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BEATRICE ESPOSTO II E – TEST SUI LONGOBARDI

1. Nel testo si menzionano spesso i Bizantini con il termine di Romani: perché questo appellativo?
Con il termine Impero Bizantino si indica la parte orientale dell’Impero Romano, con capitale
Costantinopoli e i suoi abitanti non usavano la parola “Bizantini” per definirsi, a meno che non
parlassero di un abitante della capitale Bisanzio. Essi si consideravano Romani e il termine
“romano” veniva usato per indicare chiunque detenesse la cittadinanza romana che nel 212
l’Imperatore Caracalla aveva concesso a tutti gli abitanti liberi dell’Impero.

2. Chi è il beato papa di cui si parla?


Il papa beato di cui si parla è Papa Gregorio I, detto Magno, che intrattenne con la regina
longobarda Teodolinda un fitto scambio epistolare e strinse rapporti di amicizia. Questo papa aveva
organizzato la difesa di Roma durante l’attacco di Agilulfo e, durante il suo papato, ebbe un ruolo
importante negli scontri tra Longobardi e Bizantini. Egli fu anche autore del processo di
cristianizzazione dei Longobardi e degli Anglosassoni.

3. In che modo Teodolinda condizionò la politica – religiosa e no – del marito?


Teodolinda condizionò la politica religiosa e civile del suo secondo marito Agilulfo, stringendo
rapporti di amicizia e collaborazione con Papa Gregorio Magno e favorendo la conversione dei
longobardi al cattolicesimo. Figlia del duca Garibaldo di Baviera, sposò prima il re Autari nel 580,
quando si rifugiò in Italia per sfuggire ai Franchi. I due erano divisi dalla fede religiosa, Autari era
ariano, mentre la moglie era cattolica. Teodolinda fu in stretto contatto con il papa Gregorio
Magno e godette di un grande prestigio e, alla morta di Autari, mantenne il titolo di regina e potè
scegliere il suo futuro sposo. Narra la leggenda che Teodolinda, dopo aver invitato a corte Agilulfo,
duca di Torino, gli avrebbe offerto la propria mano. Ella influenzò la politica di conciliazione di
Agilulfo con la popolazione italica che era cattolica e fu apprezzata per la sua generosità, per
l’edificazione della chiesa di San Giovanni a Monza e per l’appoggio che insieme al marito diede al
monaco irlandese Colombano, che fondò il monastero di Bobbio. Il loro figlio, Adaloaldo, fu
battezzato secondo il rito cattolico, mentre il marito rimase ariano, per non suscitare l’opposizione
del popolo. Morto Agilulfo, regnò fino alla maggiore età del figlio, ma la sua politica di apertura nei
confronti dei cattolici indispettì i Longobardi, che allontanarono dal trono il giovane re, capeggiati
da Arioaldo, duca di Torino. Teodolinda, ormai lontana dalla vita politica, morì un anno dopo nel
628. Quando Agilulfo, giunse alle porte di Roma, durante la sua campagna di sottomissione
dell’Italia, i romani furono molto impressionati dalla sua crudeltà, ma egli preferì venire a patti con
Papa Gregorio Magno, che pagò un consistente tributo, in cambio della salvezza della città.

4. Da quale città si muove Agilulfo? Perché?


Agilulfo si muove dalla città di Pavia, capitale del Regno Longobardo, per dirigersi contro Perugia
per riconquistarla, perchè era stata occupata del Patrizio di nome Romano, esarca di Ravenna, sede
dell’esarca bizantino, con l’aiuto Duca Longobardo Maurissione, che aveva tradito il suo popolo.

5. Che immagine complessiva emerge dalla condizione politica dell’Italia di quel tempo?
Quella dei Longobardi fu più un’occupazione militare dell’Italia che una conquista, infatti essi
penetrarono nell’Italia settentrionale e, dopo essersi impadroniti di Pavia, iniziarono a scendere
verso sud insediandosi a Spoleto e a Benevento, che divennero staterelli autonomi chiamati ducati.
Si verificò una decadenza delle vie di comunicazione e solo la Via Emilia mantenne la sua
importanza. Su di essa, in passato, i Romani avevano privilegiato Piacenza, anche se nel corso dei
secoli la città più importante divenne Milano, utile per la difesa dei confini a Nord. Le uniche parti
della penisola che rimasero in mano ai Bizantini furono Ravenna, sede dell’esarca, Roma, sede del
papato, la costa veneta, Napoli, La Puglia e la Calabria, la Sicilia, la Corsica e la Sardegna e la
cosiddetta Pentapoli sulla costa Adriatica. Anche dal punto di vista civile e economico si ebbe una
regressione sia dei commerci che degli scambi culturali. A causa della forma di organizzazione
statale molto primitiva dei Longobardi, questi non ebbero bisogno di cercare la collaborazione degli
italici, come avevano fatto gli altri popoli barbarici. Con l’arrivo dei Longobardi, si verificò la rottura
dell’unità politica dell’Italia, che si sarebbe riottenuta solo nel 1861 con la fondazione del Regno
d’Italia.

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