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SETTIMO RIASSUNTO

La dinastia degli Ottoni


Le monarchie postcarolinge
L’Europa continentale pur racchiudendo in sé le potenzialità di una futura ripresa, si
presentava comunque statica rispetto al mondo bizantino e arabo. Questa
polverizzazione dei poteri presentò la fusione di popoli che avevano fatto emergere
veri e propri caratteri nazionali. Quindi dall’incontro di popoli come i latini, i celti e
germanici iniziano a nascere le nazioni moderne (es. Francia e Germania).
Dinastia sassone (Gli Ottoni)
Carlo Magno aveva allargato il suo territorio anche sulla parte ad est del Reno,
alemanni, bavari, e sassoni entrarono così a far parte della compagnia imperiale. Nel
843 l’eredità carolingia fu sparita, rimasero assegnati a un regno che andava dal
Reno all’Oder e che venne denominato Francia Orientalis in quanto retto da un
sovrano franco. All’interno del regno della Germania il substrato latino era molto
tenue e accentrato nelle città lungo il Reno e il Danubio. Pian piano il regno si andò a
formare e a configurare come una federazione di popoli tra i quali ne emersero
alcuni che avevano un loro capo (duca). Si ebbero così vari ducati all’interno dei
quali si andarono affermando le istituzioni vassallatico – beneficiarie. Tali ducati
prendevano il nome dai popoli che li avevano costituiti, anche se la componente
etnica si era andata attenuando nel tempo:
 I Franconi vicino al Reno
 Sassoni a nord est
 I Bavari a nord ovest
 Gli Svevi a sud ovest
La corona del regno di germani era contesa tra questi quattro duchi e veniva
assegnata per elezione (il re però non aveva un potere formale). Al trono tedesco
venne eletto il duca di Sassonia Enrico detto “l’Uccellatore” (919 – 936), egli
riorganizzo l’assetto amministrativo e militare, facendo costruire una vasta rete di
fortezze. Nel 935 gli ungari vennero sconfitti e Enrico assoggettò i popoli slavi
insediati tra l’Elba e l’Oder. In Germania, nel 936, il figlio di Enrico, Ottone I detto “Il
grande”, della dinastia dei duchi di Sassonia, fu incoronato re di Germania ad
Aquisgrana. Il suo ambizioso progetto era quello di indebolire la nobiltà con l'aiuto
del papa. Per ottenere l'appoggio della Chiesa, nominò i Vescovi suoi vassalli,
attraverso un giuramento vassallatico, come se fossero dei normali nobili. La
mossa di far diventare i Vescovi anche Conti fu una mossa intelligente, perché i
vescovi erano tenuti al celibato e quindi non potevano avere figli legittimi; in
questo modo, quando i vescovi morivano, i feudi sarebbero ritornati nelle mani del
re. Invece i nobili avrebbero tramandato i feudi ai loro figli e il re non avrebbe più
potuto controllare quelle terre. Ottone I fece anche di più. Visto che i vescovi erano
suoi vassalli, e quindi gli dovevano obbedienza, cominciò a nominare anche i
vescovi – prerogativa che in realtà spettava al papa – facendo cominciare lo scontro
tra papa e re. In seguito, Ottone I, per riportare l'ordine, scese in Italia, sconfisse
facilmente i nobili e si fece incoronare re d'Italia. Subito dopo però dovette
abbandonare in fretta la penisola a causa di un'invasione degli Ungari i quali furono
sconfitti definitivamente da Ottone nel 955. In seguito si spinse fino nel sud
Italia(Sicilia) per tentare di sottrarre territori agli Arabi ma fu sconfitto. Nel 962
Ottone I tornò di nuovo in Italia e si fece incoronare imperatore dal papa,
rifondando l'impero, come quello carolingio. La differenza con l'impero di Carlo
Magno – entrambi considerati sacri per via dell'appoggio della Chiesa – è che Carlo
si servì dell'aiuto della nobiltà, Ottone invece dovette combattere le prepotenze dei
nobili. Per cercare di porre un freno alla crisi del papato – ognuno nominava un papa
tutto suo – Ottone I fece una legge chiamata “Privilegium Othonis” con la quale
confermò tutte le donazioni fatte da Carlo Magno alla chiesa, ma in cambio stabilì
che l'elezione del papa, per essere valida, doveva essere accettata solo
dall'imperatore. Era una mossa molto furba perché avrebbe reso il papa inferiore
all'imperatore. Al posto di questo privilegio, Ottone avrebbe difeso il papato dalla
violenta e avida nobiltà romana. Facendo valere questa sua prerogativa, nel 963,
Ottone I depose il papa in vigore e ne nominò uno nuovo. Riuscì a farsi riconoscere il
titolo di imperatore anche dall'imperatore di Bisanzio; l'accordo fu sigillato dalle
nozze del figlio di Ottone I, Ottone II, con la principessa bizantina Teofano. Alla
morte di Ottone I, nel 973, gli successe il figlio Ottone II, che riprese i progetti di
espansione nell'Italia meridionale, già inaugurati dal padre, ma nel 982 fu sconfitto
pesantemente dagli Arabi e morì l'anno dopo. A lui successe il figlio Ottone III, che
però all'epoca aveva solo tre anni, e l'impero fu retto dalla madre Teofano. Ottone III
fu incoronato imperatore soltanto nel 996, all'età di sedici anni. Dopo esser
diventato imperatore, fece nominare papa uno dei suoi precettori, stabilendo
ancora una volta la superiorità dell'imperatore sul papa. Ottone III si pose l'obiettivo
di riformare l'impero e soprattutto di riportare Roma al centro d'Europa. Il suo
trasferimento a Roma, però, fece arrabbiare sia la nobiltà tedesca che quella
romana; la nobiltà tedesca si sentì abbandonata e pensò che il centro dell'impero
non fosse più la Germania; la nobiltà romana invece non voleva un imperatore
potente tra i piedi altrimenti non avrebbe potuto fare di testa propria. Nel 1001
Ottone III fu costretto da una rivolta ad abbandonare Roma e l'anno successivo morì
di malattia, per la gioia dei nobili di mezza Europa. I duchi tedeschi assegnarono la
corona del regno di Germania e Benedetto VIII la corona imperiale a Enrico II di
Baviera. Dovette sostenere molte lotte contro i signori feudali per affermare il
proprio potere e quello della monarchia sia in Germania, sia in Italia. Aveva fondato
nel 1007 il vescovato di Bamberga per farne un centro di irradiamento di
evangelizzazione nell'Europa centrale. Uomo di grande integrità morale e di fede
profonda, si adoperò, insieme con Benedetto VIII, a promuovere la riforma
ecclesiastica (concilio di Pavia del 1022). Nel frattempo cominciò un profondo
rinnovamento della Chiesa; in mezzo ad un clero e ad un papato corrotto, ignorante
e violento, una parte della Chiesa si era interrogata su come riportare la Cristianità
sulla retta via. Il punto di partenza del rinnovamento furono i monasteri, come ad
esempio quello di Cluny, fondato in Francia nel 910. I monaci di Cluny si sottrassero
dalla gerarchia del vescovo (i quali venivano eletti dall’imperatore) e dissero di
ricevere ordini soltanto dal papa.
Silvestro II
Nel periodo tra X e XI secolo, la situazione della chiesa occidentale era complessa, in
diverse aree europee era soggetta a pesanti condizionamenti da parte del mondo
laico. La tradizione che prevedeva l’elezione dei vescovi da parte del clero e del
popolo di ciascuna diocesi, era un ottimo pretesto per le aristocrazie che
imponevano scelte secondo la loro. L’importanza politica delle funzioni vescovili e
abbaziali dava origine: la simonìa (compravendita di cariche ecclesiastiche) e il
nicolaismo (trasmissione cariche a parenti prossimi). La simonia faceva sì che
vescovi potenti e spregiudicati potessero acquisire una vasta autonomia tanto da
sottrarsi sia al potere temporale sia al potere spirituale. Sotto l’impero di Ottone III il
rapporto con il papato si era rafforzato, facendo innalzare al trono pontificio suo
cugino Gerberto, che assunse il nome di Silvestro II (nome ripreso dal papa di
Constatino). Quest’ultimo era nato in Aurillac, e intorno a lui si creò una leggenda,
secondo la quale venne visto come un mago o combutta col diavolo. Egli fu anche
interessato al diritto e alla politica: come ecclesiastico si sforzava di distinguersi
come apprezzato consigliere dei potenti, durante il suo soggiorno a Reims. Fu in quei
momenti che godette della protezione da parte della casa regnante di Germania, di
Ottone III. Papa Silvestro II promosse l’evangelizzazione delle genti slave, sostenne
l’istituzione delle loro chiese nazionali, riconobbe Stefano I come re della nuova
nazione cristiana, quella ungherese. Fu costretto a lasciare Roma nel 1001 insieme al
suo imperatore Ottone III cacciato dai ribelli; poté ritornare soltanto dopo la morte
di questi, al prezzo di un’umiliazione nei confronti dei nuovi padroni (famiglia dei
Crescenzi). Morì nel 1003.
Le funzioni monastiche e vescovili
A partire dal IX secolo, il monachesimo conobbe una crescita importante e i
monasteri divennero custodi della cultura e propagatori della fede nelle aree di
recente evangelizzazione (es. Sassonia). Il merito di questo rilancio è dovuto a
Ludovico Pio, il quale comprese l’importanza insita nell’unificazione delle regole che
governano la vita monastica del suo tempo. Egli individuò questo fattore nella regola
benedettina, che cercò di farla accettare a tutti i monasteri. Con il concilio di
Aquisgrana nel 816 sembra trionfare l’idea di un monachesimo imperiale e la regola
benedettina divenne il fattore unificante nella vita monastica. Tuttavia i monasteri di
frontiera e anche quelli nel cuore della cristianità pieni di ricchezza, erano preda
degli ungari, normanni e saraceni. Ad esempio riuscirono nel 846 a profanare il
sepolcro di San Pietro a Roma. Questa insicurezza aveva allentato i rapporti fra i
poteri laici centrali e periferici. Le comunità monastiche e episcopali tendevano a
intrecciare rapporti con le realtà istituzionali laiche dell’area in cui si trovavano.
Rispetto a quelle episcopali, quelle monastiche erano spesso indipendenti, in quanto
direttamente legate a Roma. I vescovi dei secoli X e XI, provenienti da famiglie
aristocratiche, potevano essere figure di alto profilo, ma spesso erano personaggi
mondani, dediti alla guerra e alla caccia e consideravano l’investitura come un
lucroso affare, vedevano la loro diocesi come una rendita.

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