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François Guizot, nel 1812 venne incaricato di insegnare storia moderna (“l’histoire
moderne”) all’ Università di Sorbonne, una delle più prestigiose al mondo. è un uomo che
scrive di storia, ma ha anche importanti incarichi pubblici, politici. Dopo la caduta di
Napoleone ebbe importanti incarichi pubblici. Nel periodo del 1828-1830 saranno raccolti i
suoi corsi in un volume chiamato Storia generale della civilizzazione in Europa: dalla caduta
dell’impero romano alla rivoluzione francese. L’idea di storia moderna di Guizot presuppone
la valutazione positiva della Rivoluzione francese, essendo che essa corona l’innovazione,
l’avanzamento e il progresso rispetto a una società prevalentemente agraria, rurale.
Quest’idea però non è condivisa da tutti. Per Guizot l’età moderna si distingue nettamente
dal Medioevo: è l’inizio di uno sviluppo positivo, segna la fine delle superstizioni. (oggi porta
una connotazione negativa anche per questo).
Altri storici e intellettuali hanno avuto un’idea diversa da quella di età moderna: pensano
cioè che sia errato guardare a questo lungo periodo come un periodo contraddistinto da
progresso
Carl Marx nell’opera del ‘43 sulla questione ebraica, se avesse avuto di fronte Guizot gli
avrebbe detto che né la rivoluzione americana né quella francese sono stati momenti a
coronamento di un progresso, quale avanzamento? se invece hanno pienamente legittimato
il principio di individualismo e proprietà privata. Quindi la modernità e la modernizzazione
sono oppressione e alienazione. Questa è la sua idea diversa. Attacca la Rivoluzione
americana e la Rivoluzione francese viste come momento di emancipazione e di conquista.
Per Marx si tratta di conquiste fittizie: in realtà si legittimano principi di individualismo e di
proprietà privata. Aspetto oppressivo e alienante della modernizzazione.
1886-1944 Più vicino ai nostri tempi, vi è uno storico, Marc Bloch. Docente di storia
medioevale, ebreo, uno dei capi della resistenza in Francia (in quella di Vichy), si deve
nascondere ma verrà catturato e ucciso dai tedeschi nel 1944.
Dopo la sua morte, verrà pubblicato uno dei suoi testi più famosi
Apologie pour l'histoire ou Métier d'historien. (Apologia della storia o mestiere storico) in cui
tratta del mestiere dello storico. (postumo significa dopo la morte)
la specificità dello storico rispetto alle altre discipline (es. antropologia, altra scienza delle
società umane) la storia è la scienza degli uomini nel tempo. con il fattore tempo, entra in
gioco lo storico.
il buono storico assomiglia all’orco della fiaba: la dove fiuta la carne umana, la sa dov’è la
sua preda. 1924 tauma ergon (ergon = azione, tauma = meraviglie, prodigi) : In I re
taumaturghi, (ovvero capaci di fare azioni prestigiose, meravigliose) parla dei re dell’ Europa
moderna.
• Studia l’idea di una sacralità taumaturgica, connessa al potere dei re di Francia e di Inghilterra e
Attraverso scritti di teologi, giuristi, dipinti, cronache etc. Bloch mostra come durante tutta
l’età moderna perduri la credenza che i re possano guarire dalla scrofola, infezione delle
ghiandole linfonodali del collo
Quando declina la credenza ? La credenza declina quando declina l’idea di una origine divina del
potere dei re, In Francia: nel 1789, anno della Rivoluzione francese, In Inghilterra: nel 1714, anno
dell’avvento di una dinastia protestante, cioè gli Hannover, che subentrano con re Giorgio I al
Casato Stuart
Confutando la tesi di Guizot, Bloch pensa… “se c'è tutto questo avanzamento, questo
progresso anche delle mentalità, come è possibile che i ceti popolari e forse non solo loro,
continuino per tutta l'età moderna, con cascami (cioè residui) ancora nel 800, a credere che
se un re impone le mani sulla testa di qualcuno, questo guarisce? Dunque Bloch dimostra in
questo libro come questa credenza secondo la quale se un re si avvicina a un ammalato,
questo guarisce, perduri.
Quando i popoli di alcuni paesi smettono di pensare che il re abbia questo potere? Quando
si smette di pensare che si è re per investitura divina.
Infatti durante la Rivoluzione in Inghilterra nel 600, cade la prima testa di re ovvero quella di
Carlo primo nel 1649. C'è stata anche una repubblica in Inghilterra per 11 anni.
Michel Foucault
Al centro della sua riflessione: le tecniche di potere che plasmano l’individuo, le società
occidentali, tecniche che elaborano anche un’idea precisa di normalità, rispetto alla quale
altre cose sono devianza o da nascondere.
Filosofo francese, personalità importantissima che ha avuto una grande influenza sugli
storici e non solo, perché ragiona sulle tecniche di potere.
Ad esempio, quando parleremo della spedizione di egitto con Napoleone, vedremo che egli
partirà con intellettuali, archeologi,.. conoscenza e potere sono spesso l’intreccio di due fili in
un unico nodo intrecciato.
Contrariamente a Guizot, per Foucault l'età moderna è l'età in cui si inventano le cliniche, la
reclusione per i folli, per i poveri, i ghetti. Invece di modernità e progresso, tra 500 e 600 si
costruisce la categoria di follia e le case di ricovero e avremo un'altra idea di tutte queste
cose solo nel Novecento maturo. Per concludere quindi Foucault da certi punti di vista
riprende l'idea marxiana di oppressione e alienazione. Al centro della sua riflessione l’analisi
delle tecniche di potere che plasmano l’individuo e le società occidentali, che elaborano
un’idea precisa di normalità, rispetto alle quali altri comportamenti diventano devianze,
vergogne (esempio, caso degli aristocratici senesi che se avevano disagi psichici in famiglia, li
mandavano in isolamento, lontano.) Tali tecniche fanno perno su norme rispetto a cui ogni
deviazione è considerata come anormalità. Il 500-Seicento: è il secolo in cui è costruita la
categoria di follia e le case di ricovero, Altra istituzione chiave per comprendere questo
processo di riduzione delle libertà è la prigione.
il manuale parlerà per tutto il testo di pratiche di conoscenza e potere. Ad esempio la fase delle
esplorazioni geografiche, la spedizione napoleonica, il colonialismo e l’imperialismo dell’800…
sempre due dimensioni fortemente intrecciate.
Questa invece è la carta di un fiammingo, Abramo Ortelio, anno 1570. Egli è un geografo, cartografo
ed è l’autore del primo grande atlante Theatrum Orbis Terrarum. Qualcosa in questo periodo è
successo, queste scoperte hanno cambiato la visione e la rappresentazione, anche cartografica, del
mondo.
Chi sono i protagonisti di questo grande movimento di conoscenza e conquista? Sono due paesi:
prima il Portogallo e dopo la Spagna. Qui vi ho messo una carta, estratta dal database di una
biblioteca americana. Questa non la chiamiamo “Spagna”, chiamiamolo correttamente “lo spazio
iberico”.
Vediamo in basso il Regno di Granada, siamo a metà ‘400 ed è un regno musulmano, arabo. Nelle
cartine successive c’è una progressione, perché il regno nel passato era stato ben più grande e più
esteso nella penisola iberica, e adesso invece, a metà ‘400, è limitato a questa lingua di terra che è il
Regno di Granada (quindi non è di certo la Spagna come noi oggi la intendiamo). Quindi abbiamo un
Regno di Granada, un Portogallo autonomo, una bella fascia centrale che è il Regno di Castiglia, poi a
sé l’Aragona, che ha questa vocazione marittima e marinara forte e, in modo particolare, ce l’ha la
Catalogna e Barcellona. Questo è lo spazio iberico a metà ‘400, frazionato perché di un’unificazione
spagnola possiamo parlare nel secondo ‘400. *Il Portogallo è autonomo perché ha una dinastia sua,
vedrete fra poco una figura trainante che è quella di Enrico Il Navigatore. Ha una sua dinastia, poi ci
sarà una crisi dinastica e la Spagna di Filippo II ne approfitta (uno dei pochi successi di Filippo II).
Torniamo al Portogallo, perché la figura chiave di questo grande movimento di esplorazione
portoghese è Enrico II il Navigatore, che fonda una scuola di astronomi, cartografi e navigatori,
conquista le isole Madera e le Azzorre (vedere la posizione nella cartina). Con Enrico inizia il
finanziamento delle esplorazioni della costa dell’Africa occidentale fino ad arrivare al golfo di Guinea.
Vedrete nella prossima slide questo movimento. “Le rotte di Enrico il Navigatore” che dal Portogallo
si sposta, finanzia spedizioni, esplorazioni ed attività commerciali anche lungo questa costa (nella
cartina).
Lisbona, monumento delle scoperte, anno 1960. Costruito nel quinto centenario della morte di Enrico
II il navigatore.
Madera, le Azzorre, l’Africa occidentale e l’Africa settentrionale. Vedere dove è posizionata Ceuta,
occupata dal Portogallo nel 1415 e ceduta poi alla Spagna.
Adesso, nel 2022, ci troviamo con la situazione di due luoghi, Ceuta e Melilla, che sono due enclave*
spagnole in terra marocchina.
*Sostantivo femminile derivato da enclaver, che ricorda il termine “conclave”, che vuol dire “camera
chiusa a chiave”; il conclave è quando tutti i cardinali si riuniscono per l’elezione del nuovo pontefice
in una camera chiusa a chiave. Deriva quindi da enclaver, “chiudere con una chiave“, derivato di
clavis, dal latino. L’enclave è quindi un terreno che si trova dentro una proprietà altrui. Nel linguaggio
internazionale è un territorio non molto esteso circondato da un territorio di uno stato diverso,
quindi il Marocco ha gli spagnoli a casa sua (come la Spagna ha gli inglesi a Gibilterra, che è un
enclave inglese).
Abbiamo già visto che da Lisbona a qui è un momento sotto il regno di Enrico II il navigatore che
inizia questa esplorazione, la linea verde è Bartolomeo Diaz nel 1486 che arriva fino al capo di
Buona Speranza comprendendo il movimento dei venti e cosa poteva aiutarlo nella navigazione. C’è
qualcuno che per conto della corona portoghese va oltre che è la linea rossa siamo verso la fine del
400 ed è Vasco da Gama che arriva fino a Calicut, in India e muore a Calicut. Dall’altra parte il
viaggio di Colombo che non si rende conto di essere arrivato in un continente, chi lo comprende è un
Fiorentino Amerigo Vespucci.
Lui si rende conto che quella è una terra estesa senza confini. La Spagna va ad Occidente ma pensa di
incontrare l’Oriente quando Colombo parte cerca l’Oriente, nessuno l’aveva capito e alcuni dei
portoghesi che arrivano in Brasile come Cabral ci arrivano per sbaglio; quindi, i due si trovano ad
insistere sullo stesso territorio.
Amerigo Vespucci
Domenico Ghirlandaio, Cappella Vespucci, Chiesa di Borgognissanti, Firenze
Intanto la Spagna si prepara perché il Portogallo va avanti con le esplorazioni; quindi, anche la
Spagna si attrezza su questa strada. Non tutti gli esploratori hanno la stessa provenienza.
Vespucci appartiene ad una nobile famiglia fiorentina a differenza di Colombo che infatti non capisce
che quello che ha scoperto è un continente e non un’isola. Chiaramente questi uomini hanno una
strumentazione a cominciare dai portolani che sono questa elencazione metodica dei porti,
ovviamente è qualcosa che si aggiorna e porta la descrizione delle maree dei porti dei venti e ci sono
poi la bussola per i punti cardinali, qui abbiamo un astrolabio, serve a determinare l’altezza delle stelle
in mare.
L’astrolabio serve a determinare l’altezza delle stelle in mare, degli astri e quindi la posizione in cui
un’imbarcazione si trova.
Quarto di cerchio graduato per misurare la distanza degli astri
PORTOLANO: Nel linguaggio marin., elencazione metodica dei porti di una determinata regione,
contenente la descrizione minuta dei fondali, delle coste, delle correnti, delle maree, dei venti, dei segnali,
ecc.; attualmente è preparata e pubblicata dagli uffici idrografici dei varî paesi e costituisce un complemento
necessario delle carte nautiche, indispensabile per le navigazioni.
Colombo fa riferimento alla guerra contro il regno di Granada. Ferdinando e Isabella, hanno chiuso la partita
con il regno di Granada perché non sopportavano che in questo spazio iberico ci fosse una parte musulmana,
quindi quella partita lì è chiusa e Colombo fa un espresso riferimento a quello come un altro dato importante.
e hanno concluso la guerra nella grande città di Granada dove, nel presente anno, nel secondo giorno del mese
di gennaio, per forza d’armi io vidi i reali stendardi delle Vostre Altezze innalzati sulle torri dell’Alhambra (che
è il castello della predetta città), e vidi il Re Moro venire alle porte della città e baciare le regali mani delle
Vostre Altezze e del Principe mio signore, e poco tempo dopo nello stesso mese, per informazioni che avevo dato
alle Vostre Altezze concernenti le regioni dell’india, e di un principe che è chiamato Gran Khan, che è a dire,
nella nostra vernacola, « Re dei Re », e di quante volte egli ed i suoi predecessori avevano mandato messi a
Roma per cercar dottori nella nostra Santa Fede che di essa li istruissero, e mai il Santo Padre ne li ha prov
veduti, e così tante persone andarono perdute per esser cadute in idolatrie ed aver ricevuto dottrine di
dannazione;
[Colombo sta dicendo ai sovrani di Spagna la stessa cosa: c’è una conquista religiosa (vediamo la parola
idolatrie), è come se li invogliasse anche da questo punto di vista a farsi carico di questa missione e ancora si
insiste su questo concetto se ancora i sovrani non lo avessero capito].
E le Vostre Altezze, come Cristiani Cattolici e Principi devoti alla Santa Fede Cattolica e propagatori di essa, e
nemici della setta di Maometto e di tutte le idolatrie ed eresie, hanno risolto di inviare me, Cristoforo Colombo,
alle menzionate contrade dell’india, per vedere i detti principi e popoli e terre e la disposizione di essi e di tutti,
e la maniera in cui possa intraprendersi la loro conversione alla nostra Santa Fede.
[Arrivo io Cristoforo Colombo, voi avete già fatto tanto ma investite su di me perché dobbiamo convertire altri
popoli].
ed hanno comandato ch’io non dovessi andare per terra (che è la strada usuale) all’Oriente, ma per la via
dell’Occidente, attraverso la quale nessuno sa per certo, fino ad oggi, che alcuno sia andato; [qui c’è anche
Colombo a coscienza di sé, sta dicendo che l’impresa da compiere è la conversione. Noi non sappiamo se
qualcuno abbia già percorso questa nuova strada e ad oggi non c’è ancora molta sicurezza su questo punto, in
questa maniera Colombo dice anche che è qualcosa di rischioso e di ignoto].
Pertanto, dopo che tutti gli Ebrei sono stati esiliati dai vostri reami e domini, nello stesso mese di gennaio le
Vostre Altezze mi hanno comandato di recarmi con una sufficiente flotta alle dette regioni dell’india, e per
questo mi hanno concesso grandi ricompense, e mi hanno nobilitato cosicché d’ora innanzi io possa chiamarmi
con un titolo nobiliare ed essere Ammiraglio in Capo del Mare Oceano e Viceré e Governatore Perpetuo di tutte
le terreferme che io sia per scoprire e conquistare, o che d’ora in avanti siano per essere scoperte e conquistate
nel Mare Oceano, e che il mio figlio maggiore possa succedermi, e così di generazione in generazione per
sempre.
[È un documento che ci dice proprio dello spirito che accompagna Colombo, dello scopo politico ma anche
religioso che si uniscono in questa figura.
Chiede assicurazioni per i figli (di generazione in generazione) cioè quello che lui riceverà dai principi in
termini di nobilitazioni, titoli, incarichi e, in ambito spagnolo, il titolo di vicerè o di governatore].
Ed io mi partii dalla città di Granada nel dodicesimo giorno del mese di maggio dello stesso anno 1492, in un
sabato, e venni alla città di Palos, che è un porto di mare, dove armai per il mare tre navi adatte per una siffatta
intrapresa; e lasciai il detto porto ben fornito di molte provvigioni e uomini, nel terzo giorno del mese di agosto
del detto anno, venerdì, mezz’ora prima del levar del sole, e presi il cammino per le Isole Canarie delle Vostre
Altezze, che sono nel detto Oceano, cosicché potessi di là far rotta e veleggiare fino a che raggiungessi le Indie,
e dessi le lettere delle Vostre Altezze a quei principi, e così compissi ciò che avete comandato.
E per questo ho pensato di scrivere intorno a questo viaggio in grande dettaglio, di giorno in giorno, tutto ciò
che io sia per fare o vedere ed incontrare, come d’ora in avanti si vedrà. Oltre, Signori Principi, ad annotare
ogni notte ciò che il giorno ha recato, ed ogni giorno quanto di notte si è navigato, io ho l’intenzione di
tracciare una nuova carta della navigazione sulla quale situerò tutto il mare e tutte le terre del Mare Oceano
nelle loro proprie posizioni e rilevamenti, ed inoltre di comporre un libro e disporvi tutto come in un quadro
vero, con latitudine nord della linea equinoziale e longitudine ovest, e soprattutto è importante che io ignori il
sonno e lavori assai durante la navigazione, perché è necessario. E tutto questo sarà grande fatica.
[Colombo prepara un giornale di bordo, testimonianza, documentazione precisa di tutto quello che succederà
giorno per giorno, notte per notte perché dice qui si dorme poco].
Chi erano i conquistadores?Questa non è tanto una giustificazione quanto una spiegazione:a cambiare
il loro status sociale, desiderio di ascesa sociale, che si spiega con la provenienza sociale di questi uomini
(diversa dalla provenienza geografica, in questo caso). I grandi aristocratici spagnoli non sono nel mezzo degli
avventurieri brutali. Ma, soprattutto, viene messo in risalto che non siano i primi figli (maschi, ovviamente,
perché per le donne è una situazione diversa) poiché questi ultimi, per tradizione, qualcosa ce l’hanno. Quindi
sono i figli minori della piccola nobiltà spagnola, magari anche impoverita.
Cosa succede in età moderna a tanti di questi nobili che non riescono a tenere il passo?
Alcuni di questi scompaiono, subaffittano i palazzi ad altri o lasciano la città e vanno a stare in località di
campagna dove non ci sono tutti gli obblighi di società e la servitù è minore. Una società che per lungo tempo,
tra il tardo Medioevo e tutta la società moderna, è ingessata da obblighi e appartenenze di ceto sociale molto
rigide.
C’è differenza tra ceto sociale e classe sociale: quello di classe è un concetto contemporaneo 8-900esco, ma un
concetto legato alla borghesia/proletariato. Un ceto è legato alla nascita; il concetto di classe, invece, è legato
all’omogeneità di una condizione economica: proletari, borghesi.
RITORNANDO AI CONQUISTADORES: Questi conquistadores non sono della prima nobiltà e non sono
primogeniti, coloro che avrebbero avuto poco o niente delle risorse familiari e cercano, attraverso queste
imprese, di elevare il loro stato sociale con la ricerca di ricchezza più che con titoli nobiliari.1
La missione religiosa di cui essi sono, e si sentono investiti, costituisce, peraltro, un eccellente apparato
ideologico su cui appoggiare la propria scelta. Essi si vedono attori di una nuova crociata, non diversa da
quelle che avevano portato tanti nobili dell’Europa feudale a combattere per il riscatto di Gerusalemme, e tanta
grande e piccola aristocrazia ispanica a battersi per la reconquista della propria terra occupata dall’Islam.
1
Il libro è stato scritto da Tzvetan Todorov (1939-2017), teorico della letteratura e saggista.
Todorov affronta un punto, che è il tema dell’io nei confronti dell’alterità o dell’altro. Come ci
si rapporta all’alterità, con quali occhiali culturali e morali. Questo è il suo tema e lo dice
molto chiaramente nelle pagine iniziali.
Questa è una storia esemplare, ne avrei potuto prenderne altre, ho preso questa, perchè è rappresentativa
dell’incontro con l’alterità, si può dire, per eccellenza. Delle numerose narrazioni che ci si offrono, ne ho scelta
una, quella della scoperta e della conquista dell'America.
Per ottenere migliori risultati, mi sono fissato un’unità di tempo: il centinaio di anni che segna il primo viaggio
di Colombo; un’unità di luogo: la regione dei Caraibi e del Messico e l’unità d’azione: la percezione che gli
spagnoli ebbero degli indiani. Tutto ciò costituirà il mio argomento.
Un altro punto: cosa spinse Colombo a partire. L’ho chiamato “L’oro e la carota". Anche questo è un passaggio
importante perché ci invita a prendere quelle che per gli storici sono le fonti, che sono praticamente il pane
quotidiano del loro mestiere (fonti d’archivio, a stampa, quadri ecc. ) Però Todorov ci invita a prendere anche gli
stessi documenti scritti, con le pinze. (Non è che un documento scritto è la verità rivelata. Va capito quando
viene prodotto, in quale contesto, con quali finalità e intenzioni, chi lo legge,) Il punto è che si fa fatica a
trovare in Colombo l’inizio della modernità poiché anche lui, molto spesso, indica qual è la finalità del viaggio:
vorrebbe incontrare il Gran Khaan, cerca l’imperatore della Cina (di cui Marco Polo aveva lasciato un ritratto
indimenticabile). E scrive: io sono sempre deciso di arrivare alla terraferma, di consegnare le lettere di vostre
altezze al Gran Khaan. Obiettivo mai dimenticato.
Todorov scrive: Si può ammirare il coraggio di Colombo, lo si è fatto un milione di volte, e chi non lo conosce e
chi non lo dice.
Vasco da Gama (Diaz aveva già fatto quella strada per arrivare al capo di buona speranza, non è una novità e sa
anche che gli arabi mercanti da quella costa orientale africana si spostano in virtù di venti estremamente
favorevoli, verso le coste indiane), Magellano, forse intrapresero dei viaggi più difficili, ma sapevano dove
andavano. Colombo invece non è affatto certo che all’estremo dell’abisso dell’oceano non vi fosse l’abisso e
quindi la caduta nel vuoto. Non sa cosa c’è, non ci sono rappresentazioni geografiche. è una direzione mai
solcata e non sa se quel viaggio verso ovest, non sa se rappresentasse la discesa di una lunga china poichè ci
troviamo all’apice della terra, che sarebbe poi stato difficile risalire. C. non era affatto sicuro di tornare a casa
(ancora più degli altri). Allora la prima domanda è questa: cosa spinse Colombo a partire? Come decidersi ad
affrontare un viaggio per il quale lui non esclude addirittura la caduta nel vuoto?
Leggendo gli scritti di Colombo (fonti precise): i diari, le lettere, i rapporti di viaggio, si potrebbe avere
l’impressione che il suo movente (participio presente sostantivato) sia stato il desiderio di arricchirsi. La ricerca
dell’oro è onnipresente nel corso del primo viaggio. Lo scrive anche nelle sue preghiere. Quindi racconta nel
giornale di bordo come ha deciso degli itinerari sulla base della convinzione che quell’itinerario lo portava
all’oro. Uomo mosso dalla cupidigia, brama di ottenere queste ricchezze e questi beni.
Quindi l’autore si chiede… è una volgare cupidigia che spinge Colombo ad affrontare questo viaggio? Basta
leggere i suoi scritti per convincersi del contrario. Semplicemente, Colombo, conosce il valore di esca che
hanno le ricchezze. Chi sono i suoi interlocutori? Per chi sta scrivendo? ‘esca’ perchè è qualcosa che usa per
sollecitare l’attenzione dell’altro, per andare a vedere qual’è il suo punto debole. Se lui continua a parlare di oro
(anche se non c’è) , continuano a finanziarlo e sostenerlo e questo è un elemento di prestigio.
è con la promessa dell’oro (Colombo un po’ da psicologo) che lui rassicura gli altri nei momenti molto difficili,
di crisi, di paura anche dell’equipaggio.
Dal diario di bordo: Colombo, un giorno si ritrovò nove leghe verso occidente, e in questo giorno persero di
vista tutta la terra e temendo di non poter tornare per lungo tempo, molti sospirarono e lacrimarono “hanno
perso di vista la terra” ma l’ammiraglio, dopo che ebbe confortato tutti con larghe offerte di molte terre e di
molte ricchezze, per tenerli in speranza e minuire la paura che avevano nella lunga via…
Un altro passaggio di Colombo dice: gli uomini cominciarono a non avere più pazienza, a lamentarsi per la
lunghezza del viaggio, ma l’ammiraglio li confortò come meglio poteva e li allettò con la speranza dei guadagni
che avrebbero avuto. L’oro è dunque uno strumento di conforto. Non sono però i semplici marinai che
pensano di arricchirsi, gli stessi mandanti della spedizione (Ferdinando e Isabella) non si sarebbero impegnati
nell’impresa senza la promessa di un profitto, in questo modo lo finanaziavano.
Il diario di Colombo non è privato, occorre che gli indizi dell’oro si moltiplichino in ogni pagina, mentre in
realtà l’oro manca.
In un’altra pagina scrive che avrebbe raccolto l’oro affinchè le altezze se ne rallegrino e possano comprendere
l’importanza dell’impresa. Colombo del resto non ha torto quando insiste su questa cosa dell’oro. Sia per
confortare i marinai sia come carotina da dare a l re e alla regina.
La sua disgrazia non è la mancanza dell’oro, è il non aver mandato subito navi cariche di oro. Questo fece
nascere maldicenze e disprezzo.
C’è un capitolo molto interessante intitolato: COLOMBO ERMENEUTA – ossia Colombo che cerca di
guardare chi ha di fronte a sé, l’altro. Titolo che mostra, in realtà, quanto Colombo non veda niente di quello che
ha di fronte a sé poiché la sua appartenenza culturale gli impedisce di capire chi ha di fronte e riconoscerlo
anche come essere umano. Molto spesso, infatti, gli esseri umani sono menzionati insieme alle piante, alle pietre
e gli animali. Colombo parla degli uomini che vede perché fanno parte del paesaggio. I suoi accenni agli abitanti
delle isole sono sempre inframmezzati alle sue notazioni della natura e fra gli uccelli e gli alberi vi sono anche
gli uomini. Scrive: nell’interno vi sono molte miniere di metalli e innumerevoli abitanti. Continuamente in
queste scoperte ero andato di bene in meglio: tanto per le terre, gli alberi, i frutti, i fiori, gli abitanti.
(come se non avessero dignità di osservazione più particolare. è chiaro in che modo vengono introdotti gli esseri
umani. per mezzo di comparazioni che servono a cercare di inquadrare meglio.
Diciamo in modo raffinato che l’oro è la strategia discorsiva che Colombo usa verso i suoi interlocutori. Ma
allora qual è il movente vero? Cosa lo spinge secondo quest’autore ? Nel diario del primo viaggio, Colombo
indica la sua intenzione pura molto spesso… vorrebbe incontrare il Gran Kan, l’imperatore della Cina di cui
Marco Polo aveva lasciato un ritratto indimenticabile. Colombo naviga verso occidente ma sta cercando la
strada per l’oriente, non lo dimentichiamo. Io sono sempre deciso, scrive Colombo, ad arrivare alla città di, e
consegnare le lettere di vostre altezze al Gran Kan e chiedergli una risposta e far ritorno con una lettera del Gran
Kan per le altezze. Lui si sente ambasciatore dei reali di Spagna e sta cercando di incontrare l’imperatore della
Cina. Questo obiettivo non viene mai dimenticato da Colombo nei suoi scritti. Ma perchè questa ossessione che
ci sembra quasi puerile, infantile, perché secondo Marco Polo, è da lungo tempo che l’imperatore della Cina ha
chiesto di poter avere dei sapienti che lo istruiscono alla fede di Cristo (era lì che aspettava che arrivassero a
convertirlo e istruirlo) Quindi Colombo vuole aprirsi una strada che consenta l’espansione del cristianesimo,
questo sta a cuore infinitamente più delle ricchezze dell’oro. Scrive una lettera al Papa che il suo viaggio sarà
guidato a gloria della santissima trinità. Anche questo spirito di crociata ha il suo senso.
Come gente ‘nuda’, è la prima cosa che scrive. è una nudità del corpo, e per colombo anche dello spirito. ‘uno
sconoscimento di dignità umana’. Questo è il punto forte di questo contatto con l’altro. è rivelatore che la prima
caratteristica di quel popolo che colpisce colombo sia la mancanza degli abiti. è gente nuda. i quali a loro volta
sono un simbolo di cultura. La costatazione sulla loro nudità ritorna più volte. Fisicamente nudi, queste donne e
uomini, agli occhi di Colombo, sono anche privi di ogni proprietà culturale. Non li guarda, non li vede, è cieco
di fronte a queste persone. Sono caratterizzati in qualche modo dalla mancanza di costumi, di miti, di religione.
Colombo non riesce a distaccarsi da quelli che sono i condizionamenti della sua cultura. è c’è spesso l’abitudine
di vedere le cose, così come gli conviene vederle. ma è significativo che questa abitudine lo porti a costruire
l’immagine della loro nudità spirituale e scrive: mi pare fosse gente povera di ogni cosa. semplicemente hanno
un’idea di ricchezza diversa, che non è quella di Colombo. Mi parve che non abbiano alcuna religione, senza
armi, senza leggi. e se anche hanno una cultura materiale, essa non attira l'attenzione di Colombo, più di quanto
gli interessi la loro cultura spirituale. tutta questa gente è affina, ugualmente nudi, della stessa statura, dello
stesso tipo e della medesima natura. è un modo di disconoscere l’importanza, la peculiarità, lo spessore umano.
Questi sono uguali a quelli delle altre isole: nello stesso modo nnudi e dipinti. e si va avanti così. sono tutti nudi,
tutti uguali, tutti privi di caratteri distintivi. dunque misconoscimento della cultura degli indiani, loro
assimilazione alla natura Con queste premesse non possiamo attenderci di trovare negli scritti di Colombo, un
ritratto particolareggiato della popolazione.
Chi è questo imperatore Wang Li della dinastia Ming, per la quale si utilizza questa categoria di rinascimento,
tra le varie altre cose WL invita a corte un missionario gesuita, Matteo Ricci. Ha l’onore, uno dei pochissimi, di
essere sepolto a Pechino.
Non ha gli occhiali scuri come quelli di Colombo. Lui è un’ altra persona.
Introduciamo questo missionario gesuita per metterlo a confronto con Cristoforo Colombo.
Matteo Ricci, nella sua corrispondenza con gli altri dell’ordine gesuita, cerca di fare capire
come il confucianesimo abbia elementi che si prestano a un colloquio. Cerca di fare vedere
nella sua corrispondenza, come un’incontro sia possibile.
• - importanza della missione per l’ordine dei Gesuiti, nato nel 1540 [aggiunge ai voti di povertà,
castità, obbedienza; il quarto voto: l’impegno ad eseguire qualsiasi ordine papale, un ordine
militante.] è un’ordine importante per le missioni ed è importante anche per l’istruzione che i
gesuiti un po’ in tutta europa (napoli compresa) fondano dei collegi, per l’istruzione.
• Nel 1540, quando nasce quest’ordine, c’è già stato qualche personaggio che ha disturbato
molto l’unità religiosa europea, Lutero.. è una fase difficilissima in cui Lutero deve affinare le
armi e capire come si risponde a quest’attacco. Quella che definiamo la controriforma. (Nel
senso che risponde alla riforma protestante). Però è anche una riforma di tante cose della
chiesa.
• - Matteo Ricci uomo ponte tra culture diverse, favorisce la conoscenza dell’uno e dell’altra.
Però, è bello affrontarla anche perché qui dentro sta l’origine e la storia del nostro ateneo.
Questo è dal sito della nostra università:
L’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” trae le sue origini dal Collegio dei Cinesi, fondato da
Matteo Ripa, sacerdote secolare e missionario, che dal 1711 al 1723 aveva lavorato, in qualità di
pittore ed incisore su rame, alla corte dell’imperatore mancese Kangxi. Egli condusse con sé, al suo
ritorno a Napoli, avvenuto nel novembre 1724, quattro giovani cinesi insieme ad un loro
connazionale, maestro di lingua e scrittura mandarinica, primo nucleo della istituzione. Sarà
Clemente XII, con breve del 7 aprile 1732, ad offrire un riconoscimento ufficiale al Collegio dei
Cinesi, che aveva come scopo la formazione religiosa e l’ordinazione sacerdotale di giovani cinesi
destinati a propagare il cattolicesimo nel loro paese.
L’impero ottomano
Siamo all'inizio del 400; vediamo che cosa era rimasto all'inizio del 400 di quello che era
stato l'Impero Romano d'Oriente, che era stato progressivamente eroso, cosicché all'inizio
del secolo rimaneva questa lingua di territorio che comprendeva Costantinopoli e questa
zona del Peloponneso, che era il Despotato di Morea e che rimaneva, da un punto di vista
territoriale, molto poco, ed era circondato dall'Impero Ottomano. Vediamo un primo nucleo,
1800-1859. vedremo il Mar Mediterraneo che viene chiamato anche “lago ottomano”, perché
quest'ultimo si estende su una gran parte delle coste del Mediterraneo. La data fatale per
Costantinopoli è l'assedio del 1453. Non è la prima volta che gli Ottomani provano a
conquistare questa città simbolo, ma il 1453 è l'anno decisivo. Istanbul è un piccolo corno
che si protegge mettendo questa catena di sbarramento davanti allo stretto per impedire il
passaggio di navi nemiche.
L’ASSEDIO: 1453
-Dai primi da aprile a fine maggio si comprende l’impossibilità a resistere all’assedio.
-Istanbul è un piccolo corno, una piccola penisola. Ma non si chiama ancora Istanbul….
-Fondata nel VII sec. A.C. con il nome di Bisanzio assume quello di Costantinopoli intorno al 330
D.C., con l’Imperatore Costantino
UN PASSAGGIO EPOCALE
LA CONQUISTA DI COSTANTINOPOLI
• E’ solo una tappa di un disegno egemonico ottomano, disegno che troverà una battuta
d’arresto nel 1571, anno della battaglia di Lepanto
La città non ce la fa, addirittura gli abitanti di Istanbul vedono passare dalle colline le navi
ottomane, che per aggirare la catena di sbarramento vengono spostate sulla collina e la città
cade. È un passaggio importante che fa mantenere ad Istanbul un ruolo politico e culturare
nel mondo musulmano. La città viene interessata da tanti cambiamenti architettonici e
artistici, ma la cosa da ricordare è come gli ottomani cancellino, a questo punto, l’esperienza
che era l’impero romano d’oriente, si installino nel mediterraneo in modo stabile e tanti
abitanti bizantini si riversano in occidente. A questo punto si diffonde un fenomeno che sarà
vivo fino alla fine del 600 e che chiamiamo “una grande paura del turco” cioè l’invincibilità
dell’esercito ottomano, mette una grande paura. Questa tappa, questa conquista del 1453
non è un punto d’arrivo per l’Impero Ottomano e lo vediamo bene nella cartina, dopo il
1359-1451, vi sono altre ondate espansive, per cui per l’impero ottomano la costruzione
dell’impero passa anche attraverso l’espansione nelle coste dell’Africa settentrionale,
nell’Impero Balcanico. Un confronto ad Oriente che porterà l’Impero Ottomano, naturalmente
a contatto con la Russia e poi dalla parte sud-orientale, con la Persia. Ma dalla parte di
Costantinopoli, è una tappa di un processo di espansione che si allargherà al mondo
balcanico e alle coste dell’Africa settentrionale. È importante ricordare la data del 1571,
l’anno della Battaglia di Lepanto, perché segna una battuta di arresto in questo processo di
espansione.
LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI E I CONTRACCOLPI DALLA PAURA DEL TURCO
Ancora, nello spazio italiano i cambiamenti si fanno sentire. Quello italiano è uno spazio
frammentato, dove i potentati sono spesso in lotta tra di loro. Con la Pace di Lodi, del 1454,
la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano trovano un accordo. Anche Firenze, che
aveva avuto molte guerre con Milano, aderisce a questa pace che inaugura un periodo di
stabilità. Dal confronto con quello che accade negli altri paesi europei, come in Francia,
pensiamo che esce dalla guerra dei 100 anni e avvia un processo di unificazione. Pensiamo
all'Inghilterra, dove si afferma la dinastia dei Tudor, alla Spagna, col matrimonio di Isabella e
Ferdinando, che avvia questo processo di unificazione. Di fronte a queste situazioni, l'Italia ci
presenta un rinascimento culturale, ma non un rinascimento politico. Una grandezza e
addirittura una funzione di traino, dal punto di vista culturale e artistico, ma dal punto di vista
politico, la situazione ci appare complicata ma anche diversa da quella degli altri paesi
europei, in questa situazione complessa e arretrata rispetto a questo fenomeno, che può
essere sintetizzata come nascita dello stato moderno. In questa situazione paradossale, di
complessità e apparente arretratezza, esce una riflessione sulla politica. Il riferimento va a
Machiavelli. A differenza del resto di Europa, il Rinascimento come fenomeno culturale, non
si accompagna al rinascimento politico. Al contrario, mentre in Europa nascono i grandi stati
moderni, come Francia, Inghilterra, ecc. l'Italia sprofonda in quell'epoca della propria
frammentazione ed entra in quel periodo delle dominazioni straniere. Si comincia a parlare
di una necessità di rinascimento, rinascere da una situazione di dominazione straniera e
decadenza politica. Un carattere del rinascimento italiano che si può definire culturale, ma
lontano politicamente da altre soluzioni che in quel momento si stavano affermando negli
spazi europei. Qui ci si sofferma sul termine "Stato".
Deriva dal latino status e veniva utilizzato con un significato diverso da quello odierno e
significa condizione. Stato con la lettera maiuscola, per distinguerlo dallo stato come
condizione. Questo cambiamento fu lento e graduale. Territorialità del comando politico,
significa che quello che viene deciso in un dato territorio riguarda tutti indistintamente dal
ceto sociale e dal territorio geografico, ma in età moderna non era così. Le leggi non sono
uguali per tutti, né nei territori, né nei ceti sociali, quindi è una formazione lenta, quell dello
stato moderno e nell'antico regime è una realtà complicata da tante differenze interne.
lo stato moderno è di fronte, da una parte ci mostra facce di modernità, dall'altra ci mostra
cose che sembrano un retaggio dei secoli medievali. Quindi una serie di differenze interne e
geografiche, cetuali, privilegi. Da una parte vediamo dei processi in corso che ci richiamano
qualcosa che possiamo definire come modernità. Dall'altra caratteristiche più complesse
quindi più che stato moderno, gli storici parlano di stati mosaici, per dare conto di come
siano composti da più tasselli. Caratteri che ricordano la modernità. Nell'impero ottomano,
ogni successione è un problema, da parte dei sultani, far accettare questo principio di
trasmissione dinastica. Lo vediamo in Francia, lo vediamo in Spagna, in Inghilterra.
Altra caratteristica di uno stato, cosiddetto moderno, ma che è complicato e conserva al suo
interno tante caratteristiche dell’epoca precedente è l’organizzazione delle forme di
esercizio del governo dello Stato.
Il libro cita a pag. 28 il ruolo esercitato dalla grande aristocrazia non viene mai, ma è
disciplinato attraverso la creazione di orfani come consigli della corona, gabinetti ecc, nei
quali il mondo feudale è presente ma in una condizione subordinata alla volontà del sovrano.
Tale passaggio sarà chiaro dalla metà del ‘600 fino agli inizi del ‘700 con un monarca
francese chiamato Il re Sole, Luigi XIV, il quale fu il monarca che più di tutti personifica
questa riorganizzazione delle forme di esercizio di governo dello stato.
Si sviluppa l’idea e la pratica dell’amministrazione come esercizio quotidiano di governo.
Altri caratteri dello stato moderno furono la riscossione regolare delle imposte,
l’organizzazione e il controllo della forza armata, la rappresentanza verso l’esterno (ovvero
la formazione di corpi diplomatici). Questi sono gli obiettivi imposti dalla specificità delle
circostanze, dal momento che la formazione di stati genera immediatamente una condizione
di conflitto tra di essi.
Nello stesso tempo il manuale invita a riflettere sul fatto che, nonostante tutto questo sia
vero, lo stato moderno conserva a lungo forme di rappresentanza che mantengono in vita
una sorta di principio di legittimazione altro e spesso opposto a quello della sovranità
monarchica (parlamenti, diete, cortes).
Queste istituzioni non sono, però, mai elette secondo principi e modalità che noi oggi siamo
abituati a conoscere. Ad esempio, i parlamenti di antico regime rappresentano le comunità
territoriali attraverso la struttura sociale dei ceti, nobiltà, clero, borghesia urbane.
Quindi avevano una rappresentanza di istanze culturali territoriali.
Per un verso queste comunità rimangono nello stato moderno come una scomoda
sopravvivenza dell’epoca precedente, ma dall’altro mantengono viva una dialettica
oppositiva tra società e potere politico che riemerge in ogni fase rivoluzionaria della
storia europea.
Il rinascimento è un’epoca caratterizzata dalla consapevolezza che c’è una rottura con il
passato.
Istanbul non era ancora caduta, ma si avvicinava il tempo in cui l’Occidente avrebbe quasi
dovuto ereditare questo compito dell’Impero romano d’Oriente e si avvicinava il momento in
cui schiere di intellettuali bizantini si sarebbero dovuti riversare in Occidente portando con
loro un contributo per la riscoperta dei classici e la critica filologica dei testi.
LUOGHI ITALIANI
Affermarsi tra i dotti europei della coscienza di una res publica literaria europea (una compattezza
che deriva anche dalla paura del turco)
Il rinascimento italiano è trainante nei confronti di quello europeo, che appare per certi versi
un'estensione di quello italiano.
Tra i protagonisti di questa stagione c’è senz’altro la famiglia Medici.
Giovanni di Bicci è il capostipite della famiglia Medici, che nel XIII secolo inizia la propria scalata al potere,
grazie a un preciso piano economico e politico. L’attività bancaria di Giovanni di Bicci fa strada al figlio
Cosimo, poi detto “il vecchio”, con il quale la famiglia sancisce un dominio effettivo sulla città di Firenze. Il
figlio di Cosimo, Piero, detto “il gottoso” a causa della malattia che lo affligge, sposa Lucrezia Tornabuoni e
dalla loro unione nascono Giuliano e Lorenzo->destinato a diventare poi “il Magnifico”. Fine stratega,
colto e amante delle arti, è l’uomo perfetto per condurre i Medici all’affermazione definitiva.
Questo è l’albero genealogico della famiglia più importante del Rinascimento fiorentino: la famiglia Medici.
Onorare le virtù pubbliche e garantire l’amministrazione equa giustizia e la dignità dei singoli sarà l’ abilità
politica dei Medici, ma essi daranno anche grande spazio all’arte e saranno capaci di usare le migliori energie
intellettuali dell’Umanesimo rinascimentale per celebrare la grandezza della famiglia e di Firenze.
Conduttrice: Cerchiamo di capire in quale contesto storico nasce la famiglia. Sappiamo che Giovanni di Bicci
dei Medici è il più importante banchiere d’Italia e che tra l’altro emerge in un periodo in cui si va
contrapponendo un certo ceto medio fiorentino produttivo ad un potere oligarchico aristocratico all’interno della
città. Come riesce ad emergere Cosimo dei Medici?
La fortuna dei Medici comincia dopo la grande crisi di metà Trecento, quando succede di tutto: c’è un’alluvione,
poi arriva la peste nera e tra i due eventi, nel 1344-45 c’è il crack delle grandi case bancarie della prima
generazione. Dopo questo crack Firenze si riprende, nella seconda metà del Trecento e da allora, dal 1382, noi
abbiamo un governo di oligarchi membri delle arti maggiori, quindi grandi imprenditori, mercanti e banchieri
però con una novità, e in questa novità entra subito la genialità del Banco dei Medici, i quali hanno inventato il
sistema dell’holding. I vecchi banchieri eran falliti perché la casa madre aveva dovuto pagare i debiti fatti dalle
case periferiche, invece i medici non fanno ciò, e ogni casa è a responsabilità loro, questa è la causa della grande
importanza dei Medici.
Conduttrice: Allora vediamo un po' da dove origina questa grande fortuna del figlio di Giovanni Cosimo de'
Medici che per primo avvia la famiglia a una posizione di preminenza tra il patriarcato fiorentino. Egli mostra
una eccezionale predisposizione per l'attività bancaria ed è per la numerosa famiglia un vero patriarca. Quando
muore il padre nel 1429 è lui a prendere il testimone del potere, ma Cosimo è anche un fine umanista, un amante
delle belle arti.
Video: l'autorità di Cosimo il vecchio sulla città è sancita il 30 agosto 1436 con un solenne pubblico. Papa
Eugenio IV presenzia nella cattedrale di Firenze per benedire e consacrare il completamento della cupola, opera
del più grande architetto dell'epoca, Filippo Brunelleschi.
Paolo Cova (storico dell'arte): La cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze affaccia sull’omonima piazza ed
è una delle 4 chiese più grandi della cristianità. Innovazione ammirabile di Brunelleschi è quella di voltare la
cupola senza armature. Si mette allora una doppia calotta, quella interna ha un muro di uno spessore di 2 metri
ed è questo il vero segreto della struttura. Il mantenimento, la stabilità è dovuta a questi escamotage
architettonici. La cupola ha dimensioni incredibili, titaniche, diametro di 45,5 metri e sono le stesse misure
dell’intero battistero di Firenze. La cupola ha reso immortale il nome di Filippo Brunelleschi, è un capolavoro
assoluto che è stato capace di resistere ai fulmini, ai terremoti. Brunelleschi vuole che il suo capolavoro superi i
limiti stessi dell'architettura del tempo, per questo si immerge in un lavoro appassionato. Ci vorranno 2 anni
perché venga accettato il lavoro di Brunelleschi, poiché nessuno crede che quest’impresa titanica possa in
qualche modo rinnovare l'idea stessa di architettura del tempo.
Conduttrice: di certo il desiderio di arte e di bellezza per Cosimo de' Medici è davvero molto ambizioso,
richiama Brunelleschi, il maggiore architetto del tempo però c'è anche un progetto politico ambizioso da parte di
Cosimo de' Medici. Cosimo vorrebbe riunire attorno alla famiglia Medici non soltanto Firenze ma tutti i popoli
della Toscana.
Professor Cardini: certamente Firenze aveva già cominciato a fare una politica di dominio sulle altre città
toscane. Cosimo impianta un discorso nuovo sul piano del rapporto tra arte e politica/potere. Ad esempio va
tenuto presente che Brunelleschi era il genio che conosciamo, ma era anche, insieme a Donatello, un agente
provocatore della fazione dei Medici straordinariamente attivo e infatti era in polemica con un poeta abbastanza
noto, Giovanni Burchiello che invece era un fautore degli Albizzi. Il bello dei Medici è che riescono a
trasformare l'amore per l’arte, la cultura ecc in uno strumento politico. Fanno politica culturale. Non leggono
tanto Virgilio, Orazio, Cicerone, quanto leggono di Senofonte, di un testo greco in cui Senofonte racconta come
si costruisce l'immagine del principe.
Conduttrice: oltre alla passione per le arti c’è anche la passione per la politica e per le armi da parte di Cosimo.
È un grande ammiratore dei capitani di ventura.
Professor Cardini: si è anche molto amico dei capitani di ventura, per esempio di Francesco Sforza. Qui c’è un
elemento interessante perché bisogna tenere presente che tradizionalmente la repubblica di Firenze in questo
periodo è alleata della repubblica di Venezia e hanno un grande spauracchio, che è l’espansionismo dei duchi di
Milano. I duchi di Milano sono dei grandi imprenditori militari. Questo introduce un elemento di sospetto
perché gli avversari di Cosimo questa cosa gliela rinfacciano.
Conduttrice: nel 1464 Cosimo, malato da tempo, decide di andare a morire nella villa medicea di Careggi. La
stessa villa dove 15 anni prima era nato suo nipote, Lorenzo de’ Medici.
Il volto giovane di Lorenzo de Medici è raffigurato in un affresco che rappresenta tutta la potenza della famiglia
Medici: “il viaggio dei Magi” di Benozzo Gozzoli a palazzo Medici.
Video: il viaggio dei Magi di Benozzo Gozzoli si trova all ‘interno di palazzo Medici, iniziato nel 1445 e
terminato con la cappella palatina dei Magi alla fine degli anni 50. Il cuore del palazzo è rappresentato dalla
cappella, una delle poche costruite in una casa privata nel corso del XV secolo. Nel corteo dei Magi di Benozzo
Gozzoli è rappresentata buona parte della classe dirigente del tempo. Oltre a Cosimo de’Medici e alcuni
dignitari della sua corte sono stati identificati anche signori di altre città italiane. Per i committenti fiorentini è
un modo di suggellare importanti alleanze. L'arte diventa così una sorta di strumento diplomatico, fondamentale
nei rapporti tra le grandi potenze. Ed ecco raffigurati Gian Galeazzo Maria Sforzi, signore di Milano, e
Sigismondo Pandolfi Malatesta, signore di Rimini. Alla testa del maestoso corteo c’è un giovanissimo Lorenzo
de’Medici che tra poco diventerà il centro della vita intellettuale e politica di Firenze. La cronologia dell’opera
suggerisce che al momento della raffigurazione il Magnifico ha da poco superato i 10 anni eppure sono già
evidenti sul suo volto la determinazione e la grazia, due requisiti che sono apparentemente in contrasto tra loro.
Proprio la coesistenza di concretezza e spiritualità sarà una tra le tante qualità che renderanno Lorenzo la figura
forse più importante e complessa del Quattrocento italiano.
Conduttrice: determinazione e grazia, cosi Lorenzo de’ Medici viene raffigurato nel viaggio dei Magi. Quanta
continuità c'è tra Lorenzo e suo nonno Cosimo?
Professor Cardini: Cosimo, come banchiere pontificio, come banchiere e papa, quindi colui che gestisce le
finanze pontificie, è quello che ha anche pilotato la chiesa a riunirsi perché la chiesa del primo 400 è ancora
divisa, con lo scisma d'occidente, poi ci sarà il concilio di Costanza, la chiesa si riunirà ma non basterà, ci sarà
un nuovo piccolo scisma che finirà intorno agli anni 50. Cosimo è regista di tutto questo e poi naturalmente il
gioco del concilio di Firenze del 41 quando si riuniscono le chiese, quella greca e quella latina, è una riunione
che non durerà, che non avrà un domani però è una riunione che al momento ha grande importanza
Conduttrice: parliamo proprio del rapporto della famiglia medici col Papato. Il papa Sisto IV affida alla famiglia
Medici la tesoreria del papa. È proprio in questo momento che la famiglia diventa così potente che acquista
ancor più potere finanziario?
Professor Cardini: Cosimo aveva già fatto dei passi a riguardo. Poi, c’era stato un momento di stasi nei 5 anni
della malattia di Piero de’ Medici, il gottoso, che è fragile e muore presto, lascia il potere al figlio Lorenzo
ventenne, che lo esercita insieme al fratello e sono loro i veri figli di Cosimo. Infatti per la venuta di papa Pio II
a Firenze nel 1459 gli si fa vedere l’anteprima della cavalcata dei Magi e il papa resta sconcertato, perché il vero
simbolo della cavalcata dei Magi è chiaro: i Medici sono i primi personaggi che pur non tenendo mai incarichi
di governo, si fanno una casa che è una vera reggia. È la prima casa privata che ha una cappella di quelle
dimensioni e di quella importanza, in cui si raffigura la cavalcata dei Magi, a cui capo c’è il genio protettore
della famiglia de’Medici.
Conduttrice: lei dice che Lorenzo e Giuliano sono i veri figli di Cosimo perché sono gli eredi della politica di
Cosimo e del potere della famiglia de medici?
Professor Cardini: loro completano la grande speranza e il grande progetto di Cosimo che si è tenuto sempre in
disparte, essendo un cripto signore di firenze, non avendo mai avuto incarichi pubblici, però che mirava alla
regalità.
Conduttrice: eppure Lorenzo fa un grande errore, ostacola il disegno di papa Sisto IV che ha delle mire sulla
città di Imola. Il pontefice decide allora di appoggiare la famiglia Pazzi, da sempre rivale dei Medici.
Video: la congiura in realtà è stata pensata più volte in diversi luoghi e occasioni. L'ultima in occasione della
festa per l'ottenimento della porpora cardinalizia a Raffaele Riario Sansoni. Ma in quell’occasione Giuliano è
indisposto e quindi tutto salta. Si rimanda al giorno successivo, 26 aprile 1478, la domenica precedente all’
ascensione. Lorenzo e Giuliano vanno indipendentemente a messa nella cattedrale della città santa Maria del
Fiore. Sono gli stessi Pazzi che vanno a prender sotto casa Giuliano, malato di gotta, lo scortano e controllano
che non sia armato. Durante la celebrazione della messa, nel momento più solenne in cui il neoeletto cardinale
Raffaele Sansoni sta alzando il calice al cielo e tutti i fedeli sono inginocchiati, una serie di uomini, i sicari,
circonda Giuliano e Lorenzo. Giuliano è trafitto da 15 pugnalate e cade a terra in un lago di sangue. Lorenzo
invece è circondato e protetto da alcuni amici tra cui Andrea e Lorenzo Cavalcanti e Angelo Poliziano che lo
spingono e trascinano quasi nella sagrestia della chiesa. La congiura dunque non si può dire riuscita. La morte di
Giuliano interessa poco, l'obiettivo era Lorenzo e Lorenzo è riuscito a salvarsi. La reazione alla congiura è
violentissima, alcuni dei congiurati vengono impiccati alle finestre di palazzo vecchio, tra i quali ad esempio
Francesco Salviati, l'arcivescovo di Pisa, il cui corpo pende per diverse ore alle finestre del palazzo.
Immediatamente Lorenzo fa cancellare le insegni il nome dei Pazzi. L'architetto principale della congiura,
Jacopo non solo viene ucciso ma il suo corpo viene trascinato lungo le strade di Firenze per giornate e giornate,
facendolo battere più volte alle varie case dei signori.
Conduttrice: i ceti bassi della città non insorgono contro i Medici come invece la famiglia Pazzi aveva sperato,
quindi la congiura è proprio fallita da tutti punti di vista?
Professor Cardini: questo è l'esito di un lungo lavoro che comincia già con Giovanni di Bicci e con uno scavo
all'interno dei ceti subalterni fiorentini fatto anche sulla base di giochi, feste, donazioni di cibo, tutta una
quantità di cose demagogiche che evidentemente funzionano, non a caso quello è anche il luogo dove nasce la
politica moderna però per capire bene il problema dei Pazzi bisogna fare un grosso passo indietro e tenere
presente che a quel punto Lorenzo aveva acquistato già una grande credito in tutta Italia, “l'ago della bilancia”,
riuscendo anche a lucrare sui meriti del nonno Cosimo se non del padre Piero. Da allora i Medici diventano
signori incontrastati non dell'Italia ma dell'equilibrio politico italiano. Papa Sisto IV con quell'idea di dare una
città molto vicina a Firenze in feudo a un suo parente/ a un suo fedele scombina un po' le cose e la congiura dei
Pazzi rischia di portare uno sconquasso generale in questa politica che Lorenzo aveva cercato di portare avanti
con grande equilibrio e diplomazia, per evitare un ritorno al tempo delle guerre all'interno della penisola.
Conduttrice: il Magnifico muore nel 1492, un anno fortemente simbolico, quello della scoperta delle Americhe.
Ma per ora Firenze non può averne la percezione e con Lorenzo de’ Medici scompare un uomo che ha segnato il
Rinascimento italiano.
Video: Lorenzo de Medici morì l'8 aprile 1492 nella sua villa di Careggi. In punto di morte dirà a Pico e
Poliziano, che sono tenuti ad assisterlo al capezzale, scherzando "mi piacerebbe rimandare la mia morte fino al
momento in cui non avessi completato la vostra biblioteca". In realtà quella biblioteca non si poteva completare
perché era una biblioteca universale e ideale che teneva insieme tutte le culture di tutti tempi di cui avrebbe
parlato poi secoli dopo Borges. Il suo corpo venne sepolto in San Lorenzo senza onore di monumento per
ragioni legate ai successori e oggi la sua tomba si trova nella sagrestia nuova di San Lorenzo.
Conduttrice: Professore lei è fiorentino, ci può aiutare a fare un bilancio della famiglia Medici, che cosa è stata
la famiglia Medici per la città di Firenze?
Professor Cardini: la famiglia Medici ha anzitutto promosso quel particolare Umanesimo che è stato un po' per
lungo tempo ritenuto l'unico Umanesimo possibile che esistesse in Italia. In realtà non è vero, centri come
Venezia, Roma, Milano, Napoli avevano avuto anche loro una loro importanza però certamente l’Umanesimo
fiorentino è diventato il canone dell'umanesimo. I Medici ci sono passati direttamente da padrini privati della
politica fiorentina a signori veri e propri, duchi di Firenze e poi addirittura granduchi di Toscana. In tutto questo
bisogna dire però che Lorenzo ha dovuto affrontare tutta una serie di difficoltà e non le ha sempre risolti molto
brillantemente. Quindi Lorenzo è anche il responsabile del primo fallimento della famiglia medici che sarà
cacciata nel 1494, quando le casse della famiglia e le casse dello Stato erano dissestate. Lorenzo è stato un
grande mecenate ma non è stato un buon amministratore degli affari di famiglia.
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I punti che emergevano da questo documentario sui Medici di Franco Cardini sono:
Dal min 13 del video entriamo in un’altra parte della storia, quella in cui Giuliano e Lorenzo il
Magnifico (il primo muore e l’altro sopravvive) sono oggetto di una congiura (1478) che si attua
laddove non è possibile immaginare: nel duomo di Firenze, e la vendetta dei Medici è terribile. Nel
mezzo di questa congiura finirà anche l’arcivescovo di Pisa, che finisce impiccato.
Lorenzo il Magnifico muore nell’anno 1492, anno che dobbiamo ricordarci per 3 motivi:
1. Il viaggio di Colombo.
2. La riconquista del Regno di Granada da parte di Ferdinando e Isabella, quindi lo spazio
iberico che espelle una volta per tutte questo corpo a lui estraneo che è stato il Regno di Granada, un
regno musulmano dentro lo spazio iberico.
3. La morte del Magnifico.
La morte del Magnifico perché è così importante? Lo è perché in questa Italia contrassegnata da
staterelli sempre in guerra tra loro, Lorenzo il Magnifico era riuscito a svolgere un ruolo diplomatico
non da poco e forse non è del tutto un caso che lui muore nel 1492 e nel 1494 cominciano le guerre
d’Italia.
Durante il video la prof ci dice che: i Medici hanno una casa nel cuore della città, questa è
un’affermazione di potere. La cappella privata è uno spazio religioso per la famiglia e per i suoi
illustri ospiti. Se andate al palazzo dei Medici e vedete la cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli,
subito guardando i singoli personaggi vi rendete conto che è una rappresentazione politica, di potere,
dove niente è lasciato al caso. Quello che apparentemente è privato, forse del tutto privato non è.
L’intervistatrice ci sta dicendo che chiaramente una congiura non si organizza in un giorno, ma serve
un piano, servono alleati, soprattutto una cosa importante da sapere è gli organizzatori della congiura,
quali Papa Sisto IV, l’arcivescovo di Pisa, pensavano che una volta avvenuta la congiura il popolo di
Firenze sarebbe stato con loro. Questa cosa non accade perché evidentemente i Medici sono stati bravi
anche a stabilire rapporti che in termini storiografici chiameremmo rapporti di clientela= creare un
gruppo fedele caratterizzato da rapporti di potere asimmetrici, cioè non si è tutti uguali in questa
clientela ma i rapporti dipendono dal prestigio sociale, dalla posizione economica, dalla posizione
geografica all’interno della città… Questa clientela nel momento della crisi ( questa congiura) mette a
riparo i Medici, quindi è una congiura che fallisce.
Non troppi anni dopo però, nel 1494, morto Lorenzo, i Medici sono buttati fuori, devono andarsene.
Lorenzo utilizza il fatto di essere sopravvissuto a suo vantaggio (=abilità politica). Gli impiccati
(organizzatori della congiura) vengono messi non nei vicoletti di Firenze, bensì sulle pareti del
Palazzo della Signoria, perché tutti devono vedere. La pena nelle società dell’età moderna è una pena
pubblica, visibile, spettacolare. E tra queste persone c’è un arcivescovo e un corpo che viene
addirittura trascinato a brandelli per la città, la congiura è fallita. Su questo non c'è dubbio.
Dal momento che uno dei due, il più abile dei due potremmo dire, Lorenzo utilizza il fatto di essere
sopravvissuto (anche questa è abilità politica) a suo vantaggio: viene subito coniata una medaglia in
cui c’è Giuliano (...) quello che doveva essere un colpo politico per cui finalmente una volta per tutte
(...) (perché questi Medici rompevano le scatole dagli anni 30 del 400 con questo Cosimo il Vecchio
che era stato un grande arbitro della politica della città, con grandi nemici) Quindi lo scopo della
congiura è fallito.
Questa fase viene chiamata dagli storici come guerre d’Italia. Tuttavia, queste guerre interessano uno
scenario estremamente più ampio che possiamo definire Mediterraneo, questo perché mentre avviene
la guerra nello spazio italiano, vediamo che le cose si movimentano in due zone mediterranee, ovvero
Le coste dell’Africa settentrionale e il quadrante orientale del mediterraneo. C’è una bella
complessità tra queste guerre d’Italia che hanno un legame con la competizione tra Venezia e l’Impero
ottomano a Est e il tentativo della Spagna di mettere delle postazioni a difesa, controllo del
Mediterraneo nelle coste settentrionale dell’Africa. è tutto molto legato. c’è un momento di pausa tra
Francia e Spagna, così quest’ultima si precipita nelle coste settentrionali dell'Africa dove cerca di
creare delle postazioni a difesa dei propri commerci. Mentre nella parte orientale, Venezia ,
soprannominata anche l’indomita (soprannominata tale perché Venezia fino al settecento cerca di non
mollare e difendere la sua posizione da “stato da mare”), ingaggia una delle sue innumerevoli guerre
contro l’Impero ottomano.
• Anche nello spazio italiano i cambiamenti si fanno sentire, e sono anch’essi nella direzione di
una pacificazione
Abbiamo visto che nel 1453 gli Ottomani riescono (finalmente, dal loro punto di vista) ad averla vinta
su Costantinopoli (città simbolo, sede dell’impero romano d’oriente), e poi ci siamo detti..ma le
conseguenze di questa conquista nello spazio Europeo sono tante perché vediamo scie di intellettuali
bizantini che sono conseguenze anche legate al rinascimento, alla scoperta dei classici, alla filologia e
tutto quello che ci siamo già detti. Però sono anche conseguenze di tipo politico, si innescano anche
movimenti in direzione di una pacificazione. Per cui abbiamo questa Pace di Lodi nel 1454, che
inaugura un quarantennio di stabilità. Sebbene questa stabilità sia stata definita tale da molti manuali,
nel 1478 c’è una congiura che rischia di mettere a repentaglio questa stabilità, ma tra un pò di
congiure ne troveremo anche un’altra.
La peculiarità della situazione Italiana è che abbiamo due ducati (che significa esperienze signorili,
non cripto signorie come nel caso dei medici, ma signorie vere e proprie, famiglie che hanno sono
state investite di questo) però abbiamo anche 3 repubbliche e una cripto signoria. Una varietà di
modelli politici in uno spazio limitato. All’interno di questo spazio, il regno di Napoli…
Il regno di Napoli, ha una sua autonomia in età moderna oppure no? Non ha una sua autonomia, è un
vicereame della Spagna così come la Sicilia. Quando il regno di Napoli riacquisisce un’autonomia
come aveva avuto al tempo di Alfonso? questa esperienza di riacquistata autonomia politica, la
inseriamo nel 700, nell’ambito delle guerre di successione, con Carlo terzo di Borbone che impronta
la sua politica a dire ‘io sono un re, vicino a me c’è una regina e questo è un regno autonomo. Tant’è
che faccio una reggia, così lo capite anche meglio’ : Reggia di Caserta
• Rientro della flotta aragonese a Napoli, 1487. Napoli, Museo Nazionale di San Martino
Ludovico Sforza detto il Moro mobilita Carlo VIII, re di Francia: da Carlo vuole sostegno e aiuto
militare.
• Le alleanze sono mobili e complesse: Ludovico regge il Ducato in nome del nipote Gian
Galeazzo Maria, sposo di Isabella di Aragona.
• Sempre più alla corte aragonese Ludovico appare un usurpatore. Cresce la tensione tra le Corti
– il Moro si allea con la Francia e con Venezia, in funzione anti napoletana
Maestro della Pala Sforzesca, Pala Sforzesca, Milano, Pinacoteca di Brera, 1494/1495
Questo quadro raffigura Ludovico Sforza con la moglie Beatrice Deste. Le pale di altare, la posizione
del committente e della committente sono sempre ai piedi delle figure sacre, ma si trovano sempre in
primo piano, giocando un solo importantissimo.
1494: Una data periodizzante per la storia d’Italia.
guerre d’Italia → dalla discesa in Italia di Carlo VIII re di Francia nel 1494 fino alla pace di
Cateau-Cambrésis nel 1559
CHE COSA VIENE A FARE CARLO VIII IN ITALIA?
Senz’altro sta mirando al regno di Napoli, e sta mettendo in pratica una politica mediterranea, che poi
ritroveremo in altre forme in Luigi 14 (e che forse potremmo dire che la Francia non ha del tutto
abbandonato (rispetto all’Italia che ha sempre un ruolo centrale all’interno del mediterraneo, però, alla
fine in tempi contemporanei ci sembra molto debole questa proiezione sul mediterraneo)
• Con Carlo VIII la monarchia francese ritrova l’impulso ad una affermazione nello spazio
mediterraneo che aveva animato i predecessori all’epoca delle Crociate.
• All’incirca tra 1480 e 1520 prese forma alla corte francese un progetto di intervento nello
scenario mediterraneo, finalizzato al recupero dei territori ex bizantini, ma con un occhio
anche a un’eventuale restaurazione del titolo imperiale d’Oriente in favore della casa di Valois.
Con Carlo VIII vediamo una politica francese molto mediterranea. Alcuni storici sostengono che alla
fine Carlo VIII è mosso anche da un’idea di crociata, nei confronti di che cosa? addirittura di un
recupero dei territori ex bizantini e quasi quasi di un titolo imperiale a favore della casa dei Valois.
Anche questo ci sembra un po’ una cosa strana: un re di francia che ispira a un titolo imperiale, ma
non ci deve sembrare strano, è comunque un titolo che ha valore simbolico fortissimo e tra non troppi
anni anche un altro re di Francia proverà a fare la stessa cosa, ma con un titolo imperiale diverso cioè
quello del “Sacro romani impero d’Occidente” e si ritroverà a contendere con Carlo V, ciò vuol dire
che è un titolo che aveva un certo peso, importante.
• La marcia di Carlo VIII in Italia è trionfale (perchè ha un esercito, dove passa l’ha subito vinta),
con contraccolpi molto forti nei territori attraversati.
• Una delle prime conseguenze… A Firenze per esempio: i Medici sono cacciati.
• Per 4 anni la città sarà governata da Girolamo Savonarola, un domenicano che vuole fare di
Firenze la Gerusalemme in terra e avvia la moralizzazione dei costumi.
i Medici sono accusati di non aver fatto subito una sufficiente politica di resistenza a Carlo VIII e in
questa città succede che un frate domenicano, Girolamo Savonarola, per quattro anni controlla la
città con lo scopo di far diventare Firenze una nuova Gerusalemme (in realtà la storia della chiesa è
piena di riformatori prima del 500, prima di Lutero), una città modello in cui regna la morale ma per
far sì che ciò accada c’è bisogno che il peccato venga estirpato, portando avanti campagne di
moralizzazione. Sono anni cupi per la città dove ci sono i famosi falò ella vanità, dove utto quello che
era un surplus (che era stigmatizzabile, tutto ciò che era peccato veniva eliminato, tutti i
comportamenti sociali e individuali contrari a questa campagna di moralizzazione dei costumi che
naturalmente prende di mira la chiesa dell’epoca (stigmatizzare = dare delle accezioni fortemente
negativa a qualcosa, condanna forte) venivano eliminati.
Firenze nell’idea di Savonarola si deve contrapporre a Roma che non rispetta più quello che ci si deve
aspettare da una chiesa (la stessa cosa che dirà Lutero quando viene in viaggio a roma e rimarrà
sconvolto dalla ricchezza che scorre a fiumi, dove i cardinali sono dei principi ecc.). Il dipinto
sottostante raffigura la morte di Savonarola (che fa una bruttissima fine) insieme ad alcuni suoi
seguaci, i Piagnoni. La sua esperienza religiosa avrà degli echi profondi, non solo in Toscana.
Anonimo, Supplizio di Fra’ Girolamo Savonarola, 1498 circa.
Firenze, Museo di San Marco (in piazza della signoria)
Ludovico il Moro chiama in soccorso / in aiuto/ teme un agguato, il re di francia, Carlo VIII,
ma l’esercito di Carlo VIII, è molto più forte e molto più potente di quello dei diversi stati
italiani, che da questa data in poi, non controllano realmente cosa sta accadendo. Tra questi
staterelli non c’è uno di loro che ha la forza di prendere in mano la situazione e di
contrapporsi in modo autorevole. Carlo VIII entra a Napoli, l’anno precedente a Firenze, dove
i medici sono fatti non troppo garbatamente uscire dalla città, e a questo punto i forma una
coalizione anti francese. Quando qualcuno vince, gli altri si mettono d’accordo e cercano di
fare una lega. Arriviamo fino al 1404 che è questo primo trattato che sostanzialmente mette
d’accordo i 2 contendenti, assegnando alla spagna il meridione e alla francia il ducato di
Napoli. La Spagna già da adesso non dal regno di Napoli un autonomia. Non ci pensa
nemmeno. Ed è una novità rispetto al periodo aragonese. Perchè Napoli e la Sicilia sono dei
vicereami al capo dei quali ci sta un vice re. Bisogna sapere che quindi non c’è un assetto
indipendente dallo stato spagnolo.
Quando il regno di Napoli acquista una sua autonomia rispetto alla Spagna? Con Carlo di
Borbone nel 1734 e siamo nell’ambito delle guerre di successione. (nel 700 ne avremo tre)
Nell’ambito di queste guerre il meridione assume una sua autonomia dalla spagna e c’è un re
che per chiarire il concetto costruisce una reggia… la reggia di caserta, voluta per mostrare
proprio l’autonomia nuova (già dal 1504 la spagna decide diversamente) del regno.
Carlo VIII entra a Napoli, nell’anno precedente a Firenze, dove i Medici vengono fatti uscire
non molto garbatamente dalla città e a questo punto si forma una coalizione antifrancese.
Questo lo vediamo quando qualcuno vince, gli altri si mettono d’accordo e cercano di fare
una lega.
Arriviamo a questo 1504, anno di questo primo trattato che sostanzialmente mette d’accordo
i due contendenti assegnando alla Spagna il Meridione e alla Francia il ducato di Napoli. Da
ricordare: la Spagna, già da adesso (e poi questa cosa si confermerà con la pace di
Cateau-Cambrésis), non dà al regno di Napoli un’autonomia. Questa è una novità rispetto al
periodo aragonese perché Napoli e la Sicilia sono dei vicereami a capo dei quali c’è un
viceré. Non fa una piega però è importante sapere questa cosa perché quindi non c’è un
assetto indipendente dallo stato spagnolo.
Quando il regno di Napoli acquista una sua autonomia rispetto alla Spagna?
Con Carlo di Borbone nel 1734 e siamo nell’ambito di quelle altre guerre complicatissime
che sono le guerre di successione. Nell’ambito di queste guerre il meridione riassume una
sua autonomia dalla Spagna e c’è un re che per chiarire meglio il concetto costruisce una
reggia, la reggia di Caserta, voluta proprio per mostrare un’autonomia nuova del regno.
Nuova perché come vedete già dal 1504 la Spagna decide diversamente.
Lo scenario delle guerre d’Italia è molto complicato. In realtà l’Italia è una parte di questo
scenario poi ce ne sono almeno altri 2: uno è l’Africa del Nord, un altro non lo facciamo ma
lo vedremo ed è la parte orientale.
Dal momento in cui le cose sembrano tranquille in Italia e c’è uno pseudo-accordo, la
Spagna và ad insistere sull’Africa del Nord perché da lì partono una serie di spedizioni
corsare di un sacco di gente che non si sente molto amica della Spagna (ne sono stati
cacciati via). Quindi l’Africa del Nord è dall’inizio del ‘500 terra di esilio e questa cosa è
verissima anche nel corso del ‘900. La storia di Alessandria d’Egitto, di tante città è una
storia di esilio che anche nell’800 è visibilissima e nel ‘900 lo stesso.
Qui alcune date, Melilla ve l’avevo già nominata, poi Orano, poi Tripoli. Ma è una Spagna
che cerca di difendersi da questi attacchi corsari. Sono postazioni difensive piuttosto che
offensive e comunque si limitano alle zone costiere.
Qui non intravediamo mai quello che poi vedremo e abbiamo visto dalla parte delle
Americhe, dove dal 1519/20 inizia un’opera di vera e propria colonizzazione, controllo del
territorio, assetto nuovo dei territori. La Spagna verso l’Africa è qualcosa di diverso, che
occupa postazioni costiere per difendersi.
Si procede con espulsioni massicce dal territorio spagnolo. Molti vanno verso il Portogallo
(fino al ‘400 ci possono restare poi anche lì vengono mandati via), e molti altri verso le coste
dell’Africa del Nord.
Alhambra che è la cittadella, la residenza della corte di Granada da metà ‘200.
Il monumento funebre di Ferdinando ed Isabella è a Granada nella Cappella Reale. È
realizzato se non ricordo male intorno al 1517
Dal ‘500 i reali di Spagna sono sepolti all’Escorial, vicino Madrid.
In questa fase anche Venezia cerca di recuperare il suo protagonismo, che per altro è
sempre molto vivace da un punto di vista della sua politica estera, sia nello stato da mare e
sia nello stato da terra. Cerca di rosicchiare territori al ducato di Milano ma viene fermata da
una coalizione di stati che vogliono fermare questo espansionismo veneziano. La battaglia è
quella di Agnadello e questo riduce le ambizioni di Venezia.
La prima fase della guerra di Italia si chiude in questo anno e sostanzialmente si riconferma
quello che vi avevo detto sul 1504. Con la pace di Noyon nel 1516, si cerca un accordo fra
due contendenti: la Spagna di nuovo sul Sud e la Francia di nuovo sul Nord.
Quando inizia una nuova fase della guerra, i protagonisti sono cambiati: c’è un monarca
nuovo in Francia che si chiama Francesco I e c’è un monarca nuovo in Spagna che si
chiama Carlo V.
Domanda classica dell’esame di storia moderna, a qualcuno deve toccare sicuramente la
figura di Carlo V, che è il vero protagonista di questa fase delle guerre di Italia.
Vedete che natali ha Carlo V. È figlio di Giovanna a sua volta figlia di Ferdinando d’Aragona
e Isabella di Castiglia (dunque sono i nonni di Carlo). Il padre è Filippo d’Asburgo, figlio
dell’imperatore Massimiliano e Maria di Borgogna dalla quale riceverà le Fiandre, la Franca
Contea e i Paesi Bassi. Gli Asburgo li vediamo fra un po’ in un’altra parte d’Europa, nella
parte più orientale che poi si trova a contatto diretto con gli ottomani.
In una persona sola in pochi anni si ritrovano riuniti tanti ma tanti territori:
Questa è una cosa molto strana perché noi ci siamo detti che questo rinascimento culturale
non è un rinascimento politico (il nostro manuale dice proprio quest), cioè abbiamo una
Spagna che si avvia all’unificazione, la Francia di Carlo VIII, l’Inghilterra lo stesso e l’Italia
l’abbiamo presentata come un insieme di stati molto diversi l’uno dall’altro. Complessa come
quella dell’Italia è la situazione del Sacro Romano Impero, infatti anche online si fa fatica a
trovare delle carte che vi aiutino a capire bene questa situazione. Ci siamo anche detti che
la legittimazione dinastica è uno dei tratti dello stato moderno, che colpisce per esempio un
osservatore come Machiavelli. L’impero invece non è così, sono una serie di realtà
istituzionali (città imperiali, arcivescovi etc) che hanno la prerogativa di eleggere
l’imperatore. Dunque la carica di imperatore è elettiva e non si eredita di padre in figlio.
È anche vero che dalla metà del ‘400 erano gli Asburgo che controllavano questa elezione e
riuscivano ad essere eletti. Nel 1519 Carlo ci prova, ma ha un importante sfidante:
Francesco I di Spagna. Questo è anche il fascino che sulla monarchia francese continua ad
avere la possibilità di avere un titolo imperiale. Carlo vince l’elezione, anche perché lo
aiutano moltissimo dei banchieri genovesi e riesce a diventare imperatore. Quindi non si
trattava di una trasmissione dinastica, ma elettiva; Carlo si impegnava con forte energia
politica e con parecchio denaro utile a comprare il voto di 7 grandi elettori.
In lui si vengono dunque a sommare territori della Corona di Spagna, che includono il
vasto continente americano in via di conquista (e non si dimentichi che è proprio nel
19 che prende inizio l’ambiziosa impresa di Cortez) e in Italia i regni di Sicilia, Napoli e
Sardegna e poi i territori appartenenti all’Impero, nonché quelli appartenenti alla casa
d’Asburgo (possedimento personale delle casa d’asburgo, cioè Austria, Boemia,
Fiandre, Paesi Bassi=attuali Belgio e Olanda).
Quella di Carlo è una figura complessa, affascinante quanto forse poche nella storia
moderna e affascina alcuni tra i maggiori storici europei perché Carlo intreccia nel suo
disegno/progetto politico un universalismo imperiale di tradizione medievale ma dall’altra
un’ambizione egemonica che si avverte nella spinta alla formazione degli stati moderni.
Cioè da una parte abbiamo quest’idea imperiale che viene dal passato medievale, quindi il
tenere tutti insieme e tenerli sotto un’unica religione come fattore unificante e che rafforza il
potere politico stesso, dall’altra cercare di avere anche come modello quello che abbiamo
detto dello stato moderno quindi una riforma dell’amministrazione, un’idea di stato diverso
da quello medievale. Non a caso, proprio per questo, in Spagna si manifesta assai presto,
attraverso la resistenza delle Cortes di Castiglia e di Aragona al sovrano e poi con l’aperta
rivolta dei Comuneros, la complessità di un’azione che mirava al tempo stesso alla
realizzazione di un impero universale e alla costruzione di un grande stato moderno. Carlo
non ha nessuna intenzione minima di lasciare alla Francia Milano che è una parte strategica
dello spazio italiano, vuole tenere il sud ma allo stesso tempo riconquistare quella che la
pace di Noyon ha assegnato alla Francia.
Fin dalla metà del Trecento l’elezione imperiale viene regolata e spetta ad alcuni grandi
elettori che nell’epoca di Carlo sono 7.
(
Il re Francesco I subisce una sconfitta enorme, perchè non è solo sconfitto ma viene fatto
prigioniero (umiliazione, una vera e propria disfatta militare) durante la Battaglia di Pavia,
Francesco è prigioniero, non è che ha grandi possibilità di trattative ed è costretto a
rinunciare a Milano e alla Borgogna. Tornato in patria, a questo punto, quando si delinea uno
spazio italiano dove la presenza spagnola è forte sia al sud che al nord, trovano un accordo
e formano la Lega di Cognac. In questo momento è papa Clemente VII e la punizione è
fortissima, perchè viene mandato questo esercito di lanzichenecchi ma nessuno riesce o
vuole a fermarli e Roma è messa a ferro e fuoco. Questo viene interpretato come una
punizione necessaria per una città che veniva ormai vista come luogo di corruzione,
nepotismo, costumi poco adatti, clientele. Ovviamente la distruzione di Roma porta il papa a
pensare allo stato di roma e nel 1530
Nel 1530 Carlo V è incoronato a Bologna. Quindi è il momento in cui Carlo è incoronato re
d’italia, il papa deve fare in qualche modo ammenda, Milano è spagnola, il meridione è
spagnolo (dall’inizio del 500) ed è anche il momento in cui si afferma anche Genova legata a
Carlo V da un po’ (perché i banchieri genovesi sono entrati anche nelle elezioni di Carlo e
hanno pagato) quindi Genova ha un suo grande sviluppo, un momento d’oro.
Genova era una repubblica di nobili, era la grande nobiltà genovese che si trasmetteva gli
incarichi. I palazzi dei Rolli sono palazzi che vengono scritti in elenchi di palazzi che
vengono giudicati, appropriati ad ospitare grandi personalità. Hanno un ruolo diplomatico,
sono i palazzi del potere della nobiltà genovese. Andrea Doria rifiuta la signoria della
città come i medici, il che è qualcosa che lo può solo danneggiare e gli può inimicare una
parte dell’oligarchia genovese. In realtà non ne ha nessun bisogno. Genova è una città
particolare, senza piazze dove le famiglie nobiliari esercitano poteri forti nelle curie
(quartieri) della città. Il numero dei palazzi è un numero estremamente alto, ovvero 100
palazzi.
Una repubblica che nata proprio in quegli anni e territorialmente insignificante era diventata di colpo
il più potente ed influente centro finanziario del globo, capace di amministrare tanto denaro quanto
ne contavano i bilanci sommati tra loro dei grandi regni europei. L’artefice di questo cambio di passo
che aveva portato l’antico e litigioso comune genovese a trasformarsi in una torre di primo piano
nella scena internazionale fu l’ammiraglio Andrea Doria. Intraprendente uomo d’armi, spregiudicato
politico, Andrea capì che in Europa stava cambiando tutto e che la sconfitta di Francesco I di Francia a
Pavia nel 1525, e il successivo sacco di Roma del 1527 non erano altro che il preludio al dominio di
Carlo V d’Asburgo. Con lui Doria strinse immediatamente un contratto che garantiva allo stesso modo
la continuità dell’indipendenza di Genova e il suo appoggio alla Spagna. Le fonti di alcuni affreschi ci
raccontano che Andrea Doria rinunciò alla signoria della città che gli era stata offerta nella curia della
sua famiglia, nella piazza dei Doria dominata dall’antica Chiesa Gentilizia di San Matteo.
Ma Andrea è importante anche per un’altra ragione, nonostante il rifiuto di un ruolo ufficiale la sua
autorevolezza era tale che quando l’imperatore venne di persona a ratificare l’alleanza con Genova
nel 1533 attraccò proprio nel porto privato del sontuoso palazzo che Doria si era fatto costruire alle
porte della città. Una villa straordinaria affrescata da Perino del Vaga, allievo di Raffaello, e decorata
negli anni da scultori incredibili come Giovanni Angelo Montorsoli e Silvio Cosini, allievi diretti di
Michelangelo Buonarroti. Andrea Doria con le sue importanti committenze artistiche aveva creato un
vero e proprio paradigma del ruolo che, il sistema palazzo con le sue importanti decorazioni
pittoriche, avrebbe avuto all’interno degli equilibri la spartizione del potere degli aristocratici della
superba (superba=genova) nei secoli a venire. Nel 1622 infatti il diplomatico e pittore fiammingo
Pietro Paolo Rubens pubblicava a Anversa un grande libro illustrato e dedicato proprio ai palazzi di
Genova. Quelli descritti da Rubens agli inizi del ‘600 non sono altri che i palazzi riconosciuti
dall’Unesco come patrimonio dell’umanità nel 2006 e che noi tutti oggi chiamiamo i Palazzi dei Rolli:
si tratta di un vero e proprio sistema di residenze private che erano destinati ad una funzione
pubblica, quella dell’accoglienza delle personalità straniere che venivano a Genova in visita di Stato.
Rolli non vuol dire altro che ruoli, elenchi, un’enumerazione di quei siti che per qualità architettonica,
per il prestigio delle decorazioni pittoriche e delle grandi collezioni artistiche erano ritenuti idonei a
ricevere nelle proprie stanze ambasciatori, vescovi, principi e signori provenienti da ogni angolo della
terra. Questo sistema unico, nato nel 1576, si rendeva necessario visto la singolare forma di governo
della città di Genova, una repubblica il cui potere era depositato nelle mani di una ricca aristocrazia
che faceva della speculazione finanziaria la chiave di un successo di portata mondiale. La rapida e
subitanea salita nella scala sociale della nobiltà europea spinse i genovesi a dotarsi di questi nuovi
stupefacenti palazzi attorno a cui l’intera città assunse una nuova formidabile fisionomia. I Palazzi
dei Rolli divengono quindi una manifestazione fisica di una società straordinariamente ricca che
seppe esprimere la sua natura e il suo potere anche attraverso questi edifici per il tramite della
realizzazione di incredibili affreschi e con l’accumulo senza pari in Europa delle collezioni d’arte più
incredibili che si potessero immaginare. All’apice del suo successo alla fine del Cinquecento questo
sistema di palazzi arrivò a contare oltre 100 ed erano tutti concentrati all’interno della cerchia
muraria della città. Quello dei Palazzi dei Rolli è ancora oggi un sistema unico al mondo, l'unicità tale
sotto il punto di vista finanziario, politico e anche culturale che spinse un grande studioso, lo storico
Fernand Braudel a scrivere che Genova tra il Cinque e Seicento sembrava essere il luogo dove
l'impossibile diventa possibile, una città in cui accadevano veri e propri miracoli. La forza e l’influenza
di Genova si estendevano in quegli anni su tutto il mondo conosciuto, 100 anni straordinari per
l’Europa che non potevano che essere ribattezzati ‘Il secolo dei genovesi’.
Ritratto di Carlo V
Riepilogo:
Guerre d’Italia, abbiamo un inizio e una fine, pace di Cateau Cambrésis 1559, la data di inizio di
queste guerre è il 1494 e il re di Francia che arriva in Italia e scompagina tante situazioni compresa
quella dei Medici a Firenze è Carlo VIII re di Francia.
Questo re è animato da una idea di crociata e un’idea di recupero dei territori di quello che era stato
l’impero romano d’oriente caduto nell’anno 1453 con la presa di Costantinopoli da parte degli
Ottomani.
Quindi arrivo di Carlo VIII con questo esercito che sbaraglia tutti gli altri, entra a Firenze e i medici ne
sono cacciati, poi prende possesso di Napoli (1495); poi c’è un momento in cui i contendenti che
sono la Spagna e la Francia trovano un primo accordo accordo (è il 1504): alla Spagna il meridione e
alla Francia le regioni del nord.
Poi nel mezzo c’è un episodio importante che riguarda Venezia che approfitta di questo momento,
cerca di farsi largo a spese del ducato di Milano, è sconfitta in una battaglia del 1509, la battaglia di
Agnadello .
Trovato l’accordo nel 1504 di questi due, Francia e Spagna, la Spagna ne approfitta per fare
un'operazione: cercare di difendersi da tutta questa gente, musulmani che avevano occupato una
serie di località nelle coste dell’Africa settentrionale e da li facevano la guerra di corsa,
sostanzialmente erano dei corsari, (il corsaro è un signore che ha una autorizzazione da parte di un
dovere formalizzato,con tanto di onorificenze, c’era addirittura una corporazione, il corsaro è diverso
dal pirata es. Francis Drake); i musulamni perché stavano la? Per la caduta del regno di Granada nel
1492, l’espulsione forzata. Quindi la Spagna ne approfitta e si “piazza lì" più per motivi difensivi che
avendo in testa una politica di occupazione e di controllo dei territori.
Siamo arrivati al 1516 con la pace di Noyon e vediamo che l’accordo è lo stesso: la Francia e la
Spagna fanno la stessa divisione; la cosa va più o meno bene fino a quando non diventa re di Spagna
e poi imperatore Carlo V. (1516 re di Spagna, 1519 imperatore del sacro romano impero).
La realtà politica istituzionale dell’impero è strana -abbiamo anche difficoltà a metterlo su una carta-
tra i principi vescovi, le città con privilegi, gli stati territoriali più grandi,.. l’impero è una realtà
complessa da comprendere, però ci importa dire c
Non c’è un principio di successione dinastica, è vero che gli asburgo controllano la carica imperiale
ma tutte le volte, se ne muore uno, si sottopongono ad un processo preventivo; la situazione è in
mano a 7 grandi elettori e nel 1519 questa cosa se la giocano Carlo V e un re di Francia, Carlo V ha la
meglio anche (ma non solo) grazie a tanti soldi di varie persone, tra l’altre, i banchieri genovesi molto
legati alla Spagna. Quindi Carlo V non accetta quanto la pace di Loyon stabilisce, non ha nessuna
intenzione di lasciare Milano ai francesi, riprende la guerra, (l'arazzo rappresentava la battaglia di
Pavia nel 1527), importante perché abbiamo un re di Francia non solo sconfitto ma fatto prigioniero,
quindi la Spagna dilaga a nord e a sud. A questo punto i contendenti si uniscono nella lega di Cognac
che vede fra i vari stati che partecipano, anche un papa: papa Clemente VII, che verrà punito
duramente per questo atto di grande ostilità verso l’imperatore che manda questo esercito di
lanzichenecchi a devastare Roma nel 1527.
Grande momento per Carlo V, abbiamo l’ incoronazione a Bologna da parte di Clemente VII nella
basilica di San Petronio nel 1530. (Gaspard de Crayer)
• Il Ducato di Milano entra nell’orbita spagnola. Il Meridione è sotto il controllo spagnolo. Genova mette le
sue flotte al servizio della Spagna. E’ il momento di Andrea Doria, suo grande ammiraglio.
• A Bologna, nel 1530: Clemente VII incorona Carlo re d’Italia e Imperatore del Sacro Romano Impero
Fortificazione a Rodi:
C’è un’isola che diventa molto importante: Malta, perché nel 1530 Carlo V, siccome l’ordine dei
cavalieri di San Giovanni di Malta è rimasto senza casa, (sono stati scacciati dall’isola di Rodi che ha
ben altra posizione), Carlo V nel 1530 li piazza a Malta e questa decisione di Carlo va vista proprio in
questa politica mediterranea; cosa devono fare questi cavalieri dell’ordine di Malta, lì in questa isola?
devono difendere la cristianità da questi corsari.
Sono un ordine militare di un interesse incredibile di cui si parla ancora oggi, l’ordine di Malta è stato
commissariato da Papa Francesco che (in sintesi) cerca di tenere questo ordine ricchissimo, (parliamo
di ospedali, palazzi, sedi importantissime), che ha sempre fatto una politica abbastanza indipendente
dal papato, quindi Papa Francesco sta cercando di ‘controllarlo’ un po’ meglio.
Nel 1530 inizia la storia dell’ordine a Malta, cacciati da Rodi dagli ottomani nel 1522; fa parte di una
politica di Carlo che cerca di puntellare non solo il territorio italiano ma lo spazio mediterraneo.
• Gli Ospedalieri, in base ad un accordo con Carlo V dell’anno 1530, troveranno asilo a
Malta, che resterà sede dell’Ordine fino all’epoca napoleonica.
• Nelle immagini successive:
• il palazzo del Gran Maestro dell’Ordine a Malta, palazzo oggi sede della presidenza della
repubblica maltese;
• la Villa Magistrale, sede a Roma dell’Ordine dal 1834. Al Palazzo è riconosciuto il diritto di
extraterritorialità dalla Repubblica italiana.
RODI E MALTA, SEDI DEGLI ORDINI DEGLI OSPEDALIERI DI SAN GIOVANNI
PER IL CONTROLLO DEL MEDITERRANEO
• La vittoria degli spagnoli avrebbe protetto i domini mediterranei; il successo degli ottomani,
invece, avrebbe mantenuto unite le forze musulmane e aperto la via a un attacco in forze contro
l’Italia e il Mediterraneo occidentale.
• Conquistando Tunisi nel 1535, Carlo V riesce temporaneamente a fermare gli ottomani e un
leggendario ammiraglio della loro flotta, il Barbarossa, di cui tanti luoghi del Meridione d’Italia e
non solo conservano memoria.
• I litorali sono costellati di torri di avvistamento come quelle che vi mostro nelle slide.
• Nel 1536 il conflitto si riapre, perché la Francia non vuole rinunciare a Milano e riattacca,
appoggiata da Solimano il Magnifico.
• Nel 1544 una tregua momentanea permette a Carlo V di tornare a concentrarsi sui protestanti.
Torniamo alla conquista di Tunisi, è importante perché almeno per il momento questo re imperatore
riesce a fermare questo personaggio.
Il Barbarossa terrorizza, con queste incursioni, tanti luoghi del meridione d'Italia, anche il tirreno e il
territorio costiero è pieno di queste torri di avvistamento che servivano a proteggere dalle incursioni
corsare o dei Turchi.
Problema non da poco di Carlo V è che mette le cose a posto da una parte e dall’altra si apre una
falla, un problema: nel 1535 grande successo, ma la Francia attacca di nuovo perchè non vuole
rinunciare a Milano e questa volta trova un alleato forte in un sultano ottomano: Solimano il
magnifico che non gradisce per niente questa politica spagnola nei confronti dell’Africa
settentrionale, quindi la Francia si coalizza con l’impero ottomano.
Segue una tregua nel 1544 e a questo punto Carlo si deve concentrare su un altro fronte: quello dei
protestanti, quindi di uno spazio tedesco che dal 1517 è come se avesse preso fuoco, fosse
deflagrato.
LA TEOLOGIA DI LUTERO
• Centralità della meditazione sulla «giustizia di Dio»
• E’ esclusa qualsiasi possibilità di partecipazione della volontà dell’uomo alla propria salvezza
LE 95 TESI
• 1517: proclamazione dell’indulgenza plenaria da parte del papa Leone X
• Martin Luder cambia il suo nome in Eleutherius, libero in Dio, liberato da Cristo
FOCUS: INDULGENZA
• L’indulgenza è un atto di remissione della pena per i peccati
• Il fedele ottiene la remissione per mezzo della Chiesa che «come ministra della redenzione,
dispensa e applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi» (Codice di
diritto canonico)
• Si presuppone cioè che Cristo e i Santi abbiano accumulato meriti che la Chiesa può concedere o
vendere ai fedeli perché loro stessi o i loro cari siano alleviati dalle pene da scontare in Purgatorio
Ricordiamoci che nel 1505 Girolamo Savonarola è morto dal 1498, aveva lasciato seguaci uomini e
donne che continuavano a dire che la chiesa cosi’ come era non andava bene, Firenze aveva fallito,
non era diventata la Gerusalemme in terra, Savonarola era morto però la sua vicenda ci dice che
all'interno del mondo cattolico si agitano tante istanze di riforma, tante forme di disagio nei
confronti della chiesa cattolica così si era venuta organizzando. Lui entra nell’ordine degli Agostiniani
e pronuncia i suoi voti, comincia uno studio matto e disperato delle scritture teologiche. Agostiniamo
quindi c’è una visione pessimistica della natura umana propria appunto di Agostino.
Lutero compie un viaggio a Roma dove rimane attonito, disgustato, sconcertato da quello che vede;
le sue esigenze forti di spiritualità trovano in questa città dove i cardinali, principi, papi hanno figli,
insomma comportamenti a dir poco mondani; il viaggio è del 1510, viene per conto degli agostiniani
perché deve incontrare il generale dell’ordine agostiniano; passa un mese intero a Roma.
Lo colpiscono tante cose, per prima questa lettura della messa, automatica, dove nessuno ascolta o
comprende, non c’è una vera riflessione sulla scrittura o condivisione, in latino quindi non
comprendevano; sfarzo dei dignitari ecclesiastici, che sono dei veri e propri principi, hanno delle corti
in casa loro (Papa Borgia, Papa Paolo 3 Farnese,...sono dei veri e propri principi e vere e proprie
corti), e poi la loro ignoranza teologica; Lutero si sconcerta di questo, non conoscono le scritture,
hanno un ruolo ma sono ignoranti di queste scritture. Quindi lui ottiene questo titolo di dottore in
teologia e la cattedra di teologia: è un dato importante perché ci spiega perché Lutero in così poco
tempo diventa il personaggio importante che conosciamo; quindi un grande studio e impegno
personale, una legittimazione e autorevolezza che gli viene dal fatto di occupare una cattedra
universitaria, e comincia a predicare.
Entriamo dentro il messaggio religioso di Lutero che sente una differenza, cioè alla fine questo
fulmine,esperienza gli aveva detto una cosa di fondo e da lì parte: che gli esseri umani stanno da una
parte, la potenza di Dio è in una dimensione infinitamente lontana e alta e non si può pensare di
compensare questa distanza fra Dio e un povero essere umano facendo per esempio una buona
azione. Siamo troppo lontani ,Lutero di questa cosa ci soffre ,di questa distanza fra lui e Dio.
L’idea della giustizia di Dio inizia a diventare il suo nodo tematico e teologico e lo sviluppa in questo
modo: giustizia di Dio significa il potere di Dio di rendere giusti, di rendere giusto qualcuno; sposta
tutto sul potere divino; come fa Dio a rendere giusto qualcuno? dandogli la fede, l’uomo è di per sé
poca cosa (e la donna ancora meno, emotiva, inaffidabile, tentazione ecc.), l’intervento di Dio salva
l’uomo peccatore, che di per sè è poca cosa).
è esclusa qualsiasi possibilità di partecipazione alla salvezza, perché l'uomo non è nulla di fronte alla
potenza divina; messaggio difficile da accettare, talmente distanti questi uomini da Dio che salta
anche la possibilità di questa mediazione efficace attraverso il clero, salta questo piano di mezzo, è
come se l'uomo fosse da solo di fronte a questo potere divino che però ha il potere di renderti giusto
dandoti la fede; «sola gratia, sola fide, sola scriptura». Ci colpisce questo aggettivo sola che poi
diventa anche una solitudine alla fine, dell’omo o della donna rispetto a questa assenza di
mediazione, possibilità anche di essere consolati, pensate anche all’importanza sociale che hanno
avuto o hanno i parroci, sacerdoti nella nostra storia, qui salta tutto.
Tutto questo ci porta all’affissione di queste 95 tesi. Papa leone decimo nel 1517 proclama
l’indulgenza plenaria poi ci arriviamo in un’altra slide a capire cos’è e appalta la riscossione al
vescovo di Brandeburgo. A questo punto Lutero reagisce e le sue tesi cominciano a circolare ,
(probabilmente è in questo stesso periodo lui cambia nome e non è più Martin Luter ma Luter viene
dal greco e significa libero in Dio e diventa Lutero, quindi qui è la definizione di indulgenza).
Cosa significa indulgenza? È l’atto di remissione della pena per il peccato , l’indulgenza plenaria di
tutti i peccati, cioè il fedele ottiene grazie alla meditazione della chiesa la dispensa di queste
remissione dei peccati, queste indulgenze. Il codice di diritto canonico recita dispensa cioè elargisce e
applica (cioè dona) il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi. Cosa si pensa? Si pensa che Cristo
e i santi è come se avessero accumulato grazie al loro operare buono, religioso, una sorta di tesoretto
dal quale la chiesa va a pescare per poi , naturalmente dietro anche di denaro , elargirlo e
dispensarlo. La chiesa si fa mediatrice tra la comunità dei fedeli e un altro piano superiore dove santi
, Cristo e tutto quello che noi sappiamo hanno accumulato nel tempo il ‘famoso tesoretto’.
Da una parte, sicuramente, questo Federico il Savio, questo duca di Sassonia, ha un suo trasporto
sincero per Lutero e per il suo messaggio religioso, (questo non lo dobbiamo escludere, anzi
dobbiamo pensare che sia così) dall’ altra però c’è anche un difficile o non facile rapporto con
l’impero e l’imperatore per cui difendere Lutero significa difendere il proprio stesso prestigio.
Riprende il video
La storia d’Europa era pieno di “arrosti”, e lui non diventa quello e Federico,la bottega dei ritratti,le
stamperie di mezza Europa che cominciano a stampare quest’ oggetto nuovo,il libro a stampa,fanno
si che questo qua si propaghi.
Federico ha anche degli interessi politici ed è anche l’uomo che non è voluto entrare in concorrenza
per l’ elezione ad imperatore e dunque usa tutta una serie di prudenze che sono il suo registro
fondamentale e quindi un registro con il quale c’è un simpatia evidente,plateale per Lutero ma anche
il tentativo di non riuscire a non spezzare quella che è l'unità dell’impero e questo è difficilissimo sul
quale si gioca quel momento nel quale da un lato ci sono delle cose molto moderne (interviene
professoressa: qui forse non è chiarissimo ma sta dicendo che da una parte sicuramente Federico il
savio ha un suo trasporto sincero per Lutero e dobbiamo pensare che sia così invece dall’altra parte
c’è anche un difficile rapporto con l’impero e l’imperatore per cui difendere Lutero significa difendere
il proprio stesso prestigio.) (parola “esegesi biblica” ovvero interprete ,colto ,riconosciuto delle
scritture) perché tutto quello che il papato fa è molto moderno che inventa la fiscalità,le
tasse,l'esercito,guerre ufficiali e dall’altro c’è quest’uomo apparentemente molto solo in questo
posto microscopico.
(Continuo video con l’imperatore Carlo V,il quale convoca Lutero..)
Lutero è contro gli ebrei e contro i turchi però è anche l’uomo che dice la libertà del cristiano che da
allora in poi continua ad incendiare le coscienze del mondo.
Carlo V che cosa avrebbe potuto fare in quanto a un certo punto comunque è il monarca di un’epoca
in cui l'unità religiosa è anche l’unità politica e tanto della potenza del messaggio di Lutero trova una
spiegazione anche nella situazione politica tedesca.
Perché Lutero non diventa un arrosto eretico come tanti altri. Perché egli scampa a questo
destino, e fu invece diverso per Girolamo Savonarola?
ANNO 1521: DIETA DI WORMS
Nel 1521 Lutero è già sotto la protezione di Federico il Savio, il principe Elettore di
Sassonia, che ottiene che Lutero venga ascoltato nella più importante assemblea
imperiale, la Dieta di Worms, quindi viene introdotto al cospetto dell’imperatore e dei
principi tedeschi. Ma non fa una piega. Lui, completamente consapevole di sé, della sua
competenza e preparazione teologica fa capire loro che su determinati argomenti è lui che
ha l’ultima parola, non sono loro. Lutero non ritratta per niente e sarà poi protetto da
Federico il Savio che gli offre protezione e Lutero tornerà a scrivere il Nuovo Testamento,
mentre Carlo V dichiara la sua volontà di dichiarare eretico Lutero ma due dei principi
elettori non firmano la dichiarazione.
Questa è una cosa che distingue profondamente la Riforma Protestante dalla Controriforma
Cattolica ed è una differenza enorme: nel mondo protestante fa fede la scrittura e tutti i
fedeli e le fedeli devono avere accesso alla scrittura. Completamente diverso nel mondo
della Controriforma Cattolica: quello che si vuole evitare è proprio che i fedeli e la fedele
abbiano accesso alla scrittura.
ALTRE DATE DA RICORDARE: Poi c’è la guerra dei contadini (1524/1525) guidati da Thomas
Muntzer dove Lutero non solo li lascia da soli ma scrive “Contro le bande brigantesche e
assassine dei contadini” cioè prende una posizione nettissima dicendo che una cosa era la
libertà interiore e una cosa era la libertà da un punto di vista politico e sociale, cosa che ci
mette in qualche disagio, ci inquieta in qualche modo.
Federico il Savio e in quel momento si tratta di salvare il salvabile, cioè si tratta di salvare la
riforma; e senza l’appoggio dei principi tedeschi forse noi oggi eravamo qui a raccontarci una
storia diversa, chissà quale. La storia non si fa con i se e con i ma però in quel momento
Lutero capisce che ha estremamente bisogno anche di un potere politico che lo appoggia,
che gli dà la tranquillità per scrivere, che si arma in difesa della riforma, ma non certo in
difesa delle rivendicazioni di questi poveri contadini tedeschi guidati da questo Thomas
Muntzer, teologo luterano radicale.
C’è anche poi una riforma protestante diversa, meno nota, e altrettanto però importante ed
è detta la riforma delle città perché si sviluppa in molte città svizzere o tedesche (Ginevra,
Norimberga, Zurigo) che vedono agire figure di riformatori che spesso si rifanno a Lutero,
vanno anche oltre ecc.. Comunque è un grande movimento che rimette in discussione la
chiesa cattolica e gli assetti del momento. In queste città la riforma ha un impatto fortissimo,
la cosa anche più bella è che i consigli comunali di queste città diventano luoghi dove si
dibatte la teologia, cioè sono luoghi dove si parla di religione.
• Ostilità antiromana
• Questione economica (confische dei beni della Chiesa)
• Tensioni politiche e giurisdizionali
• Le autorità cittadine la appoggiano per rafforzare la propria giurisdizione sulla città,
attraverso la scelta dei predicatori, e il controllo sulla Chiesa locale
HULDRYCH ZWINGLI
Zwingli non è soltanto una figura storica, il padre della Svizzera, ma è anche un personaggio
che con le sue idee e con le sue azioni ci interpella ancora oggi. Zwingli diventa protagonista
di un azione che coinvolge tutta la città di Zurigo; per questo motivo, in tutti i quartieri ci
sono delle statue in suo onore.
Il rapporto tra Zurigo e il suo riformatore è di amore ed odio; egli fu rispettato e ammirato
per la sua rivoluzione religiosa ed è stato definito “MORALISTA RIGIDO ED OTTUSO”.
Questa riforma delle città, una serie di città del mondo tedesco, dove Lutero e gli altri
riformatori, presentano le loro riforme e i punti teologici all’interno dei consigli municipali;
questo video mostra, appunto, un grande impatto sulla chiusura dei conventi. Quindi, preti e
suore iniziano un’altra vita, (compresa la moglie di Lutero che era una suora). Ormai c’era
un’ostilità forte nei confronti della chiesa di Roma. Si tratta di un’ostilità che non è stata
inventata da Lutero e nemmeno da Zwingli, però adesso il dibattito diventa particolarmente
aspro. Una questione economica, naturalmente confiscare i beni della chiesa, a questo
punto, significava portarli nel controllo delle municipalità e di conseguenza la città è sovrana
nei confronti della chiesa e sovrana nella scelta dei predicatori.
Sulla scelta dei predicatori, nelle città e nelle campagne dell’età moderna, si scannavano
letteralmente; cioè le comunità e le località volevano avere rispetto dalla Chiesa e il diritto di
scegliere chi doveva predicare. Questa era una rivendicazione di autonomia e di
indipendenza rispetto la Chiesa.
Quella casa non era affatto povera ma Zwingli viene da una famiglia mercantile, ha uno zio
prete (come è stato detto nel video), il quale è per lui un’opportunità. È opportunità di
studio.
Vedete che il consiglio nel 1523 approva gli articoli di Zwingli, vi è comunque una certa
ostilità da parte dei cantoni cattolici, che poi raggiungeranno questo equilibrio in base al cui
ogni cantone avrà una libertà decisionale in materia di fede ma Zwingli morirà in battaglia
nel 1531.
Abbiamo visto anche questa operazione un po’ provocatoria della Chiesa zurighese che ha piazzato
queste statue di Zwingli, qua e là nello spazio di Zurigo, un po’ per attualizzarne il messaggio, e
sicuramente anche per avvicinare a questa chiesa protestante riformata la popolazione, le persone,
che incuriosite si fermano di fronte a questa statua di Zwingli buttata giù dal piedistallo.
E anche oggi avremo a che fare con un monumento. Perché vedete poi come la storia di questi
riformatori si intreccia, si interseca a pulsioni anche comunque o nazionaliste o di esaltazione delle
glorie locali. Storia di queste chiese riformate che però non è priva di punte di intolleranza anche
estremamente forti.
GLI ANABATTISTI
Questi sono gli Anabattisti, anche loro arrivano da Zurigo. Ed è a Zurigo, mi sembra proprio nel 1525,
che viene celebrato il primo battesimo su un adulto. Guardate la l'etimologia della parola per chi
conosce il greco o ha studiato il greco: ἀνα (“ana”) + βαπτίζω (“baptismos”), quindi un nuovo
battesimo, nuovamente battezzato. Quando, battezzato quando? Da adulto, con una piena
consapevolezza. Questi sono gli Anabattisti: ‘ immergere di nuovo’, ‘ribattezzare’. Ed è una corrente
radicale della riforma, interessantissima perché poi è dispersa in tante parti dell’Europa. Quindi il
battesimo impartito all’adulto segna l’ingresso in questa nuova comunità. E guardate quali idee
radicali sviluppano gli anabattisti:
Siamo ancora a Zurigo, ieri eravamo con Zwingli, oggi siamo con gli Anabattisti.
Diciamo che rispetto a Lutero, e anche rispetto a Zwingli, questi anabattisti, cioè battezzati
nuovamente da grandi, sviluppano idee estremamente radicali:
Calvino parte dall’idea di Lutero, l’idea della giustificazione per fede. “Lutero, quello che non vuole
andare all’inferno” no? Come dice Melloni. Questo Dio che rende giusti. Calvino fa un passo
ulteriore. Dice, allora, se le cose stanno così, c’è qualcuno che è predestinato ad essere giusto.
Com’è che qualcuno Dio lo rende giusti alcuni ed altri no? E Calvino dice: giusto, però significa che
Dio ha già deciso: alcuni sono destinati, predestinati, alla salvezza. Il che ci porterebbe forse ad
una vita, un po’ come a dire "vabbè, se ha deciso tutto lui a questo punto uno si lascia andare, no?
E festa finita”. L’idea della predestinazione è qualcosa di un po’ duro da accettare, da un punto di
vista individuale, potrebbe portare ad una vita passiva, ad una vita triste in cui siamo nelle mani di
Dio, “faccia lui”. E invece no, dal punto di vista del calvinismo, uno deve inseguire nella vita questi
segni di predestinazione. Cioè, quello che si potrebbe tradurre in un’etica della passività, invece
diventa una vita attiva. Perché Dio dà dei segni di questa sua scelta, e il credente non deve
smettere di assecondare questi segni, con fiducia.
Difficile l'etica protestante rispetto a quella cattolica, dove si va in confessionale e così le cose
sembrano ricomporsi. L’etica protestante è un’etica severa. Quindi è chiaro come si arriva all’idea
della predestinazione? Si parte da Lutero, però si fa un passo ulteriore, ci sono gli eletti da Dio.
Però questo principio non porta ad una vita di abbandono nelle mani di Dio, porta ad una vita in
cui si inseguono e si assecondano i segni che Dio lascia ai suoi eletti.
1540: Il consiglio cittadino di Ginevra accetta le ordinanze ecclesiastiche di Calvino. (Il consiglio
cittadino, ve lo immaginate il consiglio comunale di Napoli che discute di queste cose?) Qui siamo nel
500 e questi consigli cittadini parlano di teologia, parlano di scelte religiose che poi hanno un impatto
forte nella vita di tutti i giorni: Si chiudono i conventi, si incamerano i beni della Chiesa, Lutero che si
sposa una suora. Quindi, sono cose che impattano fortemente la vita dei cittadini e delle cittadine.
Qui sono alcuni punti dei contenuti delle ordinanze di Giovanni Calvino:
-Come per Lutero, i sacramenti sono due: il battesimo e l'eucaristia.
-Viene riformata la comunità ginevrina e si dividono i ruoli: i pastori sono i ministri incaricati della
predicazione e impartiscono i sacramenti; poi ci sono i dottori, che studiano le scritture; poi i
diaconi, che hanno cura dei poveri; e infine, gli anziani che sorvegliano l’osservanza della legge.
Quindi c’è un’attiva sorveglianza sulla moralità dei cittadini e delle cittadine.
In questa riforma ancora non abbiamo sentito il nome di una donna, eppure ci sono. Una di loro si
chiama Marie Dentiere. Nessuno sa chi è, però recentemente, è stata aggiunta, a Ginevra, è
un’aggiunta tarda, ma è stato fatto il suo nome nel Monumento dei Riformatori.
Marie Dentière quindi è una riformatrice. Quando si fa la storia delle donne è durissima, perché a
meno che non siano nobili, a meno che non siano molto ricche, a meno che non abbiano lasciato
grandi carteggi, grandi cose, lasciano spesso delle tracce molto labili del loro passaggio, e spesso si
nascondono anche dietro figure maschili. (Pensate al caso, di tutt’altro genere, del musicista Robert
Schumann e di Clara
Schumann, difficilissimo stabilire se un’opera è di uno o dell’altra.) Spesso notiamo le donne
“nascondersi”, no?
Quello che sappiamo di Marie Dentière è che nel 1536 lei pubblica il suo primo libro, anonimo.
Sappiamo che è suo. E poi c’è un’altra pubblicazione in cui difende la parità della donna
nell’apostolato e nella predicazione. Una donna che prende una voce, che parla in pubblico, che
predica. Ecco, questa è una cosa che vediamo nel 1500, e dopo non la vedete più.
E lei scrive: ‘Abbiamo forse due evangeli? L’uno per gli uomini e l’altro per le donne? E benché non ci
sia permesso di predicare nelle assemblee e nelle chiese pubbliche, tuttavia non ci è vietato
scrivere’. Quindi la predicazione femminile noi la vediamo in alcune città italiane nel ‘500: Siena,
Firenze, Venezia. Cioè abbiamo donne che prendono la parola e in pubblico si esprimono, anche
di questioni religiose. Però poi ecco questo ‘spazio’ si richiude. E Marie Dentière dice “io non
posso predicare, però scrivo”. Vediamo che però anche la scrittura per le donne, almeno fino
all’800 è un problema, le donne scrivono lettere, possono scrivere diari, però scrivere per esempio
sui giornali, per il pubblico, è una cosa un pochino più difficile.
Però di Marie Dentière io volevo dirvi che è esistita, ha scritto, e ha rivendicato, per le donne, la
possibilità di scrivere.
Questa invece è un’immagine che io traggo dal portale della Svizzera, ed è un’altra storia di
intolleranza.
Lui sì che è un altro eretico: Michele Serveto. Un altro eretico fatto arrosto, lui a Ginevra. Questo è
un ritratto di lui. Qui avete una didascalia completa, fatta benissimo da questo portale da dov’è
presa, avete questa figura di Michele Serveto, e dietro, vedete? Non so se riuscite a vedere che cosa
c’è qua dietro, in alto. È un fuocherello, sì, è il famoso arrosto di qui sopra. Viene arso sul rogo anche
lui.
Quindi pubblica nel 1531 questo trattato, ‘De trinitatis erroribus’, sugli errori della trinità. Quindi
la posizione è antitrinitaria. Inizia un carteggio con Calvino, entra in corrispondenza con Calvino,
che ad un certo punto prende proprio le distanze da lui. Quando arriva a Ginevra, Serveto viene
preso ed arso sul fuoco. Quindi siamo nel 1553.
La riforma in Europa si diffonde. Nello spazio tedesco abbiamo principati, paesi, città, che restano
cattoliche, altre che invece sposano il luteranesimo. Il calvinismo si diffonde in alcuni paesi, in certe
zone della Francia, dove i calvinisti sono chiamati ‘Ugonotti’, in Scozia, in Svizzera, nei Paesi Bassi.
L’Inghilterra ha una sua storia che vedremo, questa storia si chiama anglicanesimo, ed è una scelta di
un monarca, di un re, che si chiama Enrico VIII, ma siamo in questi anni qua. Quando nello spazio
tedesco c’è Lutero, nell’Inghilterra succede questa scelta per l’anglicanesimo.
Max Weber. Scrive un libro nel 1922 di cui sicuramente avete sentito parlare alla scuola superiore,
‘L’etica protestante e lo spirito del capitalismo’. Cosa sostiene Max Weber? Sostiene che le origini
del capitalismo vanno cercate nell’etica protestante. Questa idea di Calvino dell’etica attiva, è là
che dobbiamo cercare lo spirito del capitalismo.
Vi ho fatto una slide con alcune idee chiave di Max Weber. Proprio quest’etica attiva, in cui l’individuo
cerca i segni di questa predestinazione, di questa salvezza. Questo favorisce l’impegno, l’impegno
individuale, e quindi lo spirito imprenditoriale è proto-capitalista. Questi imprenditori calvinisti sono
sempre alla ricerca di un successo incessante, attraverso il quale hanno conferma che loro sono gli
eletti. Vedete che strano modo di interpretare il successo? Come un segno divino. Cioè l’opposto di
quello che ci possiamo immaginare, quando si pensa ad una predestinazione. Invece questo diventa
non solo un’etica attiva, ma diventa una ricerca incessante di miglioramento di sé stessi. E quindi
secondo Max Weber diventa un seme di protocapitalismo. Certo, qualcuno gli dice che in alcuni
luoghi dell’Europa questo può essere vero, ma se si pensa ai calvinisti scozzesi, non è che proprio
viene in mente la Scozia come un esempio protocapitalista e di imprenditori di successo, non è
assolutamente così. Comunque, questo libro ha avuto una grandissima fortuna.
Adesso entriamo, per non molto tempo, nella storia di questo Monumento ai Riformatori. Se mai
andrete a Ginevra, sicuramente lo vedrete, è difficile non vederlo. Lì il punto era questo: se noi
immaginiamo queste personalità, Zwingli, Lutero, Calvino, così austeri, con questa religiosità così
esigente. Come possiamo immaginare che avrebbero desiderato un monumento, no? Non li vediamo
proprio in linea con quest’idea della auto-celebrazione, cioè persone che invitano ad una religiosità
interiore, a una lettura incessante delle scritture, all’interpretazione, a un’etica così… un
monumento? Si fa fatica. Però questo monumento a un certo punto viene realizzato.
Vedete, il problema è la dimensione proprio della monumentalità. Cioè, l’idea che occorre avere
un segno della presenza di questa personalità, però come? In che forma, che rispetti il suo lascito,
il suo spessore ideologico e religioso, la sua dimensione teologica. Per cui, vedete le persone
che cercano una soluzione, addirittura mettendo sulla lastra semplicemente le iniziali del nome,
proprio per rispettare questa dimensione etica, che rifugge, respinge, questa idea di
monumentalità. Non sono grandi condottieri.
Nella seconda metà del XIX secolo, si profilò una nuova tendenza nella società ginevrina, da tempo
già circolava la polemica cattolica contro Calvino e l'Iconoclastia protestante. Ma ora, tutte le
comunità religiose dovevano fronteggiare nuovi eventi contrari: l'attacco dell'ateismo e la volontà
di separare la Chiesa dallo Stato. La critica contro il cristianesimo non risparmiava nessuno dei
simboli cari alle chiese, e metteva a nudo contraddizioni e difetti delle comunità e delle dottrine
cristiane.
Vedendo l’egemonia riformata messa in discussione, i protestanti ginevrini si sentirono in dovere di
riaffermare la loro fede, valorizzando la loro storia. Alla fine, fu presa la decisione di realizzare un
monumento non a Calvino ma alla riforma calvinista, un comitato animato da Auguste Chanque(??)
e dallo storico e giurista Charles Borgeaud, professore all’università, si mise alacremente all’opera.
Il Comitato sostenne la tesi secondo cui la società moderna democratica deve certamente molto alla
Rivoluzione francese, ma più ancora alla riforma protestante. Ma prima di lanciarsi in questa impresa,
il comitato per il monumento, la cui esistenza era tenuta segreta, decise di realizzare un'altra opera.
Nel 1902 si svolse a Ginevra un Congresso dei liberi pensatori, in quella occasione venne lanciato il
progetto per la costruzione di un monumento a Michele Serveto, libero pensatore. I protestanti si
allarmarono e, bruciando le tappe, decisero a loro volta di far erigere a Champel, sotto la guida dello
storico Émile Doumergue, un monumento a Serveto. Quell’opera doveva coprire una macchia nera
nella biografia di Calvino, costituita dal processo e dall’esecuzione di Serveto. In qualche modo, essa
avrebbe anche dovuto prevenire eventuali contestazioni in occasione dei festeggiamenti per il
Giubileo della Riforma, previsti nel 1909. È stato necessario attendere fino al 2011 per vedere
realizzata a Champel, accanto al monumento a Serveto, la statua realizzata da Clotilde Roch, che
avrebbe dovuto essere posata già nel 1902.
Sistemata la questione legata alla realizzazione del monumento a Michele Serveto, che avrebbe
potuto intralciare quella del monumento a dedicato ai Riformatori e in particolare a Giovanni
Calvino, il quale era rimasto indirettamente coinvolto nella faccenda del processo contro Serveto, il
comitato prese in mano con decisione la questione e uscì allo scoperto, rendendo pubbliche le
proprie intenzioni. Il Comitato per la costruzione del monumento della riforma decise di rendere
nota la propria esistenza e chiese ai ginevrini di sostenere il progetto. La concezione del monumento
venne affidata ad un gruppo di storici e lo scopo dell'opera fu ridefinito in termini più laici. Essa
avrebbe dovuto avere finalità didattiche, costituire un'attrazione per turisti e visitatori e veicolare
un messaggio internazionale. Il progetto di costruzione del Muro della Riforma si colloca nel quadro
della trasformazione urbanistica in corso a Ginevra. Abbattuti i bastioni difensivi, simbolo della
vecchia città, si aprono spazi nuovi, che permettono di sviluppare vie di comunicazione, quartieri e
luoghi pubblici. È questo il contesto nel quale viene costruito il muro. Il luogo scelto dal comitato fu
uno spazio relativamente modesto, situato nel parco dei Bastioni, nei pressi del Centro di Ginevra.
Tutte le proposte che erano state fatte fino a quel momento di una collocazione in un parco
cittadino, erano state rifiutate. Ma l'idea di costruire il monumento nel parco dei Bastioni venne
invece accettata. Il parco dei Bastioni è una delle più belle passeggiate di Ginevra ed è nel contempo
un luogo storico, nel XIX secolo vi era stato costruito un giardino botanico, e a poca distanza, erano
sorti gli edifici dell'università e della biblioteca pubblica. Il consiglio municipale decise addirittura di
assegnare al progetto un'area più grande di quella richiesta. Il comitato poté dunque dedicarsi ad un
progetto di maggiore respiro. Per raccogliere in modo adeguato la sfida costituita dalla costruzione di
un simile monumento, fu lanciato un concorso internazionale. Il concorso doveva essere una sorta di
garanzia di serietà da presentare ai possibili donatori. Il monumento doveva raffigurare personalità
che avevano un forte legame con Ginevra. Il concorso, anonimo, era dotato di un ragguardevole
premio in denaro del valore di 30.000 Franchi. I progetti inoltrati furono numerosi e vennero
mostrati nell'ambito di una grande
esposizione pubblica organizzata dal Comitato per la costruzione del monumento della riforma, e
patrocinata dalla municipalità di Ginevra. Si tratta di progetti meravigliosi, rispondenti pienamente
allo spirito del concorso. Ecco il piano a colori magnifico del terzo progetto. È il progetto più
didascalico, rivolto al pubblico, e anche al fotografo, raffigurato di fronte al monumento. Tra tutti i
progetti, uno si distingue: quello di Monod, Taillens, e Laverrière. Essi riprendono l'idea del muro e
sviluppano un concetto architettonico a loro una proposta raffinata, che inserisce il muro nella
fortificazione preesistente, usata come cornice della scultura. Il primo premio fu attribuito agli
architetti Dubois, Laverrière, Monod e Taillens, per il loro progetto intitolato ‘Il muro’. Voi. Ogni
opera d'arte nasce con dei riferimenti a modelli preesistenti. Il progetto di Laferrière e Taillens non
fa eccezione. Laverrière, sostenitore della semplicità nell'architettura, ha sviluppato l'idea di
appoggiare il monumento al muro preesistente. Taillens, dal canto suo, era un appassionato
dell'architettura egizia. Senza dubbio il progetto ginevrino gli è stato ispirato dai templi egiziani di
Abu Simbel.
Questo monumento, appoggiato ad un muro, è composto da 4 grandi statue del faraone Ramses II. Il
gruppo è completato da 6 statue più piccole. Trovato il modello, si trattò di adattarlo al luogo e
all'epoca moderna. I due architetti spinsero ancora più in là l'analogia, nella scelta del colore della
pietra, nei testi e nel modo in cui le statue sono integrate nel muro e firmarono i loro disegni
usando un monogramma simile ai cartini dei Faraoni.
Chi l'avrebbe mai detto che dietro al "muro dei riformatori" di Ginevra ci fosse un modello Egizio.
Anche questo è un dettaglio che rende affascinante la nostra storia. Chiariti questi aspetti, vediamo
come procedette la costruzione: un aspetto importante fu la scelta del materiale con cui fu
realizzata quell'opera.
Intervento della prof: Vedete fino a che punto la città di Ginevra vuole questo momento. Individua
un materiale che non è presente nei dintorni. Il comitato corregge la postura, i visi, cioè si entra nei
contenuti, nell'aspetto del monumento.
Nel 1910 vennero abbattute le strutture del giardino botanico e fu preparo il terreno. Gli architetti
ne approfittarono per studiare gli antichi bastioni con l'aiuto di ingegneri e storici. Terminati i
rilievi, gli architetti allestirono i piani esecutivi e dedicarono la loro attenzione a tratti particolari. La
scelta della pietra era cruciale: per realizzare un monumento era necessario del materiale direi e
resistente. Nel corso del 1910 gli architetti andarono in Borgogna per studiare la pietra di Puiné(?).
Il materiale era molto usato dagli scultori per le sue capacità di compattezza che ne facilitava la
lavorazione e non presentava fessure. Inoltre quella porta era meno cara del granito.
In questa cava si ricava da sempre la pietra utilizzata per molte funzioni. Osservando da vicino le
caratteristiche della pietra, si osserva la presenza di grani da 1 mm di spessore e che brillano al
sole. Si tratta di frammenti di un antico fossile marino che si ritrova imprigionato in questo
materiale calcareo. Sulla base di documenti di archivio ma anche di accurate analisi geologiche,
è possibile affermare che i blocchi di pietra del "muro della riforma" provengono da questa cava
e precisamente da quella parete dietro le scavature.
A Parigi, nel loro atelier, gli scultori (Bouchard e Landoskij-non comprendo i nomi- minuto 14:40) si
misero a lavoro. Bouchard e Landoskij erano destinati a lavorare insieme. Se osserviamo la loro
carriera notiamo che vi sono analogie sorprendenti. Sono nati nello stesso anno, hanno studiato
presso la stessa Accademia delle belle Arti. Landoskij ha ottenuto il Gran Premio di Roma nel 1920,
Bouchard l'anno seguente.
Si stimavano reciprocamente e l'apice della loro amicizia è stato raggiunto proprio lavorando al
"muro della riforma". A Parigi, Bouchard e Landoskij sono sommersi dal lavoro: le ordinazioni
provenienti da Ginevra si susseguono senza posa. Nel grande laboratorio molto alto e ben
illuminato, nascono le figure realizzate
con l'argilla che più tardi saranno scolpite nella pietra e andranno a comporre il monumento.
Bouchard e Landoskij hanno lavorato ciascuno sui modelli che sono stati loro attributi mediante il
sorteggio, ma a più riprese si sono aiutati a vicenda. Il lavoro era reso difficile dalle distanze, dai
mezzi di comunicazione dell'epoca; le informazioni tecniche e storiche erano trasmesse agli
scultori, i quali realizzavano un primo modello e ne inviavano la fotografia in Svizzera. Il comitato e
gli architetti chiedevano quindi delle modifiche finché veniva raggiunta la forma desiderata. Dopo
l'approvazione, gli scultori realizzavano un modello più grande della statua, ne facevano un calco,
quindi una sagoma in gesso, che veniva spedita in treno fino a Ginevra dove si arriva da modello
per la realizzazione finale. Il metodo adottato per la realizzazione degli statue, a partire dai modelli
in scala ridotta, permetteva il controllo di ogni dettaglio delle statue, fin nei minimi particolari. Il
fatto che lo scultore fosse un artista che creava liberamente non era tenuto in alcuna
considerazione; le statue dovevano essere conformi al programma storico. È stata raccolta
un'imponente documentazione destinata a ricostruire i costumi, le espressioni e gli abiti da
scultore. Landowski scrisse nel suo diario: "Questo monumento ci porterà alla pazzia. Io
consideravo terminato il lavoro di realizzazione dei calchi ma poi ci hanno chiesto altre modifiche.
Abbiamo buttato decine di ore di lavoro".
Un noto proverbio parla della fatica costituita dal fare e disfare, come abbiamo sentito si può
applicare molto bene anche al muro dei riformatori di Ginevra. Terminata, però, la fase di
realizzazione dei modelli si passò alla costruzione vera e propria. Anche qui ci furono delle
difficoltà:accadono degli incidenti, anche degli episodi singolari; ad esempio ci furono dei
finanziatori, che, in cambio del denaro dato per la realizzazione dell'Opera, chiesero di aggiungere
delle figure o di effettuare delle modifiche e non fu sempre facile dire Loro di no.
I lavori furono caratterizzati da non poche difficoltà: si registrarono alcuni scioperi e il comitato
incontrò parecchi problemi nel reperire i fondi necessari a terminare il monumento dal punto di
vista tecnico. L'assemblaggio di oltre 800 blocchi di pietra senza l'ausilio delle gru rappresentò una
sfida notevole per le imprese impegnate nella costituzione. Anche lo scoppio della Prima Guerra
mondiale rappresentò uno ostacolo: il comitato intervenne presso l'autorità francesi per permettere
allo scultore Henri Bouchard di essere congedato e proseguire il lavoro a Ginevra. Non mancarono
infine discussioni con i donatori intorno ai contenuti dell'opera.
-"Ecco un bassorilievo preparato da Bouchard che raffigura Olivetano (?). È un pezzo raro perché è
l'unico modello rimasto.
Dopo 15 anni di intenso lavoro il monumento fu inaugurato, in piena guerra, il luglio 1917, con una
cerimonia sobria ,senza ospiti stranieri né giornalisti. Il muro della riforma è un luogo di memorie e
di identità, frutto di un tempo e di una situazione particolare; è testimone di una storia che ogni
generazione deve riscrivere di propria mano,come fecero riformatori Pharrell Calvino e nox.
Una storia sicuramente affascinante quella della costruzione del muro dei riformatori di Ginevra una
storia che vale la pena conoscere.
Chiudiamo questo capitolo sulla riforma, che si era aperto nel momento in cui vi era un momento di
gloria di Carlo V.
Nel 1541 vi è il fallimento della spedizione di Algeri e una tregua nel 1544 che permette a Carlo V di
riprendere in considerazione un altro problema, protestantesimo e riforma protestante. Perché dal
punto di vista di un monarca dell'antico regime, l'unione del corpo politico, è fondata anche su
l'unione religiosa. E Carlo V ha ancora la speranza di tenere tutto insieme, spinge per un concilio. E
ce la fa: c'è il papa Paolo III Farnese che convoca il Concilio di Trento.
Quindi vi è: la riapertura del conflitto con la Francia, il fallimento della spedizione contro Algeri, un
minimo di pausa nel 1544, la convocazione del concilio di Trento da parte di Papa Paolo III Farnese
nel 1545.
Qui vi ho messo un ritratto di Tiziano di Carlo V a Muhlberg che è la battaglia in cui Carlo V ha la
meglio sui principi luterani, nel 1547.
Però c'è un momento nel 1535 in cui la Spagna potrebbe sembrare di avere la meglio su
questa parte occidentale del Mediterraneo. Ma non sarà così.
Nel 1535 inoltre la Francia ritorna e non si arrende a vedere la perdita del ducato di Milano, vi è una
tregua relativa e Carlo V che deve tenere in piedi molti fronti diversi (l'Africa settentrionale, lo
spazio italiano, i protestanti, la Spagna con i comuneros). Quindi il fronte è sempre più ampio ed è
difficile da tenere coeso.
• E’ Carlo che si ritrae, stipulando prima la pace di Augusta con i principi luterani (siamo nel 1555) e poi – rinunciando al
sogno universalistico – dividendo in due il suo impero
• I domini spagnoli (comprese le colonie, i territori italiani e l’eredità borgognona) al figlio Filippo II.
• Al fratello Ferdinando I l’eredità austriaca. Nel 1563 Filippo II crea un Consiglio d’Italia che coordina l’azione dei due
viceré del Regno di Napoli e della Sicilia e del governatore di Milano
I protagonisti di questa stagione, come visto, sono Carlo V e Francesco I re di Francia, che ha avuto
una sconfitta importante ( nel 1525 con la battaglia di Pavia, ed è importante perché il re di Francia
viene fatto prigioniero) .
È Carlo V che si ritrae da questa competizione e prima stipulerà una pace con i protestanti ( la pace
di Augusta nel 1555), poi dividerà in due il suo impero ed è un momento chiave perché dà al figlio
Filippo II la parte spagnola con anche domini italiani, invece al fratello Ferdinando I l'eredità
austriaca e asburgica. Quindi è la missione che non è possibile tenere tutto insieme, che questo
grande dominio doveva essere diviso. Filippo II crea il consiglio d'Italia che a Madrid dovrà
coordinare l'azione del viceré nel regno di Napoli e della Sicilia e del governatore di Milano. Quindi
vi è la pace di Augusta nel 1555, e la divisione dell'impero tra il figlio e il fratello.
LA PACE DI AUGUSTA
. Anno 1555: Carlo affida al fratello Ferdinando il compito di fissare un accordo con i luterani.
• Pace di Augusta: i sudditi seguono la scelta del Principe (cuius regio, eius religio)
La pace di Augusta avviene nel 1555 e il famoso cuius regio, eius religio. Cosa significa questa
espressione latina? Si è della religione del principe, sceglie lui. Questa fascia riguarda cattolici e
luterani. Se il principe è luterano, i sudditi sono luterani; se il principe è cattolico, i sudditi sono
cattolici. È tutt'altro che semplice perché vi è da chiedere: e se un suddito non è luterano? Lascia,
se vuole essere fedele al suo credo religioso, questo territorio. Ma comunque la scelta è del
principe.
Adesso vediamo come reagisce la chiesa cattolica di fronte a tutto questo. Noi abbiamo visto le
critiche puntuali
( lutero viene a Roma, guarda come vanno le cose, vede le messe dette in fretta mentre lui va per le
lunghe, rimane sconcertato da questa fede superficiale e dalla vita mondana di cardinali e papi che
avevano figli. Questa Roma teatro del mondo lascia sconcertato Lutero. Per non parlare delle
indulgenze e del sistema della remissione dei peccati. L'idea che la chiesa avesse un tesoretto fatto
dai santi, e dal quale attingere per rimettere il peccato dietro pagamento, lascia perplesso.).
• Decreti dogmatici
• Decreti disciplinari
• Elaborazione di un catechismo
• Già nel 1547 si chiude ogni possibilità di dialogo con i luterani, quando si respinge la dottrina della giustificazione
per sola fede
La chiesa risponde con il concilio di Trento, da parte di Paolo III Farnese. Vedete quanti anni di
discussione in cui sembrava che non fosse impossibile trovare una sorta di composizione. E invece
gli anni sono tanti (1545-1562). Lo dividiamo così: decreti dogmatici/ decreti disciplinari/
elaborazione di un catechismo. Perché è una cosa che distingue il modo riformato da quello
cattolico.
Il primo chiama uomini e donne alla conoscenza e alla cultura della scrittura. Mentre il mondo
cattolico chiama all'idea di una necessaria mediazione del corpo ecclesiastico, per cui ai fedeli va
una versione semplificata, non tormentata della scrittura. Nel 1547 si chiude ogni possibilità di
dialogo con i luterani, che fino a quel momento per un paio di anni era sembrata aperta. Appunto
quando si comincia un concilio non si sa quale sarà il punto di arrivo. In quella data viene respinta la
dottrina della giustificazione per sola fede. Voi capite che per la chiesa cattolica respingere l'idea
delle buone opere e della mediazione del clero necessaria significava far crollare tutto. Era
complicato trovare una sintesi.
Pasquale Cati, Il Concilio
di Trento, 1589. Roma, Chiesa di Santa Maria in Trastevere. In primo piano, la personificazione della Chiesa che
schiaccia l’eresia.
Sebastiano Ricci, Papa Paolo III ha la visione del Concilio, 1687-1688. Piacenza, Museo Civico
La prima è a Roma nella chiesa di Santa Maria del Trastevere. È un'immagine
parlante perché in primo piano vi è la chiesa che schiaccia l'eresia quindi la chiesa del
concilio di Trento è militante, ossia combatte per affermare se stessa. Inoltre, è una
chiesa che trionfa. A volte l'arte dice molto: vedete la postura austera ma sicura di sé di
questa donna che schiaccia l'eresia, che si trova sotto i suoi piedi.
La seconda è in un museo civico a Piacenza, in cui vi sono molte stanze non di valore
artistico,ma interessanti perché sono una glorificazione della famiglia Farnese.
Domanda: ma papa Paolo III Farnese fa parte della famiglia Farnese di cui si attribuisce la collezione
Farnese a Napoli?
Risposta: ebbene sì, e naturalmente papa Paolo III apre il concilio di Trento ed è una concessione
fatta a Carlo V. Cosa ottiene in cambio questo papa politico? Lui chiede il ducato di Parma e
Piacenza per il figlio Pier Luigi Farnese. Sono proprio i Farnese di Parma e Piacenza , a dire il vero
più quelli di Parma che di Piacenza perché i piacentini nel 1547 gli organizzano una congiura.
DECRETI DOGMATICI
• Riaffermare le dottrine della giustificazione per fede e per opere
• Natura di sacrificio della messa (e transustanziazione)
• Confermata l’esistenza del Purgatorio, il valore delle indulgenze, il culto dei santi
• Valore operativo di sette sacramenti
• Contenuto di rivelazione presente nella tradizione ecclesiastica oltre che nelle sacre scritture
• L’ordinazione conferisce al clero uno statuto diverso rispetto a quello dei laici e comporta l’obbligo del
celibato
• La mediazione dei sacerdoti deve interporsi incessantemente fra Dio e gli uomini
Risposta: non è questo, ma la mondanità dei papi è qualcosa di accettato, sono delle vere e proprie
corti. Sono i papi del secondo 500 che hanno una postura diversa di fronte al proprio ruolo. Poi un
prete napoletano del 600 conosceva questi decreti disciplinari ma si vede che la chiesa faceva una
grande fatica a tenere a bada questi comportamenti, tanto è vero che si parla di disciplinamento
sociale, ossia il tentativo di disciplinare la società ecclesiastica e non, perché verranno dati ai vescovi
e parroci nuovi compiti del tutto in linea con la figura che avete visto. Se la chiesa vuole essere
questo è vuole schiacciare l'eresia non può essere una chiesa fragile ma che si attrezzi con soldati,
chiamati parroci e vescovi, con nuovi ordini religiosi, come i gesuiti, ma non solo loro.
DECRETI DISCIPLINARI
• Si cerca di rafforzare il potere dei vescovi sui parroci, e quello dei parroci sui fedeli
• I parroci dovranno avere adeguata preparazione frequentando i seminari, scuole dove i parroci devono studiare
teologia e latino
• Il matrimonio è un sacramento valido se avviene in pubblico, alla presenza di testimoni, preceduto da pubblicazio
Il concilio fu molto voluto dall’imperatore Carlo V, poiché sperava che le cose con i
luterani si ricomponessero. Per questo motivo è nel suo interesse convocare questo concilio.
Il concilio non durò ininterrottamente dal ‘45 al ‘62: ebbe delle interruzioni, delle
difficoltà, venne sospeso, viene riconvocato... però una cosa la vediamo chiaramente: mentre
vediamo che, anche se all’inizio ci poteva essere una speranza di accordo con i luterani
sul punto della giustificazione per fede, grazie soprattutto grazie all’influenza di Juan Valdez,
dal ‘47 ogni possibilità di dialogo con i luterani si chiude.
Abbiamo anche i decreti disciplinari, che sono ancora più interessanti perché ci fanno capire
quale doveva essere il comportamento del clero:
● Il potere dei vescovi di controllo sui parroci: ci sembra una cosa scontatissima ma
non lo era. In tante città italiane l’elezione del parroco non spettava al vescovo ma alle
comunità. In queste città i poteri dei vescovi ci sembrano un pochino fragili. Si cerca
quindi di rafforzare il potere del vescovo sul parroco, e quello del parroco sui fedeli,
istituendo una serie di obblighi da parte dei parroci nei confronti dei fedeli. Questi
compiti dei parroci dureranno a lungo: il parroco è un agente di controllo e di
informazione sociale ancora per buona parte del Novecento. Esempio: nel caso delle
contrade senesi, le contrade ad un certo punto possono erogare voti a delle fanciulle.
Io faccio un testamento ad una contrada, dicendo che con i soldi che ho lasciato ogni
anno bisognava organizzare due doti, per permettere a due ragazze della contrada di
maritarsi. Questa preoccupazione della dota è sempre molto sentita in tutte le
famiglie, ricche e non. La contrada chiede un parere su queste ragazze ai parroci.
Loro sono i punti di riferimento nel territorio, quindi i parroci ricoprono un ruolo di
controllo sui fedeli;
● Per i vescovi arriva l’obbligo di residenza: anche questa è una cosa che ci sembra
banale e scontata, ma all’epoca non lo era perché l’obbligo di residenza non veniva
osservato;
● Una nuova soglia di cultura minima: ad oggi ci sembra una cosa molto attuale,
adesso i parroci devono frequentare i seminari ma anche studiare la teologia ed il
latino. Devono avere un minimo di dignità di preparazione culturale;
● Il matrimonio viene regolamentato: è un sacramento valido se avviene in pubblico
alla presenza dei testimoni, preceduto da pubblicazioni. Il clero è depositario della
validità di questa celebrazione (esempio un matrimonio).
Queste visite pastorali vengono usate tantissimo dagli storici dell’arte, che chiaramente
trovano in questi libri delle descrizioni molto accurate di ogni chiesa ed altare, cosa ci stava
sopra.. quindi per loro diventano una fonte interessantissima.
ARCHIVI DIOCESANI:
Questi ultimi sono dei libri, dei registri, che ovviamente dipendono dal parroco: se c’è un
parroco illetterato o che vuole fare le cose velocemente, questi registri delle anime ci dicono
poco e niente. Altre volte, però, se siamo fortunati, il parroco ci dice la professione delle
persone, se c’è personale di servizio in casa, se qualcuno è fuori per lavoro. Quindi, questi si
rivelano essere molto preziosi.
Leggiamo una parte di questi estratti, questo è un foglio dello stato delle anime.
910 è il numero della casa. Si parte da un punto e poi si comincia a numerare.
Francesco Fabbri del fu Giovanni (Giovanni che era il padre di questo Francesco).
Sono da notare i cognomi, la loro storia dei cognomi è un tema bellissimo, ci sono cognomi
che vengono dai mestieri, dai luoghi, da istituzioni cittadine caritatevoli (a Firenze abbiamo
gli Innocenti, un’istituzione che accoglieva i bambini). In questo caso, Fabbri richiama faber
(fabbro). Negli stati delle anime è importante mettere l’età, perché la Chiesa vuole vedere la
situazione generale della famiglia, che abbiano i sacramenti, e che siano tutti in regola, che
abbiano tutti la comunione e la cresima.
• Si parte dal capofamiglia, per dare di ogni individuo nome e cognome, età, rapporto di
parentela, condizione rispetto ai sacramenti di cresima, confessione, comunione o eventuale
soddisfazione dell’obbligo pasquale
• Alle volte abbiamo indicazioni circa le attività lavorative o la proprietà delle case
Camilla, 8 febbraio, 1625, figlia di Battista, di Giulio Porchett (che potrebbe voler dire
porchettaro) e di donna Francesca, sua legittima consorte, essendo nata con evidente
periculo della vita, fu battezzata in casa da d. Lucrezia Suava (dove d. sta per donna), sua
ava avendo osservato quanto comanda la S.ta Chiesa, sì per le materie e forme, come per
l’intenzione, et da me Michele Pievano, fu administrate l’altre cerimonie.
Questo è un pezzetto dai registri di battesimo, dagli articulo mortis, che vuol dire proprio in
punto di morte, e che viene usato anche nella frase “assolvere in articulo mortis”, che
risalgono proprio al Concilio tridentino.
Questo è un registro dei morti, ma anche qui vediamo la preoccupazione di descrivere che
tutto sia stato fatto secondo quello che la Chiesa prescriveva.
Non era sempre così: nello stato delle anime, se qualcuno ha voluto invece un funerale laico,
di tipo diverso, questo si deve sapere.
Nell’800, e poi nel tardo ‘800, si inizia poi a scegliere la cremazione, e questo poi ha
ovviamente anche un valore politico.
Qui i registri dei defunti ci fanno una fotografia di tutto quello che è stato questo funerale e si
riconosce anche il ruolo di questa confraternita alla quale questo signore apparteneva. La
confraternita è un’istituzione che ha cura dei confratelli e delle sorelle, in tanti momenti
della vita, compresa la morte: non si lascia mai solo un individuo.
Quindi, al livello di ogni singola parrocchia esistevano i cosiddetti 5 libri stabiliti dal concilio
di Trento e da disposizioni pontificie successive.
Questi testi che il concilio di Trento prevedeva non erano altro che i registri dei battesimi,
delle cresime, dei matrimoni, dei defunti e degli stati delle anime, compilati e continuamente
aggiornati dal parroco. I libri parrocchiali avevano anzitutto un preciso significato sociale: in
un’età che non conosceva l’anagrafe, tali registri costituivano le uniche testimonianze degne
di fede pubblica sullo stato civile delle singole persone. Questo ovviamente dava ai parroci
un notevole potere, ma non solo: infatti, essere inseriti in questi libri implicava anche il
godimento dei diritti civili, negati invece a chi era escluso dal consesso cristiano, come gli
ebrei. Oltre a questo significato di certificazione pubblica, i registri parrocchiali servivano
anche a un altro scopo: permettevano alle autorità ecclesiastiche di far rispettare le regole del
diritto canonico.
I libri di battesimo registravano il nome del battezzato, dei genitori, dei padrini e delle
madrine, documentando così i legami di parentela spirituale e anche familiare, che secondo la
dottrina cattolica si creavano attraverso il battesimo e rendevano incestuosi matrimoni,
contratti, fra padrini e figliocci.
In modo simile, le registrazioni matrimoniali servivano ad attestare che il matrimonio fosse
svolto in pace ecclesiale, ossia di fronte a un prete e secondo regole ancora oggi valide per la
Chiesa Cattolica, sia ad impedire fenomeni di bigamia, ovvero quei casi in cui un uomo e una
donna sposati contraevano nuove nozze mentre il primo coniuge era ancora in vita. (Non era
così eccezionale che una persona (di solito un uomo) abbandonasse la famiglia alla ricerca
di lavoro e ne creasse un’altra nel nuovo luogo di residenza)
Usati inizialmente dai demografi, che vi hanno fatto ricorso per studiare l’andamento della
popolazione nel passato, i registri parrocchiali contengono molti elementi utili a tratteggiare
la storia sociale di un’epoca. Questi libri forniscono una mappatura non solo dei flussi
demografici, ma anche delle relazioni di potere e di vicinato presenti in un dato territorio,
rapporti che possono essere ricostruiti attraverso le politiche matrimoniali, la scelta dei
padrini (che non è mai casuale), e così via.
Al di fuori della parrocchia i fedeli erano affidati alle cure pastorali del vescovo e del suo
apparato burocratico, anch’esso dotato di strumenti di controllo precisi. Secondo il Concilio,
il vescovo avrebbe dovuto compiere una visita della propria diocesi ogni anno. Avrebbe
dovuto stendere tutte le relazioni e ogni tre anni si sarebbe dovuto recare a Roma per rendere
conto di quanto avveniva nella giurisdizione. Il Concilio di Trento, dunque, investì di compiti
piuttosto pesanti il corpo ecclesiastico, sia a livello dei parroci che a quello dei vescovi.
Questi obblighi, però, furono in larga parte disattesi: le visite diocesane (chiamate visite
pastorali) ebbero cadenza molto irregolare e le visite ad limina apostolorum (cioè le visite alle
tombe degli apostoli, ovvero quelle a Roma) furono sostituite da relazioni scritte. Malgrado
queste deroghe, la documentazione oggi conservata è imponente ed è stata ampiamente
studiata dagli storici per la molteplicità dei dati che vi si possono trovare. La visita pastorale
descrive, per esempio, la condizione delle chiese della diocesi, dando notizie sulle cappelle
presenti in ogni parrocchia, sulla condizione degli edifici scolastici, sulla popolazione del
luogo, sul clero che vi risiede e ufficia.
Questo genere di fonti si piega a diversi usi: gli storici dell’arte e dell’architettura vi sono
particolarmente affezionati, perché, attraverso la descrizione riportata dal visitatore, riescono
spesso a risalire alla storia artistica di edifici e suppellettili, mentre un’ampia letteratura di
stampo confessionale si è servita delle visite pastorali per dimostrare lo zelo dei vescovi nei
confronti del loro gregge. È inevitabile che le immagini di questi anziani prelati che
arrancano per tratturi malagevoli al fine di raggiungere parrocchie isolate ispirino simpatie e
rispetto, ma non si può per questo trascurare la vera finalità delle visite, cioè strumenti
amministrativi di controllo del territorio e della popolazione: questo è il nodo e il punto della
questione. Come hanno dimostrato alcuni studi, le visite furono documenti di ordine
giurisdizionale, che servirono ad affermare le prerogative delle istituzioni ecclesiastiche sulla
diocesi.
In sostanza, la società sembra sfuggire da tutte le parti: da un lato abbiamo l’eresia, che nel
‘500 fino al tardo ‘500, è tutt’altro che debellata; dall’altro, abbiamo il comportamento delle
persone, famiglie, individui, parroci, che è poco consono a quello che il Concilio chiede loro.
In tutta questa situazione, la Chiesa militante, attraverso queste visite, riafferma il suo ruolo:
è un modo di dire io ci sono e qui comando io. Il fatto che il parroco o il vescovo passino è
una cosa di ordine giurisdizionale, ovvero di riaffermazione e di dimostrazione e di creazione
di una propria giurisdizione sui luoghi, sulle chiese, sulle famiglie, sulla popolazione.
Attraverso, quindi, la visita, il vescovo confermava il suo potere non solo sulle pertinenze
ecclesiastiche, ma anche su ambiti che in precedenza erano rimasti sotto il controllo laico,
come le cosiddette opere, o fabbriche, istituzioni laicali destinate ad amministrare i beni della
parrocchia. Dobbiamo quindi immaginarci un campo aperto di tensioni e conflitti su queste
cose.
Riepilogo: Il tema della lezione scorsa è stato IL CONCILIO DI TRENTO (dal 1545), in modo
particolare cosa il concilio di Trento produce a livello di nuova documentazione (stati delle
anime di cui si occupano i parroci, vescovi che si occupano delle visite pastorali -chiesa per
chiesa/parrocchia- per vedere decoro, pulizia, stato degli altari, immagini mariane coperte,
tenute come si deve-istruzione ai parroci,registri dei battesimi, registri dei morti, registri dei
matrimoni-il celebrante deve essere colui che lega e legittima il legame tra due persone- ...
c’è un nuovo decoro che il concilio di trento detiene. Prima la chiesa non aveva monopolio,
si andava da un notaio, che stendeva una serie di scritture a cui le famiglie si accordavano
(questa è la parte formale della storia) Poi c’è la parte informale, tradizionale e culturale (es.
baciare una donna in pubblico o in zona pubblica era quasi volerle estorcere una promessa di
matrimonio, era rivendicare la sua proprietà) Anche dopo il concilio, tanti vecchi rituali di
questo tipo restano, e vengono interpretate ancora come promesse d’amore. Abbiamo
parlato anche di decreti disciplinari, decreti teologici (tra cui anche l’ordinazione del clero).
Tutto questo è un processo nuovo, che cambia e che cerca di cambiare lo stesso clero, che
ha uno statuto specifico ed è la mediazione tra il fedele e il trascendente)
Siamo arrivati a metà 500 e alla conclusione delle guerre d’Italia nel 1559.
-Con la conclusione delle Guerre d’Italia tutti gli Stati italiani entrano nell’orbita spagnola, direttamente o
indirettamente.
-La fine delle guerre d’Italia rappresenta l’inizio di una lunga fase di stabilità e di assenza di conflitti fra i vari
Stati italiani.
Vediamo: in arancione quanto sono ampi i territori che dipendono dalla corona di Spagna, a Nord il
ducato di Milano su cui hanno combattuto, nessuno dei due voleva mollare! La sardegna, la zona
dell’ argentario (zona a sud della toscana che gli spagnoli si tengono come loro stato/controllo) e poi
c’è il regno di Napoli e di Sicilia. Il ducato di Toscana, dove la famiglia Medici ha consolidato la sua
posizione vincendo le resistenze dello stato di Siena, la repubblica di Lucca è a sè, Venezia è estesa,
ecc.. e questa è la situazione dell’Italia dove la pace di Cateau Cambresis del 1559.
• Coabitazione all’interno dello spazio della penisola di Stati retti a Repubblica (Venezia, Genova, Lucca)
con altri che registrano il consolidamento di dinastie: i Medici in Toscana, i Savoia, i Farnese nel ducato
di Parma, i Gonzaga a Mantova.
• Nel primo caso governa attraverso la figura di un Governatore. Nel caso di Napoli e Sicilia,
abbiamo due Viceré.
La pace di Cateau-Cambrésis (1559) segna la ‘Pax Hispanica' Pax per indicare una pace rispetto al
periodo precedente in cui le guerre non erano mancate (dal 1494, inizio delle guerre d’Italia a questa
data) al meno c’è un momento di stabilità. Hispanica, significa che è una pace nel segno del controllo
Spagnolo.
Carlo V a un certo punto divide la ‘torta’ e la divide in due: Figlio e fratello. Al figlio, la Spagna, i
domini italiani, le colonie spagnole, e anche quelle che erano le eredità di Borgognona (i Paesi
Bassi), al fratello Fernando tutta la parte asburgica. (il controllo di Filippo 2)
Situazioni istituzionali molto molto diverse, il ducato di Toscana è un Gran Ducato, ad un certo punto
il Gran Duca, riesce a ottenere dal papa questo gran titolo che lo eleva dalle signorie. Lo stato della
Chiesa -seppur molto peculiare- è una monarchia, una monarchia papale. Il regno delle due Sicilie,
dipende dalla Spagna, la quale controlla i suoi domini attraverso una figura costituzionale, che è
quella del viceré (uno a Napoli, uno in Sicilia) mentre a Milano non un vice re ma un governatore,
nominato dalla corona. Ci sono ancora realtà repubblicane, molto orgogliose di essere repubblicane,
una è Venezia, poi Lucca, Genova.
Filippo 2 organizza un consiglio d’Italia, con sede a Madrid, che deve sbrigare tutti gli affari che
arrivano dal mondo italiano. Immaginiamo la difficoltà che riscontra la Spagna nella gestione di tutti i
suoi domini. Dovevano cercare come creare organismi apposta.
Rispetto a questa cartina vediamo dei cambiamenti Radicali solo all’inizio del 700. (ribaltamento
incredibile, oggetto delle guerre di successione) Solo alla fine del 700, la spagna arretra dal regno di
Napoli e avremo anche un periodo Asburgico (che controllavano il sud per un certo periodo)
Quindi,
Pace di Cateau Cambrésis, pax hispanica, degli anni di stabilità e poi guerre di successione.
DECADENZA ITALIANA
Tutto questo tratto di storia italiana, è stata etichettata come decadenza, da ogni punto di vista…
decadenza politica (perché a questi stati italiani sfugge il controllo del loro destino), decadenza
morale (perché non esprimono uno spirito positivo, ma sono tutti asserviti a politiche decise altrove)
decadenza anche intellettuale (anche da un punto di vista letterale, c’è tutta questa idea che le
accademie del periodo, in realtà abbiano sviluppato una cultura non propositiva ma ‘d’accademia’).
Tant’è che da questo periodo bisognerà ‘rinascere’ (RISORGIMENTO) e trovare un sistema di
superare alcuni complessi di inferiorità rispetto a monarchie europee che invece hanno vissuto una
storia politica molto diversa (all’insegna di una statualità convinta, processi di unificazione del
territorio ecc. molti viaggiatori che arrivano in Italia fra 600 e 700, notano questo dato di
frammentazione territoriale, frammentazione politica.. cioè non hanno uno sguardo così positivo)
• Solo all’inizio del Settecento avremo dei cambiamenti negli assetti dei diversi Stati
italiani, in seguito alle Guerre di successione europee (3 guerre dal 1701 al 1748).
• Dall’inizio del Settecento equivale, per i letterati italiani, a età di crisi e di decadenza,
morale e politica.
• Il confronto con le monarchie nazionali europee induce complessi di inferiorità,
alimentati anche dallo sguardo ‘europeo’.
• All’inizio dell’Ottocento si parla diffusamente della necessità di un Risorgimento
morale oltre che politico
Il rapporto tra governo centrale a Madrid e società locale, mediato da queste figure,
rappresentano la questione fondamentale dell’Italia Spagnola, nei confronti tanto delle
nobiltà feudali, quanto del popolo, sempre esposto alla rivolta (come accade in particolare
tra il 47 e il 48 in Sicilia e a Napoli, dove la rivolta dura 10 giorni furenti, sotto la guida di un
pescatore che si chiamava Tommaso Aniello, detto Masaniello)
Il viceré si rivolgeva a nobile X della città Y per appaltare il servizio di chiedere soldi ai
Napoletani, per avere un introito costante. Il secondo vantaggio è di tipo politico,
chiaramente anche il nobile avrebbe avuto il potere di guadagnarci qualcosa, e quindi si crea
un patto corona- vice re. Questi giorni furenti, è l’acne di una povertà che aveva raggiunto un
livello pazzesco oppure è la conclusione di un livello di consapevolezza per cui si cercava di
contare e di gestire la città ?
CLASSE e CETO. Dove sta la differenza? La Classe è il concetto che a perno, si innesta su una
ramificazione e divisione del lavoro, è un concetto economico. Presuppone un sistema
politico, in cui ogni classe ha una sua funzionalità specifica. La suddivisione dei vari ceti fa
perno sulla nascita, ma anche sul luogo della nascita. Ci sono gerarchie, è una società
gerarchica in cui non c’è il concetto di classe ma di ceto sociale che fa perno proprio sulla
nascita. Questo popolo non si sente bene. Ha delle strutture istituzionali in cui si riconosce,
c’è anche la figura dell’ eletto del popolo, c'è una struttura giurisdizionale, una figura che si
chiama così e che ha un ruolo importante nel governo della città. Questo ci dice già che il
popolo, è una parte, una città, che non è aristocrazia. Ci sono delle strutture sociali
attraverso il quale si esprime uno strato sociale che non è bello, ma sta incardinato nella
storia della città.
LA SPAGNA DI FILIPPO II IN UN’ EUROPA INSTABILE
• Carlo V aveva diviso in due i suoi domini: al fratello Ferdinando, imperatore dal 1558,
andrà l’Austria, il Regno di Boemia e l’Ungheria.
• I possedimenti legati al ramo spagnolo, al figlio Filippo II, sono Spagna, terre del Nuovo
mondo, i domini borgognoni dei Paesi Bassi e quelli italiani
Pagina 88 del manuale. Uno di questi nodi irrisolti, è la questione religiosa. Nel 1555 (Pace di
Augusta, la religione del governante è quella dello stato), Carlo V cerca di concludere il
conflitto religioso con i luterani. Quindi la guerra dei trent’anni, ripropone con forza la
questione religiosa. Di questa europa Instabile, è senz’altro Filippo II, il figlio di Carlo V, colui
che si ritrova dal padre, il governo di una parte dell’impero. Filippo II fà una scelta precisa, ed
è la scelta castigliana, la sua capitale è Madrid, dove stabilisce la sua residenza e si fa
costruire la reggia.
Filippo stabilisce la sua residenza a Madrid, dove fa costruire l’austera reggia dell’Escorial. L’Escorial è dal
1984 Patrimonio dell’Umanità. A metà Seicento vi viene realizzato il pantheon che ospita le sepolture di
Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.
E’ il segno di una forte impronta castigliana data al potere e allo Stato. Ed è alle élites castigliane che
spettano i compiti di governo più importanti.
ESCORIAL
Filippo fa una scelta Castigliana, data al potere e allo stato, consapevole che lo spazio
spagnolo è obbligato grazie a questo matrimonio di fine 800, fra Ferdinando e Isabella, però
permaneveno le differenze tra i territori all’interno della Spagna.
Anche qui abbiamo a che fare con un impero, molto diversificato al suo interno e dove,
come per altro era stato per il padre, a consegnare le istruzioni (lo prepara ad entrare in una
corte straniera e a come si deve comportare), come si deve governare, quali sono i punti sui
quali su cui soffermare l’attenzione.
Quindi, l’obiettivo è di ristabilire l’unità religiosa, perché l’assenza di identità religiosa, è
debolezza/ fragilità del regno. In questa operazione ci sono l’inquisizione, e la compagnia di
gesù.
Il sovrano si avvale di Consigli con competenze territoriali, oltre a Consigli competenti su materie
specifiche, come la giustizia, o la guerra, o le finanze.
Lo affiancano due segretari personali, e poi una serie di viceré. La grande burocrazia dei domini proviene
dalla nobiltà castigliana, ma il sistema regge anche grazie a burocrazie e ceti dirigenti locali,
strettamente legati alla Spagna, e al rispetto dell’individualità dei domini. Si crea anche, all’interno
dell’Impero, una circolazione di queste élites, ciò che bilancia l’egemonia castigliana
ENRICO VIII
1534 – Atto di supremazia.
ELISABETTA I
• Elisabetta, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, era arrivata al potere dopo un breve
tentativo – dal 1553 al 1558 - di restaurazione cattolica con Maria Tudor, detta la
Sanguinaria, figlia di primo letto di Enrico VIII e di Caterina d’Aragona.
• Uno dei primi atti di Elisabetta è la conferma, attraverso l’Atto di supremazia del 1559,
della scelta anglicana del padre.
La guerra di Corsa ha dei protagonisti di parte musulmana, che sono le cosiddette reggenze
barbaresche, ovvero una serie di stati dell’ Africa del Nord, ha quindi protagonisti sia
musulmani che di parte cattolica. (anche loro fanno le loro belle scorrerie in mare, incursioni
e si prendono anche degli schiavi)
Ci sono due ordini cavallereschi cattolici protagonisti di questa guerra di Corsa, per tutta
l’età moderna, si chiamano l’ordine di San Giovanni (di origine più antica) che ha sede
nell’isola di Malta (da Carlo V, prima a Rodi) e l’ordine di Santo Stefano (secondo 500) che è
invece una realtà toscana per volontà del granduca Cosimo primo Medici (ha sede a Pisa
nella piazza dei Cavalieri, nel palazzo che oggi è sede della normale di Pisa) Quindi c’è una
guerra di Corsa mediterranea da parte cattolica e musulmana, dove i corsari musulmani,
partono soprattutto da Tunisi, ma c’è anche una guerra di Corsa atlantica, finanziata dalla
nostra Elisabetta. Francis Drake non è un tipo che si nasconde, è un tipo che riceve grandi
onori dalla regina. è un personaggio molto noto, molto popolare, e che lavora per la corona
inglese in funzione anti spagnola e anti portoghese. Ad Algeri i corsari hanno anche una
corporazione. Ci sarà poi un’altra guerra di corsa che interessa tutto il mediterraneo,
rendendo la navigazione del mediterraneo oltre modo insicura, (navigazione attorno alla
costa, di cabotaggio, perché i pericoli, nella navigazione del mediterraneo sono molti.
Naturalmente le tempeste, l’assenza di venti, ma i corsari sono un altro pericolo serio.)
Maria Stuart fa una scelta cattolica, e questo ovviamente crea grandissimi contrasti.
(All’interno della corte ma anche all’interno del paese) tenerla in vita è un pericolo sempre
aperto. un pericolo di congiure, di essere uccisa, ecc.
La morte di questa regina inaugura la tradizione letteraria filo cattolica in tutta europa
(poesie, opere teatrali, racconti, di tutto su di lei)
ELISABETTA I E FILIPPO II (il figlio di Carlo V che ha ereditato i domini spagnoli)
Elisabetta I sposa Filippo ma pone il fatto che qualunque cosa accada, non potrà ereditare la corona di
Inghilterra. (Quindi una separazione tra Francia e Inghilterra.)
Queste Fiandre, attuali Belgio, Olanda, Lussemburgo: erano l’eredità borgognona che veniva da Carlo V, da
Maria di Borgogna, adesso sotto Filippo II. Una parte di questo grande impero che accumula negli anni
risentimento e non sopportazione di questa presenza spagnola, del fiscalismo spagnolo, della volontà di
controllo sulla nomina dei vescovi, (la religione torna da tutte le parti)
Chiaramente, la diffusione di questo credo religioso, è esso stesso spia di una tensione del controllo e del
dominio spagnolo, quindi le province unite che poi nasceranno, nascono da una guerra di indipendenza dalla
Spagna di Filippo secondo. In questa guerra, la politica di Filippo, almeno in una prima fase, è ispirata
all'intransigenza più assoluta. Non si cercano mediazioni, e il personaggio che più racchiude questa
intransigenza è il duca di Alba e naturalmente più il pugno diventa duro, più si infiamma con le chiese e i
monasteri cattolici.
• Fiscalismo spagnolo
C’è un episodio crudo di questa guerra, ed è proprio il saccheggio di Anversa, 1576, che fa parte proprio
dell’ambito delle guerre di indipendenza della Spagna di Filippo II
• Nel 1566 abbiamo rivolte contro chiese e monasteri cattolici, finché, nel 1567, il potere è affidato al Duca di Alba.
•,
•
Ci sarà poi una politica diversa, più intelligente, quella perseguita da un Farnese, Alessandro
Farnese che viene inviato come governatore da Filippo II nelle Fiandre.
• Il nuovo governatore inviato da Filippo, Alessandro Farnese, comprende il divario tra le province del
Nord e quelle del Sud. (come aspettativa, cultura, economia)
• E’ un successo della sua politica la formazione nel 1579 della Confederazione di Arras (arrà) da parte
delle province cattoliche meridionali
• Le province protestanti costituiranno lo stesso anno l’Unione d’Utrecht (utret), comprendente Zelanda,
Olanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia, Groninga e la città di Anversa.
• Il 26 luglio 1581, con il “Manifesto dell’Aja”, gli Stati generali delle province settentrionali proclamarono
la decadenza della monarchia spagnola e la nascita di una repubblica delle Province Unite indipendente
dalla Spagna.
capitolo 5, p. 100
Questo ci ricorda la nascita delle province unite nel 1581, il riconoscimento ufficiale che arriverà alla fine
della guerra dei trent’anni nel 1648.
La Francia per tutta la seconda metà del 500 sta un po’ fuori dai giochi diplomatici perché il re di
Francia Enrico II muore in un torneo cavalleresco nel 1559,
Dipinto del matrimonio di Caterina de’ Medici con Enrico II di Francia che si trova alla Galleria degli
Uffizi.
Quest’opera sembra una delle più fedeli,il viso,l’incarnato,lo sguardo di Caterina,siamo nel 1536.
Questa posizione di lei l’avete già vista nel quadro di Enrico VIII con i figli,ed Elisabetta a lato,ed
Enrico è una protezione che ci dice “io ci sono,la corona la sto tenendo per te,ma sei tu il
protagonista,io sono dietro,ma ci sono”.
C’è anche una fanciulla,Margherita di Valois,detta anche Margot,qui siamo nel 1561.
Caterina si ritrova in un momento estremamente difficile della storia di questo paese con
un’aristocrazia forte,armata,prestigiosa che combatte sia per le idee religiose ma anche per il
controllo sulla corona stessa.
Quando Caterina decide il matrimonio della figlia di Margherita di Valois, con il cugino
protestante,Enrico di Navarra ,la fazione cattolica si scatena e da qui abbiamo il massacro di San
Bartolomeo ovvero la notte del 23 e 24 agosto 1572.
Descrizione del dipinto ‘la notte di San Bartolomeo’
In primo piano, l’hotel (la casa) di Anne de Laval, davanti alla quale, l’ammiraglio di Coligny,
capo del partito protestate, è ucciso prima di essere defenestrato, decapitato e castrato. I
capi del partito cattolico sono riuniti intorno al suo cadavere.
(ammiraglio di Coligny è il capo del partito protestante. Le grandi famiglie protestanti sono
due: Coligny e Borbone. I cattolici invece sono i Guisa)
Quando voi vedete un’opera di questo genere, non c’è un singolo evento, ma vogliono
raccontare una serie di eventi, è come se dentro stesse tutta la narrazione dei fatti.
Questo signore che vedete mezzo fuori dalla finestra, nell’hotel particulier d’Anne de Laval, è
lo stesso signore che vedete in terra con la camicia bianca; sono fasi diverse del racconto,
quindi questa cosa qui ci dovrebbe raccontare tutto l’evento:
defenestrato, cade a terra, qui si vede benissimo due cose: non ha la testa, e un altro signore
che lavora per evirarlo, scena terrificante.
Questo pittore protestante, deve aver visto con i suoi stessi occhi quella notte quella scena,
ed è fuggito in Svizzera per cercare asilo e una vita più tranquilla.
Dubois mette in scena protagonisti tradendo una visione manipolata della città, perché il
pittore deve piazzare in un’unica tavola tutti gli episodi che si svolgono in luoghi diversi della
città, allora li mette uno vicino all’altro, e si trovano edifici in realtà lontani l’uno dall’altro:
sulla sinistra il convento degli agostiniani, poi la Senna, il Louvre con Caterina de Medici.
Importante come Caterina viene rappresentata e ritratta in quest’opera bellissima.
La visione di questa regina è una visione negativa, questa regina nera, crudele, cattiva,
assetata di potere. ‘La Reina Margot’ opera di Alexandre Dumas del 1845, che ci offre una
rappresentazione della regina, come regina nera, maledetta, con conoscenza e consuetudini
di veleni. Dubois ci fa capire che questa visione di Caterina, questo abito nero, questa visione
che lei ha su questi corpi, ci fa capire che è una visione di parte protestante, alimentata
dalla formazione religiosa di Dubois, però c’è già cristallizzata, un’immagine di Caterina
come figura negativa.
In queste guerre di religione, finalmente si respira nel 1594, quando Enrico di Navarra fa il
suo ingresso a Parigi. Enrico di Navarra, per tradizione, cultura e famiglia Ugonotta, quindi
Protestante, abiura per assicurarsi il trono.
Quindi in Francia, le guerre di religione si chiudono con l’editto di Nantes alla fine del 500,
ma la Francia trova difficilmente una stabilità politica.
Enrico di Navarra, che era protestante all’origine ma abiura e muore nel 1610 lasciando una
moglie, Che è un’ altra Medici: Seconda moglie di Enrico, Maria de’ Medici. Perchè la prima
moglie di Enrico IV, Margot (Margherita di Navarra) concede l’annullamento del matrimonio,
-che naturalmente non è gratis (c’è un palazzo, una pensione ecc.)- quindi contratta la sua
condizione di donna che comincia una vita senza marito. Margot ha dato il proprio consenso
all’annullamento del matrimonio in cambio di una pensione.
ENRICO IV
• 1604: paulette.
• Si tratta di una tassa che lo Stato percepisce dai detentori di uffici pubblici in cambio della facoltà di
trasmettere questi stessi uffici ereditariamente.
• Il provvedimento assicura allo Stato entrate regolari, ma favorisce anche la nascita di un ceto –
nobiltà di toga – in contrasto con l’antica nobiltà di spada.
• 1614: Maria deve accettare la convocazione degli Stati generali, in una situazione di forti contrasti
• 1617: Luigi XIII fa uccidere il favorito di Maria che vivrà da prigioniera nel castello di Blois
• 1627/1628: ruolo di primo piano mentre il figlio è impegnato nella guerra contro gli ugonotti
Maria con questo figlio ha un rapporto terribile, talmente terribile che Luigi (1617), è un adolescente, fa
uccidere il favorito della madre, colui che è comunque il consigliere più stretto, che è comunque un
signore di origine toscana. Lo fa uccidere e fa imprigionare la mamma nel castello di Blois, regina madre
che vivrà prigioniera.
Poi ci sarà un susseguirsi di tentativi di riappacificazione con il figlio, finché Maria riesce a entrare nel
consiglio di stato ed avere anche un ruolo di primo piano mentre Luigi combatte gli ugonotti. Questo
editto di Nante dura lo spazio di un mattino , 1598, si era cercato di trovare un equilibrio in cui si era
concesso ai protestanti piazzi e porti armate, l’ingresso negli incarichi pubblici, l’ingresso nelle scuole…
insomma, si era cercato un compromesso. Però siamo in un primo 600 in cui si torna indietro per le
concessioni fatte. Come su Caterina de Medici, la storiografia si avventa verso questa donna dicendo tutto
il male possibile.
La crisi è costituzionale, riguarda gli assetti di potere, un ribellismo endemico per la aristocrazia francese
che si prolunga ben oltre le guerre di religione. Quindi tutta questa vicenda va ben oltre il rapporto tra la
regina madre e suo figlio. è molto interessante, che Maria, ad un certo punto della storia così drammatica,
così instabile, commissioni un ciclo pittorico.
• Tavole realizzate da Rubens su commissione di Maria de’ Medici stessa e ora esposte al Louvre.
• E’ un vero e proprio ciclo pittorico dedicato alla vita della Reggente, che lo commissiona nell’anno
1621.
figure cardini di questo periodo della storia francese, sono DUE CARDINALI
Richelieu, dal 1616 segretario di Stato per la guerra e gli affari esteri; dal 1624 primo ministro
Giulio Mazzarino, primo ministro dal 1642
Ciclo pittorico dedicato alle tappe più importanti della sua vita, lo commissiona nel 1621, da lì a poco
lei entrerà nel consiglio di stato. Compreso anche il momento in cui accetta la reggenza. Chiaramente
questa donna vuole legittimare il suo operato di fronte a tanti denigratori, fa vedere questo ciclo, la
volontà di rivendicare la propria immagine.
I DUE CARDINALI
Richelieu, in un certo momento è vicinissimo a Maria, poi si sposta sul figlio. Dal 1624 è primo ministro,
Giulio Mazzarino è primo ministro dal 1642. Solo quando morirà, nel 1661, emerge la figura di un re che
poi diventerà il paradigma dell’assolutismo europeo, e si chiama Luigi 14.
Sono due figure attraverso le quali la Francia rientra in gioco nella politica internazionale. La guerra di
religione l’aveva messa K.O. la Francia aveva altre cose di cui occuparsi, tra la metà del 400 e la fine del
500. Con Richelieu e poi con Mazzarino rientra in gioco, diventando parte di un conflitto che insanguina
l’europa dal 1618 al 1648
Da
qui, dal castello di Praga, furono defenestrati questi ambasciatori, dirigenti, diplomatici dell’impero
austro-ungarico e vennero proprio buttati giù dalla finestra. Questa è la famosa defenestrazione di praga.
Non morirono ma non gradirono di certo.
Qual’è la causa di questa guerra? è che sostanzialmente, gli Asburgo, non si accontentano di questo inizio 600 di
quella che era stata una decisione della Pace di Augusta (1555, Carlo V all’inizio aveva cercato di spingere per
il concilio di Trento per vedere se si trovava un accordo con questi Luterani, se si trovava una spaccatura. Poi ad
un certo punto si rende conto che questo non è più possibile. C’è un primo momento nel concilio di Trento, in
cui sembra che questa chiesa cattolica possa cominciare un dialogo, che non si produrrà poi quella spaccatura
che poi invece si prenderà.) e quindi la pace di augusta, è quel prendere atto, dolorosamente, che questa
spaccatura c’è. Nello spazio tedesco ci sono città e principi luterani e città e principi cattolici. Si segue la
religione del principe, punto e basta.
• La guerra diventa subito guerra generale: entra in campo la Spagna, a sostegno dell’Impero, e
poi Danimarca e la Svezia, ambedue in soccorso dei protestanti, la Francia nel 1635
• La Francia interviene (in funzione antiasburgica) a sostegno dei protestanti mentre sul
territorio francese Richelieu toglieva agli stessi protestanti, ad una ad una, tutte le piazzeforti
concesse da Enrico IV con l’Editto di Nantes.
Il fattore religioso è importantissimo in questa fase della storia europea e dei conflitti
europei. Tutti diversi saranno quelli che studieremo per il 700, con tutte le guerre di
successione. Lì la vicenda religiosa non ha più questo primato, ma adesso è ancora così.
LE CONSEGUENZE
trent’anni di lotte terribili, specialmente l’europa centrale messa a ferro e fuoco, per arrivare
a che cosa? Viene riconfermato il principio del 1555. L’indebolimento complessivo del
sistema asburgico, perché in questo quadro degli accordi del 1648, bisogna che venga
riconosciuta, l’indipendenza delle province unite dalla spagna. Loro dal 1581, avevano
dichiarato decaduta la spagna. Nel 1648, le province unite vengono ufficialmente
riconosciute dalle potenze europee.
confermato il principio cuius regio eius religio (dunque impossibilità di una Restaurazione cattolica)
• Gli anni Cinquanta e primi Sessanta sono anni di scorrerie ai danni della Spagna, che deve subire in tanta
parte dei suoi territori incursioni barbaresche-ottomane.
• Da certi punti di vista non deve sorprendere che Filippo II tenga, come il padre, al centro lo spazio
mediterraneo: una parte del suo impero – lo spazio italiano – è collocata al centro del Mediterraneo.
MERCATI DI SCHIAVI
• La guerra di corsa ha tra i suoi protagonisti non solo realtà islamiche (l’Impero ottomano e le Reggenze)
ma anche Ordini cavallereschi cattolici
• Malta è uno dei principali mercati di schiavi nel circuito mediterraneo insieme ad Algeri, Tunisi, Istanbul.
• Algeri è la base principale della corsa turca nel Mediterraneo occidentale. I corsari hanno una loro
corporazione che organizza gli equipaggi barbareschi.
Obiettivo Malta
• Nel 1113 l’Ordine diviene congregazione religiosa autonoma, dotata di una serie di beni sia in Terrasanta
sia in Europa.
• Dall’inizio del Trecento l’Ordine ha la sua base nell’isola di Rodi. E’ uno Stato a tutti gli effetti, minacciato
da mamelucchi e da ottomani.
• Saranno gli ottomani, nel 1522, a provocare la caduta di Rodi dopo mesi di assedio.
• I cavalieri di San Giovanni, in base ad un accordo con Carlo V dell’anno 1530, troveranno asilo a Malta,
che resterà sede dell’Ordine fino all’epoca napoleonica.
• Nell’immagine successiva:
• il palazzo del Gran Maestro dell’Ordine a Malta, palazzo oggi sede della presidenza della repubblica
maltese.
• L’obiettivo ottomano sono senz’altro anche le isole (Sicilia, ma anche Sardegna e Corsica)
• Schieramenti e forze intervenute: la metà delle navi proveniva dalla Repubblica di Venezia e l'altra metà
era composta da galee dell'Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia), dello Stato
Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di
Toscana, del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca (che partecipò all'armamento delle galee
genovesi), del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova
• Nel 1578 Filippo II e Murad III siglano un accordo rinnovato nel tempo che stabilizzava le frontiere.
SISTEMI DI RELAZIONE
• La fine di sogni egemonici (quello spagnolo e quello ottomano) produce sistemi di relazione.
• Dal 1571 al 1798 assistiamo ad una situazione di sufficiente stabilità: Braudel parla di pace
mediterranea.
• Equilibrio imperfetto, perché “l’Impero turco si imponeva in quello spazio con assai maggiore ampiezza
rispetto all’Impero spagnolo”.
• Dopo Lepanto gli ottomani riconquistano Tunisi (siamo nel 1573), allontanando gli spagnoli per sempre
dalla Tunisia.
• E poi controlleranno anche Cipro, ceduta da Venezia in cambio di una pace separata.
SEBASTIANO I
Sebastiano I del Portogallo in un ritratto del 1575. Vienna, Kunsthistorisches Museum
«Tramontano quei disegni di una riconquista cattolica, ispanica e portoghese, dell’Africa islamizzata che
avevano caratterizzato fino a quel momento la storia mediterranea nel Cinquecento» (p. 134)
• Tra Tre e Quattrocento è una terra murata che conta 200 o 300 abitanti.
• Nel 1572, quando la Toscana è sotto la dinastia Medici, iniziano i lavori per il porto. Si pensa a Livorno
come a un’importante base commerciale fra il Mediterraneo e il Nord Europa
• Nel 1576 vengono espropriati i terreni di privati e di ecclesiastici per la costruzione della città
LE LIVORNINE
• Nazione, nationes
• Le diverse nationes fanno capo a un console. A Livorno hanno loro propri consoli inglesi,
fiamminghi, francesi, genovesi, veneziani, spagnoli, armeni
• «il porto franco, in termini di commercio marittimo, è un porto dove l’accesso è libero per tutti i
mercanti, di qualunque nazione siano, per scaricare le loro merci, e ritirarle qualora non fossero riusciti a
venderle, senza pagare diritti di entrata o di uscita».
• Nel caso di Livorno, vengono aboliti tutti i dazi in entrata e uscita e istituita un’unica tassa detta
“stallaggio”, sul deposito delle merci.
• La posizione di neutralità mantenuta nel Seicento dai granduchi di Toscana, in un secolo pieno di
conflitti, fu un elemento determinante del successo di Livorno
• Nel corso del Settecento cresce come centro commerciale e logistico importante, verso cui si
concentravano ancora le rotte della maggior parte delle navi inglesi che entravano nelle acque
mediterranee.
TEMPO DI RIVOLUZIONI
• Perché?
I due grandi cartigli furono apposti alla fine del Seicento da Vincenzo Viviani, allievo di Galileo
(rappresentato con un busto in facciata)
quest'idea che la spiegazione della genesi del mondo e delle sue leggi e il posto dell'uomo nel
mondo non possa più obbedire al dettato delle scritture o a giustificazioni religiose; Copernico
già nel 1543 aveva enunciato in questa opera le rivoluzioni dei corpi celesti l'ipotesi che sia la terra
a girare intorno al sole
Opera importantissima di Galileo Galilei 1632 il dialogo Sopra massimi sistemi che lo porta
davanti al tribunale della Santa inquisizione dove nel 1633 per favore con questa data
ricordatevela c'è l’abiura di Galileo viene costretto è già anziano e viene costretto comunque in
qualche maniera a tornare indietro su quello che ha detto che poi i principi importanti sono
l'autonomia delle leggi della natura, la scienza legata all’idea di una misurabilità di una
possibilità di come dire di studiarla quindi è l'ipotesi e la verifica questa è la scienza moderna,
l'ipotesi e la verifica non c'è scienza senza un'ipotesi che sia stata verificata
Personaggio che il tribunale della Santa inquisizione ha condannato e allora Vincenzo Viviani (suo
allievo) per rendergli omaggio per dimostrare ammirazione,
viene chiamato da fiorentini il palazzo dei cartelloni cartelloni che cosa sono, sono i cartigli in realtà la
parola giusta è cartiglio e questo
tutta la però lui sta dicendo chi passa lì davanti questo signore è Galileo Galilei è stato un
grandissimo ha fatto questo questo e quest'altro ricordatevi voi fiorentini non dimenticate che in
questa città c'è anche la scienza quindi non è solo la Firenze della bellezza naturalmente quella che
conosciamo che l'angelo Botticelli tutto quello che sappiamo della bellezza di Firenze- c'è un pensiero
scientifico e Galileo è stato quindi questo palazzo è un monumento al suo maestro.
Quindi tempo di rivoluzioni una nuova scienza il metodo sperimentale una nuova concezione di
società politica per favore questi nomi ricordatevi Ugo Grozio, Thomas Hobbes, Samuel
Pufendorf, John Locke sul diritto di guerra e di pace Ugo Grozio un olandese è considerato insieme
a Pufendorf il fondatore del diritto nazionale degli iure sul diritto della natura e delle genti già questo
di Pufendorf ci dice qualcosa il diritto della natura e delle genti cosa si vuole affermare con questo
titolo che ci sono dei diritti degli esseri umani pre politici c'è qualcosa che sta prima del loro costituirsi
in realtà politiche che siano repubbliche che siano monarchie monarchia costituzionale monarchia
assoluta c'è qualcosa di prepolitico e che fonda diciamo il nostro essere umani come individui e come
collettività tutto questo si chiama giusnaturalismo.
Oltre ad alcuni giuristi-filosofi (U. Grozio, S. Pufendorf, C. Thomasius), sono giusnaturalisti alcuni tra i
massimi pensatori politici dell’Età moderna: T. Hobbes, J. Locke, J.-J. Rousseau, I. Kant. Costoro condividono
un ‘modello’ fondato sui seguenti elementi: stato di natura (la condizione prepolitica in cui vivono gli
individui, liberi ed eguali), il patto o contratto come strumento per far sorgere lo Stato e lo Stato civile o
politico (nel quale le leggi civili sostituiscono le leggi naturali). Ma ognuno di essi declina in modo differente
tale modello, a seconda della propria concezione antropologica e politica: Hobbes teorizza uno Stato
assoluto, Locke e Kant uno Stato liberale, Rousseau uno Stato democratico (ma non liberale). L’idea centrale
del g. moderno - l’esistenza di diritti individuali innati - trovò la propria consacrazione nel documento più
celebre della Rivoluzione francese, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789).
Quindi c’è uno Stato prepolitico che ognuno di loro pensa differente, lo Stato pre politico di Hobbes
non è quello di Locke, di Grozio, però è comunque uno Stato pre politico che richiede un accordo, un
patto per far nascere uno Stato e una forma politica, nel quale le legis civili si debbano sostituire alle
leggi di natura.
Ognuno di essi teorizza in modo diverso tale modello, a seconda della propria concezione
antropologica. Hobbes teorizza uno Stato assoluto, Locke e Kant uno Stato liberale, l’idea centrale
del giusnaturalismo moderno, cioè l’esistenza di diritti individuali innati (ed è questo quello che mi
interessa) trova la propria consacrazione del documento più celebre della Rivoluzione Francese, La
dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789).
processo che parte il giorno dopo la pace di Westfalia, un'idea non lunga, diluita di questo percorso
di costruzione identitaria che ci porta all'illuminismo.
Questa è una definizione di illuminismo bellissima perché c'è tanto qui dentro, c'è tanta fiducia, c'è
tanto orgoglio, l'orgoglio di essere stati capaci di rompere certi condizionamenti.
Quali erano questi condizionamenti che occorreva rompere per avere una luce, illuminismo?
Non è un nome casuale, perché la luce che conoscevamo prima era la luce religiosa, la luce della
Chiesa, questa è la luce dell'intelletto, cioè è una luce che si sostituisce a un'altra luce, è sentirsi
superiori, per cui dico orgoglio, perché c'è questo orgoglio, ai grandi antenati, cioè gli illuministi
pensano di essere superiori, di avere gli strumenti per comprendere meglio, i moderni sono superiori
agli antichi.
L'Europa che concorda su quest'idea di superiorità rispetto al passato, è un’Europa che non solo ha
trovato spazi distinti per religione e per politica, per vincoli di fede e sollecitazione del progresso,
ormai questi sono ingombri e bisogna guardare avanti, la fede abbia il suo spazio, abbia il suo
mondo, ma sia distinta, abbia un posto a sé, ma questa Europa ha separato da sé l’ingombrante
fardello di una tradizione classica che avrebbe potuto incepparne il cammino appena avviato.
P. 168 Guardate chiaramente la Francia e trovate nella cartina il nome di Montesquieu, Voltaire,
Quesnay, il fondatore della fisiocrazia, Diderot, Rousseau, manca D’Alembert che con Diderot dà
vita all’Encyclopédie, l’Académie française, la reale Accademia delle scienze di Torino e poi Milano,
la Lombardia, con Verri, Beccaria, ma anche il vostro Regno di Napoli con Genovesi, Galiani. In
questa carta avete anche una serie di luoghi, altri ce ne potrebbero stare per esempio la Danimarca,
la troviamo nella Guerra dei Trent’anni, cioè vediamo che arrivano la Svezia e la Danimarca, ma
poi nei manuali la incontriamo poco. Quindi è un movimento largo che abbraccia tanti luoghi
dell'Europa, tante città dell'Europa, e
Circolano attraverso cose, realtà, che è vero che erano esistite anche prima, l’Accademia non è che
se la inventa il’ 700, le accademie erano una realtà già cinquecentesca, in tante città, anche italiane,
europee, però adesso l'Accademia diventa un luogo dove il dibattito si fa veramente intenso
sulle questioni importanti, si dibatte di cose relative all'agricoltura, come si migliorano le condizioni,
come si migliorano le produzioni e poi ci sono le accademie letterarie, ma non solo le accademie, ma
esistono i caffè , visti come luoghi di socialità nuova, dove si discutono le nuove idee sorseggiando
bevande dal nome esotico, il caffè e il cioccolato.
salotto letterario che cos'è. Perché se noi pensiamo ai salotti del ‘600-‘700, ‘800 e primi ‘900 ,questa
è una realtà lunghissima , e li pensiamo come a un gruppo di gente che non ha voglia di fare niente e
si diverte raccontando barzellette ,noi non abbiamo capito che cosa sono questi salotti. Chiaramente
questi salotti sono anche molto diversi l'uno dall'altro, ma in generale sono salotti dove il tempo è un
tempo di condivisione finalizzata a una crescita culturale e nell'Ottocento politica, perché una
realtà del nostro Risorgimento italiano sono i salotti gestiti da personalità femminili importanti, nobili o
alto
borghesi a Firenze, a Napoli, a Milano dove si suona, si legge, si discute e si apprende, è un
luogo veramente di apprendimento che diventa molto importante nell'Illuminismo, ma anche in tutto il
corso dell'Ottocento. Poi ci sono anche i periodici, le riviste, le gazzette che iniziano davvero a
circolare e a farsi importanti come prima non erano state e poi c'è anche un modo molto più
semplice, se vogliamo, che non sono né i caffè né i salotti, né le accademie né le riviste e sono le
lettere, le corrispondenze, un altro modo di far circolare le idee.
Diciamo che il precedente è uno stato che gli storici hanno chiamato Stato mosaico, dove questa
autorità è piuttosto frantumata, dove ci sono larghe zone di privilegio, territori, città con altri tipi di
giurisdizioni, adesso si comincia ad affermare il principio di una coincidenza tra sovranità e
territori. Cioè un territorio compatto con sopra una sovranità che insiste uniformemente su tutto il
territorio.
Il concetto a grandi linee si fa strada però i modelli di Stato che gli europei del tempo hanno a
disposizione sono due e sono molto diversi e fra i due ce n’è uno che ha avuto tantissimo successo,
l’altro diciamo un po’ meno. Quali sono questi due modelli di stato?
1. quello inglese
2. quello francese
In Francia il monarca è sciolto da ogni particolare vincolo perché investito di autorità direttamente
da Dio, quindi il modello francese è un modello di tipo assolutistico forte e il personaggio che lo
incarna più di tutti è Luigi XIV.
Luigi quando il cardinale morì, è mettere in chiaro le cose, convoca il consiglio dei ministri e dice
‘cari signori, da oggi l’uso del sigillo è su mia disposizione e servirete per ciò che io riterrò
opportuno, l’état c’est moi’ significa ‘lo stato sono io’. Quindi riforma il consiglio, questi consigli con
funzioni specifiche, il ministro della guerra e la figura più importante è il ministro delle finanze
(Jean-Baptiste Colbert), il controllore delle finanze e poi nelle province questi intendenti con funzioni
amministrative di controllo. Al di là di tutto quello che lui realizza in politica interna il simbolo di
questo État c’est moi è la reggia di Versailles, Versailles è il simbolo di questo assolutismo
francese, perché qui l’impressione che non è solo un’impressione, è che Luigi non solo costruisca
un modello a se stesso, un’auto celebrazione, fatta di sfarzo, grandezza, imponenza, poi c’è una
zona della reggia dove Luigi fa dipingere i momenti fondamentali della sua monarchia, una
committenza ‘cos’è la storia dal mio punto di vista’.
Riepilogo:
L’etat c’est moi sintetizza un programma assolutistico, che viene esplicitato da subito ai ministri del re.
Luigi istituisce Consigli con funzioni specifiche: tra questi il Consiglio degli Affari, un organo di governo di 3
ministri, il sovrintendente alle Finanze, il ministro della guerra, il segretario degli Affari esteri.
Figura chiave della sua politica è il ministro delle Finanze Jean Baptiste Colbert. Nel governo amministrativo
delle province gli intendenti hanno funzioni amministrative e di controllo
LA REGGIA DI VERSAILLES
E’ la monumentale ed efficace rappresentazione di questo assolutismo.
………………………….
A Versailles la grande nobiltà francese diventa nobiltà di corte, addomesticata da rituali che tengono al
centro la figura carismatica del re.
Ma l’altro punto è che questa nobiltà francese che abbiamo visto assai ‘vivace’ durante le guerre di
religione ma anche dopo perché nel 1610 muore Enrico IV quindi c’è il periodo della fronda, è una
nobiltà francese sempre ostica per il controllo del re, questa nobiltà viene come addomesticata e
tutto si svolge intorno alla figura carismatica del monarca.
Quindi uno dei modelli è la Francia di Luigi XIV e questo è il modello vincente. Guardano alla Francia
Federico II di Prussia, Carlo III di Borbone di Napoli, Caterina II di Russia e Luigi XIV.
IL MODELLO INGLESE
CARLO I STUART
Elisabetta vi ricordate muore senza figli, quindi vanno a riprendersi degli Stuart, prima Giacomo
Stuart e poi Carlo I Stuart, si apre un conflitto con il Parlamento. Qual è il punto? Il Parlamento
inglese decide dei quattrini, cioè se un re inglese ha bisogno di soldi deve convocare il Parlamento.
Per cui quando gli Stuart litigano con il Parlamento decidono di non convocarlo, però si arriva
ad un momento in cui il Parlamento deve essere convocato perché la situazione con la Scozia
diventa problematica.
Quindi si crea una conflittualità tra Parlamento e Corona, che porta all’inizio della guerra Civile,
nella quale emerge un personaggio che si chiama Orwell Cromwell. Inventore di un nuovo esercito, il
New Model Army, un puritano, quindi da un punto di vista religioso protestante e anti anglicano. Si
arriverà alla decapitazione di Carlo I Stuart, all’unico periodo repubblicano della storia inglese, 11
anni di Repubblica dal 1649 al 1660 e una gloriosa rivoluzione che ridefinisce una volta per
tutti i rapporti fra Parlamento e sovranità.
Mentre quindi la monarchia francese rappresenta l’idea di una monarchia assoluta, dove
Luigi si sente monarca per diritto divino, questi signori inglesi sono in un’altra
condizione, quella per cui si vede il monarca inglese che bussa alla porta del Parlamento.
Quindi è tutta un’altra concezione di sovranità.
16 giugno 1645, Orwell Cromwell trionfa sul campo di Nesby. Gli vengono consegnati il bottino e i
prigionieri. L’Inghilterra è scossa da una guerra civile, da una parte sconfitti i sostenitori del re Carlo I
Stuart, la chiesa anglicana, i grandi proprietari terrieri. Dall’altra parte i vincitori, le forze fedeli al
parlamento, i borghesi, i piccoli proprietari ma anche gli strati più umili della società.
Naseby, 1645, questo esercito nuovo di puritani ‘New Model Army’, trionfa sulle armate reali.
Dopodiché si apre anche una discussione, non è che tutti vogliano decapitare il re, quindi all’interno
dello stesso gruppo si apre anche una discussione su quello che deve essere il destino di questo
re.
Lo strumento con cui Crowell è riuscito a piegare le forze del re si chiama New Model Army. Si
tratta di un esercito totalmente riorganizzato, un esercito moderno e disciplinato. Per il suo esercito
Cromwell cerca uomini determinati, convinti nella giustizia delle sue azioni contro il potere costituito,
per questo rispondono al suo appello i puritani che invocano in Inghilterra una riforma di tipo
calvinista. I puritani odiano la chiesa anglicana, nel clero vedono solo avidità e corruzione. Alla fine
degli scontri Carlo I viene processato e giustiziato.
*Noi sappiamo che c’è un precedente, l’uccisione di Maria di Scozia, è un reale decapitato ed è
una donna ma anche la decapitazione di Carlo I Stuart è un grande evento.
‘E’ un conflitto di classe, sono i piccoli proprietari, le piccole borghesie che si trovano in questo
esercito di puritani di cui lo stesso Cromwell fa parte oppure è una guerra religiosa, o è tutte e due
le cose insieme?’ e qui gli storici hanno preso una posizione diversa l’uno dall’altro.
Secondo gli storici Morgan e Trevelyan, le condizioni della gente non erano cos’ disastrose da
giustificare una Rivoluzione, la prima causa della sollevazione fu dunque quella religiosa, al
contrario sia Morton che Hill parlano di lotta di classe, secondo loro quella inglese fu
essenzialmente una rivoluzione della borghesia contro lo stato feudale.
Al primo punto:
Immagine sulla Gloriosa Rivoluzione ‘Bill of Rights’, momento in cui il secondo Stuart minaccia o
almeno si teme una restaurazione del cattolicesimo, è il parlamento inglese che prende in mano la
situazione, questo anche vi da l’idea della forza, quando in una delle lezione prossime faremo le
guerre di successione, lì vedremo che ci sono estensioni dinastiche e scoppiano dei grandi
conflitti, di un parlamento che manda a casa Giacomo II, chiama la primogenita del re, Maria II
Stuart e gli chiede di sostituire Giacomo II insieme al marito. E’ il parlamento che chiama a
governare l’Inghilterra una coppia di sovrani che dia garanzia che con questo cattolicesimo è
chiuso.
Il Bill of Rights rappresenta il punto di partenza di una nuova forma di governo, la monarchia
costituzionale nella quale l’autorità del sovrano viene limitata dall’esercizio del potere da parte di
una rappresentanza parlamentare alla quale è affidato il compito di preparare e approvare le leggi di
esprimere un governo, un primo ministro che abbia la sua fiducia.
L’Inghilterra non ha una costituzione scritta, affida l'equilibrio fra sovrani e Parlamento alla flessibilità
richiesta dalle circostanze storiche. Questo fa sì che il confine delle reciproche prerogative si
spostino nel corso del tempo.
Riepilogo: avevamo discusso di modelli statuali, all’interno dei quali c’era una contrapposizione:
quella fra un’Inghilterra che comunque elabora un modello di monarchia costituzionale dove il
parlamento ha un peso nella contrattazione e negoziazione con la monarchia, e dall’altra parte la
Francia di Luigi XIV che diventa un modello di assolutismo, ed è un modello vincente rispetto a
quello inglese, che resta piuttosto isolato.
’immagine del Castello di Saus-Souci, vicino Berlino:
• 1740: sale al trono alla morte del padre, l’Imperatore Carlo VI d’Asburgo
• 1748: con la pace di Aquisgrana, dopo una guerra con la Prussia, vede
riconosciuti i suoi diritti ereditari
Qui vediamo Maria Teresa con i figli. Il più alto è Giuseppe II, mentre davanti a lei
c’è Pietro Leopoldo. In questo ritratto non dovrebbe essere compresa un’altra figlia,
che è Maria Antonietta, regina di Francia, moglie di Luigi XVI, decapitata nel 1793;
un’altra figlia è Maria Carolina, regina di Napoli e di Sicilia. Quindi questo è un
ritratto di famiglia di Maria Teresa e di Francesco Stefano.
Questa è la Hofburg, il Palazzo Imperiale di Vienna
-Istituzione orfanotrofi
• Risultati contraddittori della sua politica, che lascia inalterate le condizioni di vita
dei contadini (1773, rivolta guidata da Pugacev)
……………………..
Premessa sulle guerre di successione cap. 13: sono guerre che
interessano la prima metà del 1700:
P 238
Nel 1700 avviene una cosa molto importante: muore l’ultimo Asburgo di Spagna, vi
ricordate che con Carlo V avevano avuto una divisione, cioè Carlo V ha tentato
un’operazione di impero universale e grande, e in qualche maniera a metà del ‘500
ha dovuto dividere il destino dei 2 imperi: una parte, quella austriaca al fratello
Ferdinando, l’altra al figlio Filippo II. In questo momento gli Asburgo di Spagna
sono senza eredi.
Vediamo la cosa che accomuna tutte e tre le guerre: la Francia e gli Asburgo
d’Austria sono sempre l’una contro l’altra, e sono in competizione naturalmente
ormai da tempo. Quindi nella 1° guerra vediamo un candidato francese che è
Filippo di Borbone, nipote di Luigi XIV, contro il quale si coalizza tutta l’Europa
perché si teme una Francia con un’appendice spagnola e tutti i domini, per cui
diventa un progetto di egemonia francese molto temuto e contrastato.
L'altro candidato asburgico è Carlo, quello che sarà il padre di Maria Teresa.
I trattati di pace, per questa scesa inaspettata di Carlo a imperatore, riconoscono a
Filippo di Borbone la corona di Spagna, con il nome di Filippo V.
Quindi Filippo V diventa Re di Spagna, però le altre potenze chiedono un prezzo a
questa legittimazione; il prezzo non è solo l’impegno a tenere separati i destini di
Francia e Spagna, ma anche la rinuncia da parte della Spagna dei domini italiani.
Filippo deve rinunciare, a vantaggio di chi? Del candidato asburgico che in un colpo
solo si vede riconosciuti questa serie di domini italiani:
• Passano agli Asburgo d’Austria:
Lombardia
Mantova
Regno di Napoli
Sardegna
C'è anche un’altra cosa da ricordare: la dinastia dei Savoia viene premiata per il suo
impegno anti francese durante la guerra di successione e acquisisce la Sicilia e il
titolo Regio; quindi, questa acquisizione significa essere in una posizione diversa,
superiore, più prestigiosa, più importante rispetto alle altre dinastie, e questo è
importante per capire il ruolo dei Savoia nell’800 nel periodo risorgimentale.
Senz’altro in questo doppio premio dato ai Savoia, la Sicilia e il titolo, entra anche il
prestigio e l’importanza di questa figura, un principe e un condottiero: Eugenio di
Savoia
Cosa cambia per il Sud durante le guerre di successione?. Cambia moltissimo:
• La Polonia è una monarchia elettiva: il re è eletto da una assemblea di nobili; il veto di uno solo può
bloccare tutto
• Luigi XV sostiene le ragioni del suocero Stanislao Leszczyński, eletto a grande maggioranza, con
l’obiettivo di avere un alleato forte nel cuore dell’Europa centrale in chiave antiasburgica
Ci sembra incredibile che una cosa che riguarda il destino della Polonia
debba avere delle ripercussioni così profonde.
Mentre nella prima guerra di successione c’è stata una morte (quella del fratello di
Carlo) che ha portato Carlo a diventare imperatore, in questo caso non muore
nessuno. Lo stallo è una minaccia.
Di cosa si tratta?
In questa slide avete il palazzo Esterhazy, una delle famiglie più importanti e
forti della nobiltà ungherese; una nobiltà piuttosto riottosa, sempre attaccata
ad una dimensione autonomista.
Il regno d’Ungheria era entrato orbita asburgica nel momento in cui nel 1683
aveva fallito l’assedio di Vienna, l’impero asburgico attacca, li spinge indietro
acquistando nuovi territori e l’Ungheria assicura agli Asburgo l’ereditarietà
della corona: incoronerà Carlo VI re di Ungheria in cambio però di un
riconoscimento di un’autonomia sostanziosa e sostanziale.
• Stanislao rinuncia alla Polonia, compensato dal ducato di Lorena (alla sua morte la Lorena sarebbe
passata alla Francia)
• Il Duca Francesco di Lorena ottiene come risarcimento il Granducato di Toscana dove si è estinta la
dinastia dei Medici
• Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese, ottiene invece il Regno di Napoli e la
Sicilia
Arrivo di due nuove dinastie in Italia: Lorena (In Toscana) e Borbone (Carlo
di Borbone – figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese).
Quando la giovanissima regina arrivò nel nuovo Regno non aveva ancora
avuto la sua prima mestruazione. Tanto giovane, tanto acerba. Inesperti
entrambi, si avviarono alla vita di coppia facendo leva sulle molte
condivisioni, tra queste la caccia. Intenzionati a trasformare Napoli in una
grande capitale europea, diedero il via alla costruzione di due nuove regge, a
Portici e a Capodimonte. La prima fu per anni la residenza preferita dei
sovrani, mentre la seconda, immersa in un bosco lussureggiante, fu pensata
inizialmente come casino di caccia. Nel 1743 Maria Amalia volle che qui si
fondasse una fabbrica con marchio reale in grado di produrre porcellane
belle quanto e più di quelle della sua terra. Con grande fervore seguì gli studi
che accompagnarono le prime scoperte di Ercolano. Donna colta e molto
presente nelle decisioni del Regno, ebbe grande peso nella costruzione della
Reggia di Caserta.
Inseparabile compagna del re nelle battute di caccia e nelle cerimonie
religiose, Maria Amalia era un’ incallita fumatrice di sigari, giocava
appassionatamente al lotto, cavalcava all’amazzone. Ebbero tredici figli.
Molti morirono in tenera età.
Il 7 ottobre 1759 Maria Amalia partì per la Spagna dove Carlo era diventato
re. Non amò mai quella terra. Avendo abitato per ventuno anni a Napoli, si
considerava napoletana, parlava del Regno di Napoli come del suo paese, si
lamentava del clima, del cibo, della lingua spagnola che non volle mai
apprendere; detestava inoltre gli intrighi e le conversazioni delle dame di
corte, a suo avviso «le creature più ignoranti del mondo».
Morì a Madrid, non ancora trentaseienne, nel Palazzo del Buen Retiro. Era il
27 settembre 1760. Fu sepolta nella Cripta Reale nel Monastero dell'Escorial.
Carlo non si risposò.
3 GUERRA DI SUCCESSIONE
• I Borbone di Napoli cercano di mantenere la neutralità, ma l’Inghilterra sostiene le ragioni degli Asburgo
d’Austria
• L’Inghilterra appoggia gli Asburgo d’Austria e il loro tentativo di riconquista del Mezzogiorno borbonico.
• Obiettivo di Carlo di Borbone: rivendicare l’indipendenza del Regno, visto dalle potenze europee solo
come un’appendice della monarchia spagnola
Carlo VI aveva fatto tanto per far digerire la prammatica sanzione alle altre
potenze. Abbiamo visto che ha rinunciato ad una parte dei domini italiani
per trovare un accordo, ma non ha fatto i conti con una potenza emergente:
il re di Prussia Federico II, il quale afferma di non riconoscere la prammatica
sanzione e, di conseguenza, occupa la Slesia.
• La costruzione della Reggia ebbe inizio nel 1752 e procedette sino al 1759, anno in cui Carlo di Borbone
lasciò il regno di Napoli per raggiungere Madrid
• La Prussia ottiene la Slesia e il riconoscimento del diritto a sedersi tra le grandi potenze del continente.
• Alla Spagna viene dato il ducato di Parma, destinato al fratello di Carlo di Borbone, Filippo.
Alla Spagna viene dato il ducato di Parma, che passa al fratello di Carlo di Borbone,
Filippo.
Facciamo un confronto con quello che era il sistema di stati italiani della
fine del 600: Sono cambiate tantissime cose:
Morte di Carlo II d’Asburgo > si apre una guerra tra il candidato francese e
il candidato asburgico. Vince il candidato francese (Borbone) ma a prezzo
dei domini italiani, che portano gli Asburgo d’Austria ad avere una
dimensione mediterranea che prima non avevano. Entrare in possesso della
Sicilia e di Napoli da parte degli Asburgo significò rafforzare la stretta
alleanza con l’Inghilterra, che con il suo predominio nelle acque
mediterranee era l’unica potenza capace di garantire il dominio contro
qualunque controffensiva della Spagna.
• 1740-1748: la Gran Bretagna, durante la guerra di successione austriaca, sarà alleata degli Asburgo, per
difendere i loro domini italiani e impedire una espansione dei Borbone di Spagna
• A pochi anni da una pace faticosamente raggiunta lo spazio europeo e quello mediterraneo tornavano
nuovamente in guerra
• Una quadruplice alleanza di Inghilterra, Francia, Olanda e Impero impedisce la conquista e ridimensiona
la Spagna
• La pace del 1720 decreta lo scambio: la Sicilia torna all’Austria, la Sardegna è assegnata ai Savoia
Di cosa si tratta?
PRAMMATICA SANZIONE
• Nel 1713 con la Prammatica Sanzione (Pragmatica Sanctio) l’Imperatore Carlo VI aveva dichiarato gli
Stati che componevano l’Impero uniti e indivisibili.
• Con questo documento la successione veniva riconosciuta anche alle donne, se non fosse stata possibile
la trasmissione in linea maschile
REGNO DI UNGHERIA
La pace di Carlowitz nel 1699 aveva messo fine all’occupazione ottomana. Già da tempo la Dieta ungherese
aveva riconosciuto agli Asburgo l’ereditarietà della corona.
Gli Imperatori devono affrontare le tensioni separatiste della nobiltà ungherese; Carlo VI ha ottenuto la
corona d’Ungheria nel 1712 ma ha dovuto concedere larga autonomia.
• Irrilevanza politica degli Stati italiani (paradigmatico il caso toscano, dove fin dai primi del Settecento si
profilava il pericolo dell’estinzione di Casa Medici. Inutile fu il tentativo del Granduca Cosimo III di
assicurare la successione in via femminile)
TEORIA DELL’EQUILIBRIO
Alla metà del secolo pubblicisti e storici di tutti i paesi concordavano generalmente
che un equilibrio delle forze tra gli stati d’Europa esisteva da diverse generazioni […].
Era anche opinione corrente che l’equilibrio, una volta instaurato, salvaguardasse la
pace dell’Europa e la libertà e perfino l’esistenza dei suoi stati minori. Il suo
mantenimento doveva essere perciò l’obiettivo di ogni azione di governo prudente e
costruttiva. Si sa che il trattato tra Inghilterra e Spagna firmato a Utrecht nel luglio
1713 dichiarava esplicitamente essere tra i suoi principali obiettivi quello di
assicurare la pace europea attraverso l’equilibrio delle forze, prima occasione in cui
un accordo internazionale si proponesse una cosa del genere, e analoghe ammissioni
si trovano in diversi trattati del diciottesimo secolo e dei principi del diciannovesimo.
(M. Anderson)
• Alla data della pace di Aquisgrana (1748) la maggior parte degli Stati italiani era soggetta ad una dinastia
diversa rispetto alla fine del Seicento.
•Regno di Napoli e Sicilia: dopo due secoli di dominazione spagnola recuperano una autonomia con Carlo
Borbone
In questo periodo vi è una sorta di riformismo settecentesco che riguarda diversi stati
italiani. Il 1734, per il Regno di Napoli, rappresenta una data molto importante perché,
rispetto a quello che è stato il periodo precedente (prima spagnolo e poi austriaco), il
Regno di Napoli riacquista una sua autonomia. Carlo III di Borbone scelse di procedere
in una direzione “riformatrice” in cui vi fu:
LA LOMBARDIA ASBURGICA
GRANDUCATO DI TOSCANA
• Dell’azione di Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, che giunse in Toscana diciannovenne nel 1765, sono da
ricordare:
• il codice penale
• Quest’ultimo è ispirato alla celebre opera di Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, 1764. Questo testo,
favorevole all’abolizione della pena di morte e della tortura, circolò moltissimo.
Nel Granducato di Toscana nel 1786 fu introdotto un altro codice penale. Qui governa dal
1765 Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena. Il testo di riferimento sia per lui che per
Giuseppe II fu la celebre opera di Cesare Beccaria ‘Dei delitti e delle pene’ 1764, testo
favorevole all’abolizione della pena di morte e della tortura. Opera che sostiene l’attività
riformatrice nella giustizia penale degli stati italiani e viene molto discussa a livello
europeo.
• Traduzioni di testi e circolazioni di testi francesi (e conoscenza del francese fra i ceti dirigenti italiani)
DINAMISMO NUOVO
Gli stati italiani di Carlo III di Borbone (Regno di Napoli) , Giuseppe II (Lombardia),
Pietro Leopoldo (Toscana) e Filippo di Borbone (Parma) interessano diversi ambiti della
realtà sociale:
▪ il sistema fiscale;
▪ l’agricoltura;
▪ il commercio;
▪ le corporazioni ( in alcuni casi addirittura abolite perché vengono considerate un
peso, qualcosa che impedisce lo sviluppo del mercato del lavoro);
▪ gli istituti religiosi (nella Lombardia asburgica sono proprio cancellati);
▪ l’istruzione. Per tutta l’età moderna il campo dell’istruzione è caratterizzato dalla
presenza dei conventi, monasteri, la piccola scuola di comune rimasta per
l’istruzione primaria, per le donne vi erano gli educandati femminili e i collegi dei
gesuiti che hanno una sorta di monopolio dell’istruzione dei ceti dirigenti europei.
Però non vediamo una presa in carico da parte di queste realtà statuali
dell’istruzione come qualcosa di importante per la formazione della persona.
CATASTO
Un catasto è un inventario dei beni, in particolar modo gli immobili cioè la ricchezza fatta
di proprietà immobiliari. È un inventario dei beni immobili di un territorio per ripartire il
carico fiscale in modo equo. Una cosa molto semplice da capire è che non c’è una
fiscalità equa se non c’è una conoscenza reale o almeno realistica di quelli che sono i beni
delle persone. Nel XVIII secolo iniziò la redazione di nuovo catasti estesi all’intero
territorio dello Stato. In Italia il fenomeno della catastazione interessò i maggiori Stati a
partire dal regno di Napoli e culminò con il catasto realizzato in Lombardia sotto il
governo austriaco (1760), su cui si modellarono i catasti più recenti. Questa cosa bisogna
considerarla come un dato importante perché andare a fare un catasto è un atto politico,
non solo economico (mi viene in mente la Firenze del 400, la rivolta a Volterra) perché
significa andare nelle questioni anche dei ceti dirigenti, chiedere cosa si possiede.
GIURISDIZIONALISMO
Il giurisdizionalismo è una corrente di pensiero che sostiene, nei rapporti tra Stato e
Chiesa, la separazione tra i due poteri e sottomette la giurisdizione ecclesiastica a quella
laica. Uno Stato fa una politica giurisdizionalista quando si verificano queste cose:
tassazione delle terre ecclesiastiche; chiusure dei conventi (anche per le confraternite);
recupero di azione nel campo dell’istruzione e espulsione dei Gesuiti (ordine che diventa
il simbolo, con quello che avevano realizzato attraverso i loro collegi e l’importanza della
loro attività missionaria, di una politica giurisdizionalista); l’abolizione della censura
ecclesiastica; il controllo sulle nomine dei vescovi; interventi sul numero delle festività
religiose e sul numero delle pratiche religiose stesse.
Francois-Marie Arouet
(1694-1778)
Filosofo e storico francese. Tra le sue molte opere: Il secolo di Luigi XIV, 1751; Saggio sui costumi e lo spirito
delle nazioni, 1756; Trattato sulla tolleranza, 1763.
•
LA GUERRA DEI SETTE ANNI (1756-1763)
• La guerra dei Sette anni (che non a caso una parte della storiografia anglosassone chiama anche grande
guerra per l’Impero) fu, così, nel 1756, il primo conflitto scoppiato per una contesa non europea: la
rivalità tra Francia e Inghilterra per il dominio del Canada.
• Essa ebbe anche un fronte asiatico, giacché anche nel subcontinente indiano si misurarono le forze
francesi e inglesi, e un fronte europeo, nel quale, per il controllo della Slesia, si opposero l’Inghilterra e la
Prussia da un lato e dall’altro, con uno spettacolare rovesciamento delle alleanze che avvicinava per la
prima volta dopo secoli la casa Borbone e quella Asburgo, la Francia e l’Austria.
• La conclusione del conflitto fu rovinosa, in particolare per la Francia che rivelò, soprattutto, nei territori
coloniali, una sorprendente debolezza militare.
• La conclusione della guerra dei Sette anni aveva, perciò, per la Francia due conseguenze non immediate:
Per un verso nella corsa alla formazione dei nuovi Imperi coloniali l’Inghilterra si poneva in una
condizione di first comer che avrebbe obbligato la Francia, soprattutto nel corso dell’Ottocento, a una
faticosa rimonta delle posizioni perdute alla metà del secolo precedente. Per altro verso, si profilava nel
cuore dello spazio tedesco rimasto per secoli frammentato e controllato dalla dimensione imperiale
asburgica una nuova potenza statale la cui vocazione espansionista, stretta com’era tra Russia e Austria,
non avrebbe potuto esercitarsi che nella riunificazione di quello spazio. Entrambi questi elementi
convergevano, in prospettiva, in una ripresa, o, se si preferisce, in un rafforzamento dei tradizionali
interessi francesi nel Mediterraneo, tanto della sua sponda meridionale quanto della sua maggior
penisola, l’Italia. Nel tempo breve, tuttavia, la sconfitta nella guerra dei Sette anni non poté che
accelerare una crisi economica, sociale e politica dentro la quale si consumò la fine dell’Antico Regime in
Francia e lo scoppio della Rivoluzione.
anche questa guerra dei sette anni non è una guerra di religione.
L’elemento però nuovo è che è una guerra che si gioca su scenari globali, mentre le
guerre di successione avevano interessato l’area Europea, la guerra dei sette anni interessa
un’area europea ed extra-europea.
FRONTI
La guerra dei sette anni fu il primo conflitto scoppiato per una contesa NON europea, la
rivalità tra Francia e Inghilterra per il dominio del Canada, essa ebbe anche un fronte
asiatico, giacché del sub-continente indiano si misurarono le forze francesi e inglesi
Per la prima volta i Borbone sono con gli Asburgo perché c’è una regione che avvicina i
due contendenti, Infatti la Slesia è un punto di passaggio molto importante fra la Prussia e
l’impero asburgico.
Questa guerra dei sette anni ha conseguenze molto importanti, la Francia perde
rovinosamente questa battaglia e nella formazione di questi imperi coloniali l’Inghilterra
si pone in una condizione di first-comer cioè in una condizione di prima arrivata, di
vantaggio, e questo obbliga la Francia ad una faticosa rimonta delle posizioni perdute.
Quando arriverete a Napoleone Bonaparte che nel 1798 attua una spedizione in Egitto,
anche quella può essere interpretata in chiave di una reazione francese a questa sconfitta
da parte della Francia nella guerra dei sette anni.
La sconfitta nella guerra dei sette anni non poté che accelerare una crisi economica,
sociale e politica dentro cui si consumò la fine dell’antico regime in Francia e lo scoppio
della Rivoluzione.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE
Gli stati generali, che si proclamano assemblea costituente (17 giugno 1789), i
rappresentanti degli ordini dei re del regno che si proclamano assemblea costituente,
cioè si propongono come i riformanti (assalto del popolo di Parigi alla Bastiglia,
simbolo dell’arbitro reale 14 luglio 1789) , anche se sono ancora in una zona di
monarchia costituzionale, infatti c’è la dichiarazione dei diritti e del cittadino (26
agosto 1789) che per altro non viene riconosciuta dal re, il re darà il suo consenso ad
una costituzione (3 settembre 1791) ma ormai in quel settembre sono già accadute
delle cose importanti che ne compromettono la credibilità, la possibilità di farne un
interlocutore: ha cercato nel giugno del 1791 con la famosa fuga di Varennes di
fuggire dalla Francia, e questo lo rende un interlocutore non affidabile per
l’assemblea e per la nuova Francia che si sta delineando. Oltre all’indebolimento
della figura del re la rivoluzione diventa in quell’estate una questione europea, la
Francia non ha più solamente il problema di dover controllare movimenti
contro-rivoluzionari, (da parte soprattutto dei nobili che escono dalla Francia) ma
abbiamo dalle altre potenze la dichiarazione di Pilnitz di Prussia e Austria (agosto
1791) secondo cui la condizione personale del re è considerata oggetto di comune
interesse da tutti i sovrani d’Europa, sostanzialmente la Francia entra in guerra e
questo condiziona moltissimo le dinamiche interne e fa si che il 21 settembre 1792
dopo una vittoria di un esercito che non è più l’esercito di una monarchia francese
bensì è l’esercito di un popolo, di una nazione unita da una realtà territoriale, da una
lingua comune, quindi è un concetto forte di nazione, e successivamente alla vittoria
sui prussiani viene dichiarata la repubblica, non solo, la rivoluzione si proclama come
capace di accordare fratellanza e aiuto a tutti i popoli che vorranno rivendicare la
propria libertà.
Le cose nel corso del ‘92 e all’inizio del ’93 si radicalizzano e la presenza in vita dei
reali è considerata un pericolo per l’esistenza della repubblica, non dimentichiamo
che Maria Antonietta è una delle figlie di Mariateresa d’Asburgo, quindi la sospettano
sempre insieme al marito di movimenti controrivoluzionari per il fatto che loro erano
in vita costituiva un pericolo per la repubblica.
praticamente vengono ricordate tutte una serie di figure femminili. A cominciare da:
Caterina de medici, che sostanzialmente indicano delle donne, delle vampire e una
gestione del potere quasi malefico e che questo pensiero che ritorna della regina nera e
c'è questa continuità, appunto, di presenze femminili negative e Maria Antonietta è
solo l'ultima e paga la sua fedeltà alla regina e questa donna che si chiama Olympe de
Gouges, vedete la data di morte 3 novembre 1793.
PRIMAVERA 1793- ESTATE 1794: LA DITTATURA DEI GIACOBINI
ANNI 1795-1799: un tentativo di stabilizzazione, approvazione di una costituzione che affida i poteri a un
direttorio di 5 membri
LA RIVOLUZIONE E L’EUROPA
• 1794-1799
• In nome della libertà da portare ai popoli fratelli la Francia occupa il Belgio, l’Olanda, la Svizzera, l’intera
penisola italiana
• Non è un’impresa solo militare. La spedizione vuole avere un obiettivo di civilizzazione; Napoleone parte
con archeologi, pittori, scienziati.
• In Egitto, dopo iniziali vittorie, l’1 agosto 1798, la flotta francese fu completamente distrutta nella rada
di Abukir dalle navi inglesi di Nelson.
FOCUS: INGHILTERRA
• 1 agosto 1798: ha sconfitto i francesi ad Abukir
L’Inghilterra ribadiva, così, la propria forza nel Mediterraneo (di lì a poco avrebbe occupato anche l’isola
di Malta) e metteva repentinamente fine all’ambizioso ed egemonico disegno mediterraneo di
Napoleone. (L. Mascilli Migliorini)
Chiaramente è una fase che non può durare all’infinito e si cerca di stabilizzare le
conquiste della rivoluzione. È a loro tra il 1795 e 1799 che viene affidato il conto di
stabilizzare le conquiste della rivoluzione.
La Francia in questo momento porterà ai popoli una serie di occupazioni del Belgio,
svizzera, l' intera penisola italiana con 2 modalità o annette completamente i territori
sulla base di questa idea evocativa della fratellanza da portare ai popoli però anche per
un bisogno di creare intorno alla rivoluzione questa cintura di sicurezza di cui prima vi
dicevo. Queste terre nuove conquistate o sono annesse direttamente introducendo gli
ordinamenti francesi o istituendo queste repubbliche sorelle.
È per conto di questo direttorio di 5 membri che un generale corso nato in Corsica:
Napoleone Bonaparte inizia la sua campagna d' Italia con il compito di creare
queste repubbliche sorelle, nel 1796 ha grandissimi successi che lo portano a concludere
con gli Austriaci la pace di Campoformio anno 1797 e sancisce la scomparsa della
repubblica di Venezia. Agli Asburgo restano Venezia, Istria e Dalmazia e in cambio
devono riconoscere la costituzione di una repubblica Cisalpina. Quindi la repubblica
di Venezia muore così nel 1797 dopo secoli e secoli di storia più o meno gloriosa.
Adesso Venezia, e i territori che erano stati sempre veneziani come l’Istria e la Dalmazia
passano agli Asburgo che riconoscono la repubblica Cisalpina.
• In Lombardia si forma la Repubblica Cisalpina, con la quale si fonderà la Repubblica cispadana formatasi
sul finire del 1796 nei territori dell’Emilia e della Romagna
• Nel 1799 i francesi occupano anche la Toscana e l’Italia meridionale, dove nasce la Repubblica
Partenopea
• Non è un’impresa solo militare. La spedizione vuole avere un obiettivo di civilizzazione; Napoleone parte
con archeologi, pittori, scienziati.
• In Egitto, dopo iniziali vittorie, l’1 agosto 1798, la flotta francese fu completamente distrutta nella rada
di Abukir dalle navi inglesi di Nelson.
La Sicilia è in giallo perché lì si rifugiano i Borboni con l’arrivo dei Francesi. Sono in
giallo anche la toscana e il Piemonte che vengono annessi direttamente dalla Francia.
Ecco la repubblica Cisalpina è contrassegnata con il numero 2 e immagino conosciate
quest' intellettuale che è Ugo Foscolo che a proposito della pace di Campoformio vi vide
un tradimento terribile da parte dei francesi.
Questa è una serie di cambiamenti dello spazio italiano a seguito a questa campagna
d’Italia e questa spedizione in Egitto che viene organizzata da napoleone ci dice
moltissimo.
Da una parte questa volontà francese di ricostruire un ruolo nello spazio mediterraneo e
di recuperare le posizioni perdute nei confronti dell'Inghilterra, dall'altra ci dice il modo
in cui si guarda a oriente, perché napoleone vuole portare la civiltà. Parte con pittori,
scienziati, archeologi non è solo una spedizione militare.
Fu una spedizione sfortunata perché la flotta francese viene distrutta dalla flotta di
Nelson. Per arrivare molto rapidamente alla repubblica partenopea appunto napoleone è
impegnato in Egitto, con la sconfitta della flotta queste repubbliche sorelle vacillano
perché ci sono forze interne come nel caso del cardinale Ruffo che guida questa
armata della santa fede forze che vedono nei francesi dei miscredenti e anche isolati dal
popolo sono realtà che non riescono a consolidarsi.
La repubblica partenopea durerà dal gennaio al giugno del 1799, pochissimi mesi tra i
quali si mette in luce un’altra figura di donna che è Eleonora Fonseca Pimentel poiché
essa studiosa di diritto pubblico e di economia, direttrice di un giornale in cui lei è la
cronaca della repubblica di questi mesi. è una donna molto lucida e coglie uno dei
problemi. Una sua citazione: la plebe diffida dei patrioti perché non li intende. Vuole dire
che secondo lei e che queste repubbliche non riescono a farsi capire da chi non è
particolarmente colto o particolarmente istruito che è vittima e preda di una propaganda
clericale che poi armerà queste popolazioni di insorgenti.
Questo è il castello che vede Eleonora e tanti altri prigionieri vittima di una durissima
repressione borbonica. Vengono uccisi e a lei viene negata la decapitazione (la
decapitazione è pensata come una morte privilegiata) e viene impiccata.
Questo è il murale a lei dedicato che si trova nei quartieri spagnoli. Un murale che è stato
abbastanza contestato. Questo è un altro luogo napoletano legatissimo alla rivoluzione
partenopea, è il palazzo serra di Cassano e il portone principale che è chiuso da
quell’anno lì . Come forma di protesta dalla repressione borbonica nella quale il principe
serra di cassano perde un figlio perché è un esponente principale della repubblica
partenopea. Questo portone è chiuso da 200 anni.
Vincenzo Cuoco è uno storico della rivoluzione di Napoli e anche lui riprendendo l'
azione di Eleonora scriverà che i principi a cui si era ispirata la repubblica partenopea
erano principi astratti principi che non erano stati compresi e che aveva reso non solide l'
esperienze di queste...
Olympe de Gouges (7 maggio 1748 – 3 novembre 1793)
CHI è OLYMPE?
• Olympe sul suo matrimonio: Avevo appena 14 anni quando mi sposarono ad un uomo che non amavo
affatto, che non era ricco, né di una certa estrazione. Fui sacrificata senza alcuna ragione che potesse
bilanciare la ripugnanza che avevo per quest’uomo.
• Maggio 1789, Le cri du sage, par une femme, in cui proclamò: «Potete escludere le donne da tutte le
assemblee nazionali, ma il mio genio caritatevole mi porta nel mezzo di questa assemblea»
• Olympe nel 1791 firma la Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, indirizzandola alla regina Maria
Antonietta.
Qual’ è l’età della restaurazione? ( il periodo) : 1815- 1848. Questa parola, restaurazione, dà
il nome al periodo compreso tra il congresso di Vienna e le rivoluzioni del 48.