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Al di fuori delle quattro caste principali, e delle migliaia di gruppi e sottogruppi che le componevano, stavano le persone di infima condizione o pària, destinate ai lavori ritenuti più vili, come la IL CAMBIO DI ROTTA DEI MERCANTI EUROPEI
raccolta dei rifiuti lungo le strade. Essi erano anche detti “intoccabili”, perché ogni minimo contatto fisico con loro era proibito. Se durante il XIII secolo le rotte commerciali privilegiate per raggiungere dall’Europa l’Estremo Oriente erano state soprattutto quelle terrestri, attraverso l’Asia centrale, nel secolo successivo il
La divisione della società in caste è stata legalmente abolita nella seconda metà del XX secolo, dalla moderna Costituzione repubblicana dell’India. Essa, tuttavia, resta ancora viva nella cultura declino dell’Impero mongolo e la fine di quel periodo di pace e di apertura verso gli stranieri che aveva consentito a viaggiatori e missionari di attraversare e visitare quei luoghi così lontani portò a
del popolo indiano: recenti censimenti hanno registrato oltre 2.000 caste tuttora riconosciute dal sentire comune, anche se ormai prive di valore giuridico. un cambio delle rotte commerciali verso l’Oriente. Il percorso più sicuro per arrivare in Cina divenne quello attraverso l’Oceano Indiano, di conseguenza l’importanza dei porti mercantili lungo le
coste indiane aumentò e i traffici commerciali si intensificarono ulteriormente.
LE RELIGIONI: INDUISMO, GIAINISMO, BUDDHISMO La conoscenza approssimativa e mitizzata dell’India e della sua popolazione (che l’Occidente aveva più immaginato che vissuto) stava per finire: di lì a poco le prime esplorazioni geografiche
avrebbero permesso di raggiungere direttamente il “paese delle spezie” e di aprire una finestra sulla realtà indiana.
La religione più diffusa in India era, ed è tuttora, l’induismo, basata sull’idea della reincarnazione delle anime, che passano da un corpo all’altro in un
processo potenzialmente infinito, che può essere interrotto soltanto tramite l’ascesi e il distacco dal corpo. Le principali divinità – Vishnu, Shiva e Brahma –,
formano la triade divina detta “trimurti”. Vishnu è il dio della conservazione, Shiva rappresenta la forza della distruzione e della morte, Brahma, dio della vita,
riunisce in sé ogni principio. 5 Popoli e civiltà dell’Africa “bianca” e “nera”
Dall’induismo derivarono il giainismo e il buddhismo che misero da parte la venerazione degli dèi e si concentrarono invece sui problemi della morale e del
comportamento umano. In particolare il buddhismo, diffuso da Siddharta Gàutama (566-486 a.C.) detto “il Buddha” ossia ‘l’illuminato’, indicò la rinuncia al
L’AFRICA “BIANCA”
desiderio come possibile via per superare l’infelicità umana, legata all’impossibilità di appagare tutti i desideri. Nella sua forma più alta tale rinuncia al
desiderio può spezzare la catena della reincarnazione raggiungendo uno stato di assoluta quiete (nirvana) e annullando l’individuo nello spirito vitale che soffia Abluzioni rituali nel fiume L’Africa settentrionale, abitata da popolazioni di pelle chiara e per questo detta anche Africa “bianca”, fu segnata nel Medioevo dall’espansione arabo-musulmana e dalla costituzione di
nell’Universo. Pur essendo di origine indiana, il buddhismo ebbe scarsa diffusione in India, in quanto, predicando la fratellanza tra gli uomini, si scontrò con Gange a Benares organizzazioni di tipo statale.
il principio della divisione in caste della società. Si diffuse invece in Cina e in altri paesi dell’Asia (Indonesia, Birmania, Tibet, Giappone) [cfr. LA Quando nel XII secolo l’Impero arabo iniziò a declinare, il condottiero Saladino (1138-1193) riuscì a riprendere parte dei territori siriani conquistati dai crociati e a riunificare i suoi domìni nel
DISCUSSIONE STORIOGRAFICA, Alimentazione e religione]. vastissimo Sultanato d’Egitto, esteso dal Tigri al Nilo. Alla sua morte il regno si frazionò e attorno al 1250 il potere passò ai mamelucchi (dall’arabo mamluk, ‘schiavo’), un corpo militare di
origine turca che sin dal IX secolo aveva prestato servizio all’interno dell’Impero arabo. Sotto i mamelucchi l’Egitto visse un periodo di prosperità e ricchezza, soprattutto grazie agli scambi
commerciali con l’Occidente che si intensificarono dopo la fine della “pace mongolica” e lo spostamento delle rotte mercantili lungo le coste indiane e il Mar Rosso.
UN NUOVO METODO DI CALCOLO
Gli indiani si distinsero nelle scienze matematiche e in particolare nei metodi di calcolo, nei quali si rivelarono abilissimi, tanto da riuscire a risolvere complesse equazioni che hanno trovato
L’ESPANSIONE DEGLI ARABI E DELL’ISLAM NEL MAGHREB
sviluppo solo nella matematica moderna. Agli indiani si deve l’invenzione del sistema decimale, basato sull’introduzione dello zero e sull’incolonnamento delle cifre: all’estrema destra le unità,
accanto le decine e successivamente, sempre procedendo da destra a sinistra, le centinaia, le migliaia e così via. Di invenzione indiana sono i numeri che oggi adoperiamo anche se li chiamiamo Nella fascia nord-occidentale dell’Africa, il cosiddetto Maghreb, la diffusione dell’islam per opera degli Arabi servì da collante tra le popolazioni che abitavano
“arabi” perché furono i mercanti arabi a diffonderli e a farli conoscere nell’Occidente europeo, dove entrarono in uso verso il Duecento. Grazie a tale sistema di calcolo gli indiani fecero importanti la zona, i Bèrberi, originari delle zone montagnose dell’interno che avevano occupato anche le coste. La nuova fede favorì la nascita di ampie aggregazioni
progressi non solo nelle scienze matematiche ma anche in quelle fisiche e astronomiche. Essi giunsero a prevedere le eclissi e a elaborare calcoli complessi, con un grado di precisione superiore a statali come la Tunisia e il Marocco. Diversa fu la storia dell’Etiopia o “Abissinia”, una regione in cui si era diffuso anticamente il cristianesimo. Anch’essa fu
quello raggiunto in Occidente. conquistata dagli Arabi, ma non si staccò dalla propria tradizione e rimase il solo paese cristiano del continente. Ciò costituì, nel tempo, una sua caratteristica
duratura.

 4 L’India: un grande emporio commerciale Saladino libera Guido da


Lusignano, part., XV sec. 
UN CROCEVIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
L’India, oltre a essere un paese agricolo, era il centro di un commercio fiorente, punto di partenza di lunghe carovane che attraversando l’Afghanistan e la GLI IMPERI DELL’AFRICA “NERA”
Persia trasportavano verso Occidente spezie, erbe medicinali, essenze profumate, tappeti, sete, pietre preziose, tutte merci di alto costo, che procuravano ai
A sud del Sahara si stendevano gli immensi territori dell’Africa “nera”, chiamati dagli Arabi “Sudan” (dall’arabo Bilad al-sudan, ‘paese dei Neri’). Vi abitavano
mercanti grossi profitti. Nell’immaginario occidentale l’India divenne il paese delle meraviglie, un luogo vagheggiato, ricco di ogni bene, frutta, cibo, oro, fonti
centinaia di popoli diversi che parlavano decine di lingue diverse; tra di esse si distinguevano quelle del gruppo “sudanese”, nell’area equatoriale, e nel centro-
di giovinezza, città popolate e vivaci (sinonimo, per le genti occidentali medievali, di benessere e prosperità). Proprio in queste terre l’immaginario medievale
sud del continente quelle dei “bantù”, un popolo che aveva conosciuto prima di altri la tecnologia del ferro e che si era diffuso un po’ dappertutto. Inoltre vi
aveva collocato l’Eden, il Paradiso terrestre di cui narrava la Bibbia, sicché i prodotti indiani – anzitutto le spezie – godevano di grande prestigio e parevano
erano i popoli di lingua “swahili”. Queste popolazioni tenevano fortissimi legami familiari e tribali, una solidarietà che aiutava a sostenere la quotidiana lotta
quasi emanare un “profumo di immortalità”.
per la sopravvivenza in territori difficili come il deserto o la foresta equatoriale.
I contatti col mondo arabo agevolarono lo sviluppo dei commerci e la nascita di organizzazioni politiche, i cosiddetti imperi dell’Africa nera, sorti fra il XIII
Raccoglitori di pepe in India, e il XV secolo in corrispondenza di grandi fiumi o di vie carovaniere: Ghana, Mali, Kanem-Bornu, Gao furono i maggiori. In realtà essi avevano confini
XV sec.
incerti e uno scarso controllo del territorio; la preoccupazione principale dei sovrani era controllare lo sfruttamento dei giacimenti d’oro e gli scambi Regni africani nel XIV-XV
commerciali che gruppi di mercanti intrattenevano con i paesi arabi, trasportando rame, ferro, avorio, pelli lungo le piste carovaniere che attraversavano il secolo
deserto. Vi era anche un importante mercato di schiavi, diretti soprattutto alle corti principesche dei paesi islamici. L’antica capitale del Mali, Timbuctù, era
uno dei luoghi favolosi dell’Africa “nera”, per la ricchezza dei mercati e il fiorire delle attività culturali, che ne fecero uno dei principali centri di riferimento del
I TRAFFICI INTERCONTINENTALI VIA TERRA
mondo arabo in Africa.
I viaggi carovanieri, con cavalli e cammelli, comportavano fatiche e rischi non lievi, che i mercanti affrontavano riunendosi insieme e formando grossi convogli, che permettevano di superare
meglio le difficoltà dei lunghi viaggi attraverso vaste regioni non sempre abitate. Una guida indirizzava le carovane nelle zone deserte, una scorta militare le accompagnava attraverso i boschi per
difenderle dai predoni. Lungo le piste, a distanze di circa mezza giornata di viaggio, si trovavano dei pozzi per dissetare gli animali; le stazioni di posta, per il riposo di tutti, erano generalmente PORTI, EMPORI E CITTÀ MERCANTILI
situate alla distanza di una giornata. Sulle coste dell’Africa orientale gli Arabi impiantarono scali commerciali da cui col tempo presero origine densi insediamenti: Mogadiscio, Mombasa, Kilwa, Sofala furono i più importanti, oltre
a Zanzibar sull’omonima isola. Anche l’isola di Madagascar fu base di scambi, non solo con i paesi arabi ma anche con le regioni dell’Estremo Oriente, in particolare l’India e l’Indonesia.
I prodotti africani (oro, avorio, pelli, coralli, spezie) erano inviati anche su quei mercati lontani, da cui giungevano in cambio tessuti di cotone e di seta, perle di vetro, porcellane e prodotti
LE ROTTE COMMERCIALI VIA MARE
alimentari come il riso e lo zucchero.
Anche per le vie del mare gli indiani avevano dato vita a relazioni commerciali intense, dapprima con gli altri paesi asiatici – Cina, Indonesia, Persia – poi con l’Africa, specialmente con l’Etiopia,
dove esportavano anche derrate alimentari di base, come frumento, olio e burro. Nei rapporti con l’Africa, le navi indiane percorrevano una rotta in mare aperto, verso il Golfo Arabico: ciò sta a
testimoniare progressi tecnici di prim’ordine, raggiunti nella costruzione delle navi e nelle tecniche di navigazione. L’organizzazione del commercio oltremare era simile a quella carovaniera: i UN’ECONOMIA MISTA
mercanti si associavano e armavano assieme le navi, che spesso navigavano in convogli. Le popolazioni dell’Africa nera non conducevano tutte lo stesso genere di vita. Alcune vivevano prevalentemente di agricoltura, altre di pastorizia seminomade, altre ancora (come i pigmei delle
zone equatoriali) restavano legate alle attività di caccia, pesca e raccolta. In molti casi tali attività erano mescolate tra loro e davano origine a forme miste di economia.

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