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Nascita dell’Islam

“Egira” (migrazione) dalla Mecca a Medina nel 622, inizio calendario islamico –
formazione della Umma.
L’Islam – “devozione incondizionata” – nasce nel VII secolo nella penisola arabica.
Centro di questo territorio era La Mecca, città meta dei pellegrinaggi al santuario
politeista della Kaaba,
ambiente ricettivo di influenze ebraico/cristiane e del commercio di posizione.
La rinnovata rivelazione era destinata agli arabi, donata a Maometto, considerato il più
completo dei tre
profeti (Mosè, Gesù, Maometto). La rivelazione era stata concessa dall’arcangelo
Gabriele e fu successivamente trascritta nel Corano.
Il successo deriva dalla chiarezza dogmatica, assenza di sacerdoti e pratiche
quotidiane concrete.
Cinque pilastri dell’Islam:
-Attestazione di fede
-Cinque preghiere giornaliere
-Elemosina obbligatoria
- Digiuno purificatore nel mese di Ramadan
- Pellegrinaggio alla Mecca una volta all’anno (poi uno nella vita)
L’intransigenza dell’Islam verso i culti pagani creò tensioni con l’oligarchia mercantile
della Mecca (Quraysh)
che espulse Maometto, il quale si rifugiò a Yàthrib (Medina) elaborando un nuovo
progetto politico/religioso di comunità: la Umma.
La Umma si sovrapponeva ai legami di sangue proponendosi come comunità politica al
di sopra di tribù e
famiglie; la Mecca dovette piegarsi e convertirsi, nel 630 Maometto torna alla Mecca,
morendo due anni
dopo; questo comportò problemi di successione del Profeta.
Il primo successore fu il Califfo (“successore dell’inviato di Dio”) Abu Bakr, suocero di
Maometto, che si
proiettò al di fuori della penisola arabica.
Lo scontro tra persiani/bizantini era terminato nel 628 e i primi vennero facilmente
sconfitti gli islamici.
I persiani collassarono in pochi anni, l’area assiro-palestinese e l’Egitto si
consegnarono senza grandi
resistenze anche a causa della presenza del culto monofisita, che preferì il dominio
islamico. I territori bizantini d’altro canto non opposero resistenza vista la forte
pressione fiscale a cui erano sottoposti dall’impero bizantino per opera della riforma
militare voluta dall’imperatore Eraclio.
Successivamente al 640 gli arabi presero l’esarcato di Cartagine, sottomettendo le
tribù e i principati
berberi. Nel 711 una spedizione arabo-berbera nella penisola iberica sconfisse il regno
visigoto, ponendo le basi del Califfato di Cordova; da qui partirono incursioni verso il
mondo franco mirate al conseguimento di bottini.
Vi furono conflitti interni, anche se ciò non ostacolò l’espansione: il gruppo di
maggioranza (Sunna, sunniti) privilegiava la tradizione e voleva il califfo eletto sulla
base di capacità personali, la minoranza voleva fosse scelto tra i discendenti di
Maometto.
Alì, cugino di Maometto, aveva rivendicato il califfato nel 632, riuscendo a prenderlo
nel 656.
In seguito alla sua morte durante la guerra civile originatasi i suoi seguaci formarono il
gruppo di opposizione degli Sciiti.
Dalla guerra civile uscì vincitore Mu’awiya del clan meccano degli Omayyadi, che
riorganizzò la comunità in
senso monarchico; la successione divenne prerogativa della sua parentela, rovesciata
solo nel 750 agli
Abbassidi (con spostamento della capitale da Damasco a Baghdad).
Nella seconda metà del X si forma il califfato fatimide del Cairo, spezzando l’unità
politica formale del
mondo islamico. Il dominio islamico vede una serie di egemonie territoriali più o meno
ampie in conflitto tra loro in un quadro politico mobile e fluido.
La natura unitaria dei territori controllati permise traffici su lunga scala, con una nuova
unione nel Mediterraneo e facilità gli scambi in area irano-mesopotamica, creando
circuiti nuovi rispetto la tradizione romana.
Le province bizantine e persiane fornirono una burocrazia di formazione imperiale,
indispensabile per
organizzare e tassare la popolazione locale.
Nella prima fase si ebbe una tendenza a separare conquistatori e autoctoni, la
professione dell’Islam era riservata agli arabi ad eccezione di latifondisti ed élite
militari le quali potevano convertirsi e collaborare per mantenere il controllo arabo
sulla popolazione locale.
Separazione anche fisica tramite quartieri separati.
Dhimmi: non musulmani di altre religioni monoteiste (cristiani, ebrei, zoroastriani), la
fiscalità ricadeva su di
loro dato che gli arabi non pagavano tasse.
Fine VIII-IX, gli abbasidi per spezzare le lealtà tribali decisero di smilitarizzare gli arabi
e formare eserciti
professionali, favorendo la fusione tra popoli.

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