L’EUROPA FEUDALE E I TENTATIVI DI RINASCITA IMPERIALE
TERRITORIO, POTERE, E SOCIETA’
LE ORIGINI DEL FEUDALESIMO Il sistema feudale nacque dalla fusione di due processi già in atto: il vassallaggio, ovvero la prassi dei re franchi e poi carolingi di legare a se guerrieri in cambio di un beneficio, e la diffusione sul piano economico e produttivo della signoria terriera. LE TRASFORMAZIONI DEL RAPPORTO VASSALLATICO Il vassallaggio divenne il modello dei rapporti fra uomini liberi , un contratto tra un signore e un vassallo. Ogni aspetto della vita comunitaria era affidata all’arbitrio del feudatario. Al posto di leggi uguali per tutti, si affermava la dipendenza individuale di ogni uomo dalla volontà di un altro. Essi erano rapporti parietari dettati dai bisogni reciproci, ed attraverso essi nelle campagne i signori potevano disporre della manodopera necessaria, mentre i contadini ottenevano forme di tutela o giustizia. Il legame vassallatico era legato al beneficio: consisteva nella concessione di un bene, come una terra data in usufrutto, in cambio di un servizio. Questo beneficio costituì la “base reale” del vassallaggio. CONCESSIONI DELLE IMMUNITA’ E FRAMMENTAZIONE DEL POTERE Lo storico Marc Bloch in una sua opera distingue due età feudali, la prima (X e XI secolo) in cui si formano e si consolidano i legami vassallatici, e la seconda ( XII e XIII secolo) che corrisponde alla formazione delle grandi monarchie. Nella prima fase i latifondisti ottennero l’investitura del sovrano, mentre conti e marchesi furono ricompensati con estesi benefici territoriali. A rafforzare l’autonomia dei feudi contribuirono le attribuzioni dell’immunità, ovvero la rinuncia del re ad esercitarvi i propri diritti. I grandi feudatari poterono imporre tasse, arruolale eserciti, battere moneta. I GRANDI FEUDI DIVENTANO ERDEITARI: IL CAPITOLARE DI QUIERZY L frammentazione del potere si accentuò quando il sovrano riconobbe ai propri vassalli la facoltà di instaurare ulteriori rapporti di vassallaggio. Al di sotto dei feudatari comparvero i valvassori che potevano a loro volta subinfeudare le terre ai valvassini. Si venne a formare una struttura gerarchica che andava dal re fino ai feudatari minori. Questo sistema di governo per paralizzare l’efficacia all’azione del sovrano, ogni beneficio era infatti vincolato unicamente al proprio signore. Quando il re doveva effettuare una spedizione militare poteva contare solo sull’appoggio dei propri vassalli e attendere che essi mobilitassero i corrispettivi valvassori, affinchè a loro volta provedessero a coinvolgere i valvassini. La situazione si complicò ancora di più quando l’imperatore Carlo il Calvo, con il capitalore Quierzy (877), fu costretto a riconoscere l’ereditarietà dei grandi feudi. L’ERDEITA’ DEI FEUDI MINORI APRE LA STRADA ALL’ANARCHIA 160 anni dopo il capitolare di Quierzy, l’imperatore Corrado II il Salico, emanò la Costituto de Feudis , un editto che rese ereditari anche i feudi minori. Il dovere alla fedeltà del sovrano si fece ancora più debole. La giustizia del re divenne giustizia comitale , ovvero amministrata dai conti suoi vassalli. Essi cominciarono ad esigere prestazioni militari a titolo personale, esonerando gli uomini liberi che erano disposti a cedere terre in cambio di protezione. Nei secoli X e XI certi feudatari, pur riconoscendo l’autorità del re, erano indipendenti. Questa situazione fu chiamata anarchia feudale. UNA SOCIETA’ TRIPARTITA CHE RISPECCHIA L’ORDINE CELESTE La società medievale era influenzata dalla fede religiosa. Tre erano i regni dell’oltretomba, tre le persone di Dio, tre gli ordini della società: gli oratores, bellatores, laboratores. La supremazia riservata ai primi due ordini (clero e nobiltà) appariva consona al volere di Dio . I sacerdoti e i chierici assicuravano la mediazione fra la realtà terrena e la sfera del divino. La Chiesa fungeva da interprete della volontà di Dio.
LA RINASCITA IMPERIALE: GLI OTTONI
LE CONTROVERSE VICENDE DEL REGNO D’ITALIA L’anarchia feudale si manifestò dapprima nei territori dell’Italia centro-settentrionale. Tra l’877 ed il 960 alcuni signori si contesero il trono senza però riuscire a conquistarlo stabilmente. Berengario I, che fu il primo di questi re, tenne la corona a fasi alternate per 30anni. Un anno dopo l’elezione i nobili gli contrapposero il duca Guido di Spoleto, che poi associò il trono al figlio. Berengario riconquistò il titolo e fu detronizzato altre 2 volte da Ludovico di Provenza, prima che Rodolfo di Borgogna lo fece uccidere. IL PAPATO IN BALIA DELLA NOBITA’ ROMANA Tra la fine del IX e la prima metà del X secolo si aprì un brutto periodo per il papato. Dopo l’assassinio di papa Giovanni VIII scoppiarono violenti scontri tra le famiglie feudali romane. Un episodio macabro di questi decenni fu il processo al cadavere di papa Formoso. Arnolfo di Carinzia liberò il papa dalla prigione di Castel Sant’Angelo perché costretto dalla nobiltà ad incoronare imperatore Lamberto di Spoleto. In cambio egli ricevette la corona imperiale. Dopo pochi mesi il pontefice morì avvelenato. Il suo successore Stefano VI, suo nemico, fece riesumare il cadavere, e lo portò in tribunale, rispondendo per conto del papa defunto. Ordinò di strappargli le vesti papali e tagliargli le dita usate per le benedizioni e gettarlo nel Tevere. Il corpo venne raccolto da un monaco l’anno successivo, per volere del nuovo papa Teodoro II. Nel frattempo Roma ed il papato caddero sotto il potere del latifondista Teofilatto e della figlia. IL REGNO DELLA GERMANIA SI CONSOLIDA Anche nel regno di Germania i feudatari si opponevano all’accentramento monarchico. Tuttavia la necessità di resistere alla pressione dei vichinghi contribuì a frenare il particolarismo feudale. La svolta decisiva cominciò con il primo re della dinastia di Sassonia, Enrico. Esso riuscì estendere il regno verso ovest. Toccò però al figlio Ottone I il compito di assicurare la difesa dei confini, dando vita alla più solida monarchia dell’Occidente. OTTONE I E I VESCOVI-CONTI Per raggiungere questi obiettivi Ottone impose cambiamenti all’organizzazione politica del regno ridimensionando il ruolo dell’aristocrazia laica. Cardine della riforma di Ottone I furono i vescovi- conti. Essi garantivano la fedeltà, rigore ed efficienza. Ottone I, dotatosi di un esercito, riuscì ad imporre la propria supremazia su ducato slavo di Boemia. In seguito riportò una vittoria sugli ungari a Lechfeld che pose fine alle incursioni di questi ultimi. LA COSTRUZIONE DELL’IMPERO GERMANICO La collaborazione con la chiesa tedesca permise ad Ottone di puntare anche alla rinascita dell’autorità imperiale. Ottone agì con cautela, aiutando inizialmente Berengrario II. Tuttavia, l’anno dopo si schierò contro il suo ex alleato . Giunse a Pavia, dove fu proclamato re d’Italia, sposò la vedova di Lotario per poi dover ritornare in Germania lasciando il potere ancora nelle mani di Berengrario. Tornò in Italia 10 anni dopo, chiamato da papa Giovanni XI che lo incoronò imperatore. Dopo aver sconfitto Berengrario, lo fece prigioniero e aggregò alla Germania il regno d’Italia, che perse in modo definitivo la sua autorità. L’IMPERATORE DETTA NUOVE REGOLE PER L’ELEZIONE DEL PAPA Ottone stabilì delle norme per l’elezione del pontefice che mettevano il papa sotto la tutela imperiale. Esse riconoscevano all’imperatore il diritto di confermare la nomina del papa, obbligando quest’ultimo a giurargli fedeltà. Ottone approfittò di queste norme per deporre papa Giovanni XII, che tramava a favore di Berengario, e fare eleggere Leone VIII. Dopo la partenza dell’imperatore il popolo ed il clero romano rifiutarono il nuovo papa e gli opposero il cardinale Benedetto V. Ottone assediò Roma costringendo gli abitanti ad accettare Leone VIII, che divenne papa per la seconda volta il 23 giugno 964. LE SPEDIZIONI IN ITALIA MERIDIONALE E L’ACCORDO CON BISANZIO Nel 966 Ottone tentò di estendere il proprio dominio all’Italia meridionale. L’impresa suscitò l’ostilità dei bizantini. Per evitare lo scontro il sovrano tedesco dovette aprire delle trattative con l’imperatore d’Oriente Giovanni I Zimisce. Esso gli procurò il riconoscimento del titolo imperiale da parte di Bisanzio e il consenso tra il propri figlio e la principessa bizantina. L’impero creato da Ottone rimaneva comunque un impero germanico. Alla sua morte la corona imperiale passò al figlio Ottone II, il quale andò in contro ad una grave sconfitta da parte dei musulmani cercando di annettere le terre promesse in dote da Teofano. LA RIFONDAZIONE DELL’IMPERO: IL SOGNO INFRANTO DI OTTONE III Il suo erede Ottone III aveva 3 anni quando venne incoronato re di Germania. Egli venne sottoposto alla reggenza della made e poi della nonna. Divenuto 15enne il sovrano si trasferì a Roma, dove elesse al pontificato il suo precettore Gerberto d’Aurillac, con il nome di Silvestro II. IL FALLIMENTO DEL PROGRAMMA DI RINNOVARE L’IMPERO Ottone III intendeva ridar vigore all’impero, il suo progetto però incontrò molti avversari. Nel 1001 una ribellione popolare lo costrinse a fuggire da Roma, insieme a papa Silvestro II. Ottone III morì, forse di malaria, a 22 anni, proprio quando la principessa bizantina Zoe giunse in Italia per sposarlo. Il suo corpo venne seppellito accanto le spoglie di Carlo Magno. LA DINASTIA DI FRANCONIA E L’EREDITA’ DEI FEUDI MINORI Alla morte di Ottone III la corona andò al cugino Enrico II. Il nuovo imperatore volle riportare ordine nei territori tedeschi e contrastare i feudatari ribelli. Egli era molto religioso e cercò anche di promuovere una riforma morale del clero secondo lo spirito dell’ordine cluniacense. Enrico non lasciò eredi, a succedergli fu Corrado II il Salico, che diede inizio alla dinastia di Franconia. Corrado consolidò il suo potere appoggiandosi alla chiesa e riuscì ad allargare i confini dell’impero con la conquista del regno di Borgogna. Durante il suo governo la piccola nobiltà cominciò a reclamare lo stesso diritto all’eredità dei feudi che i grandi feudatari avevano già acquisito nel IX secolo. La rivolta dei vassalli minori prese avvio in Lombardia. NEL 1036 i valvassori di Milano si scontrarono con i grandi feudatari e con l’arcivescovo Ariberto. Non riuscendo ad ottenere da quest’ultimo il diritto all’eredità dei loro feudi i valvassori chiesero l’intervento di Corrado II. L’imperatore si schierò a favore dei valvassori, ordinando l’arresto di Ariberto. L’arcivescovo si dichiarò suo nemico ma nel 1042 una sollevazione lo cacciò dalla città. Nel frattempo Corrado II emanò la Constitutio de feudis, una legge che dichiarava ereditari anche i feudi minori.