MORCELLIANA
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Gli ebrei nel Mediterraneo cristiano (secc. vi-vii) 157
luca bozzarello
Gli ebrei nel Mediterraneo cristiano (secc. vi-vii)
(ed.), Hebraica hereditas: Studi in onore di Cesare Colafemmina, L’Orientale, Napoli 2005,
pp. 299-313: pp. 302-306.
6
Nov. 37, 7-8.
7
Sulla tolleranza religiosa di Teodorico cfr. T. Canella, Tolleranza e intolleranza religiosa
nel mondo tardo antico: questioni di metodo, in «Vetera Christianorum» 47 (2010), pp. 249-266:
pp. 262-266; Ead., Tolleranza o intolleranza religiosa? Princìpi di buon governo e convivenza
civile nel dibattito culturale cristiano tardoantico, in «Annali di Storia dell’Esegesi» 28, 1
(2011), pp. 205-239: pp. 208-239.
8
L. Cracco Ruggini, Economia e società, cit., pp. 311-312; Ead., Ebrei e Orientali nell’I-
talia settentrionale tra il iv e il vi secolo d. Cr., in «Studia et Documenta Historiae et Iuris» 25
(1959), pp. 187-308: pp. 236-241.
9
V.A. Sirago, Puglia e Sud Italia nelle «Varie» di Cassiodoro, Levante, Bari 1987, pp.
216-218. È noto che nelle città dell’Impero lo schieramento della comunità ebraica negli scontri
sociali rispondeva a logiche di opportunismo politico diverse di situazione in situazione: E.
Patlagean, Povertà ed emarginazione a Bisanzio (iv-vii secolo), tr. it. di G. Barone, Laterza,
Roma - Bari 1986 [1977], pp. 107-126.
10
Procopio di Cesarea, La guerra gotica, cit., pp. 59-64.
11
Per un quadro generale della presenza ebraica in Italia cfr. anche C. Colafemmina, In-
Gli ebrei nel Mediterraneo cristiano (secc. vi-vii) 159
la presente relazione si propone l’intento di essere, in un certo senso, una
postilla a una più ampia produzione scientifica inerente alla storia degli
ebrei nell’Impero bizantino. Compito principale dello studio è illustra-
re il processo di formazione di quella base ideologica, comune all’Oc-
cidente e all’Oriente, sulla quale venne a costituirsi, tra i secoli vii-viii,
la normativa conciliare concernente la definizione dei rapporti tra ebrei
e cristiani: normativa che, in quanto vincolante per i sudditi bizantini e
per i fedeli e il clero cristiani, ebbe conseguenze notevoli anche su tempi
non immediati. Si tratta, in definitiva, di orientamenti culturali comuni,
ampiamente condivisi all’interno del mondo mediterraneo ma non per
questo direttamente collegati, che nascevano in risposta a un unico, co-
gente problema: evitare che la coabitazione di ebrei e cristiani negli stessi
spazi potesse dar luogo a episodi di sincretismo religioso, donde sarebbe
seguita la corruzione dell’ortodossia.
Tale preoccupazione, in una certa misura sempre presente nella men-
te dei legislatori dell’Impero cristiano, rimase immutata per secoli nell’a-
nimo delle cólte élites ecclesiastiche: ciò è palese nella lettura del canone
8 del Niceno ii (787)12, in cui i padri conciliari sembrano accogliere e
legittimare gli orientamenti culturali più brillanti e più miti del secolo vii
nella definizione dei rapporti tra giudei e cristiani.
Ebbene, i nefasti sviluppi che sarebbero derivati dal sincretismo reli-
gioso erano chiari a Gregorio Magno (590-604). Lo ha notato, di recente,
la Boesch Gajano13, la quale, nella biografia del pontefice da lei curata, ha
sediamenti e condizioni degli ebrei nell’Italia meridionale e insulare, in Gli Ebrei nell’alto
Medioevo, xxvi Settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull’alto Medioevo (Spoleto,
30 marzo - 5 aprile 1978), vol. 1, cisaM, Spoleto 1980, pp. 197-227. Cfr. infine V. von Falken-
hausen, Gli Ebrei nell’Italia meridionale, cit., p. 27, secondo la cui interpretazione, durante il
regno di Basilio I (867-886), persecuzioni antiebraiche sarebbero state condotte in territorio
napoletano: lo proverebbero alcuni passi del De ordinationibus a Formoso papa factis (911),
redatto da Ausilio, chierico franco a lungo residente a Napoli. Pare invece che la notizia della
conversione imposta dal basileus sia addotta, insieme con altre, come testimonianza dell’im-
possibilità di ripetere i sacramenti, e ciò al fine di argomentare la contestazione indirizzata alla
curia romana; curia che, durante la seconda ondata antiformosiana, aveva invalidato le ordina-
zioni operate da papa Formoso (891-896), imponendo agli ecclesiastici colpiti dall’interdizio-
ne, tra cui era compreso Ausilio, due alternative: la riordinazione o il ritorno allo stato laicale.
Interrogandosi retoricamente sulla liceità dei sacramenti imposti con la forza e, in un secondo
momento, accettati volontariamente, Ausilio, per dimostrare l’errore teologico e giuridico della
curia, ricordava, ricorrendo a una gran mole di esempi, che non fu necessario ripetere il batte-
simo per quei pochi ebrei che, costretti alla conversione da Basilio i, accettarono in séguito di
rimanere cristiani: Auxilius und Vulgarius, ed. E. Dümmler, S. Hirzel, Leipzig 1866, p. 109.
12
Il canone può essere riassunto in tre punti fondamentali: siano respinti i giudei convertiti
che continuano a osservare le norme ebraiche; siano costoro apertamente ebrei; siano invece
tutelati coloro i quali si convertono sinceramente e palesano i propri riti: G. Alberigo et al.
(eds.), Conciliorum Oecumenicorum Decreta, consul. di H. Jedin, ed. bilingue, vers. it. a cura
di A. Nicora Alberigo, Ed. Dehoniane, Bologna 1991, p. 145.
13
S. Boesch Gajano, Gregorio Magno: alle origini del Medioevo, Viella, Roma 2004, pp.
131-132.
160 luca bozzarello
riportato l’attenzione su un punto che era stato invero già accennato, più
di mezzo secolo fa, da Jules Isaac14. In una lettera del settembre 602 indi-
rizzata alla popolazione romana, Gregorio metteva in guardia il suo greg-
ge dalla predicazione di taluni impostori che, attraverso l’invito all’os-
servanza del riposo del sabato, avrebbero corrotto la religione cristiana.
«Ci è pervenuta notizia che alcuni uomini di animo perverso hanno sparso tra voi
alcune norme storte e contrarie alla fede, al punto da proibire di fare qualcosa di
sabato. Costoro, come altro li dovrei chiamare, se non predicatori dell’Anticri-
sto? Questi, infatti, venendo alla fine del mondo, farà che si eviti ogni lavoro il
sabato e la domenica. Simulando infatti la morte e la resurrezione, vuole che si
tenga in venerazione la domenica; volendo poi costringere il popolo a osservare
le norme giudaiche, per rievocare il rito esterno alla legge e sottomettere a sé
l’incredulità dei Giudei, vuole che si rispetti il sabato.
Ciò che si dice per mezzo del profeta: Non introducete pesi attraverso le vostre
porte nel giorno di sabato, si poté mantenere fino a quando fu lecito osservare la
legge alla lettera. Ma dopo che è apparsa la grazia di Dio onnipotente, il signore
nostro Gesù Cristo, le prescrizioni legali, che furono dettate in quanto hanno
valore simbolico, non si possono osservare alla lettera. Se uno, infatti, dice che
si deve osservare così il sabato, dica anche che bisogna rispettare il precetto re-
lativo alla circoncisione del corpo. Ma costui ascolti quello che l’apostolo Paolo
dice contro di lui: Se vi fate circoncidere, Cristo non vi giova a nulla.
Noi pertanto recepiamo secondo lo spirito, osserviamo spiritualmente quello che
è scritto riguardo al sabato. Sabato infatti significa riposo. Riteniamo infatti vero
sabato lo stesso Redentore nostro, il signore Gesù Cristo. [...] Si legge nel vange-
lo che lo stesso signore e redentore nostro ha operato molto di sabato, al punto da
rimproverare i Giudei dicendo: Chi di voi non scioglie di sabato il bue o l’asino
proprio e non lo conduce all’abbeveratoio? Se quindi la verità in persona ha co-
mandato di non osservare il sabato secondo la lettere, chiunque osserva il riposo
sabatico secondo la lettera a chi altro contraddice se non alla stessa verità?
[...] Figli carissimi, muniti di sicura costanza e di fede retta, osservate queste nor-
me, trascurate le parole degli stolti e non date facilmente credito a quello che ve-
nite a conoscere che essi dicono, ma pesatelo sulla bilancia della ragione [...]»15.
14
J. Isaac, Genèse de l’antisémitisme. Essai historique, Calmann-Lévy, Paris 1956, pp. 10 ss.
15
Gregorio Magno, Lettere, ed. V. Recchia, vol. 4, ep. xiii, 1 (=Gregorio Magno, Lettere,
ed. V. Recchia, 4 voll., Città Nuova, Roma 1996-1999 [Opere di Gregorio Magno v]).
16
A. Linder, The Legal Status of Jews in the Byzantine Empire, in R. Bonfil et al. (eds.),
Jews in Byzantium, cit., pp. 761-776: pp. 771-776; G.G. Stroumsa, Barbarians or heretics? Jews
Gli ebrei nel Mediterraneo cristiano (secc. vi-vii) 161
Quel che più importa notare, in questa sede, è che l’Impero cristiano,
sebbene in uno stato di minorità giuridica, ossia in una pesante limitazio-
ne delle prerogative civili, riconosceva agli ebrei uno status privilegiato
rispetto agli altri sudditi bizantini non-ortodossi. E ciò perché in una vi-
sione escatologica della storia che caratterizzava la mentalità tardoantica,
conformata sugli assunti della Patristica, la duplice missione del cristia-
nesimo era quella di provvedere alla punizione degli ebrei mediante la
condizione di subalternità, causata dalla loro colpevolezza religiosa; e, al
contempo, quella di garantire la sopravvivenza dei medesimi, in quanto
testes veritatis, fino alla fine dei tempi, quando, consci del proprio errore,
si sarebbero convertiti al cristianesimo17.
A partire dal iv secolo, la legislazione romana e bizantina, a cui era
estraneo il moderno concetto di tolleranza religiosa per via dell’indisso-
lubilità del binomio religione-politica18, si era sostanzialmente impegnata
in due attività strettamente interconnesse: tutelare l’esistenza delle comu-
nità ebraiche in diaspora nell’Impero; impedire il proselitismo ebraico. In
séguito la normativa imperiale aveva riconosciuto gli elementi identitari
del giudaismo. All’inizio del v secolo era stato riconosciuto lo Shabbat
come festa ebraica, permettendo agli ebrei di essere esonerati, in quel
giorno, dalle citazioni in giudizio. Lo stesso era stato fatto per la circon-
cisione, concessa soltanto agli ebrei di origine. Furono perciò sottratti
a questa pratica anche gli schiavi di proprietà di ebrei, in special modo
quelli di fede cristiana. Nel 535 la questione era stata definitivamente
chiusa, almeno in teoria, dalla famosa Novella 37, che proibiva agli ebrei
il possesso di schiavi cristiani19. Eppure, episodi del genere continuarono
a verificarsi negli anni successivi. Basti pensare al caso di Napoli, ove la
comunità ebraica fu attiva nel lucroso commercio di schiavi acquistati nei
mercati delle Gallie anche su commissione dello Stato, spesso bisogno-
so di manodopera da impiegare nelle tenute agricole della regione20. Più
interessante, nel nostro caso, si rivela una lettera del maggio 593 indiriz-
and arabs in the mind of Byzantium (fourth to eighth centuries), in R. Bonfil et al. (eds.), Jews
in Byzantium, cit., pp. 771-776; L. De Giovanni, Il libro xvi del Codice Teodosiano. Alle origini
della codificazione in tema di rapporti Chiesa-Stato, M. D’Auria, Napoli 1985, pp. 109-138.
17
Su questi aspetti cfr. anche S. Boesch Gajano, Gregorio Magno, cit., p. 132; Ead., Per
una storia degli Ebrei in Occidente tra Antichità e Medioevo. La testimonianza di Gregorio
Magno, in «Quaderni Medievali» 8 (1979), pp. 23-43; L. Cracco Ruggini, Pagani, ebrei e
cristiani: odio sociologico e odio teologico nel mondo antico, in Gli Ebrei nell’alto medioevo,
cit., pp. 15-117.
18
T. Canella, Tolleranza e intolleranza, cit., pp. 262-266; Ead., Tolleranza o intolleranza
religiosa?, cit., pp. 208-239.
19
A. Linder, The Legal Status of Jews, cit., pp. 149-217.
20
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 3, ep. ix, 105; S. Boesch Gajano, Per una storia degli
Ebrei, cit., pp. 23-43; E. Savino, Ebrei a Napoli, cit., p. 311; V. Von Falkenhausen, L’ebraismo,
cit., pp. 31-32; L. Bozzarello, Enti e politiche assistenziali nel ducato bizantino di Napoli, in
«Aiônos» 19 (2015), pp. 47-65: pp. 58-59.
162 luca bozzarello
zata a Libertino21, pretor Siciliae, con la quale Gregorio esortava il fun-
zionario imperiale a punire il giudeo Nasa, colpevole di aver eretto «un
altare in nome di sant’Elia, inducendo con sacrilega seduzione all’idola-
tria molti Cristiani» e di possedere, al contempo, schiavi cristiani: cosa,
quest’ultima, sconveniente perché avrebbe potuto dare luogo a episodi di
contaminazione della religione cristiana22.
Si deve alla medesima ragione l’avversione di Gregorio per i battesi-
mi coatti. Venuto a conoscenza del fatto che gli ebrei di Marsiglia erano
spesso condotti al fonte battesimale con la forza da parte delle autorità
ecclesiastiche locali, Gregorio, nel giugno 591, esprimeva le sue perples-
sità per una pratica che avrebbe potuto favorire l’ingresso nella religione
cristiana di pratiche giudaicizzanti o condannare i neofiti alla dannazione
per una doppia apostasia.
«Quando, infatti, uno arriva al fonte battesimale non mediante la dolcezza della
predicazione ma perché costretto, ritornando poi all’antica osservanza religiosa
muore in condizioni peggiori [...]»23.
Talvolta però, ignorando simili accorgimenti, il pontefice non esitava
a incentivare la conversione dei giudei attraverso la corresponsione di
benefici economici sperando, ad esempio, nella retta fede cristiana della
progenie degli apostati24. È un altro dei molteplici aspetti del personale
e complesso atteggiamento assunto da Gregorio verso il giudaismo e le
comunità ebraiche del Mediterraneo. Ma quelle evidenti diversità di lin-
guaggio non si spiegano con un presunto sviluppo del suo pensiero e della
sua pastorale, bensì con l’adozione di un criterio geopolitico, che tiene in
debito conto una vasta pluralità di aspetti e situazioni25.
Risulta tuttavia evidente che l’atteggiamento del pontefice è contrad-
distinto da una costante apertura al dialogo e una larga tolleranza verso gli
ebrei, protetti nei loro diritti economici e, soprattutto, nella loro libertà di
culto26. Una libertà che, mi piace ricordare, era garantita dalla legislazio-
ne imperiale. Si ricordi, a tal proposito, che la legislazione giustinianea
se, da un lato, impediva la costruzione di nuove sinagoghe, dall’altro,
permetteva il mantenimento e la restaurazione di quelle esistenti27.
21
Ch. Pietri - L. Pietri (eds.), Prosopographie de l’Italie chrétienne (313-604), vol. 2
(“Prosopographie chrétienne du Bas-Empire”, 2), Ecole française de Rome, Roma 2000, s.v.
“Libertinus 3”, pp. 1303-1305.
22
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 1, ep. iii, 37. Episodio che è stato interpretato dal Par-
kes come una combinazione tra messianismo ebraico e parusia cristiana: J. Parkes, The Conflict
of Church and Synagogue. A study in the origins of antisemitism, The World Publishing Com-
pany, Cleveland - New York 1964 [1934], p. 218.
23
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 1, ep. I, 45.
24
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 2, ep. v, 7.
25
S. Boesch Gajano, Gregorio Magno, cit., p. 129.
26
Ibidem.
27
A. Linder, The Legal Status, cit., p. 171.
Gli ebrei nel Mediterraneo cristiano (secc. vi-vii) 163
Nel solco delle medesime indicazioni legislative si muoveva anche
l’azione del patriarca e metropolita di Roma. Il quale, in più casi, ordi-
nava ai vescovi suoi suffraganei di garantire agli ebrei il loro legittimo
diritto di culto, e di agire con solerzia per sedare eventuali persecuzioni
antiguidaiche. In tal senso era intervenuto a Terracina nel marzo del 591,
dove gli ebrei locali erano stati cacciati dal luogo da loro adibito a sina-
goga28. Sembra che lo sgombero si fosse reso necessario poiché il vociare
dei salmodianti interferiva con le funzioni cristiane che avevano luogo
nella vicina chiesa. Deciso a far luce sull’accaduto, Gregorio affidava a
una commissione appositamente creata l’incarico di indagare sui fatti e
di provvedere, laddove le rimostranze della comunità cristiana si fossero
rivelate fondate, a trasferire gli ebrei della piazzaforte in un altro luogo,
così da evitare il disturbo delle celebrazioni cristiane29: perché la libertà
di culto degli ebrei andava garantita, ma nel pieno rispetto dei superiori
diritti dei cristiani. Nel 602 analoghi episodi di intolleranza si verifica-
rono a Napoli, dove ai giudei fu impedita la celebrazione delle proprie
festività, eppure prevista, ricordava Gregorio, dal diritto imperiale30. Più
complesso il caso di Palermo. Nel giugno del 598 taluni ebrei romani ave-
vano informato il pontefice di alcune ingiustizie non meglio specificate
che i correligionari ivi residenti erano stati costretti a subire31. Nonostante
il richiamo alla mansuetudine operato dal papa, il vescovo palermitano,
Vittore32, nei mesi seguenti, confiscò e occupò le sinagoghe cittadine con
gli annessi ospizi. E ciò al postutto costrinse Gregorio a intervenire dispo-
nendo il riscatto dei luoghi occupati, poiché tali edifici, oramai consacra-
ti, non potevano essere più restituiti agli antichi proprietari e adibiti alle
loro originarie funzioni33. Episodi del genere, comunque, si inserivano
nel solco dei consueti scontri tra cristiani ed ebrei che animavano le città
del Mediterraneo34. Ma nell’Italia bizantina, a differenza che altrove, gli
ebrei trovavano nel pontefice il loro grande protettore.
Tra le testimonianze testé addotte, per quanto parziali e cursorie, me-
rita un posto di rilievo l’episodio di Cagliari. Qui un tale, Pietro, ex ebreo
convertito al cristianesimo, insieme con altri scalmanati, aveva occupato,
il giorno successivo al suo battesimo, la sinagoga cittadina «installandovi
un’immagine della madre di Dio e del nostro Salvatore, la veneranda croce
e la cotta bianca di cui era stato vestito uscendo dal fonte battesimale»35,
28
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 1, ep. i, 34.
29
Ibi, ep. ii, 45.
30
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 4, ep. xiii, 13.
31
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 3, ep. viii, 25.
32
Ch. Pietri - L. Pietri (eds.), Prosopographie, cit., s.v. “Victor 16”, pp. 2282-2286.
33
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 4, ep. ix, 38.
34
E. Patlagean, Povertà ed emarginazione, cit., pp. 107 ss.; L. Cracco Ruggini, Pagani,
ebrei e cristiani, cit., pp. 15-117; V.A. Sirago, Puglia e Sud Italia, cit., p. 139, nota n. 50.
35
Gregorio Magno, Lettere, cit., vol. 4, ep. ix, 196.
164 luca bozzarello
provvedendo così a un’arbitraria attuazione della Novella 37. Secondo il
parere di Gregorio, l’azione del neofita cristiano era inopportuna non solo
perché la legge consentiva ai giudei di conservare le sinagoghe esistenti,
ma soprattutto perché avrebbe potuto minare l’unità della popolazione di
fronte alla imminente minaccia longobarda.
Si tenga presente, del resto, che pochi decenni dopo fu la stessa accu-
sa, quella di intelligenza con il nemico, i persiani sassanidi, ad animare
la violenta politica antigiudaica del basileus Eraclio (610-641), quando,
all’indomani della riconquista di Gerusalemme, la comunità ebraica ge-
rosolimitana venne espulsa dalla città e la repressione imperiale si espres-
se in una efferata campagna di battesimi coatti a cui furono sottoposti
gli ebrei dell’Impero. Si contribuì così a esasperare un clima di tensio-
ne sociale già elevato che accelerò il processo di lacerazione territoriale
dell’Impero oramai in atto, creando, nelle regioni più ostili al dirigismo
dottrinale di Costantinopoli, le condizioni favorevoli all’accoglimento, in
quel medesimo torno di tempo, dei nuovi invasori musulmani36.
Dall’altra parte del Mediterraneo, stando a quanto riportato dallo
Pseudo-Fredegario, la politica bizantina dei battesimi coatti fu applicata
da Dagoberto in territorio francese su invito di una delegazione imperia-
le37. Ed era stata già autonomamente perseguita dal regno visigotico, i cui
re erano perciò incorsi nella riprovazione dell’episcopato locale, che, nel
iv Concilio di Toledo (5 dic. 633), con il canone 57, si espresse a favore
della libera adesione degli ebrei al cristianesimo, pur considerando vali-
di i sacramenti imposti con la forza sotto il regno di Sisebuto (†621)38.
Ciò innescò uno scambio vicendevole di accuse tra l’episcopato iberi-
co e il pontefice Onorio i (625-638)39: il primo accusato di lassismo nei
confronti degli ebrei; il secondo, attraverso la penna di Braulio vescovo
di Saragoza, criticato per la scelta, ritenuta deprecabile, di concedere in
taluni casi ai giudei battezzati di Roma di ritornare alla superstitio giu-
daica (638)40. È evidente che l’episcopato visigotico si dimostrò più at-
36
G. Dagron - V. Déroche, Juifs et Chrétiens dans l’Orient du vii siècle, in «Travaux et
Mémoires» 11 (1991), pp. 17-231; F. Burgarella, Shabbettai Donnolo nel Bios di San Nilo da
Rossano, in G. De Sensi Sestito (ed.), Gli Ebrei nella Calabria medievale, cit., pp. 49-62: pp.
59-61.
37
B. Krusch (ed.), Chronicarum quae dicuntur Fredegarii Scholastici libri iv cum conti-
nuationibus iv, 65 (MGh SS rer. Merov. 2), 153.
38
C.J. Hefele - H. Leclercq, Histoire des conciles d’après les documents originaux, vol.
iii/1, G. Olms, Hildesheim - New York 1973 [1909], pp. 266-277; B. Saitta, L’antisemitismo
nella Spagna visigotica, L’«Erma» di Bretschneider, Roma 1998 [1995], pp. 49 ss.
39
A. Sennis, s.v. “Onorio i”, in Enciclopedia dei Papi, vol. 1, Istituto della Enciclopedia
italiana, Roma 2000, on line url: < http://www.treccani.it/enciclopedia/onorio-i_(Enciclopedia-
dei-Papi)/> (12/16).
40
B. Saitta, L’antisemitismo, cit., pp. 59-61. Alludono sicuramente a questa situazione
generale i due versi dell’epitaffio di Onorio «Iudaicae gentis sub te est perfidia victa, / sic unum
Domini reddis ovile pium» (cfr. Le Liber pontificalis. Texte, introduction et commentaire, ed. L.
Gli ebrei nel Mediterraneo cristiano (secc. vi-vii) 165
tento a rispettare forme e sacramenti, mentre il papato fu più preoccupato
di evitare possibili forme di sincretismo religioso. Un sincretismo che
il iv Toletano aveva cercato di evitare attraverso il ricorso alla forza e
al controllo, assegnando nel canone 59 ai vescovi iberici il compito di
ricondurre all’osservanza dell’ortodossia cristiana i neofiti giudaicizzanti
o, in caso di fallimento, di allontanarli dai familiari41. Quei vescovi infatti,
che condividevano il tradizionale sospetto dei cristiani nei confronti del
popolo deicida, avevano espresso manifestamente la loro condanna degli
ebrei, con cui escludevano ogni possibilità di dialogo42.
La necessità di una netta separazione tra ebrei e cristiani era, dunque,
un comune sentire all’interno dell’ecumene cristiana alla fine del tardo-
antico. Vanno così interpretate le parole del dòtto padre dell’ortodossia
greca, san Massimo il Confessore (580-662)43, il quale, all’indomani del-
le conversioni coatte disposte da Eraclio, aveva implicitamente posto le
basi, secondo il Burgarella44, al canone 11 del Concilio Quinisesto o in
Trullo (691-692). La novità del pensiero di san Massimo sta nell’avver-
sare qualsiasi conversione dei giudei, volontaria o coatta, per la solita
paura di accogliere tra le file dei cristiani individui giudaicizzanti, e con
loro le pratiche e i culti della fede apostatata. Aveva perciò suggerito la
permanenza degli ebrei nella loro religione e nelle loro comunità d’appar-
tenenza, senza promiscuità alcuna con le comunità cristiane, fornendo le
opportune premesse allo sviluppo del suddetto canone 11 del Penthekte:
un canone che, sebbene sempre ispirato dal tradizionale pregiudizio anti-
giudaico, sembra proporre una sorta di legittimazione delle comunità giu-
daiche purché distinte dalle cristiane e chiuse nella loro identità religiosa
e nella loro solidarietà etnica45.
«Nessuno, chierico prete o laico che sia, osi consumare gli azzimi presso i Giudei
né intrattenere con loro rapporti di frequentazione e dimestichezza. Né, in caso
di malattia, osi assumere medicine prescritte dai loro medici. Né osi frequentare
assieme a loro le terme. Chiunque trasgredisca a quanto così disposto, sia depo-
sto se chierico e scomunicato se laico»46.
Duchesne, vol. 1, Thorin, Paris 1886, pp. 326-327, nota n. 19), anziché a improbabili iniziative
antiebraiche condotte nella provincia italiana (cfr. V. von Falkenhausen, Gli Ebrei nell’Italia
meridionale, cit., p. 27) di cui non vi è traccia nelle fonti.
41
C.J. Hefele - H. Leclercq, Histoire des conciles, cit., p. 274.
42
B. Saitta, L’antisemitismo, cit., p. 51.
43
C. Vona, s.v. “Massimo il Confessore, santo”, in Bibliotheca Sanctorum, vol. 9, Città
Nuova, Roma 1967, coll. 41-47.
44
F. Burgarella, Shabbettai Donnolo, cit., pp. 58-62.
45
Ibidem.
46
G. Nedungatt - M. Featherstone (eds.), The Council in Trullo Revisited, Pontificio Istitu-
to Orientale, Roma 1995, pp. 81 ss.; C. Noce et al. (eds.), I Concili greci, Institutum patristicum
Augustinianum, Roma 2006, p. 113. Per alcune considerazioni sulla norma cfr. F. Burgarella,
Shabbettai Donnolo, cit., pp. 58-62.
166 luca bozzarello
La conclusione di questo breve saggio storico-culturale potrebbe es-
sere così riassunta: una parte consistente delle cólte élites ecclesiastiche
dell’età tardoantica, anche per l’influenza di quei tempi torbidi, suggerì
di insistere sulla via del tradizionale multiculturalismo romano-bizantino,
fondato su basi di pluralismo apparente – cioè di un rapporto diseguale tra
i soggetti della pluralità –, per evitare il sincretismo religioso che sarebbe
certamente derivato da una apostasia coatta, incerta o di necessità. È una
definizione, questa, che ricorre volutamente a termini e concetti attuali; i
quali, benché anacronistici e inadeguati al contesto storico tardoantico, si
rivelano tuttavia efficaci per una immediata comprensione del problema.
Sommario 635
Sommario
Relazioni plenarie
ElEonora zEPEr,
... 116
carla SfamEni, Suus enim cuique mos, suus ritus est Rel. iii, 8).
Il pluralismo religioso pagano a Roma in età tardoantica attraverso le
testimonianze dei culti domestici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190
marianGEla monaca,
................................ 249
A Matter of Class
...................................................... 376
SimonE fracaS, Luz de la fe e ceguera idolátrica. Tassonomie religiose
638 Sommario
e legittimità politica nella Historia eclesiástica indiana
Mendieta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 386
marianna fErrara, Bregomanni, Ioghe, Gentios, Hinduka. I termini
della diversità religiosa nella letteratura cinquecentesca sull’India . . . . . . . 400
GiuSEPPina Paola viScardi,
........ 415
Appendice
sisr) a cura di
marinElla cEravolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 617