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4^ LEZIONE – 08/02

Dopo le conquiste degli Omayyadi, quasi tutta la Spagna è passata sotto il


loro dominio; rimane solamente una presenza cristiana nel nord del
paese. La capitale del regno visigoto comunque era Toledo.
Nel momento in cui erano entrati in Spagna, i Visigoti erano ariani ma si
erano convertiti al cristianesimo nel 589. Vigeva ancora una tensione tra
aristocrazia e re, non era un regno solido come quello franco.
I Visigoti scelsero di perseguitare aspramente la minoranza ebraica: erano
vietati i matrimoni misti, non si poteva mangiare con loro e quant’altro.
Ciò porta all’entusiasmo ebreo nel momento in cui entrano gli Arabi; si
forma un emirato dal nome el-Andalus, corrispondente a tutta la penisola
iberica, con capitale Cordova; la minoranza visigota si rifugia nelle
Asturie, la regione a ridosso dei Pirenei e del golfo di Guascogna.
La conquista araba della Spagna avviene nel giro di pochi anni: sbarcano
nel 711 e nel 717 hanno già occupato la maggior parte del territorio
spagnolo. Questa rapidità si deve alla debolezza del regno visigoto e alle
tensioni religiose interne al regno, dovute alle persecuzioni contro gli
ebrei.

Alla morte di Clodoveo, nel 511, il regno franco comprendeva buona


parte della Francia e parte della Germania; risultava suddiviso in tre
regioni: Aquitania (sud della Francia), Neustria (nord della Francia),
Austrasia (la parte tedesca). Solo dopo la morte di Clodoveo la Borgogna
viene inglobata nel regno franco, nel 734, ma anche nei secoli successivi
mantiene una certa autonomia.
Nel 732 è attestata una penetrazione araba nel regno dei Franchi, a
Poitiers, la quale verrà fermata dal maggiordomo di palazzo Carlo
Martello. In origine si attribuiva forse una valenza eccessiva all’episodio;
molto probabilmente si trattava solamente di una razzia e non di un
tentativo di invasione. Carlo Martello è discendente di Pipino di Herstal,
fondatore della dinastia carolingia, prettamente di maggiordomi di
palazzo; è il maggiordomo di palazzo ad acquisire maggiore potere,
mentre il re passa sempre di più in secondo piano.
Nel 739 muore Carlo Martello e subentra il figlio, ancora maggiordomo di
palazzo, Pipino il Breve. Nonostante la conversione dei Longobardi, il
papa continua a temerli, poiché il loro intento è quello di conquistare
tutta la penisola italiana. Il nuovo re longobardo, Astolfo, prosegue la
politica espansionista: nel 751 prende Ravenna; Liutprando, morto nel
739, era arrivato fino a Classe. La conquista di Ravenna viene percepita
come uno smacco sia dal papa che dall’impero bizantino.

L’impero bizantino era indebolito: aveva perso una serie di territori ed è


agitato dalla controversia dell’iconoclastia, iniziata con Leone III Isaurico e
proseguita dal figlio Costantino V.
I decreti iconoclasti iniziano nel 726, quando c’era già una certa diffusione
delle immagini, soprattutto ad opera dei monaci. Tra il 673 e il 678 la
minaccia islamica era già percepita come preoccupante dai bizantini,
tant’è che Costante II aveva deciso di risiedere per cinque anni a Siracusa,
per spingere i sudditi a resistere.
Gli Arabi erano fortemente aniconici, ed accusavano i cristiani di essere
idolatri in quanto adoravano le immagini; per replicare a questa accusa,
che poteva essere anche accolta da qualcuno, i bizantini decidono di
eliminare le immagini.
All’atteggiamento iconoclasta si contrappone quello iconodulo, di
venerazione delle immagini in quanto mezzo per venerare le figure sacre,
che è poi prevalso nel mondo bizantino e nel mondo greco-ortodosso. La
motivazione che spingeva alla rappresentazione di Cristo è la sua
incarnazione; altrimenti, se fosse rimasto solo divino, non sarebbe stato
rappresentabile.
Con un impero bizantino inaffidabile per motivazioni religiose e un regno
longobardo con forti volontà di invasione, il papa non può che affidarsi al
regno franco, richiedendone la protezione.
Nel 751, papa Stefano II si allea con i Franchi, a quell’epoca guidati dal
maggiordomo di palazzo Pipino il Breve. Quest’ultimo non si accontenta
però di essere solo maggiordomo di palazzo; prende quindi il potere
facendosi ungere re da un rappresentante del papa, Bonifacio, e poi dal
papa stesso, perché gli ultimi re merovingi erano stati definiti
“fannulloni”. L’ultimo re, Childerico III, viene chiuso in monastero.
L’alleanza tra Franchi e papa porta dei vantaggi ad entrambi: Pipino il
Breve riceve una legittimazione del proprio colpo di stato, il papa ottiene
protezione.
L’unzione si faceva solo ai re visigoti e non merovingi. L’unzione di un re
ha valenza simbolica: significa accettare che il re fosse scelto per grazia
divina, la quale si manifestava attraverso il gesto dell’unzione da parte di
un ecclesiastico. L’unzione nei secoli successivi si farà sempre nella
cattedrale di Reims.
Quando i Franchi scendono in Italia ed intimano ad Astolfo di restituire le
terre, queste vengono restituite non all’impero bizantino ma al papa: si
gettano quindi le basi per la formazione di uno stato della Chiesa, con
propri territori.
Questo passaggio è accompagnato dalla redazione di un falso: la
donazione di Costantino, redatto in un contesto antibizantino per
legittimare la nascita di un potere politico alleato del papa in Occidente.
In base ad esso, Costantino, colpito dalla lebbra, si rivolge ai pagani per
essere guarito, i quali non sono in grado o gli propongono di fare un
bagno nel sangue di neonati incisi; provando orrore a questa proposta, si
rivolge al vescovo di Roma, nascosto sulle montagne poiché ancora vi era
la persecuzione dei cristiani, il quale gli propone di farsi battezzare:
Costantino accetta e guarisce. Questo testo era stato redatto nel V secolo
o al massimo nel VI, a cui viene aggiunta una parte: per ringraziare il
papa, Costantino concede al papa di portare la corona e guidare Roma e
l’Occidente, mentre lui si sarebbe trasferito nella parte orientale
dell’Impero. Sarà solo Lorenzo Valla, nel 1440, a dimostrarne la falsità.

Nel 768 muore Pipino il Breve e salgono al potere i suoi due figli: Carlo
Magno e Carlomanno. Non c’è ancora una legge sull’ereditarietà, per cui
il potere spetta un po’ a tutti i figli del re; questo comporta però un
indebolimento del regno, per cui Carlomanno viene chiuso in monastero
e il potere rimane nelle mani di Carlo Magno.
Nei primissimi anni del suo regno, Carlo Magno, spinto dalla madre Berta,
tenta una politica non ostile nei confronti dei Longobardi; anche per
questo sposa Ermengarda, figlia di Desiderio. Nel momento in cui decide
però di portare avanti una politica anti-longobarda, Ermengarda viene
ripudiata. Nel 773 i Franchi attraversano le Alpi e nell’anno successivo,
nella battaglia di Pavia, viene sconfitto Desiderio e i Longobardi perdono
il regno: Carlo Magno si fa incoronare re.
Nei documenti Carlo Magno adotta tre titoli: re dei Franchi, re dei
Longobardi e patrizio dei Romani (patricius romanorum). L’ultimo titolo
allude al ruolo di difensore del papa e dei Romani; i Franchi sono naturali
alleati del papa, sempre pronti a difenderlo nel momento in cui viene
attaccato.
Carlo Magno domina ora su un territorio più vasto rispetto a quello
lasciatogli dal padre, e negli anni successivi si estenderà grazie a vittorie
nei confronti di alcuni popoli:
- Sassoni, stanziati nella Sassonia, a nord-est del Reno, popolazione
pagana, nomade ed organizzata in tribù; come tutti i popoli nomadi
portavano avanti delle razzie nei confronti dei territori confinanti. Le
guerre coi Sassoni terminano intorno al 790/791 con la loro
sottomissione e la costrizione ad accettare il battesimo; il loro capo,
Vidukindo, diviene alleato di Carlo Magno;
- Avari, parenti di Unni e Ungari, popolazione di stirpe turca,
stanziati nell’Europa orientale, che portavano anch’essi avanti delle
razzie;
- Arabi, indeboliti da lotte interne tra Abbasidi e Omayyadi, i quali si
stanzieranno in Spagna e non saranno completamente in linea con
la politica del califfato di Baghdad. Ciononostante, ha strappato loro
solamente il territorio di Barcellona. Nella realtà storica, a differenza
della vicenda narrata nella Chanson de Roland, i paladini di Carlo
Magno non sono stati sconfitti dagli Arabi ma dai Baschi.
Carlo Magno è analfabeta, ma percepiva l’importanza della cultura; per
questo chiama a corte una serie di intellettuali: Paolo Diacono,
Angilberto, Alcuino. Quest’ultimo è un monaco anglosassone, che diventa
abate del monastero di San Martino di Tours, e diventa capo della scuola
palatina.

Dopo Leone III e Costantino V, erano saliti al trono bizantino prima Leone
IV il Cazaro e poi Costantino VI. Quest’ultimo era però minorenne e il
governo lo assunse in sostanza la madre Irene; si dice che abbia fatto
accecare il figlio per governare.
Agli occhi di Alcuino, il potere in mano ad una donna è qualcosa di
inconcepibile; questo anche perché la Legge Salica esclude totalmente le
donne dall’assunzione del potere. Carlo Magno, quindi, viene identificato
come l’unico in grado di guidare l’Europa.
Si pongono le premesse per l’incoronazione imperiale. Carlo Magno salva
papa Adriano da una rivolta e viene incoronato nella notte di Natale
dell’800.

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