Durante l'età del bronzo, dal 2300 al 1000 a.C. circa, aumentò l'importanza degli scambi di metalli e merci.
La principale cultura dell'età del bronzo in Europa è quella dei campi d'urne, diffusa tra XIV e VII secolo a.C. in
gran parte del continente, dalla
penisola italiana alle sponde del Baltico. Il nome viene dal fatto che vi veniva praticata la cremazione o
incinerazione dei defunti, le cui ceneri venivano poi collocate in urne di bronzo, ritrovate a centinaia nei
sepolcreti.
In Europa l'età del ferro iniziò tra la fine del Il millennio e I'VIII-VII secolo a.C, a seconda delle regioni.
La principale civiltà dell'età del ferro è la cultura di Hallstatt, sviluppatasi nell'VIII-V secolo a.C. nella zona
centrale del continente.
Hallstatt è il nome del villaggio austriaco in cui venne alla luce una grande necropoli, consistente in circa 2000
sepolture.
Gli eredi della civiltà di Hallstatt furono i celti che i romani chiamarono "galli", una popolazione originariamente
stanziata lungo il corso superiore del Danubio nel II millennio a.C.
I celti, una popolazione di guerrieri, fra il V e il III secolo a.C., si espansero in Francia, Spagna, nelle isole
britanniche, in Italia e in Asia Minore.
I celti non diedero mai vita a uno stato unitario e rimasero sempre organizzati in tribù indipendenti, dominate
da aristocrazie di capi guerrieri.
Le genti celtiche avevano comunque due potenti fattori di unione: le comuni credenze religiose e la lingua.
Nell’aristocrazia c’era una classe sociale di grande prestigio, i druidi, cioè i sacerdoti, che tramandavano
oralmente le conoscenze di quel popolo.
Oltre alla caccia e alla guerra di razzia, i celti praticavano intensamente l'agricoltura e l'allevamento.
L’italia grazie alla sua posizione geografica presentava una grande ricchezza di popoli, civiltà e forme di vita,
alcune delle quali anche molto evolute.
A differenza della Grecia, in cui troviamo diverse varianti di uno stesso popolo, l'Italia antica ebbe dunque un
carattere che oggi definiremmo "multietnico" e "multiculturale".
Durante l’età del bronzo nell'Italia settentrionale, e in particolare in Lombardia, Veneto e Trentino, si diffusero i
villaggi su palafitte.
Questo tipo d'insediamento non sorgeva necessariamente sull'acqua, ma anche presso le rive di laghi o fiumi;
la sua funzione era di isolare le capanne dall'umidità del terreno e, probabilmente, di difenderle meglio dagli
attacchi di animali come lupi e orsi.
Nacquero anche gli insediamenti terremare, si trattava di insediamenti agricoli, anchessi spesso con capanne
su palafitte, che prendono il nome da "terra mara” che indica dei monticelli di terra scura, ricca di sostanze
organiche, che un tempo i contadini usavano come fertilizzante.
Un aspetto caratteristico della cultura delle terremare era la cremazione dei defunti, le cui ceneri venivano
conservate in urne di ceramica.
Le urne ritrovate sono tutte uguali, cosa che fa pensare a una struttura sociale sostanzialmente egualitaria.
Nella tarda età del bronzo, dopo il 1500 a.C., si sviluppò lungo la dorsale degli Appennini, fra Puglia, Calabria
e Lucania, la cosiddetta cultura appenninica, basata sulla pastorizia e sulla pratica della transumanza.
Svilupparono un'agricoltura e strutture sociali più evolute, si incominciò a impiegare il cavallo; nei corredi
funerari compaiono spade, elmi, gioielli d'oro e d'argento.
Verso la fine del II millennio a.C. ,dal Piemonte al Lazio, si sviluppò un'importante civiltà detta villanoviana.
I villanoviani intrattenevano scambi commerciali con aree esterne alla penisola e soprattutto introdussero in
Italia la lavorazione del ferro.
I ricchi corredi funerari villanoviani sono prova di una società sviluppata, nella quale
le differenze di ricchezza, di potere e di funzioni sociali si erano ben delineate.
Il maggiore sviluppo della civiltà villanoviana si ebbe tra il IX e I'VIII secolo a.C., finché non venne assorbita da
quella etrusca.
Altre culture dell'età del ferro in Italia furono la cultura di Golasecca, diffusa tra Piemonte e Lombardia, e la
cultura atestina, in veneto, una popolazione giunta in Italia dal Centro Europa verso il X secolo a.C.
la civiltà nuragica, si sviluppò in Sardegna, dall'XI al VI secolo a C.
Essa prende il nome dai nuraghi, caratteristiche costruzioni di forma tronco-conica costituite da grossi blocchi
di pietre probabilmente usate per la difesa delle città dai nemici e predatori provenienti dal mare.
La civiltà nuragica era dominata da un'aristocrazia guerriera suddivisa in clan, ognuno dei quali controllava un
territorio e offriva protezione ai propri contadini.
la civiltà nuragica era avanzata nella lavorazione dei metalli.
Ci furono molti rapporti commerciali con i fenici, etruschi e cartaginesi, che ne determinarono il declino, quindi
nel VI secolo a.C. l'isola cadde sotto il controllo cartaginese.
Fra I'VIII e il VII secolo a.C. il quadro del popolamento della penisola si era ormai stabilizzato.
- veneti,
- i liguri, che occupavano un'ampia zona comprendente la Liguria, il Piemonte meridionale, la parte
sud-occidentale della Lombardia e la costa settentrionale della Toscana.
- le popolazioni celtiche che, provenienti dall'Europa centrale, insediate a nord del Po fin dall'inizio
dell'età del ferro, allargandosi poi fino all'Emilia e alle Marche.
- etruschi, costruirono una fiorente civiltà a partire dall’attuale toscana
- popolazioni italiche, umbri, piceni e pretuzi (Appennino centrale), equi, volsci, latini e sabini (Lazio),
sanniti ( Abruzzo, Molise, Campania), lucani (Basilicata), bruzi ( Calabria), siculi, sicani ed elimi
(Sicilia).
- Japigi, popolazione di origine illirica, stanziati nel Gargano, si diffusero successivamente nella Puglia
meridionale.
- greci, nell'VIII secolo a.C., nel corso della seconda colonizzazione fondarono un gran numero di città
sia nella parte continentale (la Magna Grecia) sia in Sicilia.
- i cartaginesi, che si spinsero fino in Sardegna, respingendo verso l'interno la popolazione locale dei
sardi.
GLI ETRUSCHI
Nell'area della Toscana Fra l'VIII e il V secolo a C. si trovavano gli etruschi.
chiamati dai greci tirreni, dai romani etruschi o tusci , ma loro si chiamavano rasenna.
L’origine degli etruschi non è molto chiara, un ipotesi e quella che fossero una
popolazione autoctona connessa ai villinoviani ma la loro fioritura inizió grazie ad
apporti sia culturali sia etnici provenienti dell’esterno della penisola. Infatti gli etruschi
importarono l'alfabeto dai Greci, adattandolo alla propria lingua.
Ta il VII e il V sec a c. furono protagonisti di una grande espansione arrivando a controllare:
- ETRURIA (Toscana, Umbria e Lazio)
- PIANURA PADANA.
- COSTE ADRIATICHE della romagna
- CAMPAGNA
Inoltre furono in contatto con i greci: in un primo periodo ci furono déi rapporti pacifici
ma quando i greci penetrarono in Italia ci fu una rivalità commerciale e politica.
Intatti ci furono molti scontri, nei quali a volte gli etruschi si allearono con i cartaginesi.
- nel 540 a.C. ci fu la battaglia navale di Alalia, per il controllo della costa orientale della corsica. Gli
etruschi e i cartaginesi sconfissero i greci.
- Nel V secolo a.C. inizió la decadenza etrusca
- 474 a. C. con la battaglia navale di Cuma furono cacciati da Roma e vennero
sconfitti dalle città greche
- 423 a.C. persero la città di capua, in campagna, occupata dalla popolazione appenninica dei sanniti,
mentre i Celti iniziarono ad attaccarli dalla pianura padana.
Fra il IV e il III sec a.c la potenza di Roma sottomette tutte le città etrusche.
Una causa di questa decadenza è che le città etrusche (Volterra, Perugia, Tarquinia, Mantova, Ravenna) non
costituirono mai uno stato unitario, ma entità politiche autonome spesso in conflitto tra loro.
Ma diverse città si riunirono in confederazioni, la piú potente la dodecapoli (l'unione di 12 città) cha
comprendeva i più antichi e sviluppati centri urbani dell'Etruria, queste confederazioni avevano un carattere
prevalentemente religioso.
Ogni città etrusca era retta da un sovrano chiamato lucumone, affiancato da un consiglio di aristocratici.
Successivamente si sostituirono alla monarchia forme di governo oligarchiche, il cui potere era esercitato da
collegi di magistrati.
La ricchezza di giacimenti minerari fu alla base dello sviluppo economico etrusco, dando impulso alle attività
artigianali e ai commerci.
Gli etruschi furono abili anche nelle tecniche di irrigazione dei campi e nella bonifica e canalizzazione dei
terreni incolti o paludosi.
Il cuore dell'economia etrusca era tuttavia rappresentato dai commerci: essi stabilirono relazioni commerciali
con tutto il Mediterraneo e il Vicino Oriente.
La potente flotta etrusca ebbe per lungo tempo il controllo assoluto del Tirreno, compiendo anche azioni di
pirateria grazie alle navi rostrate (il rostro, invenzione etrusca, era una punta metallica applicata alla prua delle
navi, che consentiva lo speronamento dei navigli nemici).
La classe dirigente etrusca era costituita dalle grandi famiglie aristocratiche, proprietarie di terre e di miniere,
mentre i ceti popolari e i servi, lavoravano nell'agricoltura, nel commercio e nell'estrazione dei metalli.
C'era poi un'altra categoria di persone, i lautni, a cui una famiglia aristocratica poteva affidare incarichi di
particolare responsabilità, tanto che molti lautni venivano seppelliti nelle tombe della famiglia che li
proteggeva.
Una posizione molto rilevante nella gerarchia sociale etrusca occupava il clero, poiché i sacerdoti erano
ritenuti in grado di interpretare la volontà degli dèi.
Gli etruschi erano abilissimi costruttori. Le città avevano mura imponenti, vie lastricate, opere fognarie e
acquedotti.
Una fondamentale innovazione etrusca fu l'arco a volta, che consenti soluzioni costruttive nuove.
Il culto dei morti aveva una particolare rilevanza presso gli etruschi.
Le decorazioni parietali delle tombe abbondano infatti scene gioiose di feste, banchetti, danze, battute di
caccia, corse di bighe e varie attività sportive; anche la musica doveva essere molto apprezzata, perché nei
dipinti figure di suonatori allietano la maggior parte delle attività.
ROMANI
Nell'area corrispondente all'attuale Lazio, a partire dal 1000 a.C., diverse popolazioni vennero così a occupare
l'ambiente laziale: i sabini, gli equi, i volsci, gli ernici e i latini I villaggi erano fra di loro indipendenti, anche se
uniti dalla stessa lingua e da culti religiosi comuni.
Il culto di Giove Laziale diventò un’alleanza difensiva e politica, la Lega Latina.
Nel corso dell'VIII-VII secolo a.C. le comunità latine conobbero una forte spinta all'urbanizzazione, anche per
influsso degli etruschi per le colonie greche.
Per lungo tempo primeggiò Alba Longa, che aveva assunto anche il ruolo di guida della Lega, finché non
venne spodestata da un'altra città, Roma
La nascita di Roma è avvolta nella leggenda e nel mito elaborati dagli scrittori latini di età imperiale per
nobilitarne le oscure origini.
Essa venne fatta risalire ai discendenti dell'eroe mitico Enea, scampato alla distruzione di Troia. Secondo la
leggenda, dunque, gli scampatialla rovina di Troia, sotto la guida di Enea, sarebbero giunti nel Lazio, dopo
lungo peregrinare, seguendo il comando divino di fondare una nuova, grande città. Qui Enea sposò Lavinia,
figlia del re dei latini, e fondò la città di Lavinio, mentre suo figlio Ascanio fondò Alba Longa. Dopo alcune
generazioni, Rea Silvia, principessa di Alba Longa e discendente di Enea, fu violentata da Marte, dio della
guerra, e ne ebbe due gemelli,
Romolo e Remo. Nel frattempo Numitore, padre di Rea Silvia e re di Alba Longa, era stato cacciato dal fratello
Amulio. Costui, per usurpargli il trono e non avere ostacoli dai legittimi eredi, aveva fatto uccidere i figli maschi
di Numitore e gettare nel Tevere Romolo e Remo. I gemelli riuscirono però a salvarsi; vennero prima allattati
da una lupa, poi accuditi dal pastore Faustolo e dalla moglie di questi. Una volta cresciuti, essi uccisero
Amulio, riportarono sul trono Numitore e decisero di fondare una nuova città sul colle.
Essendo Romolo e Remo gemelli, per decidere chi avrebbe dovuto fondare la città e darle il proprio nome ci si
affidò al volere divino, scrutando al modo degli etruschi il volo degli uccelli. Il responso parve favorevole a
Romolo: egli segnò dunque il
tracciato che avrebbe delimitato i confini sacri della città, il pomerio, che nessuno avrebbe potuto oltrepassare
in armi. Remo, che non era d'accordo con l'interpretazione del volere divino, varcò il confine in segno di
scherno e Romolo lo
uccise, divenendo primo re della città.
il 21 aprile del 753 a.C., data della nascita di Roma.
Nell'VIII secolo a.C, ma forse anche già dalla prima età del ferro, intorno al 1000 a.C., comunità di latini erano
venute a insediarsi sui colli che si trovavano sulla riva sinistra del Tevere. Qui sui colli circostanti nacquero
piccoli villaggi.
La valle erapaludosa e malarica, ed era naturale che per gli insediamenti fossero state scelte le cime dei colli.
La posizione era particolarmente favorevole per diverse ragioni:
- la foce del Tevere costituiva uno dei pochissimi centri di estrazione del sale presenti nella penisola, qui
partiva la cosiddetta "via del sale", in seguito detta Salaria, il sale era fondamentale per la preparazione
e la conservazione degli alimenti e per l'allevamento.
- Il fiume era navigabile e si era formato un vero e proprio porto, abbastanza vicino al mare ma ben
protetto dalle incursioni di pirati e predatori.
Attraverso un processo di sinecismo analogo a quello che abbiamo già incontrato parlando delle pòleis
greche, la fusione di piccole comunità portò alla formazione di un vero e proprio nucleo urbano.
La prima forma di governo di Roma fu la monarchia; essa durò due secoli e mezzo, dalla metà dell'VIII secolo
al 509 a.C. In questo periodo, secondo la tradizione, governarono sette re.
E inverosimile che solo sette re abbiano coperto un arco di tempo così ampio, quasi 250 anni, soprattutto in
un'epoca in cui la durata media della vita era molto bassa; e d'altra parte è certo che alcuni di essi furono
figure leggendarie.
- A Romolo, fondatore e primo re, vengono attribuite l'originaria fusione di romani e sabini e il primo
tentativo di fissare precisi ordinamenti sociali e politici. A lui risalirebbe anche la fondazione del senato,
l'assemblea dei capi delle famiglie aristocratiche il cui nucleo originario assommava, secondo la
tradizione, a 100 membri.
- Numa Pompilio avrebbe gettato le basi dell'ordinamento religioso romano, creando un pantheon di
divinità comuni ai vari gruppi che avevano dato vita ai primi insediamenti.
- Sotto Tullo Ostilio si sarebbe verificato il celebre scontro fra tre fratelli romani, gli Orazi, e tre fratelli
albani, i Curiazi: l'episodio ricorda l'inizio di una fase di rafforzamento dei confini e di espansione
territoriale, tramite la guerra vittoriosa contro Alba Longa, la cui popolazione venne poi trasferita a
Roma.
- Anco Marcio portò Roma ad affacciarsi direttamente sul mare, fondando l'attuale città di Ostia, porta di
ingresso ai traffici commerciali sul Tirreno. È probabile che in questa fase sia stato costruito il ponte
Sublicio, il primo ponte stabile di legno sul Tevere, anch'esso indice di una crescente partecipazione di
Roma agli scambi commerciali.
verso la fine del VII secolo a.C. iniziò il periodo della monarchia etrusca
La monarchia etrusca diede infatti un vigoroso impulso alle opere pubbliche
- Tarquinio Prisco tra la metà del VII e la metà del VI secolo a.C.la valle paludosa fu prosciugata e
risanata con canali di scarico e divenne il Foro, cioè il "mercato", centro della vita economica e politica.
- Successore di Tarquinio Prisco sarebbe stato Servio Tullio, al quale si fanno risalire la costruzione di
una cinta di mura, dette appunto "serviane" e un'importante riforma delle istituzioni.
- L'ultimo re, Tarquinio il Superbo, è descritto come autoritario, violento e crudele. Si tratta con ogni
probabilità di una figura leggendaria, le cui caratteristiche negative servirono a far meglio risaltare la
grande svolta rappresentata dal passaggio alla repubblica. Lo storico Tito Livio racconta che il figlio di
Tarquinio, violentò Lucrezia, moglie del cugino del re e quindi Lucrezia si uccise per il disonore e quindi
duepolitici organizzarono una rivolta, scacciarono il re e la sua famiglia da Roma e soppressero la
monarchia. Questo sarebbe successo nel 509 a.C.
L'organizzazione sociale della Roma arcaica, nell'età monarchica e nei primi secoli della repubblica, era
fondata su due pilastri: la familia e la gens.
La familia era il nucleo sociale piu piccolo, che comprendeva tutti coloro che erano soggetti all'autorità del
maschio più anziano, il pater familias, vale a dire la moglie, i figli, i nipoti e anche gli schiavi, che tuttavia erano
ancora poco numerosi nei primi secoli di Roma. Si trattava dunque di una famiglia patriarcale, fondata sul
dominio della componente maschile e sull'autorità del capofamiglia.
Tale autorità, detta patria potestas, era pressoché assoluta, e si esercitava non solo sulle persone ma anche
sui beni. Il pater familias amministrava tutte le questioni inerenti al gruppo familiare, a cominciare dal fatto che,
alla nascita di un figlio, poteva decidere se riconoscerlo o abbandonarlo; stabiliva l'impiego del patrimonio di
famiglia; decideva chi si dovesse sposare, e con chi; assegnava ai figli i beni di cui potevano disporre; pare
che, almeno nella fase più arcaica, avesse persino potere di vita e di morte sui membri della famiglia.
In una società patriarcale come quella romana, il ruolo della donna era concepito solo in funzione della
famiglia.
la donna viveva una condizione di minorità: non era ritenuta in grado di provvedere a se stessa e con il
matrimonio passava dall'autorità paterna a quella del marito. Strumento della politica matrimoniale delle
famiglie, la donna veniva promessa a un uomo scelto dal padre e si sposava fra i 12 e i 15 anni.
L'adulterio era normalmente ammesso per il marito, mentre per la moglie costituiva la colpa più grave, dato
che rendeva incerta l'appartenenza di sangue dei figli.
La vita economica era basata essenzialmente sull'agricoltura e sull'allevamento degli ovini (i bovini erano
utilizzati in prevalenza per i lavori agricoli). I patrizi in origine non erano altro, dal punto di vista economico, che
i maggiori proprietari di terre e di bestiame, e rimasero a lungo una classe sociale legata al possesso della
terra.
I contadini liberi plebei, proprietari di piccoli o piccolissimi appezzamenti, ricavavano dal loro lavoro di che
vivere, nulla di più.
Le piante dell'agricoltura romana erano i cereali, la vite, l'ulivo, gli alberi da frutto. Nella cerealicoltura dell'età
arcaica il prodotto principale non era il frumento, ma il farro, con il quale si preparava un tipo di polenta che
rappresentava una specie di piatto nazionale romano.
La vite e l'ulivo costituivano colture pregiate e molto più redditizie dal punto di vista economico. L'olio, in
particolare, veniva impiegato non soltanto nell'alimentazione, ma anche nei rituali religiosi, nella cosmesi, nella
medicina.
Già nel VI secolo a.C. esisteva a Roma un quartiere degli artigiani chiamato "quartiere etrusco",
evidentemente perché vi lavoravano molti etruschi, che offrivano le loro avanzate capacità tecniche soprattutto
nella lavorazione dei metalli.
Anche l'edilizia urbana e i lavori pubblici misero in moto, con lo sviluppo della città, una quantità crescente di
risorse e di appalti, affidati a privati.
Le attività artigianali e imprenditoriali di cui abbiamo parlato erano in mano ai plebei ed è soprattutto in questi
ambiti che alcune famiglie poterono arricchirsi. Si avviò così un'ascesa economica e sociale dei plebei, che
non trovava però un corrispettivo nell'accesso al governo della città, monopolizzato dai patrizi.
Da questa contradizione nascerà l'aspro scontro politico fra patrizi e plebei che caratterizzerà la vita di Roma
tra il V e il III secolo a.C.