La fine dell’impero romano d’occidente e la nascita del regno
romano – barbarico in Italia Barbari: erano i protagonisti di queste migrazioni, ovvero coloro insediati oltre i confini nord-orientali dell’Impero occidentale (limes) ed erano chiamati in tal modo poiché non parlavano la lingua ellenica. Le caratteristiche dei popoli germanici erano: Popolo in armi, guidati da un Duces e praticavano caccia e agricoltura, vivevano in tribù; Avevano in comune i culti pagani; Si spostavano di continuo, cambiando quindi le proprie abitudini e gli usi culturali come culti religiosi, simbologie e costumi, assumendo man mano diversi nomi come: Visigoti, Vandali, Franchi ecc.; Il potere dei capi militari li distingueva in quanto nobili e si rafforzava in occasione delle guerre, quando riunivano attorno a sé un gruppo di guerrieri (comitatus). Il comitatus, originariamente, si scioglieva in tempo di pace, ma col passare del tempo divenne una struttura sociale più stabile, si creano così l’élites dei guerrieri, riunite attorno ad un capo. La religione fu un fattore decisivo dell’assimilazione dei popoli germanici: Il goto Ulfila, che visse in gioventù a Costantinopoli, intorno alla metà del IV secolo aderì al cristianesimo nella confessione ariana e nel periodo post-costantiniano contrastò a lungo l’ortodossia nicena cioè dell’egemonia religiosa in Oriente. Tornato presso le terre in cui erano stanziati i Goti, egli portò con sé la sua formazione religiosa insieme ad una copia della Bibbia tradotta in lingua gotica, portando le tribù dei Goti ad acquisire rapidamente la nuova fede. Nel 375 gli Unni (popolo guerriero nomade, proveniente dalla Siberia meridionale, si espansero sia verso la Cina che verso l’Europa Orientale) cacciarono gli Ostrogoti e i Visigoti che a loro volta si spostarono verso la penisola balcanica. A quel punto i Visigoti chiesero all’imperatore Valente di potersi stanziare dentro i confini dell’impero nelle regioni spopolate; l’imperatore acconsentì loro di stanziarsi in Tracia, ma in cambio chiese di arruolarsi nell’esercito. Le élite romano-cristiane però non apprezzarono questa scelta e perseguitarono i Germani (visigoti) che alla fine, stanchi, si ribellarono e saccheggiarono i Balcani. Nel 378 Imperatore Valente li affrontò ma nella famosa battaglia di Adrianopoli, però l’esercito romano fu decimato e Valente fu ucciso: è l’inizio della fine dell’impero d’occidente. Nel 379 andò al potere un generale di nome Teodosio e vi rimase fino al 395. Come abbiamo già detto, Teodosio nel 380 emanò l’editto di Tessalonica, con il quale il Cristianesimo fu dichiarato religione di Stato. Nel 382 l’imperatore Teodosio diede il permesso ai Visigoti di insediarsi all’interno dell’impero, addirittura come federati; con questo accordo i Visigoti avrebbero conservato la propria autonomia e le proprie leggi, ma in cambio avrebbero dovuto dare truppe all’esercito imperiale. Nonostante questa mossa, gli scontri tra Germani e Romani non si placarono del tutto. Nel 395, alla morte di Teodosio, l’impero fu diviso definitivamente in due parti e andò ai suoi due figli: ad Arcadio toccò l’impero romano d’oriente, con capitale Costantinopoli, e a Onorio l’impero romano d’occidente, con capitale Ravenna. L’impero d’oriente era la parte più ricca e più popolata e, nonostante le pressioni dei “Barbari”, riuscì a sopravvivere altri mille anni, diventando poi l’impero bizantino. Nel 402 il generale “Barbaro” Stilicone, che reggeva l’impero d’Occidente al posto dell'imperatore Onorio di 11 anni, sconfisse i Visigoti e li convinse a non tornare più in cambio di un tributo annuale. Il problema però non si risolse del tutto; Stilicone infatti riuscì a tenere a bada soltanto i Visigoti, ma poco dopo scesero i Burgundi e i Franchi che si stanziarono in Gallia, gli Alemanni in Germania e i Vandali in Africa. Stilicone fece di tutto per resistere ma fu sconfitto e poi, vittima di gelosie di palazzo, nel 408 fu decapitato con la falsa accusa di tradimento. In realtà nessuno avrebbe potuto fare meglio di lui. Senza Stilicone l’impero era indifeso e i Visigoti di Alarico nel 410 si accamparono vicino Roma e chiesero un tributo per tornare indietro. Onorio stupidamente si rifiutò e mandò un piccolo esercito che però fu massacrato in poco tempo. Nel 410 Roma fu saccheggiata (Sacco di Roma). Dopo il saccheggio l'impero crollò di schianto. I Visigoti tentarono di raggiungere le coste dell'Africa ma non ci riuscirono perché vennero abbattuti dalla tempesta. Dopo la morte di Alarico, Ataulfo nel 419 d.C. si sposta verso la penisola iberica e Gallia dove creò il nuovo regno visigoto. Nel nuovo regno visigotico gli stretti rapporti di collaborazione con i vescovi cattolici portarono i sovrani a una certa familiarità con la gerarchia latina, un po’ come per gli ostrogoti. Addirittura Re Recaredo nel 539 decise la conversione del suo popolo al cattolicesimo che favoriva un’alleanza stretta con le gerarchie vescovili. Nel frattempo dalla Pannonia (odierna Ungheria) arrivarono gli Unni di Attila; in un primo momento, nel 451 nella battaglia Catalaunici, il generale Ezio riuscì a sconfiggerli, ma gli Unni tornarono l’anno successivo e saccheggiarono Milano e Pavia. Le fonti sostengono che fu il papa Leone I a convincere Attila a tornare indietro, ma probabilmente fu convinto da un riscatto e dalla paura della peste. Nel 455 Roma fu saccheggiata di nuovo dai Vandali di Genserico. Nel 475 un generale barbarico impose come imperatore suo figlio di 13 anni che fu chiamato in senso dispregiativo Romolo Augustolo, passato alla storia come l’ultimo imperatore romano d’occidente. Nel 476 Odoacre, un generale di origine barbara, depose l’imperatore, assunse il titolo di re d’Italia e inviò le insegne imperiali a Costantinopoli. Odoacre rispettò la burocrazia romana e la Chiesa e difese l'Italia da altre invasioni, ma non fu mai riconosciuto dall’imperatore d’oriente che, anzi, si mise d’accordo con Teodorico, re dei ostrogoti, per cacciarlo. Teodòrico: fu il capo della tribù degli amali ostrogoti, da giovane aveva vissuto alla corte di Costantinopoli; quindi, risultava abile e fedele esecutore degli auspici imperiali. Egli fu usato come intermediario da Zenone che non intendeva rinunciare alla possibilità di controllare l’impero in assenza di un imperatore d’occidente. Teodorico giunse in Italia nel 493 e uccise Odoacre. Teodorico regna fino alla morte come capo delle popolazioni germaniche e come patrizio dei romani, conferitogli da Zenone. Egli inoltre mantenne sul piano religioso un equilibrio affinché il clero ariano non interferisse con le pratiche religiose di quello cattolico a cui faceva riferimento gran parte della popolazione. Alla sua morte i successori portarono ad una rottura del fragile equilibrio, come: Amalasunta, figlia del re che governò per alcuni anni in nome del nipote Atalarico ancora bambino, ma questo suscitò le ambizioni del cugino Teodato che la fece uccidere. Di fronte al governo fragile di Teodato, arrivò Giustiniano che avrebbe condotto l’esercito di Costantinopoli a riprendere direttamente e sanguinosamente possesso delle terre italiane.