Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1
Dopo la sua morte nel 1273, i principati tedeschi divennero sempre più autonomi e si espansero ad est
(Drang nach Osten) fino a quando non fu eletto Rodolfo d’Asburgo che porterà in alto l’Austria come la
potenza europea più importante dell’impero Germanico. A partire infatti dal 1273, tutti gli imperatori del
sacro romano impero germanico saranno della casata austriaca degli Asburgo e ciò porterà un po’
all’unione in parte della storia tedesca con l’austriaca: Oesterreich è infatti la traduzione di “regno dell’Est”
inteso come quello Germanico; anche se gli Asburgo però, provenivano dall’attuale cantone svizzero
dell’Argovia, dove fu eretta nel 1020 la Habichtsburg (rocca della Sparviera, da cui viene il loro nome).
L’Austria medievale: Gli Asburgo dunque furono il punto di comunicazione strategico tra nord Italia,
Francia, Germania e Borgogna e puntarono da sempre verso l’Est: Rodolfo infatti riuscì a fermare le mire
espansionistiche del re di Boemia Ottocaro II verso l’Austria, conquistando poi numerosi territori ed
avviando una Italienpolitik non necessariamente a scopo espansionistico, piuttosto lasciandolo al fratello
Rodolfo IV, fondatore dell’Università di Vienna, che strinse amicizia con le più importanti famiglie italiane
quali i Visconti, gli Sforza, i Medici, i Gonzaga e i Savoia a scopo politico-culturale al punto da non essere
considerato dagli italiani come un dominatore straniero ma come “erede legittimo romano capò della
cristianità”. I numerosi scambi culturali favorirono l’integrazione degli austriaci in Italia e il cosiddetto
“barocco austriaco” è proprio dovuto agli italiani; numerosi esponenti culturali italiani erano a contatto con
Vienna tra cui ad esempio Antonio Vivaldi.
La Confederazione elvetica: Gran parte del territorio della Svizzera invece era entrato a far parte degli
Asburgo dopo l’annessione della Borgogna, ma già in precedenza dopo la decadenza dell’impero varie
casate ne avevano preso il possesso. La storia svizzera comincia con il giuramento sul prato del Ruetli
(Ruetlischwur) del 1291 dove avvenne il patto federativo (Bundesrief) tra i 3 paesi forestali che si
dichiararono indipendenti dal sacro romano impero. La Svizzera era strategica per tutti per i trasporti verso
verso la pianura lombarda e in particolare Milano.
2
La riforma in Svizzera: La riforma protestante avvenne in Svizzera con Huldrych Zwingli a Zurigo dal 1525,
che optò per la libera interpretazione della Bibbia, l’abolizione del celibato per i preti e la secolarizzazione
delle proprietà della chiesa; seguì poi Berna, che acquisì territori grazie a Calvino dal 1536. Poiché la
Riforma riguardasse solo la borghesia cittadina e le corporazioni, tutte le regioni rurali centrali si opposero e
la popolazione fu divisa tra due terzi protestanti e un terzo cattolico fino a giungere alla rottura con
l’impero che fu coniata giuridicamente con la pace di Westfalia del 1648, che la riconobbe come stato
sovrano. La crescita del potere fu favorita anche dalle conseguenze economiche della riforma: molti
banchieri europei si rifugiavano nelle città svizzere, tant’è che nel ‘700 la Svizzera, con le sue manifatture
tessili e degli orologi, era al secondo posto dopo l’Inghilterra tra i paesi europei più progrediti.
Maria Teresa: Nello scenario politico europeo spicca Maria Teresa d’Austria, dal 1740, che grazie alla
Pragmatische Sanktion del 1713 promulgata da Carlo VI, raccolse le eredità del padre e stabilì l’indivisibilità
dei domini asburgici, per continuare il regno anche senza eredi maschili. Maria riuscì a vincere potenti
guerre contro il re di Prussia Federico II che tentò di impadronirsi dell’eredità asburgica (pur cedendo la
Slesia). La sua figura brillante e la strategia politica riuscirono addirittura ad intitolare un’epoca col suo
nome, tant’è che l’Austria acquisì una posizione vincente in Europa grazie alla sua amministrazione e alle
riforme sull’istruzione. I capostipiti della nuova casa d’Austria furono lei e suo marito, ovvero gli Asburgo-
Lorena (Francesco di Lorena): il loro segreto stava nella vivacità intellettuale, nella strategia delle relazioni
sociali (matrimoni compresi) ma nel rispetto della diversità considerata come potenziale. Fu grazie a ciò che
i pensatori illuministi si accorsero della sensibilità intellettuale della corte di Vienna, grazie anche alla
costruzione del teatro della scala a Milano, voluto proprio da lei. Per anni la corte di Vienna sarà uno dei
crocevia più importanti d’Europa e accoglierà le più importanti figure intellettuali.
3
L’Austria della restaurazione: Il riassetto dell’Europa spetterà all’Austria proprio perché fu il principe
Schwarzenberg a dirigere la battaglia delle nazioni che sconfiggerà Napoleone a Lipsia: il Congresso di
Vienna del 1815 fu diretto infatti dal cancelliere principe Metternich, che aveva già dato tregua allo Stato
convincendo la figlia dell’imperatore Francesco I, Maria Luisa degli Asburgo-Lorena, col generale Bonaparte:
a lei saranno donati vari territori dopo la caduta dell’impero grazie ai servigi che aveva reso.
La Germania dalla rivoluzione industriale a Bismarck: La Rivoluzione industriale in Germania prese avvio
dal 1830 al 1850 incrementata dall’unione doganale (Zollverein) del 1834: l’incredibile sviluppo della
ferrovia e lo slancio economico degli industriali, tra cui gli Junker, portarono ad un ampio slancio
economico, ma anche alla povertà dei ceti umili. Di conseguenza fu fondato il partito socialista tedesco, che
verrà chiamato più tardi socialdemocratico, per i lavoratori salariati. Il nuovo capo del governo del regno di
Prussia, Otto von Bismarck, che contribuirà molto all’unificazione nazionale tedesca ma con la logica delle
armi: nel 1864 sconfisse la Danimarca e annesse lo Schleswig-Holstein e buttò definitivamente fuori
l’Austria dal Bund nel 1866, ma annettendo i possedimenti dei sovrani, poi sconfisse i territori meridionali
della Francia e nel 1871 venne incoronato il Keiser Guglielmo I di Prussia per proclamare il Secondo Reich
tedesco, concludendo l’unificazione nazionale. Dopo l’unificazione, la sua politica estera divenne
diplomatica, ma in politica in terna tentò in tutti i modi di frenare l’avanzata del partito socialista tedesco
dei lavoratori: egli accusò loro apposta di due attentati a lui fatti da parte di anarchici, favorendo
l’approvazione di leggi antisocialiste. La sua furbizia governativa stava nel reprimere il movimento, ma
anche nell’emanare legislazioni sociali per l’assistenza dei lavoratori per impedire ogni rivendicazione; in
più il diritto di voto era ancora legato alla classe di appartenenza privilegiando i nobili (Jukertum), a capo
quindi dell’ordine sociale guglielmino. La fondazione dell’impero favorì lo sviluppo della Germania in vari
settori.
Il regno di Francesco Giuseppe: Se l’Austria era riuscita a primeggiare il ‘700, lo stesso non poté dirsi
dell’800: il nuovo imperatore Francesco Giuseppe (1848-1916) si trovò a fronteggiare i movimenti
nazionalistici contro la monarchia della dinastia asburgica, tra cui quello antisemita “Deutsch Nazionale” di
Schoener (infatti gli ebrei erano a favore dell’imperatore). La politica era in ogni caso votata
all’immobilismo e per la difesa dello status quo: l’unica soluzione si ebbe nel 1867 stabilendo un
bipolarismo centralistico tedesco formando la monarchia austro-ungarica. In questo periodo, i rapporti con
l’Italia culminavano in conflitti come le guerre d’indipendenza, ma anche con la triplice alleanza firmata a
Vienna nel 1882. Al formarsi però dello stato nazionale italiano, l’impero austro-ungarico avviò una politica
espansionistica verso i Balcani per compensare le perdite e annesse la Bosnia-Erzegovina, dove avverrà
l’attentato al principe Ferdinando d’Austria come minaccia della Prima guerra mondiale. Il lento declino
dell’impero era però compensato dalla crescente affermazione dell’Austria e di Vienna, che rimase tra i
maggiori esponenti culturali d’Europa proprio negli anni di regno di Francesco Giuseppe: prima del suo
tramonto, l’Austria aveva dunque trovato lo stesso il modo di stabilire la sua supremazia. Di conseguenza,
alla Prima guerra mondiale, si presentò come baluardo del vecchio ordine ma anche come avanguardia
culturale, ma la sua sconfitta sarà causata dagli USA.
La neutralità svizzera: Tale congresso fu importante anche per la Svizzera perché le si riconobbe l’ufficiale
indipendenza politica e territoriale, lasciando invariato il numero dei 22 cantoni. Da allora, la Svizzera
sarebbe rimasta neutra anche di fronte ai conflitti mondiali e sarebbe diventata sede di importanti
organismi internazionali europei e mondiali come la Croce Rossa, l’ONU, l’UNESCO ecc.
Il Sonderbund e la costituzione del 1848: La confederazione svizzera ritornò quindi alla situazione
precedente, cioè dalle differenze confessionali, disaccordi tra gli stati, disuguaglianze tra città e regioni
rurali e la censura; solo le associazioni (Vereine) erano l’unica libertà di espressione. La rivoluzione parigina
del luglio 1830 spinse gli svizzeri ad opporsi ai privilegi della chiesa e degli aristocratici e già il cantone di
Zurigo accettò una costituzione liberale a seguito di un’opposizione di massa, seguiti da Berna nel 1831. Ma
oltre alla necessità di liberalismo vi erano quelle economiche che spingevano a centralizzare i settori
amministrativi: la mancata unificazione di misure, pesi, valute, leggi di diritto commerciale, l’abolizione di
libertà di domicilio e impresa alle dogane, limitavano lo sviluppo industriale. Per resistere al liberalismo, i
cantoni cattolici centrali, più Vallese e Friburgo, formarono la “Lega separata” (Sonderbund), un’alleanza
militare giudicata una trasgressione del patto confederativo dagli altri cantoni che culminò nella guerra
civile Sonderbundskrieg.
4
Sotto il generale Dufour, vinsero i cantoni liberali che diedero vita alla costituzione del 1848, che sarà
modificata fino alla confederazione elvetica attuale: vennero stabiliti tutti i diritti ed entrò in vigore un
sistema federale sulla moneta, i pesi e le misure, completato poi con la banca nazionale svizzera del 1907 e
la codificazione civile del 1907-1912, fino a farla divenire il paese più industrializzato d’Europa.
L’industrializzazione e i conflitti in Svizzera: Fino al 1874 l’opposizione dei liberali non fu contestata, ma
dagli anni ’60 si rafforzarono movimenti di opposizioni di artigiani, contadini, maestri elementari,
conservatori federalisti e intellettuali democratici che spinsero ad una revisione della costituzione federale.
Negli anni ’70 l’agricoltura svizzera subì una forte crisi a causa dello sviluppo delle ferrovie e dei
collegamenti oltremare che incrementarono le importazioni dall’estero, a cui si aggiunsero poi gli effetti
della grande depressione mitteleuropea del 1873. Ciò portò ad una ristrutturazione dell’economia
nazionale sviluppando i settori dell’industria chimica-meccanica e del sistema bancario. Ma essendo che il
manifatturiero si basava sul lavoro a domicilio, il proletariato svizzero non era paragonabile a quello degli
altri Paesi, tuttavia anche lì sorsero varie leggi e movimenti per limitare lo sfruttamento. Nonostante rimase
neutrale, all’epoca della prima guerra mondiale vi fu un profondo contrasto interno detto Graben (fossato,
chiamato anche Roestigraben da Roesti, il piatto nazionale dei cantoni tedeschi) tra la svizzera tedesca
filogermanica e quella francese con l’italiana. Gli effetti la danneggiarono lo stesso: vi fu un aumento
dell’inflazione e una perdita del lavoro per gli uomini mobilitati alla protezione delle frontiere. La miseria
portò ad una radicalizzazione del movimento operaio che culminò nello sciopero generale del 1918, sciolto
poi dalle minacce del governo, ma nonostante ciò vi furono progressi: l’alleanza liberal-conservatrice formò
un blocco assieme ai contadini che riuscirono ad ottenere le elezioni dei seggi, e i liberali persero la
maggioranza dopo 70 anni.
5
presentò un ultimatum chiedendole di riconoscere la sovranità austro-ungarica e presentarsi agli slavi come
complice dell’impero.
Essa ovviamente non accettò e il 28 luglio l’Austria le dichiarò guerra, trascurando l’avvertimento della
Russia che stava già programmando una mobilitazione parziale contro di lei, che di fatto rese generale e
portò la Germania a dichiarare guerra a Russia e Francia. Prima che intervenisse la Francia, la Germania
cercò di attuare con lo Schlieffen-Plan attaccando a nord e violando la neutralità del Belgio, accelerando
l’intervento dell’Inghilterra, padrona dei mari, e venendo squalificati dall’opinione pubblica europea.
L’Italia, facendo parte della triplice alleanza, fu inizialmente neutra e poi si accordò con l’Austria per le zone
di interesse comune, ma essendo insoddisfatta dalle risposte stipulò il patto di Londra (Londoner Vertrag)
promettendo di intervenire entro un mese contro tutta l’intesa per avere alcuni territori, così il 24 maggio
1915 dichiarò guerra all’Austria. Dopo le battaglie di Tannemberg e sulla Marna, la Russia devastò la Prussia
e mise in pericolo l’Ungheria, e la Germania fu sconfitta dai francesi, dunque la guerra di movimento
divenne di posizione a vantaggio dell’intesa che poté mobilitare le proprie risorse. Il 1917 fu un anno
importante perché fu quello della rivoluzione russa, quindi del ritorno di Lenin e Trotzkij e della fine del
regime zarista, dunque si arrivò alla pace di Brest-Litovsk (perché si volevano concentrare le risorse sulla
rivoluzione e non sulla guerra): la Russia dovette pagare l’indennità di guerra e molte province divennero
vassalle della Germania. Nello stesso anno intervennero anche gli USA, che dichiararono guerra alla
Germania il 5 aprile per bloccare la sua idea di una guerra sottomarina. Il 4 novembre 1918, l’Austria perse
la battaglia di Vittorio Veneto e firmò l’armistizio di Villa Giusti con l’Italia stabilendo la fine della duplice
monarchia: Guglielmo II abdicò e si rifugiò in Olanda. La Germania divenne una repubblica e firmò
l’armistizio l’11 novembre. Nella conferenza per la pace a Parigi nel 1919, Il trattato di Versailles (Versailles
Vertrag) fu imposto alla Germania, che dovette pagare, restituire i territori e ridimensionare totalmente i
suoi confini; e quello di Saint-Germain che stabilì i nuovi stati della repubblica austriaca (Republik
Oesterreich) di sola lingua tedesca che non poteva unirsi alla Germania; della repubblica cecoslovacca
(Tschechische Republik), del regno di Ungheria (Koenigreich Ungarn) e della Jugoslavia (Jugoslavien);
mentre all’Italia furono dati Trentino, Alto Adige, Trieste e Istria.
6
diventare il suo partito, la SA, la polizia dello stato. La dittatura fu ufficializzata dalle “leggi del pieno potere”
(Ermaechtigungsgesetze) che fecero diventare esecutivo il potere legislativo.
Tali leggi dovevano però essere approvate anche dal Parlamento: egli riuscì a raggirarlo, farle approvate e a
scioglierlo definitivamente, sciogliendo anche i parlamenti dei Laender e centralizzando il sistema federale
(Gleichsschaltung) eliminando ogni opposizione e vietando tutti i partiti tranne la NSDAP; poco dopo
iniziarono le persecuzioni, l’olocausto e le deportazioni nei campi; quasi tutte le personalità di spicco
dovettero abbandonare la Germania, tra cui Heinrich e Thomas Mann, Albert Einstein e Bertolt Brecht. La
sua ascesa definitiva al potere fu dettata da una causalità: la morte del presidente Hindengurg nel 1934,
diventando così il Fuehrer.
L’Austria e la Svizzera tra due guerre mondiali: Anche Austria e Svizzera vennero influenzate dalla crisi.
L’ex impero austro-ungarico aveva debiti meno pesanti ma fu dato ad uno stato alpino di poca importanza
e il trattato di Saint Germain dava troppe limitazioni e perdite. Così, anche l’Austria divenne democratica e
di conseguenza subì gli stessi impicci della Germania, aiutata dai crediti della Società delle Nazioni. A
differenza del resto però, non riuscì a riprendersi dalla crisi come fecero gli altri dal 1923, piuttosto anche
essa si avviò verso un regime totalitario ispirato all’Italia fascista: fu Engelbert Dollfuss, del partito cristiano-
sociale e cancelliere dal 1932, a perseguire tale politica, ma senza unirsi ai nazionalisti tedeschi; addirittura
aveva già avviato le leggi del pieno potere prima di Hitler. Di conseguenza fu costituita la Vaterlaendische
Front al posto del partito nazionalsocialista, cioè un movimento unitario comunque di ispirazione
antidemocratica, in modo da istituire una dittatura senza sottomettersi ad Hitler, riuscendo ad essere
appoggiato anche da Mussolini. Proprio quest’ultimo infatti, l’appoggiò con le sue truppe al Brennero
quando Hitler cercò di avviare la rivoluzione nazionalsocialista in Austria nel 1934 e, anche se Dollfuss fu
ucciso, il successore Kurt Schuschnigg continuò la sua indipendenza. La Svizzera invece, nonostante la sua
neutralità, aderì alla Società delle Nazioni nel 1920 ma riuscì comunque a farsi riconoscere non vincolata da
eventuali impegni militari, cioè a mantenere una neutralità differenziata (differenzierte Neutralitaet). La
politica interna subì però comunque gli stessi fenomeni di crisi e antidemocrazia: a parte i gruppi fascisti
della Svizzera italiana, il movimento nazionalsocialista più importante fu il Nationale Front, ma in ogni caso
rimasero gruppi piccoli che furono limitati dai piccoli borghesi.
Il sogno di Hitler – la grande Germania: Nonostante le difficoltà in Austria e in Svizzera, Hitler proseguì
comunque il suo sogno: un terzo Reich interamente tedesco, che doveva essere ampliato per avere più
“spazio vitale” (Lebensraum im Osten). Egli dunque non aveva progetti politici pacifisti, dunque uscì dalla
Società delle Nazioni nel 1933 e revisionò il Trattato di Versailles. Ma non era l’unico: i suoi interessi si
scontrarono con quelli di Mussolini proprio in Austria. I rapporti migliorarono solo quando Mussolini fu
condannato dalla Società delle Nazioni per l’Etiopia: Mussolini rinunciò all’Austria e fu d’accordo con
l’intenzione della Germania di non rispettare il patto di Locarno, dunque Hitler occupò il Reno e l’Italia poté
conquistare l’Eutiopia colonizzando parte dell’Africa. Nel 1936 si stipulò l’asse Roma-Berlino (Achse Rom-
Berlin), in cui l’Italia diede via libera per l’Austria e la Germania per il Mediterraneo. Per l’Austria fu fatale:
Schuschnigg nel 1936 fu costretto a firmare un accordo (deutsch-oesterreichisches Abkommen) accettando
una collaborazione nella politica estera con la Germania, ma Hitler, con il pretesto che l’accordo non fosse
stato rispettato, costrinse Schuschnigg a dichiarare l’amnistia per i nazionalsocialisti in Austria e a nominare
il nazionalsocialista Arthur Seyss-Inquart ministro degli interni nel 1938. Alla fine l’Austria fu annessa al
Reich il 12 marzo del ’38 (Anscgluss) con un nuovo governo di Inquart. La Svizzera, per evitare di finire come
l’Austria, rinunciò ai patti e tornò alla sua integrale Neutralitaet e si isolò durante tutto il secondo conflitto,
pronta però ad affrontare un’aggressione tedesca. E infatti fece bene, perché Hitler iniziò a stipulare accordi
appositamente non rispettati per conquistare territori, fino ad arrivare al patto d’acciaio (di aiuto
vicendevole) con Mussolini, più il patto Hitler-Stalin di non-aggressione e spartizione della Polonia, che poi
violò aggredendola nel ’39 e iniziando ufficialmente il conflitto. All’inizio di questa guerra lampo (piena di
azioni fulminee per la conquista di ogni Paese) la Germania trionfò, lasciando perdere la Svizzera sia perché
troppo preparata sia perché sarebbero stati sforzi insoddisfacenti. L’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940
nonostante fosse impreparata perché Mussolini pensava si stesse per concludere: formò il patto tripartito
(Dreimaechtepakt) con Germania e Giappone in cui ognuno riceveva il controllo rispettivamente
7
dell’Europa continentale, del Mediterraneo e dell’Asia meridionale e insulare. La Germania perse nella
battaglia aerea contro l’Inghilterra, per cui Hitler si concentrò ad Est.
Mentre Mussolini pensava ad Africa e Grecia, Hitler ruppe i patti con Stalin nel 1941, ma furono sorpresi
dalla controffensiva russa grazie al gelido inverno russo, subendo la seconda grande sconfitta. La Germania
sarà sconfitta grazie anche all’intervento degli USA: a marzo fu firmata a Washington la “legge affitti
prestiti” (Leih-und Pachtgesetz) che li autorizzava a fornire armi ai paesi in guerra. L’11 settembre del 1941
le potenze dell’asse dichiararono guerra pure a loro, che si unirono all’Inghilterra e alla Francia. Italia e
Germania non erano più in grado di affrontare la guerra: la battaglia di Stalingrado fece rinchiudere le
trippe tedesche da quelle russe dal ’42 al ’43; mentre il regime di Mussolini crollò dopo lo sbarco degli
alleati in Sicilia. L’8 settembre 1943 l’Italia annunciò l’armistizio e a Mussolini rimase solo la Repubblica di
Salò. Contemporaneamente in Germania, nel ’43 un gruppo di studenti e professori chiamato Weisse Rose
distribuì manifesti contro il nazismo e si cercò di formare una resistenza per attentare Hitler, che fallì nel
’44. Quando gli alleati sbarcarono in normandia il 6 giugno del ’44, la Germania fu accerchiata ad Est da
Stalin, da sud e ovest da inglesi e americani più l’aviazione americane. Il 28 aprile del ’45 Mussolini fu
fucilato dai partigiani e due giorni dopo Hitler si suicidò, dunque il 7 maggio il successore Doenitz firmò la
resa.
Il Secondo dopoguerra
Verso le due Germanie: I vincitori furono USA, Unione Sovietica, Inghilterra e Francia e dopo la Conferenza
di Yalta e Londra, assunsero il potere in Germania, che diventò strumento della loro politica. Dal 1949 fu
divisa in due stati: la Repubblica federale tedesca, futura sede dei Gastarbeiter italiani e gestita
dall’Occidente; e la Repubblica democratica tedesca, a sfondo comunista e gestita dalla Russia: fu così che
iniziò la Guerra Fredda. Già dalla Conferenza di Potsdam, la prima del dopoguerra, che infatti si sciolse
l’alleanza antinazista, si decise di ripristinare i confini antecedenti ad Hitler del 1937 (ad eccezione del
confine polacco, che Stalin spostò oltre la linea dei fiumi Oder e Neisse) e, per impedire ulteriori guerre, si
divise il paese in 4 zone di occupazione (1 per ogni potenza): proprio la capitale Berlino fu internamente
divisa nonostante fosse geograficamente nella zona sovietica. Quest’ultima controllava dunque la zona
centrale e nord-orientale; mentre la Gran Bretagna il nord-ovest, gli USA il centro e la Francia il sud-ovest
con la Saar. Inoltre fu creato il consiglio di controllo per mantenere la coesione e coordinare le attività di
occupazione: era infatti difficile prendere le decisioni all’unanimità perché ognuno pensava per sé e di
conseguenza gli stati non si svilupparono omogeneamente secondo le diverse ideologie politiche che
sfruttavano i territori. La vera e propria divisione degli Stati avvenne principalmente per gli USA e l’Unione
Sovietica: gli USA, guidati dall’interesse economico, vedevano la Germania come il perfetto punto di
appoggio per formare una barriera contro il comunismo, rivale per eccellenza. Per questo motivo decisero
di potenziare l’industria occidentale, non pretesero la riparazione dei danni della guerra ma piuttosto
aiutarono i tedeschi a ripristinare l’economia con il piano Marshall di aiuto economico del 1947. Già nel
1946 i confini tra le potenze occidentali furono eliminati per divenire un’unica zona. Stalin al contrario, per
far prevalere l’egemonia dell’Unione, trasferì le industrie nel suo territorio e di conseguenza l’est si
impoverì fortemente. La Germania era divisa da una cortina di ferro.
La Repubblica federale tedesca: Il passo decisivo per l’Ovest di fondare ufficialmente lo Stato fu la riforma
monetaria dando un nuovo valore al marco: 1 ne valeva 10 vecchi e in tal modo si favorì lo sviluppo e si
arrestò l’inflazione. Allo stesso tempo i sovietici di Berlino si rifiutarono al fine di spingere gli americani a
lasciare loro Berlino, bloccando tutte le vie di comunicazione e isolando la città. Le potenze allora
organizzarono un ponte aereo (Luftbruecke) per rifornirla dei viveri, che dopo un anno fece fallire il blocco
sovietico, che fu sciolto nel 1949. La nascita dei due stati fu già preparata nel 1948, quando si decise di
preparare la nuova costituzione occidentale, chiamata legge fondamentale (Grundgesetz) per risaltarne la
provvisorietà, che diede ufficialmente vita alla BRD. Essa era ispirata a quella di Weimar: tutto ciò a sfavore
della democrazia veniva eliminato. Il modello economico era quello dell’economia sociale di mercato
(soziale Marktwirtdchaft) che portò la Germania al miracolo economico (Wirtschaftswunder).
8
La Repubblica democratica tedesca: La DDR fu fondata sei mesi dopo secondo il modello sovietico. L’unico
partito era la SED (Sozialistische Einheitspsrtei Deutschland), l’unione tra partito comunista e socialista: tutti
i beni erano proprietà dello stato.
Stalin non voleva costruire alcuno stato tedesco forte: il 17 giugno 1953 scoppiò la rivolta dei lavoratori,
favoreggiando i piani della BRD, che l’anno seguente divenne la festa nazionale della Germania federale
perché considerata un tentativo di liberarsi del sistema sovietico. Un altro segnale di insoddisfazione era la
continua emigrazione verso ovest, di conseguenza nel 1952 si stabilì che il confine poteva essere
oltrepassato solo in pochi punti per poi costruire il muro di berlino il 13 agosto 1961 (Berliner Mauer), che
sarà abbattuto nel 1989.
Il dopoguerra in Svizzera: Svizzera e Svezia, paesi neutrali, abbandonarono l’isolamento. La Svizzera diede
aiuti umanitari (Schweizerspende) e diventò membro dell’ONU, ma decise di non integrarsi all’Europa e
rimanere indipendente.
L’integrazione occidentale della BRD: La Germania acquisì stabilità politica (Westintegration)grazie a
Konrad Adenauer, cancelliere fino al 1963 a capo del partito CDU, che governò secondo la “clausola del
5%”, che escludeva dal parlamento i partiti votati fino a quella soglia, proprio per evitare proliferazioni e
che nel 1952 egli rifiutò l’ultima proposta di riunificazione da parte di Stalin, avvicinandosi più al modello
americano e portando all’indebolimento della sx della BRD, e infine alleandosi con un antico nemico della
Germani: la Francia. Con Charles de Gaulle infatti, firmò il patto dell’Eliseo nel 1963 di amicizia franco-
tedesca.
I rapporti tra i due stati tedeschi: Più la BRD si integrava con l’occidente, più la DDR si isolava e il muro era
diventato invalicabile. Nel 1969 per la prima volta vi fu una coalizione social-liberale e il nuovo cancelliere
dell’Ovest Willy Brandt avviò la sua Ostpolitik di “riappacificazione” con l’Est. Nel 1970 si incontro col capo
dell’Est Stoph e stabilirono patti (Ostvertraege): secondo il trattato di Mosca, si rinunciò all’uso della forza e
si riconobbe lo status equo (cioè che vi fossero due stati) e il trattato di Varsavia ribadiva l’inviolabilità dei
confini e una migliore cooperazione. Nel 1971 le quattro potenze firmarono “l’accordo delle 4 potenze su
Berlino” (Viermaechteabkommmen ueber Berlin) assicurandosi di lasciare libere le vie di transito e di
definire lo status particolare di Berlino ovest (Berlin Sonderstatus) in cui si stabilì che i settori occidentali
non facessero parte della BRD, ma Bonn (dell’est) poteva rappresentare anche Berlino ovest). Tutti i trattati
vennero completati con il trattato intertedesco (deutsch-deutscher Grundlagenvertrag) del 1972 che
sanciva il definitivo rispetto delle autonomie; e inoltre fu concordata la riapertura di rappresentanze
permanenti (staendige Vertretungen) al posto delle ambasciate. Le vie di riunificazione erano assicurate dal
fatto che la repubblica federale fosse l’erede naturale del Reich tedesco e che la repubblica democratica
non fosse considerata straniera.
Il secondo dopoguerra in Austria: L’Austria tornò ad essere uno stato dopo che nel 1945 il governo
provvisorio di Karl Renner proclamò l’indipendenza riferendosi al trattato stabilito, dunque nel 1955
dichiarò la sua neutralità- Bruno Kreisky, cancelliere dal 1970 al 1983 riuscì definitivamente a riconsolidare
l’identità austriaca valorizzando la funzione mediatrice e diplomatica dell’Austria, come ai vecchi tempi:
Vienna dal 1979 è una delle sedi permanenti delle Nazioni Unite. Dagli anni ’80 sia Austria che Italia
subirono una profonda crisi, che segnò nella prima la fine dell’era di Kreisky e nella seconda la fine della
seconda repubblica. Nel 1986 fu eletto Joerg Haiderm, un liberale austriaco che cercò di sollevare il
malcontento della popolazione anche a sfondo xenofobo. Dal 1999, e in particolare dopo la coalizione tra il
partito popolare e liberare del 2000, l’Austria è in una posizione di stallo per cercare di formare un governo
stabile che non funge più da mediazione.
La riunificazione dei due stati tedeschi: Le continue manifestazioni contro la DDR e la crisi portarono l’Est
ad una maggiore apertura verso l’Ovest al posto di rispondere come negli anni ’50. Questo perché il nuovo
segretario Michail Gorbaciov e il capo della SED Erich Honecker sottovalutarono tutti i casi di protesta
portando per prima l’Ungheria ad aprire le frontiere nel 1989 e ad accogliere tutti non come stranieri ma
come cittadini tedeschi con gli stessi diritti di quelli della BRD, e ciò provocò rivoluzioni pacifiche. La
rivoluzione silenziosa (stille Revolution) portò alla paralisi completa degli organi dello Stato e il 9 novembre
1989 fu dichiarata la libertà di circolazione, permettendo al popolo di varcare la frontiera. Il muro di Berlino
9
fu smantellato con i funzionari che potevano solo guardare e sarà poi venduto in tutto il mondo come
souvenir; e il regime Honecker crollò. Tale rivoluzione della DDR portò la possibilità di riunificazione delle 2
Germanie, ma necessitava l’accordo delle potenze vincitrici. Gorbaciov assicurava ancora al comitato del
PCUS di Mosca che non avrebbe abbandonato la Repubblica democratica e inizialmente nemmeno le
potenze volevano riunirsi.
Ma nessuno riuscì a controllare il tempo e nel 1990, a Lipsia, si tenne una manifestazione per la Germania
unita che portò, il 18 marzo, alle prime elezioni libere nella DDR dopo 40 anni. Il nuovo capo fu Lothar de
Maizière e avvenne il processo inverso alla divisione: si iniziò con l’unione monetaria decisa dal cancelliere
Helmuth Kohl e poi, tra l’elaborare una nuova costituzione o l’adesione di nuovi Laender alla federazione
come secondo la legge fondamentale, venne scelta la seconda opzione. Dunque in quello stesso anno si
decise di unire le due repubbliche e di ricostruire i Laender storici aboliti dal terzo Reich per annetterli alla
federale. La legge fondamentale perse la provvisorietà e divenne costituzione, poi il 31 luglio 1990 le due
Germanie firmarono il trattato di unificazione (Einheitsvertrag).
Gorbaciov diede l’ok solo nelle condizioni in cui vi fossero aiuti finanziari per la reintegrazione dei sovietici
in patria, e una diminuzione del contingente militare: con le potenze, firmarono il trattato due-più-quattro
(Zwei-plus-vier-Vertrag) e si sancì la Germania unita. Le potenze quindi non ebbero più diritti nei confronti
di Berlino e della Germania, che riacquistò la sua sovranità sino a diventare quella che è oggi.
10