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La storia dei primi quattro califfi, detti i ben guidati (ar-Rashiduun) e della dinastia Omayyade (660-

750) ci è giunta grazie ad opere redatte all’epoca degli Abbàsidi.

LA STORIA
● Accampamenti yemeniti —> Gli anni seguenti la morte la morte del profeta, avvenuta il martedì 13 del
mese rabii’ I dell’anno 11 dell’ègira, corrispondente all’8 giugno del 632, furono caratterizzati
dall’affermazione dell’Islam su vasti territori del vicino oriente. Durante la conquista delle steppe siro
palestinesi e poi dell’Iraq, l’esercito musulmano, eccezione della classe dirigente composta da cittadini
meccano e medi Nesi, era formato prevalentemente da membri di tribù nomadi provenienti dalla rabbia.
così furono i beduini delle tribù Yemenite, a conquistare nuovi territori e stabilirsi in Siria e in Iraq.essi
eressero grandi accampamenti (misr = accampamento militare) nel quale ogni tribù aveva il suo
quartiere, gestito secondo il sistema tribale, dal quale controllavano le regioni circostanti e partivano per
ulteriori conquiste. Da parte loro i califfi inizialmente preferirono stabilire le forze arabe in accampamenti
lontani dalle città preesistenti per tenere separati i conquistatori conquistati, contribuendo così a
salvaguardare la specificità degli arabi.così nel 638 il califfo ‘Umar decise di stabilire l’esercito in quella
che diventerà la città di Kuufa, sulla riva occidentale dell’Eufrate. La nuova comunità era scossa al suo
interno da gravi problemi, derivanti sia dalle forti spinte autonomiste delle tribù, sia dalla lotta sempre
più aspra per il potere; lotta che sfociò anche in un contrasto ideologico religioso che portò alla
formazione del movimento sciita.
● I 4 Califfi ben guidati —> Muhammad infatti non sembra aver lasciato indicazioni su chi dovesse
assumere la guida della comunità alla sua morte; così viene scelto come successore (khaliifa - pl.
khulafaa’, califfo) politico Abuu Bakr, uno dei primi compagni e seguaci del Profeta. Fu lui il primo dei
quattro califfi ben guidati che dovette adoperarsi per porre fine alla ribellione portata avanti da molte
tribù le quali, una volta morto il profeta, consideravano sciolte le parti strette con lui. Il secondo califfo
‘Umar, tiene inizio alle grandi conquiste, attaccando in Siria in Egitto le fosse bizantine e, in
Mesopotamia quelle Sasanide che poi furono sconfitte nel 637 a Quadisiyya. Dopo l’assassinio di
‘Umar, fu eletto califfo un altro compagno del Profeta, ‘Uthmaan anch’egli assassinato; il quarto califfo
fu ‘Alii, genero e cugino di Muhammad, che provocò immediatamente malcontenti opposizioni, tanto da
essere costretto ad abbandonare Medina.l’opposizione al califfo in carica, guidata da Mu’aawiya,
governatore della Sirio e cugino del califfo assassinato ‘Uthmaan, si concretizzò in battaglie e scontri;
quando venne tentanti un arbitraggio, una parte dei seguaci di ‘Alii lo abbandonò reputando ammissibile
affidare al giudizio umano quanto già deciso da Dio.questi dissidenti vennero chiamati khargìti e ‘Alii
venne ucciso da uno di loro nel 661. Dove quattro califfi e potere fu assunto da Mu’aawiya, il primo
califfo omàyyade il quale scelse Damasco come capitale.
● sciismo e sunnismo —> La lotta degli Alidi contro il califfo si concluse tragicamente con la morte di Husayn
Che segno col sangue la scissione fra la dinastia o maiale e loro seguaci, da una parte, e il partito
(shii’a) di ‘Alii dall’altra. Nei secoli seguenti tale divisione politica superò anche valenze religiose, dando
origine alla grande divisione, in seno all’Islam, fra la sci’a e il sunnismo.
● Guerra civile tra ‘Abd Allah ibn az-Zubayr e i califfi omayyàdi —> La Mecca e Medina, nel tentativo di
restaurare la loro supremazia, si sollevarono, mentre affioravano le rivalità esistenti fin dall’epoca
preislamica fra le tribù arabe la cui contrapposizione è fatta risalire alla diversità culturale storica
esistente fra gli arabi di origine meridionale o yemenita e quelli origine settentrionale. Questa diversità di
origine portò alla guerra civile fra ‘Abd Allah ibn az-Zubayr e i califfi omayyàdi, il primo era sostenuto
dai Banuu Qays, tribù del nord, e i secondi dai meridionali Banuu Kalb, a cui appartenevano sia la
madre che la moglie del califfo Yaziid. La rivalità si placò temporaneamente grazie l’attività di ‘Abd al-
Malik che, divenuto califfo, riuscì a far convivere alla sua corte i diversi gruppi, attuando una serie di
riforme amministrative; tra cui la coniazione della moneta e l’arabo come lingua dell’amministrazione al
posto dell’aramaico, siriaco, greco, copto, pehlevi.
● L’islamizzazione durante l’epoca omayyade —> questo processo di islamizzazione non avviene in maniera
uniforme come tutti i paesi della daar al-Islam ‫( دار اإلسالم‬casa dell’Islam). In Siria dove la insieme la
maggioranza da popolazioni parlanti siriaco vi erano tribù parlanti di arabo, la conversione, sia dei
politeisti che dei cristiani, si realizza parallelamente alla realizzazione maniera più rapida di quanto
avviene l’Egitto, i cui abitanti adottarono l’arabo senza però convertirsi massa. Ancora diversa era la
situazione nelle province iraniche, dove Islam si impose come religione mentre l’arabo divenne la lingua
ufficiale delle classi colte, ma non delle masse. Gli arabi si trovarono a governare popolazioni che non
erano né arabe musulmane ma appartenevano alla gente del libro, cioè quelle popolazioni che avevano
alla base della loro religione un testo rivelato: ebrei cristiani e zoroastriani. Per risolvere questo
problema, venne accordato lo stato di dimmii (protetti): questi gruppi avevano la libertà di culto ma in
cambio dovevano pagare una tassa sulla persona (gizya) è una sulle terre (kharaag). Emerge anche la
figura del mawlaa, colui che è legato da un rapporto di clientela a un musulmano; essi pur essendosi
convertiti all’Islam non ottennero il riconoscimento politico che li ponesse sullo stesso piano degli Arabi.
Le riforme attuate non furono sufficienti a placare il rancore contro gli omayyadi; infatti nel 747 iniziò la
rivoluzione guidata dagli abbàsidi.

LA CULTURA
● gli accampamenti yemeniti —> I primi califfi fecero stanziare loro eserciti in accampamenti organizzati
appositamente nei territori conquistati siano oriente siano Occidente, lungo la costa del
Mediterraneo.tale sistemazione contribuì inizialmente a tenere separata la popolazione locale dalle
tribù, e gran parte di origine yemenita, che formavano gli eserciti. Le truppe erano accompagnate una
sorta di migrazione collettiva dall’insieme delle tribù e quindi anche dalle donne, dei bambini e dei
vecchi.nonostante la collocazione isolata degli accampamenti militari questi con la sede Inter
sedentarizzazione delle tribù originariamente nomadi, si trasformarono in città in cui ebbero inizio i
contatti anche con le popolazioni locali. I prigionieri venivano impiegati come schiavi schiavi nelle
famiglie dei vincitori. Inoltre fra i non arabi però anche chi aveva contatti con i conquistatori per ragioni
professionali; una delle conseguenze dell’intrecciarsi di questi rapporti fu che l’arabo cominciò essere
parlato anche dai non arabi diffondendosi in tutte le province e in tempi comodi modalità diverse. I
contatti di questi fra gruppi di origine arabo foni e non arabo foni possono spiegare, secondo alcuni
studiosi, la diffusione lenta e costante di quelle varianti locali parlate in zone di tradizioni in cui stica
differente che daranno luogo ai dialetti arabi medievali, caratterizzati da una generale semplificazione
fonetica dell’abbandono della flessione e delle residenze.
● Le città di Basra e Kuufa —> due città irachene nate come accampamenti militari, che hanno svolto un
ruolo politico e culturale fondamentale nel Vicino Oriente. Basra, posta nel delta del Tigri e dell’Eufrate e
centro sunnita della conquista verso oriente, era divisa in cinque zone in cui convivevano gruppi tribali
diversi e spesso in conflitto tra loro. Kuufa, situata a circa 6 km da Al-Hiira, fu determinante per la
nascita del movimento sci’a. Nonostante queste differenze, queste due città furono centri di dibattiti e di
studi religiosi, giuridici e linguistici.infatti è qui, come già sto venendo a Medina, che il testo coranico
divenne oggetto di analisi grammaticali e lessicali mentre anche la poesia antica era presa in
considerazione messa per iscritto in quanto attestazione della più antica’arabiyya. Si discuteva sul
lessico ma anche su unità di Dio e quindi sull’essenza dei suoi attributi. Entrambe le città attirarono
anche molti poeti provenienti dalle altre parti del califfato; in ognuna delle due città vi era un mercato
frequentato gli abitanti delle città e dei beduini che venivano dal circondario.
● Città di Damasco —> importante città d’antica origine, divenne, con Mu’aawiya, la capitale del califfato,
luogo di tolleranza di convivenza fra culture diverse, che si confrontavano nella vita quotidiana con
serenità dovuta anche alle norme date in uso. I califfi promossero a Damasco la trasformazione della
cattedrale dedicata a San Giovanni è costruita dove sorgeva nell’antichità il tempio romano di Giove
Dolicheno, nella grande moschea, Gerusalemme l’edificazione della cupola della roccia e la
ristrutturazione della moschea di al-Aqsaa, e a Medina della Grande Moschea.
● I kaatib—> segretari, incaricati di redigere atti amministrativi e leggere ufficiali, di calcolare le imposte e
farle riscuotere, erano spesso non arabi però avevano una buona conoscenza della lingua araba.
Durante il califfato di Hishaam, i kaatib, iniziarono a scrivere, con aspirazioni estetiche e letterarie, testi
in arabo.e questa nascita della prosa di opere nelle quali aspetti la tradizione greco ellenistica e pehlevi
venivano elaborati, inseriti nella cultura araba e adeguata ai principi islamici.
● Le città di Mecca e Medina —> il pellegrinaggio veniva compiuto anche presso Medina che divenne la
seconda città santa dopo la Mecca; a Medina si intensificò lo studio degli hadiith, del Corano e iniziò a
formarsi la ‘scuola di Medina’. Nel “Kitaab al- agaanii” (il libro dei canti) di Abuu’L-Farag al-Isfahaanii
possibile farsi un’idea della vita colta e mondana che si conduceva alla Mecca e a Medina. Nelle due
città i califfi e personaggi potenti, anche se presenti saltuariamente, vi svolgevano la funzione di
mecenati mentre i poeti erano di ulteriore stimolo alla vita culturale; questa particolare vita cittadina
piacevole e stimolante prendevano parte attiva anche donne appartenenti alle classi alte, perché la
separazione dei sessi non era così rigida ed invalicabile come potremmo immaginare.
● I beduini nella società —> nelle città si diffonde il ‘mito del beduino’: egli era considerato padre della lingua
araba tanto che per secoli i grammatici e i letterati si recarono nelle sedi tribali utilizzarono, come
informatori, i beduini che giungevano nelle città; talvolta i formatori non conoscevano la risposta e le
domande e quindi fornivano risposte casuali o inventate .Alcuni califfi omàyyadi, fortemente legati al
mondo da cui provenivano, mandarono i loro figli presso le tribù del deserto per completare la propria
istruzione.ordinarono anche di costruire nel deserto alcuni castelli; tendenze diverse si svilupparono
all’interno della città: consolle conservatorismo e modernità, tradizione innovazione, sfera ufficiale e
sfera privata.

LA PRODUZIONE POETICA
Rivolti a risolvere questioni militari e religiose e i primi califfi offrirono ben poco sostegno alla poesia.
Particolarmente contrario ai poeti, considerati persone non grate, fu il califfo ‘Umar Che era solito distribuire
denaro, finché la gente non avessi l’esigenza di comporre versi, e che fece aumentare lo stipendio a Labiid. La
diffidenza nei confronti della poesia era un atteggiamento circoscritto però ad alcuni ambienti.infatti in
quest’epoca possiamo trovare quei poeti tribali che, per secoli, continueranno a farsi portavoce del gruppo e a
percorrere le vie tradizionali mettendo in versi la realtà nomade, alcuni schierandosi con gli Omàyyadi, altri
schierandosi con gli oppositori.
● Qasiida —> perde il suo prestigio e si afferma la poesia monotematica; ricordiamo solo duu ar-Rumma,
i poeti briganti (su’luuk) Che, spinti sempre più ai margini da uno Stato che doveva difendere i
commerci, i mercanti e i pellegrini, continuarono a cantare la propria misera vita e la propria tenacia
unite ora la volontà di opporsi al potere costituito, che spesso rigetterà in prigione. I califfi ‘Abd al-Malik
e Hisham utilizzarono la poesia come arma di propaganda. Nel loro complesso le le qaside composte
dai poeti della corte damascena mostrano una evidente derivazione dalla poesia antica; nella poesia
ufficiale inizia a cadere disuso il nasiib, il wasf invece rimane sempre importante. Tra i poeti che
celebrano la corte omàyyade abbiamo: al-Akhtal Che per porre risalto la generosità del califfo ‘Abd al-
Malik recupera dal passato l’immagine dell’acqua generose dispensatrice di benessere; Gariir invece
elogia la generosità del califfo Hishaam; al-Farazdaq scrive un’elegia funebre dedicata ad al-Haggaag,
il grande governatore omàyyade. Presso la corte mai e le poesie monotematiche acquistano una loro
dignità letteraria fermandosi in campi come la poesia encomio, invettiva, poesia d’amore, poesia
bacchica, poesia religiosa, elogio funebre e poesia descrittiva.
● Naqiida (pl. naqaa’id) —> si ricollega alla invettiva (higaa’), veniva recitata nelle piazze e nei mercati
davanti un pubblico della maggior parte dei casi popolare.e poeta attacca con violenza e fa riferimento
ad avvenimenti storici e situazioni sociali ridano speciali con lessico non aulici; l’alterco più vivace
famoso fu quello, sorto da una lunga questione derivante da un furto di cammelli, tra al-Farazdaq e
Gariir appartenenti a due clan diversi della grande tribù dei Tamiim. Gariir, a differenza di al-Farazdaq,
utilizza due stili diversi: da un lato un linguaggio semplice e diretto e talvolta osceno delle offese lanciate
contro gli avversari; e aulico e raffinato nelle autocelebrazioni.
● La poesia khargita —> presso l’ambiente alide ci fu chi utilizzò la poesia la poesia come mezzo di
propaganda contro gli Omàyyadi, esponendosi anche alla morte.questo tipo di poesia espressione di
quel movimento politico, nato dopo l’uccisione del califfo 'Uthmaan. I poeti khargiti compongono versi
non da professionisti, ma da adepti ispirati da una fervida fede; utilizza un linguaggio privo di
ricercatezze lessicali e stilistiche ma, nello stesso tempo, ricco per intensità emotiva. Ricordiamo
soprattutto at-Tirimmah ibn al-Hakiim che scrisse una sola poesia con il nasiib in cui sono esaltati la
vita ascetica di uomini.
● Il gazal (‫ غزل‬-> significato di ‘filare’, quindi ‘filare un discorso con l’amata, amoreggiare) —> poesia
d’amore, fa la sua apparizione nello Higaz (‫‘ = حجاز‬la barriera’ regione nord-occidentale della penisola
araba, cioè Mecca, Medina e Ta’if). Si tratta di un amore idealizzato e assoluto, basato su un patto che
terrà legati i due innamorati fino alla morte inoltre. Per Gamiil la memoria è un’ossessione che viaggia
portando con sé il dolore mentre va errando coperto di polvere, prigioniero d’amore, finché la gente dirà:
“è morto“; l’amore ‘udrita è un amore totalizzante, subito prima che il poeta e la donna nascessero, è un
amore nobile consolidato da un patto perenne davanti a Dio, ma segnato dalla sofferenza invocato. Si
sviluppa poi una tendenza a Roma disco data in Arabia, dove fu importata in Iraq, all’inizio del califfato
abbàside. Questo amore, definito in maniera anacronistica cortese, diviene ben presto un cliché
letterario, caratterizzato dalla purezza e nobiltà dei sentimenti e dalla possibilità di realizzarlo,. E dunque
di sofferenza fisica e spirituale. Il poeta, libero da costrizioni tribali ufficiali, accanto alla propria vita
amorosa e soprattutto se stesso; in primo piano infatti non vi è la donna bensì il poeta, vittima d’amore
resistibile dongiovanni, è il modo in cui si muove con disinvoltura. Il poeta ‘Umar narra di conquiste flirt,
di comprensione e convegni clandestini, raccontati con leggerezza, grazie all’uso di una lingua brillante
semplice e all’introduzione frequente di dialoghi; essi si svolgono fra il poeta e le diverse donne da lui
corteggiate, ma coinvolgono anche i confidenti, le cameriere e coloro che sorvegliano le donne. La
donna stessa non è una creatura convenzionale, ma un nome, una casa, una vita autonoma dal poeta.
A partire dal califfato di ‘Umar ibn ‘Abd al-‘Aziiz, ci fu pressione nei confronti dei cantanti e dei musici di
frequentare la moschea del profeta.
● La khamriyya (poesia bacchica) —> a Damasco, Basra, Kuufa, Mecca e Medina si presentano le prime
poesie dedicate al vino. Queste poesie furono composte soprattutto da poeti arabi cristiani. Con il califfo
al-Waliid ibn Yaziid il tema bacchico assume una definitiva autonomia, rompendo con le convinzioni non
solo sociali ma anche linguistiche, utilizzando un arabo semplice, ma ricco di immagini brillanti e
dirompenti. Nel complesso, le poesie monotematiche sono caratterizzate sia da forme metriche più
brevi rispetto a quelle impiegate nelle qaside; alla capacità dei poeti di adattare l’espressione contenuti
e a livello sociale culturale del pubblico, ha fatto sì che tale poesia sia apprezzata dalla classe dirigente
ma anche dalla gente comune. Oltre ad un arabiyya comune, permaneva un arabiyya piuttosto arcaica,
utilizzata da eruditi come grammatici e lessicologi.

LA PRODUZIONE IN PROSA
● Risaala —> L’arabo diventa lingua di amministrazione, pertanto ci fu come conseguenza il fatto che i
kaatib, incaricati di redigere gli atti amministrativi, ma anche lettere (‫ رسالة‬risaala) ufficiali da inviare nelle
province della daar al-Islam e ai sovrani stranieri, lettere che divennero un vero e proprio genere
letterario. Fra le epistole a noi giunte, la più interessante è quella indirizzata ai kaatib, cui sono
esplicitate le virtù che questi burocrati devono possedere ad esempio come l’onestà la fedeltà al
sovrano e cultura i numerosi campi del sapere.
● hutba —> discorsi pubblici di argomento politico e talvolta religioso, in cui la stesura scritta avvenne in
un secondo momento ad opera dell’autore stesso, o anche di qualche ascoltatore; è probabile infatti che
qualcosa possa essere stato dimenticato e qualcosa il tuo possa essere stato travisato e corretto
apportando delle modifiche.
● Biografie delle gesta del profeta (hadith, siira, magaazii) —> tanti musulmani sentirono il l’urgenza di
conservare la memoria del passato. Alcuni studiosi ritengono che l’analisi interna di alcuni testi dei
papiri ritrovati risalirebbero alla seconda parte del VII secolo, altri verso il IX secolo. Ciò che è certo è
che con molta probabilità all’epoca omàyyade, non vi era una netta distinzione fra le informazioni
relative le parole e gli atti del profeta, le spedizioni militari a cui aveva partecipato, e alla sua vita;
soltanto in un secondo momento gli arabi li distinsero in tre generi. Gli hadiith di Hammaam ibn
Munabbih sono tra gli hadiith più antichi; i magaazii (‫ )مغزى‬sono i racconti delle campagne militari a cui
aveva partecipato Muhammad. L’elemento centrale non solo più versi, ma l’attenzione è focalizzata
sugli avvenimenti; ora all’autore interessa recente storiche di cui versi sono un’appendice, complemento
che serve a testimoniare, in quanto frutto di una partecipazione diretta, in quanto narrato. Un esempio è
az-Zuhrii. Le siira invece sono dedicate alla vita del Profeta; la più antica è quella di Ibn Ishaaq però
tramite l’edizione di Ibn Hishaam.
● Traduzione di testi dal pehlevi e dall’iranico —> se ne occuparono i kaatib di origine non araba. Un
esempio è Ibn al-Muqaffa’: profondo conoscitore della cultura iranica, della cui tradizione era, percorso
fiero, scrisse in arabo, come per assicura un futuro al suo mondo che appariva vinto, siete sicura
trasferito trasferito elementi iranici, sia traduzioni, sia adattamenti da opere pehlevi; tra le sue opere
ricordiamo il “Kaliila wa- Dimna” raccolta di favole e apologhi che hanno bei personaggi principali due
sciacalli, deriva da un testo in pehlevi che a sua volta era traduzione del testo indiano intitolato
‘Pancatantra’ (300 d.C). Dal confronto con la versione siriaco, appare come siano stati modificati o
eliminati alcuni passaggi, come riferimenti alle metempsicosi, che poteva risultare sgraditi al pubblico
musulmano. nonostante essa fosse un’opera molto diffusa, e manoscritto più antico nostro possesso
risale al 1220;“Risaala fii’l-sahaaba” (Lettera sui compagni) Che è indirizzata al califfo per sollecitarlo a
prestare attenzione alle necessità e le problematiche sorte fra la popolazione iracheno.

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