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Nella tarda antichità, contemporaneamente alle faccende romane, nel VI secolo (570)

nacque alla Mecca un personaggio decisivo per la storia d’Europa: Maometto. Le notizie che
abbiamo di lui ci sono giunte dopo la sua morte grazie a una serie di testi sacri: i più
importanti sono il Corano (VII secolo), e la Sira, la biografia tradizionale del Profeta (VIII
secolo). Orfano di padre, proveniva da una tribù di carovanieri. Attorno ai 40 anni ricevette
una rivelazione dall’arcangelo Gabriele, e cominciò la sua predicazione secondo la quale vi
era un solo Dio, Allah, e che Maometto stesso ne era il Profeta. Nella sua città natale riceve
ostilità, e fugge quindi a Meina, dove emerge come capo politico e religioso. Dopo la sua
morte, tutta la penisola arabica viene sottoposta alla teocrazia Medinese e aveva
abbracciato l’Islam.

La nuova religione intendeva svolgere un’opera di purificazione dalle contraffazioni, e si


basa sulla sottomissione ad Allah (islam significa infatti sottomissione), creatore del cielo e
della terra. L'osservanza del culto è fondamentale, e viene espressa tramite i “cinque pilastri
della legge”: la professione di fede, la preghiera più volte al giorno, il digiuno durante il mese
di Ramadan, l’elemosina e l’obbligo del pellegrinaggio alla Mecca, per chi ha salute e messi,
almeno una volta nella vita. Ha una fortissima ortoprassi, richiede cioè un’osservanza
scrupolosa delle leggi coraniche (sharia), che regolano tutta l’esistenza della comunità
musulmana, comprendendo norme di diritto civile e penale.

Rispetto al primo cristianesimo, l'Islam mostrò una velocità espansiva molto maggiore,
dovuta alla mal interpretazione del versetto coranico che incita al “combattimento sulla via di
Allah”, il quale venne interpretato secondo la dottrina della jihad nel senso di "guerra legale"
contro gli infedeli. Avevano eserciti molto compatti, guidati da capi risoluti e, soprattutto,
combattevano e morivano per Allah. L’esercito dei successori di Maometto si espanse
velocemente

- Alla fine degli anni ‘30 arrivano sulle sponde del Mediterraneo
- Nel 651 venne abbattuto l’impero dell’Iran. Le truppe cercarono di entrare nella
penisola anatolica, ma vennero fermate dai sovrani dell’impero Bizantino, grazie alla
loro tattica del “fuoco greco”, tecnica incendiaria delle navi avversarie
- Nel 698 le truppe islamiche conquistarono Cartagine
- Un ex schiavo portò le armate arabo-berbere oltre lo stretto di Gibilterra; il 711 segnò
la conquista della fascia interiore del Mediterraneo
- Nel 728 i Longobardi, popolazioni germaniche cristianizzate, si stabilirono a Cividale
dalla Pannonia
- Nel VIII secolo si forma nella Francia Settentrionale il Regno dei Franchi.

Erano un insieme di tribù comparse nel III secolo alla frontiera del Reno, che in guerra
prendevano il nome collettivo di franci (“coraggiosi”), termiche che poi prese il significato di
“libero”. Dopo aver attaccato la Gallia, trovarono un accordo con i generali romani, dai quali
ricevettero delle terre in cambio di difesa in caso di attacchi barbari. Si mischiarono con la
popolazione locale, creando il Regno dei Franchi.

- Nel 732 l’esercito musulamno venne sconfitto a Poitier, nella Francia centrale, dai
franchi. Fu una battaglia di valore epocale, in quanto i soldati erano degli
Europeenses che avevano fermato gli arabi, e dunque dei cristiani che avevano
fermato l’espansione musulmana.

La lotta contro gli islamici servì a Carlo Martello e a suo figlio Pipino il Breve, che divenne il
re dei Franchi, per elevarsi a difensori della civiltà cristiana occidentale contro “l’infedele”.

- Il figlio di Pipino il Breve, Carlo Magno, viene sconfitto sui Pirenei, a Roncisvalle nel
778. Questo episodio segnò l’occupazione dei Franchi in Spagna, nel luogo dove si
parlerà il Catalano.

Quando l'Impero romano d'Occidente si dissolse, il Re Franco Clodoevo consolidò un regno;


si convertì al cattolicesimo e accreditò la discendenza della sua stirpe ai troiano, favorendo
una società gallo-franca-romana. La dinastia merovingia, tuttavia, stentò a dar vita ad un
regno unitario poiché la tradizione Franca obbligava a dividere il regno fra i figli maschi.
Quando nel VII secolo salirono al trono i sovrani “carolingi”, il regno dei Franchi
comprendeva territori divisi in tre porzioni: la Neustria, l'Austrasia e la Burgundia. L'identità
etnica franca fu dunque l’esito di un processo continuo di aggregazione e suddivisione che
durò secoli.

Un elemento importante per la formazione dell'Impero carolingio fu la relazione privilegiata


dei Franchi con il capo Chiesa romana, il papa, figura che stava acquisendo sempre più
potere.
I vescovi di Roma cominciarono a definirsi successori di Pietro, colui che era stato prescelto
da Gesù, e pretesero quindi che Roma diventasse una delle cinque sedi apostoliche e che
venisse riconosciuta la supremazia romana. Formularono inoltre una teoria, secondo la
quale il potere politico e religioso dovessero essere divisi, e che quindi colui che governava
l’ecclesia non poteva governare contemporaneamente la respubblica: si distinguono i ruoli
dell’imperatore e del papa.

Nel frattempo ci fu un avvenimento importante: la caduta dell’impero romano d’Occidente, e


in Italia, meta di invasori e luogo della guerra greco-gotica, per lunghi periodi mancò una
figura sovrana. Per colmare questo vuoto di potere, i papi iniziarono a governare come dei
principi. Nel 568 con l’arrivo dei Longobardi in Italia la sovranità pontificia venne messa a
repentaglio, situazione peggiorata dai rapporti tesi tra il patriarca di Costantinopoli e il Papa
Romano.
Nel pieno di questa crisi, i Longobardi conquistarono Ravenna, minacciando la stessa
potenza pontificia; il papato cercò quindi appoggio nel regno dei sovrani cattolici franchi.
Pipino il Breve intervenne quindi a protezione della Chiesa, e in cambio venne nominato dal
papa re dei Franchi, unto con l’olio santo. Ciò rappresentò il fatto che il sovrano era “unto dal
Signore”, e quindi predestinato da Dio al trono. La cerimonia si tenne il latino, che si stava
diffondendo in tutto l’impero d’Occidente: si cominciò ad utilizzare il volgare, il latino
popolare, dal quale sarebbero nate poi le lingue romanze. Nel frattempo stavano nascendo
anche lingue di matrice germanica: stavano nascendo insomma le lingue europee moderne.

Nel 768 Carlo Magno salì al trono franco e ne divenne unico re dopo la morte del fratello
pochi anni dopo. Tra i suoi alleati vi erano la Chiesa di Roma e l'imperatore d’Oriente,
mentre il suo nemico più grande era rappresentato dai Longobardi, che si erano insediati in
Italia due secoli prima. Invece di scontrarsi con loro Carlo Magno sposò la figlia del re
longobardo ma il matrimonio fu presto rotto. Pressato da Roma, nel 773 Carlo scese in Italia,
e dopo l'assedio di un anno a Pavia (la capitale della Longobardia) Carlo ebbe la meglio
sull'ex suocero. Ai Longobardi lasciò i due ducati di Spoleto e di Benevento, mentre al Papa
lasciò l'esarcato di Ravenna e i territori appenninici che legavano la Romagna al Lazio:
nacque così lo Stato della Chiesa.

Escludendo le enclaves crstiane e i rengi-anglosassoni al di là della Manica, Carlo Magno si


ritrovò di fatto ad essere l'unico re Cristiano d'occidente circondato da tribú pagane: sassoni,
in rapporto di subordinazione e coordinazione coi franchi, danesi, àvari e slavi. Oltre i Pirenei
vi erano inoltre i regni musulmani iberici. Contro tutti questi nemici Carlo Magno combatté
una guerra ininterrotta.

Il conflitto più crudele fu quello con i sassoni, caratterizzato da stragi e battesimi forzati da
parte dei franchi, e assalti a guarnigioni e monasteri da parte dei germani. La guerra durò un
ventennio e si concluse con l'annessione al regno dei Franchi e la cristianizzazione di tutto il
territorio a ovest del fiume Elba.

Tra il 790 e 800 Carlo riuscì ad avere la meglio anche sulla popolazione àvara, che venne
sostanzialmente sterminata o ridotta in schiavitù.

Rimanevano soltanto i musulmani. Dopo la sconfitta a Roncisvalle, Carlo si limitò a


consolidare il sud della Francia, creando un regno autonomo, quello di Aquitania, affidato al
figlio Ludovico. Egli nell’800 entrò in Spagna, conquistò Barcellona e altri territori, fino a che
l’emiro di Cordova fu costretto a riconoscere l’influenza franca sulle terre a nord dell’Ebro.

Alla fine degli anni 790- 800 Carlo aveva dunque stabilizzato il suo regno: se si considera
che l'Italia centro meridionale divisa tra il Papa, i ducati longobardi e l'imperatore bizantino
era sua alleata, si può dire che è tutto l'Antico territorio dell'impero romano d'Occidente con
inclusione della Germania era di nuovo riunita sotto un principe Cristiano
Un episodio sconvolgente prese luogo a Costantinopoli: la madre dell’imperatore Costantino
VI detronizzò il figlio, e si autoincoronò imperatrice. Ciò spinse il papa Leone III, un papa
debole e corrotto, ad appellarsi a Carlo: lo implorò di scendere a Roma, dove egli stesso lo
avrebbe incoronato capo della cristianità. In cambio Carlo indisse un concilio che aveva il
compito di porre fine alle accuse di fornicazione e malversazioni che pendevano sul papa.
La mattina di Natale dell’anno 800 Carlomagno fu acclamato imperatore e “Augusto” a San
Pietro.

Carlo era detentore di un potere assoluto, che si esprimeva in una sovranità territoriale: la
sudditanza era rispetto a un regno, e non alla sua persona come individuo. L’organo più
importante era l’assemblea annuale, una riunione dei notabili del regno:
- I vescovi e gli abati, nominati dal re tra i membri dell’aristocrazia a lui più fedele
- I conti, cioè i governatori delle province in cui era diviso l’impero.
Il regno franco non ebbe alcuna capitale. Carlo passava gli inverni in un grande palazzo che
fece costruire ad Aquisgrana, mentre nelle altre altre stagioni si spostava tra le sue
innumerevoli residenze o si faceva ospitare da personaggi importanti in tutto l’impero. Lo
seguiva la corte, che era composta anche dall’amministrazione centrale dello Stato.
La politica di Carlo consisteva nell’estendere il sistema amministrativo e di governo franco a
tutto l’impero, trasformando i territori conquistati in contee rette da un conte, il quale fungeva
da rappresentante del governo ed era controllato da delle nuove figure di raccordo: i vassi
dominici (o vassalli regi) e i missi dominici. Per tutti questi ruoli Carlo utilizza i suoi uomini
oppure arcivescovi, vescovi, abati e badesse come se fossero funzionari pubblici.
Il sovrano acquisì così una duplice autorità: capo della cristianità e reggitore dell’impero.
Una maggiore coesione nel sistema imperiale fu ottenuta dalla diffusione di un rapporto
vassallatico beneficiario, in base al quale i funzionari crearono una rete di fedeltà personali
rispetto al sovrano, e in cambio ricevettero un beneficio, normalmente un possedimento
fondiario con relativi diritti, che prenderà poi il nome di “feudo”.
Il compito principale dei conti e dei rappresentanti regi dell'impero era quello di amministrare
la giustizia.
Come aveva già stabilito il padre di Carlo, Pipino, ognuno doveva essere giudicato “secondo
la legge della sua patria”, quindi venne incoraggiata la redazione aggiornata delle leggi
scritte e si tentò di omologarle in disposizioni che avevano carattere Imperiale.

Le risorse per mantenere Carlomagno e la sua corte erano generate dalle grandi aziende
regie. Sui singoli proprietari o uomini liberi gravano un insieme di prestazioni obbligatorie e
di imposte che colpivano la circolazione dei beni di consumo. Le spese maggiori erano
tuttavia per le annuali campagne di conquista: il cuore dell’esercito divenne la cavalleria
pesante, cavalieri dotati di armature e cavalli protetti da cuoio e ferro. Coloro che avevano
ricevuto benefici dal signore, avevano il compito di procurare e armare gruppi di cavalieri.
Ciò permise a Carlo di mettere in campo ogni primavera, quando l’erba nuova assicurava il
mantenimento di migliaia di cavalli, più armate contemporaneamente.

Questa alleanza tra il papa e l’imperatore fu vantaggiosa anche per il papato: il rito liturgico
si diffuse in tutto Occidente e la regola benedettina divenne prassi in tutti i monasteri; inoltre
vennero prodotte nuove versioni della Bibbia. Tra IX e X missionari cattolici iniziarono la
conversione della Scandinavia e nell’Oriente slavo.

Carlo si impegnò in un’opera di correzione dei costumi del clero, puntando sul rispetto della
gerarchia ecclesiastica e sull'educazione del basso clero. L'età di Carlo marcò dunque un
rinnovamento importante nel mondo occidentale.

Tenendo conto di tutto ciò, quando è nata allora l’Europa?


- Secondo l’Interpretazione classica sarebbe stato il crollo dell'Impero Romano
d'Occidente nella seconda metà del V secolo a segnare lo spartiacque della nascita
dell'Europa
- Un’altra tesi avanzata da uno storico belga, ormai accettata, afferma che la
sostanziale unità del mondo romano si sarebbe basata su elementi più profondi,
come per esempio la diffusione della cultura Latina oppure sul commercio
Mediterraneo lunga distanza. Questi elementi portanti non collassano con le
invasioni barbariche ma solo con le conquiste arabe. La data che segna il passaggio
sarebbe dunque il 698, quando gli arabi conquistano Cartagine.

Qual è stato quindi il ruolo di Carlo nella nascita dell’Europa?


Le risposte sono tutt’oggi oggetto di discussione. Ciò su cui si è certi è che l'impero
carolingio rappresentò un tentativo di Europa Unita che mise in evidenza alcuni tratti di
fondo che unificavano l'Europa centro-occidentale: una lingua veicolare comune, la funzione
omologatrice acculturatrice della religione cattolica, ecc…
Lo sforzo unificatorio dei carolingi mise in luce le diversità interne europee, e per certi versi
contribuì a fissarle in termini tecnici e giuridici. Carlo Magno si riteneva veramente un franco
ma accettò come legittimi i diversi sistemi giuridici regionali, promossi e fissati per iscritto da
élite regionali; facendo questo favorì la creazione di nuove identità etniche a base giuridica.
Insomma mentre resuscitava l' Imperium romanum, dava legittimità e visibilità ai nuovi popoli
che stavano creando la propria identità.

[rivedi appunti e ultime tre pagine]

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