Sei sulla pagina 1di 4

4 riassunto

La diffusione dell'Islam
Nell'Arabia preislamica vivevano alcune tribù nomadi, chiamate Beduini,
specializzate nell'allevamento e nel saccheggio. Vicino alle oasi, invece, si formarono
alcune importanti città che vivevano di commercio grazie alle vie carovaniere (cioè
le vie commerciali a dorso di cammello). La Mecca divenne la città più importante e
più ricca della penisola arabica. Dal punto di vista religioso gli Arabi erano politeisti e
in particolare adoravano la Pietra nera, custodita a La Mecca, venerata con
pellegrinaggi e cerimonie sacre. Maometto nacque a La Mecca intorno al 570 da una
famiglia di mercanti di modeste condizioni. Rimase orfano a sei anni e intorno al
595, dopo il matrimonio con una ricca vedova, visse una profonda crisi religiosa che
lo portò a ritirarsi e a dedicarsi alla preghiera. Nel 610, all'età di 40 anni, gli
comparve l'arcangelo Gabriele che lo incaricò di diffondere una religione
rigidamente monoteista (Islam): in questo modo divenne l'ultimo profeta di Allah. In
poco tempo, attorno a lui, si radunò una grande comunità di fedeli, che furono
chiamati Musulmani, cioè sottomessi alla volontà di Dio. Le verità rivelate a
Maometto furono scritte nel Corano, che vuol dire “Predicazione”. La sua
predicazione fu accolta soprattutto dagli umili ma infastidì la ricca comunità di
mercanti, soprattutto perché Maometto condannava gli idoli che richiamavano tanti
pellegrini e ottimi affari. In questa fase formativa il credo musulmano andò
articolandosi nei “cinque pilastri della fede”, cioè i 5 obblighi fondamentali che
connotavano il vero credente:
1. In primo luogo la fede monoteistica e il riconoscimento della missione di
Maometto, si riassume nella formula: “Non c’è Dio al di fuori di Dio e Maometto è il
suo Profeta”.
2. L’obbligo della preghiera quotidiana in 5 momenti del giorno, con una speciale
postura del corpo, rivolto alla direzione della Mecca;
3. Nel mese lunare di Ramadàn era prescritto a tutti i credenti un periodo di digiuno
e di astinenza, per ricordare la concessione della rivelazione al Profeta;
4. L’offerta rituale per il sostegno alla comunità dei credenti;
5. Pellegrinaggio alla Mecca, previsto per tutti i musulmani in grado di affrontare il
viaggio almeno una volta nella vita;
6. Ai 5 pilastri si aggiungeva un obbligo più generale, ovvero lo sforzo per il
compimento alla fede, sia nella propria vita quotidiana sia nelle relazioni sociali:
questo sforzo, detto jihad, poteva prendere la forma di una lotta armata, abituale
nelle prime generazioni di vita della comunità e di relazioni assai burrascose con le
altre tribù ostili.
Visto che alla Mecca l'ostilità nei suoi confronti cresceva sempre più, Maometto fu
invitato dagli abitanti della città di Medina (città del Profeta), secondo centro
commerciale della penisola arabica. Così nel 622 Maometto lasciò la Mecca e andò a
Medina. Questa data si chiama Egira ed è considerata l'anno zero per tutti i
Musulmani del mondo (Egira vuol dire trasferimento): da quel momento in poi
nasceva l’Umma, cioè una comunità unita dalla religione. A Medina Maometto
divenne non solo un capo spirituale ma anche un capo politico e militare. Nel 624
Maometto sconfisse i pagani nella battaglia di Badr e sei anni dopo, nel 630, ritornò
a La Mecca da trionfatore, al grido di Allah akbar: distrusse gli idoli, tranne la pietra
nera, e impose la religione musulmana islamica, infine morì nel 632. Maometto in
pochi anni era riuscito ad unificare sotto una sola religione la penisola araba, che per
secoli (prima di Maometto) era rimasta divisa in tribù, guidate da uno sceicco.
L'Islam, da Maometto, indirizzò le secolari aspirazioni guerriere non più nei confronti
delle razzie, bensì verso l'espansione in nome di Dio. Maometto non aveva dato
indicazioni per la sua successione e quindi, quando morì, si aprì un aspro scontro.
Alcuni sostenevano che il successore doveva essere scelto tra i compagni di
Maometto, coloro i quali lo avevano seguito dall'inizio della predicazione, altri
invece che il successore doveva essere il suo parente più prossimo e dunque Alì,
cugino e genero di Maometto, perché aveva sposato la figlia del Profeta, Fatima.
Vinse la prima fazione e il primo profeta fu Abu Bakr, grande amico di Maometto. Da
questo momento in poi, dal 632 al 661, in questo periodo, l'Islam sottrasse vasti
territori all'impero bizantino e fece crollare del tutto l'impero persiano Sasanide.
Nelle terre conquistate – Siria, Egitto, Palestina e Iran – i musulmani furono accolti
bene, perché abbassarono le tasse e lasciarono la libertà di religione ai Dhimmi, cioè
ai cristiani e agli ebrei, perché facevano parte delle religioni rivelate. Invece con i
pagani si dimostrarono molto duri. I Dhimmi, oltre a pagare una tassa, non potevano
sposare una donna musulmana, testimoniare nei tribunali, portare armi e arruolarsi
nell'esercito. Il quarto e ultimo profeta fu il genero di Maometto, Alì, ma
un'importante famiglia della Mecca, gli Omayyadi, si ribellò ad Alì e fece scoppiare
una lunga guerra civile che si concluse nel 661 con la morte di Alì. La dinastia
omayyade si trasferì a Damasco, creò un forte stato monarchico, rese ereditario il
califfato e promosse una grande campagna di conquista. Sotto la dinastia degli
Omayyadi, nel 674, i musulmani arrivarono persino a porre d'assedio alla città di
Costantinopoli, senza successo però. Nel 711 una spedizione arabo-berbera
sottrasse la penisola iberica ai visigoti e nel 719 oltrepassarono i Pirenei e
occuparono la Francia del sud. L'avanzata dei Musulmani nel cuore d'Europa fu
bloccata soltanto nel 732 dai Franchi di Carlo Martello nella famosa battaglia di
Poitiers. L'eccessiva espansione territoriale, l'esasperato accentramento monarchico
e gli scontri tra sunniti e sciiti portarono alla decadenza della dinastia Omayyade
che, nel 750, fu abbattuta da una rivolta capeggiata dalla dinastia degli Abbasidi, il
cui califfo discendeva da uno zio di Maometto. Quasi tutti i membri della dinastia
omayyade furono sterminati, tranne l'ultimo erede, che riuscì a fuggire in Spagna e a
fondare l'emirato di Cordova. Superata la grave crisi politica, la nuova dinastia
Abbaside fondò Baghdad che in pochi anni divenne una metropoli. Il califfo Abbaside
comprese che i domini erano troppo vasti e decise di sospendere l'aggressiva
campagna di espansione promossa dagli Omayyadi. Chi stava dalla parte di Alì e
chiedeva che il successore di Maometto fosse uno dei membri della famiglia del
Profeta, fu chiamato Sciita (oggi gli Sciiti sono il 10% dei musulmani e si trovano
soprattutto in Iran). Dalla metà del X secolo in poi, però, nel mondo musulmano si
diffusero i primi segnali di crisi e di frantumazione politica. I domini islamici si
divisero in tre califfati: il califfato abbaside di Baghdad (sunnita) il potente califfato
dei fatimidi con sede a Cairo (sciita) e il califfato di Cordova(omayyade).
Conquista della Sicilia
La conquista della Sicilia da parte dell’Islam va collocata nel IX secolo da parte della
dinastia musulmana aglabita che era molto potente e controllava il Mediterraneo a
partire dalla sua roccaforte, ovvero l’attuale Tunisia. La conquista della Sicilia durata
circa un secolo fu molto lenta e difficoltosa. Essa ebbe origine dal momento in cui un
ufficiale al servizio di Bisanzio, ovvero Eufemio da Messina, si ribellò a Bisanzio
fuggendo in Tunisia e chiedendo aiuto alla dinastia aglabita che intervenuta in suo
soccorso decise di attaccare la Sicilia, non solo per procurarsi dei bottini, ma per
combattere contro Bisanzio, in quanto in quel momento la Sicilia era sotto il dominio
Bizantino, ma vi erano numerose situazioni di attrito tra la popolazione locale e i
bizantini poiché i siciliani erano pesantemente tassati da Bisanzio.
Le tappe della progressiva conquista dell’isola furono queste:
 Nell’827 gli arabi, dalla Tunisia, partirono alla volta dell’isola con circa settanta
navi e numerosi cavalli conquistando Mazara del Vallo e Marsala, località
strategicamente utili per avviare ulteriori spedizioni.
 Grazie all’arrivo di nuovi soldati dal Nord Africa, qualche anno dopo venne
conquistata Palermo, città prescelta come sede della nuova capitale del
dominio musulmano. L’invasione di Palermo non fu complessa e avvenne
senza particolari scontri; la città, infatti, accolse gli arabi come dei liberatori.
Palermo divenne una città splendida, molto prospera.
 Successivamente gli arabi conquistarono la città di Messina, che divenne un
importante porto nell’area settentrionale della regione.
 Fondamentale fu la conquista della città di Siracusa, località prospera e
fiorente che all’epoca era la capitale del dominio bizantino dell’isola. La
conquista della città fu particolarmente difficile e sanguinosa, e dopo un anno
di assedio, la città cadde con numerose vittime. In seguito alla conquista della
città, molti cittadini siracusani furono deportati come schiavi.
 Infine, nel 965 gli arabi conquistarono la città di Rometta, una cittadina nei
pressi di Messina, che si trova nell’area settentrionale dell’isola. Con
quest’ultima conquista l’isola fu completata.
La Sicilia dopo la conquista divenne un centro commerciale di primo ordine,
traendo vantaggio dalla sua posizione.

Potrebbero piacerti anche