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La disciplina storica

La storia è necessaria per la comprensione del presente. È strettamente attinente ai fatti reali. Le
fonti fanno si che la storia sia la base del racconto storico.
L’oggetto della storia è diverso dal racconto dell’oggetto. È uguale a dire che la storia è div. Dal
racconto della storia. Ci si confonde spesso tra la storia e la storiografia, dove la storiografia è il
racconto della storia. L’oggetto della storia è l’uomo all’interno della civiltà. Per questo la storia
viene definita da Bloch come la più difficile delle scienze.
Lo storico ha il dovere di interrogare le fonti storiografiche, per descrivere i fatti in maniera
oggettiva e studiare la storia con onestà e verità. Successivamente può descrivere le proprie idee per
esprimere la propria passione intellettuale. Può infine interpretare i documenti, tenendo i fatti reali
ben distinti.
La storia deve raccontare razionalmente i fatti avvenuti nella storia dell’umanità per prendere
coscienza anche del progresso e dello sviluppo del genere umano e formare infine il cittadino del
presente e del futuro. Gli studenti devono acquisire la problematicità.

Storia della storiografia: la storia nasce nel V sec nell’antica Grecia. La parola storia deriva dal
verbo historeÎn= osservare, indagare, con Erodoto di Alicarnasso, che descrive le guerre persiane
come racconto e per individuare le cause delle guerre (in generale). Egli conosceva i fatti e
introduce riferimenti spazio-temporali precisi e una descrizione fattuale precisa.
Concetto di acrimia: accuratezza del lavoro dello storico, che non deve avere fini artistici e letterari.
Con Tucidide di Atene, viene descritta la guerra del Peloponneso. Si introduce una nuova disciplina
per capire il presente e una nuova fonte letteraria. L’oggetto sono le guerre e le vicende umane
principali, con un racconto abbellito. Compare una raccolta e critica delle fonti, sopratutto orali.
Polibio: II sec a.C. (Roma aveva già il controllo sul Mediterraneo) tratta della Grecia e della storia
universale, con riferimento alla grandezza mediterranea di Roma. L’intento è quello di descrivere il
passato, la storia è una maestra di vita. I greci e i romani vivono nello stesso periodo, mentre noi li
studiamo in sequenza cronologica.
In età ellenistica, nelle biblioteche di Alessandria d’Egitto e di Pergamo nasce la filologia, lo studio
dei testi per stabilirne la lezione originaria tramite l’analisi critica delle fonti.
Storici latini: Sallustio, Cesare, Tito Livio e Cornelio Tacito, con un rigore affievolito. Con questi
autori si abbandona la pretesa di spiegare l’agire dell’uomo secondo una visione omogenea e si
concepisce la storia umana con una visione ciclica e inarrestabile.
Gli storici dell’epoca raccontano i fatti dal punto di vista del potere, ogni storico ha un punto di
vista proprio.
Uso pubblico della storia: per esempio di lotta politica. La storia si sviluppa anche nella polemica.
Nella storiografia antica di cerca di trovare delle leggi generali.
Cristianesimo: il fine sta oltre la storia, nel ricongiungimento con il Padre e la lotta tra bene e male.
Si introduce una visione lineare della storia, visione teleologica contenuta e spiegata dai suoi fini,
perché il fine divino del creato spiega l’intera storia dell’uomo: teologia della storia. Furono san
Girolamo e Eusebio di Cesarea a suddividere il tempo in decadi.
Sant’Agostino: suddivide il tempo in 6 ere, collocando quella dell’impero romano nell’ultima. Le
ere riguardavano la storia sacra, con un ambiente terreno.
Dopo il V secolo si ritorna ad una storiografia tendente al fantastico, che predilige i riferimenti alle
reliquie, ai miti e alle leggende, storiografia che comprende anche l’epoca cavalleresca. In questo
periodo: la Storia del Longobardi di Paolo Diacono.
XII e XIII sec→ compaiono nelle opere storiche gli avvenimenti con riferimenti alle città, alla
mondanità. Visione calcolatrice dell’uomo, che vuole conquistare la realtà.

Nel Rinascimento: dimostrazione del falso della Donazione di Costantino (opera dell’VIII sec, di
Costantino I che dimostra l’esistenza di una donazione verso il vescovo e la chiesa cattolica, per
giustificare il potere temporale del Vescovo). Questa opera fu ritenuta un falso da Lorenzo Valla che
la dichiarò apocrifa, dando il via alla filologia, critica dei testi. Metodo filologico: l’identificazione
precisa della fonte storica o letteraria→ metodo storico, cioè di analisi delle fonti.
Nel XV sec, la stampa permise diffusione massiccia dei testi storici.
Rapporto storia-politica→ nasce dall’urgenza dell’uomo di capire il proprio presente. Macchiavelli
interrompe la stesura dei Discorsi per comporre il trattatello Il Principe, descrivendo le logiche di
funzionamento del poter nell’Italia in guerra→ nascita della moderna scienza politica. Smaschera il
potere, descrivendolo come finale ad arricchire sé stesso. Fu ripreso dal Politique.Tacitismo:
cinismo esasperato.
Storia d’Italia di Francesco Guicciardini: descrive con molteplici punti di vista e un’analisi
minuziosa le “guerre d’Italia” fino al 1532.
500 e 600: storiografia+interessi degli stati e dei regnanti→ Jean Bodin con le sue opere esprime la
supremazia della monarchia sulle altre forme di Stato.
Jean Mabillon: nascita della diplomatica, studio dell’autenticità e la datazione dei documenti.
+ erudizione, l’archivistica, la numismatica (raccolta di documenti di vario genere).

Illuminismo: tendenza a scrivere la storia nazionale


Ludovico Antonio Muratori: opere in 5 vol sulla storia d’Italia dal V al XVI (scrittori di cose
d’Italia).
Voltaire: visione laica e priva di rispetto verso le autorità religiose e per il potere in generale. La
visione della storia di V riguarda le vicende dei popoli, tocca una dimensione culturale. Visione
moderna.

XIX sec→ 800, nascita della storiografia per nazioni. Fondam la rivoluz franc e la costituzione
inglese. Esempi: La Storia della civiltà in Europa o la Storia della civiltà in Francia→ Guizot. Il
popolo inizia ad essere il protagonista: nazionalismo. Si scrive delle leggende e le favole per
raccontare il popolo. Continuità tra passato e presente e storia dei propri avi. Storie nazionali di
Michelet,Thomas Macaulay St. d’Inghilterra, Droysen, St. della politica prussiana.
Ranke: nuova visione del ruolo dello storico che deve conoscere le fonti sia primarie che secondarie
per spiegare come sono avvenuti i fatti, rigore nel metodo e capacità nel reperire le info. Avvio alla
storiografia scientifica.
Materialismo storico: nasce con Marx ed Engels, che teorizzarono una nuova visione della storia
legata all’economia, al capitalismo al lavoro. Secondo loro tutte le dimensioni sociali dipendono da
quella economica e i rapporti tra gli uomini si basano sul rapporto tra lavoro e capitale. Si capirono
le dinamiche del capitalismo, profetizzandone la distruzione da parte della classe operaia. Nuove
materie come la sociologia o la psicologia avviarono nuove ricerche storiche, da nuovi oggetti
storici. Crisi della storia in rapporto alla politica.
Weber: tendenza all’interdisciplinarità.

XX secolo→ nascita di nuove disciplina come l’antropologia o la sociologia, che aprono nuovi
scenari alla storia. Discusse sono le idee di Ranke, spesso utilizzate per un nuovo modo di fare
storia, con rigore metodologico e conoscenza delle fonti. Ci fu chi era contro queste idee, a New
York Robinson scrisse l’opera La nuova storia, in cui si chiedeva di svincolare la storia dal proprio
rigore scientifico e di concentrarsi sugli aspetti sociali. Es: i nativi americani vengono chiamati
“senza storia”.
Annales→ rivista storica i cui fondatori furono Lucien Febvre e Marc Bloch, che introduce alla
storia totale, cioè la storia che riesce a determinare tutta la struttura sociale di una sola epoca. La
storia della rivista doveva seguire il rigore metodologico, ma con un carattere innovativo e
interdisciplinare. Dopo la I guerra mondiale la storia è diventata più specifica, introduz della storia
delle donne e dei giovani, antropologia simbolica, storia materiale del passato, studi sull’economia e
la demografia. Nel 900 in Francia la nuova storia si è posta delle domande e tematiche nuove e
impensabili, con attenzione ai ceti sociali inferiori, alla cultura e il comportamento.
Altri nomi: Huizinga con uno studio sull’ideale cavalleresco medievale, è uno dei capiscuola della
storia del 900. era interessato sopratutto agli elementi di fondo delle civiltà, ai caratteri che passano
di epoca in epoca, studia i materiali storici. Si studiano negli avvenimenti tutti gli aspetti sociali che
hanno influenzato l’andamento della storia come il comportamento delle folle, il carattere dispotico
delle avanguardia e i movimenti che guidarono le rivoluzioni etc.
Michel Vovelle studia la produzione e consumo di cere per candele nella chiesa francese.
Robert Darton: scopre che Maria Antonietta era coinvolta nella realizzazione di materiale ai confini
con il pornografico, dando l’idea della decadenza della democrazia.
Edward Thompson: studioso di antropologia storica e della classe operaia inglese.
Microstoria: si restringe il campo a singoli avvenimenti, come una guerra o un singolo caso
giudiziario. Imp. Tra gli anni 60 e 90. Giovanni Levi, l’eredità immateriale, Carriera di un’esorcista
nel Piemonte del 600.
In Italia due coppie di storici pro e contro il fascismo erano Giovanni Gentile (pro) e Benedetto
Croce (vs.) che prediligevano la filosofia alla storia. Mentre Gaetano Salvemini (contro) e
Gioacchino Volpe (pro), che si orientavano ad una storia influenzata dalla politica.

I fondamenti della disciplina


Il concetto di tempo nella storia: i bambini in età da primaria devono acquisire prima di tutto la
nozione di tempo soggettivo e sociale, poi dalla quarta elementare si comincia il curricolo di storia.
Per la storia il tempo è formato da un prima e un dopo, con momenti irripetibili. Non esiste una
visione ciclica della storia, ma solo lineare. Nei bambini viene insegnata una dimensione ciclica,
con attività che si ripetono periodicamente. La storia conosce però solo la dimensione lineare.

Concetti di continuità e cambiamento→ la storia è formata da una continuità, che contiene


all’interno una serie infinita di cambiamenti più o meno veloci. Viviamo in un tempo
multidirezionale dove i tempi si sovrappongono. Un esempio sono i cambiamenti demografici.
Storici come Marc Bloch definiscono il tempo un continuum, ma con cambiamenti continui.

All’interno di una società ci possono essere fenomeni con una continuità, mentre altri possono
cambiare di continuo, ed esistere contemporaneamente.
ESEMPIO: la Francia del XVII sec, dove la struttura sociale e giuridica era quella dell’ancien
regime, mentre l’evoluzione culturale (l’Illuminismo) e la dimensione economica cambiarono
repentinamente rispetto al passato.

Differenza tra rivoluzione: cambiamento REPENTINO di alcuni/tutti gli aspetti della società. Non
sempre si torna poi allo stato iniziale.
e transizione: concetto che esprime il cambiamento di alcuni assetti strutturali della società.
L’esempio della rivoluzione neolitica: si tratta del passaggio dalla caccia e la raccolta
all’agricoltura. Fu un cambiamento molto lento, che durò 2500 anni. Per questo si decise di
cambiare il nome in transizione neolitica.

Il termine reazione, in contrapposizione a evoluzione, indica un cambiamento che porta la società ad


uno stadio che sembra già superato. ES: la Restaurazione con il Congresso di Vienna.

La concezione di Fernand Braudel sui tempi della storia→ l’autore percepisce diversi tempi della
storia e diversi tipi di storia come se le vicende umane e l’ambiente in cui si inseriscono fossero il
mare. Allo strato più basso si trovano gli avvenimenti che mettono in relazione l’uomo con il
proprio ambiente, creando cambiamenti quasi immobili. Il secondo strato riguarda una storia
ritmata, strutturale che riguarda i gruppi sociali, le economie degli stati, la storia definita con il
tempo di lunga durata. Il terzo strato, quello più superficiale, riguarda gli avvenimenti che rendono
il mare mosso e “nervoso”, la storia tradizionale che si lega all’individuo, la storia èvenementielle.
Con questa concezione si supera la storia precedente che riguardava solo le battaglie, considerando
più dimensioni della storia, formata su più piani diversi che convivono.
Michel Vovelle considera la storia una sinfonia.

La dimensione cronologica della storia, ancora oggi implica che gli insegnanti insegnino un numero
ingente di date che frenano lo studente nello studio della storia. Bisognerebbe scegliere solo le date
più significative come riferimento temporale. La cronologia è importante però per orientare gli
storici attraverso la periodizzazione. Le epoche sono state divise più o meno convenzionalmente in
periodi, universalmente accettati ma con sistemazioni ricorrenti. Molte period. Sono entrate nell’uso
correntee nel senso comune, altre meno. Creare contro-periodizzazioni aiuta lo studente a
sviluppare senso critico.

Lo spazio→ nella storia lo spazio è strettamente legato alla geografia, materia che si è fusa con la
storia nella geostoria. È molto importante collocare gli avvenimenti storici in uno spazio che deve
essere chiaro agli studenti. In alcuni casi lo spazio e la geografia hanno portato allo sviluppo di
nuove teorie storiche, come lo studio del capitalismo, in relazione allo spazio in cui si collocava e
ad altri riferimenti sociali, cambiando la visione di questo fenomeno storico.
Molto importante è il concetto di paesaggio, che può essere di differenti tipi e che si modifica nel
tempo grazie anche agli avvenimenti storici.
Gli strumenti della geografia sono: le cartografie, i film e le pellicole, grafici, testi scientifici o
resoconti di viaggi.

LE FONTI STORICHE: Anche l’insegnante come lo storico deve avere a che fare con le fonti,
essendo dei lavori simili.
Requisito fondamentale: vicinanza con le questioni passate.
Si pensa che se si ha un rapporto diretto con le info e si è presenti al fatto, si è avvantaggiati, in
realtà non è così

Metafora del soldato di Caporetto: il soldato in prima linea cosa conosce della battaglia? Molto
poco. Il massimo della vicinanza coincide con il max del non capire.

La distanza cronologica ci permette di selezionare le fonti e di conoscere le cose a posteriori,


sapendo già come finiscono. Le fonti sono lo strumento principale per la conoscenza dei fatti.
Danno più punti di vista.

Essendo distanti dal fatto a livello cronologico, si può anche cadere nella ricostruzione arbitraria del
fatto: VISIONE TELEOLOGICA.

Per ricostruire un’epoca abbiamo bisogno di ricostruire tutte la realtà del periodo nella sua
complessità, senza limitarci solo a ricostruire i fatti.
Esempio della Rivoluzione Scientifica: se analizziamo solo l’aspetto sociale, prendiamo in
considerazione i fatti riguardanti questo argomento, mentre la scienza odierna è fatta di molte altre
componenti.
Nel 500-600 c’era l’alchimia, la ricerca dell’elisir di lunga vita. Per noi è anche un’alternativa alla
visione religiosa del mondo. In realtà non è così; vedi Newton che ripubblica le sue teorie con la
spiegazione di voler giustificare l’esistenza di Dio, non voleva negarla. La scienza del 500-600 non
vuole eliminare la teoria della religione a scapito di una teoria puramente scientifica, le due cose si
affiancano. Questa è una nostra credenza.

La selezione delle informazioni del passato deve essere onesta. Il bravo insegnante deve far
immergere gli studenti nel passato.
L’analisi storica non deve essere diversa dall’analisi di qualsiasi scienza esatta: l’onestà del
ricercatore, il rigore metodologico e il consenso della comunità scientifica permettono uno studio
valido sulle fonti dello storico. Le ricerche nascono sempre

Le fonti nella storia della storiografia nascono sulla base di domande. Mi pongo dei quesiti storici e
individuo le fonti necessarie per rispondere ai quesiti.
La storia per problemi si fa avanti nel 900. Prima si analizzavano per prima cosa i documenti,
mentre nel 900 era il contrario.

Nel 900: dai quesiti alle soluzioni.


Prima del 900: dalle soluzioni ai quesiti.

Esempio della storia della sessualità: tipo di storia che sembra intima, si inizia ad analizzare i diari
dei confessori. Ci si inventano le fonti per poter ancorare le ipotesi storiche a dei dati oggettivi. Il
parere dei contemporanei non incrociato con altre documentazioni può trarre in inganno.
Importantissimo l’incrocio delle fonti, cioè prendere in considerazione più fonti per metterle a
confronto.
Altro esempio: la storia delle donne, le fonti qui sono involontarie.

La fonte storica può essere qualsiasi tipo di documento. Tutto può essere fonte, ma deve essere
assunta da noi come tale. Devono essere interrogate con un metodo, un protocollo e un contesto
storico.

Fonte storica involontaria: un testamento che ha il fine di disporre della successione ereditaria, per
evitare le leggi che verrebbero applicate in caso non ci fosse un testamento. È involontaria perché
non è stata scritta per i posteri ma per un motivo pratico. Queste fonti possono fornire moltissime
informazioni.
L’esempio di Michelle Vovelle: attraverso il suo studio sui testamenti è riuscito a risalire al processo
di “scristianizzazione” che i francesi attraversarono nel corso del XVIII secolo.
Altri esempi: documenti di nascita/morte.

Fonte storica volontaria: il soldato che scrive a casa rielabora in forma narrativa, ma la lettera è ad
uso familiare. Il generale che scrive per i posteri il racconto di Caporetto scrive una fonte
volontaria.

Fonti primarie: documenti e testimonianze dirette arrivate fino a noi, dette originali.
Fonti secondarie: ricostruzione degli storici

Tipologie di fonti→ visive, sonore, a stampa, orali, iconografiche, le opere letterarie, gli oggetti, i
manufatti, costruzioni, paesaggi. Gli storici utilizzano come fonte qualsiasi cosa: una mappa, una
foto, noi stessi siamo delle fonti involontarie, essendo noi la storia demografica della nostra
nascita/morte, fornendo informazioni storiche.

Prima di analizzare una tipologia specifica di fonti lo storico deve interrogare la documentazione
già esistente. Quali sono i luoghi dove poter trovare le fonti? Biblioteche, archivi, musei, collezioni
d’arte ecc.
Oggi abbiamo la più grande banca dati delle fonti storiche, comprese sopratutto quelle digitali.
Anche il nostro linguaggio è una fonte storica (gli anglicismi, le parole che riguardano termini
ormai superati etc.). Le fonti vanno conservate, i supporti digitali non sono il metodo migliore. Il
metodo migliore è stamparle. La digitalizzazione serve alla conservazione per non consumare i
documenti cartacei conservati negli archivi. Fruibilità e divulgazione delle fonti: i musei rendono le
fonti accessibili a tutti. Tendenza a riconsiderare le fonti, cioè porre le fonti a nuovi procedimenti.
Per esempio le analisi del dna hanno aperto molti nuovi filoni di ricerca.

Esame critico delle fonti→ la base della disciplina. Significa

1. Decifrazione: può richiedere intere equipe o può non avere successo. Si decifra in senso
ampio, i contenuti delle fonti. Leggere le fonti può durare anni di lavoro. Si possono
riscontrare difficoltà di ricostruzione o di reperimento delle fonti. Dopo aver identificato e
letto le fonti si possono cercare informazioni riguardanti altri aspetti della fonte.
2. Esame del contenuto: per esempio le sostanze chimiche da analizzare, la traduzione, la
comprensione di termini tecnici etc.
3. Prova dell’autenticità: può mutare il senso stesso della fonte.
Cos’è un falso? Ne esistono di volontari e di involontari. Possono essere fonti di
informazioni false, come le notizie false sull’arrivo degli alieni, che sono vere dal punto di
vista del contesto e della comunicazione. Dopo aver decifrato un falso, diventa esso stesso
una fonte di informazione, perché è utile capire le cause della falsificazione per ricavarne
info storiche.
Esempio dei Protocolli dei Savi di Sion→ documento antisemita più noto, attualmente molto
citato che riguarda il complotto degli Ebrei contro l’Europa per il controllo dell’economia. È
un documento falso che viene fuori dallo Zar, ma vero dal punto di vista della
comunicazione e del contesto.
Esempio dei diari di Hitler: escono con il fenomeno del collezionismo post nazista, vengono
dichiarati veri. Successivamente, da un’analisi dell’inchiostro con cui sono stati scritti si
capisce che sono stati scritti in epoca successiva.
4. Definizione del grado di attendibilità: può essere considerata la fonte come di bassa
attendibilità, in maniera anche parziale. Non è difficile capire un falso, lo è maggiormente
capire un falso contenuto all’interno di una fonte autentica. L’attendibilità non è una
variabile dicotomica, ma piuttosto una scala di autenticità che può avere qualsiasi grado.
Tutti gli studi possono essere messi in discussione continuamente da altri storici, diventando
essi stessi suscettibili all’attendibilità.

Lo strumento principe è il confronto delle fonti. La storia aiuta meglio a decifrare le fonti,
importantissimo per gli studenti che utilizzano il web. La storia si basa sull’analisi critica delle
fonti. L’analisi incrociata serve a far capire che non si può tirare le conclusioni di un avvenimento
con una fonte sola.

Tutti gli studi storici e i lavori dello storico devono poi essere messi per iscritto, tramite una fonte
letteraria che deve essere il quanto più possibile vicina alla realtà e con una struttura precisa. Ogni
storico è anche uno scrittore.

I diversi livelli del testo storico


1. Livello informativo→ il testo deve seguire le caratteristiche di coerenza, coesione e
correttezza sintattica come ogni altro testo. L’obiettivo è quello di trasmettere al lettore
informazioni del passato, assunte dalle fonti (proposizioni storiche), con un carattere
narrativo-argomentativo. Le informazioni hanno coordinate spazio-temporali sia per brevi
che per lunghi periodi.
2. Livello persuasivo o retorico→ viene dato dal linguaggio e dall’atmosfera che voglio dare al
testo. A seconda del linguaggio che utilizzo le informazioni arriveranno al lettore in maniera
diversa. La periodizzazione è uno strumento persuasivo utile al lettore per mettere in
evidenza una suddivisione di tipo temporale che sembra la più adatta, dandogli enfasi. Si
possono usare metafore o linguaggi particolari.
3. Livello teorico o ideologico→ livello che rappresenta l’essenza della ricerca storiografica,
oltre al linguaggio la teoria di riferimento dove attingono le fonti è fondamentale. Alcuni
concetti specifici identificano l’attività intellettuale del ricercatore, in particolare continuità,
cambiamento, il principio di coerenza, la dinamica tra conservazione e rivoluzione.

I generi storiografici:

La storia generale: la storia che comprende tutte le epoche storiche e viene insegnata nelle scuole
con nozioni generali ma sintetiche.
La storia globale (world history): storia che riguarda il mondo, è nata con Mc Naill, e si studia
sopratutto dopo la globalizzazione. Ha dato lo spunto per gli studi sul continente asiatico e in un
contesto globale. Oggi l’insegnamento di questo tipo di storia nelle scuole è importante, ma pone
alcuni problemi. Nelle università non è molto studiata.
La storia nazionale: riguarda l’identità di una nazione, che viene studiata da sempre nelle scuole. I
libri di testo vengono riadattati a seconda dei nuovi avvenimenti storici nazionali. Gli studenti sono
sempre stati elementi da plasmare e da formare secondo la storia nazionale, come cittadini del
domani.
Le storie settoriali: sono storie specifiche su un certo argomento, che focalizzano l’attenzione su
una materia specifica rispetto alla storia generale. Alcuni esempi sono la storia dell’alimentazione,
la storia della tecnologia, la demografia storica, la storia della famiglia. Questo tipo di storia rompe
gli schemi della periodizzazione.
La storia delle donne e la gender history: tipo di storia che approfondisce solo la storia femminile a
scapito di quella maschile, si sviluppa quando si comincia ad approfondire la subalternità della
donna nella società. La storia di genere studia i generi sessuali, come la LGBTQ history.
La storia locale: riguarda una dimensione piccola, al massimo regionale. È un sottoinsieme della
storia nazionale che rappresenta parte integrante dell’identità dello studente.

Revisionismo: critica aspra ad una ortodossia interpretativa dominante. Un esempio di revisionismo


è la revisione del regime fascista negli anni 90.
Negazionismo: negare completamente un avvenimento storico, come il nazismo che per alcuni è un
avvenimento inventato di sana pianta. È reato.
Rimozione: quando ci si rifiuta di riconoscere la veridicità di un avvenimento storico, perché non
accettato a livello inconscio. Un esempio è il mito degli “italiani brava gente”, in cui non si
ammettono gli avvenimenti aberranti commessi dagli italiani durante il fascismo.

La storia nella scuola


Con l’unificazione si dovette fare i conti con differenze di analfabetismo diverse di regione in
regione. Si procedette con la legge Casati del 1859 ad una riforma della scuola

• L’istruzione elementare era composta da 4 anni totali, di cui 2 obbligatori. Essa era affidata
ai Comuni e il sistema finì per accentuare le differenze, dovute alla povertà di alcuni comuni
rispetto ad altri. Nel 1911 diventò competenza dello Stato.
• L’istruzione secondaria era invece composta da 3 corsi: il corso classico con 5 anni di
ginnasio e 3 di liceo per poter accedere all’università, il corso tecnico con 3 anni di scuola
tecnica e 3 di istituto tecnico con vari indirizzi e il corso normale di 2 o 3 anni per formare i
maestri elementari.

Si dava moltissima importanza alle lettere, tralasciando la storia come materia secondaria. Alle
elementari la storia era un elenco di fatti didattici ed ideologici. L’Istruzione ministeriale del 1888
consisteva nel memorizzare dei fatti in maniera narrativa. L’intento era quello di sensibilizzare i
giovani studenti al senso del dovere e all’amore per la patria. La storia era un insegnamento limitato
al terzo anno, l’ultimo obbligatorio su cinque.
Nella scuola media la storia riguardava tutte le vicende umane e il racconto dello storico era per gli
studenti l’unica via possibile. Il programma era molto articolato e complesso, che diventò una
enciclopedia immutabile.

Sicuramente l’obiettivo della storia era il coinvolgimento e la conoscenza politico-educativa degli


studenti. Si voleva educare le masse rurali e cittadine e avvicinare i ceti dirigenti dello Stato
all’ideologia del gruppo. Successivamente si cambiò stampo educativo della storia, con
un’impostazione politico-diplomatico-militare e la storia diventa nozionistica, con date,
avvenimenti e battaglie.
Una ulteriore evoluzione si ebbe con l’aspirazione nazionale ad una politica estera. L’alunno viene
indottrinato al rispetto per i potenti, alla religiosità, all’amore per la nazione al lavoro e alla
parsimonia.

1921: Riforma di Benedetto Croce. A livello strutturale non venne riformato granché, cambiò
l’approccio alla storia che si colloca in un contesto interpretativo complesso dei fatti studiatila storia
non è più oggettiva e la ricostruzione storica non è assoggettabile all’ideologia.
1923: Riforma di Giovanni Gentile. Era Ministro della Pubblica Istruzione durante il governo di
Mussolini. Introduzione del liceo scientifico e femminile, per portare le ragazze avanti con gli studi
fino al matrimonio. Abolizione della scuola normale, introduzione dell’istituto magistrale che
durava 7 anni. Le scuole professionali e gli istituti tecnici non furono modificati perché non
interessanti. La storia diventò subordinata rispetto alla pedagogia e alla filosofia, considerata la
principale fonte di studio della conoscenza umana. Le lettere erano comunque le materie
fondamentali. Novità→ i programmi di Gentile per le scuole medie erano d’esame, con una lista di
argomenti che avrebbero dovuto sapere gli studenti alla fine dell’anno. La storia aveva il
presupposto che gli avvenimenti partono sempre da idee. Rimasero in vigore solo per 2 anni, fino
alla fascistizzazione della scuola.
Per le elementari i programmi vennero stesi da Giuseppe Lombardo Radice. La storia perde il suo
stampo fantasioso e narrativo.

RIFORME MANCATE E AGGIUSTAMENTI NEGLI ANNI DELLA SCUOLA DI MASSA

Negli anni Sessanta, tra 1969 e 1971 si liberalizzarono gli accessi universitari (il percorso liceo-
università era di fatto riservato ai ceti superiori); riformato l’esame di maturità, la storia aveva un
ruolo più rilevante che per il passato, corsi abilitanti per il reclutamento di nuovi maestri e
insegnanti, messa in discussione dei principi della didattica tradizionale: la preminenza della lezione
cattedratica, la funzione centrale del libro di testo, l’oggettività dei programmi e i metodi di
valutazione.
Nella pratica quotidiana di insegnamento, si aprì invece una stagione di sperimentazione e
innovazione che investì sia i contenuti sia la pratica didattica.

Per quanto riguarda la storia; venne inclusa a pieno titolo nell’insegnamento la storia
contemporanea, prevista tanto nei programmi per le superiori che nei nuovi programmi per la media
unica, ma poco insegnata. L’ipotesi di assegnare maggior spazio allo studio degli ultimi decenni del
Novecento era sostenuta dalle forze culturali e politiche che individuavano nella Resistenza al
nazifascismo l’evento fondante della Repubblica. La storia acquistò una funzione educatrice della
storia del secondo dopoguerra per trasmettere i valori su cui si fonda la nostra Costituzione.

Riforma dei programmi per le scuole medie inferiori nel 1979: venne istituita una commissione di
novanta membri che esprimevano le diverse componenti del mondo dell’istruzione. Dopo qualche
anno anche la scuola elementare sarebbe stata oggetto di una revisione degli orari e dei programmi.

La formazione dell’insegnante di storia


Il ruolo dei mass media: oggi i mezzi di comunicazione di massa stanno sovrastando il sapere e
l’autorità dell’insegnante, che si trova sempre sorpassato dal flusso delle notizie. Si dice che si stia
assistendo ad una nuova era dopo quelle del manoscritto e della stampa.
L’ intelligenza audiovisiva abitua a sviluppare l’ascolto e la visione simultanea.
La scuola deve aprirsi ai nuovi linguaggi. La velocità con cui le nuove tecnologie trasmettono il
sapere potrebbe far perdere molti aspetti della nostra cultura e far smarrire le chiavi del sapere.
Anche l’istruzione scolastica è in pericolo.

La storia è una delle materie più noiose secondo gli studenti, anche se è vista come molto
importante. La domanda è: è in crisi la storia o il suo insegnamento?
La storia sembra effettivamente essere oggi in crisi, ma si assiste ad una valorizzazione crescente
della materia storica nei musei, che ormai oggi sono di ogni genere e anche nei mass media. Per
esempio, la storia si trova spesso in prima serata sulle reti nazionali e sembra più viva che mai al di
fuori della scuola.

L’insegnamento della storia oggi è subordinato a quello dell’italiano e delle materie umanistiche,
oppure alla filosofia. Gli insegnanti oggi possono insegnare la storia con un bagaglio molto vasto di
cultura e conoscenza, oppure come materia secondaria di scarso interesse.
La storia è oggi divisa sia in senso disciplinare che cronologico, sopratutto nelle università.

Fino al 1998 non c’erano percorsi superiori specifici per la formazione degli insegnanti.
1990: la laurea diventa il requisito necessario per insegnare alla materna e alle elementari. Nella
scuola secondaria c’era il corso biennale post laurea.

1998: nascono i corsi di laurea della formazione primaria. Per la scuola secondaria il corso di
formazione. Il corso era diviso in attività di tirocinio, di laboratorio, di formazione del docente, con
un sistema ben strutturato. Il primo della storia.

2000-2001: concetto di credito formativo e il 3 + 2 anni di università.

2011-2012: corso di laurea a ciclo unico per gli insegnanti elementare e infanzia.

La storia inizia ad essere considerata una materia importante con 16 crediti formativi in scienze
della formazione. Si penalizza però la storia moderna e contemporanea, abbassando il livello di
preparazione degli insegnanti delle scuole inferiori.

Le SSIS: sono le Scuole di Specializzazione per la formazione degli insegnanti nella scuola
secondaria. Furono una vera svolta, sopratutto per lo studio della storia che è diventata importante
come l’italiano e la filosofia. Con questo tipo di corso si è assistito ad una collaborazione tra
università e scuola.

D. M. 10 settembre 2010: nuovo modello di formazione degli insegnanti della scuola secondaria,
che prevedeva un concorso dopo il conseguimento della laurea triennale, una laurea magistrale e il
TFA: tirocinio formativo attivo (corso annuale di formazione tra scuola e università), infine un
Esame di Stato.

STORIA DELLA SCUOLA PRIMARIA:

I programmi del 1985


• Accolsero la storia come un unicum con la geografia e gli studi sociali, assoluta novità.
Viene meno il taglio antropologico che si dava alla disciplina. Adesso la storia degli uomini
tocca tutti gli aspetti della società: culturali, civili, economici, sociali, politici, religiosi.
• Idea innovativa della continuità tra i livelli scolastici.
• Nuovo chiaro profilo dell’insegnante che andava al di là delle semplici nozioni.
• La preparazione culturale pretesa dai docenti non veniva mai soddisfatta.
• L’obiettivo era la formazione degli uomini del domani con un percorso di studio che si
rinnova di continuo e non viene mai dato per acquisito. L’apprendimento è una acquisizione
di strumenti e metodi.

La storia: nei programmi di cui sopra si parla di 3 visioni diverse della disciplina→REALTA’ DEL
PASSATO, MEMORIA COLLETTIVA O INSIEME DELLE TRADIZIONI CULTURALI E RICERCA
STORIOGRAFICA.

Il nuovo concetto di storia è che essa parte dal presente per ricostruire l’immagine del passato.
L’insegnante doveva fornire gli strumenti non solo cartografici e di periodizzazione, per una
interpretazione della storia attraverso la raccolta e l’esame critico delle fonti→ DIDATTICA ATTIVA.

Come si insegnava la storia nei vari anni di studio

• Nel primo ciclo si insegnava al bambino concetti concreti principali di spazio-tempo, di continuità e
di sequenzialità.
• Nel secondo anno di passava a concetti riguardanti l’esperienza e il concetto di
continuità/cambiamento, per avviare alla comprensione di alcuni concetti storici elementari.
• Nel terzo anno ci si concentrava sugli avvenimenti storici riguardanti la storia d’Italia sopratutto del
800-900, per introdurre i concetti di libertà e democrazia.

I programmi non sono riusciti ad ottenere l’obiettivo di una didattica attiva, arrivando ad un
insegnamento della storia basato su nozioni e personaggi. Esattamente quello che si voleva evitare.
Questo ha causato l'insoddisfazione degli insegnanti, che non hanno una preparazione adeguata.

Tra il 1997 e il 2001, con i ministri Berlinguer e De Mauro ci fu un tentativo mai entrato in vigore
di riforma del sistema scolastico. Venne composta una commissione di 44 “saggi” Per quanto
riguarda la storia si escludeva la possibilità di insegnare tutta la storia, destando moltissime critiche.

Fu scritto un manifesto da parte di 33 storici Progetto dell’insegnamento della storia, in cui vennero
accolte le proposte che riguardavano lo studio del 900, coprendo però ogni epoca storica.

Legge 28 marzo 2003 del secondo governo Berlusconi, riforma Moratti: ridefinisce l’assetto delle
scuole dell’infanzia e primarie con le Indicazioni nazionali. La storia viene di nuovo messa da sola,
senza alcun collegamento con le scienze sociali. Mancavano importanti riferimenti agli obiettivi
formativi della storia, vista come materia di costruzione dell’identità. I bambini non dovevano
essere coinvolti dai problemi del presente.

2007: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione viene
rivista la precedente norma da parte di un team di cui non faceva parte nessuno storico. La storia
veniva inserita in un’area storico-geografica, insieme a quella scientifico-matematica e linguistico-
espressiva. Si voleva formare i fanciulli alla consapevolezza e alla risoluzione dei problemi.
Altra innovazione: l’avvicinamento della storia ai mezzi di comunicazione di massa con la versione
multimediale dei libri di testo, per una maggiore consapevolezza dei mezzi di formazione e
divulgazione.
Critiche: la storia medievale, moderna e contemporanea rimangono nell’ombra e infine c’era una
scarsa preparazione del personale con la mancanza di strumenti di accompagnamento.

Nuove indicazioni nazionali del 2012-13: sotto al governo Monti, sono state riviste le indicazioni
del 2007 in un modo del tutto superfluo. Si ricolloca la storia a sé, si parla in maniera superficiale
della cultura e dell’identità dell’alunno.

STORIA NELLA SCUOLA SECONDARIA

Di primo grado: i programmi non fornivano specifici argomenti ma riferimenti temporali e i


programmi erano decisi dal consiglio di classe.
Con la legge Moratti si definirono molto più chiaramente gli argomenti da trattare.
L’insegnamento della storia non teneva conto del linguaggio specifico omettendo molte parole
fondamentali della disciplina, usando termini fuorvianti, in contrasto con i contenuti e espressioni
inappropriate.

Con le Indicazioni Fioroni del 2007 si decise di istituire un continuum di programmi e argomenti
storici con la scuola primaria. Alla fine della secondaria inferiore si doveva aver appreso la storia
medievale, moderna e contemporanea, con l’abilità dimostrata di argomentazione ed esposizione.

Con le Indicazioni del 2013 si mantiene il legame di continuità con la primaria. I programmi sono
un po’ troppo ambiziosi perché toccano tutti i tipi di storia, da quella locale a quella mondiale.

Con la riforma Gelmini del 2009/2010: si riduce il tempo a disposizione del docente e le ore di
studio delle materie umanistiche. Lo studio della storia ha un programma molto lungo in termini
cronologici, dal medioevo al Novecento.
Di secondo grado:

all’inizio degli anni 60 i programmi erano dei veri e propri elenchi, sopratutto incentrati verso la
storia italiana.
Nel 1985, il ministro Franca Falcucci diede il via ad un periodo di cambiamenti. Inserì nel primo
biennio delle Superiori la storia moderna e contemporanea, lasciando perdere quella antica. Venne
abbandonato il programma nozionistico, per lasciare spazio ad esperienze di unità didattiche con
temi e problemi da affrontare.

Nel 1991-92: Commissione Brocca programmi con quadri generali in cui la finalità della storia è
fornire strumenti per la consapevolezza del metodo storico.
Non portarono grandi modifiche all’assetto della scuola secondaria e non cambiarono molto il
metodo di insegnamento.

Quando nel 1997 ci fu la revisione della Commissione Brocca, venirono modificati radicalmente i
programmi, con due novità principali

1. La storia viene affrontata per temi e non per successione di fatti. Nel primo anno per
esempio si toccavano argomenti economici, politici, culturali, di avviamento alla stroia, la
popolazione del pianeta, le religioni e il mondo attuale.
2. Lo studio veniva diviso in fasi, per partire dalle basi dello studio della disciplina, con una
importantissima fase di mediazione didattica.

Legge del 28 marzo 2003→Riforma Moratti: vengono eliminati gli istituto tecnici e costituiti 8
licei, improntati verso la preparazione all’università e istituti di formazione e istruzione, che
portavano ad una preparazione professionale. Vengono emanate le Indicazioni nazionali come nuovi
programmi per la secondaria II g. in cui la storia era improntata su miti, personaggi, spiritualità del
passato e del presente. Nei licei si studiava la storia italiana, con uno sguardo al contesto globale in
cui lo stato si colloca. La storia extraeuropea era quasi del tutto ignorata, non si parlava della storia
di genere, privilegiando la storia degli imperi e delle guerre.
In sostanza questa riforma riportava lo studio della storia molto indietro, a prima della scuola di
massa.

Successivamente il ministro Fioroni alzò l’obbligatorietà scolastica e riportò la storia ai problemi


del presente, per formare ed educare, orientata alla contemporaneità.

Riforma Gelmini del 2009/2010: mantiene le indicazioni Fioroni e modifica la riforma Moratti
revisionandola, la nuova riforma è entrata nella scuola secondaria di II grado nel 20120/2011.
Si mantengono i caratteri precedenti dei licei e si istituiscono in tutto 6 licei, 2 istituti tecnici divisi
in 11 indirizzi diversi + 2 istituti professionali con 6 indirizzi diversi.
La storia rimane a 2 ore settimanali ovunque, è stata tolta l’ora di cittadinanza e costituzione, la
geografia è pressoché inesistente e la preistoria manca nei temi di programma storico. La storia
diventa una materia sopratutto orale.
Negli istituti professionali e tecnici la storia prende una dimensione etica e interculturale. Si studia
la storia sociale, economica, e demografica, delle tecniche e del lavoro.

Insegnare la storia
Oggi l’insegnamento deve fare i conti con un mondo globalizzato, dove l’informazione è condivisa
da tutti ma standardizzata. I mezzi di comunicazione di massa lanciano una sfida all’insegnante.

Prima dell’educazione di massa, con l’industrializzazione e la postindustrializzazione la scuola era


considerata una fonte del sapere di base e in alcuni casi anche oltre. L’insegnante doveva sapere
innanzitutto gli argomenti trattati, senza dare peso al saper insegnare. In alcune occasioni le lezioni
erano ben insegnate o addirittura affascinanti.

Dopo l’insegnamento di massa la scuola assume un altro significato, come l’insegnante inizia a
studiare le tecniche di insegnamento.

CURRICOLO→ percorso formativo che può riguardare qualsiasi grado scolastico e varie aree
culturali, materie o discipline.

PROGRAMMAZIONE→ insieme di operazioni che compongono il curricolo, viene usato a partire


dagli anni Settanta. Si tratta di individuare i traguardi di apprendimento della scuola, della classe e
di ogni singolo alunno, con forme di verifica del raggiungimento degli stessi.

La programmazione didattica contiene 5 diverse fasi

1. Analisi della situazione: prima di iniziare ad insegnare ad una classe bisogna analizzare il
loro punto di partenza, non solo didattico ma anche a livello di vita sociale e situazione
familiare.
2. Scelta degli obiettivi: si possono seguire diversi modelli, per esempio il modello Brocca
prevedeva di distinguere tra finalità e obiettivi, dividendo questi ultimi in cognitivi e
didattici, dividendo ancora gli obiettivi didattici in: conoscenze, competenze e capacità.
3. Scelta e organizzazione dei contenuti: vanno scelti in modo non astratto, in relazione con gli
obiettivi già individuati.
4. Scelta e organizzazione dei metodi
5. Valutazione: dei singoli elementi didattici, relazionando gli obiettivi prefissati e i traguardi
raggiunti.
Anche in passato poteva capitare che questo schema potesse essere applicato, magari
inconsapevolmente da alcuni insegnanti. Oggi alcuni ritengono che questo schema non sia utile,
mentre altri lo ritengono indispensabile.

Il livello di programmazione, sul piano pratico e burocratico, si effettua su tre diversi livelli:

a. Il Piano dell’Offerta Formativa (POF), in vigore con il Regolamento di autonomia


scolastica, è un regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni
scolastiche. Viene redatto dal collegio dei docenti, tenendo conto dei rappresentanti dei
genitori e degli studenti nella secondaria di II grado. Contiene le indicazioni generali sul
curricolo e viene modificato annualmente senza essere riscritto.
b. Programmazione del consiglio di classe o di interclasse viene applicato nella scuola
primaria e traccia le linee generali del lavoro annuale e i raccordi interdisciplinari. Ha senso
solo se si conosce già la classe e il contesto. Se invece esso è sconosciuto si procede con
metodi di verifica della preparazione iniziale e d’ingresso.
c. Redazione della programmazione disciplinare annuale, che spetta ai singoli insegnanti. Ad
esso seguirà la relazione finale. Esso deve tenere conto degli obiettivi, dei contenuti e delle
metodologie.

I programmi per competenze

Cosa significa? Significa valutare l’alunno in base alle sue abilità e conoscenze.

Spetta al collegio docenti individuare gli argomenti del programma, con i propri riferimenti spazio-
temporali, mentre di per sé il programma per competenze definisce solo le tematiche generali.

Schema delle abilità che il docente è tenuto a valutare, pag. 112-113.

UD→ Unità Didattica, il momento conclusivo della programmazione per obiettivi. È l’ideazione di
un concreto intervento didattico per una o più aree disciplinari e per una o più ore di lezione. Si
focalizza molto sul raggiungimento degli obiettivi e sulla valutazione.

Gli elementi di base della UD sono:

• Titolo
• Contesto scolastico
• Situazione della classe
• Prerequisiti di partenza
• Momento e tempo di realizzazione
• Obiettivi
• Contenuti
• Metodologie didattiche
• Strumenti e materiali
• Impegno orario (anche dello studio a casa)
• Valutazione

per quanto riguarda la didattica della storia vige il principio della libertà dell’insegnante di utilizzare
il metodo che preferisce. L’insegnante non è più né un profeta, né un facilitatore di studio per gli
alunni, che sviluppa solo il contesto e le basi per poter permettere di imparare.
Attualmente, dopo aver sofferto molto le riforme scolastiche e i cambiamenti, la storia è una
disciplina che sembra risultare varia, con strumenti anche digitali come l’audiovisivo, il sussidiario,
il cd-rom ecc. In realtà questa materia è molto poco varia in termini di strumentazione e metodi.

Diverse forme di didattica della storia

Didattica tradizionale: consiste in tre pilastri: la storia generale, il principio cronologico-


sequenziale e il modello trasmissivo del sapere.

Questo metodo consiste nel fornire agli studenti delle nozioni di storia generale, con fatti e
personaggi principali (storia sopratutto eurocentrica), seguendo un rigido continuum cronologico e
in sequenza, che genera un inevitabile processo di causa-effetto e non concede spazio
all’interpretazione della sequenzialità. Cioè ogni avvenimento storico causa semplicemente quello
successivo.
Le lezione svolte con questo metodo consistono in una lezione frontale, dove si segue sopratutto il
sussidiario e l’insegnante deve fare la propria spiegazione suscitando un interesse negli alunni. In
questo modo lo studente viene valutato nel suo studio in base agli argomenti affrontati in classe e
tramite verifiche orali. Lo studio è molto mnemonico e la valutazione riguarda l’avvicinarsi o meno
sella lezione trattata negli argomenti e nel linguaggio.

CRITICHE: sembrerebbe che questo metodo sia vecchio e obsoleto. È vero che concepire gli
avvenimenti storici con una unica chiave di lettura complessiva è un concetto superato. Inoltre, la
storia generale non può essere vista come un’enciclopedia dell’uomo. È altrettanto vero però che il
concetto cronologico e spaziale sono fondamentali per ordinare la storia. Infine, negli ultimi anni i
manuali di storia e gli strumenti utilizzati sono molto cambiati e si sono adattati ai tempi. Con il
prezioso contributo di insegnanti volenterosi e appassionati, questo metodo si trasforma in qualcosa
di interessante per gli studenti.

Didattica modulare

Didattica esistente da due decenni, che si basa sulla creazione di moduli, cioè di una sezione
disciplinare o interdisciplinare che ha una certa omogeneità di tema e rappresenta una rete integrata
di abilità e conoscenze da acquisire. Il padre del modulo è Gaetano Domenici.
Il modulo ha la caratteristica di essere autonomo e compiuto al suo interno, però aperto
all’interpretazione dell’insegnante che può comporlo secondo una logica personale.

Il modulo può rivolgersi all’insegnante → modulo didattico (con gli argomenti, i metodi di verifica,
gli strumenti, le attività)

Se si rivolge allo studente →modulo di apprendimento o unità modulare di apprendimento (un


percorso di apprendimento rivolto allo studente)

Nella didattica modulare la storia non segue un percorso cronologico, in cui ogni avvenimento è
collegato a quello precedente, ma si parte dal passato per arrivare al presente e ritornare indietro.
Ogni avvenimento storico trattato viene messo a paragone con il presente.
Per affrontare gli argomenti gli esercizi da svolgere sono fondamentali e possono essere di diversi
tipi, individuali, della classe ecc. Il concetto principale è: trasformare l’informazione in
esercitazione, per motivare adeguatamente gli studenti.
Lo studente non deve partecipare passivamente. È importante che l’alunno capisca tutti i concetti di
periodizzazione, terminologici ecc.
Questo metodo è sicuramente diverso, ma si possono utilizzare comunque alcuni strumenti del
metodo tradizionale, come il manuale didattico, il riferimento ai percorsi di storia ecc.
Il modulo viene sezionato in unità didattiche, sotto-moduli e sezioni.
I materiali comunemente usati per la lezione storico-didattica sono: testi, materiali crittografici e
iconici. I materiali sono poi suddivisi in: → materiale storiografico
→ materiali diversi (come le uscite sul territorio, il materiale
multimediale).

Si possono anche combinare diversi tipi di materiale, come i testi di storia generale, testi
manualistici, di storiografia divulgativa, monografie, testi preparati dall’insegnante.

Diversi tipi di modulo:

1. Modulo narrativo, che racconta un fatto con il suo svolgimento: “Lo sviluppo economico
italiano dal 1860 al 1914”.
2. Modulo descrittivo, che racconta il fatto e lo stato delle cose: “La democrazia ateniese nella
Grecia del V secolo”.
3. Modulo argomentativo, che racconta un argomento con approccio problematico: “La
schiavitù nel mondo romano”.
4. Moduli misti, con più modalità insieme.

Questo metodo didattico ha 4 fasi→ esempio concreto: L’organizzazione dell’impero romano

I. RIFLESSIONE SUL PRESENTE: si stimola lo studente ad una riflessione sul presente ad


esempio tramite discussioni guidate, per scatenare la curiosità verso il passato
(questionario). Si può arrivare a delle questioni come le tracce presenti delle infrastrutture
romane, l’uso odierno della lingua derivante dal latino, gli esempi architettonici esistenti del
periodo. In questo modo si può capire se gli alunni hanno già i requisiti di base per
affrontare il modulo.
II. DAL PRESENTE AL PASSATO: si passa al tempo passato, facendo per esempio un
sondaggio sulle conoscenze già acquisite dagli alunni e fissando alcuni riferimenti
cronologici e geografici per iscritto.
III. RICOSTRUZIONE E ANALISI DEL PASSATO: in questa fase si analizzano i fatti e i
processi storici. Qui si apprendono le informazioni temporali, la classificazione dei fatti
(evento, mutamento, permanenza) e i fatti d’intreccio (tematizzazione, problematizzazione e
spiegazione), per poi passare alla comprensione del testo storico. Dopo la lettura dei testi, si
passa alle esercitazioni.
IV. RITORNO AL PRESENTE: in questa fase lo studente mette a frutto le conoscenze
acquisite. Si affrontano di nuovo tematiche riferite al presente, che riguardano il passato
come le tracce visibili oggi nella lingua, oppure alcune riflessioni paragonate al presente
come la domanda: Cosa voleva dire essere cittadini dell’Impero? Cosa significa essere
cittadini europei?.

Componenti dell’unità didattica modulare:

• Titolo
• Materiali
• Esercizi
• Esercizi di ricapitolazione
• Prove di valutazione finale
• Testi di raccordo (per far capire bene in cosa consistono gli esercizi svoltie la funzione
cognitiva dei materiali)
• Apparati di supporto
• Guida all’uso (serve sia all’insegnante che all’alunno per prendere consapevolezza delle
diverse componenti).

Attualmente alcuni sostengono che questo metodo sia dannoso per la materia scolastica e per gli
alunni, altri hanno cambiato metodo di insegnare e sono soddisfatti del risultato.

LIMITI:

Caratteristiche e vantaggi Critiche


Rottura dell'ordine monotemporale e totalitario a cui La linearità del tempo è fondamentale per mantenere
si è abituati la profondità temporale dei giovani. Non si può
eliminare il criterio della successione temporale.

Si spezza la spirale della storia come materia La spirale è positiva perché non deve essere
estremamente ripetitiva. ripetitiva (la storia come composta da cicli diversi tra
loro)

Richiesta di strumenti temporali, quadri cronologici, L’industria editoriale ha proposto degli strumenti
linee del tempo per evitare il diffuso senso di inadeguati, adattando la didattica modulare a quella
confusione. tradizionale.

Attenzione allo sviluppo delle abilità e non solo delle La didattica assistita frena la creatività,
conoscenze, sviluppo del metasapere. Il metodo può l’intraprendenza, l’autogestione dell’alunno, che si
venire modificato e adattato all’ins./appr. In corso ritrova a costruire mappe concettuali non sue.
d’opera.

Si svela il meccanismo di costruzione del sapere L’insegnamento richiede molto sforzoall’insegnante,


storico. Si evita che la spiegazione e il libro di storia che si ritrova spesso a veder calare la propria
diventino informazioni controvertibili, come nella autorità, mentre lo Stato gli affida sempre più
didattica tradizionale. materie insieme e non fornisce preparazione
adeguata per questo tipo di metodo. Esso va seguito
passo passo in tutte le fasi dell’insegnamento, anche
dal punto di vista scientifico.

Il laboratorio di didattica della storia

Con la parola laboratorio si intende le aule-specializzate, che insieme alle aula-classi sono gli
elementi che compongono l’open classroom dell’intero plesso scolastico. Possono essere
disciplinari o multidisciplinari e possono trasferirsi anche al di fuori della scuola, con la ricerca
storici negli studi, negli archivi eccetera. La ricerca storica è dichiarata molto importante in tutti gli
ordini di scuola, sopratutto quelle secondarie di I e II grado.

Lo studente deve mantenere il rigore scientifico durante la propria ricerca, tenendo conto di tutti gli
aspetti della disciplina. La ricerca storica non può mai essere lasciata al caso e deve essere seguita
dall’insegnante. Nell’era del web è fondamentale uscire dal classico copia-incolla, oltre a dover
indirizzare la ricerca verso il suo carattere di problematicità. Inoltre, l’insegnante deve poter fornire
gli strumenti per accogliere le domande riguardanti il passato che scaturiscono dagli alunni. La
ricerca non riguarda solamente le fonti primarie, anzi le fonti secondarie (monografie, opere
storiografiche, articoli scientifici) sono il materiale fondamentale, che rispondono ai quesiti proposti
da chi esegue la ricerca.
Le fonti primarie e secondarie sono complementari.

Il percorso di ricerca ha come fine la didattica, è un metodo che richiede maggiore impegno sia da
parte dell’insegnante che da parte degli alunni, che dovrebbero al di fuori della scuola, andare a
consultare gli archivi con l’insegnante-guida.
Esistono due metodologie diverse di ricerca storica: la prima riguarda lo studio di fonti già reperite
da parte dell’insegnante.
La seconda consiste nel simulare un archivio (pseudo-archivio o archivio simulato) in cui gli
studenti devono reperire la documentazione, studiando le fonti e capendo se sono interessanti/utili ai
fini della ricerca. In questo modo i ricercatori devono affrontare anche i lavori più noiosi e
impegnativi. Il difficile è stimolare il ricercatore nella sua ricerca.

A pag. 132, schema con le 4 fasi della ricerca storica. Queste fasi possono non essere applicate tutte,
oppure aggiungerle in fase di svolgimento.

Modello di Antonio Brusa sul lavoro sulle fonti primarie, 4 fasi

1) Selezione della fonte, attraverso una lettura veloce. Ci aiuta a capire cosa prendere in esame.
2) Interrogazione della fonte attraverso una lettura selettiva. Si vuole capire cosa può darci il
documento.
3) Interpretazione delle fonti storiografiche, per collocare il documento in un contesto storico
ampio. In questa fase si praticano dibattiti, cooperative learning.
4) Produzione di un resoconto dei risultati ottenuti, attraverso un testo oppure altri strumenti.

Cooperative learning: metodo didattico in cui la gli alunni si trovano a lavorare insieme in tutte le
fasi di ricerca storica, senza un leader, tutti sullo stesso piano. Il lavoro deve essere coordinato e
tutti devono fare la propria parte. L’interrogazione delle fonti deve essere collettiva, mentre nelle
altre fasi ognuno ha il proprio compito. Gli alunni studiano la fonte analizzandola nello spazio e nel
tempo, per poi effettuare una dimostrazione concreta dei risultati ottenuti. L’insegnante deve
valutare alla fine il lavoro svolto, senza fornire suggerimenti o risposte durante lo svolgimento.
Questa pratica richiede un tempo relativamente lungo (da alcuni mesi ad un anno scolastico) e
sviluppa nel discente le abilità di gestione dei tempi, delle responsabilità collettive e al rispetto del
lavoro altrui.

Strumenti importanti per la didattica della storia:

Gli esercizi: a partire dagli anni 80, i manuali di storia si sono sempre più arricchiti di esercizi di
ogni genere. Essi sono fondamentali allo studente per meglio comprendere e applicare i concetti
scritti. Esistono molteplici tipologie di esercizio, da quelli a risposta multipla a quelli aperti.
L’obiettivo è quello di far prendere confidenza allo studente con i concetti, i testi e le pratiche
scritte. L’insegnante aiuta a interpretare il testo, anche se gli esercizi devono avere un preciso
riferimento al testo stesso. L’alunno deve sapersi orientare sul testo e non sulle interpretazioni dello
stesso. Esistono anche esercizi preliminari per la comprensione ed esercizi da svolgere dopo lo
studio. Importante è il quaderno di storia, che sia cartaceo o elettronico. Il quaderno sopratutto nella
scuola sec. di II grado è pressoché inutilizzato, essendo la storia una materia quasi esclusivamente
orale. L’insegnante deve saper individuare la tipologia di esercizio migliore da svolgere. Gli esercizi
sono un importante strumento di “studio” dell’alunno, oltre ad iniziarlo alla pratica del prendere
appunti.
I grafici: strumenti visivi che aiutano lo studente ad analizzare uno o più fenomeni in sintesi. Alcuni
tipi di grafici sono:

• i grafici cartesiani
• i grafici lineari (le linee del tempo, che sono grafici di successione o di contemporaneità se
evidenziano la contemporaneità dei fenomeni)
• tavole cronologiche (schema che mette in ordine cronologico più avvenimenti)
• mappe cronologiche (incrociano lo spazio con il tempo, con carte geografiche mute o
cartogrammi)

Questi strumenti possono essere utili sia per gli alunni che per gli insegnanti e possono essere creati
anche a computer, venendo meno però alle abilità di disegno e rappresentazione grafica a mano.

La valutazione: è uno strumento utile all’alunno per rendersi conto delle proprie abilità e
all’insegnante per riuscire a valutare quanto appreso.

Esistono 3 tipi di valutazione

• val. iniziale, serve a conoscere il livello di conoscenza della storia nella classe, ma anche a
rinforzare la motivazione allo studio della storia, o a rendere cosciente l’alunno del proprio
livello. È utile all’insegnante anche per capire se è necessario modificare il piano di
apprendimento già redatto all’inizio dell’anno scolastico.
• val. formativa, svolta durante l’anno, di varie forme (scritta, orale, con domande volanti,
attraverso ricerche ed esposizioni, con discussioni di gruppo ecc.)
• val. finale o sommativa, per concludere il percorso di apprendimento, per capire quanto è
stato fatto e la sua efficacia o meno.

Il manuale o il sussidiario: si chiama sussidiario il libro di testo utilizzato nella scuola primaria,
mentre il manuale è il libro utilizzato nella scuola secondaria. Oggi è uno degli strumenti più usati
per studiare la storia.
Negli anni ‘60 - ’70 ci fu un dibattito anche politico sull’insegnamento e sul funzionamento della
scuola, che coinvolse anche il libro di testo, considerato un vecchio strumento che semplicemente
elencava i fatti senza scopi didattici. Effettivamente era da molti anni che i testo erano sempre gli
stessi ed erano diventati obsoleti.
Successivamente il testo per le scuole è cambiato di molto perché hanno iniziato a comparire
immagini, fumetti, storie che invogliano gli studenti nella lettura. Nella scuola primaria il libro di
testo sta diventando quasi banale, con argomenti che i bambini trovano interessanti perché ne
parlano in televisione e con poco testo quasi insensato.
Il libro di testo per le secondarie ha bisogno di molteplici operazioni per studiarlo al meglio:
Il primo livello riguarda la conoscenza del libro stesso, sopratutto per gli studenti del primo ciclo e
da alcuni esercizi per la comprensione, come la divisione in paragrafi o pezzi di testo, i riassunti,
l’individuazione di parole-chiave e della terminologia specifica.
Il secondo livello riguarda operazioni da eseguire dopo aver studiato il testo, a partire dai dati e le
informazioni acquisite.

Il libro di testo è una importante fonte storiografica, infatti di solito i testi sono accompagnati dalla
storiografia degli autori correttamente citati, che possono essere utili anche per spunti per ricerche o
laboratori. A volte propongono anche casi storiografici
Il brano storiografico di corredo integra il profilo di base.

Spesso gli insegnanti preparano delle unità di apprendimento o dei temi specifici per suddividere il
carico di studio, basandosi sui programmi ministeriali. La suddivisione serve anche agli alunni.
Legge del 30 ottobre 2008: i libri di testo devono essere mantenuti 5 anni alla primaria e 6 alla
secondaria. In più, nel 2011-2012 si è passati all’adozione dei libri multimediali, con una versione
cartacea e una scaricabile online.
Queste soluzioni hanno cambiato l’attitudine degli insegnanti verso i libri di testo e hanno messo in
confusione il sistema scolastico, sopratutto se venissero adottati solo libri multimediali online,
eliminando la versione cartacea.

Altro strumento utilissimo per la didattica è la LIM.

Gli audiovisivi: sono documenti storici che hanno un forte impatto sugli studenti, che apprendono
attraverso un tipo di strumento divertente e entusiasmante.
Alcuni esempi di fonti utili, come dei database che danno degli spunti dal punto di vista didattico:
• I filmati dell’Istituto Luce
• Gli archivi della Rai
• I film di fantasia con elementi reali, come l’ambientazione
• Film fantascientifici

è importante saper scegliere il filmato giusto, sopratutto se si tratta di storie inventate, che devono
avere elementi realistici che riguardano la storia del passato.
Un esempio di film/fonte di informazioni e reperti storici è Schindler’s List. Quest’opera ha delle
versioni scritte a altra visive che riguardano il tema della Shoah come fenomeno storico visto dal
punto di vista americano. Alcune tecniche espressive sono molto interessanti, come le versioni con
riprese in bianco e nero, che richiamano l’epoca di ambientazione, dando una versione più veritiera.
Quest’opera è molto complessa e con più tracce interpretative.

L’insegnante deve avere l’abilità di capire se un’opera audiovisiva sia frutto della totale fantasia o
se abbia degli elementi di verità, per trasmettere i concetti giusti agli alunni. Dai film si può partire
per laboratori, approfondimenti e altre attività. Per cui dedicare il giusto tempo a un filmato può
risultare uno spunto molto utile.
Fondamentali sono anche le fotografie e i filmati, di cui si trovano archivi e testimonianze anche
online.

Il web: strumento recente e fondamentale per trovare veri e propri documenti, spunti e discussioni
sia sulla storia che sulla didattica della storia.
Come fare per riconoscere se un sito o un documento sono autentici e considerabili ufficiali?
Ci sono alcune caratteristiche fondamentali

1. l’Autorevolezza
2. Accuratezza
3. Obiettività
4. Aggiornamento
5. Chiarezza d’intenti
6. Utilizzabilità
7. Trasparenza

in particolare, i punti 3 e 5 sono i fondamentali da controllare prima di presentare una


documentazione/reperto storico agli alunni.

Quali sono le tipologie di fonte trovabili sul web? Librerie e biblioteche virtuali di libri, giornali,
riviste, enciclopedie, dizionari, cronologie, notizie, musei ed enti culturali (siti internet preliminari
alla visita guidata o visite virtuali), archivi e fonti, liste di discussione a cui potersi iscrivere per
newsletters o dibattiti (sia di storia che di didattica della storia), siti come il Ministero
dell’Istruzione per informazioni di tipo normativo.
Pagg. 151-152-153-154 per esempi di siti web utilizzati per gli scopi sopra

Il web 2.0: il caso di Wikipedia→ il web 2.0 è una nuove frontiera del web, che comprende i social
networks, siti come Youtube, in cui l’utente interagisce con la rete stessa e con gli altri utenti.
Wikipedia è una delle più vaste enciclopedia consultate al mondo, ma i dubbi sulla sua veridicità e
utilità storica sono molti. C’è chi non sostiene la consultazione del sito a scopi didattici e chi la
approva. Questo sopratutto perché il fatto che miliardi di utenti possano modificare le fonti citate e
le voci corredate, aumentano il vandalismo in questa enciclopedia. Inoltre, chi modifica potrebbe
non essere competente e scrivere in maniera soggettiva.
Può questa risorsa essere utile ed utilizzata?

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