantacuzeno. Il matrimonio ebbe luogo nel 1346 e successivamente Orhan
forn effettivamente truppe al suo patrigno, truppe che furono un fattore della sua conquista
del trono di Bisanzio nel 1346. Ci che il matrimonio aveva fatto era stabilire una
alleanza tra le due famiglie. Dopo labdicazione di Giovanni Cantacuzeno nel 1354, e la
salita al trono di Giovanni V paleologo, con cui Orhan non aveva legami di famiglia, gli
attacchi ottomani sul territorio bizantino ricominciarono di nuovo. Nel medesimo tempo,
Orhan continu a sostenere la famiglia Cantacuzeno, mandando truppe al figlio di
Cantacuzeno, Matteo, nel suo tentativo fallito di strappare il trono bizantino a Giovanni VI
Paleologo. La soluzione di tale imperatore di fronte alla aggressione ottomana fu di cercare
di legare la sua propria famiglia a quella di Orhan. Nel 1358 egli fidanz sua figlia Eirene al
figlio di Orhan Halil, con la richiesta che il vecchio Orhan nominasse Halil suo successore.
Di nuovo, sperava che una alleanza familiare avrebbe avuto come conseguenza che Orhan
avrebbe risparmiato il suo territorio e avrebbe sostenuto il suo trono. Il piano fall: il
matrimonio non si fece e Halil non successe a Orhan.
La pratica di sposarsi con membri di dinastie straniere doveva continuare sotto il
successore di Orhan, Murad I, ma con una importante differenza. Il matrimonio di Orhan
con Teodora laveva reso partner eguale o, se si deve credere a Giovanni Cantacuzeno,
partner subordinato in una alleanza. Al tempo di Murad, il matrionio era diventato uno

strumento di soggezione. Qualche tempo dopo il 1371 Murad spos Thamar, la sorella delo
Zar di bulgaria Sisman di Tarnovo. Lo scopo dellunione era, chiaro, ridurre Sisman allo
stato di vassallo, che doveva fedelt a Murad, probabilmente il pagamento di un tributo e
certamente la fornitura di truppe allesercito di Murad. Fu il mancato rispetto di
questultimo obbligo da parte di Sisman che condusse Murad a inviare un esercito contro i
suoi domini nel 1388.
I matrimoni di Bayezid furono similmente strumenti di dominio politico. Il primo di questi
ebbe luogo nei tardi anni 70 del 1300, quando suo fratello spos la figlia di Yakub, il
signore del vicino principato anatolico di Germiyan. La ragione era chiaramente un acquisto
territoriale, dal momento che la giovane principessa portava come dote la capitale di
Germiyan, Ktahya e altre citt nel principato. Nel 1394, quando successe al trono, Bayezid
spos la figlia della Contessa di Salona, un principato francese ad est di Atene. Con la
sposa, acquist la met della contea di sua madre. Entrambi questi matrimoni erano, in
termini legali, peculiari, dal momento che la legge islamica non richiede che la sposa porti
una dote, come queste due donne invece evidentemente fecero. Queste acquisizioni di terre
attraverso matrimoni sembrano, dunque essere stati casi in cui i sultani ottomani avevano
adottato, a proprio vantaggio, i costumi dei loro vicini greci e latini. Laltro matrimonio di
Bayezid fu pi convenzionale. Egli spos, probabilmente nel 1392, Olivera, la sorella di
Stefano Lazarevi di Serbia, ci che riduceva Stefano a vassallo, con lobbligo di fornire
troppe e tributi. In cambio Bayezid poteva offrire a Stefano protezione, particolarmente
contro le ambizioni del re di Ungheria.
Accordi matrimoniali come questi erano possibili solo quando gli ottomani divennero un
potere politico e militare dominante. Durante la guerra civile che segu la sconfitta di
Bayezid ad opera di Tamerlano nel 1402, i principi ottomani in guerra tra loro non
contrassero matrimoni per dominare i propri vicini, ma piuttosto per creare alleanze che
fossero utili nella lotta contro i loro fratelli. Cos, quando il principe Musa arriv in
Valacchia nel 1409, per sfidare lascesa di suo fratello Sleyman in Rumelia, si assicur
lalleanza del voivoda Mircea di Valacchia sposando la figlia di questo sovrano. Quattro
anni pi tardi, quando aveva sconfitto Sleyman, spos la figlia illegittima del Despota
Carlo Tocco di Ioannina, in un tentativo di assicurarsi unalleanza contro suo fratello,
Mehmed. Mehmed, nello stesso momento, si era sposato una principessa di Dulgadir,
formando unalleanza in Anatolia che avrebbe protetto la sua frontiera sud-orientale da un
eventuale attacco Timuride, Mamelucco o Karamanide, mentre combatteva suo fratello in
Europa. Allo stesso tempo, il suo patrigno di Dulgadir gli forn le truppe per il suo attacco
finale al principe Musa nel 1413.
Murad II continu la pratica di sposare membri di dinastie straniere. Nel 1423, il signore di
Kastamonu, Isfendyaroghlu, attacc le terre di Murad, inducendo il Sultano ad un riuscito
contrattacco. Isfendyaroghlu cerc la pace e, come condizione per la non-aggressione da
parte di Murad, diede al Sultano in matrimonio la sua figlia ancora bambina e acconsent a
fornire ogni anno truppe per il suo esercito. Il secondo matrimonio di Murad, nel 1435, era
con Mara, la figlia del Despota Serbo Giorgio Brankovi, la cui fedelt era essenziale perch
Murad potesse rendere sicura la frontiera lungo il Danubio con il regno di Ungheria. Il
matrimonio del suo figlio, Mehmed (III) nel 1450 a Sitti Hatun di Dulgadir ebbe una simile
funzione di rendere sicure le sue frontiere orientali in Anatolia. Questo deve essere anche
stato il proposito del matrimonio del figlio di Mehmed, Bayezid (III) con Ayshe Hatun,
figlia di Alaeddevle di Dulgadir, le cui terre erano contigue alla provincia di cui il principe
era governatore.

Questo fu lultimo matrimonio di un principe o Sultano ottomano con una principessa


straniera. Ci che colpisce di pi riguardo questi matrimoni che essi sembrano, per la
maggior parte, essere stati sterili. Murad II alla fine procre un figlio con la figlia di
Isfendyaroghlu, e Selim I era, eccezionalmente, il figlio di una principessa, ma, in generale,
la funzione delle spose dinastiche non era quella di procreare, ma di assicurare la lealt dei
loro padri come alleati o vassalli del Sultano ottomano, e nellultimo caso di vivere come
ostaggi alla corte ottomana. Il matrimonio per i sultani ottomani era un espediente politico.
Quando non fu pi utile, essi interruppero la pratica.
I matrimoni di principesse ottomane, per quel tanto che sopravvive nelle fonti, sembrano
aver seguito uno schema analogo. Prima della met del quindicesimo secolo, esse si
sposavano a dinastie straniere. Da allora in poi i loro matrimoni furono interni allo stato
ottomano. Murad I marit una delle sue figlie a Sleyman Pasha, il signore di Kastamonu, e
unaltra figlia ad Alaeddin, il signore di Karaman, che il fratello di lei, Bayezid I doveva
sconfiggere ed uccidere nel 1397. Ci fu unaltra unione con i Karamanidi nel secolo
seguente, quando Ibrahim di Karaman (m. 1463) spos Hatun Sultana, una figlia di
Mehmed I, da cui ebbe sei figli. I fatti successivi alla morte di Ibrahim, quando questi si
disputarono la successione con un figlio di Ibrahim da unaltra madre, indicano che poteva
esserci un vantaggio per il Sultano ottomano in tali accordi. La disputa di successione diede
a Mehmed II un pretesto per interferire negli affari di Karaman, e di risolvere la disputa a
favore del suo cugino, Pir Ahmed. Presumibilmente, quando Murad II spos una figlia di
Kasim, il figlio di Isfendyaroghlu di Sinope, la cui figlia lui stesso aveva sposato, il suo
scopo era di legare le dinastie ottomana e Isfendyaride a vantaggio degli ottomani.
Comunque, dal momento che la discendenza avveniva il linea maschile, la prole delle
principesse sposate con dinastie straniere non era, in senso legale, ottomana, e questi
matrimoni non potevano dunque servire per stabilire rivendicazioni territoriali ottomane.
Perdipi, dal momento che la legge proibisce ad una donna musulmana di sposare un nonmusulmano, le principesse erano disponibili solo per matrimoni con dinastie musulmane, e
non nelle dinastie cristiane dei Balcani. Per queste ragioni, i patrimoni di principesse a
signori stranieri sembrano essere stato un elemento poco importante nella politica dinastica
ottomana.
Dopo circa il 1450, la pratica scomparve. Dal regno di Bayezid II si pu datare con
sicurezza il costume stabile di trovare sposi per le sorelle, figlie e nipoti del Sultano tra
llite di governo dellImpero. La figlia di Bayezid, Hundi Hatun, per esempio, spos
Hersekzade Ahmed Pasha, che ricopr lincarico di Gran Visir cinque volte durante il regno
del suo fratellastro e sotto il suo successore Selim I. Questa pratica non era di fatto nuova,
dal momento che Chandarli Mehmed, il fratello del Gran Visir di Murad II, Chardarli Halil,
aveva sposato la figlia di Mehmed I, Hafsa, e ci devono essere stati matrimoni simili. Dalla
met del quindicesimo secolo, comunque, divenne pratica normale e probabilmente
invariabile.
Durante la seconda met del regno di Solimano I divenne consuetudine per il Gran Visir
sposarsi con membri della famiglia reale. Rstem Pasha, per esempio, Gran Visir tra il 1544
e il 1553, e di nuovo dal 1555 fino alla sua morte nel 1563, spos lunica figlia di Solimano,
Mhrimah (m. 1574). Sokollu Mehmed, Gran Visir del figlio di Solimano, Selim II, divenne
similmente figliastro del Sultano. Questo schema di matrimonio doveva diventare la norma
verso la fine dellImpero e chiaramente andava a beneficio della dinastia. Legando gli
uomini di stato alla famiglia reale veniva ridotto il rischio che stabilissero
delle famiglie che fossero indipendenti dal Sultano e, col richiedere che i mariti delle spose

reali divorziassero dalle loro mogli, evitava che facessero alleanze matrimoniali con altre
famiglie che avrebbero potuto sfidare il potere del Sultano. Queste spose reali devono aver
agito come spie per il Sultano, riferendo sulle attivit dei suoi ministri.
Lo scopo del matrimonio, dunque, era sempre politico. Erano le concubine e non le
mogli che assicuravano la riproduzione della dinastia.

LA DINASTIA: SUCCESSIONE
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Dopo la riproduzione, lelemento pi essenziale nellassicurare la continuit della dinastia


e cos dellImpero era la gestione della successione.
Come esattamente il primo sovrano della dinastia ottomana raggiunse il riconoscimento
come signore supremo non chiaro. La tradizione ottomana individua linizio
dellindipendenza ottomana nella prima recita in nome di Osman della preghiera del
Venerd, la funzione religiosa attraverso la quale, nellIslam, un sovrano annuncia la sua
sovranit. Questo, asserisce la tradizione, ebbe luogo nella citt di Karajahisar nella valle
del Sakarya. I cronisti hanno assegnato a questo evento varie date, e spesso lo hanno
abbellito in accordo con la propria particolare visione della legittimazione al trono
ottomano. Che sia accurata o no la tradizione di Karajahisar, la sopravvivenza di una moneta
che porta liscrizione (moneta) battuta da Osman, figlio di Ertughrul conferma che gli
ottomani si consideravano sovrani indipendenti , dal momento che lemissione di moneta,
come la celebrazione della preghiera del venerd in nome del sovrano equivaleva a una
dichiarazione di sovranit. La successione nella dinastia ottomana, dunque, inizia con la
successione ad Osman.
Osman fu seguito da suo figlio, Orhan il quale, secondo una tradizione del quindicesimo
secolo, succedette al trono durante la vita di suo padre. Una seconda storia tradizionale ci
dice come, alla morte di Osman, il fratello di Orhan, Ali Pasha, volontariamente rinunci a
tutte le pretese al trono e si ritir in una vita di contemplazione. Il primo di questi racconti
potrebbe forse essere vero, ma il secondo certamente una leggenda che un cronista del
quindicesimo secolo elabor per fornire un modello di come la successione avrebbe dovuto
essere gestita, in contrasto con le pratiche sanguinarie dei suoi giorni.
In un aspetto, comunque, la storia del cronista corretta. Anche se Orhan non ebbe mai un
fratello chiamato Ali Pasha, egli pare essere succeduto al trono senza lo spargimento di
sangue che caratterizz linizio dei regni successivi. Il negozio fiduciario di Orhan nel 1324
registra, tra i testimoni del documento, i nomi dei suoi quattro fratelli. Uno di questi,
Pazarlu, viene ricordato dalla cronaca di Giovanni Cantacuzeno, come un comandante nella
battaglia di Pelekanon nel 1328, suggerendo che al tempo di Orhan, i fratelli del sovrano
avevano qualche parte nel governo dei suoi regni. Cos fecero anche i suoi figli. Il figlio
maggiore di Orhan, Sleyman Pasha, che mor prima di suo padre nel 1357, era il
comandante ottomano in Tracia negli anni 50 del 1300, e prese Ankara nel 1354. Anche la
cronaca bizantina di Niceforo Gregoras riporta che il figlio di Orhan, Halil, era governatore
delle terre del Golfo di Izmit nel 1357. Prese insieme queste testimonianze
frammentarie suggeriscono che, mentre Orhan era il sovrano regnante che governava un
reame indivisibile, i suoi fratelli e figli continuarono a giocare un ruolo importante come
governatori e comandanti militari.

Perch Orhan invece che altri fratelli sia dovuto succedere ad Osman non chiaro. Ci che
certo, comunque, che, dopo il suo regno, il modo della successione fu molto differente.
Intorno al 1400 il poeta Ahmedi, nella sua breve storia in versi dei re ottomani scrisse del
successore di Orhan, Murad I (1362-1389): I suoi fratelli divennero suoi nemici / Le loro
faccende ebbero termine per mano sua / Essi furono tutti distrutti dalla sua spada. Sebbene
Ahmedi non preciso riguardo i dettagli, il significato dei suoi versi se si interpreta la
parola fratelli nel suo significato letterale chiaro. Dopo la sua successione Murad
uccise tutti i suoi fratelli, forse durante il corso di una guerra civile, e stabil un precedente
che la dinastia doveva seguire per oltre duecento anni dopo la sua morte. Dal tempo di
Murad, la successione pass a un qualsiasi figlio del Sultano che avesse sconfitto e ucciso i
suoi fratelli o i pretendenti al trono.
Il figlio di Murad, Bayezid I, (1389-1402) successe a suo padre dopo aver ucciso suo
fratello Yakub, secondo una versione tradizionale dei fatti ampiamente diffusa, sul campo di
battaglia di Kosovo nel 1389. Da allora, egli govern come unico figlio vivente , fino alla
sua sconfitta e cattura nella battaglia di Ankara nel 1402, un evento che inizi la pi lunga
crisi di successione nella storia ottomana, la guerra civile del 1402-13.
Gli eventi di questa guerra mostrano come sin da allora avessero messo saldamente radice
due principi della successione dinastica. Il primo, che sembra risalire ai primi giorni del
dominio ottomano, era che il territorio ottomano era indivisibile. I figli di Bayezid si
combatterono fino alla morte piuttosto che dividere le terre che erano rimaste loro dopo la
vittoria di Tamerlano. Il secondo principio era che nessuno degli eredi del Sultano godeva di
un privilegio successorio. Il sultanato passava a chiunque di essi fosse stato in grado di
eliminare la competizione. Questo sembra anche essere stato un principio che i sudditi della
dinastia riconobbero. Dei pretendenti al sultanato nella guerra civile solo Isa, nella sua
breve campagna del 1402-03 nellAnatolia occidentale sembra essere stato rifiutato dai suoi
ipotetici sudditi e si bas sullaiuto di dinastie straniere. I suoi fratelli, Sleyman, Musa e
Mehmed fecero alleanze straniere, ma dovettero anche guadagnarsi laccettazione e
radunare truppe nei territori che controllavano. I sudditi ottomani erano, sembra, preparati
ad accettare come sovrano quasi ogni erede legittimo di un Sultano ottomano, senza
riguardo a un qualsiasi ordine di precedenza.
Mehmed I (1413-1420) usc vincitore nella guerra civile, dopo che il suo fratello Musa
ebbe sconfitto e ucciso Sleyman nel 1411 e che ebbe lui stesso sconfitto Musa due anni pi
tardi. Questi due fratricidi non fecero per terminare la guerra civile. Dopo il 1411
limperatore bizantino aveva assunto la custodia del figlio di Sleyman, Orhan e, in almeno
due occasioni, tent senza successo di usarlo per fomentare un conflitto nelle terre
ottomane. Pi importante, comunque, fu la sopravvivenza di Mustafa, probabilmente il pi
giovane dei figli di Bayezid. Il suo fato nel seguito della battaglia di Ankara sconosciuto
ma, nel 1415, egli era a Trabzon e lanno successivo radun un esercito in Rumelia e
condusse una rivolta senza successo contro suo fratello. Anche egli fugg per mettersi sotto
la custodia dellimperatore bizantino, ed era ancora vivo quando Mehmed I mor nel 1421.
Sembra ma levidenza non conclusiva che Mehmed I tent di far cessare la pratica
del fratricidio abbandonando il principio di indivisibilit e lasciando in eredit le sue terre in
Rumelia al suo figlio maggiore, Murad, e quelle in Anatolia al suo figlio pi giovane,
Mustafa. I Visir di Mehmet, comunque, non accettarono questo schema. Invece, nascosero
la morte del vecchio Sultano e chiamarono il suo figlio maggiore, Murad, il cui regno come
Murad II (1421-51) inizi con una rinnovata guerra civile. La sua prima battaglia non fu,
comunque, contro suo fratello Mustafa, ma contro suo zio che portava il suo stesso nome e

che, quando limperatore bizantino lo liber dalla prigionia, fond un regime di breve durata
in Rumelia, battendo la sua propria moneta e guadagnandosi la fedelt dei signori locali.
Mustafa sconfisse lesercito di Murad sotto il comando di Bayezit Pasha, uccidendo il suo
comandante e, proclamatosi Sultano ad Edirne, attravers gli stretti diretto in Anatolia. Dal
lago Ulubat, pi con linganno che con forze superiori, Murad rimand indietro Mustaf, di
l dello stretto e in Edirne, dove lo cattur e impicc come un comune criminale. Questa
non era la fine della guerra civile dal momento che, nella seconda met del 1422, con il
sostegno dellimperatore bizantino e di alcune dinastie dellAnatolia, suo fratello Mustafa
il piccolo si era stabilito come Sultano ad Iznik. Nel gennaio 1423, Murad attravers gli
stretti diretto ad Iznik e, sconfitto suo fratello, lo fece strangolare.
Alla sua morte nel 1451, Murad lasci due figli, Mehmed II (1451-1481) gi adulto e un
bambino della figlia di Isfendyaroghlu di Sinope. Il primo atto di Mehmed nell'entrare
nel palazzo di Edirne per assicurarsi la successione fu quindi di ordinare lesecuzione del
ragazzo. La successione di suo figlio Bayezid II (1481-1512) fu meno lineare.
Immediatamente alla morte di Maometto II, i visir mandarono messaggi a suo figlio
Bayezid ad Amasya e a Gem a Konya. Bayezid fu il primo ad arrivare nella capitale e, col
supporto del Gran Visir Gedik Ahmed Pasha e, in modo decisivo, col supporto dei
giannizzeri, occup il trono. Quando suo fratello Gem si proclam Sultano a Bursa, e
Bayezid respinse la sua proposta di dividere le terre ottomane tra di loro, fu Gedik Ahmed
che sconfisse il principe a Yeniehir. Gem, comunque, fugg salvando la sua vita e si mise
sotto la protezione del Sultano mamelucco dellEgitto. Nel 1482 ritorn in Anatolia, ma
quando il suo esercito fu disperso cerc rifugio presso i cavalieri di San Giovanni a Rodi. A
questo punto Bayezid fece un patto col gran maestro perch questi tenesse Gem in custodia
in cambio di un pagamento annuale. La sua mossa successiva fu di giustiziare Gedik
Ahmed, che sembra sospettasse di slealt e il bambino di Gem. In una nota di suo pugno
scritta ad uno schiavo chiamato Iskender, scrisse: Dovresti sapere che ho ucciso Gedik
Ahmed. Tu non risparmiare il figlio di Gem, ma strangolalo. Questo estremamente
importante, ma nessuno deve esserne a conoscenza
La custodia di Gem da parte dei cavalieri di S. Giovanni segn lentrata del Sultano
ottomano nella politica dellEuropa occidentale. I Cavalieri trasferirono Gem nella sicurezza
dei loro castelli francesi fino al 1489, quando, contrariamente al patto, lo consegnarono al
Papa. Bayezid non ebbe alternative se non di trasferire il pagamento dai Cavalieri al Papa
per mantenere Gem sotto custodia e, specialmente, per evitare che cadesse nelle mani del re
di Ungheria o di altri potenziali nemici degli ottomani. Dato il pericolo che il rilascio di suo
fratello poteva provocare, nel 1490 Bayezid si astenne dallattaccare Venezia, gli Stati
Papali o Rodi. Nel 1494, il Papa e il re di Napoli cercarono di allearsi con Carlo VIII di
Francia, ma inutilmente. Quando un trionfante Carlo VIII entr a Roma nel 1494, prese
possesso di Gem dichiarando allo stesso tempo che avrebbe diretto una crociata contro gli
ottomani. La prospettiva del principe ottomano Gem di ritorno come proteg del vittorioso
re di Francia caus panico ad Istanbul. Comunque, nel febbraio del 1495 Gem mor a Napoli
ancora sotto la custodia del re, e il pericolo pass. Nondimeno, non fu che al ritorno, dopo
molte negoziazioni, del corpo di Gem nel 1499 e alla sua inumazione pubblica a Bursa che
Bayezid pot essere certo che il suo trono era sicuro.
Dieci anni dopo, scoppi una nuova crisi. Verso il 1509 Bayezid era anziano e malato. Dal
momento che la sua morte sembrava imminente, la lotta per succedergli cominci quando
era ancora sul trono. Quella che era la prima mossa tra i suoi eredi venne nel 1509, quando
uno dei suoi figli, Korkud, fugg da Antalya, dove era governatore, in Egitto, probabilmente

per ottenere il supporto del Sultano mamelucco nella imminente battaglia per la successione.
Ritorn un anno dopo ma di nuovo, presumibilmente con un occhio al trono, disobbed a
suo padre spostandosi da Antalya a Manisa, una residenza dei principi pi vicina alla
capitale.
Lo spostamento di Korkud a Manisa coincise con la violenta ribellione, iniziata vicino
Antalya del dissidente sciita Scikulu, che sconfisse le truppe di Korkud e tutte le forze
provinciali che il Sultano mand contro gli insorti. La rivolta aveva umiliato Korkud, ma
forn unopportunit per suo fratello Ahmed, il governatore di Amasya. Nel giugno 1511,
Bayezid mand un esercito sotto il comando effettivo del gran visir Hadim Ali Pasha, un
sostenitore di Ahmed, e il comando nominale dello stesso Ahmed. La presenza di Ahmed a
capo di un esercito lo contraddistingueva come il figlio favorito per la successione anche se
la morte del Gran Visir nella battaglia finale con Scikulu tolse di mezzo un potente
sostenitore. La morte, poco dopo, del suo fratello Shehinsci, il governatore di Konya,
rimosse un altro ostacolo alla successione di Ahmed.
Durante questi eventi il figlio pi giovane di Bayezid, Selim, si stava anchegli preparando
per un conflitto con i suoi fratelli. Nel 1510 egli scrisse a suo padre, lamentandosi del
governatorato nella remota provincia di Trabzon sul Mar Nero e chiedendogli una
alternativa in Rumelia. Le sue lettere lamentarono pure un complotto per portare Ahmed sul
trono. Quando Bayezid rifiut la richiesta, egli lasci Trabzon senza autorizzazione e
attravers il Mar Nero per andare in Crimea dove, come disse allinviato di Bayezid, egli
avrebbe guadagnato il Khan della Crimea alla sua causa e stabilito una relazione
matrimoniale con lui. Rifiutando lofferta di Bayezid di un governatorato in Anatolia, egli
salp per Kilia, in Moldavia con i suoi sostenitori e le truppe tatare, chiaramente sperando di
impadronirsi del trono con lassistenza del Khan.
Bayezid, nel mentre, ordin al governatore di Rumelia di preparare una forza per sbarrare
il passo a Selim ma, prima che gli eserciti si incontrassero, gli inviati di Bayezid persuasero
il principe a ritirarsi offrendogli il governatorato di Silistra sul Danubio, con il permesso di
fare raid in Ungheria. Questo gli offr unopportunit. Egli si ritir a Stara Zagora e mise
insieme un esercito, ma, invece di attaccare lUngheria, marci verso Istanbul incontrando
le forze di Bayezid non lontano dalla citt. In questa occasione Bayezid fu vittorioso, non
lasciandogli altra scelta che tornare in Crimea e chiedere perdono al padre.
Il ritiro di Selim fu lopportunit di Ahmed. Con lincoraggiamento di suo padre e del
nuovo gran visir Hersekzade Ahmed Pasha, egli marci su Istanbul, con levidente scopo di
succedere al trono durante la vita di suo padre, in tal modo dando ragione alle proteste di
Selim che la nomina di Ahmed come comandante delle forze dellAnatolia era una
indicazione che lui era il successore prescelto di Bayezid. Un Sultano ottomano, comunque,
necessitava dellappoggio dei giannizzeri, cosa che Ahmed non pot ottenere. Nel Settembre
1511, Allavvicinarsi di Ahmed al Bosforo, i giannizzeri si ribellarono a favore del principe
Selim. Il fallimento di Ahmed nel reprimere i ribelli in Anatolia aveva fatto perdere a lui e a
suo padre il supporto militare da cui dipendeva il sultanato. Un gruppo di giannizzeri
doveva poco dopo apparire di fronte a Bayezid e dichiarare: Tu sei finito. Noi abbiamo
bisogno di un Sultano e cos abbiamo fatto Sultano lord Selim Il trono e il regno sono
suoi. In queste circostanze, Ahmed non os attraversare gli stretti.
Invece, torn in Anatolia e cominci ad agire come sovrano indipendente, emanando
decreti e facendo nomine come se fosse Sultano. Con questo la bilancia della politica
cambi. Come ribelle, Bayezid non poteva pi sostenere Ahmed. Invece, nomin Selim
comandante di un esercito per pacificare sul figlio. Vedendo unopportunit Selim avanz

verso Istanbul. Cos fece anche suo fratello Korkud, che vi arriv alla fine del marzo 1512,
privo di truppe ma con il denaro per guadagnare i giannizzeri alla sua causa. Lo sforzo di
Korkud di acquistare il trono fall. Invece suo fratello Selim arriv con un esercito e col
supporto dei giannizzeri forz suo fratello ad abdicare. Ascese al trono nellaprile 1512.
Bayezid mor poco dopo, probabilmente avvelenato, mentre Korkud si ritir a Manisa.
Ahmed non riconobbe il sultanato di Selim e continu ad agire come un signore
indipendente. Nel luglio del 1512, Selim attravers gli stretti e arriv a Bursa, costringendo
Ahmed a ritirarsi ad Amasya, e poi ad attraversare il confine orientale dellImpero nellIran.
Da l, scrisse a Selim, suggerendogli di dividersi il regno. Selim rifiut la proposta e, nel
febbraio 1513 Ahmed ritorn allattacco. Selim, nel mentre, aveva cominciato
sistematicamente ad eliminare i suoi rivali. Alla fine del 1512 fece uccidere i nipoti di
Bayezid che risiedevano a Bursa e poi, allinizio dellanno successivo, mand una forza
contro Korkud a Manisa.
Quando queste truppe entrarono a Manisa Korkud era fuggito. Gli agenti di Selim lo
trovarono alla fine in una grotta vicino Antalya, dove si stava nascondendo nella speranza di
fuggire in Egitto o a Rodi, come aveva fatto suo zio Gem. Selim lo prese prigioniero e il
Capo Portiere Sinanagha lo giustizi nel marzo 1513, in una localit ad un paio di giorni di
viaggio da Bursa. Ahmed, nel frattempo, nella sua avanzata verso est sconfisse le forze di
Selim guidate da Biykli (che porta i mustacchi) Mehmed agha e il governatore generale
dellAnatolia. Allinizo di aprile, Selim lasci Istanbul, lasciando suo figlio Sleyman a
proteggere la citt da attacchi da ovest . Il 15 aprile 1513 egli sconfisse Ahmed a Yeniehir,
e cattur il principe fuggitivo ad Izmit dove Sinan agha lo mise a morte. Questa non fu
comunque la fine dello spargimento di sangue dinastico. Ahmed aveva lasciato suo
figlio,Osman, a difendere Amasya in sua assenza ma quando il governatore di sinope attacc
la citt, Osman fugg. Amasya si arrese e Osman divenne alla fine prigioniero del
governatore. Nel marzo del 1515, su ordine di Selim, fu giustiziato, insieme al nipote di
Ahmed, Mustafa, il cui padre,principe Murad, era fuggitivo in Iran e in quel momento,
lunico possibile sfidante al trono di Selim. Comunque, con lesecuzione di Osman, Selim
chiaramente pensava che il suo trono fosse sicuro.
Nel 1520, Selim mor, lasciando un solo figlio, Solimano, che gli successe senza dispute.
Nel 1550, comunque, Solimano era visibilmente anziano e, nel 1552 appariva malato. Un
po di anni pi tardi, lambasciatore asburgico, Busbecq, doveva commentare che egli si
dava pena di nascondere la sua brutta cera con uno strato di polvere bianca e che si
credeva generalmente che avesse unulcera incurabile o una cancrena alla gamba. Data
lapparente infermit del padre era inevitabile che i suoi figli iniziassero a complottare per
la successione ed era parimenti inevitabile, data lesperienza del nonno, che Sleyman
iniziasse a sospettare le loro intenzioni. La prima vittima dei suoi sospetti fu il principe
Mustafa, suo figlio maggiore. Nel 1553, forse per disperdere le voci di una sua malattia
prese personalmente il comando della spedizione in Iran. Ad Eregli, prima che lesercito
imboccasse i passi attraverso i monti Tauri egli convoc Mustafa nel suo padiglione e lo
fece giustiziare in sua presenza.
Perch Sleyman dovette sospettare proprio Mustafa materia di speculazioni.
Certamente, una lettera non datata che il principe mand ad Ayas Pasha contiene forti indizi
che stesse mirando al sultanato: Lode a Dio, tra i pretendenti alleredit la capacit e
atittudine che in me, tuo sincero amico, manifesta alla tua nobile conoscenza. Perdipi,
la sua popolarit tra i giannizzeri e tra altri settori dellesercito significava che, se avesse
tentato un colpo di stato , avrebbe probabilmente avuto successo. Erano stati i giannizzeri,

che avevano costretto Bayezid a ritirarsi e portato Selim al potere. Gli storici
ottomani,comunque, hanno plausibilmente attribuito la fine di Mustafa ad una cospirazione
tra la moglie di Sleyman, Hurrem, la loro figlia, Mihrimah e il marito di Mihrimah, il gran
visir Rstem Pasha. Mustafa era il figlio maggiore di Sleyman, avuto dalla concubina
Mahidevran. I suoi altri figli erano nati da Hurrem, che voleva che uno di loro succedesse al
trono e, a questo fine, voleva togliere di mezzo Mustafa. Il suo complice nel complotto era il
figliastro, Rstem Pasha, che la tradizione ottomana considera responsabile per la morte di
Mustaf. Invero, una petizione anonima a Sleyman accusa Rstem Pasha di aver falsificato
una lettera inviata da Mustafa allo Sci dellIran, per implicare il principe in una accusa di
cospirazione col nemico. comunque pi probabile che Hurrem e il gran visir, attraverso
sua moglie Mihrimah, complottarono per di far cadere Mustafa, ma era inevitabile che,
come Solimano diveniva man mano pi anziano i suoi altri figli avrebbero dovuto prendere
misure per assicurarsi la successione.
Solimano complet lannichilazione della fazione di Mustafa giustiziando il suo
portabandiera, il suo stalliere e altre persone che ricoprivano cariche nel suo entourage, e
alla fine suo figlio. Con la morte, poco dopo, del terzo figlio di Hurrem, Jihangir, rimasero
due principi, Selim e Bayezid, entrambi figli di Hurrem.
Solimano inizialmente sembrava favorire Selim, portandolo con s nella campagna contro
lIran nel 1553-54. Subito dopo, comunque, egli nomin Bayezid governatore di Ktahya,
pi vicino alla capitale della residenza di Selim a Manisa, una mossa che sembrava indicare
che favoriva Bayezid. A questo stadio, era probabilmente la loro madre, Hurrem, che
manteneva la pace tra i principi e tra ciascuno di loro e il padre. Dopo la sua morte, nel
maggio 1558, la rivalit divenne pi intensa.
Messo di fronte ai tentativi di entrambi i principi di influenzare le fazioni a Istanbul, e ai
tentativi di Bayezid di danneggiare seriamente i commerci principali nellarea governata da
Selim, Solimano minacci di rompere con tutte le leggi e i precedenti fissando la
successione in linea femminile e dando il trono al figlio di sua sorella, Osmansci. Allo
stesso tempo, ordin che Selim si trasferisse a Konya, e Bayezid ad Amasya. Fu questa
decisione che fece precipitare gli eventi della guerra civile.
Dal momento che Amasya pi lontana da Istanbul che non Konya, Bayezid protest,
ritardando la sua partenza per Ktahya fino alla fone dellottobre del 1558, e poi procedendo
lentamente, con costanti minacce di voltarsi e tornare indietro. Allo stesso tempo,
rimproverava suo fratello di codardia, e chiese a suo padre maggiori rendite per se stesso e i
suoi figli. Quando Solimano, dopo aver promesso, non soddisfece le richieste, il tono di
Bayezid divenne ancora pi stridulo: Voi siete il Sultano del mondo. Quando dite
menzogne come questa, chi potr credere in futuro alla vostra parola? Bayezid non limit
la sua sfida alle parole. Nel suo viaggio ad Amasya, con prestiti e tassazioni alle citt
cominci ad accumulare denaro contante per un esercito e a reclutare truppe tra i tenutari
scontenti di feudi, tra gli uomini delle trib e i contadini.
La tattica di Selim, che era probabilmente un riflesso del suo carattere tanto quanto una
deliberata strategia, era lopposto di Bayezid. Si presentava come figlio obbediente,
assoggettandosi ad ogni comando del padre. Nel mentre costringeva Bayezid ad andare ad
Amasya, Solimano consent a Selim di stabilirsi a Bursa fino a quando Bayezid non super
Ankara. Dal momento che Bursa era vicina alla capitale, La presenza di Selim avrebbe
dovuto consentirgli di bloccare il passo a Bayezid, come minacci di fare, se questi avesse
dovuto tornare sui suoi passi e marciare su Istanbul. Quando Selim finalmente and a
Konya, chiese a suo padre cannoni presi dalle navi ad Izmir come difesa nel caso suo

fratello dovesse attaccare. Allinizio del 1559, ricevendo ancora rimproveri dal fratello,
raggiunse Konya. A questo punto era chiaro che era il favorito del padre. Dopo aver ordinato
ai principi di recarsi ad Amasya e Konya, Solimano aveva mandato il visir Pertev Pasha a
Bayezid e il visir Sokollu Mehmed Pasha a Selim, evidentemente per assicurarsi
lesecuzione dei suoi ordini. Pertev Pasha torn indietro dopo aver persuaso Bayezid a
continuare per Amasya, mentre Sokollu Mehmed rimase con Selim come suo consigliere per
tutta la crisi. Egli doveva pi tardi sposare la figlia di Selim, Ismihan, e occupare la carica di
gran visir per tutto il suo regno.
In aggiunta a Sokollu, il sovrano ordin ai governatori generali dellAnatolia e di Mara di
unirsi a Selim con le loro forze e, quando Selim chiese che il governatore generale di
Karaman lo rinforzasse con i cavalieri della sua provincia, per la eliminazione della
sedizione e la protezione dellonore del sultanato Solimano accett. Ordin anche a Selim
di arruolare truppe tra i contadini. Dal momento che Bayezid si era rifiutato di disarmarsi a
meno che suo fratello non facesse lo stesso, una battaglia era inevitabile.
A questo punto il supporto di Solimano per Selim era di dominio pubblico. Oltre alle forze
che gli aveva gi assegnato, mobilizz le truppe in Rumelia, Anatolia orientale e Siria, e
mand Rstem pasha ad Afyon, per tenere docchio gli sviluppi. La aperta partigianeria di
Solimano divenne pi evidente quando ottenne una fatwa dal Gran Mufti Ebus-suud, che
stabiliva che era lecito per il Sultano combattere e uccidere le forze del suo figlio ribelle.
Allo stesso tempo, il supporto personale del Mufti per Selim evidente da una lettera che
scrisse al principe durante la sua lotta con Bayezid, dicendo che, come richiestogli, egli
stava pregando per un esito coronato da successo.
La dichiarazione che era un ribelle non lasci a Bayezid altra scelta che attaccare suo
fratello prima che avesse tempo di riunire il suo esercito. Selim, nel mentre, aveva ricevuto
il comando di non attaccare, ma di rimanere a Konya per scontrarsi con le forze di Bayezid.
I due eserciti si scontrarono alla fine del maggio del 1559. Dopo una battaglia di due giorni,
Bayezid risult vittorioso.
Bayezid comunque fugg salvando la vita e and ad Amasya, ancora una volta chiedendo il
perdono del padre. Questo sarebbe stato concesso da Solimano solo se egli avesse messo a
morte coloro che lavevano traviato. Bayezid ignor ampiamente lordine, giustiziando
solo tre persone del suo seguito. Nel frattempo, nel giugno del 1559, Solimano aveva
mandato Selim e Sokollu Mehmed alla testa di un esercito verso Amasya e ordinato ai
governatori di tutte le sue frontiere di intercettare Bayezid se egli avesse dovuto fuggire,
mentre egli stesso attendeva ad skdar, pronto a mobilitarsi contro suo figlio. Bayezid
fugg da Amasya con i suoi cinque figli e un esercito che and ingrossandosi mano a mano
che fuggiva verso est, mantenendo i suoi uomini attraverso prestiti forzosi e la requisizione
di animali e provviste. Rifiutandosi di dar battaglia ai governatori di Diyarbekir, Karaman
ed Erzurum che lo inseguivano, continu la sua fuga fino a Sadchukur sul confine con
lIran. Qui sconfisse una forza limitata che lo stava inseguendo, ma questo non miglior le
sue chances contro gli eserciti dei tre governatori generali, di Selim e di Sokollu e, dietro di
essi, di Solimano stesso. In Agosto attravers il confine con lIran.
Nellottobre del 1560 lo sci Tahmasb gli diede un magnifico benvenuto nella sua capitale,
Qazvin. Solimano, nel frattempo, dispose le sue truppe lungo la frontiera da Erzurum a
Baghdad, perch sarebbe stato inappropriato per lesercito disperdersi prima che
giungessero notizie certe di Bayezid. Egli era ora nella stessa situazione di suo nonno,
Bayezid II, quando Gem era prigioniero del re di Francia, Carlo VIII. Tahmasb poteva, in
qualsiasi momento, invadere il regno, con un principe ottomano al suo seguito. Per evitare il

danno, Solimano apr negoziazioni con lo sci, consentendo solo a Dicembre a Selim di
tornare a Konya e allesercito di smobilizzarsi.
A Qazvin la posizione di Bayezid era drammaticamente cambiata. Quando sorsero sospetti
tra lui e Tahmasb lo sci, invece di trattarlo come un ospite onorato, lo imprigion con i suoi
quattro figli e cominci a disperdere i suoi seguaci, mentre continuava a negoziare con
Solimano. Nel Luglio del 1561 Solimano era arrivato ad offrire 900.000 ducati di tasca
propria, 300.000 di tasca di Selim e la fortezza di Kars in cambio della consegna di Bayezid
a Selim. Tahmasb, comunque, continu a rimandare laccordo finch, nel marzo del 1562 il
suo inviato raggiunse la corte di Selim in Ktahya con la proposta che la buona sorte di
Selim dipendeva dalla esecuzione di Bayezid e dei suoi figli e che Tahmasb avrebbe
garantito questo in cambio di una pace fino al giorno della Resurrezione. Selim e suo
padre accettarono la proposta e nel Luglio del 1562 i loro inviati raggiunsero Qazvin per
prendere in custodia Bayezid. Quando lo sci consegn il principe luomo di Selim,
Ali agha, lo uccise, insieme ai suoi quattro figli. Il Sultano, nello stesso momento, ordin
lesecuzione del suo quinto figlio, un bimbo che era con sua madre a Bursa. Con questo atto
Selim rimase il solo pretendente al trono ottomano. In cambio della sua complicit Tahmasb
guadagn un trattato di pace, 500.000 ducati e doni per s e per i suoi figli.
Lesecuzione di Bayezid e dei suoi figli inizi un cambiamento nel modo di successione.
Probabilmente dal tempo di Osman I, era stata consuetudine per i figli del Sultano di servire
come governatori in Anatolia, e per ciascun figlio avere un titolo alla successione pari agli
altri. Dal tempo della morte di Bayezid, solo il figlio maggiore serv nelle province, ed era
quello che succedeva al Sultano. Il cambiamento, comunque, avvenne per caso piuttosto che
per mossa politica. Dopo il 1562, Selim era il solo figlio vivente di Solimano, e successe al
trono, senza essere sfidato da pretendenti. Al tempo della sua successione come Selim II
(1566-74) egli aveva un solo figlio, il futuro Murad III (1574-95). I suoi altri figli furono
procreati solo dopo che era divenuto Sultano, e alla sua morte nel 1574, nessuno di questi
era vecchio a sufficienza da poter servire come governatore. Tra i figli di Murad III,
parimenti, solo il maggiore, il futuro Mehmed III (1595-1603) divenne un governatore
provinciale. Anche questo avvenne per caso. A parte Mehmed, tutti i suoi altri figli erano
nati dopo il 1581 e il pi anziano, al tempo della sua morte, aveva solo undici anni e solo in
procinto di vedersi assegnare un governatorato. Nondimeno, il precedente divenne pratica
consuetudinaria e, dopo il regno di Solimano, la maggiore et piuttosto che il
fratricidio dopo una guerra civile vittoriosa divenne il normale principio di successione.
La pratica del fratricidio non aveva mai guadagnato lapprovazione popolare. La storia di
come il fratello di Orhan, Ali Pasha volontariamente rinunci alla sovranit in favore di
Orhan inizi a circolare negli anni 1422-23, al tempo della guerra civile agli inizi del regno
di Murad II. Il racconto non riflette un evento storico reale, ma piuttosto il desiderio dei
contemporanei per una successione pacifica al trono e la fine degli spargimenti di sangue
dinastici. Il redattore del testo aggiunse persino una morale al racconto: in quei giorni i
padisci e i signori tennero consiglio con i loro fratelli. Essi si onoravano e rispettavano
lun laltro, essi non si uccidevano luno con laltro. Quando i cronisti ufficiali tentarono di
giustificare la pratica, essi erano ricorsi alliperbole. Mehmed Pasha di Karaman, cancelliere
e visir di Mehmed II, aggiunse alla sua storia dellesecuzione del fratello di Bayezid, Yakub,
il commento: Come non sar nascosto a coloro capaci di intendere, cera la possibilit di
un grande male nella continuazione della vita di Yakub. Il Sultano si regol con lui come era
necessario e la necessit giustifica ci che proibito . Similmente, nel giustificare
lesecuzione del bambino figlio di suo padre e della figlia di Isfendyaroghlu, da parte di

Mehmed II, Kemalpashazade agli inizi del sedicesimo secolo, scrisse: Sebbene era ancora
un bimbo immaturo, la misura fu presa su consiglio di anziani pieni di esperienza e si
vide che il miglior corso dazione consisteva nellespiantare lalberello del male a venire,
prima che cacciasse foglie e rami. Molto famosa, comunque, la clausola nel
cosiddetto Libro delle leggi di Mehmed II, che giustificava il fratricidio: A chiunque dei
miei figli il sultanato sar dato [da Dio], appropriato che uccida i suoi fratelli per il buon
ordine del mondo. La maggior parte degli ulema ha dichiarato questo come permesso.
Questa clausola , con grande probabilit, una aggiunta del sedicesimo secolo al Libro delle
leggi, da parte di Selim I o di Mehmed III, per giustificare il loro modo di ascesa al trono, e
rappresenta un tentativo di combattere la repulsione popolare per quello che era accaduto.
N questi virtuosismi letterari, n la generosa distribuzione di doni dopo ogni fratricidio
poteva riconciliare lopinione popolare con la pratica. Un poema che lamenta la morte del
principe Mustafa nel 1553 e attacca suo padre era ancora in circolazione nel diciassettesimo
secolo, e per usare le parole di un altro poeta, Tashlijali Yahya (m. 1575-76), lerrore del
principe non era stato precisato, il suo peccato era sconosciuto e le anime degli uomini
si erano abbassate fino alla polvere. Un anno dopo la sua morte, un impostore che
dichiarava di essere Mustafa pot guadagnare un seguito in suo nome. Il principe Bayezid
similmente lasci molti addolorati e molti che parteggiavano per lui. Nel 1565, le autorit
arrestarono un gruppo di uomini a Beyehir per una rappresentazione pubblica che metteva
in scena la sua vita.
Il fratricidio reale non cess, comunque, con la successione senza dispute di Selim II,
Murad III e Mehmed III. Il giorno della ascesa al trono di Murad III nel 1574, il popolo di
Istanbul fu testimone della uscita dal Palazzo della bara di suo padre per andare nel
mausoleo di Hagia Sofia e, di seguito ad essa, delle bare dei cinque principini. Il medico
ebreo di Murad III, Dominic di Gerusalemme, riferisce di voci secondo le quali persino il
Sultano avrebbe esitato a ordinare la loro esecuzione. La notte dellascesa al trono di
Mehmed III nel 1595, diciannove innocenti principi furono, nelle parole dello storico
contemporaneo Pechevi, trascinati dalle ginocchia delle loro madri e uniti alla misericordia
di Dio. Quando il corteo di diciannove bare lasci il cancello del palazzo un altro cronista
contemporaneo, Selaniki not: Iddio Altissimo lasci che gli angeli attorno al trono
udissero le grida e i pianti del popolo di Istanbul.
Furono, a quanto pare, le grida e i pianti che fecero cessare la pratica del fratricidio.
Quando Mehmed III mor nel 1603, lasci due figli, il quattordicenne Ahmed e il suo
fratello pi giovane, Mustafa. Entrambi furono confinati nel palazzo e fu una fazione nel
Palazzo interno che stabil la successione di Ahmed, presentando il nuovo Sultano sul trono
come un fait accompli, prima di una riunione del Consiglio Imperiale. Ahmed mor nel
1617, quando era meno di trentanni, lasciando un problema di successione per il quale non
vi erano precedenti. Con la fine della pratica del fratricidio, suo fratello Mustafa era ancora
vivo e, per il nuovo principio di anzianit, legittimato ad ereditare il trono. Mustafa,
comunque, era mentalmente debole, e questo presentava il dilemma se dare il trono a un
minore, Osman, o a un idiota, mustafa. Questa volta, le negoziazioni ebbero luogo tra un
rappresentante del Palazzo interno, Mustafa agha e due dignitari esterni, il gran visir
deputato, Sofu Mehmed Pasha e il gran Mufti Esad. Furono, secondo la versione di
Pechevi, le parole di Mustafa agha che risultarono decisive. Egli argoment che la pubblica
disapprovazione sarebbe stata inevitabile se un bambino fosse asceso al trono quando era
disponibile un candidato adulto, e che il difetto di intelligenza di Mustafa veniva dalla sua
lunga reclusione ed egli poteva recuperare il suo intelletto se fosse stato per un po a

contatto con la gente. Fu la decisione di questo gruppo di persone che port Mustafa sul
trono.
Le condizioni mentali di Mustafa, comunque, non migliorarono. Egli aveva, ci dice
Pechevi, labitudine di gettare monete doro e dargento, con le quali riempiva le sue tasche,
agli uccelli e ai pesci del mare, e ai poveri che incontrava per la strada e quando i visir gli
si presentavano per discutere le faccende del regno egli spigeva i loro turbanti e scopriva le
loro teste. Lo stesso gruppo di persone che avevano pianificato la sua ascesa a trono ora
complottarono per la sua deposizione. Nel febbraio 1618 essi chiamarono i dignitari e le
truppe a palazzo, dove Mustafa aghachiuse una porta in faccia a Mustafa e, quando il trono
fu approntato, rilasci dallaltra Osman, il figlio maggiore.
Mustafa,comunque, sopravvisse al suo confinamento nel palazzo e, quattro anni dopo, sal
al trono di nuovo, questa volta attraverso la ribellione di una fazione differente. Durante l
suo breve regno, Osman aveva, sembra, perso fiducia negli ulema che erano, in particolare
gelosi della influenza del suo consigliere spirituale, mer Hoja. Pi importante ancora,
aveva perso il sostegno dei giannizzeri a seguito del trattamento cui li aveva sottoposti
durante la campagna polacca del 1621 e perch, come ricorda il cronista giannizzero Tughi,
quando si rendevano colpevoli di un comportamento riprovevole, come essere trovati in
una taverna, erano battuti con quattrocento o cinquecento colpi, imbarcato nelle navi delle
pietre per punizione, e i loro mezzi di sussistenza e salari erano revocati. Era chiaro ai
giannizzeri che Osman voleva rimpiazzarli con archibugieri arruolati in Anatolia.
Nel 1622 i giannizzeri si ribellarono, chiedendo lesecuzione del Gran Visir, Dilaver Pasha,
di mer Hoja e di altri. Quando Osman, contro il consiglio dellulema anziano, rifiut, i
giannizzeri si aprirono la via nel palazzo. Rintracciarono Mustafa e, secondo il racconto di
Tughi, poich la porta della sua camera era allinterno dellHarem (dove era assolutamente
proibito entrare), si arrampicarono sul tetto e, strappando via il piombo dalla volta e le
sbarre alle finestre, tirarono su Mustafa con una fune presa dalle tende della camera del
consiglio. Egli mancava di cibo e di acqua, dice Tughi, da due giorni. Lo tirarono fuori a
dispetto della dichiarazione degli ulema che ci fosse illegale, fecero il giuramento di
fedelt, forzando infine gli ulema a fare lo stesso. Quando Osman finalmente acconsent ai
loro desideri e fece giustiziare Dilaver Pasha e mer Hoja, era troppo tardi. Invece, essi
portarono Mustafa e sua madre al vecchio palazzo e poi alla Moschea dei giannizzeri. Nella
moschea un giannizzero che era una conoscenza di Pechevi, dato che aveva una certa
cultura, scrisse i comandi, in nome di Mustafa, che nominarono gran visir Davud Pasha, e
fecero altre nomine. Quando Osman apparve presso le baracche dei giannizzeri e alla
moschea nessuno ascolt i suoi appelli. Invece, Davud Pasha lo pose su un carretto e lo
scort al palazzo delle sette torri, dove ordin la sua esecuzione. Nel mentre, i giannizzeri
riportarono indietro, a palazzo, Mustafa e sua madre.
Il secondo regno di Mustafa dur poco pi di un anno. Egli era andato al trono attraverso
una rivolta dei giannizzeri, che lasci temporaneamente il potere nelle mani di sua madre e
del suo figliastro, Davud Pasha. La rimozione come Gran Mufti del patrigno di Osman,
Esad, era chiaramente una mossa per rafforzare questa fazione. Il governo comunque non si
stabilizz. Il visirato di Davud Pasha dur solo ventisei giorni, e egli perse la sua vita nel
Gennaio del 1623. Segu una successione di gran visir, la cui precaria occupazione della
carica dipendeva dal supporto dei giannizzeri o delle sei divisioni di cavalleria, che essi
comperarono con donazioni finanziate dal tesoro. Cerano frequenti disordini e saccheggi
nella capitale, e ribelioni nelle province. In breve scriveva Pechevi, si sparse allestero la
voce che il mondo stava andando in rovina e che il sultanato stava crollando. La soluzione

del nuovo gran visir Kemankesh (larciere) Ali Pasha, del gran mufti Yahya e degli altri
grandi ulema, fu di deporre il Sultano di cui, nelle parole di Tughi, essi dissero Il nostro
Sultano non ha potere di disporre; non ha parte nel legare e nello sciogliere in materia di
affari del regno , difetta di intelligenza. Ci che viene chiamato rescritto imperiale di
pugno della schiava Sanevber Gli ulema mandarono avviso alla madre di Mustafa
informandola che avrebbero messo alla prova lintelligenza del figlio con due domande: di
chi sei figlio? e che giorno della settimana questo?. Il suo trono dipendeva dalla sua
capacit di rispondere a queste domande. Sua madre, comunque, prevenne anche questo
esame e consent alla deposizione di suo figlio, a patto che scampasse alla morte.
Nel settembre del 1623, il Gran Visir e il gran mufti fecero ascendere al trono il dodicenne
Murad IV (1623-1640), il secondo dei figli di Ahmed I a divenire Sultano. Allo stesso
tempo, riportarono indietro sua madre, Ksem, dal vecchio palazzo. Quando Murad mor
diciassette anni pi tardi, solo un membro maschile della dinastia sopravvisse. Questi era il
figlio pi giovane di Ahmed I, Ibrahim (1640-48). Dal momento che non vi erano candidati
rivali al trono, non ci poteva essere alcuna fazione ad opporsi alla sua successione.
Dal momento della salita al trono di Mehmed III nel 1595, il fratricidio non era pi il
mezzo per assicurarsi il trono. Nondimeno, la pratica di padri che uccidevano figli o di
fratelli che uccidevano fratelli non si era interrotta del tutto. Poco prima della sua morte nel
1603, Mehmed III aveva ordinato lesecuzione del suo figlio maggiore Mahmud, temendo
che la sua popolarit fosse una minaccia al suo trono. Osman II aveva fatto giustiziare suo
fratello, Mehmed, nel 1620, a dispetto del rifiuto del suo patrigno, il Gran Mufti Esad, di
sanzionare lassassinio. Murad IV ordin lesecuzione prima dei suoi fratelli Bayezid e
Solimano quando era in campagna contro Erivan nel 1635, e poi di Kasim nel 1638.
Era la costante paura della esecuzione, secondo i cronisti ottomani, ad aver offuscato la
mente del fratello pi giovane e successore di Murad IV, Ibrahim (1640-48). Questo
principe, scrisse il contemponaneo Katib Celebi: aveva speso gran parte del suo prezioso
tempo in prigione [nel Palazzo], e quando i suoi fratelli subirono il martirio, la paura per la
sua vita produsse uno squilibrio nel suo temperamento. Fu questa instabilit mentale a
causare il successivo rivolgimento dinastico.
Nel 1648 le spese stravaganti di Ibrahim per lussi vari in tempo di guerra avevano svuotato
il tesoro e le sue nomine inappropriate avevano creato una crisi politica. La decisione di
rimuovere prima il gran visir e poi il Sultano sembra essersi originata allinterno del corpo
dei giannizzeri, sebbene come complotto dellufficiale Murad agha, piuttosto che dei soldati
comuni. I giannizzeri cospiratori si allearono col gran mufti, Ahdurrahim e i grandi Molla
e, durante una assemblea nella moschea di Maometto il conquistatore e successivamente
nella moschea dei giannizzeri dichiararono deposto il gran visir, Ahmed Pasha e Koja
Mehmed Pasha nominato al suo posto. Gli uomini del nuovo gran visir trovarono Ahmed
Pasha che si nascondeva e allora una fatwa fu emessa e, dopo che fu strangolato, il suo
cadavere fu gettato fuori Quel giorno nella Piazza, il popolo si affoll intorno al cadavere
e lo fece a pezzi.
Con la rimozione del gran visir, i cospiratori si accordarono sulla deposizione del Sultano e
sulla ascesa al trono del suo figlio di sette anni Mehmed IV (1648-87). Quando la regina
madre, Ksem, rifiut di mandare il ragazzo alla moschea per la cerimonia del giuramento
di fedelt, la folla si rec al palazzo, dove Ksem ancor resisteva, lamentando, secondo le
parole di Katib Chelebi: Per tanto tempo avete permesso a mio figlio di fare tutto ci che
voleva. Neanche una volta lavete consigliato. La discussione dur per due ore. Alla fine
la regina madre capitol solo quando minacciarono di entrare nelle stanze interne del

palazzo. Allora, come era consuetudine, il trono fu innalzato di fronte al cancello della
felicit il Sultano ascese al trono e gli uomini che avevano il potere di legare e di
sciogliere presentarono la loro fedelt
Ibrahim, continua Khatib Celebi, fu imprigionato nel palazzo. Comunque, quando si
diffuse la voce che alcuni dei cortigiani dellinterno del palazzo stavano progettando di
rimetterlo sul trono, il gran Mufti, Ahudurrahim, eman una fatwa che permetteva la
deposizione e la esecuzione di un Sultano che ha causato disordini non dando le posizioni
tra gli ulema e nellesercito a uomini degni, ma a persone indegne in cambio di somme di
denaro. Allora lo stesso gran Mufti, il gran visir e lagha dei giannizzeri entrarono nel
palazzo interno con un giustiziere, Ali il nero. Sbloccarono la porta della prigione di Ibrahim
e Al entr e strangol il Sultano deposto. Il sultanato ora restava saldamente nelle mani del
figlio di Ibrahim, Mehmed IV. Il potere effettivo pass alla madre di Mehmed, Turhan
sultana.
Nellassenza di ogni prefissata legge di successione, oltre alla regola che il Sultano doveva
essere un membro maschile della Casa di Osman, e unaltra che proibiva la discendenza in
linea femminile, la gran parte dei sultani tra il 1362 e il 1648 erano andati al potere come
candidati di una fazione che aveva avuto successo. Prima della esecuzione del principe
Bayezid nel 1562, le fazioni in competizione si formarono intorno agli stessi principi,
quando essi servivano come governatori provinciali durante la vita di loro padre. La
effettiva o imminente morte del padre era un segnale per la lotta fratricida tra i principi rivali
e i loro sostenitori. Dal regno di Selim II, il sistema cambi N il figlio di Selim, Murad III,
n il figlio di Murad, Mehmed III avevano fratelli che fossero vecchi a sufficienza per
servire da governatori provinciali, col risultato che entrambi andarono al trono senza fazioni
rivali a contestare le loro pretese. Questo stabil una qualche sorta di precedente dal
momento che, dal tempo di Mehmed III, la successione era in pratica per anzianit.
Perdipi, lindignazione in occasione della esecuzione da parte di Mehmed III dei suoi
diciannove fratelli pose fine alla pratica del fratricidio automatico allascesa al trono, col
risultato che il sultanato non pass pi per ininterrotta successione da padre a figlio.
Il principio di anzianit era fragile. N Osman II n Murad IV sentivano che esso dava
sicurezza contro pretese rivali dei loro fratelli, alcuni dei quali furono da essi giustiziati per
assicurarsi i propri troni. N significava che i sultani potevano fare a meno del supporto
delle fazioni. Dopo il 1595, comunque, queste non poterono pi formarsi intorno alle
persone dei principi, dal momento che i figli del sovrano non servivano pi come
governatori delle province, ma rimanevano come prigionieri nel palazzo. Ahmed I ascese al
trono attraverso un colpo di stato dei cortigiani del Palazzo Interno, che avevano nascosto la
morte di Mehmed III al mondo esterno. Fu un gruppo pi rappresentativo, composto di
membri anziani del Palazzo interno, della amministrazione civile e degli ulema che stabil la
successione a favore di Mustafa, successivamente lo depose e fece Sultano Osman II. La
caduta e morte di Osman fu la conseguenza di una ribellione dei giannizzeri, che port
Mustafa al trono per la seconda volta e temporaneamente mise il potere nelle mani di sua
madre e del suo fratellastro. Una alleanza tra il Gran Visir, il Gran Mufti e
gli ulema assicurar la rimozione di Mustafa dal trono e lascesa di suo nipote, Murad IV.
Ibrahim non aveva bisogno di fazioni per giungere al trono, dato che era lunico candidato
sopravvissuto. Ma fu di nuovo unalleanza, questa volta tra ufficiali dei giannizzeri e ulema,
che port alla sua caduta e alla ascesa al trono del suo figlio maggiore, Mehmed IV.

LA DINASTIA: LEGITTIMAZIONE
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Nel 1650, la dinastia ottomana aveva regnato per tre secoli e mezzo. LImpero era leredit
del Sultano regnante che, a sua volta egli avrebbe lasciato al suo successore. La lunga
continuit della dinastia e la concezione dellImpero come un tipo di propriet personale
rendeva impensabile che il trono potesse passare a qualcuno che non fosse membro della
dinastia imperiale. Questi erano aspetti della sovranit dinastica che la cerimonia della salita
al trono serviva ad enfatizzare.
Il primo e pi essenziale atto nella salita al trono di un Sultano era il possesso effettivo del
trono. Questo, da solo, lo rendeva il sovrano. Il principio fu molto chiaro nel caso di Ahmed
I nel 1603. I visir, il gran Mufti e gli altri ulema ricevettero notizia che il sovrano chiedeva
la loro presenza di fronte al trono. Nessuno di loro sapeva della morte di Maometto III, e si
aspettavano che apparisse. Invece, Ahmed I, allora ragazzo, emerse dal Palazzo Interno e
ascese al trono, lasciando i presenti senza altra scelta che accettare che fosse Sultano. Fu da
questo momento che il suo sultanato inizi. Il principio che loccupazione fisica del trono
segnava linizio del nuovo regno presumibilmente datava dai primi anni della dinastia, come
presumibilmente anche il secondo elemento dellincoronazione, il giuramento di fedelt.
Il primo riferimento a questa cerimonia data dal 1481, quando il cronista contemporaneo,
Bihishti descrive la salita al trono di Bayezid II: prese il suo posto al cuore del trono simile
al cielo. I comandanti alla destra e alla sinistra e i soldati numerosi come stelle fecero il loro
atto di fedelt e obbedienza, e lumile e il grande fecero la loro sottomissione. La
cerimonia, si potrebbe ritenere, era molto pi vecchia di Bayezid, e chiaramente ebbe
origine come pubblica o semipubblica apparizione del nuovo sovrano davanti alle sue
truppe e ai sudditi pi potenti. Bihishti d limpressione di un grande raduno. Dalla fine del
quindicesimo secolo, comunque, il Sultano si ritir progressivamente dalla vista pubblica.
Latto di fedelt divenne la prerogativa di un piccolo gruppo di uomini potenti, che
normalmente includeva il gran visir e il gran Mufti, e aveva luogo dinanzi al trono nel
Palazzo. Lidea dellatto di fedelt cambi pure essa nel corso dei secoli. In origine, si pu
supporre, atto di acclamazione del nuovo Sultano, dalla met del sedicesimo secolo acquist
un significato giudiziario. Dagli anni 40 del 1500 Solimano promulg la nozione che il
Sultano ottomano era califfo, cio successore del profeta Maometto e dei quattro califfi
guidati rettamente come capo supremo della comunit musulmana. Nella teologia sunnita,
il califfo acquista lufficio come effetto di un contratto che fa con gli uomini che possono
sciogliere e legare e sembra, dunque, che dalla successione di Selim II nel 1566, una
funzione dellatto di fedelt fosse formare il contratto che confermava il Sultano ottomano
come califfo dei musulmani.
Dalla fine del sedicesimo secolo, altri elementi vennero aggiunti alla cerimonia di ascesa
al trono, che servivano principalmente ad enfatizzare la continuit della sovranit dinastica
agli occhi del popolo della capitale. Dapprima divenne consuetudinario che il seppellimento
del Sultano deceduto seguisse immediatamente lintronamento del suo successore, una
pratica che enfatizzava la continuit legando le due cerimonie, e che evitava la conoscenza
pubblica di un interregno. Quando Mehmed II mor nel 1481, prima che il suo successore
potesse salire al trono, i giannizzeri dettero vita a tumulti e saccheggiarono la capitale. Essi
si fermarono solo quando i visir piazzarono il nipote di Maometto, Korkud, sul trono fino a
che suo padre, Bayezid, arriv nella capitale. La cerimonia di ritardare il funerale del
vecchio Sultano fino allascesa del nuovo, serviva a nascondere la morte di un Sultano e a

evitare che un tale periodo di anarchia si verificasse nuovamente. Il secondo nuovo sviluppo
nella cerimonia di ascesa al trono fu il pellegrinaggio ad Eyp.
Eyp un sobborgo di Istanbul sul corno doro dove, secondo una tradizione che data dal
quindicesimo secolo, il corpo di Abu Ayyub giace sepolto. Abu Ayyub, sostengono gli
storici musulmani, era un compagno del profeta, che cadde durante il primo assedio
musulmano di Costantinopoli. Una leggenda ottomana, che si form tra il 1453 e linizio del
sedicesimo secolo ci dice che, dopo la conquista di Costantinopoli, il Sultano ordin alla sua
guida spirituale, il derviscio Akshemseddin, di trovare la tomba di Abu Ayyub, e il punto che
Akshemseddin indic divenne il luogo del sepolcro. Durante il corso del sedicesimo secolo
divenne il sito pi popolare del pellegrinaggio musulmano nella capitale o vicino alla
capitale, legando la citt col Profeta e ponendo la sua conquista da parte di Maometto II
entro la tradizione apocalittica musulmana.
Dal momento della ascesa al trono di Selim II nel 1566, il pellegrinaggio a Eyp divenne
un elemento essenziale della cerimnia di ascesa al trono. Il contemporaneo Selaniki descrive
come in accordo con lantica legge degli ottomani il Sultano si mise in pellegrinaggio per il
mausoleo. Iniziando con Abu Ayyub, Colui che Aiuta il Profeta, and al mausoleo dei suoi
potenti antenati, i sultani ottomani, e presso ciascun mausoleo distribu 30.000 akce in
elemosine. Il pellegrinaggio serviva ad enfatizzare sia il rapporto dinastico con il Profeta
attraverso Abu Ayyub sia, attraverso la visita alle tombe degli avi che con le moschee reali
loro associate dominavano il profilo della citt la continuit della sovranit ottomana.
Prima del 1566, comunque, il pellegrinaggio non era parte della cerimonia di ascesa al
trono. La pratica cominci sembra nel 1514. In questanno Selim I si accamp vicino ad
Eyp allinizio della sua campagna contro i safavidi, nellattesa dei trasporti per traghettare
le sue truppe attraverso il Bosforo. Durante il breve rinvio di qualche giorno, egli fece
parecchi pellegrinaggi alla tomba relativamente recente di Abu Ayyub e allora, nelle parole
del cancelliere e storico Jelalzade: cercando laiuto delle anime pure dei suoi antenati
visit le tombe di suo padre e di suo nonno. Suo figlio Solimano adott la stessa procedura
prima della partenza per la campagna ungherese nel 1526. Una pratica che era cominciata
nel 1514 quasi accidentalmente divenne cos un rituale. Allinizio fu una cerimonia che
precedeva una campagna militare, e Selim II la adott alla sua salita al trono probabilmente
perch stava per partire immediatamente per unirsi allesercito ottomano a Belgrado, come
questo ritorn dallUngheria col cadavere di suo padre. Dal tempo di Selim II, tuttavia,
divenne parte della cerimonia di ascesa al trono. Da quel momento tutti i sultani ottomani
appena intronati lasciavano il palazzo per via dacqua, risalivano il corno doro fino al
mausoleo ad Eyp e ritornavano per terra, passando per il cancello nelle mura della citt di
Edirne e visitando ciascuna delle tombe dei precedenti sultani. La cerimonia, a parte
dimostrare la legittimazione dinastica e islamica del nuovo Sultano, deve aver avuto unaltra
funzione. Dalla fine del quindicesimo secolo, i sultani si erano ritirati progressivamente
dalla pubblica vista e, in particolare, latto di fedelt aveva cessato di essere un evento
pubblico. Il pellegrinaggio a Eyp dunque divenne una occasione per il popolo di Istanbul di
acclamare il nuovo Sultano prima che si ritirasse nel palazzo interno.
Cera un elemento finale nella cerimonia di ascesa al trono. Nel diciassettesimo secolo,
divenne consuetudine per il Gran Mufti o altri alti dignitari religiosi cingere il nuovo
Sultano con la spada presso il sepolcro di Abu Ayyub. Il primo riferimento a questa
cerimonia appare, sembra nel resoconto di Pechevi della salita al trono di Mustafa nel 1617,
suggerendo che questa fosse stata la prima occasione nella quale ci avvenne. E pensabile
che il gran visir e il Gran Mufti che lo avevano portato al trono desiderassero compensare la

visibile mancanza di capacit di Mustafa con un atto che investiva cerimonialmente il


Sultano di virt marziali. Quale che sia sta lorigine, la cerimonia del cingere con la spada
doveva sopravvivere fino allascesa dellultimo Sultano nel 1918.
Le cerimonie che circondavano lascesa al trono di un nuovo Sultano presero la loro forma
finale nel 1617. In ogni periodo, comunque, sembra che il momento in cui iniziava il nuovo
regno era quando il Sultano prendeva possesso del trono. Le cerimonie che seguivano lo
confermavano in questa dignit, ma non erano loro che lo facevano sovrano. Questo indica
una credenza che la sovranit fosse inerente alla casa di Osman, e questa era una credenza
che il sovrano doveva giustificare.
Il ruolo originario del Sultano ottomano era quello di leader in guerra. Il primo sovrano
ottomano, Osman, emerge dalla descrizione da parte del contemporaneo cronista bizantino
Pachymeres come un comandante militare i cui successi contro le forze bizantine attrassero
giovani affamati di bottino da terre molto al di l del suo regno. Egli fu il primo in una
linea di sultani guerrieri che dur funo a Solimano I, la cui morte di fronte alla fortezza di
Szigetvar nel 1566 gli valse il titolo di guerriero e martire. Fino a quel tempo, limmagine
del guerriero sembra essere stata un sostegno essenziale dellautorit del Sultano. E chiaro,
per esempio, che quando Bayezid II manc di condurre il suo esercito in persona contro i
mamelucchi, tra il 1485 e il 1490, dovette fronteggiare severe critiche. Critiche che il
cronista e panegirista Tursun Bey cerc di rigettare ponendo la critica a Bayezid sulla bocca
di un giovane imberbe, e narrando come un anziano [la cui saggezza tanto] profonda
quanto il mare avesse replicato dicendo: E proibito indagare nei segreti del sultanato.
Fu sempre per contrastare queste critiche che Tursun Bey present le conquiste di Kilia e
Akkerman fatte da Bayezid come pi grandi persino delle vittorie di suo padre, Maometto il
conquistatore.
Alla met del sedicesimo secolo, comunque, lidea del Sultano che guida personalmente i
suoi eserciti alla vittoria era un anacronismo. La grande estensione dei confini dellImpero
tra il 1517 e il 1540 significava che non era pi possibile aggiungere vasti territori
allImpero con una campagna di un solo anno. La guerra invece divenne prolungata senza
spettacolari conquiste, e richiedeva che lesercito per un certo numero di anni di seguito
svernasse vicino al fronte. Nello stesso tempo, lincremento nelle dimensioni dellImpero
aggiunse complessit alla sua amministrazione. In queste circostanze la rimozione del
sovrano dalla capitale per lintera lunghezza di una campagna divenne impossibie e, dal
regno di Selim II, il Sultano raramente scese in campo col suo esercito. Questo
cambiamento di circostanze coincise anche con un cambio nel carattere del Sultano. Prima
di Solimano I, Bayezid II era stato una eccezione nel possedere un temperamento pacifico.
Dopo Solimano, pochi sultani avevano il gusto della guerra.
Nondimeno, la nozione del Sultano come guerriero persisteva. Nel 1596, dopo tre anni di
guerra senza successo contro gli Asburgo, Mehmed III, su insistenza dei giannizzeri, del
gran visir e del tutore di suo padre, Sadeddin, accompagn lesercito in Ungheria. Sotto il
comando nominale del Sultano, le truppe ottomane catturarono Eger, e nella battaglia di
Mez-Keresztes, strapparono una vittoria dalla sconfitta. Mehmed, comunque rifiut di
guidare unaltra campagna, e la guerra continu per altri dieci anni. Lultimo sussulto
della tradizione dei sultani guerrieri avvenne con il regno di Osman II, che condusse una
campagna senza successo contro la Polonia nel 1621, e Murad IV, la cui riconquista di
Erivan nel 1635 e Baghdad nel 1638 gli dettero un posto nella tradizione ottomana come
lultimo Sultano che guid di persona le sue truppe alla vittoria. Sia le campagne di Osman
che di Murad avvennero in un momento in cui llite ottomana era consapevole della

necessit di riformare e rinnovare le istituzioni dellImpero e, in questo contesto, esse erano


un tentativo di ristabilire la vecchia tradizione del Sultano come leader militare.
Allinterno di una entit politica che esisteva per fare guerra, il ruolo del Sultano come
leader in guerra era sufficiente a legittimare la sua posizione. La guerra, comunque, forniva
una legittimazione religiosa. Nella legge islamica, la guerra santa contro gli infedeli un
obbligo della comunit musulmana e nelle loro battaglie contro i nemici cristiani i sultani
potevano atteggiarsi come ottemperanti la legge di Dio. Divenne consuetudine in questo
contesto riferirsi ai sultani in particolare e alle loro truppe in generale come ghazi, una
parola che aveva un significato ordinario di guerriero o razziatore ma che, quando i
giuristi e gli storici islamici la adottarono come uno dei termini per indicare una persona
impegnata nella guerra santa, acquist anche il senso di guerriero santo. La nozione del
Sultano come ghazi era particolarmente efficace come strumento di legittimazione, dal
momento che racconti epici di gesta eroiche contro gli infedeli formavano anche un filone
della cultura popolare musulmana, e i Libri della Guerra Santa costituivano una branca
della letteratura popolare. Il ghazi , dunque, una figura che appare sia nei lavori colti che
negli intrattenimenti popolari. In conseguenza, adottando ghazi come titolo, i sultani
potevano rivolgersi a un vasto spettro di seguaci musulmani. Sembra probabile che i sovrani
ottomani adottarono questo titolo durante il quattordicesimo secolo, seguendo lesempio di
precedenti sovrani musulmani, ma manca una chiara evidenza. Il primo riferimento certo a
questa pretesa nel lavoro del poeta e moralista Ahmedi che, nella sua breve Storia in
versi intorno al 1400, presenta i re ottomani e i loro seguaci come guerrieri santi, e
premette al passaggio una descrizione delle qualit di un ghazi. In cronache successive,
queste virt si attagliano quasi esclusivamente alla persona del Sultano. Per la fine del
quattordicesimo secolo, nelle parole del cronista Neshri, i sultani ottomani erano diventati I
ghazi per eccellenza dopo lApostolo di Dio (Maometto) e i quattro califfi rettamente
guidati. Questa era unidea che doveva rimanere fino alla fine dellImpero, persino
quando i sultani si erano ritirati dalla leadership in guerra. Negli ultimi anni dellImpero
questa idea conobbe un revival quando, dopo leroica difesa di Pleven ad opera di Osman
Pasha nel 1876, il Sultano Abdlhamid II (1876-1909) aggiunse la parola il Ghazi al suo
monogramma imperiale che compariva allinizio dei documenti, sulle monete e in luoghi
pubblici.
Lidea del Sultano come ghazi aveva due funzioni. Prima, giustificava le guerre del
Sultano contro i cristiani come lottemperanza del comando di Dio. In secondo luogo
giustificava il possesso da parte del Sultano dei territori in precedenza cristiani. La terra
che i musulmani prendono dagli infedeli passa, per legge, sotto il dominio del Sultano
musulmano. I sultani erano quindi legittimati come sovrani della terra che avevano strappato
ai cristiani. Questo presenta un problema ovvio. Gli ottomani combattevano contro
musulmani tanto spesso quanto lo facevano contro i cristiani, e conquistarono tanto
territorio musulmano quanto cristiano.
Per giustificare la guerra cotro i musulmani, i cronisti musulmani del quindicesimo secolo
presentarono gli avversari musulmani degli ottomani per esempio i karamanidi come
recanti ostacolo alla guerra santa. Intorno il 1460 lo storico Shkrullah ritraeva Murad I
come consultantesi con un Ulema e beneficiario di una sanzione religiosa per attaccare i
suoi vicini musulmani, perch questi stavano progettando di attaccarlo da oriente, mentre
egli conduceva la guerra santa in Occidente. Un cronista anonimo del 1485, spieg come i
vicini musulmani del Sultano incitavano gli infedeli contro gli ottomani in modo che,

quando questi ultimi erano occupati potevano cogliere lopportunit di attaccarli dallaltro
fianco.
Nel sedicesimo secolo la propaganda ottomana cambi. Per tutto questo secolo, e nel
diciassettesimo, i pi potenti avversari del Sultano erano i safavidi dellIran. Gli sci
safavidi, a differenza dei sultani ottomani, erano sciiti, e, pi significativamente,
reclamavano uno status quasi-divino come capi dellordine religioso safavide. Queste
pretese eterodosse consentirono agli ottomani di presentare i Safavidi come ribelli contro
la legittima autorit dei sultani ottomani e, cosa pi importante, come apostati e infedeli. I
Safavidi, dichiar il Gran Mufti Ebus-suud nel 1548, erano ribelli e, da molti punti di
vista, infedeli. Questa affermazione consentiva a Ebus-suud, come ai suoi predecessori e
seguaci, di decretare che la guerra contro i Safavidi era una legittima guerra santa. Leresia
safavide era cos tremenda che combattere contro costoro pi importante che combattere
gli infedeli.
Queste erano le giustificazioni per muovere guerra ai Musulmani. Una ulteriore
giustificazione, non tanto per muovere guerra, quanto per acquistare territorio musulmano
doveva emergere alla fine del quindicesimo secolo. La pi importante e longeva dinastia
nellAnatolia pre-ottomana era stata quella dei Selgiuchidi di Rum che avevano governato
nella Anatolia centrale per gran parte del dodicesimo e tredicesimo secolo. La dinastia si era
estinta poco dopo il 1300. Una serie di leggende nelle prime cronache ottomane ci dice
come un Sultano selgiucide chiamato Alaeddin aveva concesso terre a Sgt, alla frontiera
bizantina, al padre di Osman; e come lo stesso Sultano avesse concesso ad Osman uno
stendardo formato con la coda di un cavallo, un tamburo e vesti donore come simboli di
investitura. Il proposito di questi racconti era chiaramente di dare agli ottomani
legittimazione legandoli ai Selgiuchidi. Le storie raggiunsero la loro forma definitiva nel
1485, nella Storia degli ottomani di Neshri. Nella versione di Neshri, fu Alaeddin I (m.
1237) che concesse terre al padre di Osman e fu Alaeddin III (m. 1303) che mand lo
stendardo, il tamburo e le vesti a Osman, e essendo lui stesso senza figli lo nomin suo
successore. Questultimo sviluppo della storia fece degli ottomani i legali successori dei
Selgiuchidi e dunque i legittimi eredi del territorio selgiuchide in Anatolia. Un ovvio
corollario di questo era che le dinastie che si erano stabilite sui vecchi regni selgiuchidi
erano dei volgari usurpatori delle terre che, di diritto appartenevano agli ottomani. La guerra
contro di essi e limpossessamento dei loro territori era dunque legittimo. La storiografia
ottomana fino al dodicesimo secolo doveva inserire la storia di Neshri nel quadro
delleredit selgiuchide.
Questi elementi della propaganda e mitologia ottomana legittimarono la guerra e
lacquisizione di territorio ad oriente e a occidente. Comunque, le pretese del Sultano alla
sovranit come membri di una particolare famiglia richiedeva una ulteriore giustificazione.
A questa provvedeva la genealogia ottomana. Lalbero genealogico ottomano sembra si
sia originato durante il regno di Murad II (1421-51) in un momento in cui gli Ottomani
sentirono la necessit di riaffermare le loro pretese alla sovranit dopo la sconfitta ad opera
di Tamerlano e la guerra civile. La figura chiave nella creazione di questa genealogia fu
Yazijioghlu Ali, che Murad sembra aver impiegato nella sua cancelleria negli anni 20 del
1400. Yazijioghlu trov i materiali nelle leggende di Oghuz Khan, il mitico antenato dei
turchi occidentali. Oghuz Khan, in questa tradizione, era il nipote di No attraverso Japhet, e
ebbe sei figli e ventiquattro nipoti che erano antenati delle 24 leggendarie trib della turchia
occidentale. Yazijioghlu tracci la linea genealogica ottomana attraverso il figlio maggiore e
il nipote pi anziano di Oghuz Khan, dando cos ai sultani ottomani un primato ereditario tra

i monarchi turchi. Egli rinforz questo messaggio con un racconto di come, al momento del
crollo della dinastia selgiuchide, i sovrani turchi dellAnatolia elessero Osman come loro
signore sulla base della sua discendenza. Yazijioghlu, di fatto, bas la sua genealogia su una
versione delle leggende di Oghuz che appare in una storia universale che il cronista e uomo
di stato, Rashid al-Din compose per il sovrano Ilkhanide, Ghazan Khan (1295-1304).
Questa storia fornisce il nome del nipote da cui discende la casata ottomana come Kayi.
Altre versioni della genealogia si svilupparono durante il corso del quindicesimo secolo, ma
tutte facevano discendere gli ottomani dal figlio maggiore del figlio maggiore di Oghuz
Khan.
La genealogia di Oghuz venne fuori in un momento in cui i sovrani musulmani
dellAnatolia e dellAzerbaijan, che erano immediati rivali degli ottomani, erano tutti turchi,
e compilavano le loro genealogie da un simile materiale turco. La genealogia ottomana
serviva a mostrare che i sultani ottomani erano superiori per discendenza a queste dinastie
vicine. Arrivati alla met del sedicesimo secolo, quando la situazione politica dellImpero
era piuttosto differente, e la cultura delle lite era cosmopolita e islamica piuttosto che turca,
la genealogia perse una parte della sua forza di legittimazione. Nondimeno, rimase
fossilizzata nella tradizione storiografica fino al ventesimo secolo. Ci fu, comunque un
cambiamento. Dalla met del sedicesimo secolo, sotto linfluenza di una tradizione
profetica che preannunciava la conquista di Costantinopoli da parte del figlio di Isacco, gli
storici iniziarono a tracciare la prima genealogia attraverso Sem e Esau piuttosto che
attraverso Japhet. Questa genealogia in contrasto con la versione originale della
discendenza dinastica, dal momento che dissocia i sultani dai turchi, che la tradizione
dipinge come discendenti di Japhet, e li lega, attraverso Sem agli arabi (semiti). Questo,
comunque, collegato al carattere progressivamente cosmopolita della lite ottomana del
sedicesimo e diciassettesimo secolo, che non avrebbe pi compreso il significato della
discendenza turca da Oghuz Khan, ma per la quale un legame con gli arabi poteva indicare
una connessione col Profeta.
La genealogia di Oghuz, nelle sue varie versioni, fornisce ai sultani una discendenza fisica
che sostiene le loro pretese alla sovranit. Per reclamare anche una legittimazione religiosa
essi avevano anche bisogno di una genealogia spirituale e di segni di una approvazione
divina. Essi acquistarono questo attraverso una serie di racconti popolari che apparvero per
la prima volta in cronache della fine del quindicesimo secolo e successivamente vennero
incorporati nella tradizione storiografica. Secondo le credenze islamiche, Dio parla alluomo
attraverso i sogni, e un certo numero di storie delle prime cronache ci dice come Dio
promise ad Osman e a suo padre, attraverso dei sogni, che avrebbe esaltato i loro
discendenti. Il pi famoso di questi episodi, che divenne canonico nelle tradizioni
successive, ricorre nella cronaca di Ashikpashazade intorno al 1484, e descrive il sogno di
Osman quando era ospite del derviscio Edebali. In esso, Osman vede una luna che sorge dal
petto di Edebali e entra nel suo. Poi un albero cresce dal suo ombelico e copre il mondo.
Nellombra di questo albero cerano montagne, con acqua che scorrevano dai loro piedi, e
popoli che bevevano le acque, coltivavano i loro giardini e creavano fontane. Al mattino,
Edebali interpret il sogno come significante che Dio aveva garantito ad Osman e ai suoi
discendenti la sovranit. Nello stesso tempo, fidanz sua figlia con Osman. Ella divenne la
madre di Orhan, e in tal modo lantenata femminile della dinastia.
La funzione della storia di mostrare, in primo luogo che Dio aveva voluto che la dinastia
ottomana fosse regnante, e in secondo luogo di fornirle una genealogia spirituale attraverso
Edebali. Edebali, che fosse realmente vissuto o leggendario, era una figura che occupava

una posizione importante nel lignaggio spirituale dellordine dei dervisci Vefaiyye, al quale
apparteneva anche Ashikpashazade. Nellordine Vefaiyye, come in tutti gli ordini di
dervisci, ogni maestro ha il suo proprio maestro spirituale, andando indietro in una catena
ininterrotta fino al fondatore dellordine. Nel caso dei Vefaiyye, questo fu Abul-Wafa di
Baghdad (m. 1107). Da questo punto, lordine traccia la sua genealogia spirituale indietro
fino al Profeta Maometto e, attraverso langelo Gabriele, a Dio. La storia di Ashikpashazade
del matrimonio di Osman con la figlia di Eebali, dunque, collega i sultani ottomani al suo
ordine, il Vefaiyye, e li fornisce della discendenza spirituale che va indietro attraverso
Abul-Wafa fino al Profeta. Questa genealogia religiosa fa da complemento alla genealogia
politica che va indietro attraverso Oghuz Khan fino a No
Le genealogie della dinastia e le storie del sogno derivano il loro materiale da credenze
popolari, e in questo riflettono le pretese relativamente modeste dei sultani nel quindicesimo
secolo, quando le storie apparvero. Nel sedicesimo e diciassettesimo secolo le pretese dei
sultani divennero pi grandiose e, allo stesso tempo, pi dipendenti dalla tradizione colta.
Nel 1453 Mehmed II conquist Costantinopoli e, attraverso il suo possesso, acquist dallo
sconfitto imperatore bizantino la pretesa al titolo imperiale romano. Questa prerogativa non
ha per un posto preminente nei titoli che si attribuivano i sultani fino ad un secolo pi tardi.
Dal 1526 in poi, i principali avversari dei sultani furono gli imperatori asburgici, di cui il pi
grande era Carlo V, re di Spagna e sacro romano imperatore: la rivalit tra Solimano I e
Carlo V fu un tema dominante intorno alla met del sedicesimo secolo. Nel 1547, Solimano
concluse un trattato con Carlo e suo fratello, Ferdinando dAustria, in cui garantiva la pace
in cambio di un tributo per le terre che gli Asburgo avevano in Ungheria. Nel testo del
trattato, Carlo non si riferisce a se stesso come Sacro Romano Imperatore ma
semplicemente come Re di Spagna e da questo momento che Solimano riput di aver
strappato il titolo di Imperatore romano al suo rivale. Da allora, attribuzioni come Cesare
dei Cesari iniziarono ad apparire nei titoli Ottomani. Limportanza per i sultani del titolo
Romano divenne evidente al tempo della negoziazione del trattato di Zsitvatorok nel 1606.
Limperatore asburgico non accettava il titolo di Re ma neanche Ahmed I voleva
concedere il titolo di Cesare. Il compromesso che trovarono gli Ottomani fu, nel
diciassettesimo e diciottesimo secolo, di tenere il titolo Cesare e di rivolgersi ai sovrani
asburgici come a Imperatori.
La pretesa ottomana al titolo di Imperatore Romano non fu la fine delle pretese imperiali
dei sultani. A met del sedicesimo secolo, Solimano aggiunse Cosroe dei Cosroi ai suoi
titoli di Sultano, presumibilmente, dal momento che Cosroi un generico nome per gli
antichi governanti dellIran, in celebrazione delle sue vittorie sugli Sci safavidi. Dalla met
del suo regno Solimano si diede il titolo di Sultano degli Arabi, Persiani e Romani.
Comunque, il titolo pi importante che lasci al suo successore era Califfo o Imam,
parole che, in un contesto politico implicano autorit suprema del mondo islamico.
Il concetto di califfato deriva dalla teologia e storiografia islamica. Gli storici musulmani
sunniti dettero il titolo ai quattro successori del Profeta Abu Bakr, Umar, Uthman ed Al
che essi veneravano come i Califfi rettamente guidati. Da allora, il titolo divenne parte in
particolare di quelli dei sovrani abbasidi tra il 750 e il 1258. Queste associazioni diedero al
termine una dignit storica. Dal decimo secolo, i teologi sunniti iniziarono a sviluppare una
teoria del califfato,sebbene essi preferiscano i termini Imam e Imamato a califfo e
califfato. Limam, dal loro punto di vista, ottiene la carica come risultato di un contratto
che fa con uno o pi uomini col potere di legare e di sciogliere e, perch il contratto sia
valido, lImam deve soddisfare un certo numero di condizioni. Queste variano da scrittore a

scrittore, ma una sulla quale tutti sono daccordo che lImam deve appartenere alla trib
del Profeta, i Quraish. Nella teoria sunnita, dunque, il califfato o imamato contrattuale
piuttosto che ereditario.
Califfo, come titolo dei sultani ottomani, appare per la prima volta nel 1424, ma il suo uso
a quel tempo era retorico piuttosto che specifico. Non fu che dal regno di Solimano I che il
Sultano inizi a pretendere il titolo ex officio. Il suo principale propagandista in questo fu il
Gran Mufti, Ebus-suud che, rendendosi conto che i sultani ottomani non potevano
pretendere di provenire dalla trib dei Quraish la genealogia era gi fissata ignor la
teoria classica del califfato e invece asser che il Sultano ottomano occupava questa
posizione per diritto divino. Egli era colui al quale Dio Altissimo ha concesso il califfato
della Terra. Egli asser pure che i sultani ottomani erano gli eredi del Grande Califfato
un riferimento ai quattro califfi rettamente guidati e che essi ereditarono la carica di
padre in figlio. Questo era un punto di vista che contraddiceva direttamente la teoria
classica, la cui sola influenza sugli ottomani sembra essere stata riguardo la forma del
giuramento di fedelt. Queste asserzioni effettivamente resero i sultani ottomani eredi diretti
dei califfi rettamente guidati, che erano gli immediati successori del Profeta. Fu dunque una
pretesa che implicava sovranit sullintero mondo islamico. Era anche una pretesa che
doveva durare, con molte vicissitudini fino alla fine dellImpero.
Cerano dunque molti fili conduttori nelle pretese ottomane di legittimazione, ciascuno dei
quali era emerso in un tempo differente di fronte a circostanze diverse. La giustificazione
originale del diritto del Sultano a governare era come leader in guerra. Intorno al 1400 al pi
tardi questo ruolo era stato santificato ed egli era divenuto un leader della guerra santa. La
guerra contro le dinastie musulmane era giustificata perch queste lo distoglievano dal suo
sacro compito. Agli inizi del quindicesimo secolo, a seguito della sconfitta e della guerra
civile, il Sultano ristabil le sue pretese a una legittima sovranit mediante la creazione della
genealogia da Oghuz. La fabbricazione, nello stesso secolo, di una genealogia spirituale e di
racconti che provavano che la sovranit ottomana era stabilita da Dio, dettero una
sanzione religiosa al sultanato, che correva in parallelo alla sua discendenza secolare da
Oghuz Khan. Intorno al 1500 il Sultano cominci a legittimare il suo ruolo in Anatolia sulla
fondazione di una storia che faceva gli ottomani eredi legali dei Selgiuchidi. Dal 1453, ma
specialmente dopo il 1547, egli poteva pretendere di aver ereditato il titolo di sacro romano
imperatore, mentre le vittorie sui mamelucchi e safavidi lo rendevano Cosroe e sovrano
degli Arabi e dei Persiani. Nel sedicesimo secolo, Solimano avanz pretese sul titolo e la
carica di Califfo. Di questi strumenti di legittimazione, quelli di Guerriero Santo, successore
dei selgiuchidi e califfo dovevano sopravvivere fino al ventesimo secolo.

IL RECLUTAMENTO
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Nel sedicesimo secolo, il sovrano governava i suoi domini in gran parte attraverso gli
schiavi della porta. Questi erano gli uomini che aveva reclutato per servire come ministri,
governatori provinciali o truppe e che pagava col Tesoro o la concessione di feudi. Era,
comunque un sistema di governo che aveva impiegato due secoli per evolversi.
Un resoconto di come i primi sultani governavano il loro principato e di chi entr al loro
servizio pu solo essere breve e altamente ipotetico. Le cronache del quindicesimo secolo
presentano il primo sovrano, Osman (m. circa 1324), che distribuisce terre e uffici di

comando ai membri della sua famiglia e ai guerrieri del suo entourage. I nomi dei guerrieri
sembrano, di fatto essere invenzioni, derivanti da toponimi nellAnatolia nord-occidentale
piuttosto che da accurate memorie storiche, ma lidea che Osman delegasse i poteri alla sua
famiglia e ai compagni di ventura potrebbe nondimeno essere vera. Le stesse pratiche
probabilmente continuarono nel regno di suo figlio, Orhan (c. 1324-62). I nomi dei suoi
quattro fratelli e di una sorella appaiono come testimoni del suo negozio fiduciario del 1324;
la cronaca bizantina di Giovanni Cantacuzeno menzionano suo fratello, Pazarlu, come
comandante alla battaglia di Pelekanon nel 1328; e suo figlio Sleyman Pasha, agiva come
comandante militare semi indipendente fino alla sua morte nel 1357. Suo figlio Halil sembra
essere stato governatore delle terre lungo il Golfo di Izmit alla fine degli anni 50 del 1300.
Limpressione quella di un modo informale di governare, con cariche ripartite tra i membri
della famiglia regnante e del suo entourage.
Questo sistema molto probabilmente cess durante il regno di Murad I (1362-89). Murad,
sembra, fu il primo Sultano a giustiziare i suoi fratelli col risultato che i regni ottomani non
furono pi il patrimonio condiviso di tutti i membri della famiglia regnante. I figli dei
sultani continuarono a svolgere il ruolo di governatori provinciali e di comandanti
dellesercito, ma sotto la stretta tutela dei loro padri e senza la libert di azione di cui
Sleyman Pasha aveva apparentemente goduto.
Un altro fattore che port un cambiamento nel modo di governare era lespansione del
territorio ottomano e lemergere dei signori di frontiera. Nel momento in cui i regni
ottomani divennero pi vasti, i signori vittoriosi acquistarono terre e entrate nei nuovi
territori, che li stabilirono come poteri locali con le proprie truppe e un proprio seguito. Il
pi importante di questi signori fu Evrenos (m. 1471) che, durante il regno di Murad,
acquist vasti possedimenti in Macedonia, che i suoi discendenti dovevano mantenere fino
al ventesimo secolo. Altri signori di frontiera segnatamente le famiglie di Mihal, Malkoch
e Turahan si stabilirono nelle nuove terre conquistate in Europa alla fine del
quattordicesimo secolo e allinizio del quindicesimo. E possibile che si verificasse un
fenomeno simile in Anatolia, ma le fonti sono troppo scarse per permetterci altro che
speculazioni. Come Evrenos e altri conquistatori si stabilirono nei nuovi territori, unaltra
famiglia, i Chandarli, emerse sia come capi militari che consiglieri politici dei sultani. Il
primo di questa genealogia, Hayreddin Halil (m.1387), combinava il ruolo di comandante
dellesercito e di Visir di Murad I. Per questa ragione, a tradizione ottomana lo considera
come il primo Gran Visir, una carica che i suoi discendenti dovevano occupare fino al 1453.
Nello stesso tempo, i conquistatori ottomani frequentemente non rimuovevano la dinastie
che avevano governato in tempi pre-ottomani, ma invece le mantennero come vassalli sotto
la sovranit ottomana.
Questi sviluppi resero la posizione di Murad I differente da quella di suo padre e di suo
nonno. Nel senso che egli non doveva pi spartire lautorit con i suoi fratelli, che egli era
pi forte di loro. Nello stesso tempo, comunque, lapparizione dei signori di confine e la
continuazione del governo di dinastie locali semi-indipendenti chiaramente limitava il suo
potere. Egli non era un sovrano assoluto, ma piuttosto il pi potente in una confederazione
di grandi signori, che erano suoi alleati e vassalli piuttosto che suoi servitori. Per stabilire la
loro posizione, dunque, Murad e i suoi successori dovevano procurarsi un entourage che
fosse di subordinati piuttosto che di confederati, e la cui lealt alla dinastia ottomana era
fuori questione. La sorgente di un tale seguito,nellassenza di istituzioni moderne poteva
essere solo la case del Sultano e fu largamente attraverso membri della sua casa, impiegati
come governatori o soldati, che i sultani ottomani giunsero a governare lImpero.

La legge islamica e la tradizione si combinarono con le particolari circostanze della


dinastia ottomana per definire la natura della casa imperiale. Lesclusione dal governo della
linea femminile, la pratica del fratricidio tra il 1362 e il 1595, e la reclusone dei principi,
resero da allora il Sultano il patriarca incontestato della dinastia, con severa limitazione del
ruolo della famiglia imperiale in senso allargato. Solo i figli del Sultano partecipavano al
governo dopo il 1362 e solo sotto sorveglianza come governatori provinciali. Nellassenza
di parenti legati da vincoli di sangue a cui conferire lufficio o affidare i poteri, il Sultano
doveva rivolgersi ad altri membri della casa. Leggi e precedenti determinarono chi essi
dovessero essere.
La legge islamica permette la schiavit e, creando una categoria di schiavi con licenza,
rese possibile per essi portare avanti transazioni per conto dei loro proprietari. Gli slavi
potevano dunque diventare figure affidabili e importanti. Per di pi, a dispetto del loro stato
servile, essi potevano, in quanto facenti parte della lite della casa, occupare unrango sociale
elevato. La (parte di) famiglia composta da schiavi,dunque,divenne una caratteristica della
societ islamica,e i sovrani islamici ebbero, dai primi tempi degli Abbasidi nellottavo
secolo, creato eserciti di truppe schiave e usato schiavi nel governo dei loro reami. Questo
era vero anche dei Selgiuchidi di Rum e probabilmente anche delle dinastie succedutesi in
Anatolia prima della conquista ottomana. I Selgiuchidi nel tredicesimo secolo avevano
impiegato sia truppe schiave che comandanti militari, nel palazzo e nel governo, ed avevano
persino istituito una scuola a Konya per la loro educazione. Anche gli imperatori bizantini
impiegavano corpi di truppe straniere le cui origini li ponevano in una condizione a parte
rispetto a quella dei sudditi dellImpero. Con questi precedenti era forse inevitabile che i
sultani ottomani dovessero fondare le loro case sulla istituzione della schiavit e
sullimpiego di stranieri. Perdipi, con la eliminazione di coloro che avevano rapporti di
sangue col Sultano dalla casa e dal governo la sua dipendenza dagli schiavi divenne pi
pronunciata. Il reclutamento nel servizio imperiale normalmente, dunque, significava
reclutamento come schiavo.
La legge islamica chiara su chi pu e chi non pu essere ridotto in schiavit. In primo
luogo proibisce la riduzione in schiavit dei musulmani, ancorch schiavi che si convertono
allIslam non perdono il loro stato servile. In secondo luogo, definisce quali non-musulmani
possono essere legalmente ridotti in schiavit. A questo proposito divide il mondo in regni
musulmani e non-musulmani e non garantisce nessuna protezione della vita o della propriet
delle persone che vivono nelle terre non-musulmane. Questo significava in pratica che era
possibile uccidere o rendere schiavi non-musulmani che vivessero sotto una sovranit non
musulmana. Lo stato di un non musulmano che viveva sotto una sovranit musulmana
differente. In virt del pagamento di una tassa di capitazione sui maschi adulti, essi godono
dello stato di infedeli protetti. La legge protegge le loro vite e propriet e non possono
essere ridotti in schiavit. Gli schiavi, dunque, si originano come prigionieri dal mondo nonislamico. Una volta portati entro i regni dellIslam essi divengono una propriet che i loro
padroni possono vendere, affittare, lasciare in eredit o dare in dono. Lo status ereditario. I
figli di schiavi hanno uno status servile, ma se uno dei loro genitori libero il bambino
segue lo status di sua madre. I proprietari possono anche rendere liberi gli schiavi mediante
una semplice dichiarazione verbale o con un certo numero di altri mezzi.
Gli schiavi potevano dunque entrare in una casa mediante cattura, acquisto, eredit o dono
e i sultani ottomani acquistavano schiavi con questi mezzi presumibilmente dalle prime
decadi dellImpero. Alla fine del quattordicesimo secolo, comunque, il reclutamento di
schiavi su vasta scala era diventato sistematico, utilizzando due metodi.

Il primo di questi era di imporre una esazione sui prigionieri che i soldati ottomani
riportavano dai raid e dalle guerre in territorio cristiano. La legge che d al sovrano
musulmano il diritto a un quinto del bottino di guerra giustificava la pratica, sebbene non
esiste indicazione che i sultani esigessero proprio questa quota. Sembra abbastanza possibile
che la pratica inizi durante il tempo di Osman o di Orhan, ma le cronache musulmane
situano la sua origine nel regno di Murad I. La attribuiscono a Chandarli-Hajreddin e ad un
certo Kara Rstem di Karaman che, esse (le cronache) asseriscono, consigliarono Murad:
prenditi un quinto dei prigionieri provenienti dai raid e se qualcuno non ha cinque
prigionieri, prendi venticinque akce per ogni prigioniero. E dubbio che i dettagli di questo
racconto siano autentici. Comunque, i raid in Europa divennero pi intensi e diffusi durante
il regno di Murad, aumentando il numero di prigionieri a disposizione. Nello stesso tempo,
Murad aveva bisogno di rafforzare la sua supremazia politica aumentando le dimensioni
della sua casa, e questi fattori forse si combinarono per rendere necessaria listituzione di
una esazione formale e regolare durante il suo regno.
Il proposito principale dellesazione era provvedere reclute per il corpo dei giannizzeri, la
fanteria della casa del Sultano, e i cronisti di fatto tendono ad associare listituzione
dellesazione con la creazione di questi corpi. Altre reclute, comunque erano destinate a
servire direttamente nel palazzo o, dopo la loro creazione in una data incerta, nelle sei
divisioni di cavalleria della casa.
Per circa un secolo e mezzo dopo il regno di Murad I, la guerra e i raid continuarono a
essere una abbondante fonte di reclutamento per il servizio del Sultano. Con listituzione,
probabilmente durante il regno di Bayezid I (1389-1402) di un corpo di razziatori che
ricevevano terra e esenzione dalle imposte in cambio di unobbligazione a condurre razzie
nel territorio nemico, i raid divennero una attivit formalizzata. Questo assicur un flusso
costante di prigionieri, persino al di fuori dei periodi di guerra ufficiale. Il borgognone
Bertrandon de la Brocquire, per esempio, rammenta come, nel 1432, nella valle del Maritsa
in Bulgaria egli incontr circa venticinque uomini e dieci donne, legati assieme con pesanti
catene intorno al loro collo. Erano stati catturati nel regno di Bosnia durante un raid da parte
dei turchi e stavano venendo portati ad Adrianopoli da due turchi per essere venduti. Il
cronista Ashikpashazade ricorda con piacere una incursione sul Danubio nel 1440, dove i
razziatori erano cos pieni di bottino che vendevano schiave squisite per il prezzo di un paio
di scarpe. Ogni guerra e ogni raid condotto con successo produceva la sua messe di schiavi,
e su questi il Sultano reclamava il diritto di imporre una esazione.
E difficile, in assenza di documenti, stabilire quanto efficaci e sistematici fossero i sultani
nellesigere la loro quota di prigionieri di guerra. Il regno di Bayezid II (1481-1512),
comunque, vide un tentativo di sistematizzare e codificare la legge ottomana, e fu senza
dubbio in questa occasione che Bayezid, nel 1493, eman un decreto per regolarizzare la
raccolta di prigionieri per il servizio imperiale. La disposizione era la risposta ad una
richiesta di istruzioni da parte di un certo Yusuf, che era lufficiale responsabile della
esazione dai giovani uomini catturati dai razziatori in Rumelia. Il decreto stabilisce che il
comandante del raid deve essere ricompensato con venticinque ragazzi di quelli che egli
abbia riportato con i propri sforzi, gli ufficiali incaricati dellesazione con cinque ciascuno
di quelli che essi in persona avevano preso, gli ufficiali di rango pi elevato con uno di
quelli che essi stessi avevano catturato, e gli ufficiali di rango pi basso con uno di due di
quelli che avessero catturato essi stessi. Il resto, dallet di dieci a diciassette anni, deve
essere preso da Yusuf. Se qualcuno di quelli maggiori di sedici anni mostrano di essere
idonei, anche essi devono essere presi, pagando al proprietario trecento akce dal tesoro per

ciascun giovane. I giovani non devono avere deformit o malattie o mostrare segni di aver
raggiunto la pubert, o aver iniziato ad avere la barba. Per assicurare che i giovani
prigionieri raggiungessero la capitale, il decreto ordina sia allufficiale incaricato
dellesazione che al comandante del raid di compilare un registro, che i loro rappresentanti
devono portare con i prigionieri. Questo consentiva alle autorit di scoprire se qualcuno era
scomparso tra il raggruppamento alla frontiera e larrivo nella capitale. Esiste una copia
dello stesso decreto in cui la formula Io [il Sultano] ho comandato sostituita dalla
frase: la legge come segue, suggerendo che questo particolare decreto inviato a Yusuf
acquist lo stato di una legge generale che regolava la raccolta di prigionieri per il Sultano.
Guerre e razzie in Europa continuarono ad essere una fonte di schiavi durante il sedicesimo
secolo, ma probabilmente non nella stessa scala di prima. Prima del 1526, la linea del
Danubio e della Sava formavano il confine tra lImpero Ottomano e il regno di Ungheria, e
raid attraverso i fiumi assicuravano un continuo flusso di prigionieri. Comunque, dopo la
sconfitta del re di Ungheria a Mohacs, e linsediamento sul trono di un re fedele al Sultano,
lUngheria cess di essere un terreno da razziare. Nel 1541, lUngheria centrale divenne una
provincia ottomana, confinante con le ben fortificate terre asburgiche ad occidente. In queste
circostanze le regolari incursioni su vasta scala degli ottomani non erano possibili. Perdipi,
nel 1595, la distruzione in battaglia di molte migliaia di razziatori, mise fine alla loro
organizzazione nella sua forma tradizionale. Questi fattori limitarono il rifornimento di
schiavi. Scrivendo negli anni 40 del 1600, lo storico Ibrahim Pechevi commentava che era
cessato il rifornimento di schiavi che aveva reso possibile ai governatori della frontiera di
mantenere larghi entourage. Ad un certo punto la pratica di esigere una quota di prigionieri
per il Sultano deve essere cessata.
I prigionieri, comunque, continuarono ad arrivare nellImpero, specialmente con i raid
tatari nel territorio russo e polacco, dal Caucaso, e dallafrica sub-sahariana attraverso
lEgitto e il Sultano continu a reclutare schiavi da queste fonti
E chiaro, nondimeno, che la fornitura di schiavi da fuori i confini dellImpero era
insufficiente. I sultani dunque stabilirono una seconda e pi affidabile fonte di
approvvigionamento. Questa era il devshirme o raccolta, per mezzo della quale il Sultano
prelevava gli schiavi tra i propri sudditi cristiani. Nella legge islamica, la pratica era illegale,
dal momento che i non-musulmani nellImpero avevano lo status di infedeli protetti e cos
non avrebbero potuto essere messi in schiavit. La questione della sua legalit, comunque,
sebbene soggetto di dibattito nel sedicesimo secolo, non ebbe ripercussioni sulla pratica e la
Raccolta divenne la fonte principale di reclutamento per il servizio imperiale tra il
quattordicesimo e la fine del sedicesimo secolo, e la pratica non scomparve completamente
fino al diciottesimo secolo.
E impossibile stabilire esattamente quando inizi la Raccolta. Comunque, un semone del
1395 dal Metropolita di Tessalonica lamenta: Cosa non deve soffrire un uomo vedendo il
figlio che ha partorito ed allevato portato via dalle mani di stranieri, improvvisamente e
con la forza e costretto ad adottare costumi alieni e diventare uno che adotta abiti, lingua,
empiet ed altre contaminazioni barbariche? Due anni pi tardi, un italiano, Caluccio di
Salutati, riferiva che i turchi si impadroniscono di giovani di dieci-dodici anni per
lesercito. Entrambi i commenti sembrano riferirsi alla Raccolta, indicando che listituto
esisteva gi negli anni 90 del 1300. Dunque nacque durante il quattordicesimo secolo.
Questo era un periodo durante il quale i turchi dellAnatolia occidentale sembravano avere
una comprensione limitata della legge islamica e probabilmente, dunque, solo una nozione
confusa degli statuti della schiavit nei termini nei quali le generazioni successive

dovevano intendere la Raccolta e lo status dei servitori del Sultano. Questo pu spiegare la
pronta accettazione di un istituto che era, in termini islamici, illegale.
Nel 1438, un certo Fratello Bartolomeo da Jano di nuovo fece riferimento alla Raccolta
nella sua Lettera sulla barbarie dei Turchi. Ivi riporta come il Sultano pretendesse un
decimo dei ragazzi cristiani da dieci a ventanni, che egli fa diventare suoi schiavi speciali
e portatori di scudi e, ci che peggio, Saraceni. Egli parlava della pratica come qualcosa
che il Sultano non era mai stato uso fare, come se fosse qualcosa di nuovo. Questo indica
probabilmente che Fratello Bartolomeo semplicemente ignorava che la Raccolta di giovani
era un evento regolare, ma probabilmente era cessato durante la guerra civile tra il 1402 e il
1413, ed era solo allora che riprendeva di nuovo.
Riguardo ad un aspetto il resoconto di Fratel Bartolomeo era sicuramene sbagliato. E
improbabile che il Sultano raccogliesse giovani nella percentuale di uno su dieci. Il serbo
Costantino Mihailovi, che serv nellesercito ottomano tra il 1453 e il 1463, di fatto si
riferisce ai giovani che il Sultano raccoglieva nei suoi regni come chilik, una parola che
chiaramente deriva dal Persiano chile-yek (un quarantesimo), e ovviamente rappresenta la
percentuale dellesazione. Questa anche la quota che appare in un documento degli inizi
del sedicesimo secolo, che serviva da modello per i decreti del Sultano che ordinavano la
raccolta dei giovani per il servizio imperiale. Il testo comincia con: Io [il Sultano] ho
ordinato che, nel distretto giudiziario di [], comprendente [x] famiglie, e in quello di []
comprendente [y] famiglie, [a] e [b] giovani rispettivamente, per un totale di [c], siano
raccolti, al tasso di un giovane ogni quaranta famiglie
La percentuale di raccolta dunque, era di un giovane ogni quaranta famiglie. Il documento
continua esponendo la procedura che la raccolta doveva seguire. Lufficiale incaricato
doveva portare con s un giannizzero e andare senza ritardo in questi distretti giudiziari per
avvisare il popolo con un proclama e, senza trascurare un singolo villaggio, radunare tutti
i figli degli infedeli e dei notabili, insieme con i loro padri, e farli comparire davanti a s e
ispezionarli personalmente. Se un infedele ha pi di un figlio (lufficiale) deve registrarne e
prenderne in consegna uno valido per il servizio presso i giannizzeri, di et quattordici o
quindici anni, o, al massimo sedici, diciassette o diciotto; ma non deve prendere il figlio di
un uomo che ne ha solo uno e, dopo aver preso un figlio egli deve, agendo correttamente
secondo legge, rimandare indietro gli altri al loro padre.
Unopera degli inizi del diciassettesimo secolo, intitolata Le leggi dei Giannizzeri, che
offre rimedi per i difetti delepoca del corpo dei giannizzeri facendo riferimento alle
pratiche ideali del passato, espone i principi della selezione. Gli ufficiali incaricati non
devono prendere i figli di uomini importanti, preti o uomini di buona discendenza. Essi non
devono prendere figli unici, perch questi aiutano i loro genitori nel lavoro della fattoria, e
se non vi fossero, il padre non riuscirebbe a coltivare la sua terra e a pagare le tasse. Essi
non dovrebbero prendere orfani, perch sono opportunisti e indisciplinati; giovani
strabici, perch sono perversi e ostinati; giovani alti perch sono stupidi, o bassi, perch
sono piantagrane. N dovrebbero prendere giovani con facce imberbi, perch appaiono
disprezzabili al nemico. Era anche proibito prendere uomini sposati o artigiani. Gli
uomini che si guadagnavano da vivere come artigiani non erano preparati a sopportare le
durezze del servizio.
Cerano altre categorie che lautore delle Leggi escludeva. Soprattutto, non dovevano
essere presi dei turchi. Questo perch, se si fosse fatto questo, i loro parenti avrebbero
preteso anchessi di essere schiavi del Sultano e di essere esentati dalle imposte, o cercare di
entrare nel corpo dei giannizzeri. Allo stesso tempo, i governanti non li avrebbero visti come

genuini schiavi imperiali, e ci avrebbe condotto allindisciplina. I turchi sono pure descritti
come spietati e molto poco adusi alla devozione o alla religione. Invece, lautore continua,
il beneficio di prendere la prole degli infedeli risiede nel fatto che quando diventano
musulmani essi diventano fervidi credenti e nemici delle loro famiglie e dei dipendenti.
Questa era probabilmente unesagerazione. Un documento del 1572 mostra un giannizzero
che presenta una petizione al Sultano nellinteresse della sua famiglia in Albania, indicando
che non solo non divenuto loro nemico, ma che neanche ha perso il contatto con loro.
Similmente, nel registro di corte di Istanbul per il 1612-13 c una annotazione che registra
un caso in cui un governatore dellAnatolia chiaramente proveniente dalla Raccolta
aveva collaborato con suo fratello, un prete locale, per estorcere esazioni illegali alla
popolazione del suo distretto. Questi non possono essere stati casi isolati di contatti che sono
continuati. Nondimeno, ogni giovane prescelto con la Raccolta doveva i suoi mezzi di
sussistenza, incluso il suo salario regolare, e la sua futura carriera, al Sultano e non ai
familiari o alla sua gente e, in questo senso, il legame pi vitale con il suo ambiente natale
era tagliato.
Cera, comunque un gruppo di musulmani che poteva essere fatto oggetto di Raccolta, e
questo era il gruppo dei bosniaci. La ragione, secondo lautore delle Leggi dei giannizzeri,
era che al tempo della conquista della Bosnia nel 1463 gli abitanti si erano subito sottomessi
al Sultano ed avevano accettato lIslam. Quando il sovrano offr loro un privilegio in cambio
di questo atto, essi chiesero di essere oggetto di Raccolta, e da allora il Sultano aveva
prelevato giovani da quella regione. Molti di questi, ci dicono Le leggi dei giannizzeri,
venivano posto nel palazzo o nei giardini del palazzo. Le leggi dei giannizzeri unopera
dellinizio del diciassettesimo secolo. Nondimeno, dal momento che i prospetti catastali a
partire dal 1463 mostrano che ci furono molte conversioni in Bosnia dopo la conquista
ottomana, questa storia di come la Raccolta inizi in Bosnia ha una qualche credibilit.
Le zone dove il Sultano faceva la raccolta erano la penisola balcanica e lAnatolia, con la
prima che forniva la maggior parte delle reclute, presumibilmente perch era unarea con
una maggioranza di popolazione cristiana. NellAnatolia, la maggioranza della popolazione
era turca, e pertanto non idonea. Inoltre, alcune aree dellAnatolia sembrano in certi periodi
essere state esenti. Lautore de Le leggi dei giannizzeri ci informa che era contro i
regolamenti prelevare giovani per esempio dallarea tra Karaman ed Erzerum, perch essi
erano mescolati con turcomanni, curdi e georgiani. N il Sultano estendeva la raccolta alle
terre arabe dopo la loro conquista nel sedicesimo secolo.
Queste erano le aree e le popolazioni soggette al prelievo, e i principi in base ai quali gli
ufficiali incaricati facevano la loro selezione. Una volta che avevano scelto e riunito i
giovani, il compito successivo era portarli alla capitale. Il primo passo era organizzare i
giovani, in accordo col modulo del sedicesimo secolo che abbiamo visto, in gruppi di 100150 o di 200, secondo Le leggi dei Giannizzeri, e poi compilare un registro separato per
ciascun gruppo. Per ogni giovane, essi dovevano, secondo quanto stabilisce il modulo,
mostrare il suo nome, il nome di suo padre e il nome del villaggio e del possessore del
feudo a cui il villaggio appartiene, e una descrizione del giovane, in modo che se egli
scompare, il registro mostri chi sia e da dove viene, cosicch pu essere ripreso facilmente.
Una funzione dei registri era anche di evitare che attaccabrighe prendessero parte alla
consegna dei ragazzi , e di evitare episodi di corruzione da parte di coloro che prelevavano i
ragazzi, per esempio la vendita privata come schiavi di coloro che avevano avuto in
consegna. Cos riuniti, i ragazzi viaggiavano scortati dalle guardie fino a Istanbul, passando
le notti nei villaggi. Il modulo del decreto proibisce che vi stiano per pi di una notte, per

minimizzare il peso per gli abitanti del villaggio, che provvedevano cibo e alloggio. Una
volta ad Istanbul la scorta li portava dallagha dei Giannizzeri.
Lagha doveva innanzitutto accertarsi che i ragazzi arrivati a Istanbul coincidessero con la
descrizione dei registri, annotando quelli che erano caduti ammalati e qualsiasi ragazzo non
fosse arrivato a destinazione. Come ulteriore precauzione contro le frodi, il decreto
richiedeva allufficiale incaricato di fare un secondo registro, cosicch quando
successivamente arrivava nella capitale, lagha dei giannizzeri poteva comparare i due
registri, un processo che gli avrebbe consentito di scoprire ogni falsificazione. Le Leggi dei
Giannizzeri descrivono il passo successivo nel procedimento. I due ufficiali dei giannizzeri
subordinati dellagha, lagha della Rumelia e lagha dellAnatolia dovevano apparire
con i loro funzionari e, in presenza dellagha un chirurgo avrebbe esaminato e circonciso
ogni ragazzo quando veniva il suo turno. Essi avrebbero poi dovuto destinare i ragazzi che
avevano la migliore presenza al palazzo. Questi erano quelli che avrebbero ricevuto una
educazione nelle scuole del Palazzo e talvolta, dopo aver servito la persona del Sultano,
ricevere nomine a governatori o altri uffici. Quelli fisicamene forti erano incaricati di
lavorare nei giardini del palazzo. Anche questo poteva condurre ad una condizione
privilegiata.
Ma la destinazione di molti dei giovani,comunque, era il corpo dei giannizzeri, le truppe
personali di fanteria del sovrano. Lammissione al corpo non era, tuttavia, immediata.
Laddove i ragazzi di bella presenza ricevevano una educazione nel palazzo, i futuri
giannizzeri ricevevano una differente forma di addestramento. Il primo passo era di vendere
ciascun ragazzo tradizionalmente, secondo Le leggi dei Giannizzeri , per un pezzo doro
a coltivatori turchi dellAnatolia. Il pagamento era simbolico: serviva ad evitare che
questi ragazzi si rifiutassero di lavorare sulla base del fatto che erano schiavi del Sultano.
Essi rimanevano con i turchi per circa sette o otto anni. La ragione di questa pratica era,
in primo luogo, di abituare i ragazzi, attraverso il regolare lavoro dei campi, al duro lavoro
fisico. Per questa ragione, le Leggi dei giannizzeri insistono, era proibito venderli a giudici
o a persone istruite, perch queste non avevano terre dove il futuro giannizzero sarebbe
diventato abituato alle privazioni. Era egualmente proibito venderli ad artigiani o
commercianti perch, invece di andare in guerra, si sarebbero guadagnati da vivere
attraverso il mestiere; o al popolo di Istanbul, perch i loro occhi si sarebbero spalancati
vivendo nella citt e non avrebbero sofferto ristrettezze. La seconda ragione per la pratica
era insegnare loro i rudimenti dellIslam, attraverso il soggiorno in un ambiente islamico e
infine insegnare loro il turco. Prima della immissione su vasta scala di turchi nei ranghi dei
giannizzeri alla fine del sedicesimo secolo e allinizio del diciassettesimo, molto pochi dei
membri dei corpi avrebbero parlato turco come linguaggio nativo. Era, comunque, la lingua
franca di questo corpo poliglotta di soldati e invero anche della lite dominante dellImpero
e la sua acquisizione era essenziale.
La supervisione dei ragazzi che erano con i turchi era responsabilit degli agha di
Rumelia e Anatolia. Ognuno di questi aveva uno staff di dieci-quindici uomini che erano
responsabili per la cattura e la vendita di ogni ragazzo che tentava di fuggire. Alla fine del
periodo, essi richiamavano i ragazzi, che per questepoca erano adulti, e davano loro un
salario di un akce al giorno. Le Leggi dei Giannizzeri valuta in sette o otto anni il
periodo che i ragazzi spendevano con coltivatori turchi, ma questa era probabilmente pi
una media che un numero preciso. Piuttosto, gli agha richiamavano i giovani mano a mano
che sorgeva la necessit di un rimpiazzo per le truppe.

Lo stadio successivo non era, comunque, larruolamento delle reclute nel corpo dei
giannizzeri. Lufficiale conosciuto come agha di istambul destinava il giovane ad uno dei
trentuno dormitori nelle baracche dei novizi vicino allentrata del Palazzo. Costoro, ci
informano le Leggi, svolgevano compiti per il Sultano. Esse menzionano in particolare il
trasporto di legna per il palazzo, e la conduzione del vascello che portava neve dalle
montagne vicino Bursa alla ghiacciaia del Sultano e la conduzione dei vascelli che
portavano truppe sul Bosforo ad skdar e ritorno. Nel descrivere i doveri dei novizi,
lautore delle Leggi dei Giannizzeri compara sfavorevolmente la situazione dei suoi tempi
quando cerano dodicimila novizi, ma solo dodici navi con let di Solimano I (1520-1566),
quando cerano quattromila novizi e settantadue navi. Egli lamenta anche la perdita di navi
dovuta, ai suoi giorni, alla poca esperienza marittima.
Questi non erano gli unici compiti che svolgevano i novizi e non tutti i novizi vivevano
nelle baracche fuori del palazzo. Altri servivano nei vari giardini imperiali o per esempio
come garzoni di lavanderia o cuochi. Un numero pi significativo diventava apprendista nei
cantieri navali di Istanbul o Gallipoli, dove documenti del sedicesimo secolo li mostrano
allopera come calafati, carpentieri, fabbricanti di remi, artiglieri, fabbri, fabbricanti di
carrucole e pulegge, fabbricanti di stoppa per calafatare. La pratica di impiegarli nei cantieri
continu nel diciassettesimo secolo. Documenti della fine del sedicesimo secolo li
menzionano come fabbri e costruttori nei progetti di costruzioni reali, come la moschea
Selimiye ad Edirne ai primi anni 70 del 1500. Altri, come completamento del loro servizio
con i turchi, diventavano apprendisti in unit tecniche dellesercito, come gli artiglieri
imperiali e gli armaioli imperiali. Questo apprendistato nei cantieri, nelle costruzioni e nelle
unit militari potrebbe essere considerato, strettamente parlando, una violazione della
proibizione che i giannizzeri imparassero un mestiere, ma le abilit che imparavano erano
quelle essenziali per la prosecuzione della guerra e cos erano necessarie per lefficienza dei
Giannizzeri come unit militare. Era dopo il loro servizio come novizi che il Sultano
finalmente li distaccava nei corpi dei giannizzeri. Questo accadeva non in occasioni
prefissate, ma quando capitavano necessit di rimpiazzi.
Verso la fine del sedicesimo secolo la Raccolta come fonte di reclutamento per il Palazzo e
i corpi dei giannizzeri inizi ad essere smantellata e, durante il corso del diciassettesimo
secolo, le Raccolte divennero sempre pi rare. Dopo i primi anni del diciottesimo secolo,
cessarono del tutto. Lautore delle Leggi dei Giannizzeri che compose il suo lavoro come
esposizione per Ahmed I (1603-1617) di pratiche del passato come basi per la riforma del
presente, vedeva nel cambiamento del metodo di reclutamento dei giannizzeri la fonte
dellanarchia. Successivi trattati sulle riforme, durante i regni di Osman II (1618-1622) e
Murad IV (1623-1640) sostenevano questo punto di vista.
Cosa esattamente sostitu la Raccolta come fonte di reclutamento per il palazzo non
chiaro, sebbene alcuni nuovi venuti sembrano provenire dagli entourage di uomini di rango.
Nel caso dei giannizzeri, lo schema di ammissione al corpo un po pi chiaro. Dal
quattordicesimo secolo fino alla fine del sedicesimo, il reclutamento era tramite il prelievo
di prigionieri di guerra o attraverso la Raccolta. Fu apparentemente solo durante il regno di
Selim I (1512-20) che i giannizzeri rivevettero permesso di sposarsi, e questo permesso si
applicava solo agli uomini ritirati dal servizio e ad alcuni degli ufficiali. N potevano i
giannizzeri, essi stessi schiavi, acquistare concubine. Questo limitava il numero di
discendenti legittimi e cos impediva che formassero una casta ereditaria. Col tempo,
quando il divieto del matrimonio divenne meno stretto, divenne costume ammettere come
novizi i figli dei Giannizzeri che fossero abili al servizio sulle navi. Questo, comunque,

formavano una piccola minoranza. Liste di giannizzeri e novizi dal sedicesimo secolo
mostrano pochissimi di essi con un padre musulmano.
Fu allincirca dal 1570 che il vecchio schema di reclutamento cominci a crollare. Dal
regno di Selim II (1566-1574), se si deve credere allautore delle Leggi dei Giannizzeri,
divenne quasi consuetudinario accettare nei giannizzeri i figli dei membri delle sei divisioni
della cavalleria del Sultano, o di altri ufficiali della casa imperiale. Egli (lautore
delle Leggi) vedeva questo come fonte di corruzione. Molto peggio, comunque era
lammissione di giovani nati musulmani. Essi usavano vari mezzi per raggiungere questo
scopo. Alcuni, le Leggi ci dicono, pagavano bustarelle ai funzionari per essere registrati
come figli di cavalieri della casa. Se essi avessero proclamato di essere figli dei giannizzeri
sarebbe stato possibile verificare questa affermazione,ma essi evitavano questa difficolt
sostenendo che i loro genitori appartenevano ad una differente unit del corpo. Le leggi dei
giannizzeri descrive anche come, al tempo di Murad III (1574-95), i turchi si
presentassero alla consegna della Raccolta, pagando i chirurghi che praticavano la
circoncisione e persuadendo i funzionari, che li registravano, a scrivere come nomi dei
genitori nomi senza senso nel linguaggio degli infedeli. Ancora di pi, tuttavia, entravano
nei giannizzeri come protgs dei comandanti e degli ufficiali. Questa pratica, viene
descritta dalle Leggi come una malattia, che aveva tolto del tutto la necessit della
Raccolta.
Questo cambiamento nel metodo di reclutamento, che consentiva lingresso nel corpo dei
giannizzeri di turchi e altri musulmani, era, per lautore de Le leggi, un disastro che aveva
condotto alla perdita di valore militare e alla sconfitta in guerra. Negli anni 30 del 1600 lo
scrittore riformatore Kochi Bey, concord con lui, notando che ai suoi tempi e specialmente
dopo gli anni 20 del Seicento, il corpo aveva ammesso ragazzi di citt di religione
sconosciuta, turchi, zingari, tatari, curdi, emarginati, lazi, turcomanni, mulattieri e
cammellieri, portieri e pasticcieri, briganti di strada e borsaioli e altre persone di vario tipo.
Anche lui considerava un ritorno ai vecchi metodi come essenziale se il corpo dei
giannizzeri doveva riguadagnare la gloria passata.
Questi autori erano indubbiamente accurati nelle loro osservazioni di come il reclutamento
dei giannizzeri era cambiato. La trasformazione non era per, come credevano,
semplicemente il risultato della corruzione. Larruolamento nei giannizzeri portava benefici,
in particolare un salario regolare dal Tesoro e questo senza dubbio incoraggi gli inidonei a
cercare di unirsi illegalmente al corpo. Il fattore principale, comunque, era la crescita del
numero di giannizzeri tra la met del sedicesimo secolo e il diciassettesimo secolo.
Documenti del tesoro ottomano registrano 786 giannizzeri nel 1527. Nel 1567 ce nerano
12.798 e, nel 1609, 39.282. Questa crescita avvenne in risposta ai bisogni militari. Nel
momento in cui luso di armi da fuoco aument durante il corso del sedicesimo secolo, e
specialmente durante la guerra con lAustria del 1593-1606, la fanteria inizi a giocare un
ruolo pi importante sul campo di battaglia, col risultato che il numero dei soldati appiedati
crebbe in relazione al numero dei cavalieri. Un modo in cui gli ottomani soddisfacevano
questa domanda era incrementare il numero dei giannizzeri. Come risultato i vecchi metodi
di reclutamento non soddisfacevano la domanda per nuove reclute, e il solo modo di
aumentarne il numero era ammettere turchi e altri gruppi che i regolamenti avevano in
precedenza escluso. Perdipi, con lespansione del numero, il ruolo dei giannizzeri era
cambiato. Essi non formavano pi un piccolo corpo di truppe di lite della casa imperiale,
ma divennero invece uno dei contingenti pi grandi dellesercito ottomano. Questo li
poneva, in pratica se non in teoria fuori della casa imperiale, e cos facendo cambi il loro

status, da schiavi della casa imperiale a uomini liberi. In queste circostanze il loro
reclutamento come schiavi non era pi importante.
Gli scrittori riformatori del diciassettesimo secolo posero molta enfasi sulla ereditabilit
dello status e sulla esclusione di gruppi che non avevano i requisiti dallacquisto
dellufficio, e considerarono lincapacit di seguire questi principi come un segno di
declino. In risposta a queste preoccupazioni, Ahmed I (1603-17) di fatto abol la pratica di
ammettere i figli di titolari di uffici diversi dai giannizzeri nel corpo, ma tale proibizione
chiaramente non faceva nessuna differenza. Lespansione del corpo in risposta ai nuovi
metodi di guerra rendeva inevitabili cambiamenti nel metodo di reclutamento dei
giannizzeri.

IL PALAZZO: PALAZZI
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Dal momento che il Sultano era il sovrano dellImpero Ottomano, il centro del governo era
laddove capitava che egli fosse. Questo significava par excellence il Palazzo, ma quando
egli lasciava la sua residenza il governo lo seguiva. Prima della ascesa al trono di Selim II
(1566-74), tali assenze erano frequenti, dal momento che i sultani spesso conducevano
spedizioni militari in persona, e erano spesso assenti dalla capitale durante la stagione delle
campagne militari. Quando questo accadeva, alcuni almeno dei ministri del Sultano lo
avrebbero accompagnato in campagna, come avrebbe fatto il Tesoro, per pagare gli stipendi
e fare acquisti e i funzionari con registri finanziari e di altro genere da tenere, per esempio
dei morti in battaglia e delle nuove nomine per rimpiazzare i caduti.
I primi sultani erano evidentemente molto mobili. Ibn Battuta nel 1333, descrive Orhan (c.
1324-62) come possessore di quasi cento fortezze, che continuamente visita e mette in
ordine. Nel secolo seguente, i sultani divennero pi sedentari di quanto Orhan sia stato, ma
un annalista che compil una cronologia del regno di Murad II (1421-51) notava ancora se i
sovrani durante lestate conducevano la campagna militare, rimanevano nella capitale
Edirne o si recavano nel luogo di villeggiatura estiva. Mehmed II (1451-81), sembra,
continu la pratica di spendere il tempo sui pascoli alti, almeno come mezzo di sfuggire le
epidemie di peste che colpivano Istanbul ma dopo il suo tempo sembra che i sultani
normalmente lasciassero il palazzo solo per campagne militari, per spedizioni di caccia o
viaggi di piacere. Dopo il 1566, con le eccezioni di Mehmed III (1595-1603) che
accompagn lesercito in Ungheria nel 1596, Osman II (1618-22) che condusse la campagna
polacca nel 1621 e Murad IV (1623-40) che ricattur Erivan nel 1635 e Baghdad nel 1638, i
sultani non andavano pi alla guerra di persona. Il Palazzo o piuttosto i Palazzi erano
diventati il loro luogo di residenza permanente, che lasciavano raramente. Cos, nel corso di
trecentocinquantanni, essi gradualmente si ritirarono dal contatto giornaliero con i loro
sudditi e, eccetto che in occasioni cerimoniali, dalla pubblica vista.
Non chiaro se Osman, il primo della linea di successione ottomana, stabil una residenza
permanente. La tradizione ottomana comunque, lo presenta che dichiara la sua sua sovranit
presso una citt chiamata Karajahisar, che potrebbe corrispondere alla citt greca di
Malagina, nella valle del Sakarya. Questa era la sede di un vescovado bizantino ed
possibile che Osman prendesse ivi residenza nel vecchio palazzo del vescovo. Fu anche a
Malagina che il chierico greco prigioniero Gregorio Palamas incontr Orhan nel 1354,
descrivendolo come un villaggio costruito su una collina, circondato da montagne che

gode di un clima fresco anche durante lestate a due giorni di viaggio da Bursa. IL
successore di Orhan, Murad I (1362-89) sembra anche aver speso tempo nello stesso luogo.
I genovesi nel 1387 non conclusero il loro trattato con lui nella capitale reale di Bursa, ma a
Malagina. Il testo ricorda che fu approvato in Turchia in un piccolo insediamento chiamato
Mallaine, abitato dal signore suddetto.
Ai tempi di Orhan, comunque, Bursa era la capitale reale e il luogo dove era il palazzo
ottomano, sebbene dettagli di questo palazzo siano vaghi. Orhan deve essersi impadronito o
aver costruito una residenza reale a Bursa dopo averla catturata nel 1326, e i suoi successori
continuarono a risiedere l, ai tempi, fino al 1402, quando un distaccamento dellesercito di
Tamerlano saccheggi la citt. Questa non sopravvisse al sacco come residenza principale,
ma sembra che, fino al sedicesimo secolo, membri della famiglia del Sultano, come i suoi
nipoti, vivessero l.
IL successore di Orhan, Murad I, costru il primo palazzo di cui esiste una descrizione, e
che doveva diventare una residenza pi importante di ci che sopravviveva o era stato
ricostruito a Bursa dopo il 1402. Questo e il Vecchio palazzo ad Edirne, che il viaggiatore
ottomano Evliya Celebi doveva descrivere quando era ancora in piedi nella seconda met
del diciassettesimo secolo. Murad deve aver iniziato la costruzione immediatamente dopo la
conquista della citt, probabilmente dunque allinizio degli anni 70 del 1300. Secondo
Evliya, il principe Musa (Rumelia, 1411-13) estese e fortific ledificio. Le sue massicce
mura esterne, ci dice Evliya, formavano un quadrato con un solo cancello di ferro nel lato
nord. Questo probabilmente ci che vide Bertrandon de la Brocquire nel 1433, quando
era entrato nel palazzo attraverso questo cancello, e aveva visto il Sultano Murad II
emergere dalle sue stanze in un cortile molto ampio e prendere il suo posto in una galleria
lungo il suo fondo. Questi resoconti suggerisono che gli edifici allinterno del palazzo erano
disposti intorno un cortile interno e un cortile esterno.
Nel 1451, lultimo anno della sua vita, Murad II inizi la costruzione di un secondo
palazzo ad Edirne, che doveva sosituire il Vecchio Palazzo come residenza reale. Sebbene,
al tempo del suo completamento, nel 1454, era gi cominciato il lavoro per un palazzo ad
Istanbul appena conquistata, il palazzo di Edirne continu ad essere utilizzato. Murad inizi
la costruzione fuori della citt, sulla sponda occidentale del fiume Tunca. Suo figlio,
Mehmed II, continu il lavoro di nuovo su un piano di edifici disposti intorno un cortile
interno e un cortile esterno. Egli costru anche un ponte dal palazzo allisola nel fiume, che
doveva servire come giardino e terreno di caccia. Sultani successivi fecero delle aggiunte al
palazzo. Solimano I (1520-66), fa notare Evliya Celebi, passava linverno qui quando
tornava dalle campagne ungheresi. Egli aggiunse un ponte dalla sponda destra del fiume
allisola, depositi dacqua, e una camera imperiale nellharem. Il suo successore aggiunse
chioschi, ma il palazzo doveva raggiungere le sue massime dimensioni durante il regno di
Mehmed IV (1648-87) che, come nota il suo contemporaneo Evliya Celebi, perch
appassionato di caccia spende molto del suo tempo nella citt di Edirne.
La conquista di Istanbul significava che il palazzo di Edirne non divenne la principale
residenza reale, eccetto che durante il regno di Mehmed IV. Nel 1454, Mehmed II ordin la
costruzione di un nuovo palazzo nel centro della citt, sul luogo del bizantino Foro del toro.
Per il 1458 era completato. Lo storico contemporaneo, Tursun Bey, ci informa che entro il
quadrato formato dai muri esterni, egli costru un harem imperiale nel cui cortile il sole non
poteva trovare un varco deliziosi palazzi e padiglioni per la sua gioia e il conforto dei suoi
intimi e dei suoi paggi, protetto dai fedeli e pii eunuchi. Tra gli edifici del palazzo e le
mura esterne egl cre un terreno di caccia privato, riempiendolo con bestie selvagge.

Questo palazzo non rimase a lungo in uso come principale residenza del Sultano e sede del
suo governo. Quando il lavoro di costruzione fu finito, Mehmed II immediatamente ordin
la costruzione di un nuovo palazzo. Dopo il suo completamento, il vecchio palazzo divenne
esclusiva residenza delle donne dellharem imperiale.
Il luogo che il nuovo palazzo doveva occupare sembra abbia lusingato le ambizioni
imperiali di Mehmed. La sua porta esterna conduceva ad Hagia Sofia per la mentalit
imperiale ottomana un simbolo della sovranit romana e occupava una collina su un
promontorio, consentendo una visuale dallEuropa sullAsia e attraverso il Bosforo che lega
il Mar Nero al Mediterraneo. Il lavoro di costruzione ebbe luogo durante gli anni 60 e 70
del 1400, secondo un piano base che sopravvissuto alle numerose aggiunte e alterazioni
dei secoli successivi.
Un muro esterno divideva il nuovo palazzo e i suoi ampi giardini dalla citt, con le vecchie
mura della citt lungo il corno doro e il Mare di Marmara che lo proteggevano dal lato del
mare. IL palazzo stesso occupava la posizione pi alta in questo spazio. Lentrata era
attraverso il cancello imperiale vicino allabside di Hagia Sofia e che conduceva nel primo
cortile. Una volta passato ilcncello il visitatore vedva a sinistra la ciesa bizantina di Santa
Irene, che serviva da armeria per il palazzo e disposti intorno al cortile cerano i dormitori
dei novizi, i magazzini e altre aree domestiche e di servizio. Si potrebbe immaginare la corte
come unarea di attivit e di rumore. Allaltro lato, opposto al cancello imperiale cera il
cancello di mezzo, crenellato e fiancheggiato da due torri francesi. Attraverso questo
cancello si accedeva alla seconda corte. Lentrata era permessa solo a membri della corte e
del governo, e a membri del pubblico che volevano presentare petizioni al Consiglio
Imperiale del Sultano. Nessuno, a parte il Sultano poteva entrare nella corte a cavallo e la
regola era dello stretto silenzio. I commentatori del diciassettesimo secolo notavano luso
dei linguaggio dei segni nel palazzo e questo, senza dubbio, metteva in grado i cortigiani di
comunicare. Nellangolo distante di sinistra, il visitatore vedeva la camera del consiglio che
Solimano I (1520-66) doveva rimpiazzare negli anni 20 del 1500 con un edificio pi
imponente. Fu l che il Concilio imperiale, lorgano centrale del governo del Sultano, teneva
le sue sessioni. Pi avanti cera il Cancello della felicit,con un colonnato da ciascun lato.
Alla destra cerano le vaste cucine, che larchitetto Sinan (m.1588) doveva rinnovare dopo
un incendio nel 1574 e, dietro il muro a sinistra, le stalle imperiali. Queste semplici strutture
formavano uno sfondo per lelaborato cerimoniale di corte.
La terza corte, oltre la Porta della felicit, era la residenza privata del Sultano e
inaccessibile non solo al pubblico ma perfino, eccetto che in occasioni formali, agli uomini
di governo dellImpero. Immediatamente dietro la porta cera la camera delle petizioni, che
Solimano I doveva ricostruire nello stesso periodo in cui costruiva la nuova camera del
consiglio. Era qui che il Sultano dava udienza e riceveva gli ambasciatori esteri. Quando i
decreti imperiali si riferiscono ai postulanti che sottopongono le loro lettere alla mia
Soglia della felicit o alla mia Sublime Soglia si riferiscono, metaforicamente al Sultano
seduto nella camera delle petizioni sulla soglia della Porta della felicit. Nellangolo lontano
a destra della terza corte cerano il Tesoro interno del Sultano e i bagni. Nellangolo lontano
di sinistra cera la stanza privata del Sultano. Dietro la corte, dove il terreno scendeva
bruscamente verso il mare cera un giardino. Sultani successivi dovevano aggiungere nuove
strutture alla terza corte, in particolare forse il padiglione di Erivan e il padiglione di
Baghdad, che Murad IV (1623-40) aggiunse per celebrare la riconquista di queste citt.
La terza corte, come residenza privata del Sultano, dava accesso allharem. Nel piano
originale di Mehmed II, questo sembra essere stato piccolo, ma risulta che pi donne

vennero a vivere nel palazzo durante il corso del sedicesimo secolo. Questa tendenza
cominci probabilmente durante il regno di Solimano I, durante lascesa di sua moglie
Hurrem, prima della sua morte nel 1558, e divenne particolarmente pronunciato durante il
regno di Mehmed III (1595-1603), che spost la sua camera privata nellHarem. Fu durante
il regno di Mehmed III (1595-1603) che la regina madre e il suo entourage presero
residenza nel palazzo. Esso crebbe ancora di pi agli inizi del diciassettesimo secolo,
quando la pratica di mandare i principi ai governatorati di Anatolia cess e la pratica del
fratricidio reale non era pi usuale. Alla morte di un Sultano, comunque, le signore del suo
harem lo abbandonavano per il vecchio palazzo che rimase, a parte che per gli eunuchi, una
residenza esclusivamente femminile.
I due edifici nella terza corte, a ciascun lato del cancello principale, erano la grande camera
e la piccola camera. Era qui che i paggi del Sultano vivevano e ricevevano la loro
educazione. Dal momento che molti di questi dovevano essere promossi dal servizio di corte
nel Palazzo interno al servizio di governo dellImpero, le camere in qualche modo erano le
fondazioni del potere del Sultano.

IL PALAZZO: LA CASA
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Per quanto possibile, i sultani governavano lImpero attraverso membri della loro propria
casa, che avevano nominato ad uffici governativi. Questa era una tendenza che divenne
molto pronunciata alla fine del quindicesimo secolo. Nella sua struttura, la corte del Sultano
era tipica di una qualsiasi larga casata nellImpero Ottomano, o nel mondo islamico.
Era pi grande, pi ricca e pi magnifica delle case dei visir, dei governatori provinciali o
di altri musulmani benestanti ma nella sua essenza non differente.
Relativamente pochi membri della casa imperiale erano legalmente liberi: il Sultano stesso,
i suoi figli e altri membri della famiglia, insegnanti e istruttori religiosi, capi della
preghiera , dottori, i muti, i nani e i lottatori che servivano per il suo intrattenimento e alcuni
altri. Il resto erano schiavi. In una grande casa musulmana, comunque essere uno schiavo
non voleva necessariamente dire occupare una posizione infima, e laffetto che spesso i
padroni avevano per i loro schiavi o liberti evidente dai molti negozi fiduciari che li
nominano beneficiari. Perdipi, lo stato servile non necessariamente implicava una bassa
posizione sociale. Il rango di una persona in societ dipendeva meno dal loro status di
schiavi o persone libere che dallo status della famiglia o casa a cui appartenevano. Uno
schiavo in una casa potente e ricca poteva avere un prestigio maggiore che una persona che
era libera ma povera. Era la vicinanza ai grandi che garantiva reputazione. La posizione pi
onorata al disotto del sovrano stesso, era essere suo schiavo ed era attraverso i loro schiavi,
per quanto possibile, che i sultani governavano lImpero.
Il Sultano acquistava alcuni dei suoi schiavi come doni. Bayezid II (1481-1512), per
esempio ricevette il giovane genovese Menavino, che lo serv come paggio dal 1505 fino
alla sua fuga nel 1514, da un pirata. Altri venivano acquistati. Murad IV compr il polacco
Bobovi, che serv come musicista di palazzo fino alla sua dimissione nel 1657, dai tatari che
lo avevano catturato in un raid. Altri arrivavano come prigionieri di guerra. La fonte pi
ricca, comunque, era la Raccolta, il prelievo fatto sui sudditi non-musulmani del Sultano.
Alcuni, come il Gran Visir abkhazi Melek (langelo) Ahmed Pasha, non erano schiavi, ma
avevano ricevuto una educazione a palazzo dopo essere stati presentati al Sultano.

Dal giorno del suo completamento negli anni 70 del 1400, i pi privilegiati degli schiavi
del Sultano ricevevano la loro educazione nel Palazzo Nuovo, nella Grande e nella Piccola
Camera nella terza corte. Questa non era, comunque, lunica sede di una scuola di palazzo.
Alcune di tali istituzioni erano presumibilmente esistete nel Vecchio Palazzo ad Edirne nel
quattordicesimo secolo e nella prima met del quindicesimo e una scuola continu a
funzionare nel palazzo nuovo in quella citt anche dopo che Istanbul era diventata la
residenza principale del Sultano. Entro Istanbul, cerano scuole fuori dello stesso palazzo.
La prima di queste era il Palazzo di Galata, una fondazione di Bayezid II (1481-1512);
laltra, dopo il 1536, era il Palazzo di Ibrahim Pasha, nella piazza dellIppodromo.
Nondimeno, la scuola nella terza corte rimaneva la pi prestigiosa. Ai tempi di Bobovi verso
la met del diciassettesimo secolo, un paggio doveva servire da apprendista in uno dei
palazzi esterni prima di essere ammesso nella Grande o nella Piccola Camera.
I paggi, ci dice il genovese Menavino, entravano nella scuola di palazzo 80-100 alla volta.
Dapprima imparavano a parlare turco volgare, la lingua franca del palazzo e delllite
cosmopolita dellImpero. Dopo cinque o sei giorni iniziavano a lavorare sullalfabeto. I
ragazzi trascorrevano lintera giornata sotto la supervisione e la feroce disciplina degli
eunuchi e dei maestri della scuola. Questi insegnavano loro lalfabeto, la lettura e la
recitazione del Corano e gli articoli della fede islamica. Essi potevano poi procedere a
studiare larabo e il persiano volgare e colto, due linguaggi che erano essenziali per
scrivere e capire il turco ufficiale e letterario e che erano entrambi in uso per la tenuta di
documenti legali e finanziari.
Menavino entr nella scuola di palazzo nel 1504. Quando Bobovi vi entr un secolo e
mezzo dopo, il curriculum difficilmente sembra essere cambiato. Lo scopo delleducazione,
mette in evidenza Bobovi, non era di fare di essi grandi studiosi, e non chiedeva pi di un
gran rispetto per i libri, specialmente il Corano. Il loro progresso, egli dice, dipendeva dai
loro personali interessi. Quelli che studiavano la legge islamica potevano alla fine sperare di
acquisire una posizione lucrativa come Imam in una delle Moschee Reali. Quelli che
padroneggiavano il persiano e la calligrafia potevano sperare di diventare impiegati del
Tesoro, del Consiglio Imperiale o nellentourage di una persona importante. Quelli che
studiavano la legge e i decreti di giustizia potevano ottenere un governatorato. Dal
momento che i paggi dovevano alla fine formare una classe militare, essi ricevevano anche
un addestramento nelle arti militari, con Bobovi che descrive il loro addestramento e abilit
nel tiro con larco, nel cavalcare, nella lotta e nel lancio del giavellotto. Un diplomato delle
scuole di palazzo aveva dunque ricevuto sia una istruzione letteraria che un addestramento
marziale. In entrambi i casi comunque la loro educazione rimaneva medievale. La loro
abilit militare apparteneva, alla met del diciassettesimo secolo, ai campi di gara piuttosto
che ai campi di battaglia, e era ancora i classici medievali persiani che formavano i loro
gusti letterari.
Durante il periodo della loro educazione Menavino e Bobovi ci dicono, il giovane non
potevano abbandonare il Palazzo, il loro unico contatto con il mondo esterno essendo
tramite gli eunuchi chiamati i ragazzi dei cancelli . La loro educazione formale terminava,
ci dice Menavino con qualche contraddizione, allet di venticinque anni. Bobovi dice
dopo sette o otto anni. Quelli che lasciavano la scuola comparivano di fronte al Sultano
che, ai tempi di Menavino, dava a ciascuno un mantello di broccato e uno dei suoi migliori
cavalli, e li ammoniva: Se qualcuno aveva visto una malefatta nel palazzo, non lo
dovevano far sapere ma tenerlo per s. Quelli che lasciavano il palazzo in questo momento,
normalmente, sembra, erano aggregati ad una delle Sei Divisioni di cavalleria di Palazzo.

Questa non era una posizione esclusivamente militare o cerimoniale, sebbene questi
cavalieri combattevano in battaglia e cavalcavano da ciascun lato del Sultano nelle
campagne belliche e nelle processioni. Membri di queste divisioni, come uomini con una
educazione, spesso avevano altre funzioni, in particolare come esattori delle tasse.
Laggregazione alla cavalleria di palazzo era, osservava il veneziano Ramberti nella met
del sedicesimo secolo come una scala per salire a posizioni pi alte. Un cavaliere poteva
anche ricevere come moglie una ragazza dallharem imperiale che, come lui, sarebbe stata
una schiava del Sultano.
Non tutti i giovani lasciavano il palazzo avendo completato a loro educazione. Quelli che
rimanevano diventavano paggi delle camere del palazzo interno, direttamente al servizio
della persona del Sultano. Lorganizzazione delle Camere, come Menavino la descrive,
rimase largamente intatta al tempo di Bobovi. La camera con lo status pi basso era,
sembra, la dispensa, dove, Menavino ci dice, 25 paggi di 20-22 anni, che servono sotto un
eunuco sono incaricati della cura di questa stanza dove cerano giulebbe, dolci e ogni sorta
di spezie e tutto ci che era necessario per la cucina privata del Sultano. Al disopra dei
paggi della dispensa e di nuovo sotto la supervisione di un eunuco, cerano i paggi del
Tesoro, responsabili per il tesoro personale nella terza corte, dove cerano vari tipi di vesti
di broccato, vasi doro e argento di molti tipi, gioielli e monete A queste camere Ahmed
I (1603-1617) e Murad IV rispettivamente aggiunsero ed allargarono la Camera della
Campagna , che Bobovi descrive come la Camera dei paggi che servono il Sultano quando
va in viaggio. La pi prestigiosa comunque era la Camera privata.
Erano i paggi di questa camera che servivano il Sultano direttamente, e da cui egli
sceglieva quelli che erano costantemente al suo servizio. Gi nel 1433, Bertrandon de la
Brocquire aveva osservato Murad II lasciare la sua stanza nel Vecchio Palasso ad Edirne
con solo quei giovani che lo accompagnano sulla porta della camera, suggerendo che a
quella data il Sultano gi sceglieva un seguito dai giovani della Camera Privata. Menavino,
agli inizi del sedicesimo secolo afferm che i paggi principali e favoriti della Camera sono
solo tre indicandoli come il portatore degli abiti, che continuamente gli d da bere e porta
i suoi abiti di cui necessita in caso di pioggia; il portatore dacqua, che porta lacqua per
lui dovunque egli vada, e camicie per cambiarsi e il portatore delle armi, che trasporta i
suoi archi, frecce e spada. Nel secondo grado cerano quindici giovani che rifacevano il
letto, spazzavano, accendevano il fuoco e cose simili. Nel secolo e mezzo successivo
lorganizzazione della Camera privata non sembra aver cambiato nella sua essenza. Il
numero di paggi che attendevano il sovrano sembra essere lievemente aumentato
Ramberti nel 1548 ne menziona sei, e Bobovi nel 1658 ne menziona quattro, il Portatore
delle Armi, il Portatore degli abiti, il Portatore degli speroni e il Signore del Turbante e il
numero totale di giovani nella Camera era aumentato fino a 40 alla met del diciassettesimo
secolo.
Un paggio che era passato di grado dalla Dispensa alla Camera privata aveva dinanzi a
s la prospettiva di una carriera negli uffici pi elevati dellImpero, la camera privata stessa
in alcuni aspetti simboleggiando gli ideali del governo del Sultano. Un paggio poteva
servirvi solo se aveva attirato lattenzione del Sultano, e la preferenza accordatagli
dipendeva interamente dal patronato reale. I paggi stessi erano schiavi, che svolgevano i
compiti pi umili per i loro padroni, sia pratici che cerimoniali. Allo stesso tempo, essi
occupavano una posizione di immenso privilegio, dal momento che la prossimit al Sultano
significava vicinanza alla pi grande fonte di potere e patronato. Allo stesso modo, i paggi
che assistevano pi direttamente il Sultano potevano conversare con lui e, entro un certo

grado, controllare le informazioni che riceveva. In questo modo, essi potevano iniziare ad
esercitare il potere politico. Bobovi notava in particolare la speciale posizione del Capo
Barbiere, che faceva giornalmente la barba al sovrano, e dunque, a differenza del Gran Visir,
aveva lopportunit di parlargli ogni giorno. La Camera privata era, di fatto, un microcosmo
di come il Sultano governava. Un paggio poteva diplomarsi a palazzo per diventare un
governatore o visir e usare i suoi collegamento col palazzo per il suo vantaggio politico. Ma
non poteva mai scordare che era anche uno schiavo che dipendeva dal patronato del Sultano
per lavanzamento ed era parimenti suscettibile, su ordine del Sultano di degradazione e di
esecuzione.
I paggi della Camera non erano gli unici residenti del palazzo, sebbene essi fossero quelli
che entravano regolarmente in stretto contatto col Sultano ed erano, per questa ragione,
quelli che con pi probabilit ricevevano promozioni nel mondo esterno. Essi potevano
anche diplomarsi per servire gli uffici nel palazzo che di nuovo li portava faccia a faccia col
Sultano: per esempio, come maestro dello stendardo che conservava le bandiere e gli
stendardi dellesercito del Sultano; come il maestro delle stalle che, gi ai tempi di
Menavino, aveva sotto di lui 900 uomini, e che assisteva il Sultano nel montare il suo
cavallo; o come capo dei portieri, che formavano un corpo militare, che sorvegliava i
cancelli del Palazzo con accesso privilegiato al Sultano: il Capo falconiere e Mastro dei
segugi, che lo accompagnava a caccia, e specialmente il Capo Giardiniere. I giardinieri del
palazzo, come implica il loro nome, lavoravano nei giardini del palazzo, producendo fiori,
frutti e verdure per il consumo del palazzo e per la vendita. Essi erano anche soldati, e
agivano come guardie del corpo reali. Invero, durante la rivolta dei giannizzeri del 1622, che
fin con la morte di Osman II (1618-22), i giannizzeri esitarono prima di entrare nel palazzo
per paura di incontrare i giardinieri armati. Il Capo Giardiniere aveva anche, da prima del
tempo di Menavino, fino alla fine del diciottesimo secolo, giurisdizione sulle spiagge del
Bosforo fino al Mar Nero. Era anche timoniere della lancia da parata del Sultano, ed era in
questo ufficio, pone in rilievo Bobovi, che si trovava nella posizione privilegiata di poter
parlare col Sultano durante le escursioni reali in barca.
Cerano numerose altre gerarchie di schiavi nel palazzo: cuochi, pasticcieri, maggiordomi
che portavano il cibo dalle cucine agli appartamenti del Sultano o nelle altre parti del
palazzo, portatori dacqua, taglialegna che tagliavano e trasportavano legna. I giannizzeri
novizi, chavushes che scortavano le persone dal Sultano, agivano come cerimonieri durante
le cerimonie e portavano i decreti imperiali ad indirizzi fuori della capitale e cos via. Con
tutto il loro ordine e decoro, le tre corti del Palazzo e il mondo isolato dellHarem erano
affollati e suscettibili di epidemie come i quartieri senza spazio per muoversi della citt
fuori delle mura del palazzo.
Di tutti i residenti permanenti del palazzo il pi potente, fino allultima decade del
sedicesimo secolo, era probabilmente il capo degli eunuchi bianchi. Egli era
lagha (comandante) del cancello che il Sultano promuoveva tra gli eunuchi del Palazzo
Interno. Il Libro delle Leggi attribuito a Mehmed II lo qualifica come il canale preferito per
le petizioni al Trono, dandogli lopportunit di influenzare sia i postulanti che il Sultano.
Dalla fine del sedicesimo secolo, comunque, egli sembra aver perso parte della sua
influenza a favore del capo degli eunuchi neri, che si fregiava del titolo di agha della dimora
della felicit, o, pi colloquialmente, agha delle giovani. Gli eunuchi della terza corte erano
bianchi, mentre quelli dellHarem erano neri, e la influenza politica del capo degli eunuchi
neri inizi a salire verso la fine del sedicesimo secolo, quando le dimensioni dellharem
crebbero e le potenti regine madri vi elessero residenza. Come unico ufficiale anziano della

corte con accesso sia al mondo maschile che al mondo femminile del palazzo, lagha delle
ragazze divenne una importante figura politica. Bobovi commenta: questo ufficiale di
colore pi importante dellagha (bianco) del cancello perch, in aggiunta alle entrate
maggiori, ha accesso pi facilmente al principe, e pi occasioni di avvicinarlo a tutte le ore,
anche quando si ritirato con la sua amante . Questi sono gli uomini che dirigono la parte
migliore degli affari dellImpero e mentre non hanno probabilmente mai lasciato il Palazzo,
in cui sono entrati molto giovani, essi danno consiglio su interessi di stato e usano
il favorevole orecchio del padrone a loro piacimento per ci che vogliono.

IL PALAZZO: IL CONSIGLIO IMPERIALE


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I sultani governavano lImpero attraverso la loro corte tanto quanto attraverso organi
formali di governo, e per questa ragione normalmente impossibile giungere alla fonte di
importanti decisioni politiche, come quella se andare in guerra o adoperarsi per la pace. Tali
risoluzioni, sembra, erano il prodotto di discussioni che raramente lasciavano un documento
scritto. In una storia alquanto dubbia, il giannizzero serbo Mihailovi afferma che la
decisione di invadere la Bosnia nel 1436 fu il risultato di una conversazione privata tra due
visir, Mahmud Pasha e Ishak Pasha, che lui e suo fratello, il tesoriere di corte, udirono nella
cella del tesoro. Il Sultano poteva, se desiderava, scavalcare le strutture formali di governo,
come Bayezid II fece nelle sue negoziazioni con i Cavalieri di San Giovanni circa la
custodia di suo fratello Gem. La dichiarazione di guerra nel 1593 fu, Ci informa Pechevi, il
risultato di una discussione alla presenza di Murad III tra il gran visir Koja (lanziano)
Sinan Pasha, il comandante della recente campagna iraniana, Ferhad Pasha, il tutore e
storico del Sultano, Sadeddin e il derviscio Hasan, falconiere e maggiordomo del
cancello del Palazzo. Di questo gruppo, Ferhad Pash e Sadeddin si opponevano alla
guerra, ma non poterono superare linsistenza del Gran Visir. Quando la questione se
immettere galeoni nella flotta ottomana nacque allinizio della guerra di Creta della met del
diciassettesimo secolo, fu il Gran Mufti che non aveva nessun ruolo formale nel governo
che segu in materia il consiglio di Katib Celebi. Non ci fu mai, sembra, un meccanismo
formale per le decisioni politiche. Tutte le decisioni in teoria erano proprie del Sultano. Ci
che importava, dunque, era il carattere del Sultano, e gli individui o fazioni cui prestava
ascolto.
Cerano, comunque, istituzioni che prendevano le decisioni amministrative e quelle
politiche non cruciali. Di questi, il pi importante era il Consiglio Imperiale, il divan che,
sotto la presidenza del Gran Visir, agiva per conto del Sultano ed emanava decreti in suo
nome. Il suo luogo di riunione prima degli anni 70 del 1400 incerto. Dalla fine del
quattordicesimo secolo, presumibilmente si riuniva nel Vecchio Palazzo in Edirne o dove il
Sultano risiedeva in quel momento e, dopo la conquista di Istanbul inizialmente nel Vecchio
Palazzo. Dagli anni 70 del 1400 il Consiglio normalmente si riuniva nella stanza del
consiglio nel secondo cortile del Palazzo Nuovo. Durante le campagne belliche, tuttavia, si
riuniva nella tenda del suo presidente, il Gran Visir che questi innalzava sempre vicino al
padiglione del Sultano. Dalla seconda met del sedicesimo secolo, quando il Gran Visir non
andava in guerra o altrimenti nominava un delegato durante la sua assenza, la camera del
consiglio era il luogo di riunioni durante tutto lanno.

Quanto alle sue origini, il Consiglio era presumibilmente un gruppo informale di signori
che avevano la funzione di consigliare il Sultano in materie politiche o militari e agivano
come una corte a cui i sudditi del Sultano potevano portare cause e lamentele. Queste erano
funzioni che doveva conservare in tutta la sua storia. E probabile che durante il
quattordicesimo secolo il Sultano stesso presiedeva agli incontri. Il cronista egiziano, Ibn
Hajar, trasmette un resoconto da parte di un dottore che aveva avuto in cura Bayezid I
(1389-1402), notando come il Sultano si assiedeva la mattina presto su una ampia altura,
col popolo che stava da lui ad una distanza tale che egli li potesse vedere. Se qualcuno
aveva sofferto una ingiustizia, glie lavrebbe sottoposta ed egli lavrebbe rimossa. Il
resoconto non riporta nessuno con lui, ma improbabile che sia stato solo. Il dottore di Ibn
Hajar stava forse riportando una apparizione pubblica del Sultano e dei suoi consiglieri, il
predecessore informale del Consiglio Imperiale.
La descrizione del Sultano che dispensa personalmente giustizia, apparentemente
allaperto, probabilmente tipica della informalit del governo ottomano nel
quattordicesimo secolo. Una storia che Ashikpashazade racconta della morte di Maometto I
(1413-21) indica che, anche a quel tempo cera laspettativa che il sovrano apparisse
dinanzi ai suoi sudditi e presiedesse assemblee semi-pubbliche del suo consiglio. Quando
Maometto mor, i visir cercarono di nascondere il fatto fino allarrivo del sul ultimo figlio,
Murad, per prendere il trono. Essi continuarono a tenere un consiglio ogni giorno presso la
porta del Sultano presumibilmente nel palazzo ad Edirne conferendo feudi e
governatorati e sovrintendendo agli affari. Comunque, quando un gruppo di soldati
minacciarono di ribellarsi perch non avevano visto il Sultano, i visir portarono il cadavere
al cancello, con un giovane dietro a muovere le sue braccia, cosicch sembrava che il
sovrano fosse vivo e si accarezzasse la barba. Una breve descrizione del Sultano e del suo
consiglio appare anche ne Le guerre sante del Sultano Murad, figlio di Mehmed
Khan (Murad II). Qui lautore anonimo presenta Murad II come presiedente ovviamente
non in pubblico il consiglio del 1444, che consider le proposte di pace che aveva recato
linviato del re dUngheria.
Questi riferimenti sparsi suggeriscono che probabilmente durante il quattordicesimo e
certamente durante il quindicesimo secolo, un piccolo gruppo di visir consigliava il Sultano
su affari politici o amministrativi, e aveva il potere di fare nomine in suo nome. In qualcuna
delle sue funzioni, lavorava in modo semi-pubblico e, nel suo ruolo giudiziario in modo
pubblico. Sembra anche che il Sultano spesso presiedeva il consiglio di persona, suggerendo
che le relazioni tra Sultano e visir erano ancora informali, con i consiglieri del Sultano nel
ruolo di alleati tanto quanto subordinati.
La tradizione ottomana attribuisce a Maometto II labbandono della pratica di assistere al
consiglio in persona. Da allora il consiglio si riuniva sotto la presidenza del Gran Visir:
invero potrebbe essere stata lassunzione di questo ruolo che condusse alla definizione del
gran visirato come un ufficio formale dello stato. Menavino, comunque, indica che ai suoi
giorni il Sultano, presumibilmente Bayezid II continuava a convocare il consiglio di
fronte ad un pubblico, laddove egli comincia a parlare e ognuno a replicare a ci che era
stato proposto, secondo il loro giudizio, e cos si occupavano delle guerra e di tutte le
materie dello Stato. La descrizione di Menavino delle elaborate cerimonie che
accompagnavano le udienze rende chiaro che esse erano molto differenti dalle riunioni
apparentemente informali del Sultano con il suo consiglio prima dei giorni di Maometto II.
Era ancora in queste occasioni che il Sultano, dispensando un mantello nero, indicava quale
dei suoi consiglieri o cortigiani aveva meritato la pena di morte. Il boia uccideva gli uomini

di alto rango mediante strangolamento e, prima che un cavallo con una gualdrappa
nera potesse portare luomo ucciso alla sua casa un corriere andava avanti a piazzare
unasta nera sopra il portale. Uomini di rango pi basso venivano decapitati, con le teste
posate su un tappeto fuori del Palazzo. Questi rituali di morte, accoppiati con la cerimonia
delludienza simboleggiavano il potere assoluto del Sultano nella propria casa, e lo stato
infimo anche del suo consigliere pi potente. Allo stesso tempo, lassenza del Sultano dai
meeting giornalieri del consiglio serviva ad enfatizzare la sua posizione distaccata .
Nondimeno, a dispetto della sua crescente distanza dal consiglio, i sultani misero a punto
un metodo per controllare le sue deliberazioni. Guillaume Postel, che aveva accompagnato
lambasciatore francese ad Istanbul tra il 1536 e il 1538, e aveva ancora viaggiato per
lImpero Ottomano tra il 1549 e il 1551, descrive come, dopo le riunioni del consiglio, il
gran visir sarebbe andato a riportare al Sultano tutta la verit: cosa era stato discusso e le
questioni importanti. Mentire in un tale momento era mortale, perch spesso il Sultano stava
ascoltando senza essere visto o notato da una finestra che dava sulla suddetta camera. E se
anche lui non fosse l, uno pensa sempre che vi sia. La finestra che Postel descrive era, se
laffermazione del cancelliere Jelalzade Mustaf esatta, creazione di Solimano I,
presumibilmente nei primi anni del suo regno, dal momento che era da l che nel 1527 egli
osservava il processo delleretico Molla Kabiz, che aveva predicato la superiorit di Cristo
su Maometto. Unaltra tradizione, comunque, attribuisce la costruzione della finestra a
Maometto II. I sultani dopo Solimano evidentemente continuarono a guardare gli atti nella
camera del consiglio, dal momento che Bobovi nel 1658 si riferisce ancora alla finestra
attraverso gli schermi della quale il Sultano osserva lassemblea del Consiglio Imperiale.
Comunque egli suggerisce che durante il tempo della sua permanenza nel palazzo il
Sultano in riferimento probabilmente a Murad IV aveva incominciato a partecipare di
nuovo ad alcune almeno delle riunioni del consiglio. Egli descrive queste occasioni come
molto pi informali di quanto erano di solito nel secolo precedente: [il Sultano] spesso
partecipa a questa assemblea di persona, dove presenta gli argomenti su cui deliberare e
riceve consigli da ciascuno.
Sebbene lappartenenza al Consiglio Imperiale divenisse pi estesa nel corso degli anni, i
titoli e le funzioni dei suoi ufficiali erano diventate fisse gi nel regno di Maometto II al pi
tardi. I visir erano responsabili specialmente di materie politiche e militare. Essi non solo
trattavano con questioni attinenti la guerra nel consiglio, ma servivano anche sul campo di
battaglia, o in modo indipendente o sotto il comando del Sultano o di un visir di rango
superiore. Oltre ai visir sedevano nel consiglio i giudici militari (kadiasker) (kadiasker), il
giudice capo dellImpero, che erano responsabili per le materie giudiziarie che venivano di
fronte al consiglio. Al disotto di loro sedevano i tesorieri (defterdar) che emanavano decreti
finanziari in nome del Sultano, e il cancelliere. Il titolo turco di cancelliere, nishanji o,
nella sua forma araba, tevkii, significa letteralmente quello che imprime la sigla del
Sultano sui documenti. Questa era essenzialmente la sua funzione, dal momento che
lapparizione della sigla del Sultano su un documento era una garanzia della sua autenticit,
e era il cancelliere che controllava gli impiegati che redigevano i decreti e altri documenti,
assicurando che il loro contenuto fosse corretto e che si conformassero alle rigide
convenzioni della cancelleria ottomana. Questi erano i membri del consiglio che
prendevano parte alle sue discussioni.
Il numero dei visir nel Consiglio Imperiale crebbe nel corso dei secoli. E impossibile
determinare quanti ve ne fossero durante il primo secolo di esistenza dellImpero ma nel
1421 tre era probabilmente il numero abituale. Ashikpashazade indica Hajji Ivaz Pasha,

Bayezid Pasha e Chandarli Ibrahim come i visir al tempo della morte di Maometto I in
questanno. Lo stesso era vero un secolo pi tardi. Menavino, agli inizi del sedicesimo
secolo, si riferisce ai tre pasha, ma alla met del secolo erano normalmente quattro.
Comunque, il numero non era fisso. Lospitaliere Antoine Geuffroy, nota nella sua Breve
descrizione della corte del Gran Turco del 1546, che cerano quattro visir, ma spesso ce
nerano solo tre, come fu una volta il caso. Il momento iniziale per questo incremento di
numero pu essere stata la nomina a membro del consiglio da parte di Solimano I
dellammiraglio Hayreddin Barbarossa allinizio del 1540. Da quel tempo fino al 1566,
cerano usualmente quattro visir. Dal 1566 ce nerano cinque e dal 1570-71 sette. Per un
certo tempo nel 1642 ce nerano undici, ma dal momento che in questepoca uomini col
rango di visir spesso prestavano servizio nelle province, essi non potevano essere membri a
tempo pieno del Consiglio Imperiale. Lunico governatore provinciale che acquis ex
officio il diritto di partecipare alle riunioni del consiglio fu il Governatore generale della
Rumelia. Un diario della campagna di Solimano contro i Safavidi del 1533-36 reca detto:
fu stabilito che quando c un Consiglio il Governatore generale della Rumelia debba
recarsi al Consiglio e sedere con i Pasha. Il Governatore generale dellAnatolia non
dovrebbe in linea di massima intervenire. Se capita che si tratti di una materia che gli deve
essere sottoposta, allora siede con i Pasha. La sua presenza dunque non era regolare, ma
solo quando cera una materia che ricadeva nella sua sfera di competenza.
La tradizione ottomana fa risalire la creazione dellincarico di giudice militare al regno di
Murad I, e dal momento che, sin dai primi giorni dellImpero, il Sultano deve aver avuto
necessit di un consigliere legale nel suo consiglio, questa tradizione probabilmente
corretta. Cera, sembra, solo un giudice militare nel consiglio fino agli ultimi anni di
Maometto II. La creazione di un secondo giudice fu, secondo il biografo del sedicesimo
secolo Tashkprzade, opera del Gran Visir, Mehmed Pasha di Karaman. A quel tempo, ci
dice Tashkprzade, il solo giudice militare era Molla Kastellani, e Mehmed Pasha,
temendo leffetto sul Sultano del suo esplicito amore della verit e ritenendo necessario
contrastare la sua influenza, propose che da quel momento i giudici fossero due. Fu
Mehmed Pasha che nomin Kastellani come giudice militare di Rumelia, mentre promosse
il giudice di Istanbul a giudice militare dellAnatolia. Da quel momento in poi, questi due
ufficiali divennero membri regolari del Consiglio Imperiale. Agli inizi del diciassettesimo
secolo, il continuatore di Tashkprzade riferisce che, dopo la sua conquista della Siria e
dellEgitto, Selim I (1512-20) cre un terzo giudice militare per rappresentare gli affari
legali di queste province. Comunque, linimicizia tra colui che era stato nominato e il Gran
Visir, Piri Pasha, presto condusse allabolizione della carica. Da quel momento ci furono
normalmente due giudici militari sebbene nel 1545 litaliano Luigi Bassano ne indichi tre.
Il numero dei tesorieri del Consiglio Imperiale crebbe parimenti nel corso degli anni. Nel
quindicesimo secolo ce nera forse uno. Nel 1526, ce nerano due. Questi, sembra, erano
responsabili per i possedimenti e le rendite imperiali rispettivamente in Rumelia ed
Anatolia. Nel 1539 cerano tre tesorieri e, dal 1587, quattro, che sovrintendevano alle
rendite di Rumelia, Anatolia, Istanbul e del Danubio; cio, della costa ovest e nord del
Mar Nero. Questi erano i tesorieri nel Consiglio Imperiale. Ce nerano altri nelle province,
in particolare ad Aleppo, un incarico che risale probabilmente alla conquista della Siria nel
1516. Lincremento nel numero chiaramente riflette la crescente importanza del Tesoro,
specialmente dalla fine del sedicesimo secolo. Questo era un periodo in cui linflazione e
guerre progressivamente pi costose e meno profittevoli condussero a deficit nelle entrate e
nella occasionale incapacit di pagare le truppe. Nel 1572, il governo svalut

lakce dargento. Unaltra svalutazione del 50% nel 1584 condusse a tumulti presso i
giannizzeri. Ulteriori svalutazioni e ritardi di pagamento seguirono nel 1589, 1593 e 1606.
Ci furono altre crisi man mano che si procedeva nel diciassettesimo secolo. In queste
circostanza raccogliere moneta divenne un dovere primario del Consiglio, ci che condusse
ad un incremento del numero e dello status dei tesorieri.
Lufficio di cancelliere deve risalire ai primi giorni dellImpero. Documenti ottomani del
quattordicesimo secolo sono estremamente rari, ma i pochi che sopravvivono suggeriscono
che i sultani gi possedevano una cancelleria. Di fatto, la prima sigla esistente del Sultano,
che era, almeno nominalmente, compito del cancelliere apporre, appare nel negozio
fiduciario di Orhan del 1324. Lufficio pu, dunque, risalire a questo periodo. Sembra che
non ci sia mai stato pi di un cancelliere nel Consiglio Imperiale, a dispetto del crescente
numero di impiegati del suo dipartimento, mano a mano che gli affari dello stesso Consiglio
aumentarono nel sedicesimo e diciassettesimo secolo. Fino agli inizi del sedicesimo secolo
ci pu essere stato a meno che non si tratti di un riferimento ad un semplice tesoriere un
altro membro del Consiglio, il Saggiatore , dal momento che Spandounes parla di un
ufficio che si occupava del peso della moneta, che occupava anche un posto nel consiglio
dei pasha. Il riferimento, comunque, sembra essere lunico.
I membri del Consiglio Imperiale visir, giudici militari, tesorieri e cancelliere
rappresentavano le differenti branche del governo del Sultano e, dal sedicesimo secolo, la
loro posizione divenne, pi o meno, mutuamente esclusiva. I giudici militari o i cancellieri,
per esempio, non diventavano, di regola, visir. Ciascuna posizione tendeva a rappresentare
lapice di una carriera specializzata, di governatore o comandante militare nel caso dei visir,
nella professione colta e legale nel caso dei giudici militari, nei servizi finanziari nel caso
dei tesorieri, o nel servizio degli scribi nel caso dei cancellieri. Questo, comunque non era
sempre stato il caso. Sembra esserci stata una maggiore fluidit nelle funzioni dei membri
del consiglio prima della fine del quindicesimo secolo. Chandarli Ibrahim, per esempio,
divenne Visir nel 1420, dopo aver servito dal 1415 come giudice militare. Mehmed Pasha di
Karaman assurse al gran visirato nel 1476, dopo aver occupato la cancelleria per dodici
anni. Tali cambiamenti di funzione sembrano essere stati rari nel sedicesimo secolo.
Ci fu un cambiamento, a partire dalla met del quindicesimo secolo, nel background dei
membri del consiglio, almeno dei visir. Ci che colpisce di pi nel secolo precedente la
conquista di Costantinopoli il diritto ereditario al visirato di una singola famiglia. Il primo
di questi fu Chandarli Hayreddin Pasha che, secondo la tradizione ottomana, inizi la sua
carriera come giudice a Bilecik, Iznik e Bursa. Nella stessa tradizione viene nominato da
Murad I come giudice militare e finalmente, nel 1380, visir. In questa posizione egli ag sia
come governatore che come comandante militare, ruoli che i visir dovevano conservare.
Egli mor a Sarrai nel 1387. Sul figlio, Chandarli Ali, gli succedette come visir di Murad I,
di Bayezid I e del figlio di Bayezid, Sleyman (Rumelia, 1402-11), su incarico del quale fu
uno dei negoziatori del trattato di Gallipoli del 1403. Egli mor nel 1406. In questanno suo
fratello, Ibrahim, era giudice a Bursa. Entro il 1415 Mehmed I lo aveva nominato giudice
militare. Nel 1420 egli divenne secondo visir di contro a Bayezid Pasha primo visir e dopo
la morte di questultimo per mano dello zio di Murad II, Mustafa, gli succedette come primo
visir. Mor nel 1429.
La linea di visir dei Chandarli continu con il figlio maggiore di Ibrahim, Halil che fu
primo visir nel 1443. Entro il 1447 il figlio di Chandarli Halil, Sleyman, che mor prima di
suo padre, era giudice militare. La caduta di Halil si verific con lascesa al trono di
Maometto II. Il Sultano evidentemente lo detestava, dal momento che fu responsabile della

sua deposizione dal trono nel 1446 e la reinstallazione di suo padre dopo labdicazione di
questultimo. Pi importante, comunque, fu il fatto che Halil si era opposto allassedio di
Costantinopoli nel 1453 e invero, secondo il resoconto di Leonardo di Chio, che era nella
citt assediata, di fatto collabor con i difensori. Non molto tempo dopo il Sultano fece
giustiziare Chandarli Halil.
Questa non fu, comunque, la fine dellera dei Chandarli. Nel 1453, il figlio di Chandarli
Halil, Ibrahim era giudice in Edirne. Nel 1465 Mehmed II lo nomin giudice militare e, otto
anni dopo, tutore di suo figlio Bayezid ad Amasya. Alla sua salita al trono nel 1481 Bayezid
lo port col suo entourage da Amasya alla capitale, nominando Chandarli Halil giudice
militare della Rumelia. Nel 1486, egli divenne visir e finalmente, nel 1498, gran visir. Due
anni pi tardi mor nella campagna contro Navpaktos (Lepanto). Ibrahim fu lultimo dei
Chandarli ad occupare il visirato.
Lesecuzione di Chandarli Halil da parte di Mehmed II era chiaramente un atto di ripicca
personale piuttosto che politico. Nondimeno, esso rappresenta un momento di cambiamento
nellistituto del visirato. Prima del 1453, molti se non tutti i visir sembrano essere stati
uomini liberi di discendenza turca e musulmana. Dopo il 1453, visir turchi musulmani
furono leccezione. Invece, il Sultano si appoggi ad uomini che erano stati cresciuti nella
casa reale, piuttosto che su uomini dalle casate musulmane che godevano di potere
indipendente e influenza. Nelle province, membri delle grandi famiglie musulmane,
specialmente quelle dei signori di frontiera della Rumelia,continuarono a prosperare e a
ricevere uffici dal Sultano, ma come governatori provinciali piuttosto che visir nella
capitale.
Nondimeno le nomine al visirato da parte di Maometto II e Bayezid II indicavano che
questi sultani erano ancora attenti ad imbrigliare interessi dinastici locali al servizio degli
interessi ottomani. Un certo numero di visir che essi nominarono non erano stati sollevati
dalla polvere come doveva diventare il caso nel sedicesimo secolo, ma erano piuttosto i
rampolli di precedenti dinastie cristiane. Il visir che serv pi a lungo Maometto II era
Mahmud Pasha, che occup il posto per gran parte del periodo dal circa il 1455 alla sua
esecuzione nel 1474. Le origini di Mahmud non sono certe. Comunque un documento
ragusano del 1458 lo accosta alla famiglia slavonica di nome Andjelovic, suggerendo che la
storia che egli fosse un discendente degli Angelos signori di Tessaglia fosse corretta.
Sembra, anche, che durante il suo visirato, membri della sua famiglia continuarono ad
esercitare il potere in Serbia dal momento che, nel suo resoconto della cattura della fortezza
serba di Smederovo nel 1458 il cronista Neshri sostiene che il fratello di Mahmud era nella
fortezza al tempo dellassedio e che fu lui che negozi la resa. Fu forse anche per le
connessioni serbe di Mahmud che il Sultano lo pose al comando della spedizione che
finalmente sopraffece il Despotato di Serbia nel 1458-9, e il regno di Bosnia nel 1463.
Mahmud Pasha non era lunico membro di una nobile famiglia cristiana che serviva il
Sultano in questo periodo. Lorigine del suo rivale, Mehmed Pasha il greco era cos ben
conosciuta da divenire il suo soprannome. E realmente possibile che egli provenisse da una
nobile famiglia bizantina. Questo era certamente il caso di Hass Murad Pasha, che serv
non solo come visir nel Consiglio Imperiale, ma anche come governatore della Rumelia fino
alla sua morte nel 1473 nella guerra contro Uzun Hasan. Egli era un Paleologo, un membro
della famiglia imperiale bizantina, come era Mesih Pasha, che, come visir, comand il
fallito assedio di Rodi nel 1480. Bayezid II lo doveva nominare gran visir in tre occasioni,
tra il 1485 e la sua morte nel 1501. Come Hass Murad e Mesih Pasha, Hersekzade (il figlio
del duca) Ahmed Pasha, cinque volte gran visir tra il 1497 e il 1516, era anche progenie di

una famiglia regnante. Suo padre, Stephen Vuki-Kosaa, il duca di San Sava, era il
sovrano di un territorio nel sud est della Bosnia. E dal suo titolo Herceg (Duca) che
lHercegovina prende il suo nome. Questo figlio sembra essersi convertito allIslam ed
essere entrato nella corte di Mehmed II nel 1473-74. Lultimo visir di tale discendenza fu
Dukaginzase Ahmed, un membro della famiglia albanese Kukagjin, discendente dal Duca
Giovanni di Shkodr. Come Hersekzade anche egli sembra essersi convertito e aver ricevuto
una educazione alla corte di Mehmed II. Bayezid II lo promosse a governatore generale
dellAnatolia. Sotto il successore di Bayezid, Selim I, egli divenne Secondo Visir e
finalmente Gran Visir fino alla sua esecuzione nel 1515.
Non tutte le nomine di Mehmed II e Bayezid II seguirono questo schema. Altri visir di
origini non musulmane, come lalbanese Daud Pasha, Gran visir tra il 1485 e il 1497,
probabilmente entrarono nel servizio del Sultano attraverso la Reccolta piuttosto che con
conversione volontaria. Iskender Pasha, che era visir tra il 1489 e il 1496 era il figlio di
padre genovese e madre greca da Trebisonda. Alcuni visir di questa era furono ancora di
discendenza turca musulmana. Chandarli Ibrahim era il pi ovvio esempio, ma mehmed
Pasha, che fu visir successivamente nel regno di Mehmed II e di nuovo tra il 1483 e il 1485
era anche membro di una potente famiglia turca. Suo nonno, Yrgch e suo padre, Hizir,
erano stati tutori in Amasya del futuro Sultano Murad II e Bayezid II rispettivamente. Piri
Mehmed Pasha, gran visir tra il 1518 e il 1523 era anche un turco musulmano. Nondimeno,
una caratteristica saliente dellera tra la ascesa al trono di Mehmed II e lascesa di Solimano
I il numero di visir di nobile discendenza cristiana. Nominando questi uomini alle
posizioni pi alte del governo il Sultano andava assimilando membri delle precedenti
famiglie regnanti della penisola balcanica nella lite ottomana. Questo sistema di
assimilazione consentiva anche al Sultano di sfruttare connessioni familiari per scopi politici
e, come il destino sfortunato di Mahmud Pasha e di Dukaginzade Ahmed esemplifica, di
portare la casta dominante pre-ottomana fermamente sotto il controllo del monarca.
Per quando Solimano I ascese al trono nel 1521 questo processo era stato completato e
nessun altro visir emerse da questo background. Sembra che molti dei visir dopo il 1521
provenissero dalle parte occidentale della penisola balcanica, sebbene ci fossero eccezioni.
zdemiroghu Osman Pasha, gran visir nel 1584-5 era un turco, e Jigalazade Sinan,
brevemente gran visir nel 1596, era un genovese, Scipione Cicala, che lammiraglio Piyale
Pasha aveva fatto prigioniero nel 1560 e presentato al Sultano.
I visir del sedicesimo secolo non erano comunque discendenti di dinastie regnanti, ma
piuttosto la discendenza di contadini. Tipicamente, essi erano venuti a Palazzo come
giovani che il Sultano aveva prelevato dai suoi sudditi cristiani, attraverso la Raccolta. Nel
Palazzo, essi avevano studiato nella grande e nella piccola camera nella terza corte e poi,
dopo aver progredito attraverso i ranghi dei paggi e aver tenuto un ufficio entro il palazzo, il
Sultano li nominava governatori provinciali. Dalle province, se godevano del favore del
sovrano, essi potevano ritornare nella seconda Corte come visir del Consiglio Imperiale.
Lutfi Pasha, Gran Visir tra il 1539 e il 1541, diede un resoconto della sua carriera. Egli era,
per origini, un albanese, e venne nel palazzo, si pu presumere, attraverso la Raccolta.
Questi dettagli li omette e, cominciando la sua autobiografia nel Palazzo col dire: Dal
tempo dellultimo Sultano Bayezid Khan, la cui dimora in Paradiso io, questo umile
essere, sono stato portato negli appartamenti privati del Sultano attraverso la generosit del
Sultano, come un buon amico della Porta Ottomana. Quando stavo negli appartamenti
privati io ho studiato molti tipi di scienza. Alla salita al trono di sua eccellenza Selim Khan
fui promosso al posto di portatore degli abiti, per diventare un mteferrika con un reddito di

cinquanta akce al giorno. Poi fui capo assaggiatore, indi capo portiere, poi maestro dello
stendardo. Successivamente divenni governatore di Kastamonu e governatore generale di
Karaman. Poi mi fu largito il visirato. La carriera di uno dei successori immediati di Lufti
Pasha, Rstem Pasha, fu simile. Egli sembra essere stato bosniaco per nascita, entrato a
palazzo tramite la Raccolta. Nel Palazzo, divenne il portatore delle armi del Sultano nella
camera privata e poi maestro delle stalle. Quando lasci il palazzo divenne dapprima
governatore generale di Diyarbekir e poi dellAnatolia. Successivamente si un al gran
consiglio come terzo visir. Nel 1541 era Secondo Visir e Gran Visir nel 1544. Come Lutfi
Pasha, egli si spos entro la famiglia imperiale.
Ci che colpiva molti forestieri circa questa successione di visir che erano originariamente
arrivati a Palazzo come giovani attraverso la Raccolta, era il contrasto tra la loro ricchezza
ed elevata posizione e lo stato umile delle loro famiglie originali. E per mettere in rilievo
questa differenza che Antoine Geuffroy d una descrizione, forse apocrifa, del padre di
Ibrahim Pasha, Gran Visir dal 1523 al 1536. Egli inizia con una raffigurazione di Ibrahim
da Parga, in Albania che a causa del fatto che era stato cresciuto giovane nel Palazzo
con il suddetto gran Turco, guadagn tanto credito e autorit che comandava assolutamente
e disponeva di qualunque cosa senza che il gran turco interferisse. Questo contrasta con il
padre di Ibrahim: un uomo da nulla, inutile, un frequentatore di taverne, un ubriacone che
dormiva nelle strade come le bestie
Questo uso sistematico della Raccolta per promuovere uomini di umili origini a visirato,
una pratica che questa storia simboleggia, d la misura del crescente potere dei sultani.
Sebbene membri di dinastie locali continuarono a ricevere nomine nelle province, i sultani
non si sentirono pi obbligati a nominarli come membri del Consiglio Imperiale. Invece
preferirono uomini che erano membri della casa imperiale e non avevano legami di
patronato ed autorit fuori del palazzo. Ibrahim Pasha di nuovo un buon esempio
dei poteri che il Sultano pu esercitare. Solimano I, contro tutti i precedenti nomin
Ibrahim dalla camera privata direttamente al gran visirato, con nessuna precedente
esperienza di governo. Avendolo sollevato da nulla alla carica pi alta, tredici anni dopo,
durante la campagna di Baghdad, lo giustizi. Scegliendoli tra gli schiavi cresciuti nella sua
casa, il Sultano era capace, se desiderava, di esercitare un potere assoluto sui suoi visir.
Negli anni travagliati dalla fine del sedicesimo secolo, comunque, sembra essere stata
altrettanta linfluenza di fazioni rivali, sia entro il palazzo che fuori, a creare o rovinare
visir. Lufficio di gran visir divenne particolarmente precario, un fattore essendo le
prolungate guerre del periodo. Se il gran visir non era anche il comandante di una campagna
egli doveva cedere molti dei suoi poteri di nomina e di riscossione delle rendite al
comandante dellesercito. Dallaltro lato, se egli stesso diveniva comandante, la sua assenza
da Istanbul e la cessione del suo posto nel Consiglio Imperiale ad un rappresentante lo
esponeva ai complotti dei rivali politici. Questo dilemma , che nasceva dalla mancanza di
distinzione tra autorit militare e politica, indubbiamente giocava una parte nella rapida
successione di gran visir tra il 1590 e il 1656. Nondimeno, rimaneva la regola che i visir
dovevano, nelle loro origini, essere non musulmani o almeno non turchi. Nella fine del
sedicesimo secolo ed inizio del diciassettesimo secolo molti gran visir per esempio Koja
(lanziano) Sinan Pasha o Yemishchi (il fruttivendolo) Hasan Pasha erano albanesi.
Verso la met del secolo, comunque caucasici, circassi, abkhazi e georgiani iniziarono a
competere con loro per lufficio. Il primo gran visir caucasico fu Mehmed Pasha il
Georgiano nel 1622-23. La nomina di Mehmed Pasha il Circasso segu nel 1624. Melek
Ahmed Pasha, che assunse il primo visirato nel 1650, era abkhazi, come lo erano i suoi

successori Siyavush Pasha nel 1651 e Ibshir Mustafa nel 1654-5. Lo stesso periodo
travagliato vide anche la nomina di un georgiano nel 1651 e di un circasso nel 1653. Alla
fine si pu dire che la fazione albanese vinse la lotta per lufficio. Nel 1656 la madre di
Mehmed IV, Turhan Sultana, nomin lalbanese Kprl Mehmed come gran visir. Suo
figlio, Fazil Ahmed Pasha eredit lufficio e lo tenne fino alla sua morte nel 1676.
Se, dalla met del quindicesimo secolo, era molto raro per un musulmano turco divenire un
visir, questo non era il caso per gli altri uffici nel Consiglio Imperiale. Prima del sedicesimo
secolo le cariche di visir e di giudice militare non erano, come le carriere dei due Chandarli
Ibrahim mostrano, mutuamente esclusive: un giudice militare poteva divenire un visir, se
non viceversa. Nel sedicesimo secolo, comunque, un nuovo schema emerse. Da questo
tempo, la carica di giudice militare e invero tutte le nomine ad uffici giudiziari di grado
superiore divennero una sfera riservata di un piccolo numero di famiglie colte in fiera
competizione tra di loro. Quando un membro di uno di questi clan otteneva un ufficio di
grado elevato egli avrebbe usato la sua influenza e potere di patronato per promuovere i
propri parenti. Un esempio del sedicesimo secolo la famiglia Chivizade, i discendenti di
un professore, un certo Chivizade Ilyas. Il figlio di Ilyas, Muhiyeddin divenne giudice
militare dellAnatolia nel 1537. Suo figlio, Mehmed, ottenne la stessa posizione nel 1575.
Due anni pi tardi egli era giudice militare di Rumelia. nel 1598, Mehmed III nomin
linsegnante suo e di suo padre, Sadeddin, Gran Mufti. Nel 1601 il figlio di Sadeddin,
Mehmed Esad, era giudice militare dellAnatolia, mentre suo fratello era succeduto al loro
padre come Gran Mufti. La carica di giudice militare era dunque, a differenza del visirato,
aperta a turchi musulmani ma solo a quelli che appartenevano ad un circolo molto ristretto.
Non era aperta alla massa dei giudici che occupavano posti nelle piccole citt dellImpero.
I cancellieri e tesorieri del Consiglio Imperiale, anchessi dallinizio del sedicesimo
secolo, formavano un gruppo il cui background era differente da quello dei visir. Prima del
1520, il consiglio era forse pi fluido. Lultimo gran visir di Mehmed II, Nishanji (il
cancelliere) Mehmed Pasha era assurto al posto dalla cancelleria. Selim I doveva elevare il
tesoriere di Rumelia, Piri Mehmed Pasha al posto di terzo visir e finalmente nel 1518, di
Gran Visir. Dopo questa data, non sembrano esserci state promozioni da cancelliere o
tesoriere direttamente al visirato, sebbene dagli anni 70 del 1500 nomine di tesorieri a
governatori provinciali non erano inconsuete. Il padre del cancelliere, Oskchuzade, lasci il
posto di capo tesoriere per divenire governatore generale di Cipro nel 1581.
Come i giudici militari, i cancellieri e tesorieri sembrano, come norma, essere stati turchi
musulmani e diplomati in collegi religiosi. Comunque, laddestramento che seguivano era
da scriba piuttosto che legale, iniziando , con un appropiato patronato, come apprendisti in
una grande casa, al servizio di un governatore provinciale o tesoriere o nel Consiglio
Imperiale o nel tesoro stesso. Il famoso Feridun Bey, per esempio, inizi la sua carriera
come protg del capo tesoriere, Chivizade Abdi Chelebi, fratello del giudice militare,
Muhiyeddin. Fu probabilmente nella casa di Abdi che impar il suo mestiere. Alla morte di
Abdi nel 1553, entr nella casa del futuro gran visir, Sokollu Mehmed Pasha, e, attraverso
Sokollu, divenne capo impiegato nel Consiglio Imperiale nel 1570. Tre anni pi tardi era
cancelliere. Nel 1576, comunque, presumibilmente come risultato del disprezzo di Murad
III nei confronti di Sokollu, soffr la destituzione e lesilio. Il Sultano, comunque, lo
richiamo al suo posto nel 1581 dopo lassassinio di Sokollu.
Gli uffici nel Consiglio Imperiale, mentre dipendevano dal favore del Sultano, davano a
coloro che li detenevano , non solo potere politico e opportunit di patronato indipendente,
ma anche ricchezza. Spandounes, per esempio, riferisce che, al tempo della sua morte nel

1497, il Gran Visir che aveva servito a lungo, Daud Pasha, lasci un milione di ducati
doro e questo non includeva le terre, le fabbriche, i villaggi, i cavalli e altri beni mobili.
Un ufficio portava con s non solo un feudo di valore, ma anche emolumenti. Scrivendo
dopo la sua destituzione nel 1541 Lutfi Pasha parl di un gran visir come avente un feudo
del valore di 1.200.000 akce. Se avesse realizzato almeno una volta e mezzo il suo valore
contabile, si tratta di almeno 2.000.000 di akce. Se riceve somme di 200.000 o
300.000 akce dai signori curdi, e abiti di valore e cavalli dai signori di grande potere, questo
fa 2.400.000 akce in un anno. La stima di Lutfi indubbiamente troppo modesta,
escludendo, come fa, i doni dagli ambasciatori e dagli altri postulanti, e gli altri profitti
dellufficio. I gran visir indubbiamente avevano le entrate maggiori, ma altri membri del
consiglio divennero pure essi ricchi. Antoine Gruffroy nel 1546, per esempio riferisce che
due giudici militari avevano ciascuno un feudo di settemila ducati. Spandounes nel 1513
aveva menzionato la stessa somma ma aggiungeva che questo escludeva ci che
guadagnavano in pagamenti straordinari. Gli emolumenti dei cancellieri sembravano
essere stati gli stessi, o lievemente pi alti, di quelli dei giudici militari.
Per quanto enorme la ricchezza degli alti dignitari possa essere stata, parimenti alte erano
le loro spese. Il segno dello status di un uomo nella societ ottomana era la dimensione del
suo entourage e delle persone del seguito quando compariva in pubblico. Questo richiedeva
continue spese, sia nellufficio che fuori dellufficio. Era normale, secondo Kochi Bey nel
1631-1632, per un gran visir fino al 1574, possedere circa 1000 schiavi, e per gli altri visir
averne 5-600. Nella seconda met del diciassettesimo secolo, Evliya Celebi ci d numerose
indicazioni circa la grandezza dellentourage del suo patrono, Melek Ahmed Pasha (Gran
visir 1650-51). Erano comunque non solo i visir che avevano un largo seguito, ma anche gli
altri membri del Consiglio Imperiale. Dei giudici militari Spandounes commenta che essi
tenevano molti eunuchi e donne, e dei cancellieri che essi cavalcavano con pompa
trionfale, con Geuffroy che aggiunge che essi procedevano accompagnati da un gran
numero di cavalli e servitori. Ramberti nella met del sedicesimo secolo riportava che i
giudici militari tenevano 2-300 schiavi, il cancelliere 300, il capo tesoriere 1000 e il secondo
tesoriere 500.
I visir, i giudici militari, i cancellieri e i tesorieri erano gli ufficiali esecutivi del Consiglio
Imperiale. Oltre questi cera un servizio amministrativo, che preparava il materiale per le
discussioni, teneva la documentazione ed esibiva i documenti per la discussione. Tale
servizio doveva essere esistito sin dai primi giorni dellImpero, ma gli esigui documenti
dalla fine del quindicesimo secolo suggeriscono che, fino a quel tempo, era un corpo
amministrativo piccolo e pi o meno indifferenziato. Durante i primi anni del regno di
Solimano I, comunque sembra esserci stato un incremento nel numero degli impiegati e una
definizione pi chiara della loro funzione. Un registro del 1527-28 elenca sette impiegati
nel seguito del tesoriere e undici nel seguito del cancelliere. Nel 1531 il loro numero era
aumentato ad otto e a quindici, e nel 1561 a nove e venticinque. I numeri continuarono a
crescer nelle decadi seguenti. Nel 1605, cera probabilmente un minimo di 50 impiegato, nel
1609 un minimo di 64 e nel 1627-28 centoquindici. Questi numeri chiaramente non
includono tutti gli impiegati del governo centrale. Nel 1531, per esempio cerano anche 33
impiegati e 17 apprendisti nei ruoli del Tesoro e sette nei ruoli del controllore dei registri,
che era in carico dei registri catastali. Aggiunti agli impiegati del Consiglio Imperiale questi
e altri danno un totale di centodieci, un numero piccolo considerando le dimensioni vaste, e
a quel tempo in via di ingrandimento, dellImpero. Alcuni di questi impiegati, come i

membri del Consiglio Imperiale, avrebbero accompagnato il Sultano in campagne o, quando


il Sultano non faceva pi campagne, erano aggregati al comandante dellesercito.
Come responsabile degli impiegati cera il Capo Impiegato (reisl-kttab) (reisul-kuttab).
Il suo ufficio, secondo una fonte non confermata del diciottesimo secolo, datava dal regno
di Solimano I. Se questa tradizione corretta, deve essere stata una creazione dei primi anni
del regno di Solimano, dal momento che non cera evidenza della sua esistenza dai primi
anni 20 del 1500. Il pi famoso e di lunga nomina dei cancellieri di Solimano, Jelalzade
Mustafas, ricevette lincarico di capo impiegato nel 1525 e lo tenne fino alla sua
promozione a cancelliere nel 1534. Servire sotto il capo impiegato voleva dire, almeno nel
sedicesimo secolo, fare da scrittore di memorandum (tezkereji), i cui compiti i documenti
non definiscono, ma che probabilmente riassumeva la corrispondenza in arrivo e le
petizioni per la presentazione al consiglio da parte del Capo Impiegato. Egli, sembra anche,
leggeva le petizioni che il gran visir ascoltava nel consiglio che teneva nella sua propria
residenza, che seguivano le riunioni del Consiglio Imperiale nel Palazzo. I documenti non
definiscono, come ruolo, gli altri impiegati del Consiglio per funzione, e uno pu ritenere
che essi avessero compiti simili: registrare le decisioni e le nomine del Consiglio nei suoi
libri giornali, scrivendo le bozze dei decreti nei registri degli affari importanti, facendo
copie di questi e scrivendo i decreti finali, nella loro spesso elaborata versione dorata. Il
Capo Impiegato e, in ultima istanza il cancelliere supervisionavano questo lavoro. Il
secondo gruppo di impiegati, che serviva il capo tesoriere, formava un gruppo separato,
presumibilmente perch la tenuta dei documenti finanziari richiedeva abilit molto
specifiche. Il linguaggio usuale era persiano piuttosto che turco dei documenti del tesoro e il
tesoro usava una forma di scrittura e un modo di scrivere i numeri che erano incomprensibili
ai non iniziati. Per redigere questi documenti necessitava un apprendistato nello stesso
Tesoro.
A meno che, come Jelalzade, cancelliere dal 1534 al 1557 o Okchuzade, cancelliere dal
1599 al 1601 e di nuovo dal 1622 al 1623, essi arrivassero a divenire cancelliere o ad
occupare altri alti uffici, gli impiegati del Consiglio Imperiale rimanevano figure
nellombra, ed raramente possibile conoscere qualcosa dei loro background. Prima degli
anni intorno al 1500 le loro origini erano probabilmente diverse dal momento che, fino a
questo tempo, il greco era la lingua franca della diplomazia e il Sultano evidentemente
corrispondeva con potenze straniere non solo in greco ma anche nei loro linguaggi. Un
anonimo ragusano nellultimo quarto del quindicesimo secolo riportava che il Sultano aveva
una cancelleria per ciascun linguaggio, tutto sotto un singolo cancelliere e che ai greci ed
italiani essi scrivono in greco, agli ungheresi, Moldavi, Valacchi, Slavi e Ragusani in Serbo,
ai Turchi, Arabi, Armeni e altre nazioni in turco , arabo o persiano. Questa diversit di
linguaggi suggerisce una diversit di scribi nella cancelleria.
Dopo circa il 1500, questo non era pi il caso. Documenti in greco declinarono sia in
quantit che in qualit ed alla fine scomparvero come pure tutti i documenti in linguaggi
diversi da turco, arabo e persiano. Si pu ritenere, quindi, che da circa il 1520, tutti gli
impiegati del consiglio erano musulmani. Sembra, anche, dalla scarsa documentazione
disponibile che tipicamente essi si diplomavano in collegi religiosi, per i quali lattrattiva di
un lavoro come impiegato poteva essere uguale a quella di professore di un collegio o
giudice in una piccola cittadina. Fu, di fatto, lavversione ad una carriera di insegnante che
convinse Okchuzade a seguire la via dello scriba, che lo condusse alla fine alla cancelleria.
Nondimeno, cultura letteraria ed educazione non erano sufficienti per assicurare una
posizione. Un aspirante impiegato necessitava un patrono, che lo avrebbe preso nel suo

seguito e gli avrebbe procurato una posizione nel servizio imperiale. Lufficio di impiegato
del consiglio in particolare richiedeva il patronato del cancelliere, di uno dei tesorieri o di un
altro membro del consiglio. Non pu essere accidentale che due dei tre capi impiegati nel
Consiglio Imperiale di Solimano erano nativi di Tosya in Anatolia, dal momento che questa
era la citt natale del cancelliere Jalalzade Mustafa. Sembra essere stato un caso piuttosto
tipico di un titolare di ufficio che fornisce impiego ai suoi compaesani.
Il pagamento agli impiegati poteva essere uno stipendio o essere fatto sotto forma di un
feudo, con i tenutari di feudi chiaramente predominanti verso il 1600 e oltre. Queste non
erano, comunque, le uniche possibilit di arricchimento dal momento che gli impiegati
potevano anche usare i propri contatti per acquistare interessi nella esazione delle imposte o
in altre imprese, che potevano essere vitali per il loro mantenimento in periodi in cui non
tenevano lufficio. Essi erano situati, di fatto, al livello pi basso delllite ottomana.
Il Consiglio Imperiale plenario si riuniva quattro volte a settimana Sabato, Domenica,
Luned e Marted con tutti i membri esecutivi che vi partecipavano. Gli impiegati,
comunque, almeno dalla fine del sedicesimo secolo, sembrano aver partecipato a rotazione.
Una annotazione in un registro del 1585-6 mostra 19 su 25 partecipanti il Sabato e la
domenica, e 17 su 20 il luned e il marted.
E chiaro che le decisioni pi importanti dello Stato, perfino se coinvolgevano membri del
consiglio, avevano luogo al di fuori del Consiglio stesso. Il Consiglio era, nondimeno, un
corpo esecutivo, che conduceva tutti i tipi di affari di governo, concedendo udienze agli
ambasciatori e tenendo la corrispondenza con monarchi stranieri; soprintendeva ai
preparativi per la guerra, emanando dettagliati comandi per la leva degli uomini, la raccolta
delle munizioni e delle provviste; si occupava dei lavori di costruzione, in particolare delle
fortezze e degli acquedotti, ad Istanbul e nelle province; trattava gli innumerevoli problemi,
alcuni importanti, altri evidentemente di scarso rilievo, che erano soggetti a relazioni e
petizioni dai governatori e giudici; assegnava le promozioni e gli incarichi. Come corte di
giustizia poteva ascoltare dei casi, normalmente quelli che coinvolgevano la classe militare.
Non raro, ad esempio, trovare ordini ai governatori o ai giudici di mandare tenutari di
feudi legati e incatenati ad Istanbul, per apparire di fronte al Consiglio. Esso si occupava
anche di lamentele di individui che giudici e altri avevano inviato, o che venivano presentate
di persona. Di queste petizioni personali Luigi Bassano scrisse nel 1545: I Pasha ascoltano
prima i casi pi importanti e poi tutti gli altri, dei poveri come dei ricchi, cosicch nessuno
se ne va senza essere stato ascoltato o aver avuto giudicata la sua causa. Qui non si
impiegano n avvocati, ma ciascuno parla dei suoi affari da se stesso come meglio pu, e
chi non parla il linguaggio prescritto fa uso dei dragomanni o interpreti
La durata di una riunione del consiglio era, secondo Guillaume Postel, di sette o otto ore, e
questo sembra corrispondere al resoconto di Bassano. I membri del consiglio egli dice,
mangiavano tre volte: allalba, immediatamente dopo il loro arrivo, poi allo scoccare della
sesta ora dopo gli affari principali, e poi dopo aver udito le petizioni. La riunione cessava a
mezzogiorno destate, quando lalba arrivava presto, e a met pomeriggio di inverno. Il
Gran Visir, comunque dopo lo scioglimento del Consiglio va nelle parole di Postel, alla
sua casa dove in una grande sala ascolta tutti, fino alla persona di condizione pi infima che
si presenti, non lasciando alcuna persona senza un giudizio definitivo o un tezkere, e cio
una lettera indirizzata al suo giudice Questa funzione del Gran Visir richiama le udienze
personali col Sultano di cui era stato testimone il dottore egiziano nei giorni di Bayezid I.
Dal momento che gli impiegati non tenevano minute delle discussioni impossibile sapere
come il consiglio arrivava alle decisioni. Alcune volte, comunque chiaro come una

particolare faccenda arrivasse nel calendario degli impegni, dal momento che la sezione di
apertura di ogni decreto del Consiglio Imperiale spiega le ragioni della trattazione della
faccenda. Spesso era il ricevimento di una lettera o larrivo di un messaggero da una autorit
provinciale o di altro genere, il cui messaggio il decreto ripete per sommi capi. Per esempio,
un comando del 1564, che ordina al governatore generale dellAnatolia di provvedere truppe
per le galee del governatore di Menteshe inizia: Il Governatore di Menteshe, Ahmed
possa la sua gloria durare ha mandato un uomo per far conoscere che sono necessari
soldati nelle galee, che gli furono date per la difesa della costa. Il decreto risponde alla
richiesta di Ahmed. Altri decreti stabiliscono semplicemente che il problema a cui si
riferisce il comando stato rilevato. Molti decreti comunque, non forniscono alcuna
indicazione sul perch quella particolare problema sia arrivato al consiglio. N danno alcun
indizio sul background di una importante decisione politica, come ad esempio una
dichiarazione di guerra.
Tutti i decreti hanno una struttura standard, che rimase in uso fino al diciannovesimo
secolo. Dopo aver nominato il destinatario, la prima sezione espone le ragioni per
lemanazione dellordine. Questo spesso d il riassunto di un messaggio o di una petizione
che giunta al consiglio, probabilmente nella forma in cui lo scrittore del memorandum la
ha redatta per la presentazione al consiglio. Segue il vero e proprio ordine, che inizia sempre
con la formula: Io ho comandato che La prima persona ricorda che il decreto, anche se
in pratica rappresenta una decisione del consiglio, viene dal Sultano, in nome del quale il
concilio imperiale stava agendo. Allinizio del documento c la sigla del Sultano, che ne
garantisce lautenticit e ne enfatizza la gravit. Al fondo sta la data e il luogo di emissione
Il fatto che il Consiglio Imperiale non ha poteri indipendenti e che tutti i documenti che
emana, che siano lettere, decreti, o lettere patenti di nomina erano nel nome del Sultano
solleva la questione del ruolo che il Sultano giocava in queste deliberazioni e discussioni,
quando non asisteva alle sessioni in persona. Egli ovviamente poteva, se cos voleva,
ignorare del tutto il Consiglio. Poteva anche mandare messaggi formali al Consiglio. Il
cosiddetto Libro delle leggi di Maometto II, questa sezione del quale probabilmente data dal
tardo sedicesimo secolo, espone una procedura per la comunicazione: Per alcune materie,
lagha del cancello deve fornirmi informazioni dallesterno attraverso il maggiordomo e i
custodi dei cancelli, che devono informare i miei visir, i miei giudici militari e i miei
tesorieri. In questo modo, il Sultano poteva, dal ritiro del palazzo interno, determinare
lagenda del Consiglio Imperiale e cercare di attuare la sua volont.
Pi importanti, comunque, erano i colloqui del sovrano col Gran Visir. Lutfi Pasha rimarca
che nessuno, nemmeno gli altri visir, conoscono i segreti tra il Sultano e il suo primo
ministro, e riporta una storia di come Selim I aveva destituito il visir Mesih Pasha dopo che
aveva osato chiedere al gran visir, Piri Pasha, il contenuto di una recente discussione col
Sultano. Un memorandum dal gran visir Mehmed Pasha richiede unudienza con Ahmed I
(1603-17) per presentargli alcune non meglio specificate questioni militari, e
presumibilmente tutti i gran visir chiedono udienze private col Sultano. Nel resoconto di
Postel del Consiglio Imperiale, era ancora il Gran Visir che presentava i risultati delle sue
deliberazioni al Sultano. Luigi Bassano, comunque, che scrive anche lui verso la met del
sedicesimo secolo, d un resoconto differente. Nella sua versione, dopo le sue deliberazioni,
lintero Consiglio appariva di fronte al Sultano nella sala delle petizioni dietro il cancello
della felicit che conduceva alla terza corte. Qui, il giudice militare di Rumelia parlava per
primo, e, dopo di lui, il Gran Visir, presentando tutti gli affari del consiglio che

necessitavano di essere riferiti al Gran Turco. Il veneziano Ottaviano Bon, scrivendo nel
1600, segue la versione di Bassano.
Il formato standardizzato dei decreti rende difficile stabilire se il Sultano era di fatto
coinvolto o meno nelle decisioni che contengono. Molte promozioni e nomine di
routine probabilmente rimanevano in facolt dei membri del consiglio, persino se essi
richiedevano la formale ratifica del Sultano. E anche improbabile che il sovrano si
interessasse ad ogni decreto che il consiglio emanava a suo nome. E, comunque, possibile
identificare alcuni degli ordini che provenivano dal Sultano in persona. Nel Registro degli
affari importanti, che contiene le bozze dei decreti, gli impiegati hanno aggiunto la nota
con rescritto imperiale ad alcune delle registrazioni. Questo indica che il testo incorpora il
comando scritto del Sultano, che presumibilmente fece quando gli fu sottoposto un
documento dal consiglio . Questi rescritti imperiali si possono riferire a materie importanti
per lo Stato, quali le misure da prendersi nei confronti del figlio ribelle di Solimano,
Bayezid, nel 1559-60, o materie che ad un occhio moderno sembrano di scarsa rilevanza,
come il comando dello stesso anno di bloccare le persiane al Cairo che consentivano agli
uomini di guardare nella sezione femminile dei bagni. Questi rescritti imperiali rendevano
possibile identificare almeno alcuni degli argomenti dibattuti nei consigli che attiravano
lattenzione del Sultano.
Alla fine, comunque, impossibile stimare con un qualche certezza il grado di controllo
del Sultano sulle decisioni del suo consiglio e il ruolo nel governo giornaliero dellImpero.
Quando egli assisteva al consiglio di persona, frequentemente prima della met del
quindicesimo secolo, raramente nel periodo successivo, poteva esercitare la sua autorit di
persona. Dalla seconda met del quindicesimo secolo, quando non partecipava alle riunioni,
egli rendeva nota la sua volont mediante le discussioni col Gran Visir, mandando messaggi
attraverso lagha del cancello o quando i membri del consiglio gli presentavano i risultati
delle loro deliberazioni. Una serie di memorandum scritti dal Gran Visir al Sultano sono
pure sopravvissuti dal tempo di Murad III in poi. Lassenza di tali documenti dai regni
precedenti pu significare semplicemente che non sono sopravvissuti. E probabile daltro
canto che essi indicavano il ritirarsi del Sultano dal contatto diretto col Gran Visir e il
Consiglio Imperiale. In uno di questi, dove il Gran Visir richiede unudienza con Ahmed I, il
Sultano rifiuta, con la nota scritta a mano: Dovresti informarmi per iscritto, suggerendo
che gli incontri faccia a faccia tra il Sultano e il Gran Visir siano divenuti rari.
E comunque probabile che differenti sultani adottassero differenti stili di governo, e che
le pratiche cambiassero persino durante un regno. Di Murad III, per esempio, viene riportato
che presiedeva i consigli di persona durante la prima parte del suo regno,mentre nella parte
finale si ritir progressivamente. Perdipi, sebbene i libri di legge del sedicesimo e
diciassettesimo secolo definiscono il gran visir come il delegato assoluto del Sultano e
vedono il monarca come conducente il governo solamente attraverso il gran visir e cos
attraverso il Consiglio Imperiale questo non fu probabilmente mai il caso. Il Sultano aveva
contatti pi stretti con i paggi della camera privata, lagha del cancello, lagha delle ragazze
o con altri cortigiani che con il Gran Visir e anche costoro potevano presentare petizioni al
Sultano, loro proprie o per conto di altri. Egli poteva, anche essere pi propenso a farsi
consigliare da sua madre, una concubina o dal capo dei giardinieri al timone della lancia da
parata che dal gran visir. Lo scrittore di consigli Kochi Bey, che present un trattato a
Murad IV nel 1631-32, considerava linterferenza dei cortigiani nel governo come un male
recente, commentando che i gran visir dopo Dervish Mehmed Pasha e Nasuh Pasha di
necessit obbedivano e concordavano con i cortigiani del Palazzo interno, e non

risparmiavano i loro sforzi per fare qualsiasi cosa questi volessero. Questo, comunque,
sembra improbabile. Non pu esserci stato alcun periodo in cui coloro che erano alla
presenza della persona del Sultano non influenzassero le sue decisioni.

LE PROVINCE: PROVINCE
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Le province, nel senso di unit territoriali fissate, con governatori che il Sultano aveva
nominato, probabilmente non esistettero nellImpero Ottomano prima delle ultime due
decadi del quattordicesimo secolo. E, comunque, probabile che nei primi anni dellImpero
Osman (m.c. 1324) e Orhan (c. 1324-62) dividessero il loro territorio in appannaggi per i
loro figli, altri membri della famiglia e i loro seguaci pi importanti. Lunico riferimento alla
suddivisione del territorio da parte di Orhan appare nelle inaffidabili cronache ottomane del
tardo quindicesimo secolo, che rilevano che Egli diede lo stendardo (sanjak) di Karahisar,
noto come Inn, a suo figlio Orhan; e diede il comando del suo esercito (subashilik) al
figlio di suo fratello, Alp Gndz questo racconto di come Osman dividesse il territorio
e il comando militare potrebbe non essere vero in dettaglio ma forse riflettere una realt. La
pratica di dare appannaggi e comandi nellesercito ai figli del sovrano acquista una veste
pi precisa nelle cronache bizantine. Giovanni Cantacuzeno nomina il fratello di Orhan,
Pazarlu, come comandante alla battaglia di Pelekanon nel 1328. Di maggiore rilevanza il
fatto che fu il figlio maggiore di Orhan, Sleyman, che condusse i turchi attraverso i
Dardanelli nel 1352 per occupare la fortezza bizantina di Tzympe, e che fu con Sleyman
che Orhan istru limperatore di negoziare nel suo tentativo di riguadagnare la fortezza.
Sembrerebbe dunque che, fino alla sua morte nel 1357, Sleyman fosse governatore e
comandante dellesercito nel territorio ottomano di nuova acquisizione in Tracia. Il cronista
e teologo greco Gregoras, nota anche che, nel 1357, il terzo figlio di Orhan, Halil, aveva
ricevuto terre lungo il golfo di Izmit da sul padre, presumibilmente come appannaggio. Il
nome tardo per il distretto di Bursa, Hdavendgar che significa governante
suggerische che questo era il territorio appartenente ad Orhan stesso. Su queste esili basi, si
potrebbe forse speculare che, al tempo della morte di Orhan nel 1362, era diventato costume
destinare delle terre come appannaggi di principi ottomani, insieme forse con il comando
delle truppe che le terre potevano sostenere e altri obblighi o tasse militari . Questo non era
ancora un sistema di governo provinciale, e invero, in questo periodo il principato ottomano
stesso non aveva una dimensione di molto superiore ad una provincia. Nondimeno, alcuni
degli elementi del successivo sistema sembrano essere gi al loro posto. Il ritratto di Orhan
nei primi anni 30 del 1300 che Ibn Battuta offre, suggerisce che egli era in quel periodo un
sovrano che interveniva personalmente in tutto il suo reame, piuttosto che uno che delegava
ampiamente lautorit ai comandanti locali. Comunque, con laumentare dellet e delle
dimensioni del suo principato, egli fu felice negli anni 50 di delegare la conquista e
linsediamento della Tracia a suo figlio Sleyman, che divenne, di fatto, il governatore di
una provincia occidentale. Cos, per la fine del regno di Orhan, due elementi del governo
sembrano essere emersi. Uno era la delega del comando militare, ancora, in questepoca, ai
familiari del sovrano; laltro era la concessione di appannaggi, che presumibilmente
portavano anche una obbligazione di servizio militare.
Questi erano gli elementi che rimasero al loro posto nel sistema pi tardo di governo
provinciale. I governatori ricevevano dai sultani appannaggi o conferme di appannaggi che

gi avevano, in cambio dei quali essi fornivano servizio militare, comandando le truppe
delle loro province sul terreno di battaglia. Perdipi, fino al 1595, i sultani continuarono a
mandare i loro figli come governatori provinciali, sebbene la loro importanza in questo
ruolo diminu come lImpero di espanse ed essi rimasero sotto stretta sorveglianza.
Alla fine del quattordicesimo secolo, cera chiaramente bisogno di una organizzazione
formale del territorio ottomano, a seguito delle conquiste tra il 1362 e il 1400 di Murad I
(1362-1389) e di suo figlio Bayezid I (1389-1402). Fu probabilmente durante i primi anni
del regno di Bayezid che le prime due province amministrative dellImpero Ottomano
vennero ad esistenza. Ad ovest dei dardanelli si estendeva la Rumelia (Rumeli),
comprendente tutte le terre conquistate in Europa. Ad est si estendeva lAnatolia (Anadolu),
comprendente tutte le conquiste in Asia Minore. Con lespansione ad est dei regni di
Bayezid negli anni 90 del 1300, una terza provincia la provincia di Rum venne ad
esistenza, con Amasya come sua citt principale. Questa divenne la sede del governo del
figlio pi giovane di Bayezid, Mehmed I (1413-21), e doveva rimanere la residenza di
governatori di rango principesco fino al sedicesimo secolo. Gi nel 1468, con lannessione
del principato sino ad allora indipendente di Karaman, cerano quattro province. Mehmed II
(1451-81) nomin un figlio, Mustafa, come governatore della nuova provincia, con la sua
sede a Konya. Ma il sedicesimo secolo vide il maggiore incremento nel numero di
province. Questo giunse in gran parte attraverso le conquiste di Selim I (1512-20) e di
Solimano I (1520-66), che crearono la necessit di incorporare il nuovo territorio nella
struttura dellImpero e parzialmente attraverso la riorganizzazione del territorio esistente.
Un elenco datato 1527 mostra otto province, con Egitto, Siria, Diyarbekir e Kurdistan
aggiunte alle quattro originarie. Queste comprendevano le conquiste di Selim I ovvero, nel
caso del Kurdistan, il risultato di negoziati coronati da successo. Questa provincia,
comunque, non sopravvisse come entit amministrativa. Le conquiste di Solimano nella
Turchia orientale, Iraq ed Ungheria portarono anchesse alla creazione di nuove province. Il
precedente principato di Dulgadir, per esempio, divenne una provincia ottomana qualche
tempo dopo la sua annessione nel 1522. Dopo la campagna iraniana del 1533-36 le nuove
province di Erzurum, Van, Shehrizor e Baghdad guardavano le frontiere con lIran. Nel
1541 ci fu la creazione della provincia di Buda, da parte del regno di Ungheria.
Nel 1609, secondo la lista fornitaci da Ayn Ali, cerano trentadue province. Alcune di
queste, come Tripoli, Cipro o Tunisi erano il bottino delle conquiste. Altre, comunque,
furono il prodotto di divisioni amministrative. Quando Solimano I nomin Hayreddin
Barbarossa ammiraglio nel 1533, questi ricevette il posto come governatore generale delle
isole, una provincia che il Sultano aveva creato specificamente per Hayreddin, distaccando
distretti dalle coste e isole dellEgeo che erano stati sino ad allora parti delle province di
Rumelia e Anatolia e unendoli come una provincia indipendente. Dovevano in seguito
esserci simili cambiamenti in Rumelia. Nel 1580, per esempio, la Bosnia, in precedenza un
distretto della Rumelia, divenne una provincia a s, presumibilmente in vista della sua
posizione strategicamente importante ai confini con gli Asburgo. Considerazioni simili
condussero alla creazione della provincia di Kanizsa dai distretti confinanti con questa
fortezza di confine, che erano caduti in mano ottomana nel 1600. Nello stesso periodo,
lannessione dei distretti di Rumelia sul basso Danubio e sulla costa del Mar Nero e la loro
aggiunta ai territori tra il Danubio e il Dniepr lungo il Mar Nero, cre la provincia di
Ochakov (zi). Allo stesso tempo, sulla costa sud-orientale del Mar Nero nacque la
provincia di Trabzon. Nelle parole di Ayn Ali: unendo i distretti di Trabzon e Batu, e
annettendoli a Gmhane e Maka, fu creata una provincia. Lo scopo di questa

riorganizzazione, e specialmente la creazione della provincia di zi era presumibilmente il


miglioramento della difesa dei porti del Mar Nero contro i Cosacchi.
Le province, dunque, vennero ad esistenza inizialmente attraverso la conquista, e
successivamente attraverso la riorganizzazione di territorio ottomano esistente. Nel primo
secolo dellespansione ottomana, comunque, le conquiste non portarono sempre
allannessione del territorio. Piuttosto, ci fu una tendenza a tenere al loro posto le dinastie
regnanti delle terre conquistate e di chiedere loro il pagamento di un tributo annuale e la
fornitura di truppe per gli eserciti del Sultano. La posizione degli zar della famiglia Sisman
di Bulgaria dopo circa il 1370, o di Stefano Lazarevic di Serbia dopo la sua accettazione
della sovranit ottomana nei primi anni 90 del 1300, sono esempi di questo tipo di
soluzione. Fu il rifiuto dello zar Sisman di fornire truppe per Murad I nel 1387 che condusse
alla campagna punitiva del Sultano contro la Bulgaria lanno successivo; e le truppe serbe di
Stefano Lazarevic combatterono negli eserciti di Bayezid nella battaglia di Nicopoli nel
1396 e nella battaglia di Ankara del 1402. Per i sultani i principati vassalli svolgevano in
gran parte le stesse funzioni delle province amministrate direttamente: rifornivano il tesoro e
le truppe. Comunque, a dispetto del sistema usato talvolta di legare a s le dinastie per
mezzo del matrimonio o di tenere come ostaggio di un figlio del sovrano vassallo presso la
corte ottomana, il controllo di un principato dinastico era meno sicuro che il controllo di una
provincia governata direttamente.
Dalla fine del regno di Bayezid I, ma specialmente dalla ascesa al trono di Mehmed II,
divenne pi consueto nominare governatori ottomani che fare affidamento su vassalli. Nel
1395, per esempio, Bayezid I giustizi lultimo zar dei Sisman di Bulgaria, e annett il suo
regno alla provincia di Rumelia. Le dinastie originarie non dovevano comunque
semplicemente sparire. Cera piuttosto una tendenza da parte del Sultano a nominare
membri delle dinastie deposte, o almeno coloro che sopravvivevano alla conquista e non
fuggivano, come governatori provinciali nellImpero, lontano dalle loro terre ereditarie.
Cos, per esempio, il prigioniero bavarese Shiltberger menziona un certo Schuffmanes
ovviamente della famiglia Sisman come governatore di un distretto dellAnatolia vicino al
Mar Nero nel 1398. Nel registrare gli eventi nellAnatolia occidentale circa venti anni dopo,
il cronista greco Doukas notava un governatore chiamato Sousmanes, evidentemente dalla
stessa famiglia. Similmente, ci sono documenti nel quindicesimo secolo riguardanti membri
della famiglia Zenevis, che Mehmed I (1413-21) aveva espulso da Gjirokastr in Albania,
che servivano come governatori provinciali ottomani. Nel 1461, Mehmed II espulse lultimo
della dinastia di Isfendyar da Sinope, compensandolo con terre vicino a Bursa in cambio del
suo territorio ereditario. Il principato Isfendyaride nel mentre divenne un distretto della
provincia dellAnatolia. Come mostrano questi esempi, le vecchie dinastie spesso
acquistarono un nuovo status come membri della lite provinciale ottomana. Era una
posizione, comunque, che richiedeva che riconoscessero la perdita delle terre dinastiche, e
accettassero il fatto che la loro nomina alla carica e lassegnazione di entrate dipendeva
adesso dalla volont del Sultano ottomano.
Entro il 1500 le quattro province centrali dellImpero Rumelia, Anatolia, Rum e
Karaman erano sotto il dominio diretto. Il Sultano, comunque, continu a mantenere un
sistema di principati tributari a nord del Denubio. Valacchia, Moldavia e il Khanato di
Crimea, territori che Mehmed II aveva portato sotto la sua sovranit, rimasero sotto il
controllo delle dinastie originarie tributarie del sovrano. Cos, anche, divenne il regno di
Ungheria dopo la battaglia di Mohacs nel 1526. Sembra che solo la necessit di contrastare
le pretese asburgiche al regno e di organizzare una frontiera militare contro lAustria

persuasero Solimano di annettersi parte dellUngheria come una provincia governata


direttamente dagli ottomani dopo la morte del re nel 1540. La Transilvania, comunque,
rimase un regno che doveva fedelt al Sultano.
Entro il 1550, dunque, Transilvania, Valacchia, Moldavia e il Khanato di Crimea
rimasero sotto il governo delle dinastie originarie che pagavano il tributo al Sultano.
Similmente alcune enclavi sotto il governo di signori locali sopravvissero in Turchia e nei
territori arabi, ma questi ora formavano distretti allinterno di province pi larghe. Entro la
met del sedicesimo secolo, a parte i principati a nord del Danubio, tutte le province
finirono sotto il governo diretto del Sultano. I governatori generali erano tutti di sua nomina
e egli poteva rimuoverli o trasferirli a sua discrezione. La durata del loro ufficio era limitata:
i governatorati non erano ereditari e nessuno poteva servire come governatore per tutta la
vita. Le entrate di un governatore generale dipendevano anchesse dal Sultano. Al momento
della nomina, riceveva una prebenda consistente di una frazione ben definita delle entrate,
riscosse entro i confini della provincia. Questa concessione, che poteva in qualche caso
ammontare a pi di un milione di akceallanno, poneva i governatori generali tra gli uomini
pi ricchi dellImpero. La prebenda, comunque, dipendeva dalla nomina e, a meno che il
governatore non fosse ricco di suo, non avrebbe avuto alcuna entrata quando fosse stato
privato dellufficio. Egli avrebbe anche ricevuto altri emolumenti, ma anche questi erano
collegati allufficio, che, a sua volta, dipendeva dal Sultano. Un governatore generale,
dunque, non era permanente e non aveva una base territoriale nella provincia e nessuna
entrata nella provincia che sopravviveva alla sua permanenza in carica.
La parola turca per governatore generale beylerbey, che significa semplicemente
Signore dei signori. Non c nessuna fonte ottomana dei primi tempi che registri questo
termine ma la cronaca di Sshikpashazade del tardo quindicesimo secolo ci dice che nel
quattordicesimo secolo aveva il significato di comandante dellesercito. Specificamente la
ricollega al comandante in Europa di Murad I, Lala Shahin, e al suo successore, Kara
Timurtash. Probabilmente intorno al 1400, essa aveva acquistato il senso di Governatore
generale di una provincia. Questo non era comunque tanto un cambio di significato quanto
una estensione, dal momento che il ruolo pi importante di un governatore generale era
comandare le truppe assegnatarie di feudi nella sua provincia. In tempi di guerra, esse si
sarebbero riunite sotto il suo stendardo e avrebbero combattuto come una unit dellesercito
del Sultano. Comunque, come governatore territoriale il beylerbey ora aveva responsabilit
pi ampie. Giocava un ruolo importante nella distribuzione dei feudi nella sua provincia e
aveva la responsabilit del mantenimento dellordine e nel dispensare la giustizia. Il suo
entourage, come quello del Sultano nella capitale, era il centro politico della provincia.
Il mercante genovese alla corte di Maometto II, Iacopo de Promontorio, ha lasciato una
decrizione del governatore generale di Rumelia intorno al 1475, che d un buon resoconto
delle funzioni di un governatore generale tra il 1400 e il 1600 circa: il beylerbey di
Rumelia ha sotto di s 17 capitani, ciascuno con un proprio seguito; e oltre questo ha in
particolare sotto di s 1.500 combattenti con il proprio soldo, che egli paga con i suoi fondi.
Ha una rendita in Rumelia di 32.000 ducati, tramite diversi benefici e, inoltre, notevoli
emolumenti, principalmente 4.000 ducati dai suddetti capitani, e similarmente dal notevole
numero di altri meno importanti uffici, che concede a chiunque lui voglia. Tuttavia
obbligato, in tempi di guerra, a portare con s, a proprie spese, i suddetti uomini, tutti a
cavallo, un terzo di essi con arco, frecce, corazza, cotta di maglia, scudo, spada, lancia e
mazza di ferro, con 150 cavalli con corazza, tutti in buono stato; il resto con archi, frecce,
spade, scudo, mazza e lancia, a parte quelli a cui il signore stesso concede corazze, elmetti,

archi e cotte di maglia. Egli tiene corte a palazzo in grande stile, come il Gran Turco, in
accordo al proprio rango. Impone sentenze di morte e in tutte le altre materie agli abitanti
della Rumelia e delle sue province de iure e de facto, e tutto quello che fa approvato dal
Gran Signore senza alcuna protesta. Mantiene presso di s due ufficiali e due giudici
come deputati ad amministrare la giustizia; essi godono di 4.000 ducati per le spese della
carica tra tutti e quattro, insieme con consistenti emolumenti.
Lufficio di governatore generale era il pi prestigioso e il pi lucroso nel governo
provinciale, ed era tra i governatori generali che il Sultano quasi sempre sceglieva i suoi
visir. Cera anche, sembra, una gerarchia tra i governatori stessi. Il governatore pi alto in
grado era il Governatore generale della Rumelia, che, dal 1536, aveva il diritto di sedere nel
Consiglio Imperiale. La precedenza tra i rimanenti, secondo Ayn Ali nel 1609, seguiva
lordine in cui le province erano conquistate, sebbene egli non chiarisca se questo ordine
avesse un significato diverso da quello puramente cerimoniale. Comunque, prima del 1650,
ci fu un altro sviluppo. Durante questo periodo, inizi la pratica di nominare alcuni
governatori generali col rango di Visir. Un governatore visir, secondo il cancelliere
Abdurrahman Pasha nel 1676, aveva potere di comando nei confronti dei governatori delle
province vicine che dovevano riferirsi a lui e obbedire al suo comando. Inoltre, quando i
governatori generali col grado di visir terminano lincarico provinciale, essi hanno
competenza per le cause e continuano ad esercitare il comando di visir fino a che non
arrivano ad Istanbul.

LE PROVINCE: I SANJAK
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I distretti che componevano una provincia erano conosciuti come sanjak, ognuno sotto il
comando di un governatore di distretto o sanjak beyi(signore di un sanjak). Il numero
di sanjak in una provincia variava considerevolmente. Nel 1609 Ayn Ali notava che la
Rumelia aveva ventiquattro sanjak, ma che sei di questi nel Peloponneso erano stati staccati
per formare la provincia separata di Morea. LAnatolia aveva quattordici distretti e la
provincia di Damasco undici. Cerano, inoltre, parecchie province che non erano divise
in sanjak. Queste, nella lista di Ayn Ali, erano Basra e parte della provincia di Baghdad in
Iraq, Al-Hasa nel nor-est dellArabia, e Egitto, Tripoli, Tunisi e Algeri nel Nord-Africa. Egli
aggiunge alla lista lo Yemen, notando che al momento gli Imam ne hanno usurpato il
controllo.
Queste province erano, comunque, eccezioni: la tipica struttura era quella della provincia
suddivisa in sanjak. Intorno al sedicesimo secolo, questi presentavano una struttura
amministrativa razionale dei territori, basata normalmente sulla citt o linsediamento dal
quale il sanjak prendeva il suo nome e con una popolazione di circa 100.000 persone.
Comunque, questo non era sempre il caso.
Sembra pi probabile che prima della met del quindicesimo secolo, il fattore pi
importante nel determinare la struttura dei sanjak era lesistenza di precedenti signorie e
principati, e di aree dove i signori di frontiera avevano acquisito territori per se stessi e i loro
seguaci. Alcunisanjak di fatto preservavano i nomi delle dinastie che vi avevano regnato
prima della conquista ottomana. Il gruppo di nomi pi singolare appare nellAnatolia
occidentale, tra le coste dellEgeo e del Mediterraneo e lalto plateau. Qui i sanjak di Karesi,
Saruhan, Aydin, Menteshe, Germiyan, Hamid e Teke preservano i nomi di dinastie che

esistevano prima della conquista. In Rumelia, Kyustendil in Bulgaria una contrazione di


Konstantin-eli (terre di Costantino), menzionate col nome del loro signore, Constantine
Dejanovi, ucciso in battaglia nel 1395. Karlieli (terre di Carlo) in Epiro mantiene la
memoria del suo precedente signore, Carlo Tocco, che mor nel 1429. Il nome del sanjak di
Dukakin nellalbania del nord un ricordo della signoria locale del clan Dukagjin (Duca
Giovanni).
La lista di Iacopo de Promontorio dei diciassette ai suoi tempi sanjak di Rumelia ci fa
capire come lamministrazione ottomana manteneva i confini delle signorie pre-ottomane.
LAlbania e divisa da lui in due: Albania degli Araniti, comprendengte le terre del sud,
che appartenevano fino agli inizi del quindicesimo secolo al clan degli Araniti, e Albania di
Scanderbeg, comprendente le terre pi a nord che erano appartenute alla famiglia Castriota,
e specialmente al suo membro pi famoso, Scanderbeg, che aveva resistito al dominio
ottomano tra il 1444 e il 1466. La Bosnia in questa lista appare avere due sanjak,
lautoesplicativo Regno di Bosnia e lAltra Bosnia, presumibilmente lErzegovina.
Anche la Serbia divisa da Iacopo in Serbia di Lazar, in riferimento al territorio del
principe Lazar, che perdette la vita nella battaglia di Kosovo del 1389, e la Serbia del
Despota, presumibilmente le terre di Giorgio Brankovic lungo il Danubio.
Nel periodo immediatamente successivo alla conquista, i sanjak ottomani mantennero pi
che i nomi dei precedenti governanti. Dove sopravvivono i registri catastali delle terre
conquistate, essi spesso rivelano i nomi di tenutari di feudi che evidentemente avevano
occupato la stessa posizione prima della conquista. Per esempio, il registro catastale della
Albania del sud, datato 1431, mostra un numero di tenutari cristiani, che erano chiaramente
sopravvissuti dai precedenti regimi. Nel confine orientale dellImpero il primo registro
catastale del sanjak di Amid, fatto nel 1518, designa un gruppo di tenutari come
Akkoyunlu, evidentemente uomini del clan o nominati dalla dinastia degli Akkoyunlu che
aveva governato larea fino al 1503. Questi sopravvissuti garantivano una continuit tra il
vecchio ordine e il nuovo. Nondimeno, egualmente chiaro che i nuovi signori ottomani
cercavano di controbilanciare linfluenza di questi rappresentanti del vecchio regime dando
anche feudi nei distretti di nuova conquista a uomini provenienti da aree distanti
dellImpero. Il registro del 1431 dellAlbania mostra un gruppo di tenutari di Saruhan.
Questo il vecchio principato dellAnatolia occidentale che Mehmed I aveva alla fine
annesso nel 1417, nello stesso tempo in cui le sue forze avevano occupato lAlbania del sud.
Ci che Mehmed fece fu rimuovere i tenutari di feudi di Saruhan dove essi avevano
connessioni locali, e trasferirli in Albania, dove non ne avevano. La loro unica fonte di
patronato e protezione era il Sultano ottomano, i cui interessi essi avrebbero dunque protetto
da ribellioni locali. Il registro del 1518 di Amid mostra lapplicazione dello stesso principio.
Gli Akkoyunlu del sanjak avevano terre di modesto valore: il feudo di maggior valore era
andato ad un uomo registrato come della Rumelia.
La pratica di controbilanciare tenutari locali con tenutari non locali nelle terre di nuova
conquista probabilmente datava dallinizio del quindicesimo secolo. Nella battaglia di
Ankara del 1402, una importante causa della sconfitta di Bayezid I fu la diserzione a favore
di Timur di truppe dai vecchi principati dellAnatolia occidentale, che Bayezid aveva
annesso nel 1390. Questi uomini disertarono quando videro i loro precedenti signori
nellarmata di Timur. Fu forse questa esperienza che convinse i sultani della necessit di
importare elementi forestieri nei distretti appena conquistaati come un contrappeso ai
tenutari locali che erano sopravvissuti al cambio di regime e di deportare alcuni degli
uomini locali in province distanti dove non avevano connessioni.

Immediatamente dopo la conquista, dunque, un sanjak ottomano spesso manteneva i


confini di una signoria pre-ottomana, e normalmente aveva una lite di tenutari di feudi
composta da sopravvissuti dal vecchio regime e da nuovi insediati e deportati. Nel giro di
una generazione, i sopravviventi e i loro discendenti avrebbero spesso perso la loro identit
non-ottomana, in particolare attraverso la conversione dei cristiani allIslam. Con la loro
assimilazione unarea che era stato un principato indipendente, o parte di uno, sarebbe
diventata un tipico sanjak ottomano. Il passaggio del tempo poteva anche portare
cambiamenti nei confini dei sanjak. Per esempio la lista di sanjak del veneziano Lauro
Quirini, che sembra riflettere la distribuzione del 1430, elenca Bergama e Manisa come
unit indipendenti. Al tempo successivo di Iacopo de Promontorio nel 1475, essi erano
divenuti parte dei sanjak di Kaesi e Saruhan rispettivamente.
Non tutte le province e sanjak comunque persero la loro specifica identit. Le difficolt
che Maometto II e Bayezid II (1481-1512) incontrarono nel sopprimere la dinastia di
Karaman indicano come forti particolarismi locali potevano continuare ad esistere. Perdipi,
alcuni pochi notabili mantenevano diritti ereditari al governo. Importanti tra questi erano i
signori delle province di frontiera, che gi nel quattordicesimo secolo erano emersi come
una forza politica in Rumelia. Le loro origini non sono chiare, ma alcuni si erano
chiaramente convertiti allIslam e si erano uniti ai turchi invasori. Il nome di una di queste
famiglia, Mihaloglu figli di Michele era cos chiaramente cristiano che durante il
quindicesimo secolo emerse una leggenda che descriveva la conversione del primo
Michele e la sua associazione con Osman, il primo della linea genealogica ottomana. Il
nome di un'altra famiglia di una marca di frontiera , Malkochoghlu, appare essere anche qui
una forma turca dello slavone Markovi, suggerendo che si tratti dei discendenti di
Marko, un signore macedone, il cui padre, Vlkashin, aveva perso la sua vita nella battaglia
di Maritsa nel 1371. Comunque, il pi grande dei signori di frontiera ad emergere nel
quattordicesimo secolo era Evrenos, la cui lapide ricorda il nome di suo padre come Isa,
indicando una discendenza musulmana turca. I nomi degli altri signori di frontiera, come
Turahan, che emerge nella prima met del quindicesimo secolo, suggeriscono anchessi
origini turche.
Questi signori non solo comandavano gli eserciti ottomani in Rumelia, ma esercitavano
anche poteri politici. Evrenos, per esempio, era un negoziatore nei colloqui che portarono al
trattato di Gallipoli nel 1403. Suo figlio, Barak, condusse negoziati con Venezia nel 1409.
Mihaloglu Mehmed serv sia il principe Sleyman che il principe Musa durante la guerra
civile del 1402-13. La sua diserzione a favore del principe Mehmed nel 1411 fu un
importante fattore nella confitta di Musa. Cosa pi importante, comunque, i signori di
frontiera emersero come magnati territoriali. Il nucleo dei vasti possedimenti di Evrenos era
intorno Yiannitsa nella valle del Vardar a ovest di Tessalonica, mentre i Migaloghlu erano
signori di Vidin, sul danubio, nella Bulgaria nord-occidentale. Come signori territoriali essi
e i loro discendenti mantennero diritti ereditari al governatorato in Rumelia. Lauro Quirini,
per esempio, registra un sanjak nella Grecia centrale sotto il nome del suo signore, Turahan.
Questo sanjak era scomparso al tempo in cui Iacopo fece la sua lista nel 1475, ma la
famiglia di Turahan continu ad occupare posizioni come governatori di sanjak. Evrenos,
daltra parte, appare sia nella lista di Lauro e di Iacopo come designazione del sanjak che
comprendeva le terre della sua famiglia in Macedonia. Iacopo aggiunge la nota: un gran
signore, gi Ali Bey figlio di Evrenos [dei 1500 guerrieri del sanjak] la
maggioranza sono suoi schiavi. Nel sedicesimo secolo il nome Evrenos come
designazione di un sanjak era scomparso, sebbene le terre di famiglia rimanevano intatte, e

membri della famiglia mantenevano un diritto ereditario al governatorato. La lista


di sanjak del 1527 registra un membro della famiglia Evrenos come governatore di
Kruevac in Serbia, e membri della famiglia Mihailoglu come governatori di sanjak di Vidin
e Nikopol sul Danubio in Bulgaria. Fu a membri della famiglia Malkoch che il Sultano
assegn il governatorato ereditario della Bosnia dopo la sua conquista nel 1463.
I poteri locali e le pretese agli uffici dei grandi signori di frontiera e dei loro discendenti
limitavano la discrezionalit del Sultano nellorganizzare il territorio e nel fare nomine ai
governatorati in Rumelia. Nondimeno, sembra che almeno dalla met del quindicesimo
secolo, i sovrani ottomani tentarono di restringere la loro influenza. Non sembra che
essi avessero pi parte nei consigli centrali di governo, come avevano nel quattordicesimo
ed inizio del quindicesimo secolo, e sembra che nessuno di essi sia arrivato oltre il rango di
governatore di sanjak. Le famiglie, comunque sopravvissero nel caso delle famiglie
Evrenosoghlu e Muhaloghlu, fino ad oggi e la loro influenza locale continu.
Dinastie semi-indipendenti anche sopravvissero in alcune aree delle province anatoliche ed
arabe. Questo non erano, comunque discendenti dei signori ottomani di frontiera, ma
piuttosto signori che erano localmente tropp potenti per poter essere rimossi dal Sultano. Per
esempio, nelle paludi dellIraq meridionale e nelle propaggini desertiche dellArabia il
Sultano si sforz di guadagnarsi la fedelt di capi tribali di fatto indipendenti dando loro il
titolo di Governatore di sanjak. Fu ad esempio con questi mezzi che Selim II (1566-74) nel
1567 tent di porre fine alla ribellione dellarabo delle paludi, Ibn Ulayyan, nel delta del
Tigri e dellEufrate. Nella Turchia del sud-est, i territori dei signori curdi erano anchessi
semi-indipendenti. Erano divenuti parte dellImpero dopo la battaglia di Chaldiran nel 1514,
come risultato di negoziati con lagente di Selim I (1512-20), Idris di Bitlis. Nel 1609, Ayn
Ali annot il loro status formale. Elencando i sanjak della provincia di Dyarbekir egli nota
che essa possiede dieci distretti ottomani e, in aggiunta, sei distretti dei signori curdi. In
questi casi, quando un signore moriva, il governatorato non andava ad un estraneo, ma a suo
figlio. Sotto altri aspetti, comunque, essi apparivano simili a normali sanjak ottomani nel
fatto che le entrate erano registrate ed allocate a tenutari di feudi che andavano in guerra
sotto i loro signori. In aggiunta, comunque, Ayn Ali notava che cerano cinque
sanjak sovrani con i loro signori di cui veniva disposto come propriet privata, e che
erano al di fuori del sistema del governo provinciale. Ayn Ali registra simili distretti
indipendenti o semi-indipendenti nella provincia di ildir nella Turchia del nord-est e, pi
famosi, nella provincia di Van dove i Khan di Blitis governavano indipendentemente fino al
diciannovesimo secolo. Cerano altre aree, anche che godevano di autonomia o semiautonomia. Nella seconda met del sedicesimo secolo, Kilis divenne governatorato
ereditario della famiglia Janbulad, mentre Adana rimase sotto il dominio della dinastia preottomana dei Ramazanoghlu. Nel Libano, Ayn Ali si riferisce ai capi drusi con la nota ci
sono signori non-musulmani sulle montagne
Cerano altre enclavi autonome nellImpero, che ricevessero o meno riconoscimento
formale come sanjak ma, arrivati al sedicesimo secolo, queste erano delle eccezioni. La
maggior parte dei sanjak in tutto lImpero erano sotto il governo di persone nominate non
ereditariamente, che non avevano relazioni familiari o territoriali permanenti con larea.
Lufficio di governatore di sanjak era simile a quello di governatore generale in una scala
pi modesta. Come il governatore generale il governatore di sanjak traeva il suo reddito da
una prebenda, che consisteva normalmente di rendite dalle citt, attracchi , porti presenti nei
confini del suo sanjak. In aree dove non esistevano citt o dove le entrate che tipicamente
andavano al governatore di sanjak erano state assegnate al governatore generale o al

Sultano, allora avrebbe tratto le sue entrate da imposte agricole. Il primo registro catastale
ottomano di Shkder nellAlbania del nord, per esempio, mostra che nel 1485, le rendite dei
dazi, degli attracchi e dallindustria della pesca del lago Boyana erano state assegnate al
Sultano, mentre il governatore del sanjak traeva le sue rendite dalla citt di Paje e dai
villaggi circostanti. Un governatore di sanjak di prima nomina poteva ricevere da 150.000 a
200.000 akce allanno. Per la met del sedicesimo secolo, 200.000 sembra essere stata una
cifra normale. Egli poteva, comunque, ricevere un incremento delle sue entrate, sia come
ricompensa per la bravura in battaglia o per qualche altra ragione o ricevendo una nomina
nuova e pi lucrativa nellarea. Un governatore anziano di sanjak poteva aspettarsi di
ricevere da 500.000 a 600.000 akce, probabilmente mentre serviva in un distretto con alto
reddito.
Come il governatore generale, il governatore di sanjak era anche un comandante militare.
il termine sanjak significa bandiera o stendardo e, in tempi di guerra, i cavalieri che
avevano feudi nel suo sanjak si radunavano sotto il suo vessillo . Le truppe di
ciascun sanjak, sotto il comando del loro governatore, si sarebbero aggregate come un
esercito e combattevano sotto la bandiera del governatore generale della provincia. In questo
modo, la struttura di comando sul campo di battaglia rispecchiava la gerarchia dei governi
provinciali.
Allinterno del suo sanjak, un governatore era responsabile soprattutto per il mantenimento
dellordine e, con la cooperazione dei tenutari di feudi, per larresto e la punizione dei
malfattori. Per questo, normalmente riceveva met delle multe imposte sui miscredenti, con
il tenutario di feudo sulle cui terre si era verificato il misfatto che riceveva laltra met. I
governatori di sanjak avevano anche altri doveri per esempio la caccia ai banditi, le
indagini sugli eretici, la fornitura di provviste per lesercito, o linvio di materiali per la
costruzione di navi se il Sultano lo comandava. I governatori sulle frontiera avevano anche
funzioni militari speciali. Verso la fine del quindicesimo secolo, per esempio, il
governatoresanjak di bosnia aveva il dovere di fare raid annuali, normalmente in Ungheria.
Similarmente, la famiglia Mihaloghlu non solo deteneva il governatorato ereditario di Vidin,
ma anche il comando dei razziatore (akinci), le truppe che nel quindicesimo e sedicesimo
secolo avevano terre esenti da imposte in Rumelia in cambio di raid annuali attraverso il
danubio o della funzione di avanguardia e truppe dassalto dellesercito ottomano. I
governatori di sanjak nelle regioni di confine potevano allo steso modo avviare negoziazioni
con laltra parte del confine riguardo, ad esempio, la restituzione di schiavi fuggiti o il
ritorno di prigionieri, secondo i termini dei trattati.
Un governatore di sanjak non aveva, comunque, autorit su tutti i sudditi del sovrano nel
suo distretto. Ci che definiva lautorit era soprattutto il diritto di prelevare imposte e
specificamente i diritti di intascare le pene pecuniarie. I governatori di sanjak prelevavano
imposte da terre e propriet che avevano come prebende, e chiaramente avevano piena
autorit in queste aree, come avevano anche riguardo le terre assegnate ai tenutari di feudi,
dove avevano usualmente il diritto di intascare met delle pene pecuniarie. Comunque,
alcune aree o propriet formavano una prebenda del Sultano o del governatore generale, e
alcuni feudi erano liberi, ci che significava che il tenutario teneva per s tutte le pene
pecuniarie. In queste aree, gli uomini del governatore di sanjak non avevano diritto di
entrare. In aggiunta, le terre e le propriet private, e quelle che appartenevano alle
fondazioni, non ricadevano sotto lautorit del governatore del sanjak. A questo riguardo, il
governo entro un sanjak non era uniforme. Province e sanjak non erano, comunque, le
uniche divisioni amministrative dellImpero. Ogni paese e citt nei regni del Sultano aveva

un giudice, che agiva come giudice e notaio nel suo distretto giudiziale, e anche come
ufficiale reale che assicurava lesecuzione dei comandi del Sultano. Il giudice, a differenza
del governatore del sanjak, aveva autorit in tutta la sua area, con il suo potere che formava
ci che stato chiamato un sistema parallelo di amministrazione.
Prima del 1600 circa il governatore del sanjak, oltre il giudice, era forse la figura pi
importante nella amministrazione provinciale ottomana. Nondimeno la mancanza di
documenti risalenti a prima della met del sedicesimo secolo rende impossibile sapere chi
erano i governatori dei sanjako come progredivano le loro carriere. Prima del sedicesimo
secolo, molti presumibilmente detenevano diritti ereditari come discendenti di precedenti
signori o dinastie. Oltre queste, i sultani dovevano aver nominato alcuni uomini cresciuti
nella loro casa. Agli inizi del sedicesimo secolo una struttura chiara era emersa.
Come era stato il caso sin dal quattordicesimo secolo, figli dei sultani regnanti ricevevano
governatorati di sanjak una volta raggiunta let della pubert. Secondo il cosiddetto libro
delle leggi di mehmed il conquistatore i membri maschili della famiglia reale in linea
femminile avevano anchessi il diritto di ricevere un governatorato di sanjak, ma non a
nomine superiore a questa. Le famiglie dei signori di frontiera della Rumelia avevano anche
un diritto automatico, o a un governatorato in generale o a quello di uno specifico distretto.
Nella Turchia orientale e nellIraq del nord, i signori curdi e i govarnatori di
sanjak sovrani governavano per diritto dinastico. Un numero molto maggiore di
governatori di sanjak, comunque, erano diplomati del Palazzo e, in questo senso, membri
della stessa casa del Sultano. Un libro di leggi del regno di Selim II di fatto elenca i quindici
agha dello sperone aventi le qualifiche per il governatorato. Questi erano lagha dei
giannizzeri e il suo secondo in comando, i comandanti delle sei divisioni della cavalleria di
palazzo, il Cancelliere, il Maestro dello stendardo, il Capo portiere, il Maestro delle stalle, il
Capo assaggiatore e il Capo falconiere. Nel 1609, Ayn Ali doveva ripetere questa lista con
alcune omissioni. Non chiaro se a promozione a governatore di sanjak era sempre cos
lineare, ma alcune carriere seguivano certamente questo percorso. Lutfi Pasha, per esempio,
che doveva divenire gran visir nel 1539, aveva servito come maestro dello stendardo e capo
portiere nel Palazzo prima di uscire per diventare governatore di sanjak di Kastamonu.
Sokollu Mehmed, che doveva divenire gran visir nel 1566, aveva servito come portiere
prima di uscire nel 1546 come governatore disanjak di Gallipoli e come ammiraglio.
Comunque i governatori di sanjak che erano stati promossi da queste posizioni di rango
pi elevato nel palazzo formavano una minoranza. Ce nerano molti di pi che si erano
spostati dal palazzo o dal servizio del governo centrale, a un posto minore nel governo
provinciale come intendente dei registri dei feudi e da l erano avanzati fino a diventare un
governatore di sanjak. Negli anni 70 del 1500, pi di un terzo di governatori provinciali
avevano raggiunto la loro posizione attraverso questa via. Un gruppo pi piccolo, poco
pi del dieci per cento in questo periodo doveva la sua ascesa al fatto di essere un parente
o un membro della casa del governatore. Questo schema di reclutamento era probabilmente
tipico del sedicesimo secolo fino agli anni 80 del 1500.
La durata di un governatore di sanjak era normalmente meno di tre anni. Come regola,
poteva attendersi una nuova nomina in un differentesanjak, spesso nella stessa provincia o
regione, e spesso con la possibilit di un incremento del valore della sua prebenda La
procedura per la nuova nomina non chiara in tutti i suoi aspetti. I documenti indicano che
era il governatore generale che raccomandava il candidato, che doveva presentare la
raccomandazione al Gran Visir, per essere raccomandato al Sultano. Quando il Sultano
aveva approvato, il Consiglio Imperiale avrebbe mandato un decreto al Governatore

generale informandolo della nomina e ordinandogli di mettere insieme le prebende da cui il


nuovo governatore del sanjak doveva trarre le sue entrate. Il governatore generale avrebbe
allora dato al candidato un memorandum di nomina da portare al Palazzo, dove egli avrebbe
ricevuto lettere patenti che gli conferivano la sua nuova posizione. Era a questo punto che
egli ufficialmente assumeva lufficio.
I governatori di sanjak non potevano, dunque fare carriera in un unico sanjak. Ciascun
incarico era, come regola, di breve durata, sebbene lo spostamento da distretto a distretto
consentiva di incrementare le entrate a ciascun nuovo incarico. Perdipi, durante il
quindicesimo e sedicesimo secolo, rivestire il ruolo di governatore di sanjak era, come
regola, un passo necessario per cercare la promozione a governatore generale. Al di fuori
dei sanjak ereditari,comunque, ogni nomina era un dono del Sultano, e gli spostamenti
frequenti impedivano al governatore di acquistare un forte seguito locale e di stabilirsi come
signore indipendente.

LE PROVINCE: I FEUDI
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Le terre senza un sanjak ricadevano normalmente in tre categorie. Anzitutto cerano le


terre di propriet privata. In secondo luogo, cera la terra che faceva parte di una
fondazione, e in terzo luogo cera la terra che era a disposizione del Sultano. Le terre private
erano relativamente poche, dal momento che i sultani tendevano a tenere quanta pi terra
possibile sotto il loro controllo, ma anche perch le leggi musulmane sulleredit ponevano
laccento sulla divisione della propriet tra gli eredi alla morte del proprietario. Le famiglie
preferivano, dunque, non tenere la propriet in questa forma. Le terre delle fondazioni,
daltra parte, erano diffuse in tutto lImpero. Queste erano terre o propriet le cui rendite
andavano a finanziare lo scopo che il fondatore aveva indicato nellatto fiduciario,
tipicamente una moschea, un ospizio, un ponte o una fontana. Le rendite potevano anche,
comunque, andare a mantenere il fondatore, la sua famiglia e i suoi discendenti e, dal
momento che le fondazioni erano perpetue e la loro propriet indivisibile questa era la
forma legale in cui le famiglie spesso preferivano tenere le loro terre. La categoria pi
diffusa di terre entro la maggior parte dei sanjak ottomani era comunque baglik o miri.
Entrambe queste parole avevano il semplice significato di appartenere a o a disposizione
del sovrano ed erano queste terre che il sovrano distribuiva come feudi.
I governatori di sanjak non avevano, sembra, diritto di entrare nelle terre di propriet
privata, o che appartenevano alle fondazioni, ma solo nelle terre miri. In questo senso
un sanjak ottomano consisteva di un conglomerato di feudi in una particolare area, i cui
assegnatari servivano in guerra sotto il vessillo del governatore del sanjak, e aveva al suo
interno certe aree dove il governatore non aveva alcuna autorit.
Verso il 1500, la terminologia per i tenutari di feudi ottomani si era stabilizzata. Il termine
per i feudi pi piccoli, con un valore fino a 20.000 akceallanno, era timar. Un feudo pi
grande, con un valore fino a 100.000 akce allanno era un subashilik, conosciuto pi
comunemente, dopo il 1500, come uno zeamet. Il possedimento pi vasto, con un valore
annuale di 100.00 akce o superiore era un hass.
Un tipico timar consisteva di un villaggio o gruppo di villaggi, e i campi intorno, che il
Sultano aveva dato ad un cavaliere, che aveva il diritto di prelevare le imposte dai suoi
contadini e, in cambio, forniva al Sultano servizio militare. In aggiunta, era responsabile per

il mantenimento dellordine sulla sua terra, con il diritto normalmente si intascare met delle
pene pecuniarie dei puniti. Questi doveri richiedevano chiaramente che egli risiedesse nel
suo sanjak, e normalmente sullo stesso timar, dove avrebbe anche goduto di una estensione
di terra per suo uso privato. Il tenutario del timar non possedeva comunque la propriet
della terra da cui traeva le sue rendite. Piuttosto, la teneva come una concessione che il
Sultano poteva revocare e avrebbe fatto, specialmente se il cavaliere non si presentava per il
servizio militare.
La distribuzione della terra come timar era cos un modo di mantenere una ampia e
permanente forza di cavalleria, che il Sultano poteva chiamare a servire nellesercito durante
ogni stagione di campagna. Erano questi tenutari di timar che costituivano il grosso degli
eserciti ottomani dalla fine del quattordicesimo alla fine del sedicesimo secolo.
Le origini del sistema chiaramente risalivano al periodo pre-ottomano. Di maggior rilievo
il fatto che gli imperatori bizantini cominciarono, dalla fine dellundicesimo secolo, ad
allocare terre come feudi per mantenere soldati. Essi non davano, comunque, la propriet
della terra ai soldati, e la concessione era revocabile. La parola greca per tale feudo
era pronoia, e lapparizione di questo termine nel quattordicesimo e quindicesimo secolo in
Serbia e nel territorio albanese posseduto dai veneziani suggerisce che il feudo sul modello
bizantino era diventato diffuso nella penisola balcanica. Sembra probabile, dunque, che
quando Osman e Orhan fecero le loro conquiste nelle bizantine Bitinia e Tracia, essi
avrebbero trovato intatto il sistema delle pronoia e come il territorio ottomano si ampli
verso occidente oltre il reame di Bisanzio i loro successori avrebbero incontrato simili
strutture di tenuta di feudi. In origine, dunque, il timar ottomano sembra essere stato un
adattamento del pronoia bizantino. Sia lepronoia che i timar erano concessioni di terra fatte
dal sovrano ad un soldato; entrambe erano revocabili, e in entrambi i casi il soldato non
diventava il proprietario della terra. Cerano anche singolari similarit di vocabolario. La
parola
greca pronoia significa
letteralmente
cura,
attenzione;
il
termine
turco timar significa esattamente la stessa cosa. La parola greca per la tenuta di contadini su
una pronoia zeugarion, che significa letteralmente giogo, paio (di buoi); i termini
turchi per una simile tenuta , chift o boyunduruk, significavano la stessa cosa. La unit di
misura bizantina della terra, di quaranta passi la stremma. La parola significa letteralmente
torcere, con riferimento alla corda che misurava. Lequivalente ottomano per un lotto di
quaranta passi quadrati dnm, una parola che significa letteralmente girare. IL termine
ottomano per tasse collegate dovute al tenutario di un timar bad-i hava o vento
dellaria, una frase che sarebbe strana se non fosse che il termine bizantino per un simile
gruppo di tasse ar o arikon. Questi termini che sono fondamentali per il tenutario
ottomano suggeriscono un modello bizantino per il sistema.
C ulteriore evidenza che il sistema ottomano della tenuta dei feudi era un adattamento di
una pratica pre-ottomana. Nella gran parte della Anatolia centrale e sud-orientale la tenuta
dei timar non si conforma allo schema che si trova in Rumelia, Anatolia occidentale e
altrove nellImpero, dove tutte le rendite di un timar andavano a sostentare un cavaliere.
Invece, le rendite venivano divise. Una porzione, che includeva normalmente le imposte
sulla terra stessa andavano ad un cavaliere che, come il tenutario del timar, aveva il dovere
di fare il servizio militare. Questa porzione era a disposizione del Sultano per la
distribuzione e la revoca discrezionale. Laltra porzione, che normalmente includeva la tassa
sul raccolto, apparteneva al proprietario privato che poteva disporne come voleva. Le origini
di questo sistema di rendite divise si trovano chiaramente in un periodo pre-ottomano e, dal
momento che larea nel quale operava corrisponde pi o meno ai regni dei selgiuchidi

dellAnatolia, ragionevole assumere che era una eredit dei selgiuchidi e dei principati che
succedettero loro. I registri catastali ottomani offrono anche evidenza che indicano questa
origine. Un registro risalente al tempo di Mehmed II, per esemio, registra che due porzioni
private di rendite erano state comprate dal tesoro selgiuchide e dal Sultano nel 1284 e 1285.
Un altro registro del 1520 annota che il Sultano selgiuchide Alaeddin II aveva concesso la
porzione privata nel 1255. I registri ottomani registrano transazioni simili occorse sotto i
Karaman e gli Akkoyunlu, successori dei selgiuchidi nellAnatolia centro-meridionale e
sud-orientale. Gli Ottomani sembrano di fatto aver mantenuto pi o meno intatto il sistema
che trovarono.
Cerano dunque due tipi di timar, uno dove tutte le imposte andavano a mantenere un
cavaliere, laltro dove una porzione andava a mantenere un proprietario privato. Il primo
tipo discende dalla pronoia bizantina, il secondo continua la pratica dei selgiuchidi
dellAnatolia. Non sorprendentemente, quando il Sultano introduceva il sistema dei feudi
nelle terre di nuova conquista, dove non esisteva in precedenza, come in Ungheria dopo il
1541, era il primo tipo di timar, con nessun proprietario privato, che introducevano.
Lallocazione di terre come timar forniva il Sultano di un esercito permanente di cavalieri,
dal momento che gli stessi cavalieri riscuotevano le imposte dai loro timar, sollevando il
tesoro dallincombenza di riscuotere le imposte e pagare i salari. Nondimeno, il sistema
presentava i suoi problemi. Primo, cera la questione della mobilizzazione. Quando il
Sultano ordinava una campagna, necessitava di conoscere il numero di truppe disponibile e
le obbligazioni di ciascun uomo riguardo la fornitura di cavalli, armi, tende e seguito
armato; necessitava anche di essere certo che gli uomini si sarebbero riniti e aggregati
allesercito principale nel punto designato. Tutte queste cose erano difficili quando i
cavalieri erano dispersi in tutto lImpero. Secondo, cera il pericolo che i cavalieri, in
particolare in aree remote, convertissero i loro timar in propriet privata che sarebbe
sfuggita al controllo del Sultano.
Il governo era attento a evitare che questo avvenisse. Faceva questo anzitutto con una
sorveglianza burocratica. Subito dopo la conquista di un distretto, un ispettore faceva un
inventario delle risorse tassabili, mostrando come queste erano distribuite,come timar ai
cavalieri, zeamet ai loro ufficiali o hass, assegnate al Sultano, ai governatori generali o ai
governatori del sanjak. Qualsiasi problema che non riusciva a risolvere, veniva sottoposto
dallispettore al Consiglio Imperiale. Egli sottoponeva al controllo del Sultano il prospetto
completato. Una volta approvato lufficio catastale della capitale doveva codificare i risultati
in un registro dettagliato. Questo tipicamente mostrava tutte le citt, villaggi, borgate,
trib e terre coltivate in un sanjak. Per ogni insediamento o trib forniva i nomi dei capi
maschi della casa, gli scapoli e, in alcune aree cristiane, le vedove, insieme con le terre che
coltivavano. Li avrebbe annotati come giogo, mezzo giogo o meno di mezzo giogo.
Registrava anche i senza terra. In aggiunta, il registro avrebbe mostrato il reddito stimato
per ogni tassa imposta su ogni comunit. Avrebbe mostrato come queste entrate erano
divise tra tenutari dei feudi e il reddito totale annuale di ciascun feudo, che
fosse timar, zeamet o hass. Una tipica annotazione in un registro avrebbe avuto dunque
linizio: Villaggio di X, con sotto lintestazione: Timar di A, figlio di B. Sotto ci sarebbe
stata una intestazione villaggio di X, con sotto il nome di ciascun capofamiglia maschio,
con una indicazione delle dimensioni del loro terreno. Sotto di questo avrebbe elencato le
tasse che gli abitanti del villaggio pagavano, insieme con il loro reddito stimato, e
finalmente una stima della somma totale, dalla informazione in questi volumi dettagliati,
lufficio del catasto compilava registri riassuntivi,che mostravano il tenutario del timar e gli

altri beneficiari delle rendite in un sanjak, e il valore dei loro feudi. Questi registri, a loro
volta, fornivano le informazioni per i registri delladunata che elencavano i nomi di tutti i
cavalieri in un sanjak. Erano questi che consentivano al comandante in tempo di guerra di
consultare la lista a fronte degli uomini che erano comparsi e di individuare ogni assente.
Il problema con i registri dettagliati era che essi divenivano sorpassati quasi
immediatamente. Il registro ovviava a questa difficolt annotando anzitutto i cambiamenti
sui margini. Frequentemente, ad esempio cerano nuovi assegnatari dei timar e, in questo
caso una nota marginale avrebbe registrato il nome della nuova persona, insieme con la data
e il luogo della nomina. In un dettagliato registro di Tessalonica risalente a circa il 1445, per
esempio, appare una nota a margine del Timar di Lagato Rayko: Morto. Impiccato
quando fu provato essere un brigante. Trasferito a suo figlio Kraso. Luglio 1451, Sofia. Un
altro esempio da un registro del 1445 di Skopje annota a margine del Timar di Musa, del
seguito di Isa Bey [signore di confine]: Dato al giannizzero Yusuf di Stanimaka: ha reso
servizio alla fortezza, 16 Luglio 1463. Campo a Kachanik. A questo aggiunto: Dal
momento che questo Yusuf di Stanimaka ha commesso omicidio questo timar stato tolto e
dato al custode dei cancelli, Kirik Musa, schiavo del Sultano Agosto 1466. Campo a
Prilep. Queste note a margine erano sufficienti per alcuni anni, ma il passaggio di una
generazione richiedeva un nuovo registro. Divenne consuetudine, dunque, ogni venti anni
circa, di fare un nuovo registro, registrando di nuovo tutti i dati necessari. Una copia del
registro per ciascun sanjak rimaneva nellUfficio del Registro di Istanbul; il governatore
del sanjak teneva laltra.
Questo sistema di tenuta dei registri metteva in grado il governo del Sultano di tenere
traccia dei nomi e del numero di assegnatari di timar in tutto lImpero, e cos anche di
conoscere il numero totale di cavalieri disponibili per la guerra. Rendeva anche possibile
controllare la consistenza delle obbligazioni di ciascun cavaliere. Un cavaliere doveva
condurre con s in campagna non solo un cavallo, ma anche le sue armi e la sua armatura,
tende e uno o due seguaci armati, il livello dei suoi obblighi dipendendo dal valore della
rendita del suo Timar. Molti dei registri che sopravvivono dal quindicesimo secolo
registrano questi obblighi insieme con altri dettagli del timar. Per esempio, un timar che
appare nel registro albanese del 1431-32 nota che un certo Abdullah, [ex] paggio delle
pantofole [del Sultano] deteneva un timar del valore di 5310 akce. Per questo, egli doveva
presentarsi in campagna di persona con armatura completa, un uomo armato, un
attendente e una tenda. La pratica di scrivere queste note su uomini e tende nei registri
scomparve nel sedicesimo secolo ma per allora lesistenza di un codice generale che
esponeva le obbligazioni degli assegnatari dei feudi le aveva rese non necessarie. Il valore
delle entrate del cavaliere, confrontato col codice, avrebbe determinato il livello delle sue
obbligazioni.
I registri erano gli strumenti pi importanti attraverso i quali il Sultano sorvegliava e
controllava i suoi cavalieri assegnatari di timar. La pratica stessa di distribuire terre
come timar, secondo lo schema delle pronoia bizantine deve datare dalle prime decadi
dellImpero e probabilmente perfino dal tempo di Osman. La pratica,comunque, di creare
dei registri, si svilupp pi tardi. I primi registri completi o frammentari datano dal 1431-32,
ma questo dimostra un sistema gi sviluppato di registrazioni , suggerendo che ispettori e
impiegati avevano compilato tali registri per parecchie decadi almeno. Nellassenza di una
chiara evidenza, impossibile essere certi ma probabile che la pratica inizi nel regno di
Bayezid I (1389-1402). Questo emerge da una diatriba contro la centralizzazione del
governo sotto Bayezid, che appare nelle cronache popolari ottomane del tardo quindicesimo

secolo. Queste fanno il commento che quando Hayreddin Chandarli e Kara Rstem
vennero alla corte ottomana, essi riempirono il mondo di sotterfugi : inventarono i registri
dei conti e iniziarono ad ammassare moneta. Quando Chandarli Ali divenne Visir,
limmoralit aument
Gli ottomani evidentemente ereditarono il sistema di tenuta dei registri dagli Ilkhan, i
signori supremi dellAnatolia selgiuchide dal 1243. Questo evidente dal fatto che il
linguaggio dei registri, e dei documenti del Tesoro in generale persiano, e dalladozione
della stessa scrittura cifrata per scrivere i numeri che appare nei resoconti degli Ilkhanidi. I
registri ottomani mostrano anche alcune delle caratteristiche delle pratiche fiscali Ilkhanidi
che seguirono le riforme di Ghazan Khan (1295-1304), in particolare il concetto di anno
fiscale, e luso di una singola unit di annotazione, nel caso ottomano lakce di argento. I
registri dei timar, in particolare, assegnano ad ogni timar un valore annuale presunto
in akce, ed era questa cifra che determinava le obbligazioni del cavaliere. Questi residui di
pratiche evidentemente ilkhanidi nei registri suggerisce anche che fu Bayezid I che le
introdusse, dal momento che fu lui che si annett i territori selgiuchidi e ilkhanidi nella
Anatolia centrale e settentrionale e, per un breve periodo, Karaman. E possibile che fu dalle
cancellerie che trov in queste aree che gli ottomani derivarono il loro sistema.
Fino al tardo sedicesimo secolo, i registri furono il mezzo principale per tenere sotto
controllo gli assegnatari di timar. Nel tardo quindicesimo secolo,comunque, il Sultano
acquist un nuovo mezzo di controllo. Nel 1487, durante il regno di Bayezid II, una nuova
ricognizione fiscale e catastale del sanjak di Bursa diede luogo alla emissione di un nuovo
registro che conteneva, come introduzione, un libro di leggi che esponeva in dettaglio le
tasse e le multe dovute dai soggetti passivi del distretto ai tenutari dei feudi. In futuro, tutti i
nuovi registri si aprirono con un simile libro delle leggi, che poteva fungere da fonte di
riferimento nello stabilire lentit dei diritti dei tenutari di timar e di altri feudi, specialmente
i diritti alle imposte. Nel sedicesimo secolo, ciascun distretto ebbe il suo Libro delle leggi,
che subiva una revisione ad ogni nuova ricognizione delsanjak e creazione di un nuovo
registro. Il regno di Bayezid II vide anche la compilazione di un libro generale delle leggi,
che mirava a sintetizzare le regole che definivano lappartenenza alla classe militare cio
alla classe degli esenti da imposte molti dei quali erano assegnatari di timar, le regole che
definivano i servizi dovuti dai tenutari dei feudi, le obbligazioni dei soggetti che pagavano
le imposte, i regolamenti riguardanti le imposte e altre materie, incluse le leggi criminali.
Questo libro generale delle leggi rappresenta un intento di armonizzare, per quanto
possibile, la pratica dellassegnazione di timar in tutto limpero. Esso apparve nelle sue
prime versioni nei tardi anni 90 del 1400. Seguirono ulteriori recensioni , fino
allapparizione della versione finale intorno il 1540. La funzione del libro delle leggi era
presumibilmente di dare un quadro normativo alla pratica dellassegnazione di timar, e
fornire una autorevole fonte di riferimento in caso di dispute. E improbabile, comunque,
che questo progetto fosse stato completamente coronato da successo dal momento che in
molti luoghi evidente che le norme del libro delle leggi variano con il variare di ci che
appare nei registri.
I registri e i libri delle leggi consentivano al Sultano di tenere sotto controllo il numero e le
identit dei tenutari di feudi, il valore dei loro feudi e i servizi dovuti, e le leggi che
governavano la tenuta dei feudi, nellImpero e in ciascun sanjak. In aggiunta, egli giunse a
controllare, per quanto gli fu possibile, il modo dellassegnazione.
Nel quattordicesimo e allinizio del quindicesimo secolo il modo di distribuzione
dei timar era probabilmente informale e, almeno nelle aree di confine, non completamente

sotto il controllo del Sultano. Alcuni dei primi tenutari di timar sarebbero stati i
sopravvissuti dal regime pre-ottomano che avevano mantenuto il loro status dopo la
conquista ottomana. Tali gruppi emersero in ciascuna fase della espansione ottomana. I
primi registri rimasti della Rumelia mostrano tenutari di timar cristiani. Similmente, i
registri anatolici mostrano un largo numero di feudi ereditari in possesso di famiglie o trib,
qualche volta indicanti specificamente che queste provengono dai tempi pre-ottomani. Un
registro della provincia di Karaman, per esempio, registra un gruppo di cavalieri del
suddetto villaggio, discendenti di Yavash Bey, [che possedette il villaggio in virt di] un atto
di Mehmed Bey di Karaman. Dopo lannessione del Kurdistan agli inizi del sedicesimo
secolo, i signori curdi continuarono a possedere terre come feudi ereditari in cambio del
servizio militare. Comunque, molti tenutari di timar agli inizi dellImpero erano
probabilmente parenti, schiavi e seguaci del Sultano e dei suoi signori: certamente i registri
della Rumelia del quindicesimo secolo registrano timar in possesso degli uomini dei grandi
signori delle terre di confine. I registri della seconda met del quindicesimo secolo,
comunque, suggeriscono una crescente regolarit nel sistema di nomina e un crescente
controllo centrale, un processo che culmin in una serie di decreti del Sultano tra il 1531 e il
1536, che puntavano a regolarizzare la distribuzione di timar e a portarla sotto pieno
controllo.
Per far questo, era necessario innanzitutto stabilire chi aveva diritto ad un timar. In primo
luogo cerano i salariati a corte, tra i giannizzeri o nelle sei divisioni o nel seguito dei pasha.
Come mostrano le prime registrazioni giunte fino a noi, cerano sempre tenutari
di timar provenienti da queste categorie. Comunque, due decreti degli anni 30 del 1500,
essi stessi probabilmente una revisione delle leggi del tempo di Bayezid II, tentano di
regolarizzare tali nomine specificando il valore dei timar che essi devono ricevere. Un
custode del cancello del palazzo, per esempio, aveva diritto a un timar di
15.000 akce annuali, come avevano pure certe categorie di ufficiali dei giannizzeri. Alla
morte di un pasha, il suo maggiordomo riceveva un timar del valore di 14.000 akce, ilsuo
capo portiere un timar del valore di 13.000 akce, mentre il suo maestro delle stalle e
tesoriere ricevevano entrambi feudi del valore di 8.000 akce. Per quelli che erano sul libro
paga del Sultano il trasferimento da un incarico salariato ad un timarprobabilmente
rappresentava un abbassamento, perch implicava la privazione del salario e labbandono
del palazzo, che era la fonte pi prolifica di patronato.
Cortigiani e soldati, che avevano goduto in precedenza di un salario, formavano una
minoranza di tenutari di timar, come pure gli occupanti dei feudi ereditari. La maggioranza
era formata da quelli che avevano ereditato dai propri padri. Ci che un figlio ereditava,
comunque, era un diritto a un timar in generale, piuttosto che del timar di suo padre in
particolare. Questo diritto era pure soggetto a restrizioni, che un decreto del 1531 indirizzato
al governatore generale di Rumelia cominci a codificare. Secondo questo documento, se il
tenutario di uno zeamet del valore da 20.000 a 50.000 akce annuali moriva in battaglia e
aveva tre valenti figli, questi dovevano ricevere timar rispettivamente di 6.000. 5.000 e
4.000 akcerispettivamente. Se lo stesso tenutario dello zeamet doveva morire a casa allora
due dei suoi figli avrebbero ricevuto il diritto a feudi del valore di 5.000 e 4.000 akce. Il
documento continua in questo modo, mostrando diritti degli eredi a timar di differente
velore, terminanto con coloro il cuitimar vale meno di 10.000 akce. In questo caso, se il
tenutario di timar muore in battaglia due valenti figli ricevono timar di 3.000 e
2.000 akce; se muore a casa entrambi ricevono timar di 2.000 akce. E chiaro da queste
regolamentazioni che non tutti i figli avevano diritto ad un timar. Se un feudo valeva pi di

20.000 akce annuali, tre figli, e se valeva meno due figli, ereditavano il diritto. Un decreto
del 1536 reitera questo ultimo punto Per quanti figli gli sopravvivano, [i timar] devono
essere dati a due dei suoi figli, in accordo col mio comando precedente
Un figlio con un diritto ereditario poteva occupare un timar a qualsiasi et. Comunque, se
il tenutario di un timar era ancora un bambino, doveva mandare un uomo armato in guerra
al suo posto, e servire di persona una volta raggiunta la maturit. Questo quanto stabilisce
il decreto del 1536, con la precisazione che, fino a quel tempo, ogni tenutario di timar sopra
i dieci anni di et doveva andare in campagna, ma che ora che le campagne sono distanti
let del servizio era sedici anni.
I decreti degli anni 30 del 1500 suggeriscono che, per quel periodo, i tenutari
di timar e zeamet erano arrivati a formare, entro certi limiti, una casta ereditaria, con
ingresso limitato. Questa era una tendenza che i decreti tendevano a rinforzare. Lordine del
1531, al governatore generale di Rumelia, riportava che figli di soggetti ordinari avevano
ricevuto illegalmente feudi e stavano usando la loro posizione per ricavare denaro e per
trasgredire e interferire. Il Consiglio Imperiale aveva confiscato i feudi di alcuni di questi
estranei. Comunque, il decreto continua, dall8 marzo 1531, nessuno di coloro il
cui timar segnato in un registro pu essere designato come estraneo o avere tolto il
suo timar. Questo stabiliva chi, da quella data in avanti, era membro della casta militare. In
secondo luogo, il decreto stabiliva chiaramente quali dei figli del tenutario di feudo avevano
diritto ad un timar e di quale valore. Terzo, il decreto provava a far cessare pretese
fraudolente. Un ordine del 1536 a Lutfi Pasha, quando era governatore generale della
Rumelia stabilisce che truffatori che pretendono di essere figli di cavalieri accade che
possano domandaretimar. In tal caso, continua lordine, dieci tenutari di timar dovrebbero
verificare lidentit del pretendente.
Queste regole tendevano a limitare lingresso nella classe dei timarioti. Nondimeno
estranei indubbiamente acquistavano timar, e cera un limitato riconoscimento ufficiale del
loro diritto di farlo. Non tutti i figli automaticamente erano qualificati per ottenere
un timar alla morte del loro padre. Quelli esclusi potevano, comunque, acquisire il diritto
ad un timar prima della morte mediante servizio volontario nellesercito. Gli ordinari
soggetti che pagavano le tasse non avevano alcun diritto di acquistare timar, ma Lutfi Pasha
fornisce le prove che, di fatto, essi lo ottenevano, quando stabilisce le regole per questo
riconoscimento: se un soggetto ordinario rende eccezionali servigi e per il crescente favore
reale riceve untimar e diviene un cavaliere, non dovreste offrire protezione ai suoi parenti,
padre o madre. In linea di principio, comunque, dopo gli anni 30 del 1500, lacquisto di un
feudo seguiva regole stringenti.
Le regole di successione richiedevano una esecuzione . Il governo ottomano cercava di
ottenerla stabilendo delle procedure per registrare e controllare le nomine a tenutari
di timar e zeamet. Alcuni di tali sistemi devono essere esistiti dalla fine del quattordicesimo
secolo, quando la pratica di tenere registri evidentemente inizi, ma solo dallinizio del
sedicesimo secolo in avanti che sopravvivono i documenti.
Potevano volerci anni perch una persona qualificata per un timar potesse ottenerlo: la
conquista di un nuovo territorio che rendeva disponibili nuove terre, o una guerra in cui
moriva un gran numero di cavalieri, fornivano le migliori opportunit. Il primo stadio del
processo era, da parte del governatore generale o del governatore del sanjak, la redazione di
una lista di candidati e linvio in un registro sigillato al Gran Visir a Istanbul o dovunque
egli fosse in campagna. Il Consiglio Imperiale avrebbe a questo punto redatto un decreto in
nome del Sultano, che ordinava al governatore generale di dare un timar e lo consegnava al

candidato. Il passo successivo era per il candidato di portare questo decreto col diploma di
nomina di suo padre al governatore generale, che avrebbe controllato la validit del diploma
o, se esso era andato perduto, guardare il timar di suo padre nel registro. Il candidato doveva
anche produrre un testimone o dei testimoni della classe militare che potessero attestare che
egli era il figlio di un cavaliere. Il governatore generale avrebbe allora, quando ne diveniva
disponibile uno, conferire un timar vacante. Questa non era comunque la fine del processo.
Se il timar era in Rumelia e valeva meno di 6.000 akce lanno o in Anatolia e valeva meno
di 5.000 akce o nelle province di Karaman, Rum o Mara e valeva meno di
3.000 akce allora il governatore generale della provincia poteva lui stesso concedere il
diploma di nomina. Questi erano timar senza memorandum.Se, comunque, il timar valeva
di pi, il candidato doveva acquisire un diploma del Sultano da Istanbul. Il decreto del 1531
indirizzato al governatore generale di Rumelia rende le regole pi rigorose: da quella data,
tutti i candidati che ricevono un timar per la prima volta hanno bisogno di un diploma del
Sultano. E dubbio, comunque, se questa regola fu osservata universalmente.
Perch un candidato acquisisse un diploma del Sultano, il governatore generale doveva
scrivere un memorandum menzionando il candidato, i testimoni e indicando il timar,
insieme al suo valore. Se il diploma del padre del candidato era perso, egli avrebbe scritto
sul retro: Il diploma del padre, emesso [nel tale anno] perso Il candidato doveva allora,
nel termine di sei mesi, cambiare il memorandum del governatore generale con un diploma
del Sultano.
Questo richiedeva che lui o il suo agente viaggiassero fino ad Istanbul, e si recassero
allufficio del controllore dei registri immobiliari, dove un impiegato avrebbe copiato il
memorandum nel libro giornale delle allocazioni di timar nellappropriato sanjak. Lufficio
avrebbe anche stabilito se il valore del timar, come appariva nel memorandum, coincideva
con il suo valore come registrato nel registro riassuntivo dei timar. Lufficio doveva anche
controllare se lallocazione avrebbe dato luogo al frazionamento del nucleo del feudo. In tal
caso, la nomina era invalida. Una volta che i controlli erano stati completati e il
memorandum registrato, esso arrivava al capo impiegato, che avrebbe autorizzato
lemissione di un diploma in nome del Sultano. Il richiedente poteva allora prenderlo e
tornare al suo timar come un cavaliere regolarmente nominato.
Una volta in possesso del timar, un cavaliere aveva lopportunit di aumentare le sue
entrate. Ogni timar aveva un nucleo indivisibile di terre e rendite. Comunque, era possibile
aggiungerne altre a questo nucleo. Per fare questo un tenutario di timar avrebbe dovuto fare
una richiesta al governatore generale, al governatore del sanjak o allufficiale tenutario
di zeamet, che poteva presentare una richiesta a suo nome. Dopo aver consultato i
documenti, il controllore dei registri immobiliari poteva concedere lincremento. La pi
grande opportunit di acquistare supplementi ad un timar era dopo una battaglia, quando
i timar dei morti in guerra divenivano disponibili. Invero, impiegati e registri
accompagnavano lesercito in campagna, rendendo possibile redistribuire timar dopo uno
scontro con un nemico. La seguente, per esempio, una annotazione che garantisce un
supplemento ad un timar in un registro fatto vicino la scena dellazione, immediatamente
dopo la battaglia navale di Lepanto nel 1571: Yalakabad [nel sanjak di Kocaeli]: il timar di
Ivaz [comprendente] il villaggio di Harmanli e altri, [del valore di] 5.000 akce annuali.
Daud, che possiede un timar del valore di 3.000 akce annuali nel suddetto distretto e ha
diritto ad un timar del valore di 7.000 akce, ha fatto richiesta sostenendo che il
soprannominato morto e il suo timar vacante, e ha richiesto [che sia assegnato a lui].
Questo stato stabilito, con il surplus di 1.000 akce

Non solo i tenutari di timar potevano ottenere un incremento nel valore dei loro timar, essi
potevano anche perderli del tutto. Prima del 1531, sembra che i governatori generali
avevano un proprio potere di rimuovere tenutari di timar. Il decreto del 1531, comunque,
proibisce loro di attribuire crimini a cavalieri e di togliere loro i timar come punizione
stabiledo che, in futuro, se un cavaliere commetteva una trasgressione, il governatore
generale avrebbe dovuto sottoporre il fatto al Consiglio Imperiale, che avrebbe preso la
decisione se confiscare o meno. Documenti della fine del sedicesimo secolo indicanti che il
consiglio reintegrava cavalieri che i governatori generali avevano rimosso senza un ordine
in proposito, indicano che questo ci che accadeva nella realt. Una volta privato del
suo timar, un cavaliere poteva unirsi alla schiera degli artigiani o commercianti o,
entrando nel seguito di un governatore generale poteva sperare di acquistare un nuovo timar.
Il processo di reintegrazione unaltra materia che il decreto del 1531 cerca di regolare.
Entro la met del sedicesimo secolo, dunque, il governo del Sultano aveva stabilito
procedure per controllare lallocazione e la tenuta dei timar, e per determinare il livello del
servizio che un cavaliere doveva fornire. La base del sistema era la tassazione dei contadini,
che il governo cercava di controllare, in primo luogo assicurando che la terra rimanesse
coltivata, e in secondo luogo determinando il livello della tassazione.
Lo status di contadino su terre distribuite come timar deve essere variato da area ad area,
in accordo con pratiche e condizioni locali. Nondimeno, certe regole che tendevano ad
assicurare che la terra fosse sotto continua coltivazione sembrano essere state applicate ai
contadini dei timar in tutto lImpero. I contadini non erano, strettamente parlando, legati alla
terra, ma in linea di principio la legge proibiva loro di tenere una terra non coltivata senza
pagare una compensazione al tenutario del timar. Un libro di leggi del 1583 per un subdistretto di Sivas esprime questo concetto generale: Dal momento che un costume
accettato prelevare la tassa per interruzione della coltivazione da coloro che abbandonano la
terra e sfruttano unaltra fonte di sussistenza, questa legge considerata valida nel suddetto
sub-distretto. Libri di leggi di altri sanjak forniscono maggiori dettagli. Un regolamento
datato 1539 per il sanjak di Vize sembra essere tipico: Se un contadino va in un altro luogo
e sono pi di dieci anni dal momento che ha abbandonato il luogo precedente e le sue terre
rimangono non coltivate, secondo la legge, il suo cavaliere deve esigere da lui la tassa per
linterruzione della coltivazione. Se sono meno di dieci anni il cavaliere, con la conoscenza
del giudice di quel tempo, deve rimuoverlo e riportarlo alle sue terre In breve, se un
contadino lasciava che un terreno fosse non coltivato, doveva tornare a coltivarlo o, dopo un
certo periodo, pagare la compensazione. Se, comunque, un altro coltivatore prendeva il suo
posto, egli pagava solo la tassa del giogo sul suo terreno per lanno della sua partenza. Lo
scopo della legge non era tanto legare il contadino alla terra, quanto mantenere la terra
coltivata.
Altre norme regolavano laccesso del contadino alla terra. Colui che subentrava in un
terreno doveva pagare una tassa di entrata al tenutario deltimar, e godeva della sicurezza del
possesso per tutto il tempo che continuava a coltivare il suo possedimento. Se, per, egli lo
lasciava incolto per tre anni, lassegnatario del timar aveva il diritto di scacciarlo. La stessa
regola poteva anche applicarsi se egli convertiva terra arabile in terra da pascolo, dal
momento che la terra da pascolo produceva meno introiti fiscali e la trasformazione avrebbe
avuto come effetto una diminuzione di rendita per il timar. Infine, il possesso della terra da
parte dei contadini era ereditario, ma solo da padre in figlio. Figlie e altri parenti potevano
succedere, ma solo se il tenutario di timar li considerava capaci di coltivare e se pagavano
un prezzo di entrata.

Il proposito di queste norme era di massimizzare le rendite della terra per i tenutari
del timar, che erano per la pi parte cavalieri, e di assicurare la forza dellesercito del
Sultano.

LE PROVINCE: LE PROVINCE TRASFORMATE


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Il governo provinciale ottomano, come si era sviluppato tra il quattordicesimo e la met del
sedicesimo secolo era un sistema razionale. Divideva lImpero in province, le province
in sanjak e i sanjak in feudi; e cio in hass, zeamet e timar. I governatori generali, i
governatori di sanjak e i tenutari di feudi traevano il loro reddito direttamente dalle fonti di
reddito che il Sultano aveva assegnato loro e, in cambio, essi servivano il Sultano nel
governo provinciale, e anche come esercito di cavalieri. La gerarchia del governo
provinciale era allo stesso tempo una gerarchia militare. Nelle campagne, i governatori
generali erano comandanti in capo di tutte le truppe delle loro province; i governatori
dei sanjakcomandavano tutti i cavalieri che avvevano timar e zeamet nel loro sanjak. Cera
una gerarchia di comando anche tra i tenutari di feudi, con alcuni dei tenutari di zeamet che
operavano come ufficiali al comando di contingenti di assegnatari di timar. Anche gli
assegnatari di timar andavano in guerra alla testa di un seguito di uno o pi uomini armati.
Il sistema era chiaramente efficace in entrambe le sue funzioni. Per gran parte del
sedicesimo secolo un periodo per il quale sono disponibili documenti e alcuni studi
moderni sembra che vi sia stato un incremento di popolazione dellImpero e nella
grandezza e nel numero di insediamenti, suggerendo che questo era, nel complesso, un
periodo di prosperit e stabilit nelle province ottomane. Il relativo buon ordine del governo
provinciale pu aver giocato una parte in questo. Pi ovviamente, comunque, il sistema
espletava le sue funzioni militari. Anno dopo anno, il Sultano radunava un esercito di
cavalieri dalle province, che poteva dimostrare con le vittorie il proprio valore.
Intorno al tardo sedicesimo secolo ci fu un drastico cambiamento. Gli eserciti ottomani non
godevano pi delle vittorie dei tempi anteriori. La guerra con lAustria del 1593-1606 port
disastri e termin in uno stallo. In modo ancora pi umiliante, le guerre con lIran dopo il
1603 portarono sconfitte e perdite territoriali. Osservatori contemporanei che
commentavano questo declino dalle precedenti glorie trovavano unampia ragione di questo
nel guastarsi del governo provinciale e, dal momento che erano le province che
supportavano il grosso dellesercito, cera chiaramente una connessione.
In Anatolia, in particolare, i commentatori notarono limpoverimento e la fuga dalla terra
che accompagnarono la ribellione dei Jelali. Un autore anonimo che present ad Osman II
(1618-22) un trattato sui problemi dellImpero e su come curarli rimarcava: Per esempio,
nella provincia di Sivas cera tale indigenza e carestia che divenne ben noto che i contadini
mangiavano non solo gatti e cani, ma anche carne umana. Tali condizioni, egli continua,
hanno condotto a una drastica caduta delle entrate. In precedenza il Tesoro di Sivas aveva
coperto non solo le spese della provincia, ma aveva rimesso otto milioni
di akce annualmente al Tesoro imperiale. Ora, egli dice, non rimette mai pi di un quarto di
milione. Lautore notava anche come visir e governatori provinciali non possedevano pi
uomini del seguito e schiavi valorosi e armature per questi, pronti ad andare in campagna
nel momento che il Sultano lo ordinava. In contrasto con questo vecchio ordine, egli
descrive la farsesca campagna di Ahmed I contro i Jelali nel 1605, con coloro che avevano

uffici che lo consideravano come un viaggio di nozze o di piacere, con molti che
arrivavano in ritardo.
Ci, comunque, che colpiva gli osservatori con maggior forza era il collasso del sistema
dei timar, che aveva fornito un esercito di cavalieri e provveduto a mantenere lordine. Nei
vecchi tempi, commenta lanonimo autore, i feudi in Rumelia, Anatolia e nelle province
arabe avevano prodotto 200.000 combattenti ed era con questi che il sovrano aveva
conquistato territori. Ora, egli continua, molti di costoro sono scomparsi. Il vecchio sistema
di allocare i timar attraverso i governatori generali collassato e invece di andare a uomini
che si recavano in combattimento, itimar andavano a persone prive dei requisiti o cadevano
nelle ceste degli uomini importanti. Per ceste lautore si riferiva alla pratica, che
divenne comune agli inizi del diciassettesimo secolo di piazzare da parte di uomini
importanti i propri uomini come assegnatari di timar per incassarne le rendite. In una
domanda allautore il Sultano stesso notava che Visir, governatori generali e altri titolari di
uffici avevano concessotimar ai membri del proprio seguito fino ai gatti e ai cani. Il
risultato era una perdita del numero di timar che ancora producevano guerrieri. Invece,
sostiene lautore, quelli che andavano in campagna erano per la pi parte turchi, zingari, ex
briganti e persone che avevano comprato il loro timar. La crisi nel vecchio sistema di
allocazione e registrazione dei timar aveva anche condotto a dispute sul loro possesso. Lo
scrittore riformatore Kochi Bey, nel trattato che scrisse per Murad IV (1623-40) nel 163132, commenta che, poich i feudi erano allocati da Istanbul solo uno su dieci era non
disputato. Ayn Ali, nel suo trattato del 1609, aveva notato la stessa cosa. Quando una
faccenda di servizio in campagna, egli commenta tristemente, non appare un uomo su
dieci timar, ma nel periodo di esazione delle imposte dieci si disputano un timar.
Gli scrittori riformatori collocarono la ragione del declino nella corruzione del corpo
politico. Perch, scrive lautore del trattato anonimo, la porta della corruzione aperta, il
volto delle province rovinato. Il processo, essi sostengono, inizi col regno di Murad III
(1574-95).
Gli scrittori riformatori erano accurati nei loro resoconti sia sul declino che sul periodo
di inizio. Nel diciassettesimo secolo la nomina agli uffici di rilievo implicava spendere
denaro. Perdipi, documenti rimasti dellepoca confermano la loro percezione dello
spopolamento delle province, almeno lAnatolia, e la diminuzione nel numero di timar. Nel
1573, per esempio, cerano 592 timar e 51 zeamet nel sanjak di Aydin nellAnatolia
occidentale. Nel 1632-33, i numeri erano rispettivamente 261 e 31, un declino di quasi il
40%. I documenti di assegnazione mostrano anche che, nel 1563-4, intorno al 70%
dei timar inizialmente concessi nel sanjak di Aydin andavano ai figli dei tenutari di timar.
Nel 1588-9, durante il tempo di Murad III, questa cifra era crollata al 19%, e nel 1610 a
meno del 10%. Questa perdita di tenutari di timar come casta ereditaria era qualcosa che gli
scrittori riformatori lamentavano come una causa della catastrofe del loro tempo.
Per quanto siano accurate queste descrizioni dei sintomi del declino gli scrittori
riformatori stavano indubbiamente semplificando nella loro analisi delle sue cause.
Sebbene i sintomi di questa trasformazione divennero acuti, come gli scrittori riformatori
notavano, durante il regno di Murad III, ci sono segni di cambiamento precedenti in quel
secolo. Kochi Bey e altri guardavano indietro ai timarioti dei giorni di Solimano I come ad
una valorosa casta militare chiusa, ma questo quadro sembra troppo ottimistico. Negli anni
30 del 1500 il Sultano certamente prese delle misure per limitare laccesso ai ranghi dei
timarioti, ma questo fu probabilmente perch la mancanza di nuove terre da distribuire stava
gi divenendo evidente, piuttosto che per uno sforzo deliberato di formare una casta

militare. Perdipi, lassegnazione di un timar, ai livelli pi bassi imponeva pesanti oneri di


servizio in cambio di una rendita molto modesta e segni di scontento sono gi
evidenti prima e durante il regno di Solimano I. Nel 1511, per esempio, i timarioti si
unirono alla rivolta di Shah Kulu. Successivamente nel secolo, il fatto che il principe ribelle
Bayezid fu capace nel 1558-9 di attrarre timarioti alla sua causa una indicazione che questi
non erano a loro agio nella loro posizione. Le lunghe guerre con lIran e lAustria imposero
ulteriori pesi, richiedendo che, durante campagne che durarono per pi di un decennio, si
svernasse sul campo. Durante queste decadi inoltre i timarioti dellAnatolia, che non
servivano in guerra, facevano fronte al compito di mantenere la pace in una regione in
crescente ribellione.
Un sintomo di scontento durante questo periodo fu, progressivamente, il rifiuto di
combattere e la diserzione. Durante la guerra iraniana del 1578-90, i timarioti
frequentemente cercavano di evitare il servizio. A questo riguardo un ordine del 1583 al
governatore del sanjak di Bozok tipico. Il preambolo del decreto nota che cavalieri
con timar di valore inferiore a 3000 akce annuali non erano andati in campagna, ma invece
erano rimasti a mantenere la sicurezza nel sanjak. Comunque, continua il preambolo si
udito che molti dei cavalieri, grandi e piccoli, nella provincia di Rum, sono rimasti
doverano, ciascuno avendo avuto, con qualche scusa [per rimanere a casa], un Nobile
Comando del Sultano essi rimangono indietro e ricevono decreti [che li esentano dal
servizio] per la minima scusa. Lo scontento tra i cavalieri, che era gi chiaro durante la
guerra con lIran, si trasform, durante le guerre austriache, in diserzione e congedo , il caso
pi noto verificandosi dopo la battaglia di Mez-Keresztes nel 1596. Il risultato, insistono
gli storici musulmani, fu di trasformare i disertori in briganti.
Gli oneri del servizio, sia per il soldato in campagna che per la milizia locale che
combatteva i ribelli, rese il possesso di timar poco attraente, almeno per quelli con feudi di
basso valore. Questo divenne in particolar modo vero alla fine del sedicesimo secolo, un
periodo in cui linflazione diminuiva il reddito, le guerre erano prolungate, cera poca
speranza di prendere bottino, e nuove entrate a seguito della conquista di nuovi territori non
erano pi disponibili. Lo scontento risultante tra i timarioti e la conseguente diserzione e
ribellione, erano indubbiamente un fattore nel collasso del sistema dei timar, che gli scrittori
del diciassettesimo secolo osservarono nel loro tempo. Cerano comunque altre cause,
militari ed amministrative.
Lo sviluppo militare che mise in crisi la cavalleria timariota fu luso crescente in guerra di
armi da fuoco individuali e, con questo, la pratica del combattimento da posizioni difese da
trincee. Questo richiedeva un crescente numero di fanti a spese della cavalleria. Fino alla
fine del sedicesimo secolo i cavalieri avevano superato di molto gli uomini appiedati negli
eserciti ottomani. Alla met del sedicesimo secolo i giannizzeri i corpi di fanteria
permanenti del Sultano contavano 10-12.000 unit in tutto,mentre cerano normalmente
40.000 cavalieri in un singolo esercito. Comunque, durante la guerra del 1593-1606, la
cavalleria ottomana prov di essere molto inferiore sul campo di battaglia alla fanteria
austriaca. La risposta del governo ottomano fu dunque di espandere il numero di fanti, ci
che fece incrementando il numero dei giannizzeri e reclutando fanti nelle province tra i
giovani che sapevano come usare le armi da fuoco.
Questa soluzione comportava un grosso problema. Il pagamento per i giannizzeri e la
fanteria di leva era fatto dal Tesoro centrale, che si trov incapace di soddisfare la domanda
per i pagamenti in contanti, un problema che linflazione della fine del sedicesimo secolo
aggrav. Una soluzione era di svalutare la moneta metallica. Nel 1585, allo scopo di pagare

i giannizzeri e altre truppe della casa imperiale, il governo ridusse il contenuto di argento
dellakce di almeno il 50%. Come risultato di questo ci fu una ribellione dei giannizzeri
nel 1589, per protestare contro il pagamento con una moneta svalutata. Successivi
pagamenti e una ulteriore svalutazione nel 1600 di poco meno del 30%, condusse ad
ulteriori disordini dei giannizzeri nel 1593 e nel 1606. Questa soluzione, dunque, causava
solo ulteriori problemi. Un altro sistema era il prestito. Nel 1591 il governo si fece prestare
70.000 pezzi doro per pagare i salari dei giannizzeri e, dopo di questo, ci furono alcuni
anni in cui il Tesoro non ricorse al credito per far fronte alle sue obbligazioni.
Cera, comunque, unaltra soluzione, e questa era lincremento delle fonti di reddito
disponibili per il Tesoro. Fino alla fine del sedicesimo secolo, il governo aveva assegnato la
maggior parte delle tasse in Rumelia, Anatolia e Siria a timarioti che le riscuotevano
direttamente come fonte di reddito. Queste tasse non andavano, dunque, direttamente al
tesoro. Un modo per superare i deficit del tesoro fu dunque di convertire timar ezeamet in
appalti dellesazione delle imposte il cui reddito gli esattori trasferivano direttamente a
Istanbul. Sembra probabile che il primo trasferimento su larga scala avvenne nel 1597, a
seguito della confisca dei timar appartenenti ai disertori di Mez-Keresztes. Da allora in poi,
il numero di concessioni esattoriali aument a spese dei timar, uno sviluppo che rispecchi
il cambiamento nella composizione dellesercito. Meno cavalieri necessitavano
meno timar per mantenersi, mentre il crescente numero di fanti richiedeva pi concessioni
esattoriali come fonti di contante per i loro salari. Questo fu un fattore importante nel
collasso del sistema dei timar, che disturbava cos tanto gli scrittori riformatori del
diciassettesimo secolo.
Un altro fattore fu un cambiamento graduale nel modo di allocare i timar. I decreti degli
anni 30 del 1500 avevano formalizzato il diritto ai feudi e, allo stesso tempo, cera una
procedura giuridicamente regolata di allocazione. La tenuta del timar divenne nel complesso
ereditaria allinterno della classe militare e la distribuzione avveniva attraverso la
raccomandazione del Governatore generale, ed era soggetta alla ratifica del Sultano. Nel
tardo sedicesimo secolo, le eccezioni a questo schema divennero comuni.
Durante le lunghe guerre del 1579-90 e del 1593-1606 divenne normale per i comandanti
dellesercito sul campo allocare timar per rimpiazzare cavalieri che erano morti in battaglia
o che erano assenti alla chiamata alle armi dandoli talvolta a uomini che si facevano avanti
senza una raccomandazione da un patrono. Nel diciassettesimo secolo, Kochi Bey doveva
puntare il dito in particolare contro questa categoria di timarioti come causa di declino. Nel
1584, egli scrisse, zdemiroghlu Osman Pasha, il comandante della campagna iraniana,
inizi a dare timar del valore di 3.000 akce a estranei, ma solo a uomini che avevano
prestato un eccellente servizio. Da allora, per, i feudi andarono, senza riguardo al merito,
a giovani di citt e contadini che non avevano alcun diritto per nascita.
Pi importante, comunque, nel trasformare il sistema dei timarioti fu la crescente influenza
del palazzo. Allinizio del sedicesimo secolo era poco frequente per il palazzo, senza un
memorandum da parte del governatore generale, emanare un decreto di allocazione di un
timar. Di fatto le allocazioni di questo tipo erano sufficientemente rare da meritare una nota
esplicativa nel registro. Successivamente nel secolo queste note sparirono, suggerendo che il
Palazzo cominciava ad esercitare un maggiore controllo. Nel 1586, con lemanazione di un
decreto che privava i governatori generali del diritto di distribuire zeamet, cio feudi del
valore di pi di 20.000 akce annuali, questa tendenza divenne esplicita. Con questi sviluppi,
il vecchio sistema effettivamente collass.

Questi cambiamenti nel metodo di allocazione portarono con s nuovi tipi di timarioti. Ci
che diviene particolarmente degno dinota il largo numero di timar che sostentavano
schiavi o persone del seguito dei visir, dei governatori generali e altri titolari di uffici, i
registri annotando questi uomini come il seguace di X, luomo di Y o al seguito di Z.
Tali timar erano sempre esistiti, e, in verit, qualche tempo dopo il 1541 Lutfi Pasha stabil
che i gran visir dovessero mantenere i loro uomini mediante timar. Nel tardo sedicesimo
secolo, comunque, la pratica divenne pi diffusa e, nel diciassettesimo, divenne standard.
Una nota in un registro dellinizio del diciassettesimo secolo stabilisce come regola: E
costume che i timar dei servitori registrati di un visir, in caso di morte del timariota,
debbano essere dati di nuovo al suo servitore.
Non erano comunque solo coloro al seguito di visir e governatori che ricevevano timar in
questo modo. Verso la fine del sedicesimo secolo, uomini dal seguito di altri membri del
Consiglio Imperiale, come il cancelliere o il capo tesoriere, o i seguaci degli ufficiali di
palazzo, come il Capo dispensiere o il Capo giardiniere, potevano anche ricevere il loro
pagamento sotto forma di timar. Era anche comune, per titolari di uffici ancora pi
modesti, come impiegati della cancelleria o membri delle sei divisioni, ottenere timar per i
loro servitori. Le principesse similmente acquistavano feudi per il loro entourage, persone
che chiaramente non avevano nessuna obbligazione di servire nellesercito. Divenne di fatto
consuetudine aggiungere liste di timarioti esenti alle liste di leva militare di cavalieri e
lespunzione per mancata comparsa al tempo della campagna era valida solo se il nome
dellassente non appariva nella lista degli esenti. Anche allora, se una persona perdeva il
suo timar perch non aveva risposto alla chiamata, poteva continuare a tenerlo se riusciva a
provare di essere al seguito di un uomo importante.
Per la met del diciassettesimo secolo, dunque, il timariota aveva cambiato le sue
caratteristiche. Meno feudi sostentavano cavalieri, e pi feudi sostentavano i titolari di uffici
e i loro seguaci. Alcuni andavano a concessionari i cui sponsor ne incameravano la rendita,
una pratica che Murad IV abol formalmente quando, nel 1631, confisc tali timar e li
rialloc a uomini in servizio attivo. Le riforme di Murad comunque non durarono.
Documenti indicano che il cambiamento nel sistema dei timar fu permanente. Dalla fine del
sedicesimo secolo, la pratica di redigere registri dettagliati dei timar di ciascun distretto
cess. Invece, lufficio dei registri immobiliari cominci a compilare registri delle varie case
raggruppate entro unit tassabili, insieme con altre fonti di entrate governative. Per
mantenere nota dei timar il governo inizi, dalla met del diciassettesimo secolo, a tenere
liste sommarie, ma il vecchio sistema di registri dettagliati non torn pi in vita. Queste
nuove procedure amministrative indicano che, in questepoca, i timar non erano il
principale sostentamento dellesercito n il mezzo pi importante di distribuire rendite.
Il declino del sistema dei timar si accompagn ad un cambiamento nel sistema di governo
provinciale. Fino alla fine del sedicesimo secolo, la gerarchia di tenutario di timar, di zealet,
governatore di sanjak e governatore generale era stata anche quella del comando militare.
Alla fine del secolo anche questo cominci a cambiare. Con il cronico deficit nelle rendite
del tesoro divenne possibile per gli esattori delle tasse acquistare il governatorato, per se
stessi o per quelli nominati da loro, a condizione che aumentassero le entrate delle province
o sanjak. Per la stessa ragione, non era pi inconsueto, per un tesoriere, ricevere lincarico
di governatore generale. Con questo sviluppo, il governo provinciale cominci a perdere il
suo carattere militare.
Ci furono anche altri cambiamenti, nel modo di nomina del governatore provinciale. Fino
alle ultime decadi del sedicesimo secolo, era normale nominare governatori di sanjak dai

ranghi pi bassi della amministrazione provinciale, cosicch, tipicamente, una carriera


poteva condurre da un incarico nel palazzo ad una posizione nellUfficio dei registri o del
Tesoro di una provincia, e da l al governatorato di un sanjak. Negli anni 60 del 1500 circa
due terzi dei governatori di sanjak avevano ricevuto la loro carica in questo modo. Era
normale, anche, che un governatore generale dovesse aver servito in precedenza come
governatore di sanjak. Nel 1570 circa quattro quinti dei governatori generali avevano
ricevuto questo incarico per tale via. Nel 1580 comunque, questo schema cominci a
cambiare con nomine dal palazzo e, in via crescente, da altri grandi case, iniziando ad
essere in maggior numero rispetto ad uomini con una preventiva esperienza di governo
provinciale. Per il 1630, solo un quarto circa dei governatori di sanjak e dei governatori
generali erano giunti alla loro posizione da un precedente incarico provinciale. Allo stesso
tempo, un altro cambiamento min lintegrit del vecchio sistema di province e sanjak.
Dagli anni 80 del 1500 in poi pochi governatori di sanjak servirono in un particolare
incarico per pi di tre anni: intorno agli anni 30 del 1600 pi della met serviva per meno
di un anno. Questo era un risultato, presumibilmente della crescente competizione per
lufficio, che aveva leffetto non solo di abbreviare i periodi di servizio, ma anche di
aumentare il tempo passato senza un ufficio. La perdita di posizione portava ad una perdita
di reddito e cos, per compensare questo divenne comune da parte del Sultano fare
concessioni di rendite vitalizie, che servivano per mantenere governatori rimossi dalla carica
nei periodi tra due nomine. Tali concessioni erano state meno comuni nel periodo anteriore,
ed avevano leffetto di minare il vecchio sistema di province e sanjak. Tradizionalmente i
governatori avevano il loro hass, il feudo che produceva il loro reddito, nella loro area di
giurisdizione, che fosse un sanjak o una provincia. Concessioni vitalizie, per, significavano
che le terre o altre fonti di reddito che formavano le entrate prevalenti di un governatore si
trovavano fuori della sua area di governo, producendo una frammentazione del vecchio
sistema provinciale, alle spese soprattutto dei sanjak. Negli anni 30 del 1600, inoltre,
alcuni sanjak, come Bayburt nella provincia di Erzurum o Smederovo nella provincia di
Buda furono aboliti e assegnati come rendita al governatore generale.
Entro la met del diciassettesimo secolo, dunque, il governo provinciale ottomano era
molto differente da ci che era stato un secolo prima. La cosa pi degna di nota era la
caduta del numero di timar, e lassegnaizone di timar come appalto di imposte o ad
assegnatari non-militari del palazzo o di altre grandi case. Il mutamento nella natura
dei timar aveva la controparte nella natura del governo provinciale. Fino alla fine del
sedicesimo secolo, i governatori provinciali erano anche stati comandanti militari Col
declino del numero di timar e la nomina di alcuni governatori con responsabilit fiscali
piuttosto che militari, questo stato di cose cess, eccetto forse che nelle aree di confine.
Questo fu uno sviluppo che min i governatori di sanjak in particolare, le cui funzioni
principali erano state di tenere docchio i timarioti del loro sanjak e di chiamarli a battaglia.
La crescente distribuzione di rendite vitalizie dal loro distretto a uomini che risiedevano
fuori del sanjak tendeva anchessa a frammentare la loro area di comando, e ad enfatizzare
la loro perdita di autorit.

LA LEGGE: COMUNITA LEGALI


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LImpero ottomano era una entit politica musulmana, ma con una vasta popolazione nonmusulmana che nella maggior parte dei distretti delle province europee formavano la
maggioranza della popolazione. La popolazine musulmana stessa era eterogenea. Gli uomini
delle trib curde dei confini orientali, i turcomanni dellAnatolia, o i beduini di Siria, Egitto
e della penisola araba avevano poco in comune con la gente musulmana delle citt e dei
paesi. Le comunit shii e kizilbash che si trovavano soprattutto nellAnatolia centrale, Iran
e Libano professavano una forma di Islam in contrasto con lortodossia sunnita dei sultani.
La struttura legale dellImpero rifletteva questa diversit. Non ci pu essere dubbio che gli
uomini delle trib, dei villaggi in aree remote e le popolazioni kizilbash che professavano
fedelt allo shah safavide piuttosto che al Sultano ottomano seguivano i loro costumi nel
risolvere dispute e fare i loro affari. Allo stesso tempo, le comunit cristiane ed ebree
godevano di autonomia legale in materie riguardanti la comunit, sotto legida dei loro
leader religiosi. I sultani, comunque, mantennero la loro autorit sulle comunit non
musulmane attraverso il sistema della nomina. I rabbini o prelati di grado pi
elevato mantenevano il loro ufficio in virt di un mandato regio. Questo implicava
probabilmente un pagamento in contanti , ma, una volta nominato, il titolare dellufficio
acquisiva esenzione dalle imposte e autonomia fiscale nella sua comunit, come mostra un
mandato-tipo della fine del quindicesimo secolo per la nomina di un metropolita greco:
Perch il destinatario di questo nobile decreto, il prete chiamato X, ha portato fiorini
europei come dono al mio Nobile Tesoro, io gli ho concesso la posizione di metropolita di Y.
Io ho comandato che, in qualsiasi modo i precedenti metropoliti abbiano esercitato la loro
autorit sui preti, monaci e altri cristiani di quellarea, [egli debba fare lo stesso]; e di
qualunque chiesa, vigna, orto di cui questi avessero la disponibilit anche egli debba averne
la disponibilit. Egli deve essere esente da imposte. I preti, monaci e altri cristiani devono
riconoscerlo come loro metropolita, e ricorrere a lui in casi che pertengono alla sua autorit
di metropolita. I capi delle comunit armene ed ebree godevano di una simile libert nel
regolare gli affari della loro comunit. Essi esercitavano questo potere, tuttavia, in virt
della loro nomina da parte del Sultano.
Le leggi ecclesiastiche, ebraiche e consuetudinarie erano tutte, dunque applicate
correntemente nellImpero. Nondimeno, la legge islamica aveva sempre la precedenza. Gi
presumibilmente nel quattordicesimo secolo, i sultani ottomani stabilirono una rete di Corti
islamiche, cosicch ogni citt nellImpero ne aveva una che serviva sia la citt che larea
circostante. Tutti i sudditi del Sultano, dunque, ricadevano sotto la giurisdizione di una corte
islamica. I musulmani usavano esclusivamente queste corti, sia nei casi in cui erano
coinvolti solo musulmani,sia nei casi che coinvolgevano musulmani e non-musulmani.
Comunque, le corti erano anche aperte a non-musulmani che, come i documenti attestano,
spesso portavano i loro affari perch fossero giudicati l, sfidando le loro autorit religiose.
Occasionalmente, per esempio, donne ebree traevano vantaggio dalle pi generose norme
della legge islamica per reclamare la loro eredit attraverso le corti islamiche piuttosto che
attraverso le corti ebree. Un musulmano daltro canto non aveva accesso ad una corte nonmusulmana, n lo aveva un non-musulmano in un caso che coinvolgesse un musulmano. Le
corti islamiche erano dunque le corti principali . Esistevano in ogni distretto; erano aperte a
tutti, senza riguardo alla religione; e per casi misti, e casi che coinvolgevano solo
musulmani erano le uniche corti riconosciute .

LA LEGGE: LA LEGGE RELIGIOSA


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Sebbene i sultani ottomani fossero i garanti della legge islamica la sharia essi non ne
erano lorigine. La legge islamica non era la creazione di uno stato o di un sovrano
musulmano, ma piuttosto la creazione e la propriet comune della comunit musulmana,
indipendentemente da divisioni politiche. La sua origine data dallottavo secolo, dalle
discussioni dei giuristi che formalizzarono i suoi concetti fondamentali e la sua
terminologia. Entro il decimo e undicesimo secolo essa aveva raggiunto una eleganza
classica nella sua forma letteraria e sottigliezza e sofisticatezza nel suo apparato concettuale.
Allo stesso tempo, i giuristi avevano sviluppato una teoria dellorigine della legge che le
dava una legittimazione indiscutibile. Essi individuarono come fonte direttamente la
rivelazione divina. Dio aveva fatto conoscere la sua parola eterna al genere umano nel
Corano, che aveva rivelato attraverso il profeta Maometto. Il Corano era dunque la prima
fonte della legge. La seconda erano le testimonianze dei detti e delle azioni del profeta, che
Dio aveva scelto come esempio per lumanit. Il Corano invero la fonte di alcune leggi ,
come le norme che consentono ad un uomo di sposare fino a quattro mogli, e la base per
alcune materie disciplinate dalla legge, tra cui importanti le regole per leredit. La diretta
influenza del Corano comunque limitata. Le tradizioni del profeta erano una fonte pi
abbondante di autorit legale. Queste probabilmente di fatto emersero in parallelo con la
legge stessa, e servirono a giustificare dottrine di nuova formulazione proiettandole indietro
al tempo del Profeta ma, quale che sia la loro origine, lo studio delle tradizione divenne un
elemento importante nella scienza legale islamica. Per integrare queste fonti divine, i giuristi
riconobbero anche il valore dellanalogia, lunanimit dellopinione dei giuristi e le
consuetudini come basi supplementari della legge.
La credenza circa lorigine divina della legge le diede un prestigio che la elev al disopra
della autorit politica del momento. Era il sovrano che portava ad esistenza la legge facendo
eseguire i decreti, ma nessun governante poteva alterarne la sostanza. Linterpretazione e
trasmissione della legge rimaneva sempre nelle mani delle persone colte gli ulema che,
in virt del loro ruolo come guardiani della tradizione, godettero sempre una posizione di
potere nelle societ islamiche.
La legge islamica non fu comunque, monolitica. Ci fu una distinzione tra la legge dei
sunniti e la legge degli sciiti, e la legge sunnita stessa, in un periodo precoce della sua storia
si divise in quattro scuole. Queste erano le lscuole Hanafi, Shafii, Maliki e Hanbali,
ciascuna che prende il nome dal suo supposto fondatore. Le differenze tra le dottrine delle
scuole non erano grandi ma, una volta stabilita, ciascuna scuola divenne virtualmente
refrattaria allinfluenza delle altre. La lealt nei confronti di una scuola divenne la
caratteristica dei giuristi islamici, la maggiore originalit dei quali si manifest nella difesa
delle dottrine della scuola. Qui, per esempio, il giurista hanafi Marghinani (m. 1198) difende
il punto di vista hanafi che un regalo diviene propriet del donatario solo dopo che lui ne ha
preso possesso. Egli rifiuta lopinione maliki che offerta e accettazione sono sufficienti per
trasferirne la propriet: Secondo lopinione di Malik la propriet [del donatario] stabilita
prima che prenda possesso, per analogia con la vendita Ma noi [hanafi] seguiamo la
parola del profeta pace e benedizione su di lui : Il dono non permesso prima che
loggetto donato sia stato preso in possesso. Lintenzione di questo di negare che la
propriet [ trasferita] perch la [mera] ammissibilit [del dono] stabilita senza [prenderne
possesso. Gli hanafi stabiliscono anche la presa di possesso] perch fare un dono un atto
volontario e stabilire la propriet prima che [il donatario] prenda possesso renderebbe

titolare per mezzo di un agente volontario, di qualcosa che egli non ha voluto, cio la
consegna [del regalo]. La tradizione della scuola divenne un marchio distintivo della
giurisprudenza hanafi e questo ebbe anche un effetto sulla pratica della legge. Solo in due
casi, per esempio, i giuristi hanafi permettono agli aderenti alla loro scuola di ricorrere ad un
giudice non hanafi per la soluzione di problemi. La legge hanafi non permette ad una donna
il cui marito lha lasciata senza mezzi di sostentamento, di cercare di ottenere lestinzione
del matrimonio, n permette lo scioglimento da un giuramento. In questi due casi,
comunque, i giuristi hanafi permettono di ottenere la estinzione del matrimonio o lo
scioglimento da un giuramento da un giudice Shafii, dal momento che entrambe queste
cose sono consentite dalla scuola Shafii. Questa comunque una rara eccezione alla
esclusivit della dottrina e della pratica di ciascuna scuola.
Contrariamente, comunque, a quanto ci si potrebbe aspettare, i confini quasi impenetrabili
tra le scuole di legge non conducono ad una eccessiva rigidit nel pensiero e nella pratica,
dal momento che, in se stessa, ciascuna scuola ammette divergenze di opinioni. A dispetto
della teoria della rivelazione divina come sorgente della legge il metodo che i giuristi di
fatto usano per legittimare una dottrina di attribuirlo ad uno dei primi giuristi della scuola.
Gli hanafi tipicamente ricollegano opinioni legali al nome del fondatore della scuola, Abu
Hanifa (m. 750), o ai nomi dei suoi discepoli, Abu Yusuf (m. 798) e al-Shaibani (m. 805).
Nella letteratura hanafi, comune trovare opinioni opposte attribuite a queste figure, con
ciascun punto di vista che rappresenta una dottrina legittima allinterno della scuola. Sulla
questione, per esempio, se sia permesso a due non musulmani di fare da testimoni ad un
matrimonio tra un musulmano e una non musulmana il giurista Quduri (m. 1037) scrive:
Secondo Abu Hanifa e Abu Yusuf permesso; ma Muhammad [al-Shaibani] dice che non
permesso. Sulla questione se il proprietario di una casa o il suo attuale occupante paghi il
prezzo di sangue quando trovato un cadavere nel fabbricato e luccisore ignoto, Abu
Hanifa e al-Shaibani rendono responsabile il proprietario. Abu Yusuf, daltro canto,
stabilisce la responsabilit per lattuale occupante. In entrambi questi esempi entrambe le
dottrine sono valide e i giudici possono scegliere quella pi adatta al caso particolare. Per
ogni problema, dunque, a meno che non coinvolga una dottrina fondamentale, una scuola
pu offrire due o pi soluzioni, pemettendo flessibilit nel dibattito giuridico e nella pratica
legale.
Per quanto riguarda il suo contenuto la legge islamica copre tutti gli aspetti della vita
islamica. Qualsiasi testo legale di maggiore ampiezza inizia con gli atti di fede, gli atti
rituali che il genere umano, come suo schiavo, deve a Dio. Queste sono le leggi che ogni
musulmano deve conoscere almeno nei loro fondamenti e che, in molti modi, definiscono la
vita del musulmano. La preghiera, per esempio, obbligatoria e perch sia valida il fedele
deve essere ritualmente puro. Ottenere questo stato richiede una abluzione rituale dopo la
maggior parte delle emissioni corporee e perfino dopo il sonno, con la conseguenza che la
mera esistenza fisica serve come costante ricordo del comando di dio. La richiesta di
pregare cinque volte in un giorno ad ore stabilite, di seguire la preghiera comune il venerd e
di digiunare annualmente nel Ramadan non solo ricordano ai musulmani le loro
obbligazioni verso Dio, ma definiscono anche il loro senso del passare del tempo e,
attraverso la preghiera ella congregazione e il digiuno universale, creano un senso di
comunit religiosa. La preghiera del Venerd ha anche un aspetto politico. La legge richiede
che chi guida la preghiera sia o il sovrano musulmano stesso, o la persona nominata dal
Sultano, e dunque attraverso la preghiera obbligatoria della congregazione che il sovrano
musulmano irradia la sua autorit e la congregazione manifesta la sua obbedienza.

La sezione pi corposa dei manuali pi comprensivi di legge islamica regola le transazioni


tra persone. E qui che i giuristi discutono per esempio il matrimonio, il mantenimento, il
divorzio e leredit o, nel campo del commercio e dei diritti di propriet, la vendita, il diritto
di prelazione, il noleggio, il pegno e la donazione. In questa sezione i giuristi espongono
pure le norme per la fondazione e il mantenimento di fondazioni, le norme sulle prove e la
procedura dinanzi ad una corte e altre materie importanti per la vita di ogni giorno della
comunit. Comunque, sebbene questa sezione della legge tratta principalmente di affari
secolari, considerazioni rituali e religiose sono sempre presenti. Nella prima sezione del suo
capitolo sulla vendita invalida, per esempio, Quduri ricorda al lettore che la vendita
invalida quando uno o entrambi gli oggetti scambiati [ritualmente] proibito, come la
vendita di una carogna, di sangue, di vino o di maiale, queste essendo cose che sono
proibite per i musulmani e perci di nessun valore commerciale. Inoltre, i giuristi
includevano nella stessa sezione, come trattazione degli affari secolari dei musulmani,
capitoli che riguardano pi strettamente una relazione individuale con Dio. Esempi sono i
capitoli sui giuramenti, la macellazione rituale e i tab religiosi riguardo la caccia. In breve,
allora, la legge islamica una legge religiosa, ed la sua aderenza ad essa che forma e
definisce una societ islamica.
Una ulteriore caratteristica della legge islamica la tendenza a dedicare energia e spazio
alle discussioni di casi che non hanno alcuna applicazione nella realt. I giuristi
frequentemente prendono una norma pratica di diritto per poi discutere di ramificazioni
ipotetiche in ancor pi minuto dettaglio. Questa preoccupazione per i dettagli che spesso
hanno scarsa o nessuna verosimiglianza un elemento importante della giurisprudenza
islamica. La legge, di fatto era vista solo in parte come offerente un sistema pratico legale.
Presa come un tutto, rappresenta la volont di dio o almeno lo sforzo delluomo di scoprire
la volont di Dio. E pertanto un atto di devozione esaminare ogni minuto aspetto di una
regola legale, per quanto remota dal mondo reale, perch cos facendo che luomo viene a
conoscere linfinit di Dio. Non c mai stata una realistica aspettativa che il genere umano
possa, in pratica, conformarsi alla legge in ogni dettaglio. Questo rimane una pia
aspirazione,ma mai una realt effettiva.
Unaltra caratteristica della legge il suo conservatorismo e, in certi punti, il suo arcaismo.
Questo si pu pi chiaramente vedere nei passaggi dove i giuristi conservano dai testi
precedenti regole che non hanno applicazione nei loro tempi, o parole il cui significato essi
probabilmente non intendono pi. Per esempio, quando si discute la somma prefissata a
compensazione per un omicidio preterintenzionale, i testi legali fino al diciannovesimo
secolo persistevano nellesprimere la somma dovuta intermini di differenti categorie di
cammelli, usando lo stesso vocabolario tecnico per i cammelli che il fondatore della scuola
aveva usato nellottavo e nel nono secolo.
Larcaismo non era necessariamente una barriera allapplicazione della legge. Nel caso
della compensazione per la morte o la lesione, per esempio, era possibile convertire la tariffa
espressa in cammelli in una somma di moneta o altro valore, cosicch le regole divenivano
applicabili in pratica. Nondimeno, la legge rimaneva conservatrice. I giuristi continuavano a
trasmettere il materiale, e invero esatte frasi e passaggi di testi che avevano ereditato dai
loro predecessori. Specialmente, essi continuavano a lavorare nel quadro di concetti che i
fondatori delle svuole avevano stabilito tra lottavo e lundicesimo secolo.
Questo non significa, comunque,che linnovazione era impossibile. Nei commentari, in
particolare, discutendo casi ipotetici legati ad una norma giuridica, i giuristi potevano
sviluppare sub-norme di una variet quasi infinita. Inoltre, la manipolazione di concetti

esistenti poteva creare nuove discussioni legali e soluzioni. Sulla questione della terra e
della tassazione, per esempio, i giuristi trattano la terra come un bene di propriet privata, il
cui statuto fiscale dipende da ci che accadde alla terra al tempo della conquista islamica. Se
essa era rimasta in propriet degli infedeli, la terra pagava e avrebbe continuato a pagare
imposte pi alte, anche se in seguito venduta ad un musulmano rispetto alla terra la cui
propriet pass al conquistatore islamico. Questa era una finzione giuridica. In realt la
maggior parte della terra nel mondo medievale islamico era tenuta in possesso feudale, per
mezzo della quale un governante distribuiva loccupazione della terra a soldati o a esattori
delle imposte in cambio per servizio militare o fiscale. I giuristi musulmani presero nota di
questa realt e tentarono di descrivere il possesso feudale. Nondimeno, essi lo fecero in
termini mutuati dalle leggi classiche sulla terra e la tassazione, che essi continuarono ad
esporre e discutere in dettaglio. Dal sedicesimo secolo i giuristi ottomani tentarono anche di
spiegare il sistema dei timar nel quadro della teoria legale classica. Le leggi dellomicidio
presentano un altro esempio di come i giuristi potessero manipolare le norme esistenti per
creare una nuova soluzione. In caso di omicidio indiretto, dove A ordina a B di uccidere C,
la legge stabilisce la colpevolezza delluccisore a contratto B. A meno che A non abbia
costretto fisicamente B a compiere latto, egli non colpevole. In pratica, comunque, un
giudice potrebbe considerare lintenzione di A di uccidere e il suo ordinare a B di farlo,
come colpevole. Seguendo la teoria classica, egli dovrebbe dichiarare la colpevolezza nei
riguardi di B, leffettivo uccisore. Comunque, la legge consente anche ai giudici o alle altre
autorit di imporre punizioni a loro discrezione, normalmente rimanendo nel vago riguardo
alle offese a cui si applicano, e riguardo il livello della punizione. Il giudice pu pertanto
invocare questo potere, e imporre una punizione discrezionale allassassino indiretto, A. In
questo modo, egli potrebbe, combinando due norme disponibili, soddisfare le esigenze della
giustizia senza sconvolgere la struttura concettuale della legge. Questa era, comunque, una
manipolazione pratica della legge, piuttosto che uno sviluppo concettuale.
A dispetto del suo conservatorismo, dunque, la legge islamica forniva i materiali per un
sistema legale funzionale e flessibile. Comunque, in tre aree in particolare esso ha avuto una
applicazione pratica molto limitata. Queste erano il possesso di terre, la tassazione e la legge
criminale. Nel caso del possesso della terra e della tassazione i giuristi trovarono modi di
descrivere ci che stava avvenendo in pratica ma ci che essi stavano facendo era creare
finzioni legali per descrivere una situazione esistente che essi non avevano creato e non
regolavano. Una nozione islamica di legge cerimoniale, comunque, difficilmente pu essere
considerata esistente .
La legge islamica tratta lomicidio e la lesione alla persona come, in termini occidentali,
lillecito civile. Sono la persona che ha subito la lesione o i parenti del deceduto che portano
avanti le pretese di giustizia nei confronti dellaccusato, piuttosto che le autorit. Solo nel
caso di cinque offese fornicazione, accuse false di fornicazione, consumo di vino, furto e
brigantaggio la legge rende le autorit responsabili per la persecuzione e la richiesta di una
punizione prestabilita. Allo stesso tempo, comunque, impone cos tanti ostacoli procedurali
per arrivare ad un verdetto di colpevolezza che le pene per queste offese
rimangono simboliche piuttosto che reali. Un procedimento per fornicazione che, se
coronato da successo porterebbe alla lapidazione o alla fustigazione richiede quattro
testimoni maschi dellatto. Una dichiarazione di colpevolezza per furto, che porterebbe alla
amputazione di un membro, pu essere evitata se laccusato dichiara semplicemente che
pensava di essere il proprietario dei beni rubati. Leffetto di queste punizioni dunque
retorico. Esse simboleggiano lenormit delloffesa agli occhi di Dio, ma non sono penalit

reali da applicare in questo mondo. In aggiunta a queste punizioni fisse, i giuristi


riconobbero il diritto delle autorit di infliggere penalit a loro discrezione, ma non
sistematizzarono mai la regola. Il risultato era di passare la responsabilit per la legge penale
al governo secolare.
In pratica, dunque, la legge islamica ha regolato rituali religiosi e molte aree della vita
secolare. Comunque, nel campo del possesso di terre, della tassazione e della legge
criminale la legge secolare che ha dominato. Questo era vero sia per lImpero Ottomano
che per altre parti del mondo islamico.
La conservazione, trasmissione ed applicazione di un corpo di leggi richiede uffici e
istituzioni permanenti. Le origini della legge islamica giaceva forse nei dibattiti tra gruppi
che raccoglievano informazioni intorno a studiosi di grande levatura. Dallundicesimo
secolo, comunque, la tipica istituzione dellistruzione islamica era il collegio presso una
moschea sostentato da una fondazione. Dalle sue origini nellundicesimo secolo in Iran e
Iraq, il collegio divenne una caratteristica istituzione in tutto lintero mondo islamico. Era l
che i professori insegnavano la legge e le altre scienze islamiche, e dove alcuni di essi
composero i manuali di legge che preservavano la tradizione e servivano come testi per
studenti. Nella gerarchia della stima era il giurista che scriveva e i cui libri presentavano la
legge nella sua forma pi pura che godeva della posizione pi rispettata.
I collegi mantennero e insegnarono la legge, ma non erano essi che la rendevano effettiva.
Questo era iil dovere dei mufti e dei giudici. Il mufti era un giureconsulto che offriva
opinioni autorevoli fatwa su tutte le questioni legali che chiunque, dal monarca al suo
pi umile suddito poteva chiedere. In molte parti del mondo islamico, egli otteneva la sua
posizione i formalmente attraverso la reputazione di studioso sebbene nellImpero
Ottomano dopo il quindicesimo secolo i mufti erano normalmente ufficiali nominati. Era il
mufti che agiva come mediatore tra la legge divina e gli affari del genere umano e in questa
capacit occupava il gradino successivo della stima pubblica, al disotto dei giuristi autori di
opere. Come questi ultimi, egli non aveva alcun potere esecutivo. Una fatwa una opinione,
non un editto, e perch sia eseguita occorre lapprovazione da parte di un giudice o di un
governatore. Il giudice o qadi daltro canto aveva poteri esecutivi. In teoria, almeno, il
mufti doveva la sua posizione alla sua conoscenza della legge di Dio, e era in linea di
principio superiore persino al monarca, un concetto che il cerimoniale ottomano manteneva
facendo stare in piedi il Sultano di fronte al Gran Mufti. Il giudice, daltro canto, era una
persona nominata dal monarca a cui il sovrano aveva delegato autorit ed era in virt di
questa delega di potere che i suoi giudizi nelle corti erano vincolanti. Essi non erano,
comunque validi come precedenti. Il decreto di un giudice era efficace solo riguardo il caso
cui si applicava. Un testo autorevole o una fatwa, daltro canto, era universalmente valido.
Erano le figure del giurista autore di scritti, dellinsegnante, del mufti e del giudice che
preservavano la legge islamica e la facevano eseguire nellImpero Ottomano, come
facevano in tutto il mondo islamico.

LA LEGGE: COLLEGI, MUFTI E GIUDICI


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Al tempo dellerezione dellImpero Ottomano, nel quattordicesimo secolo, la legge


islamica era pienamente formata sia nella sua sostanza che per quanto riguarda le istituzioni

ed era forse questa eredit della legge che, imponendo norme legali e religiose ebbe un
ruolo maggiore di altri fattori nel determinare la forma futura della societ ottomana.
I turchi che, nel quattordicesimo secolo, costituivano la popolazione musulmana dei reami
ottomani e degli altri principati dellAnatolia occidentale, erano largamente illetterati e
ignoranti di tutto tranne che i rudimenti della loro fede. Ci che essi conoscevano sembrano
averlo acquisito dai contatti dei loro antenati con musulmani di lingua persiana nellIran e
nellAnatolia selgiuchide. Il vocabolario religioso di base del turco rimane, fino ad oggi,
persiano nelle sue origini. E comunque chiaro dalle iscrizioni sui loro edifici e dalle
traduzioni e adattamenti che essi commissionarono di opere arabe e persiane che i
governanti del quattordicesimo secolo dellAnatolia occidentale adottarono rapidamente le
forme di cultura e letteratura dellantico mondo islamico. Essi adottarono anche la legge
islamica, specificamente lale gge dalla scuola Hanafi, che era stata corrente in Anatolia sotto
i selgiuchidi e che,sotto legida dei sultani ottomani doveva divenire la scuola dominante
della legge islamica nel Medio Oriente. Per stabilire un sistema legale,comunque, era
necessaria la fondazione di collegi per addestrare i professori, i mufti e i giudici che erano
essenziali per questa operazione.
Il cronista Ashikpashazade attribuisce ad Osman (c. 1324-62) la fondazione ad Iznik del
primo collegio ottomano. Egli aggiunge che nomin Davud di Kayseri come primo
professore. Di Davud lo studioso del sedicesimo secolo Tashkprzade scrive: Studi nella
sua terra natale e poi viaggi fino al Cairo per studiare esegesi coranica, le tradizioni [del
profeta] e i principi della giurisprudenza sotto i suoi studiosi. Si distinse nelle scienze
razionali e acquist la scienza mistica Il Sultano Orhan costru un collegio nella citt di
Iznik. Da ci che ho udito da fonti attendibili, questo fu il primo collegio ad essere costruito
nei regni ottomani, ed egli nomin Davud di Kayseri alla carica di professore. Dato il lasso
di tempo tra gli eventi descritti e le fonti, non chiaro se queste storie siano accurate in ogni
aspetto. Esse sono comunque plausibili nei loro dettagli e certamente accurate in senso
generale.
Nella prima met dellesistenza dellImpero non cerano tradizioni di studi islamici nei
territori ottomani. Era necessario, dunque, importare insegnanti per fornire lo staff dei nuovi
collegi. La tradizione fa di Davud un nativo di Kayseri, dove aveva anche studiato. Questa
citt dellAnatolia centrale era diventata un centro di istruzione e cultura durante lera
selgiuchide e il trasferimento di Davud a Iznik era dunque un esempio di come gli Ottomani
e gli altri governanti dellAnatolia occidentale trapiantarono la cultura del vecchio mondo
islamico nei territori occidentali appena conquistati. E pure significativo che
Tashkprzade menzioni il viaggio di Davud al Cairo per proseguire i suoi studi. Sebbene
Kayseri era stata una citt musulmana dal momento delle conquiste e degli insediamenti
selgiuchidi nel tardo undicesimo e dodicesimo secolo, come centro di cultura era
insignificante in confronto con le grandi citt del vecchio mondo musulmano, come
Damasco o Il Cairo.
Per gli studiosi provenienti dallAnatolia, i viaggi di istruzione in queste citt erano parte
della loro educazione. Il successore di Davud di Kayseri ad Iznik fu Molla Alaeddin,
conosciuto come Kara Hoja, che, secondo Tashkprzade si rec nella terra di Persia e
studi con i suoi studiosi prima del suo ritorno in Anatolia e della sua nomina ad Iznik.
Uno degli alunni di Molla Alaeddin fu Molla Shemseddin Fenari (1350-1431)
cheTashkprzade riferisce essere professore a Bursa al collegio del Monastero e giudice
l, oltre che mufti nei reami ottomani. Anche Fenari, dopo il suo studio ad Iznik, era andato
al Cairo per completare la sua educazione. Cos fece pure il giurista e mistico Sheikh

Bedreddin, che doveva guidare la ribellione contro Mehmed I (1413-21) nel 1416. Alcuni
studiosi dellAnatolia si stabilirono nelle citt in cui avevano studiato, e fecero carriera l.
Un esempio nella prima met del quindicesimo secolo il giurista Ihn Humam (m. 1457),
un nativo della citt anatolica di Sivas.
Questi viaggi presso i centri di apprendimento del vecchio mondo musulmano erano
chiaramente esenziali per trasferire la legge e la cultura musulmana al giovane Impero
Ottomano. Alla fine, con lappoggio di nuovi collegi da parte dei sultani e dei loro facoltosi
seguaci, e con lannessione per conquista dei collegi pre-ottomani in Anatolia, lImpero
ottomano era divenuto lui stesso, per il 1500, un importante centro di cultura. Sebbene i
viaggi in cerca di conoscenza rimasero la caratteristica della vita degli studiosi musulmani
essi non furono pi richiesti per gli studenti ottomani. Invero, la prospettiva di patronato da
parte del Sultano cominci ad attirare studiosi da fuori lImpero nella capitale ottomana.
Perdipi, la conquista della Siria e dellEgitto nel 1516-17 port i vecchi centri di cultura a
Damasco e al Cairo nei regni del Sultano. Per la seconda met del quindicesimo secolo, e
specialmente durante il sedicesimo e diciassettesimo, furono studiosi che operavano nei
regni ottomani, come Molla Husrev (m. 1480), Ibrahim di Aleppo (m. 1569), Ibn Nujaym
(m. 1563) o Timirtashi (m. 1595) che andavano producendo i manuali pi riputati della
legge hanafita.
Era il sistema di collegi nellImpero che fece da supporto a questo aumento degli studi,
come pure laddestramento di nuove generazioni di insegnanti e mufti e la provvista di
giudici per le corti. Ogni collegio dellImpero era una fondazione indipendente, con il suo
proprio patrimonio, membri e amministratori. Nondimeno, per la prima met del sedicesimo
secolo si era sviluppata una gerarchia di collegi con i salari pagati ai professori e, in un certo
grado, i libri sui quali si insegnava che stabilivano il posto entro di essa. Al livello pi basso
cerano quelli che pagavano i loro professori 20 akce algiorno; in cima, dagli anni 70 del
1400 cerano gli otto collegi che Mehmet II (1451-81) aveva istituito intorno alla sua
moschea in Istanbul. Dopo che Solimano I (1520-66) ebbe completato la costruzione della
moschea Sleymaniye nel 1557, i collegi aggregati a questa moschea vennero ad occupare
una posizione uguale a quella degli otto collegi di Mehmed II. Con lelaborazione di questa
gerarchia, i sultani cercarono di controllare la progressione degli studenti e insegnanti
attraverso i collegi.
Il cosiddetto Libro delle leggi di Maometto II, in questa sezione forse datato agli inizi del
sedicesimo secolo, espone in una forma altamente idealizzata, come deve procedere la
carriera di un insegnante. Diplomandosi, uno studente dovrebbe diventare candidato per un
ufficio, e poi ricevere un incarico di professore di 20 akce al giorno. Egli dovrebbe a qusto
punto proseguire attraverso il sistema dei collegi in passi da 5 akce, spostandosi in un
collegio che paga 25 akce, poi in un collegio da 30 akce, e cos via fino a che non
raggiungeva uno degli otto collegi. Questi potevano essere il trampolino per la nomina a
giudice in una grande citt con un reddito di 500 akce al giorno. Da questa posizione era
possibile diventare un giudice militare che siede nel Consiglio Imperiale.
La sistematizzazione dei collegi port anche a tentativi di controllare il progresso degli
studenti. Un Libro delle leggi per studiosi, non datato ma probabilmente della prima meta
del sedicesimo secolo, prova in particolare di assicurare che gli studenti continuino a
studiare i rispettabili libri secondo il vecchio costume e non puntare ad una veloce
promozione mediante petizioni. Invece, ciascun studente, completato un corso con un
professore dovrebbe ottenere un certificato che dichiari quanto ha letto del libro e il
professore del grado successivo non lo dovrebbe accettare senza previo esame del

certificato. Il Libro crea anche un sillabo nominando, in forma abbreviata, i titoli dei libri
che uno studente dovrebbe studiare a ciascun grado. In particolare, i professori a ciascuno
stadio dovrebbero insegnare testi e commentari sulla giurisprudenza. Il Libroconclude con
laffermazione che ogni professore o studente che non osserva queste regole dovrebbe
subire una severa punizione.
Un secondo Libro delle leggi che apparentemente fu destinato ai collegi interni
dellImpero cio quelli di Istanbul e delle vecchie capitali Bursa ed Edirne reitera queste
regole. Dopo un preambolo,dove il Sultano stabilisce che Si sente che linsegnamento e
lapprendimento sono in decadenza che i vessilli della scienza sono rotti e i collegi
vuoti di insegnamento e apprendimento, il Libro insiste di nuovo che nessuno studente
debba iniziare un libro fino a che non ha pienamente padroneggiato quello che precede nel
sillabo. Solo quando essi hanno adeguatamente studiato tutti i libri ad un livello particolare
essi dovrebbero ricevere un certificato dal professore, che permetta loro di procedere al
grado successivo. In particolare, il Libro afferma, studenti hanno raggiunto il pi alto grado
nei collegi in un anno o anche meno. In futuro, gli studenti dovrebbero leggere tutti i libri
richiesti a ciascun livello e raggiungere gli otto collegi in non meno di cinque anni.
Il Libro conclude che i collegi dovrebbero essere sotto sorveglianza, e che qualsiasi
professore che disobbedisca al comando subisca la destituzione. Alla fine del
diciassettesimo secolo, un decreto di Mehmed III (1595-1606) ripeteva questi editti.
Sebbene essi fossero nominalmente indipendenti, i collegi vennero a formare, durante il
sedicesimo secolo, qualcosa che si avvicinava ad un sistema imperiale, con nomina e sillabi
sotto il controllo del Sultano. Essi erano, di fatto, un elemento vitale nel governo ottomano,
pi ovviamente perch fornivano laddestramento legale necessario per i giudici. Essi
fornivano anche opportunit di carriera per i nati musulmani perlopi turchi in Anatolia e
Rumelia, Arabi in Siria, Egitto ed Iraq che si trovavano esclusi dalle scuole di palazzo e
cos da carriere come governatori provinciali e visir.
Entro il sedicesimo secolo, il diplomato di un collegio aveva la scelta di tre carriere in
particolare. Poveva, con le giuste connessioni, entrare nel servizio degli scrivani , nel
governo del Sultano o in una grande casa. Altrimenti, aveva la scelta di una carriera di
insegnante o una carriera come giudice. In ogni caso egli necessitava, come primo passo del
sostegno di un membro anziano della professione colta , che lo poteva nominare candidato
per un ufficio al servizio , nominalmente del Sultano, ma in pratica di uno dei giudici
militari che effettivamente aveva fatto le nomine. Se uno studente proveniva da una delle
famiglie di studiosi che erano emerse durante il sedicesimo secolo e giunsero a
monopolizzare gli uffici pi alti nelle professioni istruite, egli poteva guadagnare il
sostegno del suo insegnante o di altri membri della professione, qualche volta fornendo un
servizio, come assistente in un collegio o impiegato nellufficio di un giudice militare.
Fino agli anni 30 del 1500, il sistema di sponsorizzare i candidati era chiaramente casuale.
Comunque, durante il suo periodo come giudice militare di Rumelia tra il 1537 e il 1545, la
figura ottomana pi rinomata, Ebus-suud (c. 1490-1574) riform il sistema, a seguito di
lamentele provenienti da diplomati riguardo il fatto che il giudice militare dellAnatolia,
Chivizade Muhiyeddin stava impedendo la loro cooptazione come candidati per lufficio.
Da quel momento i giudici militari dovettero tenere uno speciale registro per iscrivere i
candidati, mentre coloro che tenevano un alto ufficio avevano il diritto di nominare
candidati ad intervalli di sette anni. Allo stesso tempo, Ebus-suud fiss il numero di
candidati che i titolari di uno specifico ufficio potevano nominare a dieci per ciascun
giudice militare, cinque per i giudici di Istanbul, Edirne e Bursa e tre per i giudici di altre

importanti citt. In pratica, la nomina di candidati sembra essere avvenuta ad intervalli di


meno di sette anni, ed era consuetudine per il Sultano decretare investiture cerimoniali in
grandi occasioni di stato, o di onorare la nomina di un nuovo giudice militare o Gran Mufti.
Nondimeno, le misure che Ebus-suud introdusse ebbero leffetto di controllare la
cooptazione di candidati nelle professioni istruite e presumibilmente evitare che i titolari
degli uffici pi alti potessero monopolizzare la nomina dei candidati.
Se il candidato sceglieva di seguire una carriera come insegnante, poteva attendersi una
nomina iniziale in un collegio provinciale con un basso stipendio. Da l egli poteva avanzare
con occasionali periodi senza ufficio attraverso la gerarchia dei collegi. Quelli che avevano
maggior successo potevano alla fine arrivare ad uno degli otto collegi o, dopo il loro
completamento nel 1557, in uno dei collegi dalla moschea Sleymaniye. Era soprattutto il
posto di un uomo di cultura in un particolare collegio e il livello del suo stipendio che
determinava il suo rango nelle professioni istruite. Questo divenne chiaro dalla raccolta di
biografie a cura di Nevizade Atai (1583-1636), di studiosi attivi tra i regni di Solimani I
(1520-66) e Murad IV (1623-1640). Le biografie di Atai sono normalmente poco pi che
una annotazione dei collegi nei quali ciascuno studioso aveva insegnato, e di quali altri
uffici era stato titolare. Per esempio, nel suo resoconto di un certo Molla Mahmud, che fu
attivo durante il regno di Ahmed I (1603-17), ci dice solo che il tutore reale, storico e
Gran Mufti, Sadeddin, lo aveva sponsorizzato per lufficio; e che dopo che egli aveva
raggiunto il grado di un collegio da 40 akce al giorno il grado pi basso che Atai considera
degno di menzione nel 1605 divenne professore al collegio di Ibrahim pasha e poi, nel
1608, al collegio di Sinan pasha. Nel 1611 si spost ad Edirne, dove mor lanno seguente.
Per le figure pi importanti, Atai fornisce anche aneddoti e forse anche una lista dei loro
scritti. Nondimeno, sempre la progressione attraverso la gerarchia dei collegi che fornisce
labbozzo del suo resoconto, indicando quanto era diventata fermamente stabilita la struttura
delle carriere delle professioni colte.
Una carriera di giudice seguiva uno schema simile a quello di insegnante di collegio. E
possibile che,fino alla prima met del quindicesimo secolo i governatori di sanjak e altre
autorit locali potessero nominare e promuovere giudici. Certamente nel 1431 il catasto
dellAlbania del sud mostra che il governatore di sanjak concesse una aggiunta al feudo del
giudice di Kanina, in accordo con la lettera del governatore Zaganoz Bey. Entro il
sedicesimo secolo, comunque, un aspirante giudice doveva prima cercare la
raccomandazione di un membro con maggiore anzianit nella gerarchia delle professioni
colte per diventare un candidato al servizio di uno dei giudici militari di Istanbul. Una
nomina come giudice o come giudice deputato in una delle piccole citt dellImpero
seguiva.
Nei primi stadi delle loro carriere i giudici potevano guadagnare pi dei professori nei
collegi con un livello equivalente. Il salario nominale pi basso che un giudice riceveva, che
fosse pagato in contanti o che tenesse un feudo, era 25 akce a giorno, in confronto alle
20 akce di un insegnante novizio. In aggiunta, egli riceveva tasse e altri emolumenti. In un
altro aspetto, comunque la carriera aveva limitazioni. Se un candidato sceglieva inizialmente
di servire come giudice piuttosto che come professore in un collegio, egli avrebbe servito
per tutta la sua carriera in piccole citt e non avrebbe mai potuto, come regola, assurgere a
giudice di una citt di grandi dimensioni. Queste posizioni i grandi seggi di Molla
erano riservate ad uomini che erano saliti attraverso i collegi , normalmente per divenire
professore agli otto collegi o al collegio Slaymaniye. Un esempio di questo la carriera
di Ebus-suud, la cui prima nomina come insegnante nel 1517 fu presso un collegio da

30 akce a negl. Nel 1525 egli era al collegio Sultaniyye a Bursa, una fondazione di
Mehmed I, e, due anni pi tardi, ad uno degli otto collegi. Nel 1533, Solimano I lo nomin
giudice di Istanbul, effettivamente la posizione di giudice di pi alto rango nellImpero, e
successivamente,nel 1537, giudice militare di Rumelia.
Un candidato, dunque, che intraprende una carriera come giudice avrebbe trovato che, al
pi alto livello, il suo sentiero era bloccato ed egli non poteva arrivare a diventare giudice
di Bursa, Istanbul, Edirne, Il Cairo, Damasco o Baghdad. Queste limitazioni della carriera
non si applicavano comunque solo ai giudici. In misura crescente durante il sedicesimo
secolo e in modo pi marcato durante il diciassettesimo e diciottesimo, le pi alte posizioni
giudiziarie divennero riservate a poche famiglie delllite e un professore di collegio
proveniente da fuori di questo circolo non aveva maggiori chance di un seggio di Molla di
quanto avesse il giudice di una piccola citt. Era presumibilmente, dunque, per compensare
gli aspiranti frustrati ad alte posizioni che, durante la fine del sedicesimo secolo, divenne
possibile, allargando larea della giurisdizione delle corti, designare giudici minori come
seggi dei molla. Alcuni di questi nuovi seggi divennero permanenti. Altri erano ad
hominem. Atai riporta la carriera di un certo Molla Sinan, che fornisce un esempio. Egli era
diventato candidato per un ufficio dopo aver servito come scrittore di memorandum per il
giudice militare, Abdurrahman (m. 1575), e poi inizi una carriera come giudice, servendo
in citt gloriose come Tire e Alaeir. Poi, attraverso il matrimonio, divenne il protg di un
certo Ramazan Pasha, attraverso il quale egli acquist un posto come ispettore finanziario e,
con esso lopportunit di accumulare ricchezza. In considerazione della sua nuova
posizione, egli comincio a guardare le cariche di giudice presso piccole citt come troppo
umili per lui e a cercare un seggio di Molla. A questo fine, entr nel seguito del Gran Visir
Ibrahim Pasha, comandante dellesercito in Ungheria. Questo deve essere stato nel 15991601. Il Visir, nel suo interesse, si accert che la carica di giudice di Tire fosse elevata al
rango di un seggio di Molla e che vi fosse nominato Molla Sinan. I seggi di Molla delle
grandi citt, che garantivano accesso ad uffici pi alti rimanevano comunque il monopolio
delle lites.
I giudici erano forse le figure pi importanti della amministrazione giornaliera dellImpero
Ottomano. Ogni citt, paese, villaggio e insediamento nellImpero ricadeva sotto la autorit
di un giudice e ogni individuo nel distretto giudiziario, quale che fosse la sua religione,
aveva il diritto di ricorrere davanti alla corte del giudice. Perdipi lassenza di avvocati e il
fatto che il pubblico sembra aver avuto libero accesso al giudice o al suo deputato a tutte le
ore, assicurava che le corti svolgessero i loro affari molto velocemente.
Le funzioni dei giudici erano anche molto vaste. In primo luogo, presiedeva la sua corte,
amministrando nella maggior parte dellImpero la leggehanafi, senza tenere conto della
religione o delle scuole legali delle parti in causa. La sua corte era aperta a
chiunque desiderasse fare una causa o un reclamo. I giudici ottomani agivano anche come
notai, assicurando losservanza delle corrette forme legali e fornendo documenti scritti
degli atti come, per esempio, matrimonio, divorzio, vendita e acquisto di beni immobili,
creazione di fondazioni. Qualche annotazione dai registri della corte di Ankara per due
giorni nel gennaio del 1583 danno unidea della routine giornaliera di un giudice. Un uomo
domanda la restituzione di beni dati in garanzia. Un altro chiede una compensazione
dalluomo che ha ammazzato la sua bestia da soma. Lamministratore di una fondazione
domanda dieci monete doro che gli sono dovute. Il giudice annota che un villaggio ha
pagato 340 akce in luogo di orzo allagente che andato a raccogliere orzo per i cammelli
del Sultano. Un uomo dichiara per iscritto che non sposer pi la sua fidanzata e che le

parti hanno restituito tutti i beni scambiati nel quadro degli accordi pre-nuziali. Un uomo si
fa garante per un altro in una transazione concernente un cavallo. Sostenendo che suo
marito ha divorziato da lei una donna chiede che paghi la controdote e anche il
mantenimento per il periodo durante il quale ella non pu legalmente rimaritarsi. Labitante
di un villaggio si lamenta di un altro che suona uno strumento musicale.
La corte, sembra si riunisca normalmente presso la casa del giudice, dove questi, in tutte le
sue funzioni, ha lassistenza di un delegato, che pu condurre dei procedimenti in sua
assenza, e di un impiegato o pi impiegati che si occupano dei documenti e pu fare
indagini al di fuori della corte. I registri dei giudici documentano anche, dopo ciascun caso,
il nome di un gruppo semipermanente di testimoni del procedimento. La loro funzione
non comunque chiara. Essi sembrano aver agito come una memoria collettiva dei
procedimenti della corte, e potrebbero essere richiesti, ad esempio, di stabilire la validit dei
documenti. Come persone che conoscono la localit e i suoi abitanti, essi forse offrono
consiglio riguardo i casi, allo stesso tempo tenendo docchio la probit del giudice. Una
persona che sottopone una questione alla corte incontra quindi non solo il giudice o il suo
delegato, e limpiegato della corte, ma anche un gruppo di testimoni permanenti.
Le funzioni di un giudice, comunque, non erano tutte strettamente legali. I registri delle
corti e i documenti del Consiglio Imperiale mostrano che il Sultano indirizzava comandi ai
giudici per svolgere una vasta serie di doveri. Erano, ad esempio, principalmente i giudici
che erano responsabili per larruolamento di rematori per il servizio sulle galee della flotta
imperiale, o per organizzare la raccolta di provviste lungo il percorso di marcia dellesercito.
Un esempio dei decreti che il Consiglio Imperiale eman nei confronti dei giudici nel
Giugno e luglio 1564 d unidea dellampiezza dei loro doveri. Il giudice di Chernomen
riceve un ordine di chiamata alle armi dei razziatori della Rumelia, dopo che il loro
governatore ha riportato che non si sono radunati come dovevano. I giudici di Kilia e
Akkerman dovevano sovrintendere la vendita di pecore ai mandriani che andavano ad
Istanbul per portare rifornimenti alla capitale. Il Sultano ordina ai giudici di Plovdiv e Sofia
di destinare artigiani e commercianti un macellaio, un cuoco, un sellaio, un ciabattino e
altri allesercito di Rumelia, sotto il comando del Governatore generale. I giudici i cui
distretti si trovano lungo il percorso dellesercito devono garantire gli approvvigionamenti.
Il giudice di Antalya doveva procurare una galeotta per assicurare un celere passaggio verso
lEgitto di un messaggero che portava un importante decreto dal Sultano al governatore
generale. Sembra, di fatto, che fossero i giudici, sia nelle loro funzioni amministrative che
giudiziarie, a fornire supporto e continuit per lautorit del Sultano.
Il ruolo dei mufti nellestablishment legale musulmano pi difficile da definire. Il mufti di
Istanbul giunse a diventare, nel sedicesimo secolo, non soltanto il Gran Mufti ma anche la
figura di rango superiore nella gerarchia religiosa e legale. Gli altri mufti non erano cos
importanti. Sembra che nel quindicesimo e sedicesimo secolo fossero i professori dei
collegi a fungere da mufti. Bayezid II, per esempio, stabil che il professore del collegio che
egli fond ad Amasya nel 1486 doveva anche fungere da mufti della citt. La biografia di
Atai, comunque, d limpressione che, dalla met del sedicesimo secolo almeno, il
Sultano nominava anche mufti salariati in importanti citt e paesi, come Tessalonica,
Damasco o Rodi. Sembra, comunque, che non esistano documenti sopravvissuti delle loro
attivit, e le nomine come mufti sembrano non aver mai formato la parte pi importante di
una carriera. Lufficio di mufti che Atai registra appare normalmente come intervallo tra
incarichi di giudice. Atai chiarisce anche che i professori di collegio, ufficialmente o non
ufficialmente, continuavano ad agire come mufti. Un Libro delle leggi di Aleppo, datato

1570, fornisce un esempio. Il testo riporta come sia sorto un problema quando un
certo Mehmed Celebi stava facendo un nuovo accatastamento delsanjak. Durante il corso di
questo lavoro un gruppo di proprietari terrieri e di amministratori di terre di fondazione
and da lui per lamentare che le loro terre pagavano la decima, laddove altre terre private e
di fondazioni non la pagavano Se, essi protestavano, legittimo prelevare la decima,
perch non prelevata da tutte queste terre? E se contrario alla nobile Sharia noi
chiediamo che venga abolita. La reazione dellagrimensore fu di cercare una opinione in
materia dal Professore del collegio di Husrev Pasha ad Aleppo, che emise una fatwa che
stabiliva: La decima canonica obbligatoria per tutti loro. Lagrimensore allora present
la fatwa al palazzo e ricevette un decreto del Sultano basato sulla sua decisione: Tu dovrai
prelevare la decima canonica da tutti loro e riscuoterla per il Tesoro. Questo era un caso di
un ufficiale del governo che richiedeva una fatwa ad un mufti, che successivamente costitu
la base per un decreto. I giudici potevano anche consultare i mufti su questioni legali,
esattamente come i membri del pubblico su una qualsiasi questione. Sotto questo aspetto,
i mufti giocavano una parte vitale nelladattare le norme ereditate dalla legge islamica e
dalla religione ai problemi della societ dei loro tempi. NellImpero Ottomano comunque
sono solo le fatwa dei Gran Mufti i mufti di Istanbul che sono sopravvissute in gran
numero. Poco si conosce dei mufti provinciali, e il servizio come mufti nelle province
sembra non aver mai costituito una carriera di un certo rango, come quella di giudice o
professore.
Sembra che i giudici dei piccoli paesi e i professori dei collegi in generale rimanessero
allinterno della loro professione. Nondimeno, le biografie di Atai registrano molti casi di
insegnanti che ricevevano nomine da giudici e viceversa. Un certo Molla Abdullah, per
esempio, entr nella professione docente come candidato del Gran Mufti, Zekeriyya Efendi
(m.1593). Dopo essere progredito attraverso il sistema, divenne, nel 1624, professore al
Collegio Sleymaniye ad Iznik, con senza dubbio come consolazioone per una carriera
senza sbocchi il grado degli otto collegi. Lanno seguente, lasci il collegio per
diventare giudice a Tire. Una biografia di poco precedente serve a mostrare come una
persona poteva servire daMufti, insegnante e giudice nel corso di una singola carriera. Molla
Marifetullah inizi una carriera di insegnante come candidato di alcuni uomini di cultura.
Nel 1584 era professore al collegio di Kk ekmece vicino Istanbul. Cinque anni pi
tardi, accett un posto di Mufti di Rodi. Poi, nel 1590, ricevette una promozione a giudice di
Damasco, uno dei grandi seggi di Molla dellImpero. Fu probabilmente il prestigio del
suo incarico che lo indusse a rifiutare ci che era in effetti una retrocessione a giudice di
Erzurum nel 1595. Invece, si trasfer presso il Collegio del Sultano Mehmed a Medina.
Successivamente si trasfer come mufti di Cipro, poi a Damasco, morendo in Istanbul nel
1606 mentre attendeva un nuovo incarico.
Nelle sue biografie, Atai fornisce molti esempi di incarichi che rappresentavano una
posizione onorata durante la permanenza in carica di un particolare individuo, come ad
esempio posti di professori tenuti col rango degli otto collegi, o posti di giudice in piccole
cittadine tenuti come grandi seggi di Molla. Questo indicava che, dopo la met del
sedicesimo secolo, per molti professori, giudici e mufti, non cera speranza di raggiungere
lapice della professione, e che questo rango era un premio di consolazione.
Cerano tre ragioni per questo. Prima, le posizioni al vertice della gerarchia erano molto
poche. Durante il sedicesimo secolo, il mufti di Istanbul emerse come la figura pi
importante nellestablishment colto, ma questo era un solo incarico. I mufti nelle province
non godevano di effettivo prestigio o influenza. I giudici di rango pi elevato dellImpero

erano i giudici militari che sedevano nel Consiglio Imperiale, ma ce nerano soltanto due, e
la carica di giudice nelle grandi citt cio seggi di molla che non erano puramente
onorari erano pochi. Cerano solo otto cariche di professore negli Otto Collegi e, dopo la
costituzione del collegio Sleymaniye, un po di pi oltre questi , ma non a sufficienza per
soddisfare tutti gli aspiranti. Perdipi, questi collegi di lite agivano come colli di bottiglia.
Per diventare giudice di una grande citt era normalmente necessario aver servito come
professore negli otto collegi. Per diventare un giudice militare, era a sua volta necessario
aver servito come giudice di una grande citt, e il mufti di Istanbul aveva generalmente
servito come giudice militare. Cominciando dagli otto collegi, dunque, cera uno stretto
controllo su chi poteva occupare le posizioni giudiziarie e di insegnamento di rango pi alto
nellImpero. Il secondo fattore che limitava le opportunit di una persona era laffollamento
nel sistema. Al livello pi alto, questo conduceva ad una fiera competizione tra i candidati
per gli incarichi e a periodi molto brevi negli uffici. Al livello pi basso, conduceva alla
comparsa in Anatolia di bande di studenti di collegio senza prospettiva di impiego che si
dedicavano al brigantaggio come mezzo di sussistenza. Infine, gli ambiziosi trovavano che
un ristretto numero di famiglie gi monopolizzava le posizioni al vertice. Questo fenomeno
divenne pi pronunciato dalla fine del sedicesimo secolo in poi. Gli occupanti del posto di
Gran Mufti servono da esempio.
La tradizione ottomana menziona Molla Shemseddin Fenari come il primo che tenne
questo ufficio, tra il 1424 e il 1431. Il suo discendente, Fenarizade Nuhiyeddin doveva
occupare la stessa posizione dal 1543 al 1545. Per allora, comunque, i pi potenti aspiranti
allincarico erano i due giudici militari, Ebus-suud e Chivizade Nuhiyeddin. Chivizade era
il primo ad avere la carica di mufti, dal 1539 fino alla sua rimozione quattro anni pi tardi. Il
suo successore era il suo rivale, Ebus-suud, che rimase in carica fino alla sua morte nel
1574. Il suo immediato successore,comunque, era Hamid Mahmud, il figliastro di
Chivizade. La rivalit tra le due famiglie chiaramente continu. Il successore di Hamid
Mahmud fu Malulzade Mehmed, il figliastro di Ebus-suud e, alla sua cessazione nel
1582, il figlio di Chivizade, Hajji Mehmed assunse lufficio. Fu lultimo della famiglia di
Chivizade ad occupare questa posizione. Intanto, le fortune della famiglia di Ebus-suud
continuarono con il figlio di suo cugino, Sunullah, che fu per quattro volte Gran Mufti tra il
1599 e il 1608. Per allora, comunque, erano emersi potenti rivali. Nel 1598, Mehmed III
nomin il tutore suo e di suo padre, Sadeddin, come mufti. Questo periodo della carica dur
solo lanno e mezzo che precedette la sua morte, ma i suoi discendenti mantennero una
pretesa di famiglia per mezzo secolo. Il suo figlio maggiore, Mehmed, era Gran Mufti tra il
1601 e il 1603, e di nuovo tra il 1608 e il 1615, mentre il suo figlio pi giovane, Esad,
occupava lincarico tra il 1644 e il 1646. Tre anni pi tardi il nipote di Sadeddin, Bahai
Efendi fu nominato Mufti. Lavversario con maggior successo alle aspirazioni della famiglia
di Sadeddin fu Zekeriyyazade Yahya. Comunque, era egli stesso figlio di un precedente
Gran Mufti, Zekeriyya Efendi, che aveva occupato lincarico nel 1592-93, coscch anche
lui poteva vantare una pretesa dinastica.
Dalle loro posizioni come Gran Mufti o giudice militare i membri di successo delle
dinastie colte potevano usare il loro patronato per promuovere i loro parenti. La famiglia di
Ebus-suud fornisce un esempio. Grazie allinfluenza di suo padre il figlio maggiore di
Ebus-suud, Mehmed, ricevette la sua prima nomina di insegnante, al collegio di Kasim
Pasha, allet di tredici anni con lo stipendio insolitamente alto di 50 akce al giorno. Nel
1551, allet di circa 26 anni era professore presso gli Otto Collegi. Suo fratello,
Shemseddin Ahmed divenne, allet di diciassette anni, professore al collegio che il Gran

Visir Rstem Pasha aveva recentemente fondato ad Istanbul. Entrambi questi figli morirono
giovani, lasciando Ebus-suud con lincarico di educare i suoi nipoti. Il maggiore dei due,
Abdlkerim, divenne professore presso il collegio di Mahmud Pasha, secondo il biografo
Manq Ali, in onore di suo nonno, e contrariamente al costume. Mor nel 1573-74, essendo
gi diventato, non ancora trentenne, professore di uno dei collegi presso la moschea
Sleymaniye. Comunque, con la morte di suo nonno, perse la sua fonte di patronato e, per
usare le parole di Atai, il veloce destriero sul sentiero della prosperit inciamp nella pietra
della sfortuna. La sua carriera non ebbe avanzamenti fino a che, nel 1580 egli ricevette
lincarico di professore presso il nuovo collegio delle moschea del Sultano Selim II ad
Edirne. Mor in questa citt pochi anni dopo. Ebus-suud non offriva il suo patronato solo
ai suoi figli e nipoti. Come giudice militare di Rumelia nel 1537, fu in grado di portare suo
cugino Jafer ad Istanbul, dove intraprese una carriera che culmin nel periodo di sei anni in
cui tenne lufficio di giudice militare dellAnatolia. Il fratello di Jafer, Lutfullah, era
professore presso gli Otto Collegi dal 1562 fino alla sua morte nel 1568. Suo figlio
Sunullah doveva diventare Gran Mufti. Ebus-suud non era nientaffatto insolito nel
promuovere la sua famiglia. Entro un sistema politico quasi senza istituzioni collettive e
dove il potere e il patronato risiedevano in famiglie e entourages, questa era lunica via per
avanzare nella carriera.
Delle posizioni a cui aspiravano i membri di queste famiglie di uomini di cultura,
lincarico di giudice di una grande citt non differiva, essenzialmente, dallincarico di
giudice di una piccola citt. I due giudici militari, comunque, erano membri del Consiglio
Imperiale e, come tali, partecipavano al governo ai pi alti livelli, sia attraverso le
discussioni formali del Consiglio che attraverso contatti informali con il palazzo e le grandi
personalit dellImpero. Nel Consiglio essi avevano particolari responsabilit per le
faccende giudiziarie. Questo risulta chiaramente dalle note che gli impiegati avevano
aggiunto alle bozze dei decreti del Sultano contenuti nei volumi che sopravvivono a partire
dalla met del sedicesimo secolo.
Queste mostrano che i giudici militari erano, in primo luogo, responsabili per la
sottoposizione al Consiglio Imperiale di lettere e petizioni che chiedevano rimedi giuridici e
che essi ricevevano dai titolari di uffici e da membri del pubblico. Nel maggio 1560, per
esempio il Sultano o piuttosto il Consiglio Imperiale che agiva in nome del Sultano
emise un comando indirizzato al giudice di Bursa di indagare e riferire riguardo una
lamentela da parte della comunit armena contro un individuo che aveva causato
agitazione contro due chiese. Le bozze del decreto riportano una nota: Il giudice militare
[dellAnatolia] le sottopose. Nello stesso mese, il Consiglio ricevette una lettera dal
professore del Collegio di Mehmed Pasha ad Iznik, che lamentava che qualcuno aveva
senza necessit costruito dei bagni, che stavano sottraendo sia acqua che denaro dai bagni
che appartenevano alla fondazione che sostentava il collegio. In risposta, il giudice di Iznik
ricevette lordine di non consentire la costruzione di nuovi bagni in citt. La nota aggiunta
alla bozza indicava che il testo del decreto incorpora le esatte parole dellordine del giudice
militare: Il Giudice Militare [dellAnatolia] sottopose [la lettera]. Perch ha scritto il suo
comando sulla petizione, il decreto stato scritto in conformit. Una simile nota appare su
un decreto, anchesso del maggio 1560, emesso in risposta ad una lettera del governatore
del sanjak di Sultann,che riportava i sospetti di un caso complesso di omicidio. Il decreto,
che incorporava gli ordini del giudice militare, ordina a lui e al giudice di Eskiehir di
infliggere il costume accettabile cio la tortura al sospetto, e di riportare ci che ne
sarebbe derivato. Aggiunge enfaticamente che il sospetto non deve essere ucciso. Un altro

decreto, questa volta del giugno del 1560, emesso in risposta ad una lettera del giudice di
Beypazar, ordina lesecuzione di un attaccabrighe per violenze carnali su ragazzi, e dei suoi
complici, se ripetono loffesa. Il testo reca la nota: Il giudice militare [dellAnatolia]
sottopose [la lettera], e il decreto registrato incorporando le sue parole.
I giudici militari erano anche i principali agenti nello svolgimento di unaltra delle funzioni
del Consiglio Imperiale. Dalla fine del quindicesimo secolo, la classe militare cio,
chiunque ricevesse un feudo o un salario dal Sultano, ricadde sotto una giurisdizione
separata dal resto dei sudditi del Sultano. In materia criminale, le autorit locali
sottoponevano i casi al Consiglio Imperiale, dove essi venivano esaminati dai giudici
militari. Nel novembre 1559, per esempio, il giudice militare dellAnatolia ordin al giudice
di Iznik di giustiziare il subashi il titolare di uno zeamet con la responsabilit di
mantenere lordine e di infliggere le punizioni nel suo distretto, dopo che era venuto alla
luce che cera lui dietro lassassinio di un gruppo di donne sulla pubblica strada. Nel luglio
del 1560, dopo aver ricevuto una lettera dai giudici di Ayazmend e Bergama, il giudice
militare ordin al governatore del Sanjak di Bursa di torturare il subashi di Bergama, che
era sospettato di aver ucciso il custode del castello di Bergama. Nel settembre del 1560, il
giudice militare della Rumelia ordin al governatore del Sanjak e al giudice di Vidin di
indagare su un caso dove un cavaliere del sanjak era sospettato di averne ucciso un altro. In
tutti questi casi, le autorit esecutive dovevano riportare gli esiti al Consiglio Imperiale.
In questo saggio dellattivit dei giudici militari sono solo le note degli impiegati sulla
bozza dei decreti che rendono chiaro che era stato il giudice militare che aveva presentato la
materia al Consiglio e preso la decisione circa cosa fare. I decreti stessi furono emessi in
nome del Sultano. Lo stesso saggio comunque, suggerisce anche che i giudici militari
potevano emanare comandi indipendentemente, nel loro nome o nel nome del Sultano. Una
nota aggiunta alla bozza di un decreto del giugno del 1560 registra che un comando scritto
dal giudice militare [dellAnatolia] stato dato allo stesso messaggero che stava portando
il decreto del Sultano. Perdipi, un comando del Sultano al Governatore generale
dellAnatolia concernente il sospetto nel caso della ragazza chiamata Halime nota che il
mio nobile comando stato scritto a voi dal mio giudice militare, suggerendo che i giudici
militari potevano emanare in modo indipendente ordini in nome del Sultano.
In aggiunta alle loro responsabilit in materie giudiziarie nel Consiglio Imperiale, erano i
giudici militari che erano responsabili per le nomine di nuovo in nome del Sultano dei
professori e dei giudici tra i candidati allufficio che erano al servizio di essi nella
capitale. Il sistema di nominare i candidati che Ebus-suud introdusse poco dopo il 1537
sembra essere durato fino al diciassettesimo secolo.
Come membri del Consiglio Imperiale, i due giudici militari occupavano le pi alte
posizioni esecutive nella gerarchia legale e colta. Comunque, durante il sedicesimo secolo il
Gran Mufti li sorpass in rango e prestigio. La tradizione asserisce che Molla Fenari tra il
1424 e il 1431 era il primo a tenere questo ufficio, ma difficile rintracciare con certezza
persino i nomi dei suoi successori, ci che suggerisce che nel quindicesimo secolo la carica
di Gran Mufti mancava del prestigio che doveva acquisire pi tardi. Questo era un fenomeno
del sedicesimo secolo e oltre, ed avvenne, sembra, in parte come un risultato del classico
punto di vista musulmano della superiorit morale del mufti sul giudice,ma principalmente
attraverso il prestigio personale di due dei pi grandi titolari dellufficio. Questi furono
Kemalpashazade (1525-1534) ed Ebus-suud (1545-1574). Il cosiddetto Libro delle leggi di
Maometto II che,in questa sezione, probabilmente data dalla seconda met del sedicesimo

secolo, stabilisce in modo non equivoco che il Gran Mufti il vertice delle professioni colte,
ed era allora normale per il mufti di aver servito in precedenza come giudice militare.
A dispetto della sua eminenza, il Gran Mufti non possedeva poteri esecutivi e non era un
membro del Consiglio Imperiale. Comunque, lo stesso ufficio conferiva prestigio e i
Gran Mufti si muovevano nei circoli politici pi alti, spesso godendo di accesso al Sultano.
Ebus-suud, per esempio era un confidente di Solimano I. Sadeddin era stato insegnante di
Murad III e mehmed III e rimase un consigliere di entrambi. Suo figlio Esad divenne
patrigno di Osman II (1618-22). Con queste connessioni, i granMufti esercitavano influenza
in politica,ma questo non era il loro ruolo formale. La funzione pubblica del Gran Mufti,
come quella delle sue controparti pi umili, era di emanare delle fatwa in risposta a quesiti
legali e di altro genere, che chiunque dal Sultano in gi, poteva chiedere. Il suo status come
il pi eminente interprete della legge di Dio era tale che persino il Sultano doveva tenere
conto della sua opinione e lautorit delle sue fatwa erano tali che, dal tempo dellufficio di
Kemalpashazade divenne consuetudine scegliere e pubblicarle in antologie. Questi volumi
di fatwa sevivano non solo come lettura edificante,ma aiutavano anche i giudici e altri che
cercavano una guida nella soluzione di problemi legali.
Prima dellincarico di mufti di Ebus-suud, il processo di scrivere le fatwa era informale,
come evidente dal resoconto del Gran Mufti, Ali Jemali (1503-1525) che appare nel
volume di biografie di uomini colti di Tashkprzade. Egli era solito,
scrive Tashkprzade, vivere allultimo piano della sua casa, dove aveva un cesto che
pendeva. Il richiedente vi poneva [il suo quesito scritto su ] un pezzo di carta e lo agitava. Il
Molla avrebbe allora sollevato [il cesto], scritto e dato gi la sua risposta. Questa e altre
procedure informali chiaramente limitavano il numero di fatwa che ilmufti poteva emettere e
fu per accelerare il processo che Ebus-suud, mufti dal 1545 al 1574, riform il sistema. Da
questo periodo, fino alla abolizione dellUfficio delle fatwa nel ventesimo secolo, il quesito
non poteva arrivare direttamente al mufti,ma invece andava agli impiegati delmufti, che
erano esperti nella legge e nellarte della formulazione legale,. Questi riesponevano il
quesito secondo un formato standard e lo passavano al mufti, che avrebbe scritto la sua
risposta sotto la domanda ed aggiunto la sua firma, pronta per essere presa da colui che
aveva fatto la richiesta. Il sistema di Ebus-suud acceler il processo in tal misura che il suo
impiegato Ashik Celebi poteva ricordare come [Ebus-suud] cominciasse a
scrivere risposte dopo la preghiera dellalba ed era sicuro che il lavoro terminasse per la
chiamata alla preghiera pomeridiana. Egli le contava e nella prima occasione furono emesse
e siglate 1412 fatwa e nella seconda occasione furono emesse e siglate 1413 fatwa. Nel
secolo seguente il sistema divenne pi sofisticato mano a mano che le abilit degli
impiegati aumentarono. Per la fine del diciassettesimo secolo era normale scrivere in
bozza una questione in modo che richiedeva non pi di un si o un no come risposta,
lascinando al mufti il compito di aggiungere un si o un no e la sua firma. Dato che gli
impiegati affidabilmente ordinavano le fatwa in una pila per il s e in una pila per il no
egli non doveva neanche leggere la domanda. Era cos lo staff permanente dellufficio
del mufti, piuttosto che i mufti stessi, che mantenavano gli standard e la continuit
nellemissione delle fatwa, e che succesivamente raccoglievano e ponevano in antologie
le fatwa.
Lufficio del Gran Mufti, come le corti dei giudici, era aperto a chiunque fosse fisicamente
capace di presentarsi con una domanda. Comunque, dal momento che le fatwa sono, in
principio, dichiarazioni generali della legge piuttosto che giudizi su casi particolari, essi
sono in forma strettamente anonima con i dettagli circa il nome, il tempo o la localit

rimossi. Questo rende difficile stabilire chi pose la domanda originale e in quali
circostanze. Comunque, molte domande devono essere venute dal pubblico, che desiderava
risolvere un dubbio o una disputa, o cercava unafatwa per rafforzare la propria posizione in
una causa che portava allattenzione di una corte. Altre domande dovevano provenire dai
giudici che cercavano una guida nel risolvere una causa o in altri problemi.
Nella fatwa seguente, per esempio, Ebus-suud sembra rispondere alla domanda di un
privato che vuole conoscere la corretta procedura per macellare gli animali, probabilmente
alla Festa del Sacrificio: Quando un animale da macello deve essere macellato, quante
zampe devono essere legate, e quali devono essere lasciate libere?. Risposta: Tre delle
zampe sono legate. La zampa destra deve essere libera e lanimale deve giacere sul fianco
sinistro. La seguente domanda sembra essere giunta ad Ebus-suud da parte di un giudice
che chiedeva soluzione ad un difficile problema: X produce prove che A stata sua moglie
da una certa data. Y produce pure prove che essa stata sua moglie dalla stessa data. Quali
prove sono accettabili?. Risposta: Se le due date sono le stesse non da accettare alcuna
prova. Le due prove si contraddicono luna con laltra.
Lautorit dei mufti era tale che persino i sultani e gli uomini di stato sentivano il bisogno
di consultarli sulla legalit di certe azioni politiche. Ci sono fatwa, per esempio, che
servirono a giustificare lesecuzione dello Sheikh Bedreddin nel 1416, emesse in questo
caso da un Molla persiano; o per giustificare la guerra nel sedicesimo secolo contro i
Safavidi; lesecuzione di suo figlio Bayezid ad opera di Solimano; lattacco a Cipro nel
1570, in violazione di un trattato di pace; o la deposizione di sultani nel diciassettesimo
secolo. In questi casi le fatwa avevano esattamente la stessa struttura di quelle che trattavano
con materie meno importanti, con domande e risposte poste nello stesso linguaggio
anonimo. Non ci potevano comunque essere dubbi sul fatto che in questi ultimi casi
i mufti conoscevano esattamente la realt della situazione riguardo alla quale manifestavano
unopinione, e in quasi tutti i casi erano preparati a dare al Sultano, o ad altre autorit la
risposta che cercava. La situazione nel diciassettesimo secolo era che se essi rifiutavano era
probabile che perdessero la loro posizione. Ma talvolta , commentava il console inglese
sir Paul Rycaut negli anni 60 del 1600: Sono inviate dal Gran Signore al Mufti domande
che questi non pu risolvere con soddisfazione della propria coscienza, e secondo i fini del
Sultano; a causa di che, il bene dello stato incontra ritardi e impedimenti. In questo caso
il mufti senzaltro destituito dal suo infallibile ufficio, e viene introdotto un altro oracolo,
che possa risolvere le difficili domande con una sentenza pi favorevole. Se non lo fa,
degradato come il precedente, e cos capita al successivo, fino a che non ne viene trovato
uno che sia in grado di interpretare in accordo con ci che meglio concorda con gli interessi
del Sultano.

LA LEGGE: LA LEGGE SECOLARE


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Dal quindicesimo secolo e probabilmente da prima, la legge sacra la sharia regolava


la maggior parte degli affari giornalieri dei musulmani nellImpero Ottomano e anche molti
aspetti della vita dei non-musulmani. Non era comunque lunico sistma legale in vigore
nellImpero, ma coesisteva anche con la legge secolare ottomana o kanun.

Il kanun regolava aree in cui le disposizioni della legge religiosa erano o mancanti o
troppo in contrasto con la realt tanto da essere inapplicabili. Queste, nellImpero Ottomano
come negli altri stati islamici, erano soprattutto le aree della legge criminale, del possesso
della terra e della tassazione. Le origini della legge secolare erano nelle consuetudini ed era
un lungo uso che in primo luogo dava loro la legittimazione. La fine del quindicesimo e del
sedicesimo secolo comunque videro il Sultano emanare versioni scritte della legge e la loro
modifica tramite decreti che le davano il carattere duplice di legge sultanica e
consuetudinaria. Arrivati al sedicesimo secolo la consapevolezza della disparit tra la legge
religiosa e la legge secolare condussero Kemalpashazade e successivamente, su comando
imperiale, Ebus-suud a ridefinire e sistematizzare le leggi ottomane sulla terra e la
tassazione in termini che mutuavano dai giuristi hanafi. Nel fare questo, essi seguivano la
tradizione dei loro predecessori medioevali che pure essi avevano cercato di spiegare la
realt del possesso feudale e della tassazione usando termini e concetti della legge classica.
Come i loro predecessori, ci che produssero erano finzioni legali che soddisfacevano le pie
aspirazioni senza sconvolgere la realt legislativa.
La base della legge secolare ottomana era la distinzione tra i sudditi del Sultano che
pagavano le tasse e i suoi servitori che ricevevano un salario o sotto forma del possesso di
feudo o direttamente dal Tesoro. La legge secolare determinava la relazione tra queste due
classi. Questo era differente dalle distinzioni che si trovano nella legge religiosa, dove la
classificazione in maschi e femmine, liberi o schiavi, musulmani o non musulmani o nemico
non musulmano che determinano lo stato legale di una persona e i suoi diritti e obbligazioni.
Nella classificazione secolare dei sudditi ottomani, coloro che sono esenti da imposte sono
conosciuti come la classe militare gli askeri. Laggettivo descrive la loro funzione pi o
meno accuratamente, dal momento che la maggior parte dei membri della classe erano
soldati, cavalieri timarioti, o altrimenti giannizzeri e membri delle sei divisioni della
cavalleria di palazzo che ricevevano i loro salari dal Tesoro. Comunque, in aggiunta a questi
uomini e ai visir e ai governatori provinciali, che servivano come comandanti dellesercito,
la classe militare comprendeva anche i cortigiani del palazzo e i membri delle professioni
religiose, dellinsegnamento e legali. Il termine generale per un membro della classe di
persone che pagavano le tasse era un termine arabo che veniva dalla legge
religiosa, raiyyet o, al plurale, reaya (gregge). La grande maggioranza di questi erano
contadini coltivatori e, nel suo senso tecnico il termine raiyyet riferito ad un contadino
che coltivava un appezzamento di terreno in virt di un accordo contrattuale col possessore
del feudo come rappresentante del Sultano. In senso generale il termine si riferiva a tutti i
soggetti ottomani che non erano membri della classe militare.
La formulazione di una terminologia per descrivere i soggetti che pagavano le imposte e i
soggetti che non le pagavano, il risultato di tentativi fatti alla fine del quindicesimo secolo
di definire il loro status legale. Una delle cose che lo aveva reso necessario era listituzione
di una giurisdizione separata per la classe militare. Questo, se dobbiamo credere alla storia
che ci riporta Spandounes, avvenne su ordine di Bayezid II (1481-1512) e avvenne , come
molti cambiamenti istituzionali nellImpero Ottomano, per caso. Spandounes ci dice come
Bayezid nomin un governatore di sanjak come ispettore del mercato ad Istanbul, per
fornirlo di un reddito mentre non aveva assegnato altro ufficio. Come ispettore del merato
egli disobbed ad un decreto del giudice di Istambul, Yusuf Kirmasti (1494-98), sostenendo
che, dal momento che riceveva la sua autorit direttamente dal Sultano, il giudice non aveva
alcuna giurisdizione. Quando, dopo furiosi contrattempi, il giudice prov a perseguirlo,
nessuno aveva voglia di fornire prove contro lispettore del mercato, e allora il Sultano

priv il suddetto giudice del suo incarico e eman un comando secondo cui nessuno poteva
avere potere o autorit sopra schiavi che ricevevano un salario dal Sultano, e il suo
comando stato osservato fino ad oggi. Spandounes aggiunge che ora, se qualcuno ha un
contrasto con un timariota o un subashi, egli li deve far rispondere al governatore
del sanjak o, se sono in Istanbul, allagha [dei giannizzeri] o ai pasha [del Consiglio
Imperiale].
Il decreto di Bayezid II che poneva la classe militare sotto una giurisdizione separata da
quella degli ordinari soggetti di imposta richiese una chiara definizione di chi appartenesse a
quale gruppo. La distinzione tra la classe militare e la classe dei soggetti di imposta deve
essere emersa informalmente nel quattordicesimo secolo con la concessione di terre e salari
al seguito del Sultano. La compilazione dei registri catastali dalla fine del quattordicesimo
secolo in poi, che registrava i redditi e la loro distribuzione tra i timarioti, forniva una
registrazione di chi apparteneva alla classe militare in ciascun sanjak. Essi non fornivano
per una definizione legale, n erano esaustivi. In caso di disputa, era presumibilmente la
consuetudine e la decisione locale che determinava lo status di una persona come soggetto
di imposta o militare. Comunque, il decreto di Bayezid poneva la classe militare sotto una
giurisdizione separata e non ci volle molto dopo di ci perch apparisse una formulazione.
Il Libro della leggeemanato nel 1499 su comando di Bayezid, definiva chi apparteneva alla
classe militare: I cavalieri che servono nelle campagne del Sultano appartengono alla
classe militare, quando sono in servizio e dopo che si sono ritirati dal servizio, per tutto il
tempo che il cavaliere che si ritirato non registrato come un soggetto di imposta
(raiyyet) appartenente ad unaltra persona. Gli schiavi maschi e femmine del Sultano, dopo
lemancipazione, appartengono essi stessi alla classe militere nel il tempo in cui sono
sposati ad un soggetto della classe militare. I giudici, i professori, i mufti e gli
amministratori e supervisori delle fondazioni cio i titolari di uffici che sono conferiti
servendo la Sublime Porta sono membri della classe militare. I seguenti hanno pure status
militare: il figlio del membro della classe militare, per tutto il tempo che ha uno stato
riconosciuto, e non registrato presso nessuno come soggetto di imposta; le sue mogli alle
quali attualmente sposato; gli schiavi di un membro della classe militare, che servono nella
classe militare dopo lemancipazione, i cui mezzi di sostentamento provengono dalla classe
militare e che non sono registrati come raiyyet di nessuno; la figlia di un cavaliere sposata
ad un cavaliere, per tutto il tempo che maritata con il cavaliere.
La relazione legale e fiscale tra la classe militare e i soggetti di imposta principalmente,
allatto pratico, tra timarioti e contadini forma loggetto principale della legge secolare.
Questo emerse come un corpo di codici scritti durante il regno e per comando di Bayezid II.
Il primo di questi codici il Libro della legge che forma la prefazione al dettagliato
prospetto catastale del sanjak di Bursa, datato 1487. Questo espone le imposte e le
ammende che i governatori del sanjak e i tenutari di feudi possono esigere dai contadini e
dai pastori, e le condizioni alle quali i contadini possono occupare la terra. Il suo anonimo
compilatore ci dice in un preambolo piuttosto involuto, che le sue fonti erano le
consuetudini e le regole per le tasse stabilite per salda consuetudine, i registri catastali
ottomani e i decreti dei sultani. Dicendoci questo egli fornisce un resoconto non solo del
suo codice in particolare, ma della legge secolare in generale: le sue basi sono le
consuetudini consolidate, come registrate nei registri catastali e modificati attraverso
comandi del sovrano. Unaltra caratteristica di questo Libro della legge, che esemplifica il
genere, che si concentra sui dettagli e le eccezioni, senza prima enunciare i principi o
spiegare i termini. Il compilatore non espone, ad esempio le norme per leredit di tenute

contadine ma tratta solo quelli che sono casi controversi, come i diritti ereditari delle vedove
e degli orfani. Riguardo gli orfani il codice dice: Stabilire il pagamento di una tariffa di
ingresso per laccesso alla terra una novit rigettata e proibita. La terra di suo padre
trattata come propriet ereditabile. Se la terra lasciata dal padre dellorfano data ad un
altro sulla base del fatto che non coltivata, quando lorfano giunge ad et matura e
domanda la terra essa deve essere restituita allorfano. Sulle vedove stabilisce: Una donna
non deve lasciare incolta la terra di cui ha la disponibilit. Fino a quando paga decime e
tasse contro la legge prenderle la terra.
Il Libro della legge di Bursa del 1487 fornisce un modello per i futuri codici. Gran parte di
questi erano pure essi Libri della legge per sanjak, che tipicamente formavano la prefazione
al prospetto catastale di un distretto elencando tasse locali e altre regole. La base dei loro
regolamenti erano le consuetudini locali che, come mostra il vocabolario Slavone,
ungherese, greco e in altro linguaggio tecnico non-turco, erano spesso pre-ottomane.
Lesempio pi evidente della adozione di una pratica locale appare, comunque nei Libri
della legge dei sanjak dellAnatolia sud-orientale, che Selim I aveva conquistato tra il 1514
e il 1516. I primi Libri della legge per questi sanjak si aprivano con laffermazione che
erano in accordo con la legge di Hasan padishah, un riferimento al sovrano Akkoyunlu del
distretto, Uzun Hasan, che era morto nel 1478. I compilatori credevano, dunque di star
ripristinando la legge Akkoyunlu e non sembra esserci ragione di dubitare la loro
affermazione, sebbene alcune specifiche norme chiaramente datano da prima del periodo
degli Akkoyunlu. La struttura di questi Libri delle leggi consiste nello stabilire quelle che
erano state le norme degli Akkoyunlu, notando se erano state confermate o abolite e
convertendo il valore delle imposte pecuniarie in moneta ottomana. Alcune clausole
dalLibro della legge per Ergani, datato 1518, forniscono un esempio: e da ciascuna
famiglia essi usavano esigere un giorno di lavoro Una pecora era presa da ciascuna
famiglia come imposta della festivit e da ciascuna famiglia essi usavano esigere una
imposta termrjik, una tenge, che di due akce ottomani Le disposizioni di cui sopra
sono state confermate tali e quali
Molta parte della legge secolare ottomana ha dunque la sua origine nelle pratiche locali e
nelle leggi di dinastie precedenti. Nondimeno, a dispetto di questa diversit, essa tendeva
nel corso delle decadi a divenire pi omogenea. La uniformit totale non era possibile, data
la diversit dei popoli e delle economie locali entro lImpero, ma certi statuti, come quelli
che fissano la quota della tassa annuale sui possedimenti dei contadini, le imposte sulle
messi o le imposte occasionali , come la tassa sulla sposa, gradualmente si avvicinarono
luna allaltra . Questo processo non era casuale. Sebbene un sanjak poteva, negli anni
successivi alla sua conquista, aver seguito le leggi del regime precedente, i Libri della
leggesuggeriscono che i compilatori dei successivi registri catastali avrebbero portato la
regolamentazione sui terreni e le imposte in accordo pi stretto con ci che essi
consideravano come legge ottomana. Invero, occasionalmente questa legge entr in
vigore immediatamente dopo la conquista ottomana. I primi registri per lAnatolia sudorientale, per esempio, conservano i testi delle Leggi di Hasan Padishah degli
Akkoyunlu, ma i registri stessi indicano che, in alcune materie il nuovo regime ottomano
esigette imposte non secondo la Legge di Hasan Padishah, ma secondo la legge
ottomana. Perdipi, in questa e altre regioni i nuovi Libri della legge compilati durante il
sedicesimo secolo al tempo dei nuovi prospetti delle terre e delle imposte,
talvolta registrano un cambiamento nella percentuale o la abolizione di una tassa, sulla base
del fatto che la vecchia imposta non era legge ottomana.

La nozione di una specifica legge ottomana deve la sua origine a Bayezid II. Fu lui
che,poco dopo il 1500, eman un comando ad un ufficiale anonimo di compilare in un
volume rilegato: tutte le leggi consuetudinarie ottomane che sono il pilastro del buon
ordine nei pubblici affari di tutti i popoli. Il risultato di questo comando fu il Libro della
legge del 1499, che recava come materia principale le obbligazioni dei timarioti e dei
soggetti di imposta in tutte le parti dellImpero. In aggiunta, il compilatore inseriva capitoli
che si applicavano solo a gruppi locali, come i Valacchi della penisola balcanica o i
Turcomanni dellAnatolia. Il lavoro nel suo complesso un collage. Accanto alle clausole
che il compilatore sembra aver composto egli stesso, altre chiaramente hanno le loro
origine in decreti del Sultano, fatwa, registri catastali e i Libri della legge deisanjak. La
raccolta fu un successo, che esiste ancor oggi in decine di copie , e fu sottoposta a parecchie
revisioni fino a che non raggiunse la sua forma finale intorno a circa il 1540. Esso forn, per
la prima volta, un codice universalmente applicabile di leggi secolari e una fonte di
riferimento per definire la legge ottomana. Subito dopo la promulgazione diviene comune
trovare nei Libri della legge dei sanjak riferimenti alla legge ottomana. Nel Libro del
1528 del sanjak di Ktahya, per esempio, la clausola che espone le imposte sulle vigne e gli
orti inizia: una imposta prelevata dal prodotto delle vigne e degli orti secondo quanto
nella legge ottomana. Una clausola che specifica la percentuale della tassa sulle pecore in
un libro della legge del sedicesimo secolo del sanjak anatolico di Bozok dice: Dopo che il
parto degli agnelli terminato in maggio, secondo la legge ottomana, gli agnelli e le pecore
devono essere contati, e deve essere prelevato un akce ogni due animali. Niente dovrebbe
essere prelevato in aggiunta a questo. Clausole come queste mostrano leffetto che
ebbero codice di Bayezid e le sue successive revisioni sulla standardizzazione della legge.
Sebbene i servizi dovuti dai timarioti e le tasse dovute dai contadini formino la parte
principale del Libro della legge di Bayezid II, il lavoro di fatto si apre con quelli che in
origine erano due codici criminali indipendenti. Il primo di questi esiste separatamente come
sezione di apertura in quello che viene chiamato, in modo fuorviante Libro della legge del
Sultano Mehmed Khan, una compilazione non sistematica che data circa il 1490. Il secondo
codice, che si occupa principalmente con offese capitali, sembra datare dalla fine degli anni
90 del 1400, dal momento che ha una clausola che indica che la classe militare ora ricade
direttamente sotto la giurisdizione del Sultano e non dei giudici. Nelle revisioni successive
del libro della legge, i compilatori amalgamarono i due codici in un unico codice. Leggi
criminali appaiono anche, piuttosto a caso, nei Libri della leggedei sanjak. Il Libro della
legge del 1487 di Bursa, per esempio, stabilisce: 150 akce sono esatti da chi rimuove un
occhio e 100 akce da chi infligge una ferita che lascia scoperto losso e cos via.
Clausole simili appaiono nei Libri della legge di altri sanjak. La ragione per queste leggi
penali nei libri della legge che erano i membri della classe militare,specialmente i subashi,
che erano responsabili per larresto e la punizione dei criminali, e che incassavano anche le
ammende come parte delle proprie entrate. Lapplicazione della legge criminale era dunque
un aspetto della relazione tra la classe militare e soggetti di imposta.
I libri della legge, comunque, non ci dicono quasi nulla sulle procedure della legge
criminale, pi o meno limitandosi ad elencare il tariffario delle ammende e altre punizioni.
E difficile, dunque, stabilire come era il processo legale tra larresto e la punizione, e anche
se il codice penale del Libro della legge del 1499 e delle sue revisioni successive fu mai
applicato in pratica.
Circa la questione delle offese capitali, Spandounes allinizio del sedicesimo secolo
stabilisce inequivocabilmente che il caso doveva essere portato dinanzi ad un giudice.

Nessun governatore di sanjak egli scrive per quanto la sua carica sia della massima
importanza, pu condannare a morte senza il permesso del giudice Un subashi arresta il
malfattore, lo sottopone a tortura e gli strappa una confessione del suo crimine, prima di
portarlo a comparire di fronte ad un giudice. Se condannato, il subashi lo mette a morte.
Laffermazione di Spandounes conferma ci che appare nel Libro della legge di Bursa del
1487. Questo proibisce la somministrazione della pena di morte prima che le infrazioni del
miscredente siano provate in presenza del giudice della regione. E probabile, dunque, che
in pirncipio, casi che coinvolgono la pena di morte vadano di fronte ad un giudice. La
pratica era probabilmente molto pi varia. I riferimenti alla pena capitale sono rari nei
documenti delle corti dei giudici, e clausole occasionali nei Libri della
legge dei sanjak suggeriscono che i governatori avrebbero talvolta, presumibilmente per il
loro arricchimento, commutato la pena in una ammenda. Il Libro della legge di Bursa, per
esempio, proibisce questa pratica. Una clausola simile appare in un libro della legge del
1540 per i Boz Ulus, un gruppo tribale nel nord della Siria e del sud-est dellAnatolia.
Questo stabilisce che le persone che meritano la pena capitale devono essere giustiziate.
Non una moneta deve essere presa al posto della pena capitale. Il fatto che alcune clausole
appaiono di nuovo nel Libro della legge del 1570 per Aleppo suggerisce che la norma stata
violata: Moneta in luogo dellesecuzione capitale non deve essere accettata da persone che
meritano tale pena. Queste clausole suggeriscono che in casi capitali le autorit esecutive
tendevano o a scavalcare le corti o almeno ad ignorare le loro sentenze.
Gran parte delle infrazioni meno gravi sembrano essere competenza delle autorit
esecutive. Certamente capita di trovare casi nei registri dei giudici, ma vengono annotati
solo i fatti del caso e le affermazioni dei testimoni, senza registrare un verdetto o una
punizione. Queste presumibilmente erano competenza dei subashi. In molti casi,
tuttavia sembra molto probabile che il subashi o altre autorit militari erano responsabile
per lintero processo dallarresto sebbene questo poteva essere responsabilit delle
comunit o di privati individui alla punizione, scavalcando del tutto le corti. Nellassenza
di documenti, comunque, questa pu essere solo una supposizione.
In accordo con i codici criminali, la punizione per infrazioni non capitali consistevano
normalmente di frustate, ammende o una combinazione di entrambe. Non certo che le
autorit seguissero il codice fedelmente. Esse dovevano comunque esigere delle ammende,
dato che formavano una parte delle entrate della classe militare, e una piccola prova
suggerisce che, al tempo almeno della sua promulgazione sotto Bayezid II, le disposizioni
del codice erano osservate. Per laccoltellamento prescrive una punizione inconsueta: Il reo
dovrebbe avere il coltello infilato nelle sue braccia ed essere portato in giro. Spandounes
fornisce la prova che questo era ci che effettivamente accadeva, quando nota: Se una
persona leva unarma contro unaltra, il giudice lo fa infilzare con cinque sei o sette
coltelli e portare cos conciato nelle pubbliche piazze.

LESERCITO: IL QUATTORDICESIMO SECOLO


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I primi resoconti sulla guerra ottomana sopravvivono nelle cronache bizantine di


Pachymeres e Giovanni Cantacuzeno. N luno n laltro forniscono molti dettagli, e
Pachymeres particolarmente confuso. Nondimeno il solo che ci fornisca un rapido
sguardo sui guerrieri turchi ai tempi di Osman (c. 1324). Sembra che la maggior parte degli

uomini ottomani fosse a cavallo, ed esperti in imboscate ed attacchi a sorpresa. Pachymeres


descrive ad esempio un assalto ad una forza bizantina sotto il comando di un certo
Mouzalon inaspettatamente,mentre erano addormentati. In un passaggio successivo egli ci
dice come gli uomini di Osman misero in rotta un altro comandante bizantino, Siouros,
vicino ad una fortezza chiamata Katoika. Ancora una volta fu la sorpresa che travolse i
greci. Essi vennero attaccati di notte, da circa cinquecento nemici in pieno assetto di
guerra, che avevano eluso la vigilanza e occupato le strade verso la fortezza. Un numero
maggiore attacc dalla parte opposta. I turchi uccisero coloro che resistettero mentre
donne e bambini, una folla innumerevole, che tentava di scappare verso la fortezza facevano
da bersagli per le forze del nemico che laveva in precedenza occupata
In questa descrizione dellattacco a Mouzalon, Pachymeres accenna alle tattiche di
battaglia di Osman. Quando le forze bizantine si erano riprese e tentavano di inseguire i
turchi, questi si ritirarono sulle montagne e avendo trovato l una posizione sicura si
fermarono e cominciarono a tirare ai Bizantini, circondandoli con colpi da ogni parte. Presi
insieme questi passaggi suggeriscono che le forze di Osman consistevano soprattutto di
arcieri a cavallo, la cui tattica offensiva era la sorpresa e la cui tattica difensiva era la ritirata
veloce verso un terreno che forniva difese naturali. Era forse un esercito di razziatori armati
alla leggera ma efficaci. E probabile,comunque, che a dispetto delle sue vittorie su una
forza bizantina piccola e evidentemente disorganizzata a Bapheon i suoi uomini non fossero
in grado di sconfiggere un esercito disciplinato in un incontro regolare.
Nondimeno, chiaro da Pachymeres che Osman riusc a guadagnare il controllo delle
campagne nella Bitinia bizantina. I villaggi e gli insediamenti rurali non avevano difesa nei
confronti dei suoi raid. Era anche probabilmente il suo controllo del territorio circostante,
piuttosto che la padronanza delle tecniche di assedio che gli consentirono di catturare
quantomeno le fortezze e citt bizantine minori. Egli us le fortezze, ci dice Pachymeres,
come luoghi per ammassare al sicuro i suoi tesori
Le citt protette da mura sopravvissero come roccaforti bizantine, ma, fa capire
Pachymeres, non senza soffrire grandemente. Prousas (Bursa), egli afferma, ebbe la parte
maggiore di tutti questi guai e nella sua descrizione di Pegai, egli mostra come anche citt
ben difese soffrivano per il loro ruolo di rifugio dalla campagna. Anche Pegai, una citt
della costa, speriment questi rovesci. La popolazione circostante era confinata allinterno
della citt, e, per coloro che erano scampati alla spada, cattive condizioni produssero una
epidemia di peste. Nondimeno esse continuarono a resistere. Pachymeres annota anche un
attacco alla citt di Nikaia (Iznik). Osman, egli riferisce, distrusse le messi e le vigne e poi
attacc la fortezza di Trikkokia che controllava laccesso alla citt. Egli assedi Nikaia con
tutte le sue forze e riempiendo i fossati difensivi con pali, pietre, alberi e detriti, tent di
prendere dassalto le mura. Lattacco, alla fine, fall. La sopravvivenza di Nikaia e delle altre
citt della Bitinia suggeriscono che gli uomini di Osman mancavano della disciplina, delle
abilit militari e del supporto materiale per sostenere lunghi assedi di luoghi ben difesi.
Il quadro dei primi guerrieri ottomani come, essenzialmente, razziatori altamente mobili
emerge anche dalla descrizione di Giorgio Cantacuzeno della battaglia a Pelekanon,
combattuta nel 1328 tra Orhan (c. 1324-1362) e limperatore bizantino Andronico III.
Cantacuzeno descrive la forza di Orhan come un esercito di fanti e cavalieri, sebbene la
descrizione che segue indica che la maggioranza combatteva a cavallo. Egli nascose per una
imboscata parte delle sue forze, con listruzione di attaccare se i greci avessero preso il
sopravvento. Cantacuzeno descrive il corpo principale come arcieri a cavallo con i destrieri
pi veloci. Questi ebbero istruzione da Orhan di non combattere a distanza ravvicinata ma

gettarsi allimprovviso sullimperatore, ritirarsi con un nugolo di frecce quando i bizantini


avessero contrattaccato e attaccare di nuovo quando si ritiravano. Egli aveva posto forze di
riserva dietro unarea accidentata che forniva una difesa naturale.
Cantacuzeno d limpressione che la tattica di Orhan non funzion. Quando i greci
contrattaccavano, i suoi arcieri a cavallo non potevano fermare la carica, e invece si volsero
in fuga finch non raggiunsero il terreno accidentato dietro di loro. Alla fine, comunque,
limperatore non pot assicurarsi la vittoria perch i turchi erano circondati da profondi
valloni e il campo era protetto da trincee naturali. In queste erano molti arcieri le cui frecce
impedirono la vittoria bizantina. Limperatore non pot mandare il suo esercito, a causa del
terreno accidentato I dettagli di questa narrazione richiamano la descrizione di Pachymeres
dellattacco notturno di Osman contro Mouzalon e Siouros. Anche le forze di Osman
consistevano largamente di arcieri a cavallo e adottavano limboscata come strategia.
Anche esse si erano rivelate incapaci di sostenere un attacco disciplinato, ma erano capaci di
evitare la sconfitta mediante una scelta attenta di posizioni difensive. Sembra dunque che
luso di arcieri a cavallo, imboscate e ritirate strategiche in un terreno accidentato erano
elementi essenziali delle prime tecniche di combattimento ottomane.
Questa era una forma di guerra pi adatta ai raid che agli assedi o alle battaglie campali.
Nondimeno, non fu prima della fine del sedicesimo secolo che divenne finalmente obsoleto.
Durante i secoli di espansione, gli ottomani guerreggiarono una quasi
ininterrotta kleinkrieg lungo le frontiere dellImpero che continu persino durante i periodi
di pace formale. Caratteristico di questo modo di far guerra erano raid e contro-raid
attraverso la frontiera alla ricerca di razzia, specie di schiavi e animali. Gli stessi razziatori
potevano anche precedere gli eserciti ottomani nelle loro campagne regolari per terrorizzare
il nemico prima dellattacco principale. Le tattiche delle truppe di razziatori erano quelle dei
seguaci di Orman e Orhan, ma, nella seconda met del quattordicesimo secolo, la loro
funzione era come ausiliari, non come corpo principale dellesercito.
La creazione di un esecito che era capace di condurre efficaci assedi e battaglie campali fu
il lavoro di Orhan e Murad I (1362-89). Fu durante il regno di Orhan che le grandi citt di
Prousas (Bursa), Nikaia (Iznik) e Nikomedia (Izmit) caddero, sebbene, almeno nel caso di
Prousas, una breve cronaca greca indica che fu la fame piuttosto che lassalto che costrinse
la citt ad arrendersi. Con Orhan che controllava la campagna, la sua capitolazione finale
era inevitabile. Lo stesso fu indubbiamente vero per altre citt della Bitinia. Comunque, la
cattura verso la fine del regno di Orhan di Ankara nel 1354 e Dimetoka nel 1359 o 1360,
suggerisce che per questo tempo le sue truppe avevano appreso larte degli assedi. Questo
diviene pi evidente durante il regno di Murad I. Specialmente durante la sua ultima decade,
la conquista e il controllo di castelli e citt fortificate divenne un elemento essenziale della
strategia ottomana. In Macedonia Murad conquist Serrai nel 1383 e Tessalonica nel 1387,
dopo un assedio di quattro anni. Come preludio ad un attacco contro la Serbia del sud, nel
1386, egli cattur Nish nella valle della Morava, secondo la versione del cronista Neshri,
dopo aver stabilito quale parte della fortezza era vulnerabile ai colpi degli arcieri. Nel 1388,
il visir di Murad, Chardarli Ali, ridusse lo zar Sisman alla condizione di vassallo dopo una
campagna sistematica contro i suoi castelli nella Bulgaria orientale.
E chiaro, dunque, che durante il corso del quattordicesimo secolo, gli Ottomani appresero
come condurre assedi. Alcuni riferimenti dallultima decade del secolo indicano che essi
erano giunti a padroneggiare le tecniche del blocco e della posizione di tiro e della scalata
alle mura. Nel 1394, Bayezid I (1389-1402) pose dassedio Costantinopoli, tentando
dapprima di bloccare laccesso alla citt col costruire un castello sulla costa asiatica del

Bosforo nel suo punto pi stretto. Poi attacc la citt, secondo una dossologia greca della
Vergine, con innumerevoli macchine da guerra. Cosa fossero diviene pi chiaro dal
resoconto di Giovanni Chortasmenos che scrive Ora essi portano avanti dei trabocchi per
assediare la citt e fanno uso di molte macchine, facendo crollare le mura della citt e
assalendo i bastioni. Sembra che, in questo periodo gli Ottomani giungessero ad usare
anche torri dassedio. Nella sua descrizione dellassedio di Larende del 1398 da parte di
Bayezid, Schiltberger ci dice come egli costru piattaforme contro le mura. Questi
passeggeri riferimenti alla tecnologia dellassedio non menzionano le tecniche di mina, ma
questo probabilmente riflette linadeguatezza delle fonti piuttosto che una assenza delle
mine. Certamente per il 1422, le tecniche di mina erano diventate parte della tecnica
ottomana di assedio. Nel suo resoconto dellassedio di Constantinopoli in quellanno, il
greco Kananos descrive come gli attaccanti scavarono gallerie di mina da dietro le loro
difese alle mura della citt e, come era costume negli assedi, dettero fuoco ai pali di legno
che sostenevano le camere sotterranee. Quando le gallerie di mina collassavano, lo stesso
faceva la sezione delle mura sopra il terreno.
Nello stesso tempo in cui appresero larte dellassedio, gli ottomani divennero anche
maestri delle tattiche sul campo di battaglia, come divenne chiaro dalla sconfitta inflitta da
Murad I ai due despoti di Serbia nella battaglia di Maritsa nel 1371. Nelle battaglie campali
il Sultano comandava ci che era in grande maggioranza un esercito di cavalieri. Da
resoconti della battaglia di Nicopoli conto i crociati nel 1396, sembra che la cavalleria
ottomana faceva affidamento sulla propria manovrabilit e continu, come al tempo di
Osman, ad usare le tattiche dellimboscata e della finta ritirata. Sembra che, a Nicopoli, la
cavalleria pesante francese sconfisse le forze che le si opposero direttamente, ma scopr che
cos facendo Bayezid li aveva attirati in unimboscata da parte della cavalleria posizionata ai
fianchi.
Tra il 1300 e il 1400, dunque, le forze militari ottomane erano cambiate da una forza di
razziatori radunati intorno al sovrano, ad un esercito disciplinato, capace di intraprendere
assedi e battaglie regolari. Le due istituzioni che furono alla base di questa trasformazione
furono chiaramente i due gruppi che sono familiari dai secoli successivi, la cavalleria
timariota e i giannizzeri. Listituzione dei timarioti fu probabilmente uno sviluppo precoce,
dal momento che istituzioni simili erano esistite nelle terre che gli Ottomani avevano
conquistato. Listituzione deve essere venuta in esistenza al tempo del regno di Murad I. Il
possesso di un timar sollevava il cavaliere dalla dipendenza dal saccheggio come fonte di
sostentamento e, cosa pi importante, creava una obbligazione contrattuale di servire il
Sultano laddove questi lo richiedeva. I giannizzeri erano un corpo di fanteria, forse istituito
da Murad I, che non solo formavano una unit dellesercito, ma agivano anche come
guardia del corpo personale del Sultano. Come milizia permanente che combatteva insieme
e si addestrava insieme alluso delle armi, essi acquistarono uno spirito di corpo che, sin
dagli inizi della loro storia, li rese eccezionali combattenti. Sul campo di battaglia essi
combattevano al centro, intorno alla persona del monarca. in aggiunta a questi corpi di
uomini, i sultani potevano anche chiamare i razziatori armati alla leggera in Rumelia e le
truppe dai principati vassalli che, come i cavalieri e i giannizzeri, avevano il dovere
contrattuale di servire in guerra.
Entro il 1400, dunque, molte delle truppe dellesercito ottomano servivano su base
contrattuale, consentendo al Sultano di chiamare alle armi un numero di truppe affidabili
che poteva essere calcolato in anticipo, anno dopo anno. Fu questo, pi di ogni altra cosa,
che costitu la base dei successi militari ottomani.

LESERCITO: DAL 1400 AL 1590: LE TRUPPE


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La struttura militare che emerse durante il corso del quattordicesimo secolo rimase,nella
sua essenza, intatta fino alla fine del sedicesimo, con la cavalleria timariota e i giannizzeri
che formavano i corpi pi importanti dei combattenti.
Di questi i timarioti formavano la stragrande maggioranza, sebbene la prima affidabile
determinazione del loro numero non appare fino al 1525. Un riassunto delle ricevute e delle
spese dellImpero registra 10.618 timarioti nelle province europee e 17.200 in Asia Minore e
Siria. Ciascuno di questi cavalieri doveva portare un certo numero di seguaci armati, e
questo avrebbe portato il numero disponibile a pi di 50.000 uomini. Non tutti di questi
avrebbero servito nello stesso tempo, ma il numero abbastanza elevato da mostrare che
formavano lelemento pi importante dellesercito ottomano.
Pi famosi dei cavalieri timarioti ma meno numerosi erano i Giannizzeri. Al tempo della
sua fondazione nella seconda met del quattordicesimo secolo il corpo dei giannizzeri
consisteva di forze qualche centinaio di fanti che servivano come guardia del corpo del
Sultano. In questo ruolo essi erano una forza efficace e, non avendo altra fonte di protezione
e patronati, affidabilmente leali al Sultano. Negli stadi finali della battaglia di Ankara nel
1402, furono i giannizzeri che rimasero a combattere intorno al Sultano quando il resto
dellesercito ottomano aveva disertato o era fuggito. Alla battaglia di Varna nel 1444,
quando una larga parte della cavalleria aveva abbandonato il campo, furono i giannizzeri
che rimasero al loro posto accanto a Murad II (1421-1451) e, decisivamente catturarono e
uccisero il re ungherese. Il loro numer evidentemente aument durante il corso del
quindicesimo secolo. Una fonte greca dai primi anni 80 del 1400 riferisce che cerano
5.000 giannizzeri alla salita al trono di Mehmed II (1451-81), e che Mehmed raddoppi
questo numero al tempo delle guerre con Uzun Hasan neiprimi anni 70. Il loro numero
rimase un po al disopra o al disotto di 10.000 per gran parte del secolo successivo. Le cifre
dei libri paga mostrano 10.156 giannizzeri nel 1514. Nel 1527, cerano 7.886 giannizzeri e
3.553 novizi; nel 1567 essi erano 12.798 e 7.745 rispettivamente. A parte questi, cerano
giannizzeri che servivano in guarnigioni delle province. Nel 1560, ad esempio, cerano
3.377 giannizzeri nelle fortezze delle province di Buda, alla frontiera con lAustria.
Prima della seconda met del sedicesimo secolo il governo ottomano sembra aver ristretto
con cura il numero di giannizzeri. Questa era in parte, senza dubbio, una misura per
controllare le spese e in parte per accordarsi alla massima di Lutfi Pasha, Gran visir dal
1539 al 1541 secondo cui: Le truppe dovrebbero esser poche, ma esse dovrebbero essere
eccellenti. Unaltra ragione per restringere il numero fu probabilmente anche per ridurre il
loro potere. I giannizzeri erano un corpo di lite e parte della loro efficacia era il terrore che
incutevano nel nemico. Ma ci che era egualmente importante era la paura che ispiravano
nei sultani. La lealt dei corpi alla dinastia ottomana non fu mai in dubbio ma questo non
escludeva slealt a specifici sovrani. Fu almeno in parte una ribellione dei giannizzeri
che costrinse allabdicazione di Mehmed II alla fine del suo primo regno nel 1446, e al
ritorno di suo padre Murad II al trono. Furono i giannizzeri che forzarono labdicazione di
Bayezid II (1481-1512) in favore di Selim I (1512-1520), e furono i giannizzeri
che uccisero Osman II (1618-22) e portarono Mustafa (1617-18; 1622-23) al trono. Nel
breve interregno tra la morte di Maometto II e la salita al trono di Bayezid II, i giannizzeri

insorsero e saccheggiarono distretti della capitale. Dopo la vittoria a Chaldiran nel 1514,
furono loro che costrinsero Selim I a ritirarsi da Tabriz, ed essi insorsero di nuovo nel 1525.
Come gruppo armato di stanza ad Istanbul i giannizzeri erano una forza potente nella
politica interno dellImpero come erano sul campo di battaglia.
I timarioti e i giannizzeri erano la componente principale ma non la sola degli eserciti
ottomani. Le sei divisioni di lite di cavalleria regolare reclutate largamente dai diplomati
nelle scuole di palazzo accompagnavano il Sultano in campagna, cos come in occasioni
cerimoniali. E impossibile stabilire la data della loro istituzione,ma chiaro che
essi esistevano gi al tempo di Maometto II, quando una fonte greca fissa il loro numero a
600 cavalieri (sipahi), 600 portatori di spada (silahdar), 700 stipendiati (ulufejis) alla
sinistra e alla destra, e 400 stranieri (gureba) alla sinistra e alla destra. Durante il corso del
sedicesimo secolo questi numeri triplicarono. Nel 1527 essi erano rispettivamente 1.993,
1.587, 1.007 e 415; e nel 1567 3.331, 2.785, 2.546 e 2.589. Lincremento nel numero fu
proporzionalmente pi alto di quello dei giannizzeri, ma essi erano ancora pochi in
confronto dei timarioti dalle province. Per il 1607 il loro numero era aumentato ancora, a
7.805 cavalieri, 7.683 portatori di spada, 3.448 stipendiati e 1.903 stranieri. Per allora,
comunque, la crescita del numero dei giannizzeri era molto pi grande.
In contrapposto ai giannizzeri cerano gli azab. Anche questi erano fanti, reclutati, secondo
Iacopo da Promontorio nel 1475 tra gli artigiani e i contadini. Le cronache ottomane si
riferiscono allesistenza di azab gi nel 1389, ma questo potrebbe essere un anacronismo. E
chiaro, comunque, che il corpo degli azab esisteva gi al tempo delle guerre ungheresi
degli anni 40 del 1400, e pu risalire al 1400. IL metodo di reclutamento del corpo, almeno
alla fine del quindicesimo ed inizio sedicesimo secolo chiaro dal Libro della legge di
Bayezid II del 1499. Questo testo suggerisce che il governo faccia la leva principalmente
nelle citt, nominando il giudice locale e i subashi per metterla in atto, e chiedendo anche la
cooperazione dellImam e di un altro rappresentante da ciascun quartiere della citt. Qui essi
devono convocare ed esaminare tutti i giovani idonei alla guerra, rigettando quelli non
aventi let, i disabili, i troppo anziani o gli schiavi. Dai rimanenti essi avrebbero
selezionato gli azab. In aggiunta al fatto di procurare questi combattenti, la gente del
quartiere doveva anche fornire moneta per le loro spese fino ad un limite di 300 akce per
azab. Il sistema per ripartire la leva sia di uomini che di moneta era in base al numero delle
famiglie, come spiega il Libro della legge: Se, per esempio, ricade su venti famiglie di
fornire un azab, tra le venti persone fornite dalle venti famiglie in quel quartiere una persona
idonea deve essere arruolata al servizio degli azab. Le spese per quella dovrebbero essere
riscosse dalle rimanenti diciannove famiglie Solo se il gruppo incaricato di famiglie non
fornisce un giovane idoneo, coloro che si occupano della leva devono cercare altrove. Essi
debbono anche nominare un garante per ciascun giovane, cos che se egli si rende
irreperibile sia possibile recuperare il suo compenso. Infine, per assicurare la regolarit delle
procedure e prevenire una serie di abusi che il Libro enumera, era richiesta la compilazione
di registri della leva: Da ciascun distretto giudiziario da dove sono arruolati gli azab, ci
dovrebbero essere due registri. Uno dovrebbe rimanere con i giudici e uno dovrebbe andare
a Palazzo, cosicch quando c una chiamata degli azab o si cerca un garante,
possibile consultare o il registro che presso il giudice, o il registro che arrivato a
palazzo e agire di conseguenza.
Gli azab, a differenza dei giannizzeri non erano un corpo di truppe regolari e sebbene
Iacopo di promontorio nel 1475 stima i loro effettivi in 6.000 uomini, chiaro che il loro
numero di fatto fluttuava secondo la necessit militare. Un resoconto della campagna di

Chaldiran nel 1514, per esempio, stabilisce che cerano 10.000 azab provenienti
dallAnatolia e 8000 dalla Rumelia che servivano nellesercito di Selim I. Per la stessa
campagna Menavino indica cifre pi alte, fissando il numero a 30.000. N gli azab erano
corpi di lite come i giannizzeri. Erano coscritti la cui vita era sacrificabile. Come i
giannizzeri, comunque, essi servivano sia sul campo di battaglia che nelle fortezze.
Spandounes nel 1513 registra la presenza nelle guarnigioni sia di azab che di giannizzeri,
scrivendo degli azab: Sono pi numerosi dei giannizzeri, e se sono in un castello gli uni
guardano un forte e gli altri un altro; se sono di guarnigione in una citt, i giannizzeri stanno
nella cittadella e gli azab nella citt, perch i giannizzeri sono pi abili e determinati.
Questi azab hanno una paga da tre a cinque akce al giorno, e molti provengono
dallAnatolia. Documenti ottomani da tutto il sedicesimo secolo continuano a registrare la
presenza sia degli azab che dei giannizzeri nelle fortezze. Dalla seconda met del
sedicesimo secolo, comunque, gli azab sembrano aver perso la loro importanza come truppe
da battaglia. Negli anni 40 del 1500 gi lospitaliere Antoine Geuffroy commenta: come
fanti gli ottomani non hanno che i giannizzeri, almeno non altri che valgano alcunch
Lultima importante categoria di combattenti nellesercito ottomano erano i razziatori
akinci. Questi erano i cavalieri armati alla leggera della Rumelia che, pi di ogni altro
soldato ottomano tennero viva la tradizione marziale dellinizio del quattordicesimo secolo.
Emersero nella penisola balcanica prima del 1400 come un peculiare corpo di soldati, con i
loro propri leader ereditari e una propria struttura di comando. Come razziatori armati alla
leggera essi combattevano al di fuori del periodo delle campagne regolari, e in modo
indipendente dal corpo principale dellesercito; la loro esistenza era sintomatica del
continuo kleinkrieg lungo i confini dellImpero.
Costantino Mihailovi, che combatt con lesercito ottomano tra il 1453 e il 1463, e
Iacopo di Promontorio nel 1475 forniscono le prime descrizioni di queste truppe. Mihailovi
nota che essi vivono per mezzo di bestiame e allevamento di cavalli. Egli era
probabilmente nel giusto per quanto riguarda lallevamento dei cavalli, dal momento che i
razziatori si procuravano da s le proprie veloci cavalcature, e successivamente Spandounes
doveva rilevare come essi sono tutti ben montati, perch hanno eccellenti cavalli. La loro
principale fonte di sostentamento dal territorio sembra, comunque essere venuta dalla
coltivazione delle messi, riguardo la quale il Sultano li esentava dalla tassazione. Iacopo
scrive: Essi hanno il privilegio di sostentarsi sulle tenute del Sultano, quel tanto che due o
tre paia di buoi possono arare, senza pagare imposta. Un quarto di secolo pi
tardi,comunque, Spandounes doveva osservare: Essi non hanno salari, e, a dispetto di
questo, pagano limposta sulla loro avena e altro cibo che producono nel luogo dove vivono
con le loro famiglie. Similmente, essi pagano le spese dei timarioti o delle truppe di
guarnigione presso le loro citt
Gran parte delle loro entrate, comunque, provenivano dal bottino, che lo ammassassero
durante le campagne regolari o da incursioni indipendenti attraverso la frontiera. Mihailovi
descrive i loro raid come simili alle piogge torrenziali che cadono dalle nuvole. Da
queste tempeste vengono grandi inondazioni, fino a che i corsi dacqua straripano dai loro
argini, e tutto ci che questacqua investe, porta via e perdipi distrugge Cos anche i
razziatori turchi non si fermano a lungo, ma laddove colpiscono, bruciano, saccheggiano,
uccidono e distruggono ogni cosa, cosicch per molti anni i volatili non vi cantano. I pochi
resoconti turchi delle incursioni dei razziatori confermano entusiasticamente il resoconto di
Mihailovi. Il cronista Ashikpashazade fu di servizio come razziatore a Skopje durante gli
anni 30 e 40 del 1400 e, scrivendo del momento successivo ad un raid attraverso la Sava

nel 1440, commenta: acquistai un bel giovinetto di cinque-sei anni e in occasione di quel
raid acquistai sette schiavi dai razziatori. Per come stavano le cose, se lesercito si fosse
messo in marcia la folla dei prigionieri sarebbe stata pi numerosa delle truppe.
Queste incursioni dei razziatori servivano a due scopi. Da un punto di vista militare, esse
servivano a terrorizzare il nemico e ad indebolire lopposizione, specialmente durante
lavanzata in una grande campagna. Comunque, durante la stessa campagna, lindisciplina
dei razziatori poteva renderli pi un rischio che un valido strumento. Un decreto del 1560
illustra questo punto. Il Sultano aveva ordinato al comandante dei razziatori, Turahan, di
Azov in Crimea, di proteggere il distretto contro attacchi russi. Turahan, per trov che la
regione era nella morsa si una carestia, con nessuna opportunit di saccheggio o bottino. In
tale circostanza egli non poteva ulteriormente controllare i suoi uomini e scrisse al Sultano:
Non c da predare da nessuna parte. I razziatori e i loro ufficiali sono uomini adatti
solamente a predare. Non sopportano di stare fermi per quattro o cinque giorni di seguito, e
non possono essere soggetti a disciplina. Sebbene efficaci nel proprio gruppo, essi non
erano adatti alla guerra regolare. A parte la loro funzione militare, il bottino che i razziatori
ottenevano riforniva i mercati dellImpero, soprattutto con schiavi. Questo traffico era
profittevole anche per i sultani che prelevavano una percentuale dei prigionieri come
reclute per i giannizzeri o le scuole di palazzo. In aggiunta, probabilmente dalla fine del
quattordicesimo secolo, essi prelevavano anche una tassa su questi prigionieri come i loro
proprietari li trasportavano attraverso gli stretti dallEuropa allAsia Minore.
La forma di guerra che i razziatori praticavano chiaramente risaliva agli inizi dellImpero.
Comunque, non fu probabilmente fino a quando il potere ottomano non fu saldamente
stabilito nella penisola balcanica , verso la fine del regno di Murad I che essi emersero come
una peculiare organizzazione militare. Con lannessione dei principati di Bulgaria negli anni
90 del 1300, e la fissazione del Danubio come la frontiera con lUngheria, lorganizzazione
dei razziatori prese la forma che doveva mantenere nei due secoli successivi. Durante il
quattordicesimo e il quindicesimo secolo, i signori dei domini di frontiera emersero come
leader dei razziatori. Particolarmente importante a questo riguardo era la famiglia
Mihaloglu, che aveva terre ereditarie a Vidin, una fortezza sul Danubio che guardava, dalla
parte opposta, al regno di Ungheria. Al servizio sotto questi signori cerano ufficiali,
conosciuti come dovijas, e sotto di essi, gli ordinari razziatori. Quando il Sultano desiderava
arruolare per una campagna egli mandava, secondo Spandounes agli inizi del sedicesimo
secolo un mese prima della campagna un messaggero per avvertirli che dovevano riunirsi
nel tal giorno di tale mese e nel tale posto, dove avrebbero trovato un capitano inviato dal
Sultano per condurli contro i cristiani.
Il servizio come razziatori era forse, nei primi tempi, volontario. Dal sedicesimo secolo,
per, e probabilmente molto prima, era divenuto consuetudine arruolare e inserire
formalmente in registri le truppe. Un ordine del governatore del sanjak di Vidin, non datato
ma probabilmente del sedicesimo secolo, ci d unidea della procedura. Il governatore
del sanjak doveva girare per le citt e i villaggi della Rumelia, e coscrivere razziatori che
avessero un buon cavallo e armi e armature idonee per la campagna. Doveva anche
arruolare i figli dei razziatori morti o ritiratisi dallattivit. Come con gli azab, i registri che
documentavano la coscrizione contenevano i nomi non solo di ciascun razziatore e di suo
padre, ma anche il nome di un mallevadore che avrebbe dovuto garantire la sua comparsa
al momento della campagna. Al tempo della mobilizzazione, i coscritti dovevano apparire
con un turbante o un copricapo rosso, armati con una spada e una lancia impavesata . Il
governatore del sanjak che faceva la costruzione doveva presumibilmente inviare una copia

del registro completato al palazzo. Questo era certamente il caso in un comando del 1560,
che informa il governatore del sanjak di Vulitrn che un membro di una delle divisioni di
cavalleria del palazzo sarebbe arrivato per assisterlo nel compilare un registro dei Razziatori
e gli ordinava di mandarlo a palazzo appena fosse completo.
Le stime sul totale dei razziatori a disposizione del Sultano variano. Iacopo di Promontorio
nel 1475 fornisce una stima di 8.000, di cui 6.000 disponibili per una campagna, mentre gli
altri 2000 rimanevano indietro a guardare la frontiera. Ai tempi di Iacopo e ancora prima
devono esserci stati razziatori nel personale che seguiva i signori dei domini di frontiera.
Una cronaca del sedicesimo secolo stabilisce che 20.000 razziatori accompagnarono la
prima campagna di Solimano nel 1521, e questo potrebbe essere un numero caratteristico
del secolo. Geuffroy fornisce il numero di 60.000. Questo numero era probabilmente una
esagerazione, ma forse non del tutto fantastico, dal momento che richiama ci che Kochi
Bey doveva scrivere negli anni 30 del 1600. Ricordando il glorioso sedicesimo secolo egli
nota che usavano esserci 20.000 razziatori registrati ma quando cera una campagna il
comandante dei razziatori attraversava il danubio con 40-50.000 truppe, alcune di queste
razziatori registrati e alcuni volontari e altri ausiliari che erano abili con i cavalli.
Fino alle prime decadi del sedicesimo secolo i razziatori molto probabilmente servirono
durante una campagna sotto i signori dei domini di confine della Rumelia. Per la met del
sedicesimo secolo, la loro organizzazione era caratterizzata da due ali, lala sinistra e
lala destra, la loro aggregazione che era in accordo con larea della Rumelia dove
vivevano. I nomi delle ali, comunque i seguaci di Mihaloglu e i seguaci di Turahan
mostrano che lassociazione con i signori della frontiera era continuata almeno di nome.
Lapparizione nel 1560 di un certo Turahan come leader dei razziatori suggerisce se era
realmente un membro della dinastia dei Turahanoghlu che una associazione personale tra
i razziatori e le vecchie famiglie pu essere rimasta fino al tardo sedicesimo secolo.
Questo era un periodo in cui i razziatori persero la loro importanza come forza militare.
Fino alla fine del sedicesimo secolo, i razziatori formavano un elemento importante
nellesercito ottomano, combattendo nelle campagne sia in Europa che Asia. Il loro ruolo
pi significativo era stato quello di guerrieri di confine, specialmente nello sferrare attacchi
attraverso le frontiere fluviali nel regno di Ungheria,e, dopo lannessione della Bosnia nel
1463, nel lanciare raid da l in territorio veneziano e ungherese. I loro raid a nord del
Danubio e nel 1498 persino in Polonia, sembrano essere diventati particolarmente intensi
durante il regno di Bayezid II, un periodo in cui il Sultano intraprese poca attivit bellica
regolare in Europa. Nel 1526, comunque, il loro ruolo cambi. La battaglia di Mohacs mise
fine al regno indipendente di Ungheria e nel 1541, lUngheria, o quella parte di Ungheria
sotto la sovranit ottomana divenne una provincia ottomana. Con la sparizione della vecchia
frontiera del Danubio, alcune delle funzione dei razziatori sembrano essere svanite pure
esse. La nuova frontiera con lAustria sembra essere stata meno vulnerabile ai raid rispetto
alla vecchia frontiera ungherese, specialmente con la costruzione di una linea di efficaci
difese di confine. Razzie e saccheggi regolari, come Mihailovi aveva descritto nel
quindicesimo secolo cessarono . Il Libro della legge per il sanjak di Smederovo sul
Danubio fornisce una illustrazione di questo cambiamento. Nella versione compilata nel
1516, una clausola elenca i balzelli prelevati sulla banchina di Smederovo sulle categorie di
bottino che i razziatori portavano attraverso il danubio dopo le loro razzia. nella versione del
1560 questa clausola era scomparsa.
Nondimeno, persino se i raid annuali attraverso i confini cessarono, i razziatori mantennero
ancora la loro vecchia funzione di infastidire il nemico prima di una campagna e anche di

organizzare spedizioni punitive al di fuori dei periodi di guerra regolare. Quando ad


esempio il Sultano ricevette rapporti su attacchi austriaci contro la Transilvania nel 1565
un anno in cui lassedio di Malta assorbiva molte delle risorse militari dellImpero egli
ordin al governatore del sanjak di Chernomen di andare con i razziatori dellala sinistra,
seguaci di Mualoghlu a Srem e saccheggiare ilterritorio nemico. Egli avrebbe razziato gli
abietti infedeli, preso schiavi i loro figli e mogli, saccheggiato e depredato i loro
possedimenti e propriet cosicch questo sarebbe stato una lezione per loro. Lo stesso
comando gli ordina di non perdere alcuna truppa regolare per le quali i razziatori erano, in
questa spedizione, un sostituto
La fine dei razziatori come forza militare efficace avvenne nel 1595. In questo anno il gran
visir Koja (lanziano) Sinan Pasha condusse la sua spedizione in Valacchia. Il suo esercito
includeva un largo contingente di razziatori e, nel momento in cui essi attendevano per
attraversare il Danubio a Giurgiu, rientrando in territorio ottomano, le forze valacche li
attaccarono e sterminarono praticamente al completo. La maggior parte dei razziatori
scrive lo storico ottomano Naima erano sulla riva opposta e non un uomo si salv. In quel
momento il nucleo dei razziatori fu sterminato ed essi si estinsero. DI fatto, i residui della
organizzazione sopravvivevano ancora. Negli anni 30 del 1600 Kochi Bey riferisce che ce
nerano 2.000, ma che il resto di essi o aveva rinunciato a quello status o era stato assorbito
entro altre unit dellesercito. La scomparsa della organizzazione dei razziatori non significa
comunque che gli ottomani cessarono di devastare il territorio nemico come tattica militare.
Sembra, comunque che dalla fine del sedicesimo secolo le truppe tartare del khanato di
Crimea divennero pi importanti in questo ruolo. Esse avevano partecipato a precedenti
campagne ma non in modo importante. Nella met del sedicesimo secolo Lutfi Pasha aveva
messo in guardia dallimpiegare tatari. E vero, scrisse che i tatari sono soggetti alla
dinastia ottomana, ma sono popoli riottosi, e non possono essere costretti a servire durante
una campagna. Con la fine dei razziatori, comunque, la loro importanza militare aument.
Tra la fine del quattordicesimo secolo dunque e la fine del quindicesimo secolo la
cavalleria timariota, i giannizzeri, le sei divisioni, gli azab e i razziatori erano stati i pi
importanti contingenti delle truppe combattenti ottomane. Allo stesso tempo, il Sultano
manteneva un corpo di non-combattenti che agivano come soldati del genio per lesercito.
Questi erano le truppe appiedate yaya e gli Esentati msellem. E possibile che si siano
originati nel quattordicesimo secolo come corpi rispettivamente di fanteria e cavalleria, ma
per linizio del quindicesimo secolo avevano perso il loro ruolo di combattenti. Come la
cavalleria timariota essi non ricevevano paga dal Tesoro. Invece, ricavavano il denaro per le
campagne dalle loro organizzazioni. Il Sultano arruolava questi uomini in Anatolia e
Rumelia, e li divideva in gruppi di trenta, allocando a ciascun gruppo un lotto di terreno per
la coltivazione ed esentandoli dalle tasse sul loro prodotto e da tassazioni straordinarie. In
ognuno di questi gruppi, cerano cinque uomini di campagna, che andavano in guerra a
turno, e il resto erano aiutanti, che erano responsabili per il pagamento di
50 akceciascuno per il mantenimento dei primi. Un Libro della legge del 1531 riporta che,
fino al tempo di Bayezid II, gli aiutanti paganano questo ammontare ciascun anno, senza
riguardo al fatto che vi fosse o meno una campagna. Per prevenire dispute tra i due gruppi,
Bayezid stabil che, da quel moment in poi, il denaro era dovuto solo quando erano in
campagna.
Lorganizzazione di questi uomini somigliava alla organizzazione dei timarioti sotto un
governatore di sanjak. Sia gli appiedati che gli esenti in una particolare area erano sotto il
comando del loro governatore piuttosto che del governatore del sanjak dove avevano le

terre. Come per i cavalieri timarioti, un certo numero di essi serviva come ufficiale col titolo
di comandante di truppa o comandante di fanteria. In Rumelia gli uomini delle trib
turche gli yrk svolgevano gli stessi doveri delle truppe appiedate dellAnatolia, sulla
base, sembra, di una organizzazione simile.
Complessivamente, questi ausiliari militari non erano numerosi. Nel 1521 in Anatolia
cerano ufficialmente 2.584 gruppi di Esenti e 7.668 gruppi di truppe appiedate. In Rumelia
nel 1552 cerano 1.337 gruppi di yrk e 810 di esentati. I loro doveri, secondo Ayn Ali agli
inizi del diciassettesimo secolo, erano di trainare cannoni, sgombrare le strade e portare
provviste per lesercito. Queste erano indubbiamente le loro funzioni fondamentali, ma
chiaramente i loro doveri erano di fatto pi vari. Per esempio, un libro della legge di
Gallipoli, datato 1518, richiede agli esentati a cavallo, tra le altre cose, di tenere docchio le
coste e le insenature e dare immediatamente avviso ai villaggi e alle fortezze se vedevano
qualche nave che poteva rappresentare un pericolo. In aggiunta, essi dovevano svolgere
compiti impegnativi nellarsenale navale di Gallipoli, come ad es. trascinare le navi in
secca.
Durante il corso del sedicesimo secolo, lorganizzazione degli appiedati e degli esentati
sembra essere divenuta disordinata e inaffidabile. Certamente, un ordine del 1540, che
disponeva la coscrizione di nuove reclute e la corretta registrazione dei membri e delle terre
che tenevano suggerisce che la diserzione era comune. Nel 1582, il Sultano ordin
labolizione di entrambi i gruppi. Immediatamente dopo, cambi idea e la coscrizione inizi
di nuovo. Entro il 1600, comunque, i due corpi di appiedati ed esentati non esistevano pi.
Ayn Ali nel 1609 notava che quelli che in precedenza ne erano stati membri erano stati tutti
registrati come ordinari soggetti di imposta

LESERCITO: 1400-1590: LE ARMI


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La prima arma ottomana di cui traccia larco turco, utilizzato da cavallo. Questa era
unarma che continu a giocare un ruolo importante sia in battaglie terrestri che marittime
fin entro il sedicesimo secolo, anche se i guerrieri successivi persero labilit di tirare da un
cavallo al galoppo. In qualche momento, per, gli ottomani adottarono la balestra, forse
principalmente per uso nelle fortezze. Ancora allinizio del diciassettesimo secolo il libro
dei giannizzeri nota che il corpo dei giannizzeri conservava scorte di queste armi.
In aggiunta allarco, le truppe ottomane recavano con s una variet di armi. Spandounes,
per esempio, descrive gli azab come aventi archi, spade, scudi e dei tipi di piccole asce;
descrive i razziatori che utilizzavano spade, piccoli scudi e nientaltro. Verso la met del
sedicesimo secolo, comunque, lungherese Bartolomeo Georgevits li vede equipaggiati di
lance, giavellotti, frecce e randelli di ferro. La cavalleria timariota sembra essere stata e
rimasta fino al diciottesimo secolo, abile nelluso della spada corta. Queste truppe
probabilmente, di fatto, usavano una grande variet di armi, dal momento che la legge
richiedeva che portassero il proprio equipaggiamento in battaglia. Essi avrebbero dovuto
dunque, fare affidamento su ci che gli artigiani locali producevano e ci che era disponibile
nei mercati locali. Un Libro della legge del 1502, che regola le pratiche di commercio della
capitale della Rumelia, Edirne, elenca fabbricanti di archi, frecce, di spade e pugnali, tra gli
artigiani della citt. Esso si riferisce anche, nello specificare la qualit minima per categorie
di selle, a un tipo chiamato sella del razziatore. Queste clausole suggeriscono che i

razziatori e i timarioti compravano il loro equipaggiamento nei mercati cittadini. La legge


richiedeva anche ai cavalieri timarioti di fornire la propria armatura nella forma, sembra, di
un elmetto e di una cotta leggera di maglia a copertura della parte superiore del corpo. Un
documento del Novembre 1515, nellordinare una rivista delle truppe nella primavera
seguente, minaccia di decapitazione o amputazione di un braccio i soldati senza un elmetto
o bracciale rispettivamente. La legge richiede anche che il cavaliere fornisse larmatura del
cavallo.
I giannizzeri e i cavalieri delle sei divisioni, comunque, ricevevano le loro armi e armature
da un sistema di fornitura centrale. La manifattura e mantenimento di queste erano la
responsabilit dei corpi degli armieri, un corpo di uomini che il Sultano reclutava attraverso
la Raccolta. Il corpo probabilmente si origin nel quindicesimo secolo e il suo numero
crebbe per riflettere il numero di giannizzeri e cavalieri del palazzo. Questi erano, sembra,
circa 500 armieri nella met del sedicesimo secolo e quasi 6.000 nel 1630. Essi
mantenevano la fornitura di ogni tipo di equipaggiamento, incluse armi da fuoco individuali
e attrezzi da trincea per gli assedi.
Lo sviluppo militare pi importante durante il periodo della crescita dellImpero Ottomano
era, comunque, lintroduzione di cannoni e di altre armi da fuoco. Queste armi vennero in
uso nellEuropa occidentale durante il corso del quattordicesimo secolo e, da l si
diffusero nella penisola balcanica. Nel 1378 cannoni erano posizionati sulle mura di
Dubrovnik e, durante la decade successiva, cominciarono ad essere usati regolarmente nel
regno di Bosnia e anche, si pu supporre, in Serbia. Le truppe ottomane potrebbero dunque
averli incontrati durante i raid e le campagne nei Balcani occidentali durante gli anni 80
del 1300. Comunque gli ottomani non adottarono cannoni su larga scala fino al secolo
successivo. Riferimenti al loro uso di armi da fuoco durante il regno di Bayezid I sono
inaffidabili. Negli anni 20 del 1400, comunque, essi avevano iniziato ad usare cannoni
negli assedi. Kananos, per esempio, nel suo resoconto dellassedio di Costantinopoli del
1422, si riferisce a grandi bombarde che dice non avere alcun effetto. Ci sono altri
riferimenti isolati alluso ottomano di cannoni nelle prime tre decadi del quindicesimo
secolo, ma non erano ancora fattori importanti in guerra.
Questo cambi con le guerre ungheresi degli anni 40 del 1400. Durante le campagne del
1443-44, lesercito del Sultano non aveva artiglieria da campo. Gli ungheresi, di
contro, avevano sviluppate tattiche di battaglia che basavano sul wagenburg. Questo era
una fortezza mobile che consisteva di carri incatenati insieme per fornire un muro protettivo
per le truppe che trasportavano armi da fuoco individuali, con cannoni piazzati sugli stessi
carri o nelle aperture tra i veicoli. La incapacit della cavalleria ottomana di travolgere
queste fortificazioni cost quasi loro la guerra. La efficacia di questa tattica chiara dal
libro Guerre sante del Sultano Murad, un resoconto turco anonimo ma contemporaneo della
campagna. Qui,lautore fa consigliare Turhan al Sultano: Mio Padishah, comanda alle
truppe dellislam di ritirarsi dai wagenburg, perch se non lo fanno questi infedeli faranno
fuoco con i loro cannoni e archibugi e lesercito dellIslam sar sconfitto. In un altro
passaggio, dove descrive il coraggio di un prigioniero turco lautore gli fa dire al re di
Ungheria: Tu fai affidamento sui tuoi carri e speri che la casa di Osman li attacchi, e di
respingerli con cannoni e archibugi. Ma non sai che essi hanno capito il tuo trucco Essi
non attaccheranno i tuoi carri. Essi ti circonderanno ad una distanza tale da essere fuori della
portata dei cannoni. Luso dei wagenburg port gli ungheresi molto vicino alla vittoria. Nel
1443, fu il clima invernale e il bloccarsi dellesercito al passo di Zlalitsa che evit la loro

ulteriore avanzata. A Varna nel 1444, fu la stupidit del re di Ungheria nelluscire dai ranghi
che condusse alla sconfitta.
Era comunque una tattica che gli ottomani furono molto veloci ad adottare. Quando gli
Ungheresi li incontrarono di nuovo nella seconda battaglia di Kosovo nel 1448 essi
trovarono che il Sultano aveva fatto attestare i suoi ranghi dietro una fortificazione simile
ad un castello di carri e scudi puntuti che i giannizzeri difendevano con armi da fuoco. Una
volta che lesercito ottomano inizi ad usare questa tattica, gli ungheresi non ebbero pi un
vantaggio strategico, e lesito della battaglia fu una decisiva vittoria ottomana.
Durante la campagna di Varna era lartiglieria che dette agli ungheresi superiorit sul
campo di battaglia, sebbene alla fine non la vittoria. In un altro teatro della guerra,
comunque, lartiglieria fu cruciale per la sconfitta degli Ungheresi. Per evitare che larmata
di Murad II attraversasse per arrivare in Europa e scontrarsi con linvasione ungherese gli
alleati cristiani avevano bloccato gli stretti. Il Sultano, comunque, pot portare il suo
esercito attraverso il Bosforo nel suo punto pi stretto a dispetto del blocco delle navi
borgognoni. Ci che frustr gli sforzi dei borgognoni, a parte il vento e le forti correnti,
erano i cannoni che il Sultano aveva installato su entrambe le coste per coprire il suo
passaggio. Il cannone sulla costa asiatica fu fuso sul posto. Le batterie sulla costa europea le
acquistarono dai genovesi di pera, che fornirono Murad anche di armi da fuoco per la
campagna che iniziava.
Sotto molto aspetti, dunque, le guerre ungheresi furono cruciali nello sviluppo militare
ottomano. Condussero alladozione di artiglieria da campo e alla tattica del wagenburg. Per
di pi lalleanza di Murad II con i Genovesi apr una strada per il trasferimento di tecnologia
militare agli ottomani. Fu da questo periodo che essi adottarono i cannoni su larga scala, e
divennero esperti nella loro costruzione. Sotto un aspetto, comunque, gli Ottomani non si
impadronirono delle pratiche del nemico. Alcuni resoconti ottomani enfatizzano lefficacia
della piastra dellarmatura ungherese durante la battaglia di Varna e la seconda battaglia di
Kosovo, ma non esiste alcuna prova che suggerisca che questo fosse qualcosa che gli
Ottomani adattarono per il loro proprio uso.
Dopo il 1444, comunque i cannoni e successivamente gli archibugi giocarono un ruolo
sempre pi importante in materia bellica per gli Ottomani. Nel 1446 Murad II distrusse il
muro dellHexamilion attraverso listmo di Corinto con il fuoco dei cannoni. Anche in
questa occasione, come nel caso del Bosforo del 1444, egli trasport il metallo da fondere
sul sito di battaglia e lo fuse sul posto. Questa doveva rimanere una pratica ottomana fino
alla fine del quindicesimo secolo. Nel 1453, comunque, gli ottomani acquistarono ci che
probabilmente era il loro primo sito permanente per la manifattura di cannoni. In
questanno, Mehmed II prese la citt genovese di Pera, opposta a Costantinopoli, e con essa
le sue fonderie di cannoni. Questo, con i suoi edifici, materiali ed artigiani, quasi certamente
form il nucleo della fonderia imperiale ottomana di cannoni, parte della quale esiste ancor
oggi.
La caduta di Costantinopoli nel 1453 testimonia la efficacia dellartiglieria ottomana negli
anni che seguono le guerre ungheresi: la citt cadde perch il cannone di Mehmed II riusc
ad aprire una breccia nel muro. Ci esemplifica anche il tipo di cannone che gli Ottomani
predilessero. Ci che colpiva gli osservatori contemporanei circa queste armi erano le loro
dimensioni. Il pi grande, in accordo con il fiorentino Tedaldi, lanciava una pietra di undici
spanne e tre dita di circonferenza che pesava millenovecento libbre e richiedeva, secondo il
cronista greco Doukas, una squadra di sessanta buoi e duecento uomini per il trasporto da
Edirne a Istanbul. Doukas riferisce anche che fu il lavoro del fonditore ungherese di

cannoni, Urban,che aveva lasciato il servizio dellImperatore quando il Sultano gli offr una
paga migliore. Fu il suo cannone che distrusse le mura e consent alle truppe ottomane di
entrare nella citt.
La efficacia di questo cannone era evidente per tutti gli osservatori e fu forse questa
esperienza che incoraggi gli Ottomani a concentrarsi sulla produzione di cannoni molto
grandi per il resto del secolo. Dopo il fallito assedio di Jajce nel 1464, per esempio, il
veneziano Malipiero riport che prima della loro ritirata gli assedianti ottomani gettarono
cinque cannoni da assedio ciascuno lungo diciassette piedi nel fiume Vrbas per evitare che
cadessero nelle mani del nemico. Era probabile, anche che la difficolt di trasportare questi
grandi cannoni in un unico pezzo che condusse gli ottomani a continuare la pratica della
fusione sul posto, apparentemente da rottami di bronzo, sul campo. Il cannone
mostruosamente grande per abbattere le mura e terrorizzare il nemico non fu, comunque la
sola forma di artigliera ottomana di questo periodo. Descrizioni degli assedi menzionano
altri tipi di artiglieria, in particolare mortai per sparare in alto sopra fortezze o mura
cittadine. Sembra,anche, che gli ottomani usassero artiglieria da campo che,per sua natura,
deve essere portatile. Furono, affermano in modo convincente le fonti ottomane, lartiglieria
e gli archibugi che assicurarono la vittoria su Uzun Hasan nel 1473. Luso di grandi cannoni
da assedio fu, comunque, una caratteristica del guerreggiare ottomano.
Per il 1500, questi grandi cannoni erano obsoleti. Sebbene capaci di infliggere grande
danno, essi avevano due principali difetti. Anzitutto, il calore che un singolo colpo
generava limitata il numero dei colpi possibili in un giorno. In secondo luogo, le dimensioni
e il peso rendevano impossibile, una volta installato al suo posto, spostare il cannone in una
diversa sezione delle difese. Questi erano problemi che in Europa lartiglieria francese
doveva risolvere nella seconda met del quindicesimo secolo. La loro soluzione fu di usare,
invece di un singolo grande cannone, batterie di cannoni pi piccoli. Questi non potevano
lanciare i grandi proiettili dei cannoni giganti, ma invece, sparando rapidamente e in
successione potevano lanciare lo stesso peso del colpo del cannone pi grande contro un
muro difensivo. Inoltre, questa artiglieria leggera era pi facile da spostare e cos poteva
essere usata contro un qualsiasi punto della difesa. Lefficacia di questa nuova tecnica
divenne chiara quando il re francese, Carlo VIII invase lItalia nel 1494.
Gli ottomani appresero presto questa strategia. Nel 1501, una flotta francese salp per
lEgeo e pose sotto assedio la fortezza di Mitilene nellisola di Lesbo. Il comandante della
flotta, Philippe de Clves, era un teorico della guerra e in particolare delluso delle armi da
fuoco sulle galee. gli fu capace quindi di sbarcare le sue truppe con successo sotto la
copertura del fuoco delle galee e di trasportare lartiglieria davanti alla fortezza. Qui, la
mobilit e efficacia dei suoi cannoni impressionarono particolarmente i due autori ottomani
di un resoconto dellassedio, che commentarono anche luso francese di palle di cannone in
ferro. Lassedio alla fine fall per una scarsa organizzazione degli assalti piuttosto che per
deficienze dellartiglieria.
Gli ottomani appresero molto velocemente la lezione della campagna italiana di Carlo VIII
e dellassalto francese a Mitilene. Entro una decade essi avevano abbandonato luso dei
cannoni giganti come principale artiglieria dassedio e cominciarono ad adottare tecniche
francesi nella manifattura e uso dei cannoni. Spandounes, che scrive nel 1513, rileva il
cambiamento: Nel passato essi avevano solo artiglieria di grosso calibro, che trasportavano
con grande travaglio. Essi portavano i suddetti pezzi e li rifondevano sul campo dove si
trovavano. Comunque, da non molto un grande numero di marinai e altri soldati, perfino
cannonieri e fonditori sono andati a Costantinopoli e sin dal momento che il re Carlo venne

a Napoli questi hanno mostrato loro sia come fondere e montare lartiglieria sia come
usarla
Altre fonti confermano ci che dice Spandounes. Un documento della fonderia di cannoni
imperiale ad Istanbul tra il 1522 e il 1525 mostra che il 97% dei cannoni cio 1027 pezzi
costruiti durante quegli anni erano di dimensioni piccole o medie. Similmente, un inventario
dei cannoni immagazzinati a Belgrado del 1536 mostra che, di 485 cannoni, l82%
consisteva di cannoni piccoli. Gli Ottomani continuarono a produrre e usare grandi cannoni
Basilischi ma in numerro pi piccolo rispetto ai pezzi pi leggeri. Questa anche
limpressione che emerge dal resoconto del savoiardo Jean Maurand della fonderia di
cannoni nel 1544. Qui, al di fuori delledifico egli vide un gran numero di cannoni di tutti i
tipi: cannoni con una forcella, colubrine, pezzi da campo, Basilischi, mortai e i cannoni
leggeri noti come esmirigli e versi. Furono comunque ancora i cannoni grandi che lo
impressionarono maggiormente. Egli si diffonde specialmente sugli undici basilischi e sui
mortai che gli ottomani avevano usato nellassedio di Rodi ventidue anni prima. Questi
erano cos grandi che un uomo poteva entrare nella cavit della bocca inginocchiandosi.
Al tempo di Maurand, comunque, gli artiglieri ottomani usavano i Basilischi non come arma
principale ma come integrazione delle batterie pi leggere, per far cadere mura gi
indebolite. Per esempio, allassedio di Famagosta nel 1571, Pietro Bizari descrive una
batteria ottomana come dotata di settantaquattro cannoni che facevano fuoco, dei quali
quattro erano di dimensioni terrificanti e spoporzionate, conosciuti generalmente come
Basilischi.
Spandounes attribuisce agli Ottomani ladozione dello stile dellartiglieria francese come
dovuta allimportazione di tecnici stranieri. La sua osservazione deve, almeno in parte,
essere vera, data la facilit con cui la tecnologia militare attravers confini culturali. Gli
ottomani avevano probabilmente guadagnato la loro prima conoscenza dellartiglieria nei
Balcani, prima che il contatto con i Genovesi li familiarizzassero con le tecniche italiane di
uso e manifattura. Il fonditore di cannoni di Mehmed II, Urban, fu ungherese, e praticava un
mestiere che si era diffuso in Ungheria dal sud della Germania. Nel 1456, il fonditore di
cannoni tedesco Jrg di Nuremberg entr a servizio del re di Bosnia. Quando Maometto II
conquist la Bosnia prese Jrg prigioniero e lo impieg come fonditore di cannoni fino alla
sua fuga a Vienna nel 1480. Spandounes indica che questo traffico di tecnici continu nel
tardo quindicesimo e allinizio del sedicesimo secolo, un punto che Maurand conferma con
la sua affermazione che cerano quaranta o cinquanta tedeschi che producevano pezzi di
artiglieria nella Fonderia. Circa nello stesso periodo di Maurand, lambasciatore francese
DAramon sostenne che molti francesi, veneziani, genovesi, spagnoli e siciliani che gli
ottomani avevano catturato in terra e in mare, lavoravano nella fonderia dei cannoni. Nella
met del sedicesimo secolo anche il viaggiatore francese de Nicolay asser che gli ebrei che
erano emigrati nellImpero ottomano dopo la loro espulsione dalla Spagna portarono con s
una conoscenza della creazione di artiglierie.
Limportanza di questi fonditori e artiglieri stranieri al servizio del Sultano era che essi
rappresentavano una via per la trasmissione della tecnologia: la produzione e uso delle
artiglierie era un business internazionale. Essi erano comunque una minoranza. La gran
parte degli uomini responsabili per la manifattura, mantenimento e uso dellartiglieria erano
membri dei corpi dei cannonieri , un corpo che era forse venuto ad esistenza nella met del
quindicesimo secolo, quando lartiglieria venne a formare un elemento regolare ed
importante negli assedi e nelle tattiche sul campo di battaglia. Per il sedicesimo secolo la
fonte principale di reclutamento per questo corpo era attraverso la Raccolta. Elenchi di

cannonieri indicano anche la presenza di nati musulmani e cristiani con una tendenza, mano
a mano che il secolo progrediva, dei musulmani a superare in numero i cristiani. Il corpo dei
cannonieri, dunque, forniva un gruppo di esperti indigeni , mentre limpiego di tecnici
stranieri era un mezzo per lacquisizione di nuova conoscenza tecnica.
La maggior parte dei cannoni ottomani erano fusi in bronzo. La transizione al ferro
saldato che sembra essere occorsa durante la met del quindicesimo secolo, fu comunque,
graduale. Ancora nel 1514, nella sua enumerazione dei cannoni ottomani della campagna di
Chaldiran, Menavino menziona duecento grandi bombarde di bronzo e un centinaio in
ferro. I resoconti, comunque, della fonderia di cannoni di Istanbul tra il 1522 e il 1525
suggeriscono che, a quel tempo, i pezzi dellartiglieria ottomana erano esclusivamente in
bronzo. Questo era ancora l caso quando Evliya Celebi descrisse la fonderia un centinaio di
anni pi tardi negli anni 60 del 1600. Il rame per fare il bronzo era disponibile in tutto
lImpero, in particolare dalle miniere in Kastamonu nel nord dellAnatolia. Laltro
componente della lega, stagno, sembra essere stato pi rare e in una certa quantit almeno,
era importato. I resoconti sulla fonderia,comunque, mostrano che i fonditori integravano la
fornitura di nuovo minerale con bronzo da rottami. Questo arrivava alla fonderia
specialmente nella forma di cannoni obsoleti, dallo stock del giardino del Sultano o
direttamente alle banchine della fonderia. Altri pezzi di bronzo, come vecchi calderoni
anneriti, integravano la provvista di cannoni vecchi o rovinati. Le palle di cannone in ferro,
introdotte probabilmente dopo lassedio francese di Mitilene, nel 1501, venivano prodotte
dagli ottomani non alla fonderia di cannoni di Istanbul, ma ai centri di produzione del ferro,
in particolare Samokov in Bulgaria.
Similmente, fu la disponibilit di salnitro che sembra aver determinato i siti delle fabbriche
per produrre polvere da sparo, con i principali centri di produzione nel sedicesimo e
diciassettesimo secolo a Buda, Temesvr, Belgrado, Tessalonica, Gallipoli e Istanbul in
Europa, a Bor in Anatolia, ad Aleppo, Baghdad e nello Yemen e in Egitto. LImpero era,
sembra, autosufficiente per quanto riguarda il salnitro tranne casi eccezionali, quando le
ostilit si prolungavano, come nella guerra con lIran nel 1578-90, o la guerra austriaca del
1593-1606. I tentativi del tesoro di monopolizzare la produzione assicurando che, quando
una nuova fonte di salnitro veniva alla luce diveniva parte dei possedimenti personali del
Sultano. Lo zolfo, daltro canto, era meno abbondante. Le conquiste di Solimano I (152066) nellAnatolia orientale portarono i giacimenti nei distretti di Van e Hakkari sotto il
controllo ottomano e ulteriori forniture erano disponibili da vicino il Mar Morto, e da Melos
e la Moldavia. Nondimeno, era ancora necessario importare solfo, specialmente dallIran. Il
terzo ingrediente della polvere da sparo il carbone. In molti luoghi era facilmente
disponibile, ma alcune aree di produzione erano virtualmente senza alberi, ci che
costringeva i produttori a trovare alternative, come radici di arbusti e tamerici della penisola
del Sinai. Il processo di raffinazione del salnitro consumava anchesso grandi quantit di
combustibile, ma a questo scopo poteva servire qualsiasi tipo di combustibile.

LESERCITO: LA TATTICA
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La Forma tipica della guerra ottomana erano gli assedi e le scaramucce lungo i confini
dellImpero. Battaglie campali erano rare, ma quando si verificavano erano spesso decisive.
La battaglia di Varna, per esempio, nel 1444, determin la dominazione ottomana piuttosto

che ungherese nella penisola balcanica. La conquista ottomana di Siria ed Egitto nel 1516 e
1517 fu lo sbocco delle due battaglie a Marj Dabiq e Raydaniyya. Fu la battaglia di Mohacs
nel 1526 che mise fine al regno indipendente di Ungheria.
La formazione dellesercito ottomano sul campo di battaglia sembra essere rimasta,
essenzialmente, invariata tra la fine del quattordicesimo secolo e la fine del sedicesimo.
Era in massima parte un esercito di cavalieri con, di regola, la cavalleria anatolica e di
Rumelia posizionate separatamente in ciascuna ala. Nel centro cerano i giannizzeri,
che proteggevano anche il Sultano se dirigeva lesercito di persona. Sebbene essi fossero
fanteria e in piccolo numero furono i giannizzeri che fornirono un nucleo stabile per la linea
di battaglia ottomana.
Le quasi-sconfitte che gli Ottomani subirono durante le guerre ungheresi della met del
quindicesimo secolo, li incit a fare maggior uso di armi da fuoco e ad adottare la tattica
del wagenburg. La disposizone delle forze in campo, comunque, con i giannizzeri al centro
e la cavalleria alle ali, sembra essere rimasta invariata. La differenza era che il centro del
campo che i giannizzeri occupavano era diventato una forte posizione fortificata. Fu anche
probabilmente dopo le guerre di Ungheria che i giannizzeri iniziarono a portare armi da
fuoco. Queste dovevano dimostrarsi particolarmente efficaci nelle guerre contro Uzun
Hasan nei primi anni 7 del 1400. Mancando di armi da fuoco, Uzun Hasan tent ma non
riusc ad ottenere una fornitura da Venezia e, nel suo incontro con lesercito ottomano,
questa mancanza fu cruciale. Il cronista ottomano Neshri, annota che Uzun Hasan non
aveva mai visto una battaglia con cannoni ed archibugi e cos fu senza difesa contro gli
Ottomani. La cronaca veneziana di Malipiero rimarca lo stesso concetto: Bayezid II
miglior la qualit degli archibugi dei giannizzeri, a seguito dei rovesci nella guerra contro i
mamelucchi in Cilicia tra 1485 e 1490.
A questo stadio erano solo i giannizzeri che avevano armi da fuoco. Gli archibugi non
erano pratici da portare a cavallo e la fanteria irregolare gli azab probabilmente non
serviva abbastanza a lungo da apprendere un uso efficace dellarma. Fu solo alla fine del
sedicesimo secolo che le armi a base di polvere da sparo divennero sufficientemente diffuse
da rendere possibile reclutare gli archibugieri tra la popolazione. Durante la seconda met
del quindicesimo secolo e per molto del sedicesimo dunque, le armi da fuoco individuali
furono un importante elemento delle tattiche ottomane sul campo di battaglia,
specialmente nel difendere la posizione fortificata al centro. Il loro uso, tuttavia, fu limitato,
in un esercito che era essenzialmente un esercito di cavalieri.
Due resoconti della prima met del sedicesimo secolo danno un buon quadro dellordine di
battaglia ottomano in questo periodo. Uno di questi appare nella proclamazione della
vittoria di Selim I a seguito della battaglia di Marj Dabiq nel 1516. Il Sultano stesso era al
centro della linea di battaglia con le guardie del corpo giannizzere. Sulla linea di battaglia
cerano 10.000 uomini, inclusi gli archibugieri, probabilmente giannizzeri. Di fronte a questi
cerano 300 carri con cannoni. Da ciascun lato cerano cavalieri dalle sei divisioni, con i
cavalieri di Crimea e i timarioti di Anatolia e Rumelia da ciascun lato. Qualche anno pi
tardi, intorno il 1541, Paolo Giovo diede un resoconto dellordine di battaglia che conferma
largamente,ma con maggiori dettagli, ci che si legge nella proclamazione di Selim. Il
Sultano, egli dice prende la sua posizione al centro, sotto la protezione dei solak il gruppo
interno dei giannizzeri che fungevano da sua guardia del corpo e dei giannizzeri. Molti di
questi portavano lunghi archibugi. Alla destra e sinistra cera la cavalleria delle sei
divisioni. Di fronte ai giannizzeri cerano i cannoni, e pi avanti sul fronte, gli azab. Un
altro gruppo di azab proteggeva il retro dellesercito. La cavalleria di Rumelia e Anatolia era

disposta da ciascun lato del fronte pi avanzato degliazab. Giovio menziona anche il ruolo
dei razziatori. Questi cavalcavano di fronte allesercito e cercavano di indurre il nemico a
venire in contatto con gli azab. Queste truppe erano probabilmente viste dal Sultano come
largamente sacrificabili. Gi nel 1475 Iacopo di Promontorio aveva commentato:
Quando si viene al combattimento essi sono mandati avanti come maiali, senza alcuna
piet, e muoiono in gran numero. Quando gli azab cedevano e si dividevano, il nemico
incontrava lartiglieria e poi, dietro i cannoni, i giannizzeri. Il ruolo della cavalleria sulle ali
era di circondare il nemico come questo si avvicinava alla posizione fortificata al centro
della linea ottomana.
Il comandante delle forze in Ungheria tra il 1564 e il 1568, Lazarus Schwendi, testimone
dellefficacia di queste tattiche. Egli mette in evidenza che le forze cristiane non dovrebbero
permettere agli ottomani di attirarli nel raggio di azione dei wagenburg, la fortificazione
mobile al centro della linea. Egli commenta anche leccellenza dei giannizzeri come tiratori:
ci sono circa 12.000 archibugieri con lunghi archibugi che essi manovrano in modo
eccellente. Altri europei, per esempio, allassedio ottomano di Malta nel 1565,
commentano pure il fuoco accurato dei giannizzeri. Schwendi, sembra, considerava gli
ottomani come invincibili sul campo di battaglia e durante lestate, quando essi potevano
mobilizzare un esercito al completo. Egli consiglia invece che gli austriaci attacchino le
fortezze di confine in inverno, quando gli ottomani non potevano resistere efficacemente, e
che fortezze valide e ben equipaggiate erano la maniera migliore per sconfiggere i turchi.
Latteggiamento di Schwendi difensivo, e indica che le tattiche ottomane sul campo di
battaglia rimasero efficaci funo alla fine delle guerre degli anni 60 del 1500.
Nellidentificare le fortezze valide e ben equipaggiate come larma migliore contro gli
ottomani schwendi caratterizza larte bellica del periodo. Gli assedi erano pi comuni che le
battaglie campali ed erano una forma di guerra in cui gli ottomani giunsero ad eccellere.
Agli inizi del quattordicesimo secolo, essi erano stati capaci di prendere castelli e citt
fortificate solo affamandole fino a farle capitolare. Ma per la fine del secolo essi avevano
adottato con successo lequipaggiamento e le tecniche dellassedio medievale, usando
mangani per lanciare pietre contro e sopra le mura, torri dassedio per dare alle truppe
attaccanti una piattaforma su cui combattere da cui assaltare i difensori sugli spalti e
mantellette per ripararsi dai proiettili. Essi avevano anche appreso larte della mina. Essi
continuarono ad usare queste tecniche molto dopo il quattordicesimo secolo. Nel 1453 per
esempio fu il fuoco dei cannoni che fece una breccia nelle mura di Costantinopoli, ma i
cannoni erano solo uno degli strumenti che gli ottomani usavano per colpire le difese della
citt. Il cronista ottomano, Tursun Bey, riferisce che Mehmed II port sotto le mura
mangani e gallerie di mina. I resoconti dei difensori europei riferiscono pure essi di torri
dassedio. Queste e altri obsoleti metodi di assedio continuarono nel secolo seguente. Ci
sono riferimenti alluso di mantellette allassedio di Otranto nel 1481, Malta nel 1565 e
Nicosia nel 1570, e delluso di mangani allassedio di Rodi nel 1522. A malta nel 1565, gli
attaccanti costruirono una torre dassedio che poteva contenere cinque o sei archibugieri.
Anche lo scavo di gallerie di mina rimase una specialit degli ingegneri ottomani agli
assedi.
Nondimeno,dalla met del quindicesimo secolo lartiglieria divenne il fattore cruciale negli
assedi. La funzione dei cannoni era di distruggere le fortificazioni, ma le bocche da fuoco
ottomane dalla met del quindicesimo secolo includevano anche mortai per far fuoco sopra
le mura per demolire edifici e terrorizzare la popolazione allinterno. Sembra, per esempio,

essere stato un mortaio gigantesco che distrusse il morale degli abitanti durante lassedio
ottomano di Mitilene nel 1462.
Lartiglieria era uno degli elementi nella guerra dassedio. Egualmente importante era il
lavoro di scavatori e minatori nello scavare le trincee per avvicinarsi e la costruzione dei
terrapieni che proteggevano gli assedianti e la loro artiglieria dal fuoco nemico, e nel minare
dal disotto le mura della fortezza. Queste erano arti nelle quali gli ottomani eccellevano.
Cera, nel diciassettesimo secolo, un corpo separato di genieri , ma non chiaro quando
nacque. E possibile che un tale lavoro fosse in precedenza il dovere degli appiedati e degli
esentati.
Il primo stadio di un assedio era sconfiggere qualsiasi forza fosse al di fuori delle mura e
confinare il nemico nella fortezza. Poi, con la copertura delle tenebre gli scavatori
avrebbero scavato le trincee di approccio ad angoli retti con le mura. Queste erano sinuose,
per fornire protezione dai colpi nemici che sarebbero potuti giungere direttamente da un
estremo della trincea ad un altro. Da questi approcci, le trincee parallele alle mura
irradiavano ad angoli retti. Una volta che queste erano completate gli assedianti ottomani
portavano lartiglieria e i gabbioni e quando questi erano al loro posto cominciavano il
bombardamento. I gabbioni, che servivano per proteggere gli scavatori e i soldati nelle
trincee. attirarono lattenzione del viaggiatore francese De Nicolay, che li vide allassedio di
Tripoli nel 1551: I gabbioni sono fatti di grandi tavole spesse tre pollici Quando i turchi
desiderano attaccare qualche posizione essi li mettono sul terreno,nella forma di una
losanga, incardinando le tavole una allaltra. Poi, quando sono state piazzate in file, le
riempiono di terra. Questo una invenzione molto utile, perch i colpi possono solo
schizzare via da loro e non fanno loro alcun danno Come le trincee si avvicinavano al
fossato di fronte al forte, gli assedianti avrebbero spesso usato la terra estratta dagli scavi o
le macerie che i cannoni avevano staccato dalla fortezza per livellarlo e avvicinarsi alle
mura. Descrivendo lassedio di Famagosta nel 1572, Bizari riferisce che i Turchi avevano
gi gettato cos tanta terra contro il fossato, che lavevano posto al livello dei bastioni, e poi
posto travi per traverso da entrambi i lati per servire da supporto. Questi si estendevano fino
al muro. E per far s che noi non li colpissimo con i nostri cannoni, si proteggevano con
canne, sacchi di lana e fascine.
Le trincee erano gli elementi pi essenziali in un opera dassedio dato che fornivano
copertura e era attraverso di esse che gli uomini e lartiglieria si avvicinavano alle fortezze.
La scienza dellassedio ottomana comunque, coinvolgeva iniziative pi elaborate. Il
quattordicesimo e quindicesimo secolo talvolta videro la costruzione di fortezze di blocco
per prevenire laccesso al luogo che era sotto assedio. Negli anni 90 del 1300 Bayezid I
costru un castello sulla costa asiatica del Bosforo per impedire laccesso a Costantinopoli
mentre dava lassedio alla citt. Allo stesso scopo, nel 1452-53 Mehmed II costru un
secondo castello opposto a quello di Bayezid, sulla costa europea. Nel 1440 murad II apr il
suo fallito assedio di Belgrado con la costruzione di un forte a sud della citt per bloccare
laccesso.
Molte di queste opere, comunque gli ottomani le costruirono immediatamente al di fuori
della fortezza o citt sotto assedio. Per esempio, essi iniziarono lassedio di Nicosia nel
1570 costruendo una fortezza sulla montagna che prende il nome di Santa Marina, a
centosettanta passi di distanza dai bastioni e dalle strade di Podocattaro e Carrasa. Da l,
essi iniziarono a sparare nella citt, colpendo case e altri edifici, ma senza causare molto
danno. Successivamente innalzarono un forte su una collina che gli abitanti chiamano San
Giorgio, sparando ai tetti delle case, ma di nuovo senza fare danni alle difese. Due altri

forti seguirono, e solo quando essi riuscirono ad atterrare le difese della citt da queste
posizioni gli attaccanti si fecero pi vicini. Lo stadio successivo delle operazioni dimostr
come gli Ottomani potevano costruire fortezze pi vicine alle mura della citt. Quando la
forza assediante si avvicin alla controscarpa del fossato intorno alla vecchia citt di Nicosia
essi scavarono e fecero terrazze che erano quasi pari alle nostre fortezze chamate
Podocattaro, Constantia, Anaba e Tripoli, Fronteggiando queste, essi costruirono quattro
belle fortezze, con grande lavoro e diligenza, circa cinquanta passi dalle nostre mura. Da
queste posizioni essi erano in grado di martellare le mura. Lavori simili apparvero
allassedio di Famagosta nel 1572. Bizari descrive come, allinizio dellassedio, i turchi
iniziarono a creare piattaforme per piazzare cannoni per il bombardamento e a fare
casematte e bastioni per il fuoco degli archibugieri.
Nello stesso tempo che le forze assedianti costruivano queste fortificazioni di terra e
macerie sopra il terreno, i loro minatori avrebbero scavato sottoterra. Il metodo originale era
di costruire una camera sotto le mura o le torri della fortezza e di rivestire i supporti di
legno che sostenevano il soffitto con pece o altro materiale combustibile. I minatori
avrebbero allora dato fuoco ai supporti e si sarebbero ritirati. Come il soffitto della mina
collassava, cos avrebbe fatto il muro sopra il terreno. Nel sedicesimo secolo, luso di
polvere da sparo per far esplodere gallerie di mina increment leffetto distruttivo di questa
tecnica. La polvere da sparo comportava tuttavia grossi rischi. Allassedio di Famagosta un
gran numero di assedianti persero la loro vita quando una mina ottomana scoppi sotto i
loro piedi.
Lo stadio finale dellassedio, quando il fuoco dei cannoni e le mine avevano indebolito la
fortificazione e colpi di freccia e darma da fuoco avevano decimato i difensori, era un
assalto generale, quando la forza assediante tentava di entrare dalle brecce nel muro. Una
volta che un esercito ottomano era entrato in una fortezza, citt o paese, non cera pi
nessuna speranza di resistenza efficace.

LESERCITO: DOPO IL 1590: LA RIVOLUZIONE MILITARE


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Il successo degli eserciti ottomani nellultima decade dal sedicesimo secolo sembrava
giustificare la cautela che Schwendi aveva consigliato negli anni 60 del 1500. Tra il 1570 e
il 1572 gli ottomani si impadronirono di Cipro. La guerra con lIran tra il 1578 e il 1590
port allImpero nuovi territori nel Caucaso e nellAzerbaijan, e dimostr anche la capacit
ottomana di mantenere un esercito sul campo per pi di un decennio. Quando scoppi la
guerra con lAustria nel 1593, ventisette anni dopo lultima campagna ungherese di
Solimano I, il comandante ottomano, Koja Sinan Pasha, non avrebbe potuto avere dubbi
sulla superiorit militare ottomana. Ci che la guerra rivel di fatto fu che le tattiche militari
ottomane stavano divenendo obsolete.
Nel suo resoconto del primo anno di guerra il letterato ottomano Talikizade, mette in
evidenza un ostacolo immediato che dovette affrontare lesercito di Sinan Pasha. Egli
riferisce come a Belgrado la popolazione locale disse ai comandanti ottomani che, nei tempi
passati, se gli fosse stato riferito di un nuovo forte austriaco in Ungheria il Sultano avrebbe
ordinato la sua immediata distruzione. Comunque, la lotta a Cipro e contro lIran avevano
portato a trascurare la frontiera ungherese, dando agli Austriaci lopportunit di costruire
nuove fortificazioni. Questo lavoro ebbe luogo dalla fine degli anni 70 del 1500.

Nella parte meridionale del confine, tra il medio corso della Drava e il medio corso della
Sava e attraverso la Croazia fino alladriatico, le montagne formavano una difesa naturale.
Lunica grande fortezza che gli Austriaci costruirono su questa linea era a sud, a Karlovac
sul fiume Kupa. Per proteggere il resto della frontiera croata essi costruirono una catena di
torri di guardia e posero nella zona di confine a sud della Drava dei mercenari Serbi e
Tedeschi. In Ungheria a nord della Drava, le paludi fornivano una certa difesa ma non erano
sufficienti per fermare lavanzata di un esercito. Perdipi, il Danubio forniva una via
dacqua fin dentro lAustria. Era in Ungheria, dunque, che gli Austriaci concentrarono le
loro difese, costruendo o ricostruendo fortezze a Kanizsa nel sud e a Gyr, Komarom,
Ersekujvar e Eger nel nord. Essi iniziarono anche a fortificare grandi citt con bastioni
difensivi. Posizioni che non erano direttamente sotto il controllo imperiale, vennero
fortificate dai proprietari terrieri locali con muri di terra compressa tra pesanti tronchi. Le
fortezze nuove e ricostruite erano in gran parte il lavoro di ingegneri italiani, che usavano il
disegno pi moderno.
Non furono, comunque, le nuove difese che mostrarono la debolezza tattica degli ottomani.
Gi nel 1570 la cattura di Nicosia aveva mostrato che larte dellassedio ottomana era
ancora efficace contro le fortezze moderne dotate di bastioni. Lunico problema tecnico
incontrato dagli assedianti, secondo Bizari, era che, allinizio dellassedio i bastioni di terra,
assorbivano come erano stati designati per fare limpatto delle palle di cannone,
rendendole inefficaci. Durante la guerra di Cipro la non modernizzata fortezza di Famagosta
si rivel un ostacolo molto pi serio delle moderne fortificazioni di Nicosia. Anche durante
la guerra austriaca, gli assedianti ottomani furono capaci di prendere Gyr nel 1594, Eger
nel 1596, Kanizsa nel 1600 ed Esztergom nel 1605, a dispetto del loro progetto migliorato.
Sembra sia stato il sistema difensivo nel suo complesso, e gli scontri al di fuori delle
fortezze, piuttosto che i forti ammodernati che misero a dura prova le risorse ottomane.
Il problema pi grande per gli ottomani non era la nuova architettura militare, ma piuttosto
la superiorit austriaca sul campo. Essa si fondava in primo luogo sullaumentato uso di
armi da fuoco. La guerra del 1593-1606 non fu, di fatto la prima occasione nella quale gli
ottomani avevano incontrato questo problema. Alla battaglia di Lepanto nel 1571, la
superiore potenza di fuoco era stato un fattore nellassicurare la vittoria della coalizione
cristiana. La risposta ottomana a questo era stata di emanare ordini che i timarioti che
dovevano servire nella flotta lanno successivo dovevano imparare luso degli archibugi o
avrebbero perso i loro timar, e di reclutare giovani che non appartenevano alla classe
militare ma che sapevano come usare le armi da fuoco individuali. Comunque, non ci fu una
applicazione sistematica di queste misure nella decade successiva e i comandanti ottomani
non sembrarono aver applicato la lezione appresa sul mare agli eserciti terrestri. Inoltre,
nelle guerre con lIran dal 1578 al 1590, gli ottomani fronteggiavano un avversario che era
debole dal punto di vista dellartiglieria.
Questo non era il caso nel 1593, come rendono evidente i resoconti sia ottomani che
europei. Nel 1594 Bernardino de Mendoza not come molte delle vittorie di questi tempi
sono una conseguenza dellartiglieria, o dellabilit degli archibugieri e Achille Tarducci
commentava in particolare sulla efficacia dei tedeschi che avevano abbandonato la vecchia
tattica delle guerre difensive per passare alloffensiva, nelle fortezze e sul campo. Queste
nuove tattiche diedero agli austriaci una nuova fiducia in s che sgoment gli ottomani,
inducendo un commentatore, Hasan al-Kafi a scrivere: Attraverso luso di certe armi, il
nemico sta cominciando a riportare vittorie contro di noi Il nemico ha cominciato a
prendere il sopravvento attraverso luso di certi strumenti di guerra, nuovi tipi di armi e

cannoni, che i nostri soldati tardano ad introdurre. Di queste nuove armi cui allude Hasan
al-Kafi, tre in particolare sembrano aver colpito lo storico Pechevi, che partecip a queste
guerre. I primi due erano i cannoni a lungo raggio e i moschetti, che erano pi pesanti degli
archibugi e richiedevano un supporto per la canna. Entrambi giocavano la loro parte nel
riuscire quasi a sconfiggere gli ottomani a Mez-Keresztes. Laltro strumento era il petardo,
una bomba per far esplodere le porte delle fortezze o distruggere le mura.
Nuove armi richiedevano nuove tattiche, e anche qui gli ottomani furono lenti ad adattarsi.
Il cambiamento pi significativo era nella composizione degli eserciti. I soldati di fanteria
dotati di picche e armi da fuoco superarono in numero la cavalleria, in qualche
caso assommando ai tre quarti delle forze austriache che fronteggiavano gli ottomani. Poco
dopo il 1600, in un memorandum al gran visir Yemishchi (il fruttivendolo) Hasan Pasha,
il comandante in Ungheria, Lala Mehmed Paha, comment come questo aveva influito
negativamente sulle fortune ottomane: Molte di queste maledette truppe sono fanti e
archibugieri. La maggior parte delle truppe dellIslam sono cavalieri e non solo sono pochi i
loro fanti, ma gli esperti nelluso dellarchibugio sono rari. Per questa ragione, c un gran
disordine nelle battaglie e negli assedi
Una conseguenza dellaumentato numero di armi da fuoco e di truppe di fanteria fu che la
guerra sul campo divenne pi statica, con eereciti che facevano grande uso di lavori di
sterramento e di posizioni di trincea che la cavalleria non poteva facilmente sopraffare.
Anche qui, come il resoconto della guerra fatto da Pechevi rende chiaro, gli ottomani erano
lenti ad adattarsi. Fu il rifiuto delle truppe giannizzere e jelali di trincerarsi e la loro richiesta
per rinforzi di cavalleria che condusse al disastro sullisola di Csepel nel 1603. La fanteria
austriaca era egualmente letale fuori delle sue posizioni fortificate, usando la strategia che il
comandante austriaco Basta aveva messo a punto per sopraffare la cavalleria ottomana. Egli
raccomandava in particolare che i moschettieri e archibugieri sotto la protezione dei
picchieri dovessero sparare alla cavalleria che avanzava delle salve controllate. Sembra che
siano stati questi quadrati di picche, con gli archibugieri ad ogni angolo o che formavano
una copertura dai due lati che consentirono agli austriaci a Mez-Kerersztes di avanzare
quasi senza incontrare opposizione fino allaccampamento ottomano. A Kanisza nel 1600,
gli ottomani fuggirono di nuovo di fronte al fuoco austriaco, alla fine vincendo solo perch
gli austriaci credettero che la loro fuga fosse un trucco.
La risposta ottomana alle tattiche austriache fu di incrementare il numero di soldati di
fanteria espandendo il corpo dei giannizzeri, cosicch esso contava quasi 40.000 effettivi
alla fine della guerra, e reclutando, per la durata di una singola campagna, uomini che
sapevano come usare armi da fuoco. Essi cominciarono anche ad adottare nuove armi, come
il petardo, appreso dagli austriaci. E anche possibile che Lala Mehmed Pasha, il
comandante ottomano di maggior successo nella guerra, avesse cominciato ad adottare le
nuove tattiche sul campo di battaglia dal momento che, come implica Pechevi, egli era
certamente consapevole del loro significato.
Luso aumentato della fanteria ebbe importanti conseguenze sul campo di battaglia e fuori.
Il fatto pi significativo fu che i giannizzeri smisero di essere un corpo di lite. Con gli
effettivi in aumento, il reclutamento fu ampliato fino ad includere Turchi e altri musulmani
per nascita. Nello stesso tempo, per alleviare il peso sul Tesoro, i giannizzeri ebbero il diritto
di guadagnarsi da vivere fuori del corpo. Pagare un tale numero di persone nondimeno
richiese un aumento delle entrate, che il Tesoro ottenne in parte convertendo alcuni timar in
appalti esattoriali , e,cos facendo, alterando la struttura fiscale e amministrativa
dellImpero. Un effetto del reclutamento di truppe irregolari come fanteria fu anche di

mettere in difficolt il tesoro. Allinizio del diciassettesimo questo provoc una seria rivolta
in Anatolia. Le truppe di fanteria congedate, esperte nelluso delle armi da fuoco furono una
fonte di reclutamento delle bande di Jelali la cui soppressione richiese tutta la forza
dellesercito ottomano.
Lincremento nelluso della fanteria e ladozione di nuove armi consent alla fine agli
ottomani di mantenere la loro posizione in Ungheria. Alcune debolezze militari comunque
rimasero. Lesercito ottomano non sembra abbia adottato la tattica, che Basta raccomanda,
di sparare delle salve. In una formazione di giannizzeri, per esempio, era solo la prima linea
che poteva usare le proprie armi, e il fuoco, anche se accurato, era irregolare. Per di pi, la
produzione standard di cannoni ottomani, e le conoscenze matematiche degli artiglieri
sembrano essere state in ritardo rispetto a quelle dei rivali europei. Durante il corso del
diciassettesimo secolo, le abitudini mentali che produssero la rivoluzione scientifica
europea vennero ad influenzare in modo crescente la conduzione della guerra. Questa fu una
corrente intellettuale che non attravers i confini dellImpero Ottomano, rendendo difficile
per gli ottomani afferrare i principi teorici che erano alla base della nuova scienza militare
della costruzione delle fortezze, degli assedi, delle tattiche sul campo e dellartiglieria.
Tuttavia non fu fino alla disastrosa guerra con la Lega Santa dal 1683 al 1699 che questo
divenne penosamente evidente. Sul fronte orientale, gli ottomani dovevano soffrire
umiliazioni allinizio del diciassettesimo secolo per mano dello Shah Abbas. Le vittorie
iraniane non rifletterono, comunque, alcuna superiorit strutturale. Il fatto era che
semplicemente lo Shah Abbas era un brillante stratega militare cos come un esperto di
politica, e capace di sfruttare limpegno bellico degli ottomani in Austria e Anatolia cos
come le loro ricorrenti crisi politiche e i fallimenti nella leadership.

LA FLOTTA: GLI OTTOMANI E IL MARE


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Nel Secolo successivo alla occupazione di Gallipoli nel 1354, gli unici passaggi sul mare
che erano vitali per lintegrit dellImpero Ottomano erano presso gli stretti che dividevano i
suoi territori asiatici e europei. Questa situazione cambi con la conquista di Costantinopoli
nel 1453. La nuova capitale ottomana era una citt la cui esistenza dipendeva dal
rifornimento di cibo e altri beni via mare, e questo richiedeva una flotta per proteggere i
porti e le rotte marittime dai pirati e dallazione del nemico. Fu poco dopo il 1453, pure, che
il Sultano inizi ad usare la flotta come strumento di conquista, con Mitilene nel 1462, e
Negroponte nel 1470 che caddero per assalti anfibi.
Fu solo negli ultimi anni del quindicesimo secolo, con azioni contro Venezia nel golfo di
Corinto ed al largo delle coste meridionali e occidentali del Peloponneso che la flotta
ottomana cominci ad operare fuori dellEgeo. Nella seconda decade del sedicesimo secolo,
comunque, due eventi resero necessario estendere il raggio operativo della flotta. Il primo di
questi fu una conquista sulla terraferma. Nel 1517 Selim I conquist lEgitto e, nella decade
successiva, la provincia divenne una importante fonte di cibo per la capitale e di entrate per
il Sultano. Le comunicazioni erano convenenti solo via mare, e divenne dunque essenziale
per Sultano mantenere una flotta che fosse capace di proteggere il traffico navale tra
Istanbul e lEgitto. La necessit di tenere questa rotta sgombra dai predoni deve essere stata
una ragione per lassalto ai pirateschi cavalieri di Rodi nel 1522. La conquista dellEgitto
port anche a entrate per il Sultano provenienti dal commercio tra loceano indiano e il

Mediterraneo. Questo comunque, coinvolse un conflitto navale con i portoghesi che, nelle
stesse decadi, si erano stabiliti nelloceano indiano e stavano tentando di deviare il traffico
dalla sua vecchia rotta attraverso il Mar Rosso e di guadagnare un monopolio per i loro
vascelli. La acquisizione delle citt sante rese anche il Sultano responsabile per la sicurezza,
dai portoghesi e altri predatori delle rotte di pellegrinaggio attraverso il Mar Rosso dal sud
dellAsia e dallAfrica.
Il secondo evento che incoraggi gli ottomani a rafforzare la flotta fu la sottomissione al
Sultano di Hayreddin Barbarossa, il sovrano di Algeri. Ci estese i reami ottomani al
Mediterraneo occidentale e nel Sultano diede ad Algeri un protettore contro la Spagna. Pi
tardi nel secolo, le conquiste di Tripoli nel 1551, Jerba nel 1560 e Tunisi nel 1574
rafforzarono la presenza ottomana nel Nord-Africa ma anche, come lacquisizione di Algeri
condussero ad una inevitabile rivalit navale con la Spagna, che stava cercando di stabilire
roccaforti sulla costa del Nord-Africa. Questi fattori resero il possesso di una flotta
efficiente essenziale sia per la sopravvivenza del suo impero che per la sua espansione.

LA FLOTTA: NAVI
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Murad I (1362-89) dovette aver costruito navi da guerra a Gallipoli dopo aver ripreso la
citt e il suo porto dai Bizantini nel 1377, ma la prima notizia affidabile di una flotta
ottomana data dal 1392, durante il regno di Bayezid I (1389-1402). Fu, comunque, Mehmed
II (1451-81) che inizi a costruire navi su una vasta scala per guerre di conquista. Dettagli di
queste prime flotte di guerra sono mancanti, ma chiaro che, nel costruirle, le maestranze
ottomane adottarono i tipi di vascello che erano comuni in tutto il Mediterraneo.
Il vascello da combattimento di base era la galea a remi. Nella forma in cui era emersa
durante il Medio Evo, la galea era un vascello stretto, lungo da cinque a sei volta la sua
larghezza. Una galea standard aveva da ventiquattro a ventisei banchi di remi da ciascun
lato, con normalmente tre rematori per ciascun banco. Una piattaforma rialzata correva tra i
banchi di ciascun lato. Essa aveva un solo albero con una vela latina e aveva una
piattaforma per il combattimento a prua. Le galee leggere, che i corsari preferivano
particolarmente, avevano meno di ventiquattro banchi per i remi da ciascun lato, mentre le
galee pesanti, tipo quelle che trasportavano il comandante della flotta, ne avevano ventisei o
pi. Sulla prua esse avevano un ariete che sembra aver avuto la funzione di danneggiare lo
scafo nemico e nellimmobilizzarlo durante il combattimento ravvicinato.
I tratti fondamentali del progetto di una galea non cambiarono tra il medioevo e il
diciottesimo secolo, quando la galea spar alla fine dal Mediterraneo. Ci furono, comunque,
alcune modificazioni nel corso dei secoli. La pi importante di queste era laggiunta
dellartiglieria nella second amet del quindicesimo secolo. Le galee avevano i cannoni sul
davanti, ci che consentiva loro di far fuoco sul nemico prima di attaccarsi ad esso e di
abbordarlo. Quando la flotta ottomana per la prima volta us artiglieria di bordo non
sicuro, ma certamente una incisione veneziana che raffigura la battaglia del Peloponneso del
1499 mostra le galee ottomane con unico grande cannone che poteva ruotare, montato su un
asse verticale sulla prua. Durante il sedicesimo secolo, come sulla terra, i cannoni di bronzo
rimpiazzarono i cannoni in ferro saldato , e il numero di cannoni aument. Lo standard per
le galee ottomane nel sedicesimo secolo era probabilmente lo stesso che Katib Celebi

specific come standard nella met del quindicesimo secolo, cio un cannone sulla linea
centrale, che sparava una palla di circa trenta libbre o pi, affiancato da due colubrine.
Laggiunta dellartiglieria fu lo sviluppo pi importante nel disegno delle galee durante il
quindicesimo secolo. Ulteriori modifiche intervennero durante il sedicesimo e
diciassettesimo. Fino alla mea del sedicesimo secolo le galee standard avevano tre rematori
per banco,con ciascun rematore che azionava un remo separato, un sistema conosciuto in
italiano come alla sensile. Alla met del secolo, tutte le flotte del Mediterraneo sembra si
siano convertite ad un sistema dove i rematori su un singolo banco azionavano un singolo
remo,un sistema conosciuto come al scaloccio. La nuova soluzione rese possibile
incrementare il numero di rematori su un banco e ridurre il numero di abili rematori
richiesti. La flotta ottomana, a giudicare dai rapporti veneziani, adott il sistema al
scaloccio intorno al 1560. Un altro cambiamento venne verso la fine del secolo, quando le
galee standard cominciarono ad avere due piuttosto che un albero. Anche i carpentieri
ottomani fecero questa modifica. Nel diciassettesimo secolo essi iniziarono pure a costruire
galee con una poppa a melone, cio una poppa che era arrotondata e rinforzata, per
renderla pi resistente alle onde. Un piccoli cambiamento finale venne quando
lammiraglio Ali Celebi (che tenne la carica nel 1617 e nel 1618-19) abol come superfluo il
salva-vita, una vela che la ciurma usava per rimettere in mare galee che si erano arenate.
Uno sviluppo pi significativo nel disegno delle galee del sedicesimo secolo avvenne
accidentalmente. Nel 1570, quando Venezia inizi a costruire una flotta per contrastare gli
attacchi ottomani a Cipro, i carpentieri dellarsenale convertirono le loro galee mercantili in
navi da guerra. Il lavoro fu frutto di improvvisazione, ma di improvvisazione riuscita. Le
galee mercantili erano pi lente e ingombranti delle galee da guerra, ma pi capaci, e cos
consentirono ai costruttori di montare altri cannoni, inclusa artiglieria che poteva far fuoco
lateralmente. Il peso aggiuntivo consent anche di dominare in battaglia le ordinarie galee
da guerra. Il comandante spagnolo della flotta della Lega Santa, Colonna, riconobbe
certamente il potenziale di questi vascelli quando, rispondendo alle obiezioni al suo piano di
inseguire la flotta ottomana nel 1570, not che queste galeazze veneziane erano come
fortezze che torreggiavano sul nemico e che sparavano dallalto su di lui. La battaglia di
Lepanto lanno successivo giustific il suo ottimismo. Le galeazze giocarono un ruolo
importante nella vittoria della Lega Santa contro gli ottomani
La tecnologia delle galeazze era comunque conservatrice ed era un vascello che gli
ottomani potevano facilmente imitare. Nellinverno che segu la sconfitta a Lepanto il
Consiglio Imperiale istru il capo carpentiere dellarsenale in modo da costruire una nave
che avrebbe dovuto essere mossa dai remi e capace di far fuoco da prua, da poppa e dai
fianchi senza pericoli per i rematori. Quando lammiraglio , Uluj Ali, ebbe approvato i
piani, larsenale a Sinope costru tre e larsenale di Istanbul uno o due dei nuovi vascelli e,
dal 1572, le galeazze formarono una parte regolare della flotta ottomana. Katib Celebi
annota che, nella met del diciassettesimo secolo, essi trasportavano ventiquattro cannoni.
La facilit con cui i carpentieri ottomani imitarono le galeazze veneziane contrasta con la
loro lentezza nellintrodurre i galeoni, cio vascelli a vela con alti fianchi, capaci di far
fuoco con bordate . Sotto questo aspetto, comunque, questo era tipico delle costruzioni
navali del Mediterraneo in generale. I veneziani costruirono qualche nave di questo tipo alla
fine del quindicesimo secolo, ispirando Mehmed II ad ordinare una nave simile dallarsenale
di Istanbul. La bargia di Mehmed, comunque, affond al varo, e n gli arsenali veneziani n
gli arsenali ottomani continuarono a sperimentare con questi vascelli. Lunica eccezione
furono un paio di cocche che combatterono con la flotta ottomana nel 1499. Queste erano

vascelli ibridi,con remi, ma con la velatura di un galeone. A parte quellanno, sembra che la
galea nelle sue varie forme fosse lunico vascello da guerra ottomano. Questo era anche
vero delle altre marinerie mediterranee e, fino al sedicesimo secolo, non mise in svantaggio
la flotta ottomana contro i rivali nel Mediterraneo.
LImpero Ottomano comunque non era solo un potere Mediterraneo e, nei suoi incontri con
i portoghesi nelloceano indiano e nel Golfo, le galee ottomane non poterono reggere al
superiore potere di fuoco dei caracchi portoghesi e non erano adeguate per la navigazione
oceanica. Nel diciassettesimo secolo essi si trovarono di fronte a problemi simili nel
Mediterraneo. Questo secolo vide lapparizione ivi di mercanti armati dallOlanda, Francia e
Inghilterra. Dal momento che in molte circostanze una galea non rappresentava una
minaccia per un galeone completamente armato, questo cambi i metodi della guerra navale
nel Mediterraneo e persuase larsenale veneziano a intraprendere la costruzione di galeoni.
Di conseguenza, quando gli ottomani dichiararono guerra a Venezia nel 1645, e lanciarono
un attacco a Creta, essi si trovarono di fronte una flotta che era tecnologicamente superiore
alla propria. Per tenersi al passo con la flotta veneziana gli ottomani iniziarono a costruire
galeoni con dieci in costruzione nel 1650. Comunque, n le navi in s stesse n i tentativi di
raccogliere ciurme tecnicamente capaci, ebbero successo, e non fu fino al 1682 che il
galeone divenne la nave da guerra standard nella flotta ottomana. I (musulmani)
nordafricani, comunque, padroneggiarono le tecniche di costruzione e manovra dei galeoni
ben prima dei carpentieri e marinai della flotta ottomana. Questo avvenne forse perch i
domini di Algeri, Tunisi e Tripoli attrassero corsari dal nord-Europa come dal
Mediterraneo, e furono forse questi uomini che trasferirono le abilit dal teatro atlantico.
Con questo non si vuol dire che gli arsenali navali ottomani non costruissero per niente
navi a vela. Un documento del 1487 registra due vascelli a vela una bargia e un gripar
che portavano rispettivamente 83 e 45 cannoni. Questi chiaramente erano vascelli per il
trasporto dellartiglieria, e furono come vascelli da trasporto che le bargia ottomane
continuarono a funzionare per tutto il sedicesimo secolo. Una di queste accompagn perfino
una flotta di galee nelloceano indiano nel 1564, ma apparentemente portava solo provviste
e non era armata. In aggiunta alle bargia altri vascelli specializzati accompagnavano le
flotte da guerra ottomane. I documenti elencano, ma non descrivono navi delle pietre,
presumibilmente per il trasporto di palle di cannone o materiali per la riparazione di porti e
fortificazioni, e navi dei cavalli. Queste erano, secondo un resoconto del diciassettesimo
secolo, dotate di una vela quadra con un basso pescaggio per il trasporto di cavalli o
artiglieria, con una apertura a poppa per far salire a bordo i cavalli. Queste erano le navi che
accompagnavano la flotta del Mediterraneo. Altri vascelli specializzati servivano sui fiumi
navigabili dellImpero.

LA FLOTTA: LA COSTRUZIONE DELLE NAVI


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il primo e, per pi di un secolo il pi grande, cantiere navale nellImpero Ottomano era a


Gallipoli. Fu l che alla fine del quattordicesimo secolo Bayezid I costru e ripar la sua
flotta e, se dobbiamo credere al resoconto dellambasciatore aragonese presso Tamerlano
che vide le navi nel 1402, aveva una capacit per circa quaranta galee. E abbastanza
probabile che, gi a quel tempo, i capitani e le ciurme delle navi fossero residenti
permanenti della citt. Questo era certamente il caso nel 1474, quando i loro salari

comparivano nel primo registro rimasto di spese del governo a Gallipoli. In questanno
cerano 92 distaccamenti di questi marinai, ciascuno con un capitano al suo comando, con
ciascun distaccamento forse rappresentante la ciurma di una singola galea. Questo numero
evidentemente rimase costante fino al 1518, quando cerano 93 distaccamenti. Come
cantiere per la costruzione di navi,comunque, Gallipoli sembra essersi espanso dopo il 1518.
Nel 1522, lanno della conquista di Rodi, un bailoveneziano rifer che altre navi erano in
costruzione. Per il 1530 ne esistevano 30, con altri incrementi nel 1530 e 1565-66.
Il documento del 1518 riporta anche le spese dei carpentieri che costruivano e riparavano
le navi. Questi, mostra il documento, cadevano in categorie differenti. In primo luogo
cerano otto piccoli gruppi di uomini che si erano specializzati in costruzione di navi
magazzinieri, costruttori di remi, , costruttori di carrucole e pulegge, lavoranti con la
stoppa o nella manutenzione e uso dei cannoni armaioli, artiglieri e bombardieri. In
tutto cerano 81 uomini, i calafatori con 26 e gli artiglieri con 28 uomini, che formavano i
gruppi pi grandi. Il gran numero di calafatori suggerisce che il loro compito principale era
la manutenzione piuttosto che la costruzione di navi. I numeri aumentarono lievemente negli
anni seguenti, raggiungendo 127 unit nel 1530, ma non furono mai grandi. I documenti
mostrano che molti di questi uomini erano novizi del corpo dei giannizzeri, che servivano
come apprendisti artigiani prima di essere arruolati nel corpo dei giannizzeri. Il gruppo pi
numeroso di artigiani, comunque, erano uomini con impiego temporaneo che larsenale
assumeva, presumibilmente dai vicini distretti della costa, quando cera lavoro, e licenziava
al completamento dello stesso. Per i compiti pesanti ma che non richiedevano abilit, come
trascinare in secca le navi, gli appiedati e gli esentati del distretto di Gallipoli fornivano la
forza lavoro.
Larsenale navale ad Istanbul aveva una organizzazione simile. Quando Maometto II il
conquistatore conquist la citt genovese di Pera nel 1453, acquist con essa il vecchio
arsenale genovese, con i suoi moli e i suoi scali di costruzione sulla costa del Corno dOro.
Egli evidentemente lo espanse durante il suo regno quando intraprese la costruzione di una
grande flotta da guerra. Non fu comunque che nel sedicesimo secolo che essa sorpass
Gallipoli come centro principale per la costruzione e la manutenzione delle navi. Selim I
(1512-20), secondo il resoconto di Lutfi Pasha, progett la costruzione di 300 bacini che
avrebbero occupato lintera lunghezza del Corno dOro, ma non complet mai il lavoro.
Nondimeno, entro il 1522, cerano 114 bacini, entro il 1557 123 bacini e questo numero
sembra essere rimasto stabile fino alla met del diciassettesimo secolo. Nel 1653, essi erano
circa 120. Ciascun bacino aveva due scali di costruzione coperti dove era possibile costruire
o ospitare galee, dando allarsenale una capacit di costruire o riparare circa 250 galee nello
stesso momento. Tra il 1546 e il 1549, lammiraglio Sokollu Mehmed costru un magazzino
dietro ciascuno bacino e recint lintera area.
Come a Gallipoli, cerano maestranze permanenti e temporanee. Quelle permanenti erano
ancora novizi che formavano gruppi di calafatori, carpentieri, fabbricanti di remi,
bombardieri, fabbri, riparatori, fabbricanti di carrucole e pulegge e lavoratori con la
stoppa. Il loro numero era piccolo, con i calafatori 40 uomini nel 1530 che costituivano
il gruppo pi grande di un totale di 90 artigiani. Molti degli artigiani venivano comunque da
fuori. Essi erano perlopi, secondo un resoconto veneziano, maestranze greche provenienti
da Istanbul, Galata e le isole vicine; ma quando il lavoro era urgente, essi sarebbero venuti
da tanto lontano quanto Lesbo e Chio. I mastri carpentieri rimasero largamente anonimi. Nel
1553 il bailo veneziano menzion un mastro greco, che chiama Michele Benetto, con tre o
quattro mastri sotto il suo comando. Nel 1562, un altro bailo riferisce che cerano

carpentieri veneziani che lavoravano nellarsenale, che avevano molto migliorato lo


standard della costruzione di navi. Oltre questi, non sussiste alcuna informazione. Erano
sempre gli appiedati e gli esentati che portavano avanti i compiti pesanti nellArsenale,
servendo per periodi di sei mesi.
Allinizio del diciassettesimo secolo lorganizzazione delle maestranze sembra essere
cambiata. Cerano molti lavoratori permanenti 838 nel 1604 che rappresentavano una
variet maggiore di competenze, inclusi i fabbricanti di remi e i fonditori di bronzo e il
reclutamento non era pi esclusivamente o principalmente tra i novizi. Il loro numero totale,
comunque,declin durante il secolo, cosicch nel 1648, al tempo della guerra di creta, ce
nerano solo 368. Sembra probabile dunque che per risparmiare denaro, il governo torn alla
pratica di assumere il grosso della forza lavoro quando sorgeva la necessit. Il numero degli
impiegati permanenti sembra comunque essere stato molto pi alto che durante la prima
parte del sedicesimo secolo.
Gallipoli e Istanbul non erano gli unici siti di costruzione di navi nellImpero. Cerano
installazioni permanenti a Izmit ad est della capitale, a Sinope sul Mar Nero, a Suez nel Mar
Rosso e per un po durante il sedicesimo secolo, a Basnar nellIraq meridionale. Per
costruire lo scafo di una galea, comunque, non era necessario uno speciale bacino e, negli
anni in cui la necessit si faceva pressante, come nel 1571-72, dopo la perdita di due terzi
della flotta nella battaglia di Lepanto, il Governo avrebbe ordinato la costruzione di navi
extra in specifici punti delle costa del Mar Nero e del Mediterraneo e larruolamento forzato
di artigiani per fare il lavoro. Linverno del 1571-72 vide la fabbricazione di pi di 100
vascelli fuori di Istanbul e Gallipoli. Gli scafi completati dovevano andare allarsenale
principale per ricevere i loro accessori e lartiglieria.
Di tutti i poteri mediterranei lImpero Ottomano possedeva le risorse pi abbondanti per le
costruzioni navali. Il legname, per esempio, era disponibile dalle dense foreste dellAnatolia
nord-occidentale, vicino agli arsenali ad Istanbul, Gallipoli e Izmit, e dalle pendici ricche di
foreste lungo le coste meridionali del Mar Nero. Tale disponibilit era linvidia degli
osservatori stranieri del sedicesimo e diciassettesimo secolo, e non mostr segni di
esaurimento fino alla fine del diciassettesimo e diciottesimo secolo. Oggi, larea
largamente deforestata. Gi nel sedicesimo secolo, e probabilmente prima, il governo aveva
riservato tratti di foresta per il legname per le navi, nominando guardie per proteggere le
piante. Gli abitanti di specifici villaggi in queste aree abbattevano gli alberi e li tagliavano
nelle forme desiderate, ricevendo un salario dal tesoro per il loro lavoro. Dal momento che
le foreste erano vicine al mare, la fase successiva era di trainare il legname per via di
terra al porto pi vicino e di trasportarlo tramite navi agli arsenali. Sembra che giudici e
ufficiali nominati specificamente quando si intraprendeva il lavoro per sovrintendere alle
operazioni. Nel diciassettesimo scolo, lo stesso sistema continu con qualche
perfezionamento. Per larsenale di Istanbul, il commissario per il legname determinava
lammontare di legno richiesto da ciascuna area, e lo specificato numero di abitanti dei
villaggi che avrebbero portato avanti il lavoro. Questi, a loro volta, ricevevano i loro salari
nella corte del giudice dallagente del commissario. Il Tesoro, comunque, sopperiva solo
per un quinto ai costi, il resto provenendo da tasse straordinarie prelevate nei distretti di
produzione del legname. Gli arsenali potevano, quando era richiesto, comperare legname
extra da mercanti ma, dal momento che il legno della riserva era molto pi economico, i
salari e i costi di trasporto essendo al disotto delle tariffe di mercato, essi chiaramente
preferivano non fare cos.

Ci fu una simile continuit tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo nel procurarsi altri
materiali. Nel sedicesimo secolo le aree principali per la fornitura di tele per le vele e per le
tende delle galee erano Gallipoli, la Grecia meridionale specialmente Atene, Levadhia e
Evvoia e la regione egea dellAnatolia, sebbene i tessuti potevano, come nel 1560, venire
da lontano come dallEgitto ed Aleppo. Lorganizzazione del lavoro aveva qualche
somiglianza con labbattimento del legname, col giudice locale o il commissario da Istanbul
che distribuiva il lavoro tra i villaggi e soprintendeva alla produzione. Di nuovo, erano i
tessitori che avevano la responsabilit di tagliare e imballare le stoffe finite, prima di
mandarle per terra o per mare, agli arsenali. Nella maggior parte dei casi, le entrate locali
coprivano i costi della produzione e del trasporto. Nel diciassettesimo secolo, lo stesso
sistema di produzione continu, nelle stesse aree, sebbene Gallipoli sembra essere emersa
come il fornitore pi importante, specialmente di tele per navi. Le consegne di vele e teloni
dallEgitto divenne anche pi regolare. Fu anche probabilmente durante il diciassettesimo
secolo che il sistema cominci a specificare esattamente quanta tela ciascuna famiglia
doveva produrre e ad allocare specifiche parti di imposte locali per il pagamento della
produzione.
Le attrezzature e i cordami per la flotta venivano dalle aree di produzione della canapa. Nel
sedicesimo secolo queste erano sulle coste anatoliche del Mar Nero ad ovest di Samsun, e
sulle coste della Bulgaria, con piccole quantit che provenivano da Tire, nellentroterra di
Izmir. Di queste, Samsun era il luogo pi importante. Nel 1539, larsenale di Istanbul
acquist 156 tonnellate da questarea, come pure circa 20 tonnellate dalla Bulgaria. Nel
diciassettesimo secolo, Samsun divenne, ancora pi importante come fornitrice di corda. nel
1656, Katib Celebi riferisce che ogni anno la regione produceva 395 tonnellate di canapa
per luso della flotta. La canapa era, di regola, filata in corde nellarea di produzione prima
di essere inviata.
Sia nel sedicesimo che nel diciassettesimo secolo erano soprattutto le miniere e le fonderie
di Samokov in Bulgaria che fornivano i chiodi, le ancore e le parti di ferro delle galee.
Queste normalmente arrivavano ai siti di costruzione delle navi gi pronte. Il costo di
trasporto era comunque enorme. Nel 1606-7,per esempio, larsenale di Istanbul acquist
162.000 chiodi da Samokov per 198.608 akce. Il costo del trasporto da Samokov al porto di
Tekirdagi sul mar di Marmara e da l ad Istanbul era di 188.014 akce,con costi addizionali di
29.451 akce per pagare i salari di due impiegati, un impiegato addetto alla pesatura e un
fabbro.
Lo scafo delle navi, quando completo, richiedeva catrame e stoppa per calafatare, e sego o
altro tipo di grasso per ungerlo al disotto della linea di galleggiamento. Cera una provvista
abbondante di catrame da varie parti dellImpero: Vlor in Albania, Pazardzhik in Bulgaria,
Mytilene, Thasos e le coste dellegeo nord-occidentale, e dal vicino Samsun nel Mar Nero.
Queste aree continuarono a fornire gli arsenali nel diciassettesimo secolo, quando il
Governo destin le entrate da Drres e Pe al pagamento di 115 tonnellate ciascuna da Vlor
e i dazi di Mitilene al pagamento di una provvista annuale di circa 17 tonnellate da Lesbo.
Queste cifre suggeriscono che, nel sedicesimo secolo, Vlor continu ad essere la pi
importante fonte di approvvigionamento. La stoppa per calafatare era ottenibile a buon
mercato da tutto lImpero, il costo pi grande essendo quello del trasporto, piuttosto che per
la sostanza stessa. Il processo successivo dopo la calafatura era quello di oliare il vascello, e
questo richiedeva sego in grande quantit. Oliare una galea richiedeva, secondo Katib
Celebi, circa 350 chili di sego, e era necessario portare avanti le operazioni tre volte lanno,
una volta prima che il vascello lasciasse larsenale, e due volte durante la campagna. Il sego

forniva anche il materiale per le candele della nave e per il sapone, necessario specialmente
per i calafatori. Labbondanza degli animali nellImpero sembra comunque aver assicurato
che non ce ne fosse mai scarsit, con le consegne nel sedicesimo e diciassettesimo secolo
che provenivano principalmente dalla Rumelia, Valacchia e Moldavia.
Una volta che una galea era completa, essa riceveva i suoi cannoni e la sua ciurma.

LA FLOTTA: GLI AMMIRAGLI


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Lammiraglio della flotta del Mediterraneo, il Kapudan pasha era la figura di grado
pi elevato nella marina militare ottomana. La sua carica, comunque, emerse come un
incarico ben definito al servizio del Sultano solo durante il corso del sedicesimo secolo. Non
c nessun documento sugli ammiragli prima del 1453, ma dopo queta data e
probabilmente prima divenne consuetudine per il governatore del sanjak di Gallipoli
comandare la flotta, evidentemente perch Gallipoli era la pi importante base navale e
cadeva entro suo sanjak. Questo comando, comunque, non era automatico. Nel 1475, per
esempio, era il visir Gedik Ahmed Pasha che comand la flotta che salp contro Azov e
Caffa e anche la flotta che port le truppe da Vlor ad Otranto nel 1481. Nondimeno,
sembra che, durante il regno di Maometto II, era il governatore del sanjak di Gallipoli che
era di principio il comandante della flotta, se non sempre in pratica. Un episodio della
carriera del Gran Visir Mahmud Pasha illustra questo punto. Nel 1469-70 Mehmed II lo
licenzi dal suo incarico da Gran Visir e nomin invece governatore del sanjak di Gallipoli.
La ragione per questa apparente degradazione era il progettato attacco allisola veneziana di
Negroponte. Questo richiedeva una grande flotta e, come governatore del sanjak, Mahmud
aveva il compito di costruire le navi e di prendere il comando di loro quando fossero state
varate. Per quellanno almeno il governatorato di Gallipoli era divenuto uno degli incarichi
pi importanti dellImpero e richiedeva un uomo con le abilit di Mahmud Pasha per essere
ricoperto. Dopo la caduta di Negroponte Mahmud ritorn al visirato.
Come semplici governatori di Sanjak gli ammiragli non occupavano una posizione
impotante nellestablishment di governo ottomano, eccetto quando un personaggio di grande
levatura occupava lincarico, come fu il caso durante la permanenza in carica di Mahmud
Pasha, e anche tra il 1506 e il 1511, quando Hersekzade Ahmed Pasha fu ammiraglio
nellintervallo tra due incarichi come gran visir. Fu solo nel 1533, durante il regno di
Solimano I (1520-66) che lincarico di ammiraglio acquist sia una chiara definizione che
uno status elevato. Questo fu dovuto in parte allaumentata importanza degli affari
marittimi, ma specialmente alla illustre reputazione del nuovo ammiraglio.
Nel 1533, Solimano concesse la carica ad Hayreddin Barbarossa, il conquistatore di Algeri.
Era chiaramente impensabile rendere questuomo un semplice governatore di sanjak.
Invece la nomina venne insieme a quella di governatore generale della nuova provincia
dellArcipelago, che il Sultano cre espressamente per Barbarossa staccando
i sanjak costieri della Grecia e della Turchia occidentale dalle esistenti province di Rumelia
e Anatolia.
La provincia dellarcipelago fu cos una creazione ad hominem, ma una che nondimeno
dur. Non fu, comunque, che fino a dopo il regno di Solimano I che la provincia venne ad
esistere permanentemente di suo proprio diritto, con lammiraglio come suo governatore
generale. Quando Barbarossa mor nel 1546, il suo successore era il capo portiere del

Sultano, Sokollu Mehmed, che resse lammiragliato come suo primo incarico fuori del
palazzo. Data la mancanza di rinomanza di Sokollu a questo stadio della sua carriera, il
Sultano chiaramente non intese nominarlo governatore generale. Invece, come gli ammiragli
prima di Barbarossa, ricevette lincarico col governatorato del sanjak di Gallipoli. Questo
era anche vero del suo successore, Sinan Pasha. Sinan, comunque, era fratello del Gran
Visir, Rstem Pasha, e fu probabilmente su insistenza di Rstem che Solimano fece tornare
in vita la defunta provincia dellArcipelago e nomin Sinan come governatore generale. E
chiaro comunque che il Sultano considerava questa come una nomina ad hominem, dal
momento che il successore di Sinan, Piyale, ricevette lincarico di ammiraglio come
governatore del Sanjak di Gallipoli. Il decreto del Sultano che lo nominava ammiraglio nel
Gennaio 1555 reca scritto: Io ho aumentato i miei favori allo zeamet del capo portiere,
Piyale e, con effetto da [8 gennaio 1555], lAmmiragliato e il sanjak di Gallipoli con la
sua hass del valore di 550.000 akce stato concesso a lui Piyale ricevette la promozione
a governatorato generale della rinata provincia dellArcipelago nel 1558, dopo essersi
distinto nelle azioni contro gli spagnoli in nord-Africa.
Nel 1566, alla salita al trono di Selim II, Piyale ricevette una promozione al visirato. Il suo
successore come ammiraglio fu lagha dei giannizzeri, Messinsade Ali. Egli ricevette
lammiragliato con la Provincia dellArcipelago. Questo fu probabilmente come
riconoscimento del suo corrente status ma dal periodo della sua nomina lesistenza della
provincia era divenuta stabile, con gli ammiragli come governatori generali.
Divenire ammiraglio non richiedeva una precedente esperienza sul mare. Il fatto
importante che determinava la possibilit di essere scelto per lincarico era che
lammiraglio fosse anche un governatore provinciale, e le nomina allammiragliato
seguivano tipicamente lo schema delle nomine alle province. E abbastanza comune,
dunque, nel sedicesimo e diciassettesimo secolo, trovare che gli ammiragli erano diplomati
al servizio del palazzo. Sokollu Mehmed e Piyale sono entrambi esempi e, nel secolo
seguente le cose non cambiarono. Katib Celebi nota nel suo elenco di ammiragli che, per
esemio, Dervish Pasha successivamente gran visir si diplom presso le scuole di
palazzo il 18 gennaio 1606 mentre era capo giardiniere con lincarico di ammiraglio o che
Hafiz ahmed si diplom a palazzo e divenne ammiraglio nel 1608. Alcuni successivi
ammiragli avevano anche, come Mezzinzade Ali, servito come agha dei giannizzeri o,
come Jigalazade Sinan, che divenne ammiraglio nel 1591, come governatori nelle province.
La mancanza di esperienza sul mare non conduceva necessariamente allincompetenza;
Piyale Pasha e Jigalazade Sinan per esempio essendo stati comandanti di flotta di successo.
Comunque, questo non fu sempre il caso, ci che conduce Katib Celebi a stabilire, come
primo dei trentanove principi per una gestione efficace della flotta: Se lammiraglio stesso
non un corsaro egli dovrebbe consultarsi con i corsari riguardo la guerra per mare. Egli
dovrebbe ascoltare, e non agire sulla base della sua propria opinione.
Linsistenza di Katib Celebi sul prendere consiglio dai corsari una indicazione
dellimportanza, nella flotta ottomana, dei pirati musulmani del nord-Africa, le cui attivit
predatorie servirono in effetti come una scuola navale per addestrare marinai. Alloccasione,
i corsari nord-africani fornivano alla flotta ottomana non solo capitani di galee, ma anche
ammiragli. Il pi famoso di questi fu Hayreddin Barbarossa. La seconda nomina del genere
fu quella di Uluj Ali, che sopravvenne allammiragliato in un periodo di crisi successivo alla
battaglia di Lepanto. Egli inizi la sua carriera come corsaro algerino, ma nel 1556 venne ad
Istanbul per servire come capitano nella flotta ottomana, con un salario giornaliero che
rifletteva la sua importanza. Egli successivemente ritorn ad Algeri come Governatore

generale, e fu come governatore generale che combatt a Lepanto. Alla morte in tale
battaglia di Mezzinade Ali, egli gli succedette come ammiraglio. Il suo succesore nel 1588,
Uluj Hasan Pasha, era stato nel suo seguito e, come il suo patrono, aveva vissuto come
corsaro in Algeri. Lultimo dei seguaci di Uluj Ali a servire come ammiraglio fu Jafer
Pasha, che mantenne lincarico per due anni dal 1606. Dopo questo, lunica figura
nautica ad occupare lufficio nel 1616-17 e di nuovo nel 1617-19, fu Celebi Ali Pasha, il
figlio di un governatore generale di Tunisi, originario della isola egea di Kos. Queste figure,
comunque, furono eccezioni nella serie di uomini della terraferma che servirono come
ammiragli.
Lammiraglio della flotta del Mediterraneo era il comandante navale pi alto in grado
dellImpero. Oltre lui, comunque, cerano capitani di squadroni con base fuori Istanbul e
Gallipoli,che erano capaci di operare indipendentemente dal suo comando. Queste flottiglie
e i loro capitani appaiono dapprima in doocumenti della met del sedicesimo secolo,
sebbene essi devono essere esistiti da molto prima. Il pi vicino ad Istanbul era il Capitano
di Kavalla, che comandava uno squadrone di galee che pattugliava lEgeo del nord a sud
fino a Lesbo. La sua funzione pi importante, almeno secondo i documenti della seconda
met del sedicesimo secolo era scortare, fino ai Dardanelli, le navi che trasportavano grano
dalla Grecia settentrionale e centrale alla capitale, difendendole dai pirati e evitando anche
la vendita illegale di grano. Allo stesso tempo, uno squadrone pi piccolo, di sole due galee
nel 1566, operava sotto il comando del governatore del sanjak di Lesbo, proteggendo lisola
e la vicina costa. Cera una flotta pi grande dieci galee nel 1566 sotto il comando del
governatore del sanjak di Rodi. Questa isola e le sue dipendenze dominava le rotte tra
lEgitto e Istanbul, e lentrata del mare Egeo e il Mediterraneo orientale tra la Turchia del
sud e Cipro. In considerazione della sua posizione strategica, Solimano I deve aver stabilito
una flotta l immediatamente dopo la sua conquista nel 1522.
Durante lo stesso periodo, i governatori di altri sanjak sulla costa egea della turchia
qualche volta ricevettero ordini di pattugliare i tratti di mare al largo dei loro sanjak con una
o pi galee. Le uniche navi, comunque, che stazionavano permanentemente fuori Istanbul e
Gallipoli sembrano essere state quelle a Kavalla, Lesbo e Rodi. Dopo il 1566, comunque,
quando la provincia dellArcipelago dellammiraglio divenne una istituzione permanete
divenne consuetudine per otto dei governatori di sanjak nella provincia fornire una o pi
navi alla flotta imperiale quando essa prendeva il mare, suggerendo che i vascelli fossero
permanentemente in stato di disponibilit nei sanjak. Durante questo periodo come
ammiraglio, tra il 1616 e il 1619, Celebi Ali increment il numero di tali vascelli,
richiedendo che Chio, Naxos e Mahdia fornissero ciascuno una nave.
La rete di piccole flottiglie, concentrate specialmente nellEgeo servivano sia per fornire
rinforzi alla flotta imperiale, sia per difendere le rotte marittime verso la capitale da pirati e
attacchi nemici. Cerano altri squadroni con capitani indipendenti al di fuori di questarea.
Quando conquist lEgitto nel 1517, Selim I acquist due importanti porti. Il primo era
Alessandria, che il cartografo Piri Reis descriveva nel 1526 come un porto chiave, specie
per i paesi arabi. Il secondo era Suez, che forniva una base per le flotte nel Mar Rosso e
lOceano Indiano. E probabile che Selim nomin un ammiraglio in Egitto immediatamente
dopo la conquista, sebbene il primo documento ottomano circa lAmmiraglio di Egitto
del 1528. Egli era comandante sia delle flotte di Suez che di Alessandria fino al 1560,
quando il Sultano cre una amministrazione separata a Suez. La funzione della flotta di
Alessandria era proteggere il Mediterraneo orientale e le rotte di traffico dallEgitto,
cooperando in questo dovere con il governatore del sanjak di Rodi. La flotta a Suez era per

la difesa del Mar Rosso e lOceano Indiano. Il Governo, comunque, riconobbe


anche lingresso del mar rosso a Bab al-Mandab come avente una grande importanza
strategica e probabilmente un po prima del 1560, vi stabil una flottiglia sotto il comando
del capitano dello Yemen o Capitano di Mocha. Nel 1565, questo capitano comandava
uno squadrone di sei galee, equipaggiate a Suez. E comunque improbabile, date le
vicissitudini del dominio ottomano nello Yemen, che sopravvisse a lungo.
Queste flotte in Egitto e nel Mar Rosso erano dipendenti dallammiraglo ad Istanbul. Cos
pure, erano le navi che operavano sotto capitani indipendenti sul Danubio e i suoi tributari.
Il primo di questi ammiragliati era a Buda, dove Solimano I deve aver creato una
flottiglia immediatamente dopo la sua annessione nel 1541. Una flotta,comunque si
dimostr insufficiente e nel 1560, il governatore del sanjak di Mohacs chiese al Sultano un
nuovo squadrone nel suo distretto, dal momento che il nemico stava attaccando le isole del
Danubio, in un punto troppo lontano a sud perch le navi lo raggiungessero da Buda.
Riferimenti al Capitano di Mohacs in anni successivi mostrano che il Sultano rispose alla
richiesta. La terza flotta di Rumelia era sulla Sava, che unisce il Danubio a Belgrado. Il
primo riferimento a un Capitano della Sava data dal 1556, suggerendo che il Sultano
aveva forse anche creato la sua flotta dopo lannessione dellUngheria.
In aggiunta a queste flottiglie stabilite in permanenza sotto il comando di capitani o
governatori di sanjak, i sultani talvolta crearono comandi temporanei per flotte dalla breve
durata. Negli anni 80 del 1500, per esempio, la creazione dellufficio di Capitano del mar
Caspio segu le conquiste ottomane nel Caucaso. La flotta pi importante fuori istanbul
era comunque la flotta di Algeri. Erano soprattutto gli algerini che portavano avanti raid
continui contro le navi cristiane nel Mediterraneo e oltre, e che formavano anche, quando
combattevano sotto il comando del loro governatore generale, il contingente pi valido della
flotta ottomana. Nondimeno,la loro partecipazione alla guerra marittima ottomana era pi o
mano volontaria. Nei suoi decreti il Sultano poteva ordinare al governatore generale di
Algeri puramente di incoraggiare i capitani corsari a unirsi alla flotta, ma non poteva
esercitare il controllo diritto che egli poteva esercitare sugli altri comandanti navali
dellImpero.

LA FLOTTA: CAPITANI E CIURME


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Prima del 1533, gli ammiragli con grande probabilit risiedevano a Gallipoli, il luogo
dellarsenale e la citt principale del loro sanjak. Dalla nomina di Hayreddin Barbarossa nel
1533, essi risiedevano a Galata la vecchia citt genovese di Pera, e il luogo dellarsenale
imperiale dove essi avevano giurisdizione, sembra, non solo sullarsenale stesso, ma anche
sulla circostante area urbana. Sotto lammiraglio cera il commissario emim e il custode
kethda dellarsenale. Il commissario era responsabile per il controllo finanziario e
lamministrazione, con impiegati di dipartimento che lavoravano sotto la sua supervisione.
Il custode era il rappresentante dei capitani e delle ciurme e comandava un distaccamento di
galee quando la flotta era in mare. Entrambi gli incarichi presumibilmente datavano dalla
met del quindicesimo secolo, quando Mehmed II si impadron ed estese i cantieri genovesi,
e entrambi rimasero fino al diciassettesimo secolo. La carriera normale fino alla carica di
guardiano era sembra aver servito come comandante di galea nellarsenale a Galata.

I capitani delle galee e altri vascelli nella flotta imperiale erano residenti vicino agli
arsenali principali a Gallipoli e Galata, ciascuno con un distaccamento di uomini conosciuti
come azab al loro seguito. Questi distaccamenti, sembra, rappresentavano le ciurme di
singole navi. Il primo documento sopravvissuto su di essi viene da Gallipoli nel 1474, ma
essi erano esistiti presumibilmente da molto pi tempo. Essi sopravvissero fino al tardo
diciassettesimo secolo, quando i galeoni finalmente scalzarono le galee come i principali
vascelli da combattimento nella flotta ottomana. Entro questi gruppi di azab, quelli con la
posizione di maggiore anzianit e rango al disotto del capitano avevano il titolo marinaio
yelkenji o capo della camera oda bashi e di regola erano questi uomini che
ricevevano un incarico come capitano quando ne rimaneva vacante uno. Ci che il
documento abbastanza scarno non chiarisce, comunque, come il governo reclutava
gli azab o quali fossero i loro doveri.
Un ordine allammiraglio del 1572 di reclutare 342 azab secondo le consuetudini e la
legge e di arruolarli tra gli uomini che fossero capaci di combattere e di fare la guerra,
disponendo la loro paga e mandando il registro dei loro nomi e salari al palazzo. Ci che il
decreto potrebbe descrivere una leva di giovani delle province, simile alla leva della
fanteria azab per lesercito. Se questo il caso, improbabile che gli azabfossero marinai
per ambiente di provenienza, ma piuttosto avrebbero appreso il mestiere attraverso il
servizio sulle navi, nella funzione di sovrintendenti dei rematori o timonieri. Essi pure,
sembra, portavano armi, e dalla seconda met del sedicesimo secolo, erano equipaggiati con
archibugi.
Sebbene ciascun capitano e il suo distaccamento di azab sembrino, in linea di principio,
rappresentare la ciurma di un singolo vascello, il numero dei documenti esistenti sembra
mostrare che cerano normalmente pi distaccamenti di quante fossero le navi. Cerano 93
distaccamenti a Gallipoli nel 1518, ed improbabile che i cantieri avessero la capacit di
questo numero di vascelli. A Galata nel 1571 cerano 227 distaccamenti, di nuovo
probabilmente pi distaccamenti delle navi. Nello stesso anno cerano 150 capitani senza
distaccamento addizionali, cio capitani che non comandavano un gruppo di azab, ma
erano in lista per ricevere un comando quando ce ne fosse stato uno vacante. La stessa
organizzazione continu nel diciassettesimo secolo. Allepoca cerano 440 distaccamenti,
inclusi 34 a Gallipoli. In aggiunta, cerano, nel 1604, 56 capitani senza un distaccamento.
In questo periodo cerano ovviamente pi distaccamenti che navi.
Se il numero dei distaccamenti crebbe nel diciassettesimo secolo ci fu un decremento nel
numero di azab in ciascuno. A Gallipoli nel 1518, i distaccamenti erano piccoli, consistendo
normalmente di uno skipper e tre azab. Un documento del 1571, comunque, suggerisce che,
a quel tempo, ci sarebbero dovuti essere 12 azab in ciascuna delle duecento navi. Nel
diciassettesimo secolo il numero di azab in ciascun distaccamento inizi a diminuire di
nuovo. Il numero di capitani senza distaccamento scese dal 56 nel 1604 a 30 nel 1608.
Questo suggerisce che un distaccamento diazab non rappresentava pi la ciurma di una
singola galea o di altri vascelli, come era stato fatto evidentemente nel sedicesimo secolo,
ma piuttosto che lammiraglio semplicemente cominciava a distribuire gli azab esistenti tra
i comandanti esistenti senza riguardo al fatto che lo servissero in mare, e per risparmiare
soldi riducendo il loro numero totale.
Per tutta lepoca delle galee, dunque, i capitani tipicamente emersero dai ranghi degli azab,
ricevendo la loro promozione a comandante di un vascello in base alla raccomandazione
dellammiraglio, del custode dellarsenale o di qualcuno dei comandanti della flotta. In

aggiunta, il Sultano qualche volta nominava corsari musulmani come comandanti di galee o,
dal momento che la marineria era un mestiere internazionale, stranieri.
La forza motrice per le navi veniva dalle vele e dai remi, e gli uomini che se ne
occupavano formavano la maggioranza della ciurma di una galea, con una normale galea
che richiedeva, secondo Katib Celebi, circa 150 rematori e 20 addetti alle vele e alla
manovra . Entrambi i gruppi di uomini provenivano da arruolamenti annuali. Un documento
degli anni 30 del 1500 registra un arruolamento di 57 addetti alle vele da eme, sulla costa
egea della Turchia. Dal 1604, e probabilmente da prima, uno specifico distretto del sanjak di
Gallipoli forniva addetti secondo una percentuale teorica di uno per ogni sette famiglie, il
numero effettivo variante secondo la domanda. Larsenale poteva anche, in caso di
necessit, assumere addetti alle vele per una stagione.
Occuparsi delle vele e della manovra di una nave era una abilit nautica, e i pochi
documenti che sopravvivono suggeriscono che il governo arruolasse addetti dalle aree
costiere tra coloro con qualche conoscenza di navi. Per servire come rematore, comunque, il
governo considerava come unica qualificazione la salute e la forza, e richiamava molti
rematori dalle aree interne della Rumelia e Anatolia. Nella met del sedicesimo secolo
alcuni europei commentavano sulla inefficienza dei rematori ottomani ma, dati i numeri
richiesti nel 1539 ad esempio cerano 23538 rematori in una flotta di circa 150 navi era
chiaramente poco pratico cercare uomini con esperienza.
Secondo Katib Celebi, la pratica di arruolamento forzato di rematori per la flotta inizi nel
1501. Comunque, la parziale sopravvivenza di un documento che mostra una leva del 14991500 fa vedere che ci non pienamente accurato. E anche difficile immaginare come
Maometto II potesse aver manovrato le sue navi, in particolare lenorme flotta che attacc
Negroponte nel 1470, senza larruolamento forzato di rematori. E possibile, comunque, che
larruolamento non divenisse un evento regolare fino alla guerra con Venezia del 14991503. La prima vasta evidenza documentale appare nella met del sedicesimo secolo.
Questo rivela che era il tesoro che gestiva la leva, il servizio nelle galee essendo
essenzialmente una forma di tassazione. Circa tre mesi prima del momento in cui la flotta
doveva salpare, erano emanati decreti indirizzati ai giudici delle aree che dovevano fornire i
rematori. Se necessario, potevano seguire ulteriori disposizioni urgenti che ordinavano ai
governatori generali e ai governatori di sanjak di assistere i giudici. I principi
dellarruolamento erano gli stessi che si applicavano al reclutamento della fanteria azab. Il
giudice divideva il suo distretto giudiziario in quartieri, villaggi, borghi e comunit, e entro
queste divisioni, un dato numero di famiglie doveva tirare fuori un rematore. Qualche tempo
dopo il 1541, Lutfi Pasha scrisse una famiglia ogni quattro doveva mandare un rematore,
scelto tra i giovani uomini robusti. Di fatto, la percentuale variava secondo le dimensioni
della flotta e dellarea dove il governo faceva larruolamento. Per esempio, nel 1551, prima
della campagna di Tripoli, il Tesoro arruol un rematore ogni 23 famiglie. Nel 1570-71, per
la invasione di Cipro, la percentuale era di una ogni quindici famiglie, nellanno successivo,
dopo la catastrofe a Lepanto, era uno ogni sette o otto. I rematori ricevevano una paga, ma
le famiglie del gruppo che non fornivano la persona dovevano provvedere un anticipo in
moneta per la copertura del salario di un mese. La tariffa era di 106 akce per un musulmano
e di 80 per un non musulmano.
Il servizio sulle galee era ovviamente impopolare e gli ordini ai giudici richiedevano che
nominassero dei garanti della presentazione degli uomini arruolati. Qualche volta il nome
di un singolo garante appare accanto al nome del rematore qualche volta appare un gruppo,
e talvolta tutti gli abitanti del villaggio/quartiere. Questi garanti davano in pegno le loro

persona, o propriet o entrambe. Una volta che larruolamento era completato, il giudice
mandava gli uomini sotto sorveglianza militare allarsenale, o in qualunque punto dovevano
unirsi alle navi. Con essi, mandava un registro, che metteva in grado le autorit che
ricevevano queste persone di verificare che erano arrivate tutte.
Per i rematori il viaggio fino alla costa deve essere stato duro come il servizio medesimo.
Tutti i distretti in Turchia e nella penisola balcanica erano suscettibili di leva, e non
semplicemente quelli che erano vicini al punto di imbarco, ci che richiedeva agli uomini di
viaggiare a piedi da luoghi distanti come lAlbania centrale o lAnatolia ad Istanbul o altri
punti sulla costa. Per manovrare la flotta che doveva assediare Chio nel 1566, il Tesoro
chiam rematori dalle provincie di Anatolia, Karaman e Rum in Turchia; dai distretti di
Albania, Epiro e Tracia in Rumelia; e dalle isole e sanjak nella Grecia del sud che
appartenevano alla provincia dellArcipelago. Questi erano i rematori per la flotta imperiale.
Gli squadroni dellEgitto e delle altre localit trovavano gli uomini per il completamento
delle ciurme localmente.
Nel diciassettesimo secolo, il sistema per arruolare rematori rimase essenzialmente lo
stesso che era stato nel sedicesimo secolo. In un aspetto, tuttavia, era diventato pi
sistematico. A partire da poco dopo il 1600, i registri delle tasse cominciarono a mostrare
esattamente quali famiglie e in quali sanjak erano tenute alla leva. Molte di queste erano
della Turchia occidentale e centro-occidentale. Un registro del 1640 per esempio mostra
62.946 famiglie, che fornivano 6.634 rematori. Questo indica che una famiglia ogni nove
doveva fornire un uomo, con le restanti che pagavano una tassa che copriva il suo salario e
mantenimento. Il numero totale era sufficiente per sopperire a 40 o pi galee.
Questo sistema era chiaramente adeguato nella prima met del diciassettesimo secolo, un
periodo durante il quale non vi furono spedizioni navali su larga scala e le necessit annuali
della flotta non variavano molto. Comunque, con lo scoppio della guerra di Creta nel 1645,
la domanda della flotta aument e il governo inizi nuovamente, come aveva fatto nel
sedicesimo secolo, ad arruolare rematori dallAnatolia centrale e dalla Rumelia. Esso
introdusse una misura interamente nuova. Dal 1646, inizi a prendere rematori dagli
artigiani e commercianti di Istanbul tavernieri, titolari di mescite di boza, portieri e
acquaioli e dai greci, armeni, ebrei della citt. Per questo servizio ricevevano esenzione
dalle altre tasse di guerra. A parte i portatori dacqua, queste persone non dovevano servire
di persona. Essi dovevano invece raccogliere il denaro per assumere i rematori e mandarli
allArsenale, o altrimenti pagare una multa. Nel 1646 essi procurarono 337 rematori; nel
1656-57, dopo il disastro ai Dardanelli, 2108.
Molti dei rematori della flotta provenivano dallarruolamento obbligatorio, ma,
presumibilmente dai primi tempi cerano metodi alternativi di reclutamento. Un modo era di
cercare volontari. I riferimenti a questi sono scarsi, ma ordini ai giudici di Izmit, Silivri e
Slatitsa tra il 1571 e il 1574 ingiungono di assumere rematori per 900 e 1000 akce, e nel
1585, resoconti dellarsenale registrano 1.139 rematori assunti per 900 akce e 2.475 per
1000. Queste cifre se rappresentano volontari, sono consistenti e probabilmente insolite,
dal momento che i volontari non sembrano essere apparsi nuovamente in un qualche numero
fino alla guerra di creta.
I criminali imprigionati fornivano una provvista pi stabile di rematori. Non cera alcuna
legislazione che stabilita quali trasgressioni erano punibili con la galea: decreti che
destinavano i criminali alle navi stabiliscono solo che gli uomini dovrebbero essere per
esempio criminali e sediziosi o colpevoli di una grave offesa,ma non meritevoli della
pena capitale. E abbastanza chiaro, di fatto, che il criterio per infliggere questa punizione

era la necessit della flotta in ciascun tempo . Nel 1571-72 per esempio, dopo la battaglia di
Lepanto, i giudici da ogni parte dellImpero, lontano come Buda e ad est fino a Van ed
Erzerum, ricevevano ordini di mandare alle galee di istanbul tutti i prigionieri nei loro
distretti e tutti i criminali arrestati dopo la ricezione dellordine. Nel 1648 e 1651,durante la
guerra di Creta, ci furono trasferimenti di prigionieri dalle segrete di Istanbul allArsenale.
I prigionieri sembrano anche aver costituito una larga parte dei rematori nelle flottiglie
locali. Erano, forse, le circostanze dellImpero piuttosto che la natura del crimine che
conducevano alla punizione nelle galee. Era, comunque il crimine che determinava la
lunghezza della sentenza. Le trasgressioni pi serie erano punibili con la vita, ma per altre
trasgressioni il rematore se sopravviveva guadagnava la sua liberazione dopo un minimo
di sei mesi. Dal momento che larsenale aveva una copia delle annotazioni nel registro del
giudice riguardante allaccusato e emetteva una ricevuta alluomo che lo scortava, era
possibile tenere traccia dei criminali nelle galee e di quanto a lungo avevano servito.
Infine, i prigionieri di guerra erano unaltra fonte di manodopera,ma non sembrano esserci
documenti circa il loro numero. E chiaro, comunque, che la maggior parte dei rematori
veniva dai confini dellImpero.

LA FLOTTA: LE TRUPPE
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Tra la ciurma delle galee, solo gli azab erano soldati. In aggiunta alla loro ciurma, dunque,
le galee della flotta ottomana trasportavano truppe. Resoconti veneziani dalla et del
sedicesimo secolo stimano che il complemento normale erano 60 soldati. Dopo la sconfitta
del 1571, il Consiglio Imperiale, presumibilmente su consiglio dellammiraglio Uluj Ali,
elev il numero a 150.
Nel chiamare le truppe alle armi il governo ottomano non distingueva tra lesercito di terra
e la flotta. Uomini destinabili al servizio militare potevano servire sia nelluno che nellaltra,
secondo il bisogno. E naturale pertanto che la maggioranza degli uomini combattenti nelle
galee erano, come nellesercito di terra, cavalieri timarioti, insieme con un contingente
molto minore di giannizzeri. Questo era lo schema nella met del sedicesimo secolo, quando
documenti della chiamata alle armi divengono disponibili, ma improbabile che le cose
siano state differenti un secolo prima. I documenti della chiamata per la campagna di Jerba
del 1560, di Malta del 1565, di Chio nel 1566 di Cipro nel 1570-71 mostrano che i timarioti
che serviano nela flotta venivano dalle province di Rumelia e dellArcipelago, e da tutte le
province della Turchia centrale e occidentale. Come quando combattevano a terra, essi
servivano nella flotta sotto il comando del governatore e di altri ufficiali da loro sanjak.
Questi, o invero un qualsiasi dei comandanti della flotta potevano raccomandare che
ricevessero aggiunte ai loro timar per leccellente servizio. Di nuovo, come per lesercito di
terra, i decreti che chiamavano alle armi i timarioti, richiedevano loro di portare seguaci
armati, armi, armature e provviste. I decreto stabilivano anche dove dovevano unirsi alle
navi. Nel caso di uomini dallAnatolia, questo era tipicamente presso le fortezze dei
Dardanelli.
Sembra che, per molto del sedicesimo secolo, la grande maggioranza delle truppe nella
flotta fossero timarioti. Comunque, se i numeri erano insufficienti, il Consiglio Imperiale
poteva ordinare allammiraglio, come fece prima della campagna di Jerba, di imbarcare
guardie di fortezze o, come prima dellassedio di Malta nel 1565, azab e volontari. Le

flottiglie locali, specialmente le flotte dellEgitto potevano disporre di truppe da altre fonti,
ma queste erano poche in confronti col numero dei timarioti. Era l Consiglio Imperiale che
emanava i decreti di chiamata alle armi, ma presumibilmente dopo una consultazione con
lammiraglio per quanto riguarda il numero richiesto e i punti di imbarco.
Il sistema funzion bene fino al 1571. in questo anno,comunque, la sconfitta a Lepanto
provoc una crisi di manodopera e di tattiche di battaglia. Molti timarioti persero le loro
vite nella battaglia e i rimanenti erano riluttanti a servire di nuovo nella flotta Nel 1572, il
governo era alla fine stato in grado di raccogliere solo 4.396 timarioti e 3.000 giannizzeri
contro una richiesta di 15-20.000 combattenti. Questo fu dunque una grave carenza di
manodopera. Ci fu anche una crisi per quanto riguarda gli armamenti.
E chiaro che lammiraglio attribu la sconfitta, in parte almeno, alla superiorit nemica
quanto a potenza di fuoco e numero di combattenti. Per rimediarvi la flotta che fu posta in
mare nel 1572 doveva trasportare tra i banchi di ciascuna galera due archibugieri e un
arciere. Per ottenere questo, i decreti che chiamavano alle armi i timarioti alla campagna del
1572 richiedevano ad essi e ai loro seguaci di portare in guerra archibugi e archi, con un
decreto che ordina ad un governatore di sanjak di emanare il suo annuncio per tempo per
consentire ai timarioti che non lo sanno gi fare, di imparare luso dellarchibugio. Questo
non risolveva comunque il problema. Persino se i timarioti avessero imparato ad usare armi
da fuoco, il numero totale di archibugieri sarebbe stato comunque inadeguato. Per eliminare
la carenza il governo arruol un inconsueto numero di volontari. Ogni governatore
di sanjak che riceveva un comando per arruolare timarioti, doveva anche arruolare
volontari, organizzare questi in gruppi di dieci uomini e mandarli alla flotta, dove avrebbero
ricevuto una assegnazione di paga e biscotto. In Rumelia, i governatori ricevettero istruzioni
di arruolar solo volontari laddove i governatori generali e i governatori del sanjak nella
Turchia sud orientale e Siria dovevano arruolare specificamente Curdi e altri volontari, i
Curdi essendo rinomati per il loro valore. Tutti questi uomini dovevano essere esperti
nelluso degli arcibugi. I governatori di sanjak allo stesso tempo ricevettero ordini di
acquistare archibugi appartenenti a chiunque non fosse volontario.
La crisi dopo Lepanto non sembra aver portato cambiamenti permanenti nel modo in cui il
governo arruolava truppe per la flotta, eccetto forse nel chiedere abilit nelluso
dellarchibugio. Nel diciassettesimo secolo, la maggioranza dei combattenti erano ancora
timarioti. Lunico cambio dal sedicesimo secolo fu una razionalizzazione nellarea della
leva. Dopo il 1600, sembra che i timarioti che servivano nella flotta provenivano
normalmente dalla provincia dellArcipelago, i cui dieci sanjak producevano una cifra
teorica di 4.500 uomini. In aggiunta a questi, quando il governo abol i corpi degli appiedati
e degli esenti in Anatolia, rialloc le loro terre come 1.039 timar teorici, assegnati
allammiraglio, sufficienti per produrre forse 3-4.000 uomini di truppa. Insieme con gli
uomini dallarcipelago questi erano sufficienti per una flotta di circa 50 navi e dal momento
che non vi furono grandi campagne navali tra il 1574 e il 1645, questo fu sufficiente a
fornire la flotta imperiale per il suo giro annuale nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero
durante questi anni. Come nel sedicesimo secolo, un variabile numero di giannizzeri
servivano anche nella flotta.
In aggiunta a questi combattenti, ciascuna galea trasportava due o tre artiglieri le
galeazze che cominciarono ad apparire nella flotta dopo il 1571 ne richiedevano di pi e
anche armaioli per la manutenzione delle armi.

LA FLOTTA: TATTICHE
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Lo schema della guerra navale ottomane e invero nel Mediterraneo, era molto simile allo
schema della guerra di terra. La forma pi tipica di combattimento non era il grande scontro
tra flotte, ma piuttosto un continuo kleinkgrieg di attacchi alle coste nemiche e alla marina
mercantile nemica . Questa era la forma di guerra che le flotte ottomane esercitavano tra la
fine del quattordicesimo e la met del quindicesimo secolo. Era il saccheggio delle navi e
degli insediamenti cristiani che sostentavano le province ottomane in nord-Africa e in
particolare fornivano una fonte di ricchezza per lavamposto ottomano di Algeri. I cavalieri
di san Gioivanni giocavano un ruolo simile nel Mediterraneo cristiano, e fu contro questi e
altri predatori cristiani che gli ammiragli facevano i loro giri annuali, anche durante periodi
di pace formale.
Quando la flotta imperiale ottomana intraprendeva una azione era tipicamente un assalto
anfibio ad una fortezza costiera o insulare, piuttosto che una battaglia nel mare aperto.
Quasi tutte le vittorie navali ottomane, dalla conquista di Mitilene nel 1462 alla cattura di
Chania nel 1645, erano di questo tipo. Scontri tra le flotte nel mare aperto come le grandi
battaglie campali sulla terraferma erano infrequenti e, a differenza delle battaglie della
terraferma raramente decisive nel determinare il corso degli eventi. La vittoria navale
veneziana nel 1416 fu forse un fattore nel ritardare la creazione di una efficiente flotta
ottomana da guerra fino a dopo il 1450. La pi famosa vittoria a Lepanto non imped
comunque la conquista ottomana di Cipro o la conquista di Tunisi tre anni pi tardi. La
vittoria veneziana fuori dei Dardanelli nel 1656 caus severi problemi per gli ottomani, ma
non segn la fine della invasione di Creta. Dalla met del quindicesimo secolo, dunque, le
funzioni pi tipiche della flotta ottomana erano assedi e raid sulle coste nemiche. La flotta
serviva anche a proteggere gli invii ottomani e le coste e qualche volta a restaurare la
autorit del Sultano in province della periferia dellImpero.
La natura delle galee limitava il raggio dazione della flotta ottomana. Le galee erano
vascelli lunghi, lenti in acqua, con un basso pescaggio. Non erano in grado di reggere il
mare grosso e non potevano, dunque, prendere il mare in inverno, prendendo il largo in
linea di principio se non spesso in pratica, nellequinozio invernale, e facendo ritorno in
Ottobre o agli inizi di Novembre. Era possibile rischiare di tenere piccole flotte o singoli
vascelli nel mare durante linverno, ma non intere flotte. Durante la prima met del
sedicesimo secolo, le maestranze ottomane cominciarono a costruire galee pi grane e
lunghe, con poppe a melone, per resistere meglio alle tempeste, ma questo non
prolungava la stagione di campagna. La limitata stagione marittima a sua volta limitava il
raggio operativo della flotta. Laltro vincolo al raggio di azione delle galee era la
dimensione della sua ciurma.
Nel 1656 Katib Celebi stim che una galea trasportava 330 uomini, inclusi 196 rematori e
100 guerrieri. Una galeazza ottomana, dice, portava una ciurma di 600 uomini, e una galea
pesante una ciurma di 800 uomini. Nel secolo precedente, i numeri erano stati pi ridotti,
dal momento che le galee avevano tre piuttosto che quattro rematori su ciascun banco, e 50
piuttosto che 100 guerrieri, ma i numeri erano comunque molto alti. Nello stesso tempo, lo
spazio di immagazzinamento su una galea era limitato. non era possibile,
dunque, immagazzinare a bordo pi di dieci giorni di rifornimento di cibo ed acqua.
Lacqua era ottenibile dai torrenti e fiumi lungo la costa e la conoscenza della loro
ubicazione era presumibilmente tradizionale entro la flotta militare ottomana. In aggiunta, la

mappa del Mediterraneo di Piri reis, completata nel 1526, ma ancora in uso a met del
diciassettesimo secolo, identifica le fonti di acqua intorno alle coste del Mediterraneo. I
rifornimenti di cibo erano un problema pi grande.
Dal momento che una galea non poteva trasportare viveri per una intera stagione, era
necessario rifornire la flotta in punti prestabiliti della costa o, come a Malta nel 1565 o Creta
nel 1651, trasportare cibo per nave. Questo richiedeva unattenta pianificazione anticipata. Il
cibo base e probabilmente lunico che il governo forniva era il biscotto e le richieste della
flotta erano enormi. Per esempio, resoconti del tesoro registrano 2.305 tonnellate di biscotto
per la flotta che riconquist Herceg Novi nel 1539. Acquistare la farina, macinarla e
cuocervi biscotti e trasportarla sulla costa era una notevole operazione e una notevole
spesa. Il Tesoro raccoglieva il denaro localmente, e distribuiva il lavoro su una vasta area.
Nel 1566, per esempio, ordin biscotto per la flotta da Arta, Patrasso, Navplion, Farsala,
Trikkala e Gjirokastr in Albania e Grecia centrale e meridionale e da Tessalonica nel nord.
Nel diciassettesimo secolo prima del 1645, quando le dimensioni della flotta erano pi
predicibili, Istanbul e Gallipoli erano i maggiori centri di cottura, ma la pratica del
sedicesimo secolo di distribuire il lavoro alle province dei dintorni continu. Sotto questo
aspetto, Volos era particolarmente importante. Serviva non solo come banchina dattracco
dellimportazione di grano dalla Grecia centale, ma anche come centro per la preparazione
del biscotto per la flotta. Per esempio, nel suo giro della provincia dellarcipelago nel 1618,
Celebi Ali prese una consegna di biscotto che era stato cotto a Volos e lo trasport a Evvoia
per la raccolta da parte della flotta.
Una conseguenza di questa necessit di rifornirsi di cibo ad intervalli frequenti era una
cosa che le galee non potevano fare con sicurezza se erano lontane dalle loro coste e se le
rotte marittime erano insicure. Questo, combinato con la breve stagione di campagna,
limitava il loro raggio di azione. Per questa ragione la flotta ottomana non poteva
dominare il Mediterraneo occidentale senza una base per linverno e un rifornimento di
provviste. Questo fu possibile solo per breve tempo quando, in collaborazione con il Re di
Francia la flotta ottomana, nel 1543-44, pot svernare a Tolone. Per la stessa ragione, la
flotta di galee cristiane non poteva assumere il controllo del Mediterraneo orientale. Persino
dopo la grande vittoria a Lepanto la flotta della Lega Santa non ebbe scelta che di
ritornare alle sue basi prima dellarrivo dellinverno.
Le galee determinavano la natura della guerra nel Mediterraneo tanto quanto la
determinava il raggio operativo delle flotte. In quanto vascello a remi con un basso
pescaggio, la galea non poteva fare affidamento sul vento ed era capace di operare solo
vicino alla costa. Per il calafataggio, loliatura e leffettuazione delle riparazioni era facile
da portare a secco su una riva sabbiosa. Queste caratteristiche lo rendevano utile
specialmente come battello pirata, particolarmente in un giorno senza vento, quando la
preda restava in bonaccia. La sua abilit di avvicinarsi alla costa era anche utile quando
bombardava fortezze costiere, una delle principali funzioni di una flotta di galee.
Egualmente, se un nemico attaccava tali fortezze, uno squadrone di galee presso la spiaggia
poteva fornire una linea di difesa contro la flotta attaccante, mentre essa stessa trovava
difesa sotto i cannoni del forte.
Prima della introduzione dellartiglieria, verso la fine del quindicesimo secolo, il metodo
principale di guerra delle galee era lo speronamento e labbordaggio. Lartiglieria non
cambi questa pratica. Una galea trasportava cannoni sulla sua prua e si avvicinava al
nemico con la prua davanti, sperando di sparare almeno una salva prima che gli uomini sulla
piattaforma anteriore tentassero labbordaggio. Era importante non consentire al nemico di

attaccare i fianchi del vascello, dove poteva infliggere il danno pi grande. La vulnerabilit
dei fianchi della galea e la disposizione dei cannoni non davano ai comandanti altra scelta
che adottare una formazione fianco a fianco , con tutte le prue delle navi che fronteggiavano
da fronte la flotta o la fortezza nemica. Il successo dipendeva dal mantenere questa
formazione e, quando ci si trovava di fronte la flotta nemica, dal prenderla di fianco e
rompere i suoi ranghi. Nel 1656 Katib Celebi descrisse la linea di battaglia ottomana ideale:
in battaglia le galee dovrebbero essere disposte in file. La nave dellammiraglio dovrebbe
essere nella retroguardia, con cinque vascelli ad accompagnarla, tre dietro e due davanti.
La flotta ottomana, dunque, dalla fine del quattordicesimo secolo in poi, adott la
prevalente tecnica della guerra nel Mediterraneo. Sembra, comunque, che i costruttori di
navi e i marinai ottomani tendessero ad essere meno competenti dei loro rivali europei,
specialmente veneziani. Nel quindicesimo secolo le flotte di Mehmed II, in particolare
quella che attacc Negroponte nel 1470, si basavano su una soverchiante superiorit nel
numero delle navi, non su abilit tattiche superiori. Perfino allapice del potere navale
ottomano, nella met del sedicesimo secolo, gli osservatori commentavano talvolta sulla
inadeguatezza della flotta ottomana. Nel 1558, per esempio, il bailo veneziano not una
mancanza di abilit , evidentemente in confronto con le maestranze veneziane, tra i
carpentieri dellarsenale imperiale, e descrisse le galee stesse come non resistenti oltre un
anno e quando esse andavano al disarmo era penoso lo stato di rovina in cui le si vedeva.
Anche alcuni ottomani erano consapevoli delle manchevolezze. Scrivendo dopo il 1541
Lutfi Pasha commenta la importanza degli affari marittimi, ma nota anche che
nella organizzazione delle spedizioni navali gli infedeli sono superiori a noi
Nel diciassettesimo secolo, anche Katib Celebi menziona ulteriori problemi sebbene
fossero probabilmente comuni a tutte le flotte del Mediterraneo. Mette in particolare in
guardia circa luso di prigionieri di guerra e condannati come rematori. Questi, dice, sono
proni allammutinamento e un numero incalcolabile di navi sono state perse in questo
modo. I capitani dovrebbero mescolare anche prigionieri con pi affidabili turchi,
dallarruolamento annuale. Sotto questo aspetto, loda Jigalazade Sinan Pasha, che fu due
volte ammiraglio tra il 1591 e il 1605, per aver posto tre prigionieri con tre turchi, in
modo che la nave fosse sicura. D anche il consiglio su come attaccare un nemico. Una
battaglia marittima, egli ammonisce, una trappola mortale, e se la flotta attacca quando
presso la riva di fronte alle coste ottomane, le truppe sulle galee nuoteranno a riva per
sfuggire il combattimento. La flotta non dovrebbe mai muovere battaglia in queste
circostanze. Se, daltra parte, il nemico presso la riva sulle coste ottomane, lattacco
sicuro e gli uomini non possono sfuggire. Lunica via per salvare la loro vita di rimanere al
proprio posto e combattere.
Il vantaggio di cui godevano gli ottomani nella guerra navale non era dunque nella
costruzione delle navi, nella abilit marinara o nel combattimento, ma piuttosto
nellabbondanza di materiali, denaro e uomini, che consentivano la rapida costruzione di
nuove flotte. Era forse la facilit con cui essi tendevano a rimpiazzare le navi che spiega la
evidente miserevole vista delle loro galee al ritorno dal mare. Era un vantaggio che
godevano dal quattordicesimo alla fine del diciassettesimo secolo.
Durante il corso del quindicesimo e sedicesimo secolo, la flotta ottomana aveva adottato le
tattiche standard delle galee del Mediterraneo. Dopo il 1600, essa si trovava di fronte a due
nuovi problemi strategici. Il primo di questo era transitorio . Laltro doveva rendere la
guerra con le galee obsoleta.

Il primo problema era lapparizione di razziatori cosacchi nel Mar Nero, da cui gli
ottomani avevano escluso flotte straniere sin dalla conquista di Caffa nel 1475. Dalla fine
del sedicesimo secolo, i cosacchi del Dniepr e del Don cominciarono a fare frequenti e
distruttivi raid contro gli insediamenti costieri e, per contrastarli, il governo ottomano
fortific citt e villaggi lungo le coste, mand forze via terra per scontrarsi con i razziatori e
mand la flotta imperiale, o distaccamenti di essa per scontri sul mare. Negli scontri
navali,comunque, i cosacchi godevano di un vantaggio. Per i loro raid essi usavano shayka;
cio barche a remi portatili con fondo piatto e senza chiglia, che potevano usare in acque
basse e canneti. Le galee ottomane avevano anchesse un basso pescaggio, ma molto meno
degli shayka, e i Cosacchi utilizzarono questa differenza a loro vantaggio. Nel 1614 navi
della flotta imperiale inseguirono i cosacchi dopo che questi ebbero attaccato Sinope, ma
non furono capaci di seguirli lungo il Dniepr. Lanno seguente, quando lammiraglio
Jigalazade Mahmud Pasha attacc le shaika i cosacchi lo attirarono verso la riva fino a che
le sua galee non finirono in secca. Per questa ragione Katib Celebi consigliava che una flotta
di galee, in un incontro con i Cosacchi, dovesse sempre cercare di mandare le shayka in
mare aperto, e non dovesse attaccare in vicinanza della riva. In questo caso le galee
sarebbero finite in secca. Labilit degli shayka di nascondersi nei canneti presentava
anchessa problemi. Le galee potevano mantenersi in acque pi profonde ed assediarli, ma i
loro bombardamenti erano inefficaci contro un nemico invisibile che poteva scivolare via
nelloscurit. Per contrastare queste tattiche, dagli anni 30 del 1600 anche le flotte
ottomane iniziarono ad usare barche a remi a fondo piatto, che imbarcavano truppe e
artiglieria, per inviarle nei canneti. Questa fu la tattica che il custode dellarsenale, Piyale,
us nel 1639 nel suo combattimento con i cosacchi nello stretto di Kerch. Questa tattica,
insieme con la riconquista di Azov nel 1642 e la rifortificazoine di Ochakov alle bocche del
Dniepr alla fine portarono i Cosacchi sotto controllo.
Nel lungo periodo, il problema pi importante per le flotte ottomane fu il cambiamento
nella natura della guerra navale. Nei primi quarantacinque anni del diciassettesimo
secolo non ci furono guerre importanti nel Mediterraneo, e la funzione della flotta ottomana
era stata di mantenere lEgeo e il Mediterraneo orientale libero da predatori e
occasionalmente di sopprimere ribellioni. Una flotta di galee era risultata adeguata per
questo compito. Fu durante questo periodo, comunque, che le navi nord-europee
cominciarono ad apparire nel Mediterraneo in numero crescente e sebbene il loro scopo era
il commercio, esse trasportavano pesanti armamenti. La tecnica del fondere cannoni di ferro,
che erano pi a buon mercato dellartiglieria di bronzo, aveva reso questo possibile. Questi
vascelli con i loro alti fianchi e la capacit di sparare grandi bordate erano superiori in
combattimento alle galee da guerra mediterranee.
I veneziani, ma non gli Ottomani, si erano impadroniti della tecnica di costruzione e di
manovra dei galeoni da guerra, col risultato che quando scoppi la guerra con Venezia nel
1645, la flotta veneziana aveva un chiaro vantaggio in battaglia. Gli unici galeoni della
flotta ottomana venivano da Algeri che, nel 1645 forn uno squadrone di venti vascelli. A
parte questi, il governo ottomano affitt battelli dagli olandesi e, alla fine degli anni 40 del
1600, cominci a costruirne di propri. Katib Celebi ci dice come il gran visir prese la
decisione dopo una discussione con certe persone che gli dissero che i galeoni nemici
potevano usare il vento per assalire la flotta ottomana forzandola a disperdersi. Essi
potevano parimenti ancorarsi fuori dei Dardanelli, impedendo luscita delle galee ottomane.
La potenza di fuoco dei galeoni era chiaramente schiacciante. Katib Celebi ricorda anche
come, quando la discussione stava proseguendo, il Gran mufti Abdurrahim lo aveva

convocato e gli aveva chiesto se gli ottomani avevano usato galeoni in guerre navali in
passato. Egli aveva risposto che nelle campagne su larga scala, aveva usato galeoni per i
trasporti, ma solo le galee per combattere. Aggiunse che costruire i galeoni non era un
problema: la difficolt stava nel trovare una ciurma e degli artiglieri capaci. Katib Celebi
rinforz il suo scetticismo circa lintroduzione di galeoni dandogli consigli su come una
galea dovesse affrontare un galeone fornendo esempi di scontri vittoriosi del passato. Una
galea, egli scrive, non dovrebbe cercare immediatamente lo scontro con un galeone, ma
dovrebbe prima immobilizzarlo distruggendone timone e velatura, traendo vantaggio dal
fatto che i cannoni dei fianchi del galeone avevano una gittata pi limitata di quella
dellartiglieria di una galea. Gli eventi dovevano provare che Katib Celebi aveva ragione.
Ladozione del galeone da parte della flotta ottomana non fu un successo. I galeoni nella
flotta del 1656 non poterono evitare una schiacciante sconfitta ottomana e, nel 1662, il gran
visir mise fine allesperimento. Nel 1669, la guerra di creta termin in una vittoria per gli
ottomani, ma linadeguatezza della flotta era stato uno dei fattori principali per il suo
prolungarsi.

QUALCHE CONCLUSIONE
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lImpero Ottomano era uno stato dinastico dove il Sultano, in apparenza godeva di un
potere assoluto. Egli era sia il leader politico che il comandante militare in tempo di guerra.
Ogni titolare di ufficio nellImpero occupava la sua posizione in virt di un decreto che lo
vincolava personalmente al servizio del Sultano. che lo poteva promuovere, destituire e
giustiziare in base alla sua volont. Il Sultano era apparentemente dotato di pieni poteri, ed
era stata consuetudine fin dal tempo di Machiavelli, comparare lassolutismo ottomano con
la posizione dei monarchi in Europa, dove la prerogativa della nobilt restringeva il potere
dei re. Questo quadro tradizionale comunque una eccessiva semplificazione
Il potere del Sultano, specialmente tra la met del quindicesimo e la met del sedicesimo
secolo era invero notevole, ma non era senza limiti e il suo accrescimento era stato un
processo graduale. I primi due sultani avevano probabilmente spartito lautorit con i loro
fratelli e figli, e fu solo la pratica del fratricidio o del confinamento dei figli in governatorati
provinciali che finalmente che alla fine diede al Sultano regnante una autorit incontestata
entro la dinastia. Questo fu uno sviluppo probabilmente del regno di Murad I. Il fratricidio
rimuoveva i rivali dinastici ma non diede al Sultano i pieni poteri. Lassenza di una nobilt
nel senso europeo non significava lassenza di magnati locali, e una caratteristica del primo
Impero Ottomano lemergere di signori di frontiera e altri dinastie con pretese ereditarie
alla terra o allufficio. La dinastia di Evrenos in Macedonia e la famiglia di visir Chandarli
sono esempi. I primi sultani non potevano ignorare le pretese di queste famiglie che
fungevano da alleati piuttosto che da servitori del sovrano. Dalla seconda decade del
quindicesimo secolo, comunque, il Sultano normalmente escludeva i signori della frontiera
dai consigli centrali dellImpero, sebbene non dal comando dellesercito e da uffici
provinciali, e nessun Chandarli serv come visir dopo il 1500.
La diminuita influenza di queste famiglie aument il potere personale dei sultani, ma la
espansione dellImpero nel quindicesimo e sedicesimo secolo inevitabilmente aumentarono
il numero di signori locali e di fazioni entro i suoi confini. Lassorbimento di questi
nelllite governante ottomana fu una caratteristica specialmente ma non esclusivamente

degli anni tra il 1450 e il 1520. Alcune dinastie locali fuggirono al tempo della conquista
ottomana, come avevano fatto alcuni membri della famiglia Zenevis quando si stabilirono a
Corf dopo la conquista ottomana del loro territorio ereditario nel 1418. Altri, comunque,
non fuggirono n resistettero, ma invece entrarono al sevizio del Sultano e ricevettero uffici
di visir o uffici provinciali. Se essi erano cristiani la conversione offriva un ingresso
immediato nella classe governante ottomana. In questo modo essi erano capaci di
mantenere o persino aumentare la statura politica e sociale di cui avevano goduto prima
della conquista, ma il loro status, originariamente ereditario era ora divenuto dipendente dal
patronato del Sultano. Con questi mezzi, il Sultano coopt membri delle dinastie locali per
servire piuttosto che opporsi ai suoi interessi. Era un sistema che incrementava il potere del
Sultano senza ricorrere a una brutale soppressone. Non era comunque un metodo che
funzionava in tutto lImpero. Alcuni poteri locali, come i capi tribali in Kurdistan, non
erano eradicabili. In questi casi, i sultani provarono ad assicurasi la lealt attraverso
negoziazioni e la concessione di titoli ottomani.
Il Sultano probabilmente godette della maggiore acquisizione di potere durante il
sedicesimo secolo, precisamente il periodo in cui limmagine del Sultano ottomano come
sovrano assoluto divenne fissa. Fu in questo periodo che i diplomati delle scuole di palazzo,
molti dei quali erano entrati nel servizio imperiale tramite la Raccolta, vennero a
monopolizzare molti dei posti di governo nellImpero o come visir nella capitale o come
governatori nelle province. Questi erano uomini con nessuna base di potere al di fuori del
Palazzo, la cui educazione era per il servizio della dinastia e le cui carriere dipendevano
interamente dal patronato reale. Il sistema di far sposare potenti visir a principesse ottomane
era un mezzo per assicurare la loro lealt quando avessero lasciato il palazzo e stabilito
entourage loro propri, legandoli con la famiglia imperiale.
Tra il quattordicesimo e il sedicesimo secolo, la fondamentale natura dellImpero non era
cambiata. Nel quattordicesimo secolo, lImpero Ottomano era stato, in essenza, una struttura
di personali alleanze tra i sovrani ottomani, i signori di frontiera e altri magnati. Fuori da
questo nucleo interno, i sultani ottomani usavano il matrimoni, la forza o altri mezzi per
ridurre dinastie indipendenti a confini dellImpero allo stato di vassalli o alleati. Il
sistema era tale da dipendere dai legami personali tra grandi famiglie. Nel sedicesimo
secolo erano ancora legami personali che mantenevano la struttura dellImpero. Per questo
tempo, comunque, la appartenenza alla classe governante dellImpero non era pi in virt di
legami di sangue con una potente famiglia, ma in virt di una educazione ricevuta nella casa
del Sultano. Assumendo un incarico e il reddito che lincarico produceva, lincaricato
avrebbe creato il suo proprio entourage e, con esso, i suoi propri clienti e seguaci, ma i
legami si patronato avrebbero continuato a legarlo al Sultano. La sua relazione col Sultano
era personale questo non era cambiato dal quattordicesimo secolo ma la reazione non era
pi quella di alleato ma di cliente. questo era un cambiamento che rifletteva il crescente
potere del Sultano. Fu presumibilmente per tenere gli incaricati di uffici come clienti e per
impedire che fondassero basi di potere indipendente che divenne consuetudine spostare
governatori provinciali ad intervalli regolari da una localit ad unaltra.
Nondimeno, a dispetto della loro crescita in autorit tra il quattordicesimo e il sedicesimo
secolo, il potere del sultani ottomani non fu mai assoluto, dal momento che vi erano dei
freni , formali ed informali, che limitavano la loro libert di azione. Fu la loro adozione
dellIslam che impose il limite formale. Prima del ventesimo secolo lIslam esprimeva se
stesso, soprattutto, con la legge che, sebbene molto flessibile in pratica, era nella sua esenza
immutabile. Perdipi, linterpretazione della legge non era la funzione del monarca ma di

giuristi. I sultani ottomani non potevano creare un corpo indipendente di leggi al di fuori
delle aree del possedimento terriero, delle imposte e della legge criminale, dove la legge
islamica in pratica non operava . In queste aree, comunque, era il costume piuttosto che la
volont del Sultano che formava la legge. Il prestigio della legge islamica creava anche una
posizione privilegiata entro lImpero per i giuristi che erano i suoi interpreti ufficiali. Era il
Sultano che nominava uomini in posizioni legali, ma dal momento che, durante il corso del
sedicesimo secolo, i posti di grado pi elevato dellestablishmentlegale divennero il
monopolio di alcune famiglie, la sua libert di scelta era molto limitata. Perdipi erano
queste figure legali di grado pi elevato che in pratica nominavano i giudici e gli altri
ufficiali legali perfino se lo facevano in nome del Sultano. Il Sultano quindi non faceva la
legge o ne controllava lapplicazione. Questo faceva comunque parte delle sue pretese alla
legittimit. Dallinizio del sedicesimo secolo, come risposta in particolare alla eresia dei
safavidi, i sultani ottomani cominciarono a presentarsi come i soli legittimi difensori della
legge religiosa, e a pretendere che il loro governo era una precondizione del suo attuarsi .
Attraverso lo stesso strumento, comunque la legge poteva anche giustificare la loro
rimozione. Le figure legali di grado pi elevato dellImpero giovarono una parte importante
nella deposizione sia di Mustafa I che di Ibrahim, in entrambi i casi citando la legge sacra
come giustificazione per latto.
Sebbene non ci fossero freni formali sul Sultano nel suo ruolo esecutivo informalmente ce
nerano molti. Il ruolo originale del sovrano ottomano era quello di leader in guerra. I primi
sultani conducevano i loro esercito sul campo e, a giudicare da ci che ci dice
Ashikpashazade, sembravano conoscere di persona non solo i loro comandanti ma anche
molti dei loro soldati, e avere personalmente distribuito ricompense e punizione. Con il
graduale ritirarsi del Sultano dalla pubblica vista lera del comando faccia a faccia arriv
alla fine. I sultani, comunque, continuarono a guidare eserciti fino alla met del sedicesimo
secolo e, sebbene improbabile che essi avessero ancora contatto con i soldati comuni,
rimasero in carica delle operazioni e furono capaci, se lo desideravano, di intervenire nelle
nomine e promozioni fatte durante la campagna. Dalla fine del sedicesimo secolo, con
poche eccezioni, il sovrano non andava pi in battaglia e molti dei suoi poteri passarono in
pratica al comandante sul campo. Questo, in effetti, diede al comandante dellesercito un
ruolo pi importante nel governo dellImpero. In affari non-militari cerano pure dei limiti
allarea di controllo del Sultano. Nei primi tempi, i sovrani ottomani devono aver trattato
personalmente molti affari di stato ma, come limpero si espanse il peso degli affari di
governo rese impossibile per i sultani persino essere a conoscenza di tutte le decisioni prese
in loro nome. Ci che teneva lImpero insieme a questo stadio non era il diretto controllo del
Sultano di tutti gli aspetti del governo, ma piuttosto la preposizione dei governanti, dei
comandanti militari e delle altre autorit come suoi clienti. Il Sultano mantenne il controllo
sopra la classe governante piuttosto che sopra individuali atti di governo. Le frequenti
esecuzioni che rimasero una caratteristica della politica ottomana servirono come un
costante memento di questo fatto.
Il Sultano,dunque, non aveva autorit sulla legge religiosa e in pratica probabilmente
giocava un ruolo modesto nel governo giornaliero dellImpero. I visir, comunque,
chiaramente deferivano le questioni pi importanti alla decisione del Sultano e, quando egli
decideva di intervenire personalmente nel governo la sua parola era decisiva. Nonimeno
cerano sempre restrizioni circa ci che egli poteva fare. Una barriera permanente al potere
assoluto del Sultano era il corpo dei giannizzeri. La funzione originale e perdurante fino al
tardo sedicesimo secolo di questo corpo era di proteggere la persona e la posizione del

monarca e, rivestendo questo ruolo, era una forza che dava stabilit politica. Quali che
fossero le crisi che lImpero o sultani individuali fronteggiavano la dinastia stessa non era
mai minacciata. I giannizzeri, comunque,come forza armata erano anche in una posizione di
poter difendere i loro interessi e assicurarsi i loro propri fini politici. Nella sua Storia di
Maometto il Conquistatore Tursun Bey ci racconta una storia di come questo Sultano pun
gli ufficiali dei giannizzeri dopo che il corpo aveva tentato di estorcere un bonus mediante
minacce di ribellione armata. Lo scopo di Tursun nellincludere questo racconto era di
istruire i futuri sultani su come tenere i giannizzeri sotto controllo, ma non ebbe effetto. Le
richieste dei giannizzeri potevano essere decisive nellascesa e deposizione di sultani, nella
condotta delle campagne e nellprelevare denaro dal tesoro.
I giannizzeri erano un freno altamente visibile della autorit personale del Sultano. Meno
visibile era linfluenza della sua corte. Le decisioni richiedevano informazione e
consultazione ed erano i cortigiani che erano meglio piazzati per informare e consigliare.
Nel quattordicesimo e allinizio del quindicesimo secolo i sultani sembravano aver
presieduto di persona agli incontri di ci che sarebbe divenuto il Consiglio Imperiale e,
alloccasione, essere entrati in contatto con i sudditi. Dalla met del quindicesimo secolo,
come si ritirarono dalle riunioni del consiglio e divennero meno visibili al mondo esterno, il
loro circolo di contatti si restrinse, una tendenza che divenne pi pronunciata dalla met del
sedicesimo secolo quando essi non presero parte, eccetto che in occasioni molto rare alle
campagne militari. Questo significa che chiunque poteva guadagnare lorecchio del Sultano
e controllare le informazioni che lo raggiungevano poteva influenzare le sue decisioni. Nella
dottrina politica ottomana, questo era il dovere del gran visir solamente, e,in un senso
formale, questo era vero. Il gran visir era presidente del Consiglio Imperiale che emanava
decreti in nome del Sultano e come tale si consultava col Sultano dopo ciascuno dei suoi
incontri. E chiaro comunque che le informazioni potevano raggiungere il Sultano per altri
mezzi e che persone che erano al suo servizio ogni giorno come il barbiere che curava la
sua barba, i paggi della camera privata o gli eunuchi anziani erano ben piazzati per poterlo
influenzare come il gran visir. E difficile, comunque, stimare linfluenza dei cortigiani, dato
che questi contatti hanno lasciato pochi documenti scritti. Solo poche figure, come
Sadeddin, il tutore reale alla fine del sedicesimo secolo, o lesorcista del Sultano Ibrahim,
Jinji Hoja, divenner ben conosciuti a sufficienza per ricevere lattenzione dei cronisti
musulmani. Gli scrittori ottomani di consigli pretendevano che fu al tempo di Murad III che
i cortigiani e le favorite cominciarono ad acquistare potere, ma questa probabilmente una
esagerazione. E forse pi vero dire che essi divennero pi influenti in questo periodo di
quanto lo fossero stati nei regni precedenti.
I cortigiani non possedevano alcuna autorit politica, ma erano nondimeno in una
posizione tale da poter influenzare il sovrano. Lo stesso vero per le donne dellharem
imperiale. Alcune, come la matrigna di Mehmed II, Mara hanno esercitato esercitato poteri
politici informali prima del sedicesimo secolo, ma fu durante il sedicesimo secolo che
linfluenza dellHarem divenne quasi istituzionale, con le concubine favorite e
successivamente le regine madri che esercitavano una influenza sulla politica dinastica e
imperiale. Questo era qualcosa che gli ambasciatori stranieri riconoscevano quando essi
stabilivano contatti informali con lharem in parallelo con le loro relazioni formali con i
visir.
Il grado in cui il sovrano consentiva a questi freni di limitare il suo esercizio del
potere dipendeva in larga misura dalla sua personalit. I primi dieci sultani ottomani
chiaramente possedettero la autorit personale che consentiva loro di dominare la politica e,

fino ad un certo punto, di tenere sotto controllo le fazioni politiche. Lundicesimo Sultano,
Selim II, chiaramente trascurava gli affari di stato, e consent a molto del suo potere di
passare al suo figliastro, il gran visir Sokollu Mehmed Pasha,che govern efficacemente in
sua vece. Agli inizi del diciassettesimo secolo, comunque non cerano figure politiche la cui
personale autorit consentiva loro di compensare la debolezza del Sultano in modo da
dominare le fazioni rivali,come aveva fatto Sokollu Mehmed durante il regno di Selim II.
NellImpero Ottomano, il potere erapersonale piuttosto che istituzionale, e , per rimanere
stabile, il sistema politico richiedeva un forte Sultano o ina figura autorevole che agisse in
sua vece, come Sokollu o i visir Kprl nella seconda met del diciassettesimo secolo.
Nondimeno lImpero aveva una notevole resilienza. Nel 1402, la sconfitta alla battaglia di
Ankara avrebbe potuto condurre alla sua dissoluzione. Invece, un centinaio di anni pi tardi,
era cominciata la sua ascesa allo status di potenza mondiale, mentre lImpero del
conquistatore di Bayezid, Tamerlano era scomparso. Allinizio del diciassettesimo secolo,
lImpero Ottomano si trovava di fronte a insuccessi bellici su due fronti, ad una ribellione in
Anatolia, a sultani deboli e a instabilit politica. Nondimeno sopravvisse. La ragione per
questa capacit di sopportare crisi probabilmente sta in due istituzioni. In primo luogo il
servizio burocratico continu a funzionare, assicurando che le funzioni giornaliere di
governo come la tassazione e lequipaggiamento degli eserciti potessero continuare a
dispetto del rapido cambio dei visir. Alla fine del sedicesimo secolo inoltre, il
servizio adatt il suo sistema di conti per venire incontro ai nuovi modi di riscuotere
tasse e di reclutamento delle truppe. In secondo luogo, le corti e il sistema legale
continuarono a funzionare e a godere la fiducia dei sudditi del Sultano per quanto riguarda il
regolamento dei loro affari. Fu, sembra, la continuit in queste funzioni mondane di governo
che assicur la sopravvivenza dellImpero.
LImpero Ottomano era, soprattutto, una organizzazione militare. Persino quando i sultani
non conducevano pi i loro eserciti di persona, essi rimasero di principio, leader di guerra.
La richiesta che Mehmed III accompagnasse lesercito in Ungheria nel 1596 mostra come
persistesse la nozione che la presenza del Sultano sul campo di battaglia avrebbe condotto al
successo. Non cera alcuna distinzione tra il governo civile e il comando miliare. La
struttura politica dellImpero rifletteva la struttura dellesercito con visir e governatori
provinciali che agivano anche come comandanti in guerra. Lespansione dellImpero tra il
1300 e il 1590 una testimonianza della efficacia del sistema militare ottomano. Parecchi
fattori contribuirono al suo successo con le armi. In primo luogo, il Sultano aveva a
disposizione una abbondante riserva di uomini e di materiale bellico, che pochi dei suoi
rivali potevano eguagliare. Secondo, dalla fine del quattordicesimo secolo la pratica di
registrare le rendite e obbligazioni dei cavalieri timarioti significava che il governo aveva
una documentazione permanente delle truppe a sua disposizione. Allo stesso tempo, lo
stabilimento dei giannizzeri e delle sei divisioni di cavalleria cre un piccolo esercito
permanente, le cui abilit in guerra e spirito di corpo, acquisito vivendo e combattendo
insieme forniva un nucleo stabile agli eserciti ottomani. Inoltre, tutte queste truppe avevano
una obbligazione contrattuale di servire il Sultano, con la diserzione o la mancata
apparizione durante le campagne che portava alla perdita dei mezzi di sussistenza. Questo
rese possibile per il Sultano di arruolare in ogni tempo un numero predicibile di truppe
disciplinate. Infine, fino alla fine del quindicesimo secolo, gli ottomani erano stati abili nello
sviluppare armi e tattiche, e molto veloci ad assorbire le lezioni apprese dai loro nemici. La
padronanza delle tecniche di assedio nel quattordicesimo secolo, e ladozione dellartiglieria
e dei wagenburg nel quindicesimo sono evidenze di questa adattabilit.

Divenne chiaro, comunque, durante la guerra austriaca del 1593-1606 che lesercito
ottomano aveva perso la sua superiorit sia come armi sia come tattica, e che aveva
grandissime difficolt ad adattarsi ai nuovi metodi, specialmente di guerra sul campo.
Questa perdita di supremazia doveva divenire ancora pi evidente nelle guerre della fine del
diciassettesimo e diciottesimo secolo. Nondimeno, persino durante questi tempi di travagli,
la abilit ottomana di rifornire e mantenere esercito in campo fu notevole, una testimonianza
delle risorse e del sistema amministrativo dellImpero, come pure della sua bravura
militare.

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