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Terzo Riassunto

L'Italia nell'alto Medioevo: dall’imperatore Giustiniano ai


Longobardi.
Nel 527 divenne imperatore d’oriente un grande personaggio, di nome Giustiniano,
che si pose l'obiettivo di riunificare di nuovo l'impero romano – sia la parte
occidentale sia quella orientale – sotto un unico imperatore. Per rendere unito
l'impero, era necessaria una religione unica e per questo motivo Giustiniano
perseguitò con durezza sia le eresie cristiane sia i residui di paganesimo, chiudendo
la scuola di Atene, fondata da Platone, e bruciando molti libri pagani. Nei primi anni
dell’impero, Giustiniano fu costretto a sedare una violenta rivolta della Nika,
provocata dal forte aumento delle tasse. Dopo aver riportato la calma, nel 532 firmò
una pace con il potente impero Sasanide (cioè i Persiani). In seguito, approfittando
di un periodo di tranquillità con i persiani, Giustiniano cominciò a mettere in atto il
suo ambizioso programma di riunire l’impero romano. In questo suo progetto fu
aiutato da un grande generale di origine germanica, di nome Belisario, che nel 533,
in poche settimane sconfisse i Vandali e riconquistò il nord Africa, la Sardegna e la
Corsica. Approfittando del caos che si era creato in Italia con la morte di Teodorico e
con l'uccisione di sua figlia Amalasunta, dopo l'Africa Giustiniano comincia la guerra
contro gli ostrogoti per conquistare tutta la penisola italica. La guerra greco-gotica
ebbe inizio nel 535 quando, guidati dal comandante Belisario, i Bizantini sbarcarono
in Sicilia. I Bizantini conquistarono facilmente la Sicilia e, successivamente
assediarono Napoli. Poi si impossessarono di Roma ed infine di Ravenna. Gli
Ostrogoti furono costretti a rifugiarsi oltre il Po. Intanto l'aristocrazia romana iniziò
ad appoggiare i Bizantini nella speranza che questi riuscissero a cacciare
definitivamente i barbari ma, una volta che Totila divenne re dei Goti, essi riuscì a
sconfiggere Belisario e riconquistare gran parte dei territori perduti. Inoltre
punirono gli aristocratici romani distribuendo ai contadini le terre che avevano
conquistato e invitandoli a non pagare le tasse ai grandi proprietari terrieri.
Giustiniano, allora, affidò la guida di un numeroso esercito, formato da barbari
asiatici ed europei alla guida di Narsete che riuscì a sconfiggere gli Ostrogoti nel 552
a Gualdo Tadino, dove fu ucciso anche Totila. Con la battaglia dei monti Lattari (in
Campania) del 553, l'Impero bizantino sconfisse definitivamente gli Ostrogoti e
riprende il controllo della tutta penisola italiana. Alla fine Giustiniano nel 554
annunziò la riunificazione dell’impero romano. Affidò l'Italia ad un Esarca, una
specie di governatore, con sede a Ravenna dalla quale si poteva facilmente
raggiungere Costantinopoli. L'Esarca divise i territori in ducati e affidò
l'amministrazione ai duchi che piano piano divennero molto potenti. Il progetto di
Giustiniano però era ormai fuori tempo, oltre che costoso da gestire e difficile da
difendere. Nel frattempo, a complicare ancor di più la situazione, ripresero le
scorrerie degli Unni e finì la tregua con l’impero Sasanide. Nel 567 il generale
Narsete fu richiamato a Costantinopoli da Giustino II, figlio di Giustiniano; e si disse
che l’invasione dell’Italia da parte dei longobardi fosse stata anche il risultato d’un
consiglio ad essi fatto arrivare dal novantenne generale Narsete, offeso dal
comportamento che il sovrano aveva tenuto nei suoi confronti. Comunque l’arrivo
nella penisola dei longobardi strappò all’amministrazione imperiale il controllo del
nord e del centro di essa. Oltre al tentativo di riformare l’impero romano,
Giustiniano – grazie al grande giurista Triboniano – passò alla storia per il Corpus
iuris civilis, un'opera che ebbe il grande merito di sistemare e raccogliere tutte le
migliori leggi del diritto romano. Se tutto il mondo ancora oggi conosce e studia il
diritto romano è proprio grazie all’opera di Giustiniano, altrimenti molte leggi
sarebbero andate perdute.
I LONGOBARDI
Alla morte di Giustiniano, nel 565, l'impero visse un periodo di profonda crisi sia
perché le guerre avevano prosciugato le finanze statali sia perché era arrivata
un'altra popolazione che aveva occupato parte del nord Italia, i Longobardi. I
Longobardi erano dei guerrieri seminomadi che provenivano dalla Scandinavia, i
quali nel 526 si stabilirono in Pannonia, l'attuale Ungheria, e nel 568, guidati dal re
Alboino, si diressero verso l'Italia, soprattutto a causa della pressione degli Unni. Nel
giro di tre anni i Longobardi riuscirono a cacciare i Bizantini da gran parte dell'Italia e
fondando un regno longobardo con capitale Pavia. In seguito alcuni nobili
longobardi si spostarono verso sud e fondarono i ducati di Spoleto e di Benevento.
L'espansione longobarda si arrestò, lasciando ai Bizantini il Veneto costiero, la
Calabria, la Puglia e la Sicilia perché il re Alboino fu ucciso da sua moglie Rosmunda.
In Italia fu una vera e propria frattura perché c’erano due potenze a contendersela.
Inoltre i popoli precedenti, come i Goti, conoscevano e stimavano il mondo romano,
i Longobardi invece non avevano quasi mai avuto contatti con il mondo latino e per
questo si mostrarono molto duri, saccheggiarono e distrussero. Le strade romane
furono abbandonate, i commerci si bloccarono e l'agricoltura decadde. Alcuni
romani, scappando dai saccheggi dei Longobardi, si rifugiarono nella laguna veneta e
fondarono Venezia. Col passare del tempo i guerrieri seminomadi Longobardi si
trasformarono in un popolo pacifico e commerciante: Simbolo di questa
trasformazione nel 643 fu l'Editto di Rotari, dal nome del re Rotari, che fece
raccogliere e tradurre in latino tutte le norme germaniche consuetudinarie, cioè
orali: è la più completa raccolta di leggi dei regni romano-barbarici. Le pene
divennero più miti e il diritto di faida – cioè lo scontro tra famiglie per risolvere un
problema – fu vietato. Dopo 10 anni il re Ariperto vietò il culto ariano (l’inizio
dell’adesione dei longobardi al cattolicesimo).
Tra i re longobardi più importanti vi fu Liutprando (712 – 744 d.C.) colui il quale
favorì anche un certo sviluppo economico e incoraggiò i contatti commerciali con
l'Italia bizantina. Con Liutprando giunge a compimento la conversione al
cattolicesimo dei Longobardi, anche se non mancano attriti con la Chiesa per
questioni politiche e territoriali.
Questione della donazione di Sutri (728):
La donazione di Sutri del 728 è stata una cessione territoriale formale, effettuata dal
sovrano longobardo Liutprando a Papa Gregorio II°; quest’ultimo aveva capito le
intenzioni di Liutprando ovvero quello di conquistare la stessa Roma e si sentì quindi
minacciato. Liutprando per evitate quindi problemi con il Papa cedette la città di
Sutri che aveva conquistato ed il suo castello dalle milizie bizantine ed alcuni castelli
laziali. Nasceva così il patrimonium Petri, primissimo nucleo del potere temporale
della chiesa.

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