Nel 511 alla morte di Clodoveo il Regno è diviso in quattro domini assegnati
ai quattro figli ereditari del re. Tale suddivisione inaugurerà una fase di lotte
dinastiche tra i vari successori di questi regnanti che porteranno a un ulteriore
frammentazione territoriale Tra il VI e il VII secolo d.C. nonostante le lotte
intestine tra i vari rami dinastici dei merovingi, continua la politica di
espansione dei Franchi a danno delle popolazioni limitrofe, come i Goti che
occupano la Provenza e i Sassoni, e si assiste a un processo di riunificazione
territoriale dei vari Regni franchi grazie al re Clotario II (484-629) Il suo
successore, il figlio Dagoberto I (623-629), opterà una nuova suddivisione del
regno franco in vari principati: Neustria e Burgundia a Est e Austrasia e
Aquitania a Ovest.
La politica di questi regni è dominata dalla figura dei maestri di Palazzo che
esercitano il potere politico e militare effettivo, tuttavia la forza
dell’aristocrazia e le contese dinastiche dei vari regni limitavano la forza di un
potere monarchico unitario. Di conseguenza, in virtù della tradizione dinastica
dei merovingi, il Re manteneva una parvenza di autorità meramente formale
sull’aristocrazia.
Nell’VIII secolo, grazie all’azione della dinastia dei pipinidi, maestri di palazzo
di Austrasia, si avvia un processo di unificazione ed espansione territoriale
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dei regni franchi. Tale fase è caratterizzata dalla diffusione di monasteri sul
territorio in stretto collegamento con l’aristocrazia franca che diventano
strumenti di controllo territoriale da parte dei maestri di palazzo. I monasteri
giocano un importante ruolo economico e politico-amministrativo , in quando
sede dell’aristocrazia terriera che governa il territorio a livello locale.
Monasteri e abbazie erano sorti per opera di vari ordini monastici al fine di
evangelizzare le popolazioni pagane germaniche, tra cui anche i Franchi, nel
periodo che va dal V al VIII secolo d.C. Tale spinta alla cristianizzazione fu
fortemente sostenute dai regnanti merovingi.
Con il pipinide Carlo Martello (716-41), che arrestò gli arabi a Poitiers nel
723, anche grazie all’aiuto del re longobardo Liutprando, si arrivò
all’unificazione territoriale dei vari principati franchi. In particolare egli riuscì a
sviluppare una forza militare grazie all’istituzione di rapporti di subordinazione
nei confronti dell’aristocrazia, a cui venivano assegnate funzioni di governo in
cambio dell’assistenza militare. Carlo Martello consolidò il suo potere
attraverso una stretta alleanza con la Chiesa di Roma, minacciata dai
Longobardi, che vedeva nell’aiuto militare franco uno strumento di sicurezza.
Nel 751, suo figlio, Pipino detto il Breve, maestro di palazzo in Neustria, viene
eletto Re dei Franchi da un’assemblea di grandi aristocratici, mettendo fine
alla dinastia reale dei merovingi, conferendo al titolo di monarca non più un
valore solo formale ma sostanziale.
Anche il Papa, Stefano II, lo riconobbe come Re dei Franchi con la cerimonia
dell’unzione nel 754. Pipino corrispose la fedeltà del Papa con una serie di
campagne nell’Italia Centrosettentrionale contro i Longobardi tra il 754 e il
756 e parte dei territori strappati al nemico fu donato alla Chiesa, ossia la
Pentapoli e l’Esarcato che costituiranno il nucleo territoriale del futuro Stato
pontificio. In questo periodo, Pipino consolida il potere dei Franchi in Gallia,
incorporando le regioni autonome della Gallia meridionale.
Nel 768, alla morte di Pipino il Regno viene diviso tra i due figli, Carlomanno
e Carlomagno. Il primo muore dopo pochi anni, nel 771, e così Carlomagno
assume la carica unica di Re dei Franchi. Tra il 772 e il 794, il Re franco
lancia una serie di campagne militari vittoriose di una violenza radicale per
sottomettere ed evangelizzare i popoli germanici oltre il confine del Reno,
ponendole sotto lo stretto controllo politico del clero cattolico. Tra il 791 e
l’805 l’attività militare di Carlomagno si sposta verso il bacino del Danubio per
sottomettere gli Avari che lì vi erano stanziati. L’esito della guerra è positivo, il
Khan si converte al cristianesimo, ma la maggior parte della popolazione
abbandonò le proprie terre. Durante il suo regno, Carlomagno mise in
sicurezza i confini dell’impero creando delle marche, come quelle di Bretagna
e della Spagna, dove erano concentrate fortificazioni e guarnigioni.
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A seguito dei tentativi del re Longobardo, Desiderio, di unificare i ducati
longobardi sul territorio italiano, annettendo i possedimenti del Papa e dei
Bizantini, Carlomagno lanciò delle spedizioni militari contro il Regno
Longobardo settentrionale tra il 773 e il 775. Nel frattempo i vescovi di Roma
pubblicizzarono un documento segreto, in realtà falso, chiamato “Donazione
di Costantino” che tratta della cessione al Papa di tutto l’Impero d’Occidente
da parte dell’Imperatore Costantino. Dal contenuto del documento si desume
l’aspirazione imperiale dei vescovi cattolici sui territori che erano appartenuti
all’ex Impero d’Occidente, egemonizzato dalla Chiesa di Roma già prima
della sua caduta. Il documento prevedeva la spartizione della penisola
italiana in tre territori distinti, a Nord i Franchi, nelle zone costiere e sulle isole
i Bizantini e il resto del paese in mano al Papa.
Tuttavia i progetti di Carlomagno erano diversi, dopo la conquista dei territori
longobardi settentrionali ne inglobò il Regno senza stravolgerne la
legislazione e mantenendo sostanzialmente il ceto dirigente longobardo, poi
parzialmente sostituito con pubblici funzionari di altre regioni dell’Impero.
Carlomagno ottenne anche il vassallaggio del ducato Longobardo di
Benevento, nel 786, sancendo di fatto la propria egemonia in Italia.