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Appunti di Storia Moderna dalla prima fase delle

guerre d’Italia agli ideali del Risorgimento

STORIA
MODERNA

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Storia moderna
Lez.62 La prima fase delle guerre di Italia
L’Italia era molto debole sulla fine del 400’ rispetto
ai periodi precedenti, essa non attira gli stranieri,
ingolosisce gli stranieri per le sue ricchezze, è una
zona ricca sì, ma periferica e infatti Spagna e
Francia si contenderanno la penisola in un primo
momento. Esse stanno emergendo in Europa come
grande potenze militare.
 1494: in Italia vi è il ducato di Milano, la rep. Di
Firenze, lo stato della chiesa e il regno di Napoli.
 Il ducato di Milano era da poco passato agli
Sforza dopo i Visconti.
 Venezia è una repubblica dove le famiglie
patriziato veneziane comandano, si estende da
metà 400’ in terraferma.
 La repubblica di Firenze è in mano ai Medici.
 Lo stato della chiesa con i papi più ricchi e amanti
delle arti, veri e propri mecenati; sono interessati
più alla politica che alla fede e alla crescita
spirituale del mondo cristiano.
 Il regno di Napoli è tenuto in mano dagli aragonesi con Ferrante, che gli fa acquisire
importanza e autonomia della Spagna.
Questo equilibrio viene messo a dura prova da Milano dove comandano gli Sforza con Gian Galeazzo
Sforza, un duca debole e sempre assisto da un consiglio di reggenti da cui era emerso Ludovico Il
Moro, che voleva diventare legittimo duca di Milano scalzando il nipote. Gian Galeazzo ha pressioni
da Ludovico Il Moro e ciò preoccupa Ferrante che aveva mandato una nipote in sposa a Gian
Galeazzo per stabilire legame tra Napoli e Milano. Il braccio di ferro tra loro due si fa intenso e per
avere la meglio Ludovico crea una sorta di lega contro il nemico, ma fa male i conti perché chiama
dall’esterno qualcuno e chiama il re di Francia perché Ferrante è un aragonese ed era da poco
riuscito a riunificare il regno di Napoli dopo una lotta dinastica tra angioini, aragonesi e ungheresi,
così cerca di chiamare gli angioini, nemici di Ferrante. L’errore è che chiamando i sovrani di Francia,
si poteva chiedere più energie perché aveva esercito forte rispetto agli eserciti italiani, invita gli
stranieri a fare razzia all’interno della penisola. Il re di Francia Carlo VIII scenderà in Italia nel 1498
puntando su Napoli e creando scompiglio in tutta la penisola, entra dal territorio dai Savoia e da
quest’anno si dà avvio alle guerre di Italia; viene accolto trionfalmente a Milano quando Ludovico Il
Moro sale al potere dato che Gian Galeazzo muore. Carlo VIII viene accolto da Piero de ‘i Medici, il
suo atteggiamento remissivo nei confronti dei sovrani francesi provoca un tumulto a Firenze e i
Medici vengono cacciati dalla città. Papa Alessandro VI accoglie il sovrano francese a Roma e infine
arriva a Napoli che ormai è libera del sovrano perché Ferrante è morto e gli è succeduto Ferdinando
II, il nipote, che nel frattempo è scappato in Sicilia e quindi Carlo VIII si proclama re di Napoli, questo
è un segno di debolezza degli stati italiani pronti a inchinare la testa nei confronti di un soldato
straniero.
L’impresa di Carlo VIII finisce malamente perché rimane a Napoli per poco tempo e gli stati italiani
formano una lega antifrancese formata dallo stesso Ludovico Il Moro insieme a Venezia, il papa
Alessandro VII, la Spagna e Massimiliano d’Austria, gli Asburgo. Così Carlo VIII torna in Francia con
un solo scontro sulle Alpi che si conclude senza un nulla di fatto.
Firenze
Girolamo Savonarola, apparteneva all’ordine dei domenicani, un frate ferrarese rigoroso e la sua
predicazione era contro il clero e la politica italiana. Questo è un momento in cui si sente la
corruzione della chiesa che spende i propri soldi in beni effimeri e vi è un divario netto tra chi è
povero e chi è ricco, egli ispirandosi al vangelo, predica contro questi lussi e ha ampio successo
quando Piero de i ‘Medici viene cacciato diventando leader della politica fiorentina attaccando
anche il papa, suo bersaglio polemico preferito, Alessandro VI Borgia che evidenzia i casi di
nepotismo dando ai figli anche importanti cariche ecclesiastiche. La popolazione fiorentina è tutta
dalla parte di Savonarola e vuole imporre a Firenze un regime teocratico trasformando le leggi della
Repubblica per farle coincidere con le leggi del Vangelo. Egli colpisce direttamente i ricchi
introducendo un’imposta fondiaria progressiva sul reddito, a fine 400’ era una cosa inedita che
andava a danneggiare i ricchi mercanti, artigiani, nobiltà e i proprietari terrieri, ha l’appoggio delle
classi popolari, ma si inimica le classi dominanti. Il suo governo infatti finisce nel 1498 quando viene
arrestato, processato per eresia e arso vivo in piazza della signoria a Firenze, i suoi libri verranno
proibiti; l’anno precedente era stato scomunicato dal pontefice.

Nel 1500 il re di Francia Luigi XII scende nuovamente in Italia prima a Napoli e poi a Milano perché
imparentato con gli Sforza. Prima di muoversi avvisò le città vicino a Milano delle sue intenzioni in
cambio di sostegno, regalo la città di Cremona a Venezia, il Cantonicino agli svizzeri e diede aiuto a
Cesare Borgia per la conquista della Romagna. Prende milano senza troppa fatica e arresta Ludovico
Il Moro spedendolo in Francia; per Napoli si prepara la strada per non suscitare l’ira della Spagna e
si accordano nel trattato di Granada firmato del 1500 dove i due si spartiscono il regno di Italia:
Francia: parte settentrionale del regno di Napoli
Spagna: parte meridionale del regno di Napoli
Il re di Napoli Federico III viene a sapere di questo accordo e si sente tradito dai sovrani spagnoli con
cui è imparentato, egli così decide di abdicare in favore del re di Francia proponendo al re di Francia
di ricevere il ducato di Angiò, così le due potenze si fanno la guerra per ricevere il territorio; così
Federico III riceve il ducato di Angiò mentre Luigi XII vuole diventare re di tutto il regno di Napoli e
scoppia una guerra nel regno di Napoli tra Francia e Spagna per il mancato rispetto del trattato e si
concluse nel 1504 con un armistizio a Lione che vede la sconfitta della Francia, la Spagna ha il regno
di Napoli.
Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI, ottiene grandi risultati in Romagna e potrebbe formare un
esercito, ma la sua importanza dura fino al 1503 quando il papa muore e il nuovo papa Giulio II, è
nemico dei Borgia e mette il bastone tra le ruote a Cesare, così se ne va in Spagna. Giulio II diventa
protagonista di guerre; Venezia tenta di prendersi la Romagna e ciò mette in allarme gli altri stati
italiani così nasce la Lega di Cambrai nel 1508 tra papa, Francia, Spagna e Austria. Si arriva alla
battaglia di Agnadello che vede Venezia sconfitta, con la pace rinuncia a Romagna e territori in
terraferma conquistati negli anni precedente, rischia di crollare; il papa allora preoccupato per
questo crollo veneziano, forma lega antifrancese che vede coinvolto papato, Spagna, Venezia,
svizzeri e impero; qui gli svizzeri riescono a scacciare i francesi da Milano ripristinando la dinastia
degli Sforza, ma nel 1515 il nuovo sovrano francese Francesco I vuole riprendersi Milano lanciando
guerra contro la Lombardia sconfiggendo gli svizzeri nella battaglia di Marignano e si prende Milano
che torna sotto i francesi e gli spagnoli in contemporanea quasi agiscono a Firenze ripristinando a
Firenze la dinastia dei Medici.
Nel 1516 viene eletto Leone X, amante del lusso, dell’arte e mediatore in politica che riesce a
mettere d’accordo francesi e spagnoli nella pace di Noyon riconoscendosi i territori, Spagna regno
di Napoli e francesi ducato di Milano.
Lez.63 Umanesimo
L’Umanesimo ha influito sulla vita sociale, sulle arti e sulla storia anche, fu un movimento culturale
che diede il nome alla parola umanista (neologismo di
Humanae litterae), i letterati studiano i testi dell’età antica
dimenticati durante l’alto medioevo in buona parte, dopo il
1200 vi fu una generale rinascita umana e culturale e questo
portò alla riscoperta dei testi antichi nelle abbazie, nei
monasteri e gli umanisti cercano nei testi antichi delle
indicazioni su come vivere, alla ricerca della bellezza e della
verità. Gli antichi avevano un modo diverso di vedere il
mondo rispetto all’uomo medievale cristiano; essi si
interrogavano sul mondo organizzando anche l’arte oratoria,
ma lo facevano in una prospettiva non cristiana. Il primo
intellettuale di questo periodo fu Francesco Petrarca, grande
studioso della letteratura antica e classica, egli affronta i testi antichi con uno sguardo quasi
filologico. Attorno ai primi decenni del 400’ arrivano intellettuali greci e bizantini in Italia dopo
l’avanzata dei turchi ottomani nel loro impero, questi bizantini si rifugiano in Italia come Pletone,
bizantino-greco, che insegna greco agli intellettuali italiani, ma anche Giovanni Bessarione. Tutto ciò
porta a prospettive enormi perché si può conoscere il pensiero greco originale, questo aspetto porta
a cambiare l’umanità.
Questi testi antichi non erano sempre perduti, Aristotele ad esempio era conosciuto nel Medioevo,
basti pensare alla Scolastica di Tommaso D’Aquino, ma l’umanesimo ha riscoperto il vero Aristotele
perché nel medioevo non vi era stata una grande attenzione filologica a questi testi. I monaci
amanuensi incappavano in errori ricopiando questi testi e questi pensatori greci si interpretavano
in chiave biblica e cristiana, questi testi dovevano adattarsi al cristianesimo. Nell’umanesimo si
studiano i codici cercando di capire se vi erano errori di trascrizione, se mancavano pezzi e così nasce
la filologia nella prima metà del 400’, in particolare grazie a Lorenzo Valla, che scopre che la
donazione di Costantino era un falso, un documento medievale secondo il quale Costantino avrebbe
lasciato nelle mani del papa il compito di governare l’Europa per conto loro; questa opera conteneva
riferimenti a fatti storici e città che in quell’epoca non potevano esistere.
La dignità dell’uomo
Gli umanisti portano sul mondo uno sguardo più laico e incentrato sull’uomo, Giovanni Pico della
Mirandola, un umanista filosofo fiorentino, scrive un’opera in latino che esalta la dignità dell’uomo
in un’ottica tutta nuova rispetto al medioevo dove tutto era vissuto in relazione a Dio, l’uomo qui
deve fare da solo nonostante Dio deve rimanere una stella polare da guardare, ma bisogna fare
affidamento sulle proprie forze poiché dice che l’uomo è l’essere più particolare nella natura, egli
può decidere dove stare a differenza delle altre cose che hanno un posto nel mondo, può elevarsi o
abbassarsi. L’uomo diventa artefice del proprio e deve vivere la religiosità in maniera nuova perché
Dio non interviene più di tanto nella nostra vita.
Una nuova pedagogia
Nel 1000-1100 si diffondono le università in Italia e nel resto d’Europa dando impulso all’importanza
delle città, ma nei primi secoli era un sistema chiuso, i libri erano costosissimi, gli ambienti erano
chiusi e ostili, non si potevano affrontare grandi dibattiti; all’interno di queste università si praticava
spesso anche la pena corporale, ma con l’umanesimo quest’ultima viene meno, i maestri e gli allievi
cominciano a leggere e a studiare i testi iniziando a criticarli e ponendoli sotto uno sguardo critico,
attento e nuovo.
Vittorino da Feltre, originario del veneto, mise in piede interessanti esperimenti pedagogici
fondando scuole a Padova, Venezia e Mantova. Egli era stato molto povero, riuscì a studiare da
autodidatta, lavorando anche. A Mantova aprì una scuola chiamata Casa gioiosa, un convitto dove
gli studenti studiavano, vivevano e mangiavano insieme e vi erano sia studenti ricchi che poveri, si
studiava il trivio e il quadrivio integrando tra loro anche le varie discipline. Studiava gli antichi sotto
i vari aspetti come fecero gli umanisti, si pensi a Leon Battista Alberti oppure Leonardo da Vinci.
Queste scuole erano sempre chiuse alle donne, ancora escluse alla vita intellettuale dell’epoca,
anche se vi è qualche donna che emerge come nel campo dell’arte.

Lez.64 Storia del Rinascimento


Con l’umanesimo si rinnova anche la cultura in Europa data la riscoperta dei classici, dal 400’ si
sviluppa prima in Italia e poi in Europa un nuovo movimento culturale chiamato rinascimento, la
capitale del rinascimento fu Firenze. Perché rinascimento? La parola rinascimento fu usata proprio
dagli artisti del rinascimento, gli uomini di questo periodo si ritengono coloro che hanno recuperato
la cultura classica del passato, dopo un periodo in cui arte e cultura si erano assopite secondo loro,
infatti essi vedono il medioevo come età di mezzo, un’epoca oscura, la vedevano come un
interruzione in un percorso culturale e storico che sarebbe stato graduale se non ci fosse stato. Gli
uomini del rinascimento sottolineano questa rottura rispetto al passato, ma oggi questa lettura è
stata rivista perché come sottolineano gli storici la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna è
un proseguo, non una rottura improvvisa. La svolta non è così netta come volevano mostrare gli
uomini del rinascimento.
Le città protagoniste
In cosa consisteva questo rinascimento? Si sviluppò principalmente nelle arti, nell’architettura, nella
politica, nella dialettica; Firenze prima nelle arti e poi non solo fu l’inizio della questa corrente, basti
pensare a Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Botticelli, Masaccio, Leon Battista Alberti. Anche letterati
operarono qui come Lorenzo Magnifico, Machiavelli che rinnovò la scienza politica, Guicciardini,
Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Galileo Galilei, che ebbe un ruolo importantissimo a Firenze.
Nel nord Italia è importante la Mantova dei Gonzaga che ospita Vittorino da Feltre, Mantegna;
grande importanza ha Ferrara con Ariosto e Tasso; a Urbino vi sono i Montefeltro. Venezia, Milano,
ma anche Roma che attira gli artisti per il papato, che in questi anni vide il suo massimo splendore
per l’arte, la cultura e la politica, i papi di questo periodo fanno abbellire i palazzi vaticani
circondandosi anche di letterati e divenendo dei mecenati.
Perché in Italia
Influenza importante ebbe l’umanesimo che era nato in Italia e qui aveva conosciuto il suo sviluppo.
Per la prospettiva di cui si faceva portavoce il rinascimento vi fu una riscoperta della geometria e
del rigore, elementi tipici degli antichi. Questo rigore si trova grazie ai testi di Platone, segno che
dove l’umanesimo aveva già lavorato da qualche decennio, l’arte era più facilitata a svilupparsi
ispirandosi a queste scoperte.
Le signorie, sorte dai comuni, che in parte mantengono viva la storia dell’età comunale con le loro
leggi e i loro diritti, mantengono viva la libertà per l’Europa del tempo e si poteva anche essere
eretici in minima parte e ciò favorisce nei cittadini la voglia di provare e sperimentare, nascono le
utopie e fino alla metà del 500’ c’è un po' di spazio.
Queste città hanno al potere famiglie che vogliono mostrarsi forti e prestigiose, così i signori sono
disposti a spendere molto per mostrare la dignità e il prestigio della corte.
I grandi artisti muovono i loro primi passi all’interno delle botteghe inizialmente, la tecnica si può
apprendere dalle botteghe artigianali come quelle dei pintori che coloravano le vesti fiorentine, le
botteghe di scultori dove si apprende la tecnica e rinnovandola può dargli prestigio.
Le classi sociali
Gli artisti rinascimentali erano 3000 mentre la popolazione italiana era 10 milioni di abitanti, quindi
quella degli artisti e letterati erano un élite di pochi; la popolazione era fatta di contadini e viveva
nella stragrande ignoranza con un alto tasso di analfabetismo. Artisti e letterati venivano da ceti
sociali diversi, gli artisti avevano come ceto di riferimento quello dei bottegai, quindi dalla classe
degli artigiani mentre letterati, filosofi e scienziati provengono o dalla nobiltà oppure dalle classi
mercantili, borghesi che si sono occupati di svendere, viaggiare e trattare. Nessuno di questi artisti
e letterati era un uomo di chiesa, questa è una differenza rispetto al medioevo dove la maggioranza
dei letterati era un uomo di chiesa; la chiesa nel rinascimento paga artisti laici per produrre opere
d’arte.
La società e le donne
Gli artisti nella prima fase del rinascimento venivano visti come artigiani, un po' più bravi della
media, ma il loro rango era medio-basso, le cose iniziano a cambiare quando grandi artisti iniziano
a farsi pagare molto per le loro opere e alcuni riceveranno dei titoli nobiliari.
Vittorio Colonna o Artemisia Gentileschi sono donne che hanno una storia particolare, erano
comunque estreme minoranze le donne che riuscirono ad emergere, l’istruzione, la formazione
letteraria e artistica era riservata agli uomini. L’educazione privata veniva fornita dal padre della
donna, ma bisogna che il padre avesse una mentalità illuminata.
Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), fu una donna capace anche se la sua
figura è stata attaccata per secoli, in realtà era una donna intelligente e un po' vittima del suo tempo.

Lez.65 L’invenzione della stampa


Nel medioevo si diffonde la pratica di copiare i vecchi
manoscritti sia sacri come la Bibbia o i padri della
chiesa sia dei libri degli antichi romani, i monaci
tengono la cultura dell’antichità viva; questa copiatura
degli amanuensi era comunque un’attività ridotta e
questi libri erano delegati all’interno dei monasteri,
nessuno aveva una biblioteca personale in casa.
Questo faceva si che la cultura del medioevo era
limitata a pochi e potevano confrontarsi solo con gli
altri monaci per avere un dibattito culturale, poche sono le persone che viaggiano. La novità portata
da Gutenberg a metà del 400’ cambia tutto, l’umanesimo riceve una forte accelerata, egli inventa la
stampa a caratteri mobili cioè riproduce in serie le pagine creando dei piccoli blocchetti di legno
prima e poi di metallo in cui è inciso un carattere, imbeve di inchiostro la serie di caratteri messi in
sequenza, crea la pagina e poi con un torchio preme i blocchetti di carattere sulla carta, questo
inchiostro si trasmette sulla carta, toglie i blocchi e i caratteri rimangono stampati su carta. Si
produce un libro in tempi ragionevoli, ma inizialmente ci si mette tanto, per fare cento copie di libri
ci si mette anni; infatti, per fare la Bibbia ci mette mesi. Gutenberg non è il vero inventore di questa
tecnica, i cinesi avevano già formulato un processo tipo quello di Gutenberg, ma vi è una differenza
cioè i cinesi non implementarono subito questa cosa per la loro lingua basata sugli ideogrammi e
quindi non hanno un set di caratteri che si combina con altre parole, diventa molto dispendioso
creare ogni blocchetto per ogni diverso ideogramma, non era efficace come per noi occidentali.
Da Gutenberg a Manuzio
Gutenberg opera inizialmente a Magonza in Germania, ma in tutta Europa si replicano le sue stesse
tecniche, gente che capisce il processo codificato da questo tipografo tedesco. Egli opera come
primo libro la Bibbia in latino nel 1457 e lo produce in vari esemplari mettendoci anni a realizzarla,
ma questa invenzione poi si diffonde anche in Italia negli anni successivi come Aldo Manuzio, di
origine laziale, studierà latino a Roma e greco a Ferrara, ma aprirà una tipografia a Venezia perché
lo vede il luogo più tollerante per i suoi affari. Egli ridarà luce a vecchi scritti latini e greci, ma anche
a intellettuali contemporanei che stavano diffondendo su vasta scala le loro idee. Manuzio inventerà
anche il carattere corsivo, in più inventa il libro anche in ottavo, prima i libri degli amanuensi erano
giganti, adesso il libro diventerà più simile a quello di oggi e si poteva tenere in mano mentre si
leggeva. Il libro più portatile si diffonde in tutta Europa.
Gli effetti della stampa
Adesso i libri non si trovano più nei monasteri, adesso qualche sapiente può comprarsi i libri da
qualche tipografo e li può consultare quando vuole perché prima gli studiosi dovevano recarsi presso
i monasteri, si poteva leggere e confrontare due libri contemporaneamente. Questo favorisce un
atteggiamento molto più filologico, nei monasteri la scrittura a mano comportava degli errori perché
gli amanuensi sbagliavano a copiare, anche perché gli amanuensi non avevano un atteggiamento
attento alla veridicità della fonte, quando trovavano un punto poco chiaro o in contrasto con la fede,
allora poteva capitare che il monaco operasse dei cambiamenti volontari sul testo originale e il testo
diventava punto di partenza per testi successivi così l’errore si propaga; adesso gli umanisti
correggono gli errori e si arriva a una forma canonica del libro poiché la versione ufficiale viene
stampata su molte copie. Questo porta anche alla riscoperta del greco, si tenta di recuperare il testo
greco originale stampando anche libri in greco, Manuzio ha al suo servizio dei correttori di bozza
greci e questo permette di recuperare l’originale antico con un’ottica più laica; la cultura esce fuori
dai monasteri. Gli stampatori tentano di vendere le loro opere anche al di fuori dell’Italia, ma per
vendere all’estero, bisogna fornire ai clienti un catalogo delle opere e così nascono i cataloghi
creando indici e bibliografie sui vari autori classici e contemporanei; sulla base dei cataloghi si fanno
gli ordinativi. Il sapere con la cultura dei cataloghi si ordina, questa mentalità spingerà avanti la
cultura.
Si inizia a formare un mercato della cultura, un mercato del libro che spinge questi tipografi a
diventare degli editori, tutto questo stimola la domanda e l’offerta anche degli intellettuali perché
c’è un mercato che richiede libri, questo accade con Lutero perché diffonde le sue idee grazie alla
stampa.
Gutenberg imprenditore
Gutenberg è uno stampatore tedesco che ha messo insieme innovazioni che già c’erano e poi di
utilizzarle per stampare un libro utilizzando un inchiostro più denso. Le idee che aveva per creare
una tipografia di successo erano non fattibili dato che le macchine che utilizzava a Magonza erano
molto costose, egli chiese ai Fuss, una famiglia ricca, un prestito per avere dei finanziamenti per
partire, egli partì, ma ci mise tanto a realizzare la Bibbia e i costi superarono le entrate e non riusciì
a ridare i soldi ai Fuss, che lo chiamarono in causa, che poi perse e i Fuss ebbero anche i macchinari
di Gutenberg come parte del risarcimento.
La Bibbia a 42 linee era in latino, 42 linee perché ogni pagina divisa a due colonne con 42 righe; viene
realizzata dal 1452 al 1455 e la prima edizione aveva 180 copie. Fu un esperimento ben riuscito dal
punto di vista tipografico, ma non buono dal punto di vista economico mentre Manuzio riuscì a
mettere in piedi un’impresa che funzionava benissimo.
Concorrenza e “pirateria”
Questi tipografi si fecero una concorrenza spietata, all’epoca non esisteva un diritto d’autore. Uno
scrittore poteva andare da un tipografo che fungeva in qualche modo da editore, si accordavano su
come dividere i profitti della vendita del libro, ma poteva arrivare un tipografo rivale che non si
accordava con l’autore e pubblicava il libro. Ariosto attorno al 1416-1417 chiedeva al signore di
Ferrara, una sorta di multa per chi stampasse l’Orlando Furioso illegalmente.
Università e lingua
Le università nel medioevo erano rimaste chiuse su loro stesse, concentrate su pochi dotti di
estrazione ecclesiale talvolta; l’avvento dei libri fa aumentare il numero degli studenti perché prima
senza la stampa, non si avevano dei manuali per studiare, ci si basava su codici e appunti della
lezione, ciò che importava era la lezione del maestro. Adesso le università fanno stampare libri per
gli studenti così si può accedere all’idea del maestro favorendo una laicizzazione della cultura. Altro
fattore importante è quello delle lingue nazionali perché dopo alcuni decenni si inizia a stampare in
volgare per l’Italia anche se non era una lingua nazionale dato che il paese italiano aveva molte
lingue diverse, il volgare risente dei dialetti locali. Il libro viene standardizzato con un’unica lingua
perché quando si pubblica un libro in italiano, bisogna formalizzare la grammatica e il tipografo fa
questa scelta a differenza degli amanuensi che scrivevano per la maggior parte in latino o in greco,
che avevano già una grammatica codificata. L’uniformità che la stampa richiede spinge a
standardizzare la lingua creando delle regole comuni all’interno dello stesso territorio e nascono i
volgari che diventano lingue ufficiali sul territorio, in Italia sarà un processo lungo, diverso invece in
Francia o Inghilterra dove si era già formato lo stato nazionale.

Lez.66 Impero ottomano: nascita ed espansione


La crescita aragonese
Nel 400’ si affacciano nuovi soggetti che scombinano i domini marittimi di Genova e Venezia come
l’Aragona, che si unisce nel 400’ con la Castiglia per via dinastica formando il regno di Spagna.
L’Aragona dominava buona parte della penisola iberica vicino Barcellona, le Baleari e i porti del sud
Italia grazie al sovrano Alfonso che seppe mettere in rapporto la potenza navale con il mercato locale
facendo esportare prodotti di livello in tutta Europa dalla Catalogna e prendeva dal sud Italia
l’agricoltura. Anche in Oriente si stavano andando ad affermare nuovi potentati come quello
dell’Egitto dove si era stabilita la casta dei mamelucchi.
L’Egitto dei mamelucchi
Questa casta disponeva di importanti porti come quello di Alessandria d’Egitto, che servivano da
basi di appoggio per le navi egiziane che volevano mettere in difficoltà le navi italiane; a mettere in
difficoltà la situazione europea è la difficoltà che arriva dalla via della seta poiché in Mongolia vi era
molta instabilità politica, questa nuova via passa da Oriente e qui l’Egitto è compreso diventando
approdo principale delle merci così le potenze italiane si indeboliscono come Genova che aveva le
sue basi in Crimea e Venezia aveva solidi base a Costantinopoli, così con questa difficoltà i mercanti
italiani hanno importanti danni anche perché vi sono soggetti politici nuovi che fanno affari diversi.
L’egemonia veneziana a Costantinopoli cadde quando vi fu la minaccia degli ottomani, turchi
selgiuchidi che a metà del 200’ avevano creato tanti piccoli potentati con degli emirati, territori in
mano agli emiri, ma nel corso del 200’ l’emiro Othman inizia ad avere più potente iniziando a
conquistare territori in Anatolia (parte dell’attuale Turchia) e punta principalmente alla parte
europea, pone la sua capitale a Bulsha, città che si affaccia sullo stretto dei dardanelli, vicino
Costantinopoli.
Gli ottomani nei Balcani
Nel 1354 viene superato lo stretto dei dardanelli e negli anni seguenti vi furono altre battaglie con
potenti locali, la più importante è quella del 1389 di Kosovo che viene combattuta contro i serbi,
vincono e iniziano a vedere con interesse l’Ungheria (allora comprendente zone limitrofe della
Polonia, Ucraina, ex Jugoslavia), si arriva nel 1396 nella battaglia di Nicopoli in cui gli ottomani si
scontrano contro gli ungheresi di re Sigismondo e gli ottomani vincono di nuovo trovandosi nella
parte settentrionale dei Balcani così. La fortuna degli europei è che questa lunga spinta ottomana si
interrompe ad inizio 400’ perché si concentrano sui loro confini orientali.
Contro Tamerlano
In Oriente vi è la potenza mongola di Tamerlano che minaccia pesantemente i turchi ottomani,
l’esercito di Tamerlano è superiore all’esercito turco e gli ottomani vengono sconfitti ad Ancara nel
1402, Tamerlano ha costituito un impero che va da Samarcanda all’estremo Oriente (India).
Tamerlano muore poco dopo e così gli ottomani si rimettono in piedi, iniziano ad esercitare pressioni
nei confronti di Austria, Ungheria, ma principalmente nei confronti di Costantinopoli.
La mossa di Giovanni VIII
Nel 1438 Giovanni VIII Paleologo si reca in Italia per farsi dare aiuto cristiano ed europeo contro i
turchi ottomani, l’imperatore va dal papa a chiedere aiuto nonostante l’impero d’oriente fosse
ortodosso; questa mossa è strana, inedita, molto rischiosa ed è disposta a dare al papa importanti
concessioni come la riconciliazione tra le due Chiese tornando a farsi assoggettare dal capo
indiscusso della chiesa cristiana e questo farebbe risolvere una ferita disposta da secoli, il papa
acconsente, ma il popolo orientale non vede di buon occhio questa decisione perché convinto dei
propri diritti e della propria religione. Nel 1439 però si sancisce in un accordo a Firenze la
riconciliazione tra le due chiese, così Giovanni VIII torna nel suo impero convinto di essere aiuto, ma
nel 1453 Maometto II attacca Costantinopoli con un esercito di 200 mila uomini, gli occidentali non
mandano nessuno in aiuto.
Le potenze occidentali non vogliono mandare uomini lì perché sono già in difficoltà al loro interno
come Francia e Inghilterra dopo la
Guerra dei Cent’anni, in Spagna vi è la
Riconquista, l’Italia è divisa in vari
staterelli e sono in lotta l’uno con
l’altro e le parole del papa hanno
sempre meno peso non facendo
sommuovere popolo ed eserciti, ha
un ruolo piccolo in campo militare.
Costantinopoli, rimasta da sola, cade
con gli ottomani che penetrano in
città e diventerà Istanbul. Venezia e
Genova vedono crollare dopo la loro
influenza in Oriente dato che gli
ottomani non vogliono commerciare con gli italiani, solo con piccoli accordi.
L’espansione di Maometto II
Maometto II punta a Nord sui Balcani e minaccia i territori cristiani prendendo nel giro di pochi anni
Crimea, Albania, Grecia e poi Austria e Ungheria; dall’Albania e dalla Grecia inizia a minacciare
l’Italia, nel 1480 il porto di Otranto viene preso dagli ottomani facendo fare una brutta fine alla
popolazione, ma nel 1481 Maometto II muore e questo mette una pausa all’espansionismo
ottomano. I suoi successori si devono difendere dall’impero persiano.
Selim I e Solimano
Selim I conquista territori in Siria, Egitto e penisola arabica mentre Solimano il Magnifico punta verso
l’Europa governando dal 1520 al 1566, un cinquantennio di grandi vittorie; famosa è la battaglia di
Belgrado contro gli ungheresi del re Jagellone, che viene sconfitto e muore in battaglia. Dal 1529 al
1532 puntano verso l’Austria arrivando ad assediare Vienna per tre anni, ma non viene conquistato,
così gli ottomani lasciano la città e gli austriaci vedono ciò come la vittoria della cristianità.
Il dominio sui mari
Il mediterraneo passa sotto l’influenza turca perché nel nord Africa nascono stati satelliti legati
all’impero ottomano, ma fondati da pirati ottomani (Algeria, Tunisia); Algeri diventa la base
principale dei pirati berbereschi, da qui partono navi che vanno a fare atti di pirateria nei confronti
delle navi cristiane, tra questi vi è Barbarossa (così chiamato in Occidente). Egli è molto temuto dalle
navi cristiane, ci si prova più volte a fermarli dato che i sovrani europei faranno crociate contro
questi pirati, come Carlo V che per qualche tempo riuscirà a conquistare Tunisi, ma mai Algeri, viene
più volte sconfitto. Attorno al 1571 viene creata una flotta costituita da una grande alleanza di varie
potenze cristiane, la Lega Santa, dove combatte contro la flotta turca nella battaglia di Lepanto e
vinceranno i cristiani per la prima volta segnando così la svolta, con la guida di Giovanni d’Austria e
il supporto di Filippo II.
Tra il 400’ e il 500’ gli ottomani sembrano la potenza più forte.

Lez.67 Le esplorazioni geografiche e la scoperta dell’America


Alla ricerca di nuove rotte
La fine del medioevo è nel 1492
quando il navigante genovese scopre il
continente americano anche se non se
ne rende conto, questa è una data
simbolo anche perché il medioevo era
finito da un bel po', questa scoperta fu
di grande impatto. A est e ad ovest gli
europei dovettero fare i conti con altri
popoli e altri religioni, con i turchi ad
oriente e con gli indigeni americani ad
occidente, ciò contraddistingue l’inizio
della modernità; gli europei iniziarono
ad aprirsi a questo mondo per ragioni
economiche perché nel mediterraneo
le città italiane avevano dominato nel
XII-XIII secolo, ma nel XIV secolo le rotte commerciali italiane nel mediterraneo si erano fatte più
complesso e già avevano cercato di navigare oltre lo Stretto di Gibilterra nell’oceano atlantico, molto
più difficile da navigare rispetto al mediterraneo. Tra l’Africa e l’America vi sono molto più km
rispetto al mediterraneo e bisognava essere più abili nella navigazione, i primi a provarci sono
veneziani e genovesi, che cercarono di puntare a nord oltre lo Stretto di Gibilterra, nel nord della
Francia e in Inghilterra, le cose cambiano nel 400’ quando l’impero ottomano diventa minaccioso in
oriente e conquistano avamposti i loro pirati, inoltre la via della seta viene ridotta e le merci in
oriente arrivano con difficoltà; per i commercianti trovare una rotta alternativa diventa importante
e vanno al di fuori delle colonne d’Ercole circumnavigando l’Africa. Si partiva dalle coste dell’Africa
per girarci intorno e sbarcare nell’oceano indiano, oggi sappiamo che il continente africano è
abbastanza lungo, ma nel 400’ non si sapeva quanto fosse lunga l’Africa, gli europei conoscevano
solo il nord Africa, dopo il deserto Sarah il continente africano era abbastanza ignoto, si pensava che
superati i primi km si potesse giungere facilmente nell’oceano indiano. Anche esplorare l’Africa
poteva non essere una cattiva idea perché commerciando con gli africani si poteva trovare oro, che
i maghrebini dicevano di prendere oltre il deserto e nel nord Africa si trovavano molti schiavi, anche
neri e che provengono probabilmente da territori più profondi dell’Africa; iniziano a volere schiavi
perché colonizzando isole vicino all’Africa gli europei implementeranno delle piantagioni, larghi
appezzamenti di terre coltivati con un unico prodotto, che hanno bisogno di manodopera a basso
costo, a raccogliere queste terre dovevano esserci solamente schiavi, la manodopera doveva essere
prettamente schiavista e si inizia a capire che provenivano dall’Africa centrale questi schiavi.
L’Africa e i portoghesi
Il Portogallo inizia a trattare con questi popoli africani. Il Portogallo è affacciato sull’oceano e si
orientano per primi verso l’oceano trovando nuove rotte commerciali, in particolare Enrico il
Navigatore che governerà fino al 1460, darà impulso a molti tentativi per capire quali rotte sono
migliori per circumnavigare l’Africa arrivando sino alla parte meridionale; questo processo si
concluderà alla fine del secolo.
Le basi portoghesi
Occupano Madera i portoghesi e alcune isole circumnavigando a sud, a Madera impiantano
piantagioni di canne da zucchero e lungo le coste africano impiantano dei porti e delle basi, essi
fonderanno solo le città portuali, incontrano tribù vicine scendendo a patti con loro.
Colombo e i portoghesi
Verso la fine del secolo c’è un marinaio genovese chiamato Cristoforo Colombo, facendosi carico
delle esperienze di navigazione genovesi, aveva un progetto ritenuto innovativo dove credeva che
ci fosse una via migliore per arrivare in estremo oriente facendo il giro della terra, egli partendo dal
Portogallo voleva fare un giro completo per arrivare in Cina e in Giappone. Egli propone il progetto
al re del Portogallo Giovanni II, ma lo rifiuta perché i portoghesi era convinti che circumnavigando
l’Africa e doppiando il capo di Buona Speranza si arrivava in oriente; inoltre, la navigazione di
Colombo era pericolosa perché in oceano aperto, mentre i portoghesi si tenevano vicino alle coste
per riparare in caso di difficoltà, quindi vi è un certo dubbio sulla navigazione di Colombo. Egli
pensava che questa sua operazione durasse solo tre settimane sfruttando i venti e pensava ci
fossero solo 4.400km, in realtà ci volevano 30 giorni e più; quindi, la scommessa di Colombo è
azzardata. Il re del Portogallo non finanza l’impresa e così con il suo progetto si presenta alla corte
spagnola interdicendo con la regina Isabella di Castiglia, moglie di Ferdinando di Aragona, le illustra
il progetto e Isabella si convince.
Il viaggio di Colombo
Isabella gli dà solo tre caravelle (Nina, Pinta e Santa Maria), firma un patto tra corona spagnola e
Colombo chiamato Santa Fe nel 1492 e così Colombo con i suoi marinai parte, egli arriva alle
Bahamas pensando di essere arrivato in Cina, ma tra i marinai il malumore serpeggia per il lungo
viaggio; il 12 Ottobre 1492 giunge in America, riesce ad esplorare anche Haiti e Cuba, convinto che
erano isole vicino al Giappone descritte da Marco Polo nel Milione. Nel settembre 1493 compie un
secondo viaggio con 17 navi, molti uomini e tutto ciò che serviva per fondare una colonia; arriva
nella zona delle Antille e trovano solo schiavi, ricchezze meno del previsto. Al suo ritorno Colombo
viene accolto come un trionfatore, ma poi si scopre che i suoi viaggi non sfruttano; farà altri due
viaggi e nel terzo viaggio verrà incarcerato. Quando Isabella morirà non verrà più protetto a corte
e dopo morirà anche lui senza molti onori, ma la navigazione dell’America diventerà molto
frequente.
Trattato di Tordesillas
Quando nel 1492-1493 Colombo tornerà in
Europa, il suo viaggio di scoperte giunse in altri
posti e all’orecchio dei portoghesi e gli spagnoli
per paura che altri paesi rubassero l’esclusività
del viaggio di scoperta vanno da papa
Alessandro VI, che emana nel 1493 una bolla
che sancisce i diritti dell Spagna su queste rotte,
ma il Portogallo reagì e l’anno dopo grazie alla
Cartina con meridiano del Trattato di Tordesillas mediazione del papa Alessandro VI, si arrivò al
Trattato di Tordesillas dove Spagna e Portogallo si accordano dandosi un meridiano, le terre ad
oriente saranno a panaggio dei portoghesi, quelle di occidente saranno a panaggio degli spagnoli,
questo meridiano si chiama Raya; esso passava dove finisce all’incirca il Brasile. I portoghesi si
fermeranno in Brasile, mentre gli spagnoli il sud America, il Venezuela, il Cile ecc.…
Le imprese dei portoghesi
Nel 1487 Bartolomeo Diaz era arrivato alla punta meridionale dell’Africa chiamato Capo di Buona
Speranza e nel 1497 Vasco da Gama, altro navigatore portoghese aveva completato la rotta africana
ed era riuscito a sbarcare nelle vere Indie; gli anni successivi continuano ad esplorare questa zona.
Nel 1500 Pedro Cabral perde un po' la rotta allontanato dalla costa africana per i venti e sembra
andare alla deriva, ma egli ha la fortuna di sbarcare in Brasile, in oriente rispetto alla Raya e i
portoghesi iniziano a colonizzare creando delle loro basi.
Altri europei e Magellano
Tra la fine del 400’ e l’inizio del 500’ fu un’epoca di grandi scoperte, il primo italiano importante fu
il fiorentino Amerigo Vespucci, che per conto della Spagna e del Portogallo po, tra il 1499 e il 1503
esplorò il continente sud americano rendendosi conto che non erano le Indie, bensì un nuovo
continente, un po' tutte le potenze europee si imbatteranno nell’impresa come l’Inghilterra con i
Caboto che scoprirono l’isola di Terranova, mentre i francesi esploreranno la parte più
settentrionale del continente.
Ferdinando Magellano è un navigatore portoghese che viene finanziato dagli spagnoli e la sua idea
è di fare il giro di tutto il mondo tra il 1520-1521 passando per l’Europa, per l’America e sbucando
dall’oceano Pacifico arrivando in oriente. L’impresa riesce, ma Magellano e moltissimi marinai
muoiono, su 238 uomini, ne arrivano a casa solo 18, lo stesso Magellano muore nelle rotte vicino
alle Filippine. Questa conquista verrà replicata da Francis Drake che riuscirà a portare in estremo
oriente navi non portoghesi.

Lez.55 Le civiltà precolombiane


Continenti sconosciuti
Queste civiltà segnarono uno choc culturale per gli
europei alla loro scoperta, queste popolazioni non erano
organizzate in maniera avanzata. Nel nord america vi
erano popolazioni nomadi e semi nomadi, nel centro e nel
sud America si svilupparono delle civiltà più avanzate
perché i sistemi di governo erano più avanzate per il
tempo.
La civiltà azteca
Questa civiltà si andò a sviluppare intorno all’anno mille
nell’attuale confine tra Messico e Stati Uniti, poi la
popolazione si espanse e andò a situarsi sull’altopiano
messicano. Essi possedevano una tecnologia non molto
avanzata, ma l’organizzazione imperiale era piuttosto
organizzata con città popolosi come l’attuale Città del Messico, al vertice vi stava un imperatore con
un forte potere centrale, al grado inferiore i nobili, unici proprietari delle terre e potevano assurgere
alle cariche politiche e religiose, al di sotto la classe dei mercanti e artigiani, classe di medio livello
e al di sotto ancora i contadini che lavoravano terre comuni e al grado minore servi e schiavi che
coltivavano terre dei nobili.
Tecnologia e religione
La ruota non era abbastanza conosciuta e non sapevano applicarla, non erano abili nella lavorazione
del metallo per creare degli utensili anche se sapevano lavorare l’oro creando dei monili; dal punto
di vista delle conoscenze astronomiche erano molto avanzati invece. La loro mentalità era cupa
perché erano ossessionati dalla fine del mondo credendo che il mondo si distruggesse e si ricreasse,
ciò creava un’ansia religiosa e li portava a fare sacrifici umani per ingraziarsi gli dei.
La civiltà Maya
A sud dell’America centrale si sviluppò la civiltà Maya basata su città-stato indipendenti l’una
dall’altra che avevano un certo controllo del contado vicino, erano governate dal sommo sacerdote
che aveva poteri religiosi, politici e giudiziari. I nobili potevano anche qui detenere le terre,
lavoratori, contadini liberi e servi. La religione era fortemente pessimistica perché pensavano
all’arrivo di una catastrofe, elaboravano calcoli basati sull’astronomia, infatti, il loro studio sulle
stelle era più avanzato di quello degli europei.
La civiltà inca
La civiltà dell’Inca si era sviluppata lungo le Ande, una catena montuosa sulla parte più sud
occidentale del sud America. Essa era un impero dove l’imperatore deteneva poteri sia religiosi che
politici, l’impero si sviluppava lungo la cordigliera delle Ande e si pensava fosse difficile da governare
perché troppo vasto e frastagliato, ma l’imperatore aveva diviso il territorio in circoscrizione con a
capo un governatore.

Lez.68 I conquistadores nel Nuovo Mondo


Conquistadores e Cortés
Queste terre scoperte divennero terreno da conquistare e già dal 1517-1518 gli spagnoli si accorsero
che le civiltà degli aztechi fosse da conquistare perché erano piene di oro e ciò faceva pensare gli
spagnoli che ci fossero grandi miniere di oro e d’argento, sapere che potevano esserci ricchezze
attirava l’attenzione di molti avventurieri spagnoli e infatti nacquero i conquistadores, spagnoli che
partivano dalla Spagna facendosi finanziare le missioni e avventurarsi in guerre e in caso di fortuna
diventeranno importanti figure. Hermann Cortes fu il primo che nel 1519 andò a conquistare la
civiltà azteca, questo popolo era spaventato per l’arrivo di questi europei e la loro diversità
terrorizzava nonostante gli aztechi fossero superiori per numero, gli spagnoli sembravano divini;
Cortes con la forza di 400-500 uomini riuscì a sconfiggere la popolazione e l’imperatore Montezuma
catturandola e sfruttando l’uso delle armi da fuoco e la tecnologia militare avanzata, Cortes si alleò
con le popolazioni locali in lotta con agli aztechi perché sottomessi. L’imperatore Carlo V finì per
nominare Cortes imperatore della prima Spagna e questo non fece altro che attirare altri
avventurieri.
L’impresa di Pizarro
Francisco Pizarro riuscì a convincere la corona spagnola a finanziare un
viaggio in sud America dove vi era la popolazione inca, gli diedero tre navi
e con scaltrezza e furbizia riuscì a conquistare l’impero riuscendo anche
a farsi appoggiare dalle popolazioni sottomesse all’impero inca e catturò
l’imperatore Atahualpa traendolo in inganno, lo fece convertire al
cristianesimo battezzandolo e poco dopo lo uccise strangolandolo.
Venivano considerate delle bestie e infatti si chiede a Carlo V se avessero
anima e fosse il caso di trattarle con rispetto oppure sfruttarle nel caso
non l’avessero.
I portoghesi non si impegnarono a colonizzare il sud America, ma si
preoccuparono alla circumnavigazione dell’Africa perché il Brasile non si
riteneva molto ricco, fondarono la città di San Paolo.
Il crollo demografico
Nel giro di qualche tempo si scoprirono miniere di oro e d’argento e questo faceva arricchire i coloni,
si sfruttò l’agricoltura locale con la manodopera locale fino allo sfinimento, si importavano bestie
come bovini dall’Europa. L’effetto più dirompente fu il crollo demografico degli indios, si stima che
prima di queste scoperte europee 80-100 milioni di abitanti, verso gli anni 60 del 500’ il censimento
spagnolo delle loro terre conquistare mostra che la popolazione locale è diminuita dell’85% e si va
verso l’estinzione di questi indios, che nel giro di 50 andranno quasi a scomparire.
La diminuzione avvenne per:
 malattie portate dagli europei con cui convivevano da secoli, ma gli europei avevano
generato anticorpi e quindi venivano supportate bene, mentre quello dei nativi non era in
grado di reggere dato che non aveva difese immunitarie.
 Crudeltà degli europei che uccidono popolazioni anche civili di tutti i tipi perché non li
considerano uomini, ma delle bestie molto spesse, solo dopo molto tempo le cose
cambieranno; infatti, gli europei iniziano a sfruttarli senza nessuna ragione come avveniva
nelle miniere dove il lavoro era pesante e questa fatica così esasperata provoca anch’essa
grande mortalità, anche il lavoro nei campi e nei trasporti; gli uomini sono addetti ai
trasporti.
Encomendias e sfruttamento
Si decise in Spagna di esportare l’istituto giuridico delle Encomendias dove ogni conquistador riceve
una fetta di territorio da gestire per conto della Spagna e oltre alla terra deve gestire anche la
popolazione che vive in quella zona, chiamato Encomenderos. Egli deve sfruttare la terra e le
popolazioni locali considerate alla stregua di bestie e di animali, la popolazione locale viene sfruttata
in maniera pesantissima per arricchirsi e dar frutto a queste terre a ritmi disumani. In Spagna Carlo
V e vari burocrati iniziano a varare leggi per tutelare queste popolazioni in modo tale che i
coqnuistadores non sfruttino queste popolazioni, ma esse non vengono rispettate perché in
America non vi è una forza pubblica che faccia valere queste leggi. Tutti i tentativi saranno
fallimentari perché non si riuscirà a frenare la violenza dei conquistadores, quando non ci saranno
più gli indios, si inizieranno a sfruttare gli schiavi importati dall’Africa tramite il commercio
triangolare.
Questi conquistadores rimangono bloccati in America, solo in pochi ritorneranno in Spagna. Essi
vengono accolti male dalla società spagnola visti come non degni di rispetto e di nota; sono bloccati
in America anche perché il loro potere e le loro ricchezze erano prettamente americane.
I resoconti sui viaggi
L’incontro tra europei e popolazioni locali fu altrettanto sconvolgente perché gli europei non erano
abituati al diverso, le popolazioni indigene avevano una religione animistica differente dal
cristianesimo. I primi resoconti che arrivano dall’America descrivono le popolazioni americane come
animalesche, si dice che sono cannabili, farabutti, bugiardi, incapace di vivere in modo civile; questi
resoconti sono irrealistici data l’incapacità di comprendere l’altro, di sminuire queste popolazioni e
di criticarle, questo fatto di chiamarle bestie giustifica lo sfruttamento degli europei.
Le voci contrarie
Bartolomé de Las Casas, uno spagnolo che eredito delle terre in America perché suo padre aiutò
Colombo nelle spedizioni, difese le popolazioni indigene perché troppo sfruttate.
Evangelizzare gli indios
La chiesa appoggiò i conquistadores, dopo iniziò ad intervenire a difesa delle popolazioni locali e
partì un’opera di evangelizzazione, che si rivelò complessa perché essi arrivavano con i
conquistadores e a volte giustificavano le loro operazioni; inoltre, i sacerdoti non rispettavano i culti
delle popolazioni latino-americane che vennero spazzati via perché considerati ridicoli. La teologia
europea era incomprensibile per queste popolazioni che credono negli spiriti della terra, non
riescono a capire i dogmi della chiesa cristiana. Alla fine, i pochi nativi rimasti si convertiranno al
cristianesimo con la forza e finiscono per mescolare il cristianesimo alle loro religioni. Questa opera
di evangelizzazione aveva casi e casi, i francescani e i domenicani mostrarono un certo interesse per
le condizioni dei nativi e bisognava tutelarli dallo sfruttamento eccessivo, essi avevano un
atteggiamento più aperto; gli esponenti del clero secolare furono molto duri o addirittura crudele
in alcuni casi.
Nella seconda metà del 500’ nascono della comunità piccole di gesuiti in America e hanno un buon
successo stabilendosi nell’attuale zona del Paraguay e qui creano delle Riduzioni, piccole comunità
di gesuiti e contadini locali, che tentano di vivere seguendo l’ideale evangelico, in eguaglianza l’uno
con gli altri, solidali e in comunità e così le popolazioni locali non si sentono sfruttati, ma lavorano e
godono dei frutti della loro fatica.
Lez.69 La rinascita del '500
L’aumento demografico
Il 500’ fu un’epoca di sviluppo dopo l’arresto tragico del 300’ in Europa sia a livello demografico che
economico; di questo secolo si hanno delle stime di dati incoraggianti, ma solo stime e anche
guardando i registri parrocchiali i dati sono incompleti, gli storici hanno visto che intorno alla metà
del 400’ vi erano solo 45-50 milioni di abitanti in Europa, mentre a fine 500’ circa 150 milioni di
abitanti quindi la popolazione europea raddoppiò. Questo aumento ebbe grandi effetti e fu
percepito fin da subito dai contemporanei, in effetti l’Europa era in un’epoca di grandi cambiamenti
radicali come la scoperta dei nuovi mondi o le nuove idee circolanti; ci furono realtà come le città
che videro aumentare i loro abitanti a differenza delle campagne, in nord Italia le città conoscono
grande sviluppo e in parallelo le zone delle Fiandre dove vi sono zone commerciali importanti, anche
se la maggior parte della popolazione viveva ancora nelle campagne.
L'aspettativa di vita
Le malattie infettive si fanno sentire meno, la peste diventa meno drastica rispetto al 300’, tornerà
a farsi sentire forte in alcune zone d’Europa come nel 600’ a Milano principalmente; la fertilità delle
coppie aumenta perché il numero medio di figli per coppia sale, questo è dovuto a una fiducia nel
futuro e all’abbassamento dell’età di matrimonio. La peste mieta meno vittime, ma la vita della
popolazione era ancora precaria poiché la mortalità era elevate per guerre, malattie, mancanza di
medicinali, alimentazione scarsa; la speranza di vita all’epoca era intorno ai 23 anni in Europa,
questo dato era così basso a causa della mortalità infantile, si pensa che metà della popolazione non
superasse i 7 anni di età (es. su 6 figli di una coppia ne morivano 3). L’infanzia era l’età più critica
perché era il momento in cui si era più deboli.
Rivoluzione dei prezzi
Una delle cose che risalta nel 500’ è l’aumento gravoso dei prezzi e ciò va a discapito delle famiglie
che hanno un reddito fisso. I cereali costavano anche 10-15 volte in più rispetto al secolo
precedente, ci fu una spiegazione di questo aumento da Jean Bodin, un politologo francese del 500’
il quale afferma che l’aumento dei prezzi è dovuto all’arrivo dell’oro dall’America, l’aumento dell’oro
e dell’argento in Europa, per la legge della domanda e dell’offerta fa aumentare i prezzi (in un
mercato libero il prezzo di una merce è direttamente proporzionale alla domanda di questa merce
e inversamente proporzionale all’offerta di questa merce; se c’è più offerte che domanda il prezzo
cala), se circola tanto oro e tanto argento e quindi l’offerta aumenta, il valore di oro e argento
diminuisce, meno oro c’è più il prezzo tende a salire.
Secondo gli storici di oggi l’oro americano non fu la causa scatenante perché già prima era
cominciato l’aumento dei prezzi; l’aumento dei prezzi è possibile che derivi dall’aumento
demografico, se la popolazione aumenta, la domanda cresce, ma l’offerta rimane stabile e così più
domanda, stessa offerta, i prezzi salgono.
Cereali e nuove terre
La produzione di cereali tese ad aumentare e si assistette ad una cerealizzazione dell’Europa, molti
contadini trassero vantaggio nel coltivare cereali a differenza di altre colture che non avevano fatto
trarre benefici; da un lato molti campi vennero messi a cereali e dall’altro si andarono a coltivare
terre abbandonate in precedenza, vi è una nuova estensione dei campi coltivati con deforestazione
e disboscamento per creare dei campi coltivabili. Si andò a coltivare per estensione più che per
intensità dato che non si inventarono nuove tecniche, se non in qualche zona piuttosto isolata dove
si tentò una rotazione pluriennale, in Lombardia si inventò un sistema di irrigazione più efficace, ma
nel complesso non ci furono grandi novità.
Aziende e banchieri
Questa coltivazione incrementò un certo spirito imprenditoriale e che andò diffondendosi anche
nell’agricoltura dove si iniziò a produrre anche per vendere non solo per autosostentamento,
nascono le prima aziende agricole, bisogna stare attenti a cosa il mercato chiede.
Il 500’ fu un secolo di grande rilancio anche per le attività dei mercanti e dei banchieri, non a caso
grande impulso è stato dato dalle scoperte geografiche, anche i banchieri prestano soldi ai mercanti
o ai regnanti. I banchieri tedeschi sono i più importanti, come quella dei Fugger che avrà un ruolo
politico importante, il più importante di questa famiglia fu Jacob Fugger che in cambio dei prestiti a
regnanti chiede concessioni delle loro miniere, che davano materiale prezioso e ricchezze in modo
da conferirgli prestigio e importanza.
I commerci e le borse
Adesso i mercanti non più da soli, ma si fondano delle vere e proprie compagnie commerciali, i primi
a pensarci furono Spagna e Portogallo in America e nelle Indie. Le due nazioni decidono di dare largo
appoggio alle compagnie commerciali, nel caso spagnolo vi è la Casa de La Contractacion che si
occupa di fare i viaggi, formare i naviganti, lo stato gli concede il monopolio totale dei commerci con
l’America, ma deve dare il 20% dei proventi alla Corona; il Portogallo ha delle vie commerciali
controllate dallo stato e sono tre che hanno come punto di partenza Lisbona, anche loro si occupano
di formare i mercanti per migliorare anche le tecniche commerciale.
Il mercato più importante in Europa è ad Anversa, luogo in cui si scambiano merci, hanno sede
banchieri italiani e tedeschi; anche Brugge e da queste zone si inizia ad usare la parola borsa, il
concetto di borsa nasce nelle Fiandre nel 500’ e pare che derivi dal nome di un edificio di Brugge
che gestiva questi affari. Tutto ciò porta a superare l’Italia nel commercio, Venezia e Genova non
sono più importanti, il baricentro commerciale si sta spostando nel nord Europa, il sud Europa
inizierà ad entrare in una profonda crisi nel Seicento, ascesa in questo periodo di Olanda e
Inghilterra.

Lez.70 Agricoltura e industria nel '500


Salari e consumi
Il Cinquecento fu un secolo di rinascita, ma anche aumentò il costo della vita e ciò ebbe un peso
drastico sulla vita sociale, segale, grano e piselli aumentarono a dismisura e così anche il costo del
pane e della carne, i salari aumentarono nel corso del secolo, ma non in maniera veloce come i prezzi
e questo fece abbassare il valore d’acquisto; i contadini ne risentirono di più arrivando a cambiare
la loro dieta, la carne venne sostituita dai vegetali perché la carne costava tanto e molti convertirono
i campi destinati all’allevamento, alla coltivazione di verdure, così diminuì la carne e ciò portò a
meno proteine con effetti sulla salute, inoltre i turchi ottomani bloccarono l’esportazione di carne
dall’Ungheria, maggior paese produttore di carne.
Proprietari e contadini
I padroni si arricchirono per questa inflazione, ma non dappertutto perché molti proprietari terrieri
affittavano queste terre, i contratti di affitto erano basati su vecchie norme medievali e il
proprietario faceva pagare poco queste terre perché quando cresce l’inflazione e l’affitto rimane
stabile vuol dire che ciò che si guadagna dall’affitto perde valore con la svalutazione, alcuni
cercarono così di rinegoziare nuovi contratti di affitto per fare di più ai fittavoli e se non sono
d’accordo quest’ultimi, si inizia ad usare la forza contro i contadini; in altri casi, i proprietari terrieri
decidono di gestire la propria terra pagando dei salariati, questo avviene in certe zone d’Europa,
questo cambia il volto dei proprietari terrieri che iniziano a lavorare e a investire sotto un’ottica
imprenditoriale; si coltivava ciò che rendeva meglio. A farne le spese sono i contadini perché o
accettano contratti di affitto gravosi, o sono cacciati oppure fanno investimenti per concorrenza,
ma i piccoli contadini molto spesso falliscono anche recandosi da usurai.
Estrazioni e miniere
Le miniere diventano risorse importanti grazie all’estrazione di nuovi minerali come il carbone in
Inghilterra che sarà iniziato ad essere usato per riscaldamento domestico; il ferro dalla Spagna,
Germania e Svezia per scopi bellici; il rame in Ungheria e Scandinavia, ma anche l’argento che andrà
in crisi dopo l’esportazione dell’argento americano che costava meno.
Allume, sale e altiforni
Allume ha una grande diffusione nel 500’ e sino dal medioevo era stato importato dall’oriente, ma
con la minaccia ottomana viene estratto in Europa, utilizzato dall’industria mineraria, tessile e
metallurgica.
Il sale era il principale elemento per conservare gli alimenti, ricavato dalle saline marittime.
Questi materiali iniziano ad essere lavorati negli altiforni, in cui alcuni addetti lavorano ad altissime
temperature i metalli come le leghe, tra cui la più sfruttata è la ghisa, grande seguito queste miniere
avranno nel 700’ durante le rivoluzioni industriali.
L'industria tessile
Le grandi città artigianali sono al centro della scena, in particolare nelle Fiandre e nel nord di Italia.
Nelle Fiandre si lavora lana e puntano verso prodotti a basso costo avvantaggiati dal fatto che la
materia prima della lana arriva dall’Inghilterra; questa produzione avviene nelle botteghe artigianali
delle grandi città o nelle campagne in modo tale che i contadini lavorano durante l’inverno quando
i campi sono in pausa.
In alcune città italiane si produce la seta così come anche in Spagna, soprattutto dai moriscos, gli
arabi convertiti al cristianesimo.
In Germania e in Francia vi è un po' di artigianato; in Germania si lavora la seta, in Francia il fustagno.

Lez.71 Lutero e le rivolte


I problemi della chiesa
La riforma protestante fu un grande evento storico che contrassegnò
il 500’ europeo, fu una riforma radicale che divise l’Europa in due dal
punto di vista religioso e politico. All’inizio del 500’ l’Europa
occidentale è tutta cattolica, già a metà del XV secolo in oriente dove
stava l’impero bizantino vi era il culto greco ortodosso diviso da quello
cristiano, nascono sempre più movimenti ereticali in opposizione ai
problemi della chiesa cattolica di carattere morale per il
comportamento degli uomini di chiesa, in particolare dei papi che si immischiano nella politica e si
fanno la guerra tra di loro anche ed era evidente che non erano interessati alla guida delle anime,
ma a questioni politiche ed economiche, ciò minava i fedeli nella fiducia della chiesa. I principali
problemi erano il concubinato cioè i sacerdoti a volte non rispettavano l’obbligo di celibato come,
per esempio, Rodrigo Borgia che aveva figli: Cesare Borgia e Lucrezia Borgia; altro difetto era la
simonia, ovvero la vendita delle cariche religiose cioè si poteva comprare la carica di papa, vescovo,
abate (carica importante perché il peso politico delle diocesi a cui erano a capo era importante). Era
abbastanza raro che i vescovi risiedessero nelle loro diocesi, accadeva che una famiglia potente e
ricca voleva che un figlio diventasse ecclesiastico, egli comprava la carica, ma non si trasferiva nella
diocesi dalla quale ha comprato la carica e riceveva lo stesso le entrate di quelle diocesi; si poteva
diventare vescovi o abati di più diocesi contemporaneamente. Tra i preti di rango più basso
proliferava una certa ignoranza e a volte i preti cattolici non sanno controbattere contro questi
movimenti clericali, in molti casi non conoscevano neppure il latino, i preti di periferia erano pochi
istruiti non sapendo neanche parlare abilmente, quindi nessun uso della retorica.
Vendita delle indulgenze
Si inserisce in questo panorama il problema delle indulgenze, goccia che ha fatto traboccare il vaso,
esse esistevano già da molti secoli e sono documenti con cui la chiesa cattolica praticava la
remissione dei peccati. Le indulgenze era un modo per accorgere le penitenze da compiere per il
peccatore, sostanzialmente era un perdono totale per certi tipi di peccato e bisognava fare qualcosa
di impegnativo come un pellegrinaggio; esso era un qualcosa di davvero faticoso all’epoca poiché si
andava a piedi o a cavallo e ci si imbatteva in molte difficoltà; la ricompensa per questa grande fatica
è l’assoluzione dai peccati e quindi l’indulgenza nasce come ricompensa per atti di un certo peso.
Nel 1300 Bonifacio VIII un giubileo che indiceva l’indulgenza plenaria ai fedeli che si recavano a Roma
per visitare alcune basiliche indicate; quindi, nasce come un qualcosa che non aveva niente di male
negli atti morali. Nel 400’ la chiesa inizia a vendere le indulgenze, cioè per cancellare i peccati in
maniera rapida, il fedele doveva fare un’offerta cospicua alla chiesa, che poteva essere visto come
un atto di generosità, ma il problema è che la chiesa non dava i soldi agli umili, ma se li iniziava a
tenere e quando i fedeli iniziano ad accorgersene, non la prendono benissimo perché vedono la
chiesa come qualcosa che promette perdono solo a chi è disposto a pagare. La chiesa inizia a
vendere queste indulgenze a volte con appalti, ma fa capire che queste indulgenze possono essere
comprate ad uso e consumo dei morti perché secondo la teologia del tempo le anime morte salivano
al cielo, ma prima di arrivare in paradiso dovevano passare un certo tempo in purgatorio per un
tempo che variava in base ai peccati e il tempo passato dalle anime nel purgatorio non era tanto
piacevole, così il banditore delle indulgenze diceva al possibile compratore che se comprava
l’indulgenza, nel purgatorio passava meno tempo e questo valeva anche per i suoi familiari. Tutto
ciò diventa una sorta di compravendita, un qualcosa di svilente per la fede dei credenti; questa
vendita delle indulgenze diventa una pratica diffusa e criticata.
Gli umanisti cristiani
Nel nord Europa si diffonde un movimento di umanisti cristiani, essi vogliono rinnovare non solo
l’atteggiamento che si ha di fronte la salvezza, ma anche davanti alla fede e alla cristianità volendo
rinnovare la chiesa cattolica che aveva ormai perso la bussola e quindi questi riformatori vorrebbero
che la chiesa si riformasse; non vogliono varare eresie. Questi umanisti furono Erasmo da
Rotterdam, Tommaso Moro in Inghilterra che scrive il primo libro utopico che si occupa di politica e
di religione; questi sono i capifila di un movimento che vuole rinnovare la chiesa e farla ritornare
alla purezza delle origini quando era un buon esempio di moralità. Anche in area tedesca vi è un
personaggio chiamato Martin Lutero che inizialmente viveva secondo l’umanismo cristiano, era un
monaco tedesco agostiniano giovane, che viveva e insegnava a Wittenberg, una piccola città della
Sassonia e insegna all’università Teologia biblica cioè studia la Bibbia e cerca di confrontarla con la
teologia cristiana. Questo monaco inizia ad avere una sua idea del mondo e dell’uomo ricavata dai
testi dove studia anche Agostino, fa vari confronti e arriva ad elaborare nuove idee dal punto di vista
teologico; nel 1517 tutte queste idee vengono fuori.
Le 95 tesi di Lutero
Attorno al 1517 la chiesa cattolica lancia una grande campagna di questa vendita di indulgenze
soprattutto in area tedesca perché la chiesa romana aveva bisogno di soldi per l’edificazione della
Basilica di San Pietro. La chiesa vuole creare un edificio che sia simbolo di potenza, le indulgenze
fanno entrare nella chiesa un bel po' di soldi e con i vescovi locali in accordo si lancia questa
campagna con “slogan pubblicitari”; questa campagna di vendite rafforza il fastidio di chi le riteneva
ingiuste e chi già aveva dei dubbi pensa che questa non sia la vera chiesa. Sia Martin Lutero che i
suoi allievi rimarranno scossi da questa vendita delle indulgenze e il 31 ottobre 1517 scrive 95 tesi
contro la vendita delle indulgenze e le affissa sulla porta della chiesa della cattedrale di Wittenberg.
Il problema per cui la chiesa venisse attaccata era un problema immorale, ma l’aspetto centrale per
Lutero è l’aspetto teologico perché accusa la chiesa cattolica di fare qualcosa che dal punto di vista
teologico non può fare perché dice che la chiesa non può vendere il perdono, solo Dio può
perdonare il fedele e decidere come verrà punito, salvato o purgato il fedele dal peccato, la chiesa
sta tentando di vincolare Dio, la chiesa cattolica sta tentando di imporre a Dio delle cose. Lutero
accusa la chiesa teologicamente di come funziona il perdono; le tesi di Lutero aprono grandi
dibattitti di successo e amplia nelle settimane seguenti il discorso di protesta con idee che vanno in
collisione con quella della chiesa; la prima idea è quella sull’uomo.
Giustificazione per fede
Per Lutero l’uomo è condannato al male, non potrà mai fare il bene secondo la sua visione
pessimistica, l’uomo è peccatore e non è in grado di fare del bene. Secondo la chiesa cattolica l’uomo
riceve la grazia divina per la salvezza, ma deve fare il bene. Secondo Lutero l’uomo non può mai fare
opere buone perché fa beneficenza solo per un fattore esteriore, le fa solo per un suo interesse; la
salvezza per Lutero si ottiene solo per la grazia, le opere buone non contano nulla e per l’uomo è
impossibile essere giusto, e l’uomo viene dunque redento da Dio, solamente Dio nella sua bontà
decide di salvare alcuni di noi nonostante si è peccatori, Dio giustifica per fede, se si ha fede in Dio
anche se si è peccatori, egli grazia e salva il peccatore mentre per il cattolicesimo dipende anche dal
peccatore la salvezza.
Lutero dice che:
 ci si deve ricordare che si è peccatori, quindi l’uomo ha una visione pessimistica perché si
ritiene indegno della grazia di Dio
 non si può sapere con certezza se Dio ci ha concesso la grazia
In quel tempo la mentalità è molto più ottimista sulle possibilità dell’uomo a differenza di ciò che
pensava Lutero.
Teologia luterana
Lutero attacca la figura del papa perché afferma che egli non può essere superiore alle Sacre
Scritture, non può dire cose in più rispetto al vangelo perché esso è un messaggio diretto da Dio;
critica alcuni riti tipici del cattolicesimo perché negano che la salvezza derivi da Dio come i
sacramenti, che alcuni sono citati nel vangelo mentre altri no, ad esempio, l’estrema unzione non è
istituzionalizzata dal vangelo, gli unici sacramenti menzionati da Dio sono battesimo ed eucarestia.
I sacramenti danno l’idea al fedele che per salvarsi basta compiere questi sacramenti, ma l’uomo è
sempre peccatore; quindi, solo battesimo ed eucarestia devono rimanere unicamente. Il
matrimonio non è più un sacramento per i luterani, è un’unione civile; infatti, il matrimonio è ridotto
a rito civile e perciò nelle chiese protestanti si può divorziare. Secondo la teologia cattolica durante
l’eucarestia si ha la transustanziazione cioè il pane diventa corpo di cristo, il sacerdote compie un
miracolo ad ogni messa; per Lutero avviene la consustanziazione cioè avviene un miracolo ma il
pane diventa corpo di cristo, ma rimane sempre pane, il vino diventa sangue di cristo, ma rimane
sempre vino.
Sacerdoti e fedeli
Altra cosa importante è il libero esame delle scritture, la Bibbia è importante e il fedele non ha
bisogna che la chiesa gli dica cosa fare, basta il vangelo, la Bibbia e così il fedele si può accostare a
questi testi sacri da solo. Nella chiesa antica era sempre il sacerdote che indicava nel momento in
cui i fedeli non conoscevano il latino, lingua usata nella Bibbia e per questo la chiesa ha dato sempre
una sua chiave di lettura alla Bibbia. Per Lutero ogni uomo può esaminare liberamente i libri sacri e
si arriverà alla traduzione della Bibbia in volgare come Wycliff tradusse la Bibbia in inglese.
Lutero propone il sacerdozio universale nel momento in cui i fedeli hanno ricevuto il battesimo e
quindi ci si può accostare alla Bibbia da soli, nella chiesa luterana vi sono i pastori, persone che
hanno studiato per conoscere meglio la Bibbia e il vangelo, ma sono come gli altri e ricevono soldi
dalla comunità. Lutero abolisce tutti gli ordini monastici perché per lui non ha senso una vita
contemplativa, il fedele deve avere una vita attiva e il fedele può anche sposarsi, tanto è vero che
Lutero stesso chiuderà il suo convento e si sposerà con un ex monaca.

Lez.72 Lutero e le rivolte


Papa, Lutero e principi
Le idee di Martin Lutero troveranno riscontro nella politica tedesca dal 1520, il papa Leone X segue
con attenzione ciò che stava succedendo in Germania e considera eretiche le sue idee emanando
una bolla nei confronti di Lutero chiamata Exsurge Domine; il nuovo imperatore tedesco cattolico
Carlo V si prende la briga di risolvere la questione, ma non riesce a farlo subito perché un principe
nobile tedesco sassone chiamato Federico Il Savio inizia a tenere sotto la sua ala Lutero perché gli
interessa il discorso che Lutero porta avanti dal punto di vista religioso, ma anche perché i principi
si interessano ai risvolti economici e politici di questa dottrina perché l’uomo di chiesa non deve
vivere in monasteri e conventi, ma deve lavorare e ciò comporta la chiusura degli ordini monastici
e contemplativi; questi monasteri avevano alla loro dipendenza molte terre della nazione tedesca
stava sotto la diretta proprietà della chiesa e questa chiusura incuriosiva i principi e fu lo stesso
Lutero a dare ai principi questa idea, nel 1520 scrisse un libello intitolato “Alla nobiltà cristiana di
origine tedesca” in cui dice che il popolo è affamato perché le terre dei nobili sono preda dei lupi
famelici, i cattolici che chiedono terre, vogliono la decima e depredano tutto per portare ricchezza
alla chiesa di Roma e chiede ai principi di requisire le terre di questi ordini in modo tale che sia un
ottimo introito per le casse dello stato e non si devono pagare più le decime, così alcuni principi
iniziano ad interessarsi a questa figura. Federico Il Savio convince Carlo V a rimandare la questione
luterana in una Dieta, un’assemblea di principi e nobili che si confrontavano con l’imperatore e Carlo
V accetta questa proposta; Federico lo chiede perché vuole prendere tempo. La Dieta si tiene nel
1521 a Worms con la presenza di Martin Lutero, l’imperatore vorrebbe che Lutero ritrattasse, ma
non lo fa confermando tutte le cose dette.
Rapimento e propaganda
Carlo V dà l’ordine di arrestarlo, gli uomini di Federico Il Savio lo rapiscono per metterlo in salvo nel
castello di Warterburg e lì iniziò a tradurre la Bibbia in tedesco, nei mesi successivi quando è ancora
nascosto dal dibattito pubblico, le sue idee iniziano a circolare ampiamente anche grazie alla stampa
che permette la diffusione della locandina. I sacerdoti vengono costretti a dare messe in tedesco o
sposarsi dal popolo, che vede nelle sue parole un invito a tenere giustizia, un popolo povero che
vede come un sopruso le ricchezze della chiesa; il popolo si riprende la sua rivincita attaccando le
chiese anche perché la gente tedesca è impoverita e vi era stato un inasprimento delle condizioni di
vita dei contadini a cui erano state alzate le tasse e le corvée, i contadini quindi si scagliano contro
la chiesa tedesca; il malcontento attraverso tutte le fasce della società. Altro effetto importante è
la lotta all’analfabetismo con l’apertura di scuole in Germania annesse alle parrocchie dove si inizia
a leggere e scrivere, è il primo tentativo in Europa, questo percorso ha successo in città, ma meno
successo in campagna; in ogni caso qualche risultato si otterrà.
Cavalieri e contadini
Nacquero delle rivolte tra cui i primi a muoversi furono i cavalieri, piccola nobiltà tedesca, tra 1521e
1523, essa aveva perso potere economico e si iniziò a ribellare contro i grandi ricchi, ispirata dalle
idee di Lutero. Questa lotta si trasformò in una guerra civile che si concluse rapidamente poiché
Lutero si schierò dalla parte della grande nobiltà.
Una protesta ancora più grande arrivò dai contadini della Svevia, del Tirolo, di Magonza e di altre
zone tedesche contro i potenti, ispirati anch’essi dalle idee di Lutero e dal vangelo, che lo vedevano
come modello per una vita alternativa dove Dio ha a cuore i poveri secondo la prima impressione,
un contadino leggendo queste parole vede che Gesù è uno come loro e i nobili e i ricchi sono i nemici
della chiesa; i contadini traggono un impeto rivoluzionario dalle letture del vangelo e ciò porta a una
rivolta per non essere assoggettati al potere del signore. Questi contadini hanno inizialmente un
programma vago, poi richiedono un vecchio modus operandi abrogando le corvée, si unificano in
una Lega Cristiana e vorrebbero che Lutero prendesse parte al movimento come guida, ma egli
rifiuta perché schierarsi con i contadini vorrebbe dire la sua fine, anzi, Lutero dice che non devono
ribellarsi perché la lotta violenta è sempre sbagliata e se ci sono delle ingiustizie in questo mondo
non sarà agli uomini risanarle, ma a Dio; inoltre, Lutero dice che l’unica libertà è quella interiore per
gli uomini. Lutero invita i signori a massacrarli perché i contadini stanno violando il vangelo.
Müntzer e Frankenhausen
Thomas Müntzer fu un protagonista della riforma più radicale che aveva rotto con Lutero,
considerato da lui più moderato; egli si mette in collaborazione con questi contadini richiedendo
che quest’ultimi potessero partecipare alla vita politica della città, inoltre vorrebbe che le terre
fossero requisite e ridistribuite tra i contadini abolendo la proprietà privata fornendo l’esempio del
vangelo, ma questa idea non venne ben accolta dai nobili e si arrivò a numerosi scontri tra cui la
battaglia più importante a Frankenhausen nel maggio 1525 dove vincono i principi, i contadini
vengono debellati, Muntzer e altri capi vengono presi, torturati e poi Muntzer decapitato. Questa
protesta verrà ripresa nell’800’ da Engels individuando in lui un protocomunista, ma in lui era forte
la spinta religiosa anche se poneva attenzione all’aspetto sociale. Le settimane successive a questa
battaglia furono uccisi cento mila ribelli.
Il fronte protestante
Nel 1529 si tiene una prima Dieta importante a Spira e qui sei principi e quattordici città chiedono
l’eliminazione dell’Editto di Worms e da qui i principi iniziarono ad essere chiamati protestanti. Nel
1530 vi è un’altra Dieta ad Augusta dove i principi luterani presentano una loro confessione di fede,
cioè le caratteristiche della loro fede ed è un ulteriore passo per la scissione tra luterani e cattolici;
nel 1531 si viene a creare la Lega di Smalcalda, un’alleanza militare tra principi, città e zone luterane
della Germania perché nelle Diete precedenti avevano chiesto a Carlo V di riconoscere la loro
religione senza esito positivo e quindi devono difendersi da possibili attacchi dei cattolici. I principi
protestanti coprono un’area poco più della metà dell’area tedesca.

Lez.73 Zwingli e Calvino


La riforma di Zwingli
Molti uomini di chiesa partirono da Lutero e andarono ben oltre perché
aveva insoddisfatto le richieste di molti uomini di chiesa e dalla
Germania si diffusero le sue idee, in primis a Zurigo dove il canonico della
cattedrale svizzera Zwingli applica delle riforme togliendo dalle chiese
delle città le immagini sacre perché tra i riformatori c’è l’idea che la
presenza di molte statue o vetrate decorate sia qualcosa di prestigioso,
ma la chiesa doveva essere povera e inoltre tutto ciò era da idolatria,
non dovevano esserci immagini sacre, tutt’oggi le chiese protestanti
sono molto spoglie; abolisce il celibato dei preti; chiude tutti i conventi
perché questo implica che le proprietà delle terre vengano acquistate
dallo stato, i riti si semplificano molto così come anche l’eucarestia
perché per lui commemora ciò che è avvenuto all’ultima cena, ma nel
pane non c’è Cristo, il pane serve solo per commemorare. Zwingli fa proseliti a Zurigo, molta gente
lo segue. Egli fa un ulteriore scelta che finirà per attaccare i cantoni svizzeri, attacca la pratica
mercenaria scelta dai figli dei contadini umili, alcuni giovani di questi diventavano soldati e si
mettevano in vendita sul mercato legandosi a bande di mercenari e cercando un signore che li
comprasse; Zwingli ritiene questa vita da mercenari indegna non ritenuta buona per la vita del buon
cristiano perché fatta di violenza. Si arriva a una guerra tra cantoni protestanti e cantoni cattolici, si
combatte in varie fasi, ma nel 1531 nella battaglia decisiva di Kappel i cattolici vincono a discapito
dei protestanti e lo stesso Zwingli morì.
Anabattisti e Münster
Gli anabattisti, di cui principale esponente Felix Manz, dicevano che non bisognava battezzare i
bambini, ma solo gli adulti in modo tale che avessero più coscienza. Essi ritenevano che politica e
vita religiosa dovevano essere separati rifiutando servizio militare e cariche politiche; inoltre,
pensavano che la comunità dei fedeli dovesse tenere lontano soldi, potere e interessandosi solo alla
vita del vangelo creando una comunità di puri e di santi, all’interno di questa comunità dovevano
vigere regole di eguaglianza estrema senza lotta tra ricchi e poveri; Zwingli li perseguitò a Zurigo e
Manz venne condannato a morte e lo fecero morire annegato. Nel 1534 gli anabattisti rimasti nella
persecuzione riuscirono ad entrare nella città di Munster cacciando cattolici e luterani e creando
una comunità dove non si usa denaro, si pratica la poligamia seguendo alcuni casi dell’antico
testamento. Interpretando la Bibbia, si cerca aspirazione per la vita. Questo caso della città di
Munster crea scalpore e i principi luterani e cattolici attaccano questa città massacrando gli
anabattisti.
Predestinati e capitalisti
A Ginevra, Giovanni Calvino, predicatore francese che aveva scoperto le dottrine di Lutero, era
scappato dalla Francia perché perseguitato e aveva trovato riparo in questa città, che lo accolse
molto bene riuscendo a diffondere le sue idee; egli applicò in
concreto la riforma in città che presentava influenze luterane, ma
le estremizzava; una grande differenza è la predestinazione, era in
accordo con Lutero sul tema, ma ciò significava che l’uomo in vita
non doveva fare più nulla. Calvino dice che il destino è già scelto,
ma si può scoprire cosa Dio ha già scelto per noi, una persona scelta
da Dio già prima di nascere, poi sarà accompagnata dalla grazia
divina. Una persona che ha successo è perché effettivamente ha
ricevuto la grazia divina, il mercante ricco è baciato dalla grazia di
Dio. Questo ha un effetto sulla psicologia della persona poiché
l’ansia religiosa di scoprire se si è eletti porta i calvinisti a
impegnarsi nel mondo del lavoro e a rischiare per vedere se Dio è
dalla loro parte; Weber ad inizio 900’ studia questo fenomeno di
calvinismo e luteranesimo e vede come nelle zone calviniste nascerà il capitalismo moderno, il
calvinismo ha preparato alla mentalità imprenditoriale perché il calvinismo dice che se si vuole se si
è eletti bisogna lavorare e rischiare e se si rischia i capitali e va bene, quella è la conferma massima
che la grazia divina è scesa sulla persona. Rischiare i capitali, i soldi è una buona cosa per il calvinista.
Nella stessa Ginevra Calvino si abbatte su certe pratiche, ma non su mestieri come mercanti e
banchieri a differenza di ciò che faceva il cristianesimo; anzi, questi mestieri diventeranno punti di
riferimento.
La morale calvinista
Per Calvino nell’eucarestia, il pane e il vino rimangono pane e vino, ma c’è lo spirito di Cristo dentro.
Egli insiste tantissimo sulla moralità, le persone non devono lasciarsi trascinare dai vizi, bisogna
porre grande attenzione all’ortodossia, a Ginevra vengono chiuse le taverne per non fare ubriacare
gli uomini, vengono vietati gli spettacoli, i giochi d’azzardo e il lusso perciò ci si inizia a vestire con
vesti nere modeste, ciò diventerà una costante di una mentalità borghese per il risparmio. Si crea il
Concistoro, un consiglio di anziani di 12 membri, laici, che collaborano con i pastori di controllare la
vita sociale dei cittadini delle città e se deviano dalla retta via, bisogna punirli e metterli sulla
carreggiata; la vita è sotto controllo. Anche gli uomini politici sono sottoposti all’ordine del
Concistoro e in caso di mancato rispetto, sono cacciati dalla carica politica e dalle città.
Intolleranza religiosa
Ci sono principi cattolici che mandavano eserciti contro questi riformati, ma poteva accadere il
contrario; Lutero, Calvino e Zwingli non erano meno crudeli da questo punto di vista. Calvino usò il
rogo parecchie volte, un caso emblematico riguarda Michele Serveto, uno spagnolo scienziato
medico rilevante che si interessava di religione, aveva delle idee estreme per l’epoca considerando
il dogma della Trinità cristiano sbagliato. Scrive delle lettere a Calvino e va a Ginevra discutendo
delle sue idee con Calvino, ma verrà messo sul rogo ucciso dai calvinisti dopo il dibattito. Un clima
di tolleranza non era di certo nato perché ognuno si considerava interprete di Dio e considerava
tutti gli altri infedeli.

Lez.74 La nascita della Chiesa anglicana


Un'Europa divisa
30 anni dopo la predicazione di Lutero l’Europa centro-occidentale risulta divisa dal resto
dell’Europa, il cattolicesimo resiste in Spagna, in Portogallo, in Italia, Austria e buona parte della
Francia, mentre nelle altre zone si era diffuso il luteranesimo, come parte settentrionale della
Germania, la Danimarca, i paesi scandinavi, in Ungheria e in Islanda; ma non vi è solo il luteranesimo,
si era diffuso molto bene il calvinismo (in Svizzera dove ha avuto origine da Ginevra e zone limitrofe,
in Olanda per reazione al dominio straniero degli spagnoli cattolici, alcune zone costiere della
Francia dove vi sono mercanti e artigiani ricchi, in Francia i calvinisti vengono chiamati ugonotti; in
Scozia e in alcune zone dell’est Europa come Ungheria e alcune zone della Polonia).
Evangelismo italiano
In Italia il cattolicesimo rimarrà saldo, ma le idee luterane arrivano qui grazie alle stamperie di
Venezia, capitale della repubblica veneziana, una città di mare aperta alle idee nuove e da qui le
idee di Lutero arrivano rimanendo però confinate nei circoli letterari, queste idee rimangono
piuttosto isolate e questo mancato coinvolgimento del popolo fa si che si diffonde l’evangelismo
come movimento di riforma, creato da intellettuali e che vogliono una chiesa cattolica rinnovata pur
mantenendo i vecchi dogmi, deve ritornare a seguire il vangelo per una chiesa umile, attenta ai
poveri e non troppo ricca e potente; questi intellettuali evangelisti verranno ascoltati solo in un
momento successivo.
Enrico VIII e Caterina
In Inghilterra vi è come sovrano Enrico VIII, cattolico e sposato con la regina
Caterina d’Aragona e da questo matrimonio hanno avuto solo una figlia
femmina e nessun figlio maschio. Il sovrano perseguita inizialmente tutti i
luterani inglesi e il papa Leone X gli dà addirittura il titolo di difensore della fede
come sovrano alleato del papa, che appoggia; ma Enrico VIII si invaghisce di una
dama di corte chiamata Anna Bolena e vuole sposarla anche perché Caterina
gli ha dato solo una figlia femmina e nessun figlio maschio per la successione al
trono, quindi chiede al papa l’annullamento del matrimonio con la regina, ma
il pontefice non glielo concede perché c’era una figlia e così non scioglie questo
matrimonio.
I matrimoni e i figli
Nel 1534 Enrico VIII decide di staccarsi dalla chiesa cattolica provocando uno scisma con l’atto di
supremazia per la chiesa anglicana e così si stacco dal papa e poté sposarsi con Anna Bolena, ma gli
diede questo matrimonio un’altra figlia femmina chiamata Elisabetta. Il matrimonio con Anna
Bolena non durerà a lungo sia per il fattore della nascita della figlia femmina sia perché si invaghisce
di una dama di corte, Jane Seymour, più giovane e si stacca da Anna Bolena accusandola di essere
una strega, così viene processata e condannata a morte per stregoneria. Dal nuovo matrimonio
nascerà Eduardo, la moglie successiva morirà e alla fine si sposerà per sei volte; i tre figli erano la
primogenita Maria cattolica, la seconda Elisabetta educata al protestantesimo e il terzo figlio
Eduardo.
Da Enrico a Edoardo
La nascita della chiesa anglicana fa varare altre riforme ad Enrico VIII, che chiude i conventi, scioglie
gli ordini monastici e incamera i beni di tutti questi conventi; si formerà una classe sociale di
borghesi, proprietari terrieri, che non vorranno mai il ritorno del cattolicesimo. Queste terre
vendute in parte vengono comprate da nobili e borghesi, che spendono soldi investendo per avere
più soldi in futuro; il sovrano vendendo le terre lega a sé tutta la classe sociale non facendo ritornare
il cattolicesimo in Inghilterra; inoltre, egli deve nominare i vescovi, non vi sono più le decime del
papato. La teologia della chiesa anglicana rimane identica a quella cattolica. Enrico VIII muore
giovane e viene succeduto dal figlio Edoardo VI che accentua la separazione da Roma introducendo
nei riti e nei dogmi della chiesa anglicana alcune riforme calviniste, luterane e introduce il libro della
preghiera comune, una summa dei riti della chiesa anglicana
Da Edoardo a Maria
Il personaggio che fa le spese di questi cambiamenti radicali è Tommaso Moro, autore del libro
“Utopia”, un’opera politica. Egli era un fedele del cattolicesimo, uno di quegli umanisti che
vorrebbero una riforma del cattolicesimo.
Dopo la morte di Edoardo VI, sale al trono la cattolica Maria sposata con il re di Spagna Filippo II,
altro grande difensore del cattolicesimo; quindi, Maria vuole ripristinare a tutti i costi il cattolicesimo
e in effetti nel suo regno vara persecuzioni nei confronti dei protestanti, non a caso il soprannome
della regina sarà Maria la Sanguinaria; regna piuttosto poco, solo 5 anni morendo molto giovane.
Le scelte di Elisabetta
Elisabetta sarà una grande regina dal punto di vista economico e politico; dal punto di vista religiosa
ritorna indietro dopo Maria e nel 1559 fa approvare nuovamente l’Atto di Supremazia del sovrano
sulla chiesa anglicana e fa varare in quell’anno anche l’Atto di Uniformità per ripristinare quelle
dottrine che Maria aveva cancellato, le influenze luterane, calviniste e zwingliane, nel 1562 emana
i 39 articoli di fede, che stabiliscono la natura della chiesa anglicana sia dal punto di vista dottrinale
che organizzativo; la sovrana darà stabilità alla chiesa anglicana staccata definitivamente da Roma,
ma vedendo la teologia ci sono diverse influenze: luterane, zwingliane, calviniste e cattoliche. La
struttura della chiesa anglicana manterrà i vescovi, e il capo dei vescovi è l’arcivescovo di
Canterbury, la guida spirituale mente il capo della chiesa è il sovrano.
In Inghilterra permangono della comunità cattoliche, che sperano in un ritorno del cattolicesimo e
comunità calviniste che vogliono riforme più radicali, dopo qualche tempo esse inizieranno a dare
qualche problema al paese.

Lez.75 Controriforma e Concilio di Trento


Una riforma "contro"?
La riforma protestante si espanse da metà 500’ in quasi
tutta Europa, ma cosa succede alla chiesa cattolica? La
chiesa cattolica rispose a questi movimenti protestanti
dopo la metà de secolo; questo periodo di cambiamento
della chiesa cattolica viene chiamato dagli storici
Controriforma, cioè una risposta alla riforma luterana, ma
alcuni storici hanno detto che la riforma della chiesa
cattolica era in atto già prima di questi movimenti, alcune
tendenze di riforma erano già in atto nella Chiesa
cattolica, in ogni caso la riforma del 500’ fu molto
imponente perché in nord Europa stava accadendo
qualcosa di davvero rivoluzionario. La chiesa inizialmente fu molto titubante, le dottrine che
inizialmente venivano dal nord Europa da un monaco periferico come Martin Lutero fossero solo
delle eresie da poter sconfiggere facilmente.
Paolo III e il Concilio
La chiesa si aspetta che sia Carlo V ad intervenire; quindi, la chiesa cattolica perde qualche anno a
muoversi, solo nel 1537 il papa Paolo III decidere di convocare una commissione per discutere sui
mali della chiesa proponendo delle riforme da operare e venire incontro alle richieste dei fedeli.
Dopo qualche tempo, emana un documento dove vi sono proposte di tipo disciplinare, non
questioni teologiche, si occupa quindi dell’immoralità dei preti e propone dei cambiamenti, ma non
viene fatto granché perché per intervenire bisogna radunare un concilio; il papa non è propenso
inizialmente a convocarlo perché vi è una disputa tra tesi conciliarista e tesi papista, su chi ha la
preminenza di decisione tra papa e consiglio. I papisti volevano che si ricorresse il meno possibile al
concilio e il papa teme che la tesi conciliarista fosse convenuta maggiormente e vedeva il suo ruolo
sceglie di potere, il papa si considera il vero padrone della chiesa.
Il Concilio di Trento
Nel 1545 il concilio viene convocato, dopo 30 anni che Lutero aveva iniziato a predicare le sue tesi,
durerà dal 1545 al 1563 e si svolgerà per larga parte a Trento poiché ogni tanto verrà sospeso
andando avanti tra pause e riprese, finirà per un certo periodo a Bologna, verrà chiuso da Paolo IV.
Viene fatto a Trento perché apparteneva al sacro impero romano, ma si trovava in Italia, quindi una
zona a metà strada tra esigenze della chiesa tedesca luterana e chiesa cattolica italiana; l’idea in
principio era di formare un concilio ecumenico con uomini di chiesa tedeschi dissidenti e cattolici, si
doveva scendere a patti. Anche per il papa era rischioso invitare a questa riunione i luterani perché
ponevano porre la questione dell’autorità del papa.
Il Concilio e i suoi temi
I ¾ dei cardinali erano italiani all’interno del concilio, i luterani non parteciparono perché in primis
non volevano riconoscere l’autorità del papa, in secondo luogo non hanno persone di rango elevato,
non hanno vescovi e papi, mandando leader e personaggi autorevoli avrebbero rinunciato alla teoria
del sacerdozio universale. I partecipanti provano a riformare la chiesa cattolica con due temi
importanti:
 dottrinale: la teologia attaccata da Lutero, Zwingli e Calvino.
 comportamentale: il comportamento dei vescovi e dei papi, attaccati dai luterani.
Per la chiesa cattolica migliorare la disciplina del clero significherebbe migliorare se stessi e su
questo tema molti insistono, ad esempio, Carlo V insiste parecchio affinché il concilio si concentri
sull’aspetto disciplinare dei papi.
Piu difficile sarebbe trovare un accordo se si insistesse sugli aspetti dottrinali perché la chiesa non
può cambiare questioni dottrinali; quindi, anche Carlo V sa bene che se il concilio si occupa di
dottrina, è impossibile una riconciliazione. Vi è una lotta su quali temi affrontare, ma alla fine il
concilio si occupa di tutte e due i temi.
La Riforma cattolica
Il concilio stabilisce che i sacramenti sono sette e il battesimo può essere impartito anche ai bambini,
rimane ferma la separazione tra clero e laici senza sacerdozio universale, rimane ferma sulla
presenza reale di cristo nel vino e nel pane, la Bibbia rimane in latino “la vulgata di San Girolamo”;
il papa rimane il capo della chiesa e tutto ciò ribadisce i dogmi classici della chiesa.
La chiesa crea i seminari per l’analfabetismo del clero, così la formazione dei preti viene molto curate
potendo ribattere agli eretici, si ribadisce il celibato del clero osservato con più attenzione, si
ribadisce l’obbligo di residenza per papi e vescovi, un vescovo può avere una sola diocesi e deve
risiedere lì non accumulando più beni, viene creata la visita pastorale in modo tale che i vescovi
possono controllare la situazione della parrocchia. Viene creato anche il catechismo ufficiale della
chiesa cattolica, una versione stampata dei dogmi della chiesa cattolica e il primo catechismo viene
redatto da Carlo Borromeo in modo tale che si diffonda la cultura cristiana.
Repressione e processi
Lo spirito controriformista portò ad esiti duri con un’accentuazione della repressione della chiesa
cattolica perché consapevole di queste eresie tentò di rispondere con la forza. Il principale fautore
di questa ondata repressiva fu il pontefice Paolo IV, noto prima come cardinale Carafa, aveva indotto
Paolo III a ripristinare il tribunale dell’Inquisizione. Viene creata la congregazione del Sant’Uffizio e
tra le più celebri Inquisizioni, vi era quella spagnola, che aveva già iniziato ad operare a fine 400’ e
rispondeva non a Roma, ma al re di Spagna; per questo grande fu la persecuzione degli eretici. Paolo
IV iniziò a perseguitare gli ebrei, specialmente a Roma, individuando in loro il diverso, il nemico e
l’infedele e venne creato il ghetto di Roma dal pontefice. Nel 1559 la chiesa cattolica creò l’Indice
dei libri proibiti, un elenco di libri che il buono cristiano non doveva leggete, testi vietati erano quelli
dei riformatori, ma a volte anche libri di scienza come quelli di Copernico o di Galileo.
Giordano Bruno è un pensatore molto critico nei confronti della chiesa cattolica e vive per molto
tempo in nord Europa, ma ad un certo punto riceve l’invito di un nobile veneziano invitato a casa
sua e quando quest’ultimo capisce che Giordano Bruno ha delle idee rivoluzionarie, lo denuncia
all’Inquisizione, non ritratterà le sue idee e verrà arso vivo a Roma.
Tommaso Campanella scrive all’epoca il libro intitolato la città del sole dove vi è l’idea di uno stato
ideale con critiche alla chiesa, in Calabria vorrà fondare questo stato ideale, ma verrà arrestato;
fingendosi pazzo riuscirà a non essere processato.
Galileo Galilei si occupa poco di politica e religione, ma subisce un processo famoso nel 1633 a causa
delle sue dottrine astronomiche, viene condannato agli arresti domiciliari perché troppo anziano.
Durante il processo abiura dicendo di essersi sbagliato, chiede perdono e non gli viene data la pena
di morte.
Nuovi ordini e gesuiti
La chiesa cattolica varò delle novità interessanti sui nuovi ordini monastici ed ecclesiali dando
l’impressione che questa chiesa fosse ancora interessata all’ideale evangelico. I Teatini è un ordine
che stava molto attento alla riforma morale del clero, un ordine dei sacerdoti; I Cappuccini sono
frati che si ispirano all’ordine francescano di povertà e umiltà, ma si occupavano principalmente di
predicazione e assistenza ai malati; I Barnabiti si occupano di infermi; le Orsoline si occupano
dell’istruzione femminile.
L’ordine dei gesuiti (nome originale Compagnia di Gesù) venne fondato da un soldato spagnolo
chiamato Ignazio di Loyola nel 1534, che durante un assedio ebbe una crisi mistica e decise di
formare un movimento in cui gli adepti devono obbedire al signore e vengono preparati in maniera
rigida, come se fosse un ordine militare. I gesuiti esigono stretta osservanza delle regole all’interno,
ma poco esigenti all’esterno perché per loro bisogna andare incontro alle debolezze del popolo, dei
fedeli dato che la chiesa è in crisi. Per la loro bontà acquisiscono peso in Europa divenendo così i
principali padri confessori dei sovrani europei, entrano nelle corti europee anche come insegnanti
dei figli dei re e dei nobili dato che durante le loro formazioni studiano tanto; essi formeranno le
principali classi dirigenti europei. I gesuiti iniziano ad avere un grandissimo potere essendo padri
confessori dei re. Venivano assunti come maestri anche perché sono degli innovatori dal punto di
vista pedagogico introducendo il gioco e il teatro perché con il teatro si impara a parlare, la postura,
la retorica; inventano i balli scolastici perché erano l’occasione per i giovani per imparare la postura.
Un ordine che diventa il simbolo della Controriforma; è attento alla cura dei ceti più umili
organizzando processioni e il culto delle immagini sacre, si lanceranno in grandi missioni come in
sud America, in India, in Giappone.
Lez.76 Caccia alle streghe e antisemitismo nel '500
Una nuova intolleranza
Nel 500’ ci furono nuove intolleranze; l’intolleranza venne istituzionalizzata dato che la chiesa mise
degli atti contro gli ebrei e le streghe, quest’ultime rappresentavano un qualcosa di diverso e
quando scoppiavano le epidemia, scattava una caccia nei confronti delle minoranze viste come
coloro che portavano le malattie nel medioevo. Nel 500’ le leggi dello Stato trovarono in questi
gruppi di diversi un perfetto capo espiratorio da considerarli coloro che portavano i problemi in
Europa, la caccia alle streghe porta all’incarcerazione di migliaia di donne e uomini accusati di
stregoneria.
Cum nimis absurdum
Nel 1555 papa Paolo IV decide di varare una bolla tristemente famosa in cui il papa discrimina gli
ebrei all’interno dello stato della chiesa istituendo il ghetto di Roma, gli ebrei dovevano vivere in
questi ghetti rinchiusi alla sera, potevano possedere case e immobili solo all’interno del ghetto,
durante le loro uscite dovevano portare un simbolo di riconoscimento, i medici ebrei non potevano
curare i cristiani, non potevano nemmeno essere chiamati signori gli ebrei ricchi dai cristiani. Gli
ebrei venivano discriminati perché si erano macchiati dell’uccisione di Cristo. Il primo ghetto venne
creato a Venezia nel 1516, quasi 40 anni prima rispetto a questa bolla e la stessa parola ghetto è di
origine veneziana perché il primo ghetto di Venezia sorgeva vicino una fonderia dove si faceva il
getto di metalli fusi; questo getto in veneziano diventava geto, che nella pronuncia degli ebrei di
origine tedesca emigrati a Venezia la G diventa dura, questa è l’origine etimologica della parola.
La bolla di Paolo IV si diffuse in tutta l’Europa cattolica, queste misure hanno un precedente
tremendo; unica eccezione in Italia la rappresentò la Toscana, Livorno e altre città toscane si
mostrarono molto tolleranti.
L'inizio della bolla
Gli ebrei vengono accusati del diritto di stare alla pari con i cristiani, cosa intollerabile per Paolo IV
che li considera una razza ignobile, non pura.
La caccia alle streghe
Sia nel mondo cattolico che protestante ci furono degli inquisitori che andavano in giro per l’Europa
a cacciare sia uomini che donne accusate di stregoneria, questo fenomeno esisteva già nel
medioevo, basti pensare a Giovanna d’Arco, ma il fenomeno si accentuò durante l’epoca della
riforma. In genere c’erano dei manuali per la caccia alle streghe che insegnavano all’inquisitore
come riconoscere una strega. Le indagini venivano sempre condotte con l’uso della tortura dove
l’inquisitore andava prima alla ricerca di prove; le confessioni erano identiche le une alle altre.
Chi erano le streghe
Le vittime di questa caccia furono per lo più donne, anche se si registrano casi di uomini, ma le
donna in misura molto maggiore e molto probabilmente per una mentalità europea maschilista, le
donne sole rimaste vedove, zitelle o impazzite venivano accusate e non potevano vivere in città
perché non avendo la protezione di un uomo rischiavano di essere vittime di aggressioni, così si
trasferivano ai margini del bosco emarginandosi dalla comunità che era un pericolo per loro, ma
finivano per essere viste come diverse, coloro che gettavano il male nella società; nel caso degli
uomini anche storpi, solitari, vagabondi e visti come stregoni.
L'autosuggestione
Anche le streghe a volte credevano di essere loro stesse streghe autosuggestionandosi, a volte
facevano riti prima di essere arrestati o anche dopo per darsi un ruolo. Quando venivano accusate
di essere streghe, si convincevano di essere streghe perché la comunità li considerava importanti
nonostante viste come un pericolo.
Lez.77 Gli ebrei e i ghetti in Italia nell’età moderna
Città e antisemitismo
Nel 500’ con papa Paolo IV e già all’inizio del secolo a Venezia iniziano a sorgere i primi ghetti,
quartieri della città dedicati esclusivamente agli ebrei, in cui essi sono prigionieri venendo chiusi in
questi rioni di notte. Gli ebrei si erano diffusi in Europa a seguito della diaspora e si erano inseriti
nella penisola iberica da un lato e area centro tedesca dall’altro nel 200’ , si stabiliscono in quartieri
di città grosse perché la civiltà ebraica era costantemente in pericolo; sono secoli di miglioramenti
e di peggioramenti quando arrivano gli ebrei, nel 300’ si diffonde la peste e questo popolo diventa
il capo espiatorio perché si sta diffondendo la malattia, come punizione divina perché gli europei
erano stati troppo buoni con gli ebrei. Essi fino a quel momento avevano vissuto anche all’esterno
delle città in villaggi, ma si stabiliscono poi in città per fare gruppo all’interno della città come
elemento difeso stando tutti insieme in modo da attenuare il peso di questi problemi; quindi, da un
lato c’è il tentativo di stare insieme, dall’altro non ha senso stare in campagna perché per gli ebrei
vi è divieto assoluto di coltivare terra. Gli ebrei per campare devono fare altri mestieri in città
diventando spesso artigiani e istituendo così grandi scuole di artigianato, basti pensare che in
Olanda ci saranno grandi famiglie ebraiche di ottici; faranno mestieri che sono unici che possono
svolgere come la prestazione di denaro a tassi di interesse altissimo per approfittare dei cristiani:
questo mito va ribaltato perché non vi erano solo ebrei che prestavano denaro a tasso alto di
interesse, come la famiglia tedesca dei Fugger tanto che si pensa che Jacopo Fugger era il più ricco
uomo d’Europa. I cristiani non potevano prestare denaro a interesse, nell’ebraismo questo divieto
per alcune interpretazioni era in uso solo nei confronti di altri ebrei. Con questo evento gli ebrei
aumentano l’odio nei loro confronti da parte della popolazione; il ruolo odierno delle banche,
all’epoca a volte si identificava con gli ebrei.
Gli ebrei a Venezia
I quartieri di Spagna, Portogallo e area centro tedesca erano aperti, avevano una sinagoga, una
macelleria e una scuola per insegnare le loro tradizioni; la macelleria serviva per la precisa dieta
basata sulla macellazione della carne.
Nel 200’-300’ Venezia diventa importante dal punto di vista commerciale, i suoi commerci hanno
bisogno di grandi investimenti data la loro rilevanza; attorno alla metà del 300’ la città si era messa
in mezzo a guerre sfortunate e nel 1348 si abbatté la pesta, così nella seconda metà del 300’ il senato
veneziano cambia alcune leggi e decide di mettere il prestito a interesse, praticato quasi
esclusivamente dagli ebrei, che iniziano ad aumentare dalla metà del 300’ nella città, grazie anche
ad una certa tolleranza religiosa che permette agli ebrei di praticare il loro culto. Essi ancora non
hanno un loro quartiere a Venezia, da tempo chiedono alla città di avere un quartiere loro in modo
tale da vivere in comunità, i veneziani hanno solo fornito un cimitero per la civiltà ebraica. Le
autorità cittadine chiedono soldi agli ebrei come prestatori rimandando sempre la questione
dell’istituzione di un quartiere. La città di Venezia impone anche delle tasse su questi prestiti, che
permettono guadagno alla città e ai commercianti; vengono citati questi eventi nel Mercante di
Venezia di Shakespeare (un usuraio ebreo dà prestiti ai mercanti).
Monti di pietà e ghetto
La situazione iniziò ad evolversi e preoccupò i cristiani che li vedono potenti e come una minaccia,
nel 400’ gli ebrei vengono cacciati da Venezia e si trasferiscono a Mestre, poi vengono riammessi,
ma sotto un’ottica diversa; gli ordini mendicanti si scagliano contro questi usurai che vedono come
usurpatori, si pensi ai francescani, che per contrastare il fenomeno istituiscono il Monte di Pietà (si
porta un oggetto all’associazione, in cambio vengono forniti denari in base al valore dell’oggetto,
poi si va a riprendere dopo sei mesi che è stato lasciato lì e vengono riportati i denari prestati
dall’associazione, se non vengono riportati, l’oggetto non viene tornato indietro rimanendo
dell’associazione). Questo è un modo per sopperire al fatto di chiedere i prestiti agli ebrei; l’odio
popolare nei loro confronti inizia ad aumentare. Nel 500’ la situazione peggiora per Venezia a causa
della lotta con la Lega di Cambrois, i veneziani pensano che è colpa degli ebrei e per questo Dio non
è più a loro favore dato che hanno in città gli ebrei, così nel 1516 si istituisce il ghetto di Venezia.
Questo quartiere è chiuso, possono stare lì, ma possono possedere solo proprietà all’interno del
ghetto, la sera il ghetto viene chiuso, solo i medici ebrei possono uscire dal ghetto per curare i
cristiani.
Da Venezia all'Europa
Ci sono ebrei che provengono da varie parti d’Europa:
 aschenaziti, ebrei che provenivano dall’area tedesca
 levantini, ebrei che provenivano da Oriente
 sefarditi, ebrei che provenivano dalla penisola iberica
Ognuna di queste comunità avrà una propria sinagoga, ma il problema è che il getto è chiuso e non
si può espandere, il ghetto si svilupperà in verticale, tutt’oggi sono presenti palazzi in questi quartieri
che si sviluppano su più piani sproporzionati tra loro.
Questo ghetto veneziano verrà portato a Roma da papa Paolo IV e successivamente diventerà
modello per tutta l’Italia e buona parte d’Europa. Quando uscivano dal ghetto dovevano indossare
un segno di riconoscimento perché bisogna individuarli.
Livorno rimarrà una città tollerante nei confronti degli ebrei, molto probabilmente perché città di
mare e luogo di scambio tra varie culture.

Lez.78 Carlo V: impero, Italia e Francesco I


Ascendenza e territori
Carlo V nasce nel 1500 a Gand, nelle Fiandre
(odierno Belgio), la zona più ricca d’Europa.
Suo padre è Filippo d’Asburgo, mentre suo
nonno Massimiliano I d’Asburgo, imperatore
germanico mentre la madre era Giovanni la
Pazza, figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella
di Castiglia; per una serie di circostanze egli
diventa imperatore di entrambi i territori, cioè
re di Spagna nel 1516 e imperatore del Sacro
Romano Impero. La Spagna ha la penisola
iberica tranne il Portogallo, il sud Italia e i vari
possedimenti in America; gli Asburgo tedeschi
hanno possedimenti personali come l’Austria,
la Boemia e alcune zone dell’attuale Germania,
questi imperatori asburgici si fanno eleggere
imperatori del Sacro Romano Impero, che
comprende area tedesca, polacca e parte di
Italia; altri possedimenti si trovano nelle
Fiandre e nei Paesi Bassi, questi territori sono
possedimenti di Carlo.
L'elezione a imperatore
Nel 1519 vuole diventare imperatore tedesco, ma vi è il re di Francia Francesco I, altro pretendente
ad imperatore perché il Sacro Romano Impero prendeva alcuni territori francesi; nel 1519 si
presentano come possibili imperatori e da qui si apre una dura lotta perché entrambi sono visti
come stranieri, uno viene dalle Fiandre e l’altro dall’area francese, non c’è un preferito. Parte
un’asta per l’elezione di questi due elettori, interessato all’elezione è papa Leone X che parteggia
per Francesco I perché se Carlo diventasse territorio, avrebbe un territorio enorme, alla fine la
decisione cade su Carlo perché si fa prestare soldi da due famiglie di banchieri tedeschi,
principalmente dai Welser e dai Fugger, Carlo V si indebita con questi banchieri per ottenere la
carica imperiale e nel 1519 ci riesce formando un territorio gigantesco che va dall’America all’area
al di là della Germania. La Francia si trova schiacciata tra i possedimenti di Carlo con ad ovest le
Fiandre e ad est l’area tedesca e italiana, questa situazione è pericolosa per il sovrano francese.
I problemi di Carlo V
La pubblicistica del tempo presenta Carlo V come colui che aveva fatto risorgere il sacro romano
impero, ma la grandezza del suo territorio lo fece circondare di molti nemici che continuamente lo
minacciavano: Francesco I, il re di Francia diventerà il grande antagonista di Carlo V che terrà
l’imperatore in continua lotta; i turchi ottomani che arrivano fino alle porte di Vienna,
rappresentano per i territori di Carlo ad est, ma anche nel mediterraneo i pirati turchi barbareschi
creano scompiglio e la situazione verrà risolta solo con suo figlio Filippo II, inoltre essi si allearono
con i francesi ampliando le difficoltà; appena Carlo V diventa imperatore si inizia a diffondere la
predicazione luterana e le lotte che ne derivano. Il suo tentativo di risolvere lo scisma dal punto di
vista religioso si mostrò molto difficile. In Spagna ha difficoltà perché quando diventa re di Spagna
nel 1516, al suo arrivo viene visto come uno straniero, dato che proveniva dalle Fiandre e ciò
provocò nei primi anni di regno una serie di problemi tanto che le cortes spagnole metteranno i
bastoni tra le ruote a Carlo, si diffonderanno le lotte dei comuneros, le città della Castiglia. La
pubblicistica dipingerà Carlo V come ultimo imperatore universale, ma sarà un tentativo
propagandistico di mostrare questo personaggio non avendo un controllo forte di questi territori.
La battaglia di Pavia
Il mondo del 500’ sembra più ampio, ma diviso e frammentato, e il sogno di un imperatore
universale sembra un ritorno al passato, ma rimarrà velleitario. Francesco I e Carlo V si scontreranno
più volte in Italia, il paese è molto ricco insieme alle Fiandre nel contesto europeo; inoltre, è più
densamente abitata in quell’epoca, un altro motivo è quello geografico: Francesco I per arrivare in
Belgio deve fare una rotta atlantica, anche se è più difficile da percorrere, molto più comodo se
parte dai porti della Catalogna come Barcellona arrivando a Genova, e poi passando dal nord Italia
e dalla Germania; Carlo V pensa lo stesso, ma Genova non fa parte degli spagnoli, ma del ducato di
Milano, che con la pace di Noyon era stato assegnato alla Francia, ma se Carlo V avesse conquistato
il ducato di Milano, la strada sarebbe stata aperta e da qui il ducato di Milano diventa territorio di
scontro, scoppia un conflitto che arriva al suo culmine con la Battaglia di Pavia del 1525, una
battaglia combattuta da decina di uomini. Gli spagnoli vincono avendo più armi costose e risorse
dovuto all’arrivo di oro e argento dall’America, hanno una tattica militare più avanzata, gli
archibugieri (fucili del 500’) funzionavano in modo tale che gli spagnoli sparavano contro i francesi
e durante la ricarica di questi fucili, gli spagnoli si mettevano dietro agli uomini con le picche (lunghe
lance con punte molto taglienti e affilate) che infilzavano i cavalli, vengono usati anche cannoni più
leggeri, facili da manovrare. Gli spagnoli riescono a catturare addirittura il re di Francia portandolo
prigioniero a Madrid e l’anno dopo viene firmato il trattato di Madrid dove si stipula che Francesco
I riconosce a Carlo V i possedimenti in Italia e gli cede anche la Borgogna, territorio su cui Carlo V
aveva delle pretese perché imparentato con i duchi di Borgogna.
Da Madrid alla Lega di Cognac
Arrivato in Francia Francesco I non riconosce più il Trattato di Madrid; nel 1526 dà vita alla Lega di
Cognac con Firenze, Venezia, Milano perché Francesco II Sforza vuole staccarsi dagli spagnoli e il
papa Clemente VII, appartenente alla famiglia de I Medici; preoccupato perché Carlo V stava
diventando troppo potente e per i papi essere circondati dagli spagnoli non era vantaggioso. Carlo
V non prende bene il fatto che il papa sia diventato suo nemico dopo che ha difeso in territorio
germanico il cattolicesimo.
Il sacco di Roma
Carlo V aveva un esercito di mercenari, che non pagò in modo tale da fargli saccheggiare città in
cerca di ricchezza; questi mercenari chiamati Lanzichenecchi decise di scendere in Italia giungendo
a Roma e saccheggiandola, il Sacco di Roma del 1527 passò per una grande ferita della storia
dell’Italia rinascimentale, esso durò 10 mesi. Il nome Lanzichenecchi significava in tedesco servi della
terra perché questi erano di origine contadina, di fede luterana e che erano ostili alla chiesa di Roma.
Il papa dovette rifugiarsi a Castel Sant’Angelo per la furia dei contadini.
Conseguenze del sacco
A Firenze dove erano passati i Lanzichenecchi la popolazione decise di ripristinare i Medici e fondare
la Repubblica, Venezia e Ferrara occupano territori papali di loro interesse mentre Genova si
assoggetta per un periodo a Carlo V. Carlo V decide di scendere a patti scendendo in Italia e
liberando il papa con dei patti.
Barcellona e Cambrai
Tra il 1529 e il 1530 vengono firmate delle paci, quella di Barcellona e quella di Cambrai.
Il trattato di Barcellona riguarda la situazione italiana dove il papa viene liberato, ripristinati i
territori papali; i medici a Firenze vengono rimessi al potere; Carlo V ottiene l’egemonia dell’Italia e
nel 1530 si fece incoronare dal papa a Bologna nella chiesa di San Petronio facendosi riconoscere
imperatore legittimo.
Nella pace di Cambrai del 1529 viene sciolta la Lega di Cognac, ma il ducato di Milano alla morte di
Francesco II Sforza passerà alla Spagna, mentre la Borgogna tornerà in mano ai francesi.

Lez.79 Carlo V e la Pace di Augusta


Gli attacchi di Francesco I
Nel 1535 l’equilibrio della pace di Cambrai si altera con la morte di Francesco II Sforza, Carlo V subito
dopo la morte occupa il territorio milanese, tutto ciò provoca delle ostilità di Francesco I che inizia
una guerra nei territori della Savoia contro Carlo V. Il papa Paolo III funge da figura intermediaria tra
i due perché il papato è preoccupato dall’avanzata dai turchi, un pericolo per l’Europa, per
fronteggiare questo popolo serve un’Europa unita e alleata; il papa riesce a strappare una tregua a
Nizza nel 1538 che stabilisce domino spagnolo a Milano e dominio francese sulla Provenza.
Francesco I nel 1542 tenta di mettere in difficoltà l’imperatore sfruttando una sua sconfitta e della
sua flotta nei confronti degli ottomani, ma Francesco I non ci riesce e addirittura Carlo V riesce a
penetrare in Francia arrivando a Parigi quasi, inoltre Carlo V si era alleato con Enrico VIII
d’Inghilterra, che aveva invaso la città di Bolougne di Francia; si riesce ad arrivare ad una pace
chiamata di Crepy, che ristabilisce i territori della pace di Nizza, si torna alla situazione precedente.
Questa sarà l’ultima pace firmata da Francesco I perché muore poco dopo.
La strategia di Enrico II
Succede a Francesco I, il figlio Enrico II, che continua nella strategia di contrastare Carlo V, ma Enrico
sposta lo scontro dall’Italia alla Germania alleandosi con i nemici interni che Carlo ha in Germania,
come i nobili luterani, che si erano riuniti in una lega militare antiasburgica chiamata lega di
Smalcalda. Così Enrico II si allea con questi principi tedeschi e riceve in cambio alcune città: Toul,
Metz e Verdun; mentre Enrico II si allea con i protestanti, si riesce a mettere in difficoltà Carlo V per
le rivolte in Corsica, assoggetta a Genova e quindi al dominio spagnolo, viene sostenuta da navi
francesi e turche; a Siena vi è un’altra rivolta sedata da Cosimo I de Medici e Carlo V decide di cedere
la città ai Medici. Nell’ultima parte della sua vita Carlo V fa una riflessione a cause di queste continue
lotte che non gli hanno permesso di tenere in mano un impero così grande e nel 1555 mise fine al
suo impero.
La Pace di Augusta
Nel 1555 Carlo V firma la pace di Augusta tra lui e l’impero, che sanciva un principio nuovo “CUIUS
REGIO EIUS RELIGIO” significava” di chi è la regione di lui deve essere la religione”; in ogni zona della
Germania si stabilisce che il principe detentore del territorio sceglie quali religione seguire e i sudditi
devono seguire quella scelta del principe; queste due religioni sono quella cattolica e luterana. Non
vi è il calvinismo che rimane vietato formalmente, la teoria di Zwingli anche e così l’anabattismo.
Bisogna che si discuta anche sul problema delle terre, i principi che diventavano luterani chiudevano
le abbazie, i monasteri e requisivano tutte le terre appartenenti prima a quegli ordini, i beni della
chiesa venivano incamerati; Carlo V stabilisce che tutte le terre requisite alla chiesa cattolica dopo
1552 devono essere restituite alla chiesa cattolica, quelle prima del 1552 potevano rimanere nelle
mani di chi le aveva requisite. La chiesa cattolica voleva le terre, i principi protestanti non volevano
restituire le terre. Carlo V affermava che bisognava convertirsi per spirito, non per interesse, così
chi aveva preso terre negli ultimi anni si era convertito per interesse.
La divisione dell'impero
Nel 1556 Carlo V abdica lasciando la corona, il suo
progetto di impero universale grande, forte, unito
è fallito; vi è una divisione religiosa troppa forte, si
ritira in convento dove morirà qualche anno dopo.
Egli decide di dividere i suoi territori tra il fratello
Ferdinando I e Filippo II
 Ferdinando I con Austria, Boemia, parte di
Ungheria e corona del sacro romano
impero germanico
 Filippo II con spagna, ducato di Milano,
regno di Napoli, Sicilia, Sardegna, colonie
americane, i paesi bassi spagnoli (Belgio e
Olanda attuale).

Filippo II decide di continuare la guerra contro la Francia di Enrico II, che vedrà vittorie spagnole
nella battaglia di San Quintino dove combatterà a fianco degli spagnoli Emanuele Filiberto di Savoia.
Anche la Francia ottiene qualche vittoria come quella di Calois; alla fine di questa lunga guerra si
arriverà alla pace di Cateau-Cambresis stabilita nel 1559, importante perché durare per qualche
decennio e per circa un cinquantennio tra Francia e Spagna:
 Francia mantiene i suoi confini
 Spagna mantiene i suoi domini in Italia
 Emanuele Filiberto di Savoia riottiene le sue terre in Piemonte e il marchesato di Saluzzo,
importante in Piemonte.

Lez.80 La Spagna di Filippo II


Un Impero vastissimo
Filippo II, figlio di Carlo V, il quale aveva grandi ambizioni universali volendo
unificare tutto il mondo cristiano, impresa non riuscita per l’avanzare del
luteranesimo e la minaccia turca; egli divise il suo impero e i domini spagnoli
furono affidati al figlio Filippo II, che comprendeva Spagna, sud Italia, Paesi Bassi
spagnoli e le colonie americane assicurate dal trattato di Tordesillas. Quando
Filippo II sale al trono nel 1556 ha un impero vastissimo.
I collegamenti difficili e costosi
Un impero così vasto era difficile da mantenere per i costi elevati che ne derivavano, inoltre
difficili erano i collegamenti da una parte all’altra del regno; egli era un sovrano
particolarmente cauto nel governare ed emanare dei provvedimenti. La capitale della
Spagna venne spostata da Toledo a Madrid per un motivo simbolico più che efficace poiché
si trovava al centro della penisola iberica, una scelta che si rivela imprudente nonostante egli
costruisca il palazzo dell’Escorial e altri monumenti per simboleggiare la potenza spagnola;
la città, infatti, era mal collegata rispetto agli centri, in particolare quelli costieri, gli ordini
arrivarono più lentamente. I viaggi sono molto costosi oltre che ad essere lenti, basti pensare
che un viaggio di ambasciata da Spagna a Francia e viceversa costava all’epoca 380 ducati,
che all’epoca corrispondeva allo stipendio di un professore universitario; l’impero è grande,
ma è difficile da gestire, in ogni caso Filippo vuole gestire da solo tutto ciò accentrando il
potere.
L'accentramento anche religioso
Filippo II è un sovrano cattolico, difensore della controriforma e considera se stesso
difensore della fede cattolica, si vuole impegnare per fare ciò e vuole accentrare nelle sue
mani il potere. Egli utilizza il diritto di presentazione cioè egli sceglieva nei territori spagnoli
quali vescovi nominare nelle diocesi scegliendo i vescovi castigliani, a lui più fedeli e questi
vescovi castigliani venivano mandati in giro per la Spagna, nelle Americhe e nei territori
italiani e dei Paesi Bassi spagnoli. Tutti i capi delle chiese locali americane vengono dalla
Spagna e seguono gli ordini di Filippo II, ma in Olanda la situazione si fa complicata perché lì
si stava diffondendo il protestantesimo.
I Consigli e i funzionari
Filippo II crea dei Consigli, vari uffici che lo aiutano a prendere decisioni di natura religiosa,
politica e giuridica della Spagna; si diventava funzionari comprando la carica, se si pagava la carica,
si pensava che quel lavoro avrebbe permesso di guadagnare qualcosa. I funzionari ricevono soldi
quando il popolo deve fare una carta e ricevono soldi in più quando devono fare qualcosa di illegale;
questo succedeva di più negli uffici lontano da Madrid.
Il problema dei metalli preziosi
Un altro problema è l’oro e l’argento che arriva dalle Americhe che diventa molto durante
l’era di Filippo II, a lungo andare quando oro e argento americano finiscono la Spagna si
troverà nei guai perché questi materiali preziosi che arrivano dalle Americhe vengono usati
dai nobili spagnoli per comprare all’estero, la Spagna non ha un forte artigianato, non ha
delle maestranze particolari e l’agricoltura è molto povera. Quando arriva questo oro i ricchi
spagnoli che lo usano per mostrare la loro forza e abbellire le loro abitazioni, preferiscono
andare a comprare in Francia o comunque all’estero; questo oro poteva essere il motore di
una crescita del paese, ma ciò portava a una svalutazione dei prezzi anche per la legge della
domanda e dell’offerta facendo trovare i poveri in grande difficoltà. anche la corona
spagnola inizia a trovarsi in grande difficoltà tanto che lo stato spagnolo dichiarerà per ben
re volte banca rotta
Il controllo dei commerci
Filippo II decide che tutte le colonie spagnole devono commerciare esclusivamente con la
madre patria e questo fa si che anche i coloni americani devono commerciare con gli
spagnoli, il porto di Siviglia diventa importantissimo, ma i coloni si danno al contrabbando e
anche in Spagna perché si preferisce commerciar aggirando le leggi e ciò porta al mancato
pagamento delle tasse.
I nemici militari
Durante il regno di Filippo II che dura dal 1556 al 1598, la Spagna dal punto di vista militare
è una potenza e combatte contro due nemici principali: da un lato i turchi e dall’altro gli
olandesi.
I pirati ottomani e cristiani
L’impero ottomano dopo la conquista di Costantinopoli è una grande potenza militare che
minaccia costantemente l’Europa, forte nell’est dell’Europa e che si irradia anche nel
mediterraneo perché le navi dei pirati barbareschi fanno razzia in tutto il mediterraneo; essi
avevano come porto principale quello di Algeri e attaccavano navi spagnole, ma anche altre
europee. Non solo essi solcavano i mari con cattiva intenzione, ma vi è anche una pirateria
cristiana di pirati ponentini, così chiamati dai turchi perché venivano da ponente e tra questi
vi erano anche molti pirati italiani, essi partivano da città italiane come Pisa, Messina,
Palermo, ma la città che diventa importante per lo smercio degli schiavi e dei bottini è
Livorno in Toscana. A volte capita che anche le navi ufficiali spagnole si dedicano alle
operazioni di piraterie.
La Battaglia di Lepanto
L’elemento che porta a uno scontro diretto tra ottomani e Filippo II è nel 1570 quando Cipro
viene occupato dal nuovo sultano ottomano, l’isola fino a quel momento era stata
controllata dai veneziani e quindi Filippo II insieme al papa e ad altri alleati crea la Lega Santa
con Spagna, Venezia e papa stesso, ma non partecipa la Francia perché da un lato aveva
avuto buoni rapporti con gli ottomani e dall’altro aveva come grande nemico Filippo II. La
battaglia più grande è quello che si combatte nell’ottobre 1571 chiamata battaglia di
Lepanto.
Conseguenze di Lepanto
La Battaglia di Lepanto ha conseguenze minime perché Cipro rimane in mano ai turchi, ma
la vittoria è vista più importante dal punto di vista morale per i cristiani, che fino ad allora
erano stati sempre in lotta tra loro, questa vittoria viene vista come un segno di
cambiamento dei tempi. In Spagna dopo questa guerra riprende vigore la persecuzione degli
arabi, i moriscos vengono di nuovo perseguitati in questo periodo, e ad un certo punto
esausti danno vita a una ribellione che scoppia nel 1568 in tutta la Spagna, protestano per le
condizioni di vita inaccettabili a cui sono ridotti e il governo spagnolo reagisce con estrema
durezza, i moriscos verranno definitivamente espulsi dalla Spagna nel 1609, ma dato che
costituivano un ceto artigianato molto elevato amplieranno la debolezza economica
spagnola.
Filippo re del Portogallo
Nel 1578 muore il re del Portogallo Sebastiano di Braganza imparentato con Filippo II e per
questo aspira ad ascendere al trono portoghese, la sua candidatura viene appoggiata dai
mercanti portoghesi, quindi forte di un appoggio del ceto imprenditoriale portoghese, riesce
a salire al trono e avrà anche i domini portoghesi, come le colonie lungo le costre africane e
in estremo oriente.
I problemi nei Paesi Bassi
Gli olandesi e le altre popolazioni dei paesi bassi non volevano essere assoggettati alla
Spagna: per il carico fiscale molto forte che esercitava Filippo II su queste terre; gli spagnoli
mettono affari nelle mani dei paesi bassi; la diffusione del calvinismo non era ben vista dal
sovrano spagnolo. Alla fine, decide di reagire con grande durezza mandando i vescovi
spagnoli castigliani istituendo 14 nuovi episcopati con a capo uomini di sua fiducia, che
vengono messi anche a capo dei parlamenti locali, gli stati provinciali e gli stati generali, tutto
questo per controllare ciò che accade in queste zone.
La rivolta antispagnola
Nel 1566 scoppia una rivolta e il popolo attacca monasteri e chiese distruggendo tutto ciò
che trova, Filippo II manda il generale duca d’Alba per mettere in ordinare la situazione, ma
scoppia una guerra che diventa quasi una guerra nazionale poiché belgi e olandesi mettono
da parte le loro differenze e si alleano contro il nemico spagnolo; si vede un’alleanza tra tutte
le province dei paesi bassi e il leader della rivolta è un nobile locale chiamato Guglielmo I
d’Orange, si forma un’alleanza scritta e ufficiale chiamata Unione di Gand dopo che gli
spagnoli attaccano ferocemente la città di Anversa. Questa alleanza non dura molto perché
dopo questi eventi Filippo II cambia
strategia e manda un nuovo governatore, di
famiglia nobile italiana chiamato Alessandro
Farnese, che scende a compressi spaccando
l’alleanza tra cattolici e calvinisti, egli farà
delle concessioni ai cattolici dei paesi bassi
spagnoli a discapito dei calvinisti spaccando
l’unione di Gand.
Unioni di Arras e Utrecht
L’unione di Arras è cattolica, parte
meridionale dei paesi bassi, mentre le
province più a nord si uniscono nell’unione
di Utrecht; la guerra finirà dopo qualche
decennio.
La nascita delle Province Unite
Nel 1609 l’unione di Utrecht guidata da
Maurizio, figlio di Guglielmo I, riuscirà ad
ottenere dalla Spagna una tregua che
sancirà la nascita delle Province Unite, un
nuovo stato non riconosciuto totalmente
dalla Spagna, ma che avrà una forte ascesa.

Lez.82 Elisabetta I d’Inghilterra


I matrimoni dinastici
Elisabetta è stata una regina molto importante perché arriva
dopo una serie di sovrani che hanno importato importanti
modifiche; come il padre Enrico VIII che aveva sancito la scissione
della chiesa anglicana da quella di Roma ma con una stessa
teologia e dottrina, Edoardo VI aveva avvicinato la chiesa
anglicana a quella romana, Maria, altra figlia di Enrico VIII aveva
perseguitato ferocemente i protestanti.
L'ascesa al trono di Elisabetta
L’imperatore Carlo V aveva salutato con grande favore la salita al
trono di Maria e per questo motivo l’imperatore aveva stabilito
un matrimonio tra Filippo e Maria, ma questa mossa aveva
spavenatato la Francia, storica nemica della Germania, che
poteva vedersi accerchiata e così il sovrano francese aveva promesso suo figlio francesco II
alla regina di scozia, maria stuart; così Francia e Scozia si alleavano contemporamente a
Germania e Inghilterra. Nel frattempo muore Maria la Sanguinaria, Elisabetta è figlia di un
matrimonio illegittimo, in quanto figlia di Anna Bolena e quindi volendo i cattolici potevano
contestare la salita al trono di Elisabetta, Filippo II avrebbe avuto tutto l’interesse a
contestare questa incoronazione, ma egli non interviene nonostante sia cattolico.
Proposte di matrimonio e diplomazia
Filippo II ha un interesse politico perché se contestasse l’ascesa al trono di Elisabetta,
diventerebbe erede al trono Maria di Scozia, però sposata con il re di Francia e avrebbe
consegnato l’Inghilterra ai francesi, Filippo decide anche di fargli una proposta di matrimonio
e chiede a Elisabetta prima di sposarla, ma egli non rifiuta i suoi pretendenti in maniera netta
perché ciò poteva provocare delle guerre, ma egli faceva aspettare le sue decisioni. Ella
grazie alla sua abilità riuscì a farsi amare dal suo popolo.
La politica religiosa
Dal punto di vista religioso scelse di ripristinare molte modifiche apportate da Edoardo VI
alla chiesa anglicana, scegliendo di staccarsi dal cattolicesimo poteva avere mani libera da
Filippo II e dal papa. Fece votare un Atto di Supremazia e dal parlamento poco dopo fece
votare un atto di uniformità ripristinando il libro delle preghiere comuni, nel 1571 fa
approvare 39 articoli di fede. Il capo della chiesa anglicana era il sovrano, il capo assoluto è
l’arcivescovo di Canterbury e via via gli altri capi religiosi che detenevano altri poteri. Il fatto
che si ristabilisca suscita delle critiche tra calvinisti più puri, che da qui in poi si faranno
chiamare puritani a avranno un rapporto conflittuale con i puritani; tutto sommatto
Elisabetta riesce ad affrontare questi problemi.
I problemi di Maria Stuarda
Maria Stuarda si è sposata con Francesco II, che muore a soli 19 anni senza avere più pretese
sul trono di Francia; Maria Stuarda trova un altro marito con un suo cugino chiamato Enrico
Stuart, che muore improvvisamente in circostanze misteriose e molto probabilmente un
attentato fatto da un lord inglese, amante molto probabilmente di Maria Stuart, che non
amava suo marito in quanto violento. Questo fatto non viene ben accolto dagli scozzesi, che
la costringono ad abdicare in favore del figlio che diventerà Giacomo VI di Scozia e poi anche
re d’Inghilterra. Ella scappa in Inghilterra per rifuguarsi dalla cugina Elisabetta, ma la regina
d’Inghilterra la fa arrestare perché teme qualche cospirazione nei suoi confronti.
L'ammodernamento produttivo
Elisabetta è interessata all’ammodernamento dell’Inghilterra, il paese che prende in mano è
arretrato e povero rispetto alla Francia e alla Spagna, dopo la Guerra dei trent’anni non si è
più saputa inserire nel ruolo economico dell’Europa. Il parlamento aveva indebolito il ruolo
reale inglese, che doveva approvare le decisioni prese dal sovrano; Elisabetta attira a corte
molti nobili di compagna in modo da sradicarli dalle loro terre e finendo per indebolire la
loro potenza, mettendo i nobili fuori gioco ristabilisce l’economia e l’amministrazione del
paese. Le materie prime venivano solo esportate dall’Inghilterra, vendeva a poco e comprava
a tanto arricchendo i paesi vicini, così Elisabetta decide di arricchire l’industria soprattutto la
lana in modo tale da non esportarla tutta nelle Fiandre per lavorarla; altri fattori che
migliorarono fu l’aumento dell’allevamento di bovini, quindi della carne inglese; si sviluppa
l’industria del ferro; accoglie i protestanti degli altri paesi dell’Europa e si va a formare una
buona manovalanza arricchendo all’industria inglese. Vengono lavorati il vetro, la lana, si
costruiscono orologi.
I miglioramenti sui mari
Elisabetta investe molte risorse e molti sforzi su una marina molto moderna, inizialmente
spinge sul settore della pesca che inizia a riveleggiare con le barche del nord; iniziano a
solcare i mari le navi corsare, guidate da avventuriere, che consente tramite permesso della
regina di attaccare navi straniere come Francis Drake, noto corsaro inglese. Esse attaccano
principalmente le navi spagnole che portavano materiali preziosi dalle Americhe; ciò provoca
un problema per la Spagna. L’esperienza maturata da questi corsari porta a vantaggio di
esplorazioni di nuove zone come l’America, il mare del Nord, la Scandinavia e altre zone del
mondo. le navi inglesi prendono schiavi dalle Antille, poi si creano nuove compagne di mos
via che commercia con la Russia, orientali con l’oriente e india e il Levante con il medio
Oriente.
Rivolte e morte di Maria
Nel corso degli anni vengono scoperte molte congiure dai cattolici per mettere sul trono
Maria Stuarda e metterla al trono. Tra il 1579 e il 1581 scoppia una pesante rivolta in Irlanda,
che si sentiva profondamente cattolica e per questo si ribella agli inglesi per guadagnare
autonomia, la rivolta venne sedata dagli inglesi. Il popolo vide in questa rivolta un segno
delle trame oscure messe in campo dai cattolici e così nel 1587 la cugina Maria Stuarda venne
processata per decisione di Elisabetta I, ella aveva aspettato tanti anni perché processare un
reale era qualcosa di indegno.
L'Invincibile Armata
Filippo II decide di muovere guerra contro l’Inghilterra dopo la morte di Maria Stuarda, e nel
1588 non avendo paura di affrontare via mare uno stato medio come l’Inghilterra, istituisce
una flotta di 130 navi chiamata Invincible Armada, le navi sarebbero partire dalla Spagna,
arrivati nel Canale della Manica, avrebbero sconfitto gli inglesi ed entrati dalle coste in
Inghilterra con l’arrivo di uomini dei paesi bassi. Le navi spagnole salparono nel Canale della
Manica nel luglio 1588; le navi spagnole erano possenti galeoni, anche difficili da manovrare;
questi galeoni erano equipaggiati di artiglieria, la tattica degli spagnoli era di attaccare con
l’artiglieria, di affiancarsi alle navi inglesi e di assaltarle con l’arma bianca da taglio. Gli inglesi
introdussero navi più veloci e più agili con un’artiglieria che sapeva colpire a media-lunga
distanza, così invece di arrivare allo scontro diretto colpivano e scappavano infliggendo
pesanti danni all’Invincible Armada, che non riuscivano ad avere la meglio sulle navi inglesi.
Filippo II ebbe la sfortuna del maltempo che si abbatté nel canale della Manica; quindi, la
flotta spagnola si ritirò nei porti spagnoli dimezzata e Filippo II non contestò più il trono di
Elisabetta I che rimase al potere fino alla morte.

Lez.83 Le guerre di religione in Francia


Le guerre di religione
Le guerre di religione vanno dagli anni 70’ del 500’ a
metà del 600’, circa un 70 anni di guerre di carattere
religioso tra protestanti e cattolici; spesso dietro
motivazioni religiose vi erano motivi di carattere
politico ed economico. Spagna e Francia era
ampiamente coinvolte in queste carattere perché
volevano diventare potenze egemoniche in Europa.
La francia a fine 500’ era attraversata da grandi conflitti, vi furono sovrani come Francesco I
ed Enrico II che erano acerrimi nemici di Carlo o Francesco II, marito di Maria Stuart.
I sovrani di Francia del '500
L’erede al trono di Francesco II è Carlo IX che aveva appena 10 anni e quindi la reggenza
viene affidata momentaneamente a sua madre, Caterina de I medici, che da parte di padre
è di famiglia fiorentina, mentre da parte di madre è francese perché sua madre era un nobil
donna francese, Caterina è cattolica. Durante la sua reggenza la Francia è attraversata dal
calvinismo i cui seguaci erano chiamati ugonotti; il calvinismo si diffonde sulle zone
occidentali della Francia perché sono presenti moltissimi mercanti e artigiani e l’etica
calvinista si promulgava tra gli imprenditori.
L'arrivo degli ugonotti
Caterina dal 1562 emana una legge dove lascia libertà ai calvinisti.
Le due fazioni e la guerra civile
Lascia libertà per evitare proteste, la fazione cattolica è molto agguerrita in Francia e non
vogliono lasciare libertà agli ugonotti, tra questi vi sono i Guisa che vogliono allearsi alla
Spagna, ma Caterina ha paura dei Guisa perché non vogliono assoggettare la Francia agli
spagnoli. Gli ugonotti si uniscono in una sorta di alleanza e mettono a capo la famiglia dei
Coligny, nel 1562 scoppia una guerra civile perché i cattolici attaccano il villaggio ugonotto
di Paussy e scoppia una guerra che durerà fino al 1598; gli ugonotti sono meglio organizzati
rispetto ai cattolici nonostante sono minoritari rispetto ai cattolici, ma nelle loro zone sono
molto forti.
La notte di San Bartolomeo
La guerra civile scoppia nel 1562, Caterina cerca di trovare una pacificazione stabilendo un
matrimonio nel 1572 tra la figlia di Caterina, Margherita e il futuro marito Enrico di Borbone,
leader degli ugonotti dopo i Coligny; questo matrimonio venne fissato per l’agosto del 1572
e si sarebbe dovuto fare a Parigi e qui gli ugonotti si recano a Parigi per festeggiare. La festa
organizzata a Parigi ni giorni successivi si rivela una trappola fatale per gli ugonotti perché i
cattolici decidono di assaltarli nella notte tra il 23 e il 24 agosto del 1572 gli ugonotti che si
trovano a Parigi vengono massacrati nella famosa Notte di San Bartolomeo, muoiono così
tantissime persone e la guerra civile riparte.
La Guerra dei tre enrichi
Carlo IX nel 1574 muore molto giovane e gli succede un fratello chiamato Enrico III, si crea
un problema per la sua successione al trono perché Enrico III è l’ultimo figlio maschio di
Caterina, non poteva avere figli; quindi, la sua dinastia si sarebbe esaurita con lui. L’erede al
trono più diretto era proprio Enrico di Borbone, leader degli ugonotti ed erede di una
famiglia nobile discendente dei Capetingi. C’è il rischio che quando Enrico III morirà, può
diventare sovrano un leader ugonotto e quindi Enrico di Guisa non può accettare questa
situazione perché cattolica; egli inizia a prendere contatti con Filippo II di Spagna, cattolico,
e chiede alla Spagna di attaccare la Francia stessa per evitare che salga al potere un calvinista
quando Enrico III viene a sapere che Enrico di Guisa vuole complottare contro la spagna, lo
fa ammazzare, ma un monaco dopo l’omicida di Enrico di Guia, fa uccidere Enrico III.
Enrico di Borbone sul trono
Adesso al trono vi può salire solo Enrico di Borbone, ugonotto, ma egli fa una mossa astuta
nel 1593 pronunciando una solenne abiura che lo fa rinunciare al calvinismo e lo fa diventare
cattolico, la sua è una mossa politica per accontentare le mosse dei cattolici, guadagnandosi
la stabilità della burocrazia francese. Questa scelta viene sintetizzata con una sua celebre
frase “Parigi val bene una messa”, cioè in Francia vale la pena sopportare una messa cattolica
per diventare re di Francia; egli diventa re con il nome di Enrico IV.
L'Editto di Nantes
Egli fonderà la dinastia dei Borbone, sarà abile nel gestire la Francia cacciando gli spagnoli
che stavano attaccando la Francia nel 1598, ma sempre in quell’anno emana l’editto di
Nantes che sanciva libertà di culto agli ugonotti, ma ammetteva delle eccezioni dove la fede
ugonotta non poteva essere professata a Parigi e altre sporadiche limitazioni, questa
situazione fa riappacificare la situazione.
La paulette e la nobiltà di toga
Gli ugonotti potevano avere cento piazzeforti, la più importante è la città di La Rochelle. Il
sovrano si preoccupò di sistemare le casse dello stato affiancandosi il duca di Sully, che avvia
riforme come la vendita delle cariche; si assume del personale che si compra una particolare
carica, Enrico per sfruttare meglio questo meccanismo istituisce una nuova tassa che va sotto
al nome di paulette, chi deteneva una carica poteva trasmetterla al figlio pagando una tassa,
con la paulette si permette alle famiglie di mantenere una certa carica e si avvia una seconda
nobiltà, non più di spada, questa è una nobiltà di gente che sa amministrare gli affari, di
gente laureata e verrà chiamata nobiltà di toga; queste persone iniziano come borghesi
acquisendo una carica che verrà trasmessa de generazione in generazione. Enrico IV alza i
dazi doganali per frenare l’esportazione delle materie prime e far sviluppare l’artigianato
interno al paese, che in quell’epoca era debole. Enrico IV morirà abbastanza presto non
governando a lungo, ma la sua dinastia porterà la Francia in una direzione molto chiara.

Lez.80 La Guerra dei trent’anni


L’area tedesca fu profondamente
sconvolta dalla Guerra dei trent’anni e
da scontri religiosi. Nel 1555 Carlo V
aveva firmato con la Lega di Smalcalda
la pace di Augusta, che aveva sancito la
delibera di passare al luteranesimo ai
principi tedeschi, ma presentava dei
limiti, in primis il calvinismo non era
considerato dato che non era
riconosciuto all’interno dell’impero, la
lotta tra cattolici e protestanti era
ancora evidente perché principi
cattolici cercavano di riconquistare
terre per portarle al cattolicesimo
come succedeva nella Baviera; un
secondo problema sono la Boemia e
l’Ungheria, che fino ad inizio 500’
erano state in mano a un sovrano di
nome Federico Jagellone, ma alla sua
morte avvenuta per lo scontro con i turchi in parte venne assegnato ai turchi, l’altra parte
alla famiglia degli Asburgo, una famiglia fortemente cattolica e nei territori boemi e
ungheresi il cattolicesimo era in crisi. Nei territori boemi Jung Huss, eretico tardo medievale,
aveva avuto grande predicazione facendo uscire dal paese cattolico; in Ungheria mal si
sopportava il dominio degli Asburgo e il popolo decide di seguire la predicazione dei pastori
luterani e calvinisti, così in tutta l’area tedesca tra fine 500’ e inizio 60’’ si creando due
alleanze militari tra Unione Evangelica, dei protestanti, appoggiati dalla Francia che non
volevano gli Asburgo e dall’altra parta la Lega Cattolica, guidata dalla Baviera e appoggiata
dalla Spagna, che rivuole il cattolicesimo in Germania.
Francia e Spagna appoggiano l’uno o l’altra alleanza per motivi puramente politici, non per
fede religiosa, la Francia voleva andare contro gli Asburgo e Spagna. L’imperatore asburgico
Rodolfo II con la lettera di maestà decise di tollerare le altre religioni, ma dopo la sua morte
verrà eletto Ferdinando di Stiria con il nome di Ferdinando II, cattolico radicale, educato dai
gesuiti e poco propenso ad accettare protestanti, prima di diventare imperatore abolì la
lettera di maestà anche perché il nuovo imperatore spedì a Praga dei funzionari tedeschi per
fare imporre il cattolicesimo e l’autorità degli Asburgo in maniera violenta. Questo
malcontento crebbe quando Ferdinando venne eletto imperatore germanico e scoppiò nel
maggio 1618 perché durante una sommossa a Praga la popolazione della città finì per
defenestrare due funzionari tedeschi, buttandoli così dalla finestra. Il popolo inoltre dichiarò
decaduta l’autorità di Ferdinando II offrendo la corona a Federico V del Palatinato che era
calvinista e facente parte dell’Unione Evangelica; quest’ultimo trova appoggio
nell’Inghilterra di Giacomo I, suo parente, Cristiano IV in Danimarca protestante, in Venezia
e nelle Provincie Unite che non volevano il rafforzamento degli Asburgo; con Ferdinando II
si schierarono la Spagna e la Baviera, per il momento la Francia rimane a guardare.
Nell’impero tedesco tornerà ad esserci solo il cattolicesimo? Questo è il progetto di
Ferdinando II, ma vi sono principi e altri poteri che non vogliono che in Germania ci sia una
sola religione; Ferdinando II vuole uno stato unitario forte, ma ciò provocherebbe una
minaccia per gli stati vicini come Venezia, che diventerebbe una terra di conquista.
Nel 1618 comincia una guerra che durerà per trenta anni terminando solo nel 1648, sarà una
guerra che partirà dalla Boemia e si espanderà per tutta l’aria tedesca, una guerra a cui
parteciperanno Danimarca, Svezia, l’esercito spagnolo e ad un certo punto anche la Francia,
la prima vera guerra europea.
 La prima battaglia arrivò nel 1620 in Boemia con la Battaglia della Montagna Bianca e vede
combattere due eserciti rivali, quello di Federico V del Palatinato, inizialmente appoggiato
da sovrani europei, ma combatté solo con boemi e quello di Ferdinando II, che aveva
appoggio militare da Baviera e da Spagna, la battaglia fu vinta in maniera netta da
Ferdinando II e Federico v si diede alla fuga. In area boema dopo quella battaglia ci furono
dure repressioni, molte famiglie emigrarono, le terre boeme vennero riassegnate a militari
che avevano combattuto a fianco di Ferdinando II, i boemi così si videro umiliati e iniziarono
per loro mesi piuttosto duri.
 Gli spagnoli cercarono di approfittare della situazione, la Spagna aveva possedimenti nel
meridione d’Italia e il ducato di Milano, quest’ultimo importante perché vicino all’Austria
degli Asburgo e si voleva conquistare la Valtellina, all’epoca svizzera, per permettere il
passaggio da Milano all’Austria, dall’Austria all’area tedesca e poi puntare alle province
unite, che aveva pretese in queste terre. Nel 1620 gli spagnoli presero la Valtellina senza
passare all’attacco subito, i gruppi cattolici valtellinesi iniziarono a massacrare i protestanti
sollecitati dagli spagnoli, così poterono annettere la Valtellina; ma questo portò all’ingresso
in guerra di altre potenze.
 Nel 1625, il re danese Cristiano IV che aveva appoggiato le pretese di Federico V, decide di
muovere guerra contro gli spagnoli e finisce nel 1629 con la sconfitta di Cristiano IV, che si
arrende firmando una pace a Lubecca, che sancisce un ritorno del re ai suoi domini.
 Ferdinando II forte di queste sicurezze emana nel 1629 l’Editto di Restituzione, che sancisce
che sul territorio dell’impero tedesco tutti i principi siano obbligati a restituire alla chiesa
cattolica le terre che sono state requisite dopo il 1552 (dopo pace Augusta in cui si era
stabilito che i principi protestanti dovevano restituire la chiesa cattolica le terre requisite
dopo il 1552 in modo tale da non diventare protestanti per pura convenienza economica;
diventare luterani significava chiudere i conventi e prendersi un sacco di terre).
 I principi non rispettavano questi accordi di 70 anni prima e così Ferdinando II con questa
nuova legge li obbliga a restituire tutto, questi principi non sono disposti a pagare la chiesa.
 Ferdinando II vuole fare della Germania uno stato unitario e in questi anni vara un progetto
di riforma per il titolo imperiale, che non doveva essere più elettivo perché rendeva il potere
troppo fragile; con una sua nuova riforma vuole il titolo imperiale ereditario, in modo tale
da non corrompere gli elettori, esautorandoli e togliendogli il potere di incidere
sull’elettorato. In realtà anche Ferdinando II ha un problema perché ha ottenuto le vittorie
grazie all’esercito, ma non ha pienissimo potere perché guidato da un nobile boemo, che
sembra rivaleggiare con Ferdinando II; questo esercito sta combattendo in tutta Europa e ha
bisogno di essere pagato, ma l’imperatore germanico non ha abbastanza soldi per pagarlo,
si fa prestare i soldi a volte proprio da Wallenstein in modo tale che poi paga il suo esercito,
ma diventa debitore in questo modo e quando non lo paga, il generale Wallenstein
acquisisce terre e addirittura riceverà ad un certo punto il titolo di principe imperiale; il suo
esercito prende soldi e questo diventa problema per l’area tedesca:
 Ferdinando II alza le tasse
 Quando l’esercito non viene pagato, inizia a prendere soldi in maniera violenta e si
sente autorizzato a saccheggiare le zone in cui si trova
 Si generano così crisi economiche rivelanti
 I problemi di Ferdinando II all’esterno non sono risolti perché si affaccia un’altra
potenza la Svezia, che è diventata luterana e non vuole che a sud dei suoi territori si
trovi una potenza cattolica; inoltre, la Svezia ha il dominio dei commerci sul mar
Baltico che sta al di sopra della Germania, qui gli svedesi con le loro navi smerciavano
sia le merci tedesche che del nord, i tedeschi vendevano i manufatti e compravano
le materia prime, questi commerci erano gestiti da svedesi che facevano da
intermediari. Questo costituiva una fonte di reddito principale per gli svedesi e la
Svezia vede come un rischio il fatto che Ferdinando II possa acquisire territori e
affacciarsi al nord sul mar Baltico togliendo commerci alla Svezia.
 Così nel 1631 il re svedese Gustavo Adolfo decide di intervenire, scende in Germania
e combatte contro l’esercito imperiale vincendo una prima battaglia vicino a Lipsia,
poi scende in Baviera e alla Slesia; essa è così forte anche per le innovazioni
introdotte dal sovrano svedese come l’artiglieria composta da cannoni leggeri, che
permette facilmente di muoverli e orientarli durante la battaglia, esisteva un corpo
di fucilieri svedesi che avevano un moschetto facile da ricaricare; la cavalleria svedese
era stata addestrata in maniera efficace ad attaccare compatta. I soldati svedesi
erano ben addestrati, una cosa rara per l’epoca perché gli eserciti europei avevano
uomini addestrati per poco tempo, l’esercito svedese era mantenuto dallo stato e gli
uomini vi stavano anche per 20 anni. Nel 1632 nella Battaglia di Lutzen vinsero loro
anche se Gustavo Adolfo morì e ciò era un colpo di fortuna per Ferdinando II, che si
riorganizzò con il suo esercito.
 Nel 1634 Ferdinando II passò alla controffensiva e fece uccidere Wallenstein,
dopodiché chiese aiuto agli spagnoli per combattere contro la Svezia e nel 1635 riuscì
a vincere sugli svedesi e si arrivò alla pace di Praga dopo poco tempo tra impero e
forze protestanti, che sanciva una fine delle ostilità dove Ferdinando II non applicava
l’Editto Restituzione per circa 40 anni. La guerra non è comunque finita del tutto,
l’esercito svedese si fa da parte, ma la mancanza di un nemico per Ferdinando II
preoccupa le altre potenze, particolarmente la Francia.
 In Francia al potere vi era Luigi XIII, figlio di Enrico IV, che aveva affidato molti poteri
al primo ministro Richelieu, egli pur essendo cattolico, si schiera dalla parte dei
protestanti perché è preoccupato che la Germania si rafforzi. La Francia entra in
guerra alleandosi con l’unione evangelica contro spagna e impero, ma la Francia
vuole combattere contro la spagna che si trova su tre fronti diverse: P.U.; Germania;
Francia. La Spagna si trova debolissima dal punto di vista economico nel 500’ e nel
600’ il problema si acuisce per le troppe guerre spagnole, infatti la corona spagnola
è costretta ad alzare le tasse e il popolo inizia a ribellarsi, in particolare in Catalogna
e in Portogallo; la Spagna va vicino al collasso.
 Nel 1643 arrivò un confronto decisivo tra francesi e spagnoli a Rocroi, che si trova
nell’odierno Belgio e qui i francesi sconfiggono gli spagnoli, nonostante fosse un
esercito forte; adesso l’ago di potenza forte ce l’ha la Francia.
 L’Olanda in questo momento si sente minacciata dalla Francia perché di colpo sta
diventando una potenza forte e sembra mettere un occhio sul Belgio, adesso sembra
essere meglio avere gli spagnoli e così le P.U. firmano una pace con gli spagnoli a
Munster nel 1648, una città tedesca vicino al confine, sancendo una fine della guerra
tra Spagna e P.U. e così la Spagna riconosce l’indipendenza della P.U.
 Ferdinando III, nuovo imperatore germanico, figlio di Ferdinando II, avrà nuovi
problemi perché gli svedesi hanno lanciato una nuova guerra e i francesi si stanno
imponendo e così nel 1648 viene firmata una pace a Vestfalia, Ferdinando III rinuncia
alle pretese egemoniche sia dal punto di vista religioso che politico, la Germania non
diventerà uno stato cattolico e unitario.
Questa pace sancisce molte cose:
 in Germania sono ammesse luteranesimo, calvinismo, cattolicesimo
 il principio del cuius regio eius religio viene svuotato di senso perché si stabilisce che
il principe decide la religione per la regione, ma i cittadini possono praticare la
religione che vogliono in privato
 a questo principio ci furono delle eccezioni perché nelle terre controllate dagli
Asburgo (Austria, Boemia, Ungheria) dovesse essere praticato il cattolicesimo
 nella pace di Vestfalia si stabilisce che l’anno della restituzione delle terre requisite
dai principi alla chiesa vengano restituite dopo il 1624
 il titolo di imperatore germanico diventa un’entità simbolica più che effettiva, ogni
staterello può fare alleanze con altri stati, può avere totale autonomia e questo farà
si che gli Asburgo si occupano sempre meno dell’impero e pongono attenzioni sui
loro possedimenti ereditari cioè Boemia, Austria, Ungheria
 emergono due nuove potenze cioè la Svezia che si garantì il dominio sul Baltico e la
Prussia, un territorio abbastanza piccolo che si andò ad ingrandire (Polonia, Lettonia,
Estonia, Lituania) andandosi a spostare sempre più al centro dell’Europa
 la Francia ottenne importanti territori come Slesia e Lorena e diventerà anche
potenza egemone; sarà ancora in lotta con la Spagna, che si concluderà nel 1659 con
la pace dei Pirenei.

Questa fase di guerre si chiuse in maniera disastrosa dal punto di vista economico e
demografico; infatti, il 600’ fu un secolo di crisi per le troppe tasse alzate dai sovrani europei
per sostenere i loro eserciti; inoltre, fu dannoso dal punto di vista ambientale perché questi
eserciti spostandosi danneggiarono città e si diffusero malattie come la peste e anche
malattie nuove come la sifilide dannosa.
Lez.85 La Russia da Ivan il terribile a Michele Romanov
Zar di tutte le Russie
La storia russa è stata abbastanza
travagliata, da metà 500’ a fine 600’ si
sono susseguiti grandi zar che hanno
ottenuto grandi risultati, ma vi si sono
alternati periodi di totale anarchia;
questo è il segno di un impero che
vorrebbe essere grande, ma che
riesce ad implodere in sé stesso. La
Russia sembra che faccia fatica ad
avere istituzioni solide, il destino della
Russia sembra essere legato al destino
di singoli personaggi. A metà del 500’
diventa “Zar di tutte le Russie” Ivan il
Terribile, che regna dal 1547 al 1584 e durante questo regno nel 1561 Ivan istituisce il nuovo
titolo di zar che vorrebbe richiamarsi a Roma, già il nonno Ivan III voleva che Mosca
diventasse una nuova Roma, erede di questa classicità. Memore di suo nonno, Ivan IV si
proclama zar, titolo che deriva da Cesar, questo Caesar diventa zar, l’impero romano si
voleva proclamare impero universale e adesso Mosca si presenta come colei che vuole
riunire tutte le russe cioè i popoli di origine slava.
Ivan contro i boiardi
I predecessori di Ivan erano scesi a compromessi con l’aristocrazia terriera, i cosiddetti
boiardi, indicanti nobili di antica tradizione che erano padroni di diverse zone della Russia e l’opera
di Ivan il terribile tentava di indebolire il potere di questi boiardi, egli scelse di creare una nobiltà di
servizio per indebolire la nobiltà di vecchio stampo.
Ivan divide i territori della Russia in due zone:
 da un lato Mosca e altri territori centrali amministrati dallo zar e dalla nobiltà di servizio
 i territori di periferia vengono affidati alla Duma, che nel 500’ è il Consiglio dei boiardi,
un’assemblea della grande nobiltà
 Ivan IV favorisce uno scambio affidando a boiardi di territori centrali dei territori di periferia,
questo è uno scambio vantaggioso per lo stato perché Ivan IV prende il controllo di un
territorio centrale e cede al boiardo un territorio periferico, di poca valenza economica.
 Tra il 1564 e il 1572 Ivan IV dà avvio a una campagna di persecuzione nei confronti di boiardi
mandandoli a morte, i boiardi più importanti vengono messi a morte, gli altri accettano di
sottostare alla sua figura; questo fatto indica che il sovrano va contro l’assolutismo.
Il periodo dei torbidi
Sotto il regno di Ivan IV si espande verso est, mentre ad ovest i russi vennero frenati dagli
svedesi e dai polacchi, i regni polacchi-lituani e svedese sono molto forti fino alla metà del
600’ e i russi non sono ancora in grado di competere alla pari. I successi ottenuti ad est e
all’interno del paese sono velleitari perché dopo la morte di Ivan IV inizia un periodo di
grande caos per la Russia, soprattutto i boiardi e la nobiltà di servizio iniziano un grande
braccio di ferro tra di loro. Dal 1598 al 1613 si ha il periodo dei torbidi perché in questi 15
anni si alternano vari zar tra congiure, colpi di stato, omicidi, non si che regga il potere in
Russia e addirittura in questa fase molti nemici della Russia la attaccano come i polacchi che
riescono ad entrare a Mosca.
Michele e Filarete
Nel 1613 Michele Romanov riesce a mettere fino al periodo dei torbidi, scelto dalla Duma e
sarà il fondatore della dinastia Romanov rimasta al potere poi fino al 1917. Michele viene
scelto perché ha l’appoggio di suo padre Filarete, patriarca ortodosso della chiesa russa,
inizialmente governano insieme migliorando le condizioni dello stato, dell’esercito e del
fisco; Michele governò dal 1613 al 1645 potendo gestire con un certo respiro le varie
iniziative e le varie riforme, ma non riuscì a sistemare le cause di arretratezza economica
della Russia perché rimarrà un problema fino a inizio 900’.
Arretratezza economica
Il paese era profondamente agricolo, in quell’epoca alcuni paesi iniziano a trovare il modo di
superare la crisi puntando sui commerci e adattando meglio l’artigianato. L’organizzazione
agricola è ancora di stampo medievale dato che domina nel paese la servitù della gleba, che
non permette il libero scambio di merci e prodotti, non permette investimenti e ciò rimarrà
in vigore fino al 1861 perché sono i boiardi che impongono questo sistema dopo aver
riconquistato il potere durante la fase dei torbidi. Un altro problema è la mancanza di
artigianato, vi sono forme di artigianato, ma il governo aggrava le tasse prelevandole dalle
classe borghesi e dai contadini poveri.
La Russia per il momento non riesce ad affacciarsi all’Europa.

Lez.86 La crisi del ‘600


Nel 400’ e nel 500’ c’era stata una rinascita dal punto di vista culturale, basti pensare
all’Umanesimo e poi al Rinascimento, la scoperta dell’America aveva portato all’arrivo di
metalli preziosi che aveva arricchito alcuni paesi ma non in maniera del tutto matura, la
Spagna non usa questa ricchezza per migliorare l’artigianato locale, anzi, andò ad aumentare
l’espansione economica di altri paesi.
La crisi del 600’ fu diseguale dal punto di vista geografico, fu soprattutto l’Europa
mediterranea a essere piegata da questa crisi, in particolare Spagna e Italia, quest’ultima
economicamente nel 500’ era ancora un centro economico e culturale insieme all’area
fiamminga, ma nel 600’ entrano in crisi perché non avevano migliorato i loro sistemi
produttivi e l’agricoltura era ancora arretrata. Nuove potenze si affacceranno all’economia
del mondo come le P.U., la Francia.
Questa crisi del 600’ si presenta con un grande calo demografico, in particolare Spagna e
Italia decrescono rispetto ad altri paesi che crescono, si tratta comunque di ipotesi essendo
ancora argomento di dibattito tra gli storici
Vi sono diversi fattori:
 economico, i metalli preziosi delle Americhe hanno arricchito solo i ricchi che hanno speso
queste risorse finanziere per beni di lusso, i soldi finivano in altri paesi perché compravano
oggetti di lusso altrove e questo a lungo andare provoca una grande incertezza economica
nelle classi medio-basse anche perché sale l’inflazione e quindi i prezzi aumentano e chi ha
pochi soldi fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Quei giovani che avevano intenzione di
sposarsi e far figli, data l’incertezza economica tendono a ritardare il matrimonio e nel 600’
ci si sposa un anno o due dopo, che in una società in cui le coppie si formavano solo per fare
figli, questo significava meno figli per una coppia, ogni coppia può avere un figlio in meno e
ciò significava decremento demografico.
 Il cambiamento climatico del 600’ aveva fatto assistere (secondo gli storici del clima) a un
peggioramento del clima dove le temperature erano diventate più rigide, il clima era più
piovoso e i raccolti andavano male. Questo problema climatico si venne ad instaurare in una
situazione già difficile per l’Europa perché nel 500’ con l’incremento demografico si erano
coltivate nuove terre e molti campi o allevamenti furono cambiati in coltura del cereale; gran
parte dei territori era coltivata a cereali e il problema di una coltura non variegata è che
quando arriva un qualcosa che colpisce quella data coltura il danno enorme e in effetti con
il peggioramento del clima si colpirono principalmente i cereali e ciò fece andare in difficoltà
l’Europa. L’allevamento era stato anche ridotto e quindi il contadino non poteva usare il
bestiame, la riduzione dell’allevamento toglie ai contadini e ai terreni anche fertilizzante
perché con il maltempo si potrebbero rendere più fertili i terreni, all’epoca si usava lo sterco
dell’animale e senza l’uso di animali non vi erano fertilizzanti in caso di maltempo.
Olanda e Inghilterra furono un’eccezione perché la coltura era abbastanza aperta al mercato dato
che si seguivano le esigenze del mercato cambiando sempre le colture; in Olanda si era mantenuto
l’allevamento perché in Olanda c’era una fiorente produzione di formaggi e quindi con l’arrivo della
crisi meteorologica, si riusciva a superare; inoltre Olanda e Inghilterra non avevano bisogno di
coltivare cereali perché li importavano dal mar Baltico.
Nel 600’ ritornano alcune malattie, ad esempio torna la peste sulla scena europea in maniera forte
tra il 1630-1631 colpendo l’Italia del nord e la Germania. Si diffusero altre malattie in Europa come
il tifo, il vaiolo, la tubercolosi; si diffondono perché la gente è indebolita dalla scarsità
dell’alimentazione e per le guerre; l’economia si abbassa perché c’è un calo della domanda, salendo
il tasso di morte si alza anche il tasso di disoccupazione.
Ci furono degli effetti pesantissimi dal punto di vista economico:
 crolla l’afflusso di metalli preziosi dalle Americhe perché le miniere americane erano ormai
vuote
 gli indios utilizzati dai conquistadores nelle miniere per estrarre i materiali preziosi muoiono
 con meno metalli preziosi decolla il valore delle monete per la legge della domanda e
dell’offerta, se arriva tanto oro il valore cala, se arriva meno oro il valoro diminuisce. Il valore
dell’oro e dell’argento cresce a dismisura, si sviluppa il fenomeno della tosatura, si prende
una monete e si tosa dell’oro dal bordo per farla valere di più
 le monete si iniziano a fare in bronzo e in rame, che non valgano come l’oro e l’argento, ma
serve più denaro di prima per comprare
 non c’è più materiale prezioso per fare le monete e inizia a scarseggiare il denaro circolante,
la gente non compra più, il mercato crolla e i prezzi che prima erano saliti, all’improvviso
crollano; vi è una continua fluttuazione dei prezzi
 questa grande instabilità ha un effetto pesantissimo sul commercio internazionale perché il
problema si presenta quando si devono cambiare soldi tra i vari stati, colpisce duramente il
commercio mediterraneo e i porti spagnoli e italiani hanno maggiori difficoltà; Venezia
subisce un declino dal punto di vista economico.
Olanda e Inghilterra non puntarono più su commerci di lusso in una situazione di difficoltà del
mercato, si concentrano su beni economici come lo zucchero, un bene che costa tantissimo, ma che
tutti vogliono; queste due nuove potenze del nord puntano su una grande attenzione al mercato
cioè stanno attenti a quello che i loro fornitori e compratori vogliono, un esempio molto famoso è
quello degli olandesi e degli svedesi, gli olandesi nelle guerre del 600’ convincono gli svedesi a
produrre più ferro perché serviva per le armi data la situazione di guerre. Altro elemento importante
è che i commerci inglesi e olandesi sono molto più aperti di quelli spagnoli, basti pensare che Filippo
II aveva imposto ai coloni di commerciare solo con la madrepatria, questo meccanismo era molto
lento; gli inglesi e olandesi comprano in Asia e rivendono in Asia per esempio senza passare dalle
loro nazioni, l’importante è fare affari e questa tattica funziona soppiantando altre nazioni europee.
Olanda e Inghilterra avevano creato varie compagnie, che avevano il monopolio e commerciavano
in aree specifiche, queste compagnie si finanziavano nelle borse, si fanno finanziare dai risparmiatori
e dividono i loro profitti con i risparmiatori; in questo periodo Amsterdam ha il primato sulla
economia facendo perderla ad Anversa.
La compagnia più importante di tutte fra quelle olandesi fu quella delle Indie Orientali fondata nel
1602 e finì per soppiantare i portoghesi, che avevano creato porti in Asia per arrivare in India, questi
porti vengono presi dagli olandesi; questa compagnia ha un suo esercito, ha fondi ingenti e in questi
porti agisce come se fosse padrone di queste città; nel 1614 fonderanno la Compagnia delle Indie
Occidentali.

Lez.87 La guerra civile inglese


Lo stato moderno è uno stato in cui ci sono confini molto chiari e netti, c’è unita nella popolazione
che parla la stessa lingua e segue lo stesso leggi, il potere è accentrato nelle mani di pochi istituzioni,
che lo esercitano in maniera chiara e definita. Nel medioevo esistevano vari stati e regni, ma il potere
centrale non era così forte, basti pensare all’impero dove al suo interno esistevano vari principati,
ducati e territori che si amministravano per conto loro come i Comuni italiani; con la fine del
medioevo i sovrani tentano di esautorare quel potere alternativo dei nobili e cercano di accentrare
il potere nelle loro mani, questo processo culmina nel 600’ quando i sovrani tentano di mettere in
piede delle monarchie assolute dove il re esercita esclusivamente il potere. Il Seicento è un secolo
di guerre continue e queste sono impegnative per i sovrani dal punto di vista economico e finanziario
perché il sovrano deve pagare e mantenere gli eserciti trovando il denaro per mantenerli; muovere
guerra per i re è importante, ma è una spesa fortissima che i sovrani da soli non si possono
permettere, all’epoca il livello delle tasse era basso e non vi era un apparato burocratico-
amministrativo che poteva investire ingenti somme e quindi i sovrani chiedevano aiuto ai nobili, ma
finivano per essere ricattati. Le tasse venivano pagate in maniera irregolare perché i nobili erano
esentati dal pagamento delle tasse e questo rappresentava un problema per i sovrani che da lì
possono ricavare tanto denaro, nel 600’ i sovrani cercano di infrangere le regole medievale
dell’esenzione delle tasse da parte dei nobili, anche se essi hanno un potere molto forte e per evitare
guerre bisogna che il sovrano agisca in maniera moderata cercando appoggio nelle città e in
particolare al ceto borghese come mercanti, industriali, banchieri, ecc., loro perché sono ricchi e
questo cede chiede parità di diritti.
Questo attacco alla nobiltà si consuma in un lungo periodo culminando alla fine del 700’ con la
Rivoluzione francese quando la borghesia attaccherà la nobiltà e il re; questa alleanza tra sovrani e
borghesi non sarà comunque di lunga durata. La nobiltà non pagherà le tasse ancora per molto
tempo, lo farà solo dopo la Rivoluzione francese, ma essa verrà esautorata dal potere reale
inizialmente dato che i nobili avevano cariche statali. I sovrani inizieranno a governare senza di loro
o governando con pochi di loro, amministrando le finanze e l’esercito con l’aiuto di altri, qualche
successo si ha nel 600’ e all’inizio del 700’; l’inizio di tutto questo avverrà con Luigi XIV.
In Inghilterra Elisabetta I muore nel 1603 e gli succede al trono Giacomo I Stuart, appartenente alla
famiglia Stuart, cognome di Maria, cugina di Elisabetta I che era stata regina di Scozia, che scappata
d qui si rifugia in Inghilterra e poi verrà processata a morte da Elisabetta I. Giacomo è figlio di una
regina cattolica, ma egli quando diventa sovrana non fa ritornare il cattolicesimo, ma rafforza la
chiesa anglicana rafforzando il potere nelle sue mani e crea in quegli anni dei tribunali regi, che
fanno capo al re e si processano i dissidenti. In politica estera cerca di replicare le scelte di Elisabetta
I, ma si rivela meno capace di muoversi con diplomazia. Questa sua politica interna creò però un
grande malcontento nel paese perché Giacomo non si era appoggiato a una base popolare forte
scontentando per primi i cattolici, che speravano in un ripristino del cattolicesimo come aveva fatto
Maria la sanguinaria, ma in realtà il suo obiettivo era rafforzare la chiesa anglicana; questi cattolici
addirittura organizzeranno un attacco terroristico nei confronti del sovrano chiamata congiura elle
polveri facend0o saltare il parlamento inglese e uccidendo il sovrano e tutti quelli seduti in
parlamento, i cattolici avevano parlato polvere da sparo al di sotto del parlamento per far saltare in
aria tutto.
Neanche i protestanti erano contenti, in particolare il gruppo dei puritani, che erano dei calvinisti, i
quali intendevano la religiosità in maniera molto radicale, un ritorno al vangelo ed erano pocho
aperti ai compromessi; non avevano accettato il fatto di ripristinare la chiesa anglicana da parte di
Giacomo I e vedono ridursi la libertà religiisa in Inghilterra lasciando alcuni di loro il paese nel 1620
e fuggendo a bordo della nave Mayflower sbarcando in America e fondando delle colonie, i cosidetti
padri pellegrini.
Questo accentramento del potere trova sfogo nel Parlamento perché sediono vari classi sociali e le
classi medio-alte non sono favorevoli alla politica di Giacomo I, in particolare quella della gentry,
una classe nobile di piccoli e medi proprietari terrieri, che avevano iniziato ad amministrare queste
terre in stile nuovo, questa gentry aveva iniziato a ragionare e lavorare allo stesso modo dei
borghesi, con i soldi che ricavava dalla terra cercava di migliorare la produzione e la rendita. Questa
classe inizia ad avere un peso dal punto di vista economico e viene portata in Parlamento.
Dopo Giacomo I, salì al trono Carlo I Stuart accentrando i poteri di suo padre Giacomo e arrivando a
scontri con i parlamentari, negli anni 20’ del Seicento scioglierà più volte il Parlamento, ma Carlo
dopo un po' è costretto a cedere firmando la Petition of rights con cui concede ai parlamentari alcuni
diritti inviolabili. Subito dopo tenta di aggirare quei diritti concessi ai parlamentari varando tasse in
maniera illegale, si pensi alla Ship money, una tassa che esisteva già da tempo e che veniva pagata
dalle città portuali per il mantenimento della flotta, Carlo I la estese a tutte le città del regno, non
doveva essere approvata per forza dal parlamento non essendo una nuova tassa. Carlo I sapeva
bene che se l’avesse chiesta al parlamento, essa gliel’avrebbe bocciata, viene tradito il senso della
legge e questo non fa contenti i parlamentari. Carlo I diede slancio e vigore alla Camera stellata, che
già nel 300’-400’ era un tribunale inglese che giudicava i reati politici, chi ad esempio tradiva la
corona o protestava in maniera veemente; viene dato un grande slancio con Carlo I; istituisce la
Corte di grande commissione che colpiva i dissidenti religiosi che non si riconoscevano nella chiesa
anglicana.
Nel 1629 Carlo I decide di sciogliere il parlamento per ben 11 anni:
 estende tasse che già esistono
 fa processi
 vuole governare senza il parlamento.
Nel 1639 l’arcivescovo di Canterbury William Laud vara un progetto di riforma per la chiesa scozzese;
la Scozia era stata amministrata in maniera separata dall’Inghilterra, però con Giacomo I le due
corone si erano unite, anche se non vi era una vera e propria fusione dei due stati. Carlo I dà ordine
di accentrare il potere religioso in Scozia a William Laud su modello della chiesa anglicana, gli
scozzesi non sono contenti sia per motivi di indipendenza che religiosi perché nella Scozia si era
diffuso un forte calvinismo senza una chiesa che avesse un’autorità centrale; la chiesa anglicana era
nata su modello cattolico invece con delle gerarchie. Gli scozzesi con un patto chiamato Covenant
volevano rimanere calvinisti, ma scoppia una guerra civile con una vittoria in un primo momento
degli scozzesi, essi scendono da nord e invadono alcune città inglesi. Carlo I nel 1640 è costretto a
convocare un parlamento per formare un nuovo esercito, ma appena si convoca, il parlamento
chiede di parlare dei loro diritti prima dei soldi, ma viene sciolto dopo un mese dal sovrano e per
questo venne chiamato il corto parlamento.
Dopo poche settimane, Carlo I fu costretto a convocare un altro parlamento e il re abolisce la camera
stellata e la corte di alta commissione mettendo a morte il suo primo ministro, così Carlo I cede per
avere in cambio i soldi.
Nel 1641 scoppia una rivolta in Irlanda, rimasta profondamente cattolica e ostile agli inglesi, questa
rivolta mette in difficoltà lo stato e i parlamentari sospettano sia stata fomentata da Carlo I come
escomatage per ottenere i soldi, tagliare corte sui diritti e dare meno ai parlamentari. In Irlanda però
la popolazione si ribella contro i coloni inglesi facenti parte della gentry.
I parlamentari chiedono al re una grande rimostranza con una conferma dei diritti ribaditi; chiedono
che sia il parlamento a decidere quando devono essere convocati gli eserciti e chiedono al
parlamento di scegliere i ministri; ma nel gennaio 1642 Carlo I tenta un colpo di stato mandando un
suo esercito contro il parlamento facendo scoppiare una guerra civile.
Vi sono due schieramenti:
 il re appoggiato da nobiltà e cattolici
 gli oppositori del re sono mercanti, artigiani, esponenti della gentry e i puritani; questo
secondo schieramento viene chiamato delle teste rotonde perché avevano i capelli corti a
differenza dei nobili con i capelli lunghi.
Il leader delle teste rotonde sarà Oliver Cromwell, un esponente della gentry, che aveva un compito
militare inizialmente come capo dell’esercito che combatteva contro Carlo I e ammodernò l’esercito
creando dei fianchi corazzati, reparti di cavalleria corazzata che avevano il compito di attaccare
durante le battaglie a ranghi molto corazzati; vi è la nascita del nuovo modello di esercito, gli ufficiali
venivano scelti dalla truppa, si sceglievano i più fidati e all’interno dell’esercito venne introdotto una
sorta di indottrinamento dei membri dell’esercito perché si fa una propaganda puritana, calvinista
e luterana difendendo la loro religione in cui credevano fermamente contro chi la voleva togliere.
Carlo I verrà sconfitto più volte tra il 1644 e il 1645, ad un certo punto si consegnerà agli scozzesi,
ma nel 1647 quest’ultimi lo passano al parlamento inglese, la sconfitta pare irreversibile perché
anche l’arcivescovo di Canterbury viene messo a morte.
Sorge un problema perché all’interno delle teste rotonde nascono delle divisioni interne:
 vi erano presbiteriani che volevano che la chiesa d’Inghilterra fosse puritana esclusivamente
 vi era chi voleva la libertà religiosa come vi era stata nell’esercito di Cromwell
 vi era il gruppo dei levellers, che volevano libertà religiosa, l’abolizione della monarchia, la
fondazione della Repubblica e un parlamento eletto a suffragio universale maschile
 vi era il gruppo dei diggers, zappatori, un gruppo che volevano l’abolizione della proprietà
privata, si può dire dei protocomunisti.
Tra il 1648 e il 1649 l’esercito di Cromwell vinse definitivamente, Carlo I viene catturato e il
parlamento viene epurato dagli elementi più moderati, verrà da qui ribattezzato parlamento ridotto
e nel gennaio 1649 il parlamento autorizza un processo contro il re e viene catturato a morte, primo
caso in cui un sovrano viene processato dallo stato legalmente. Viene abolita la Camera dei Lord e
nasce il Commonwealth, la Repubblica inglese.
Questa è una repubblica per modo di dire perché il potere viene subito assunto da Cromwell e usa
questo potere per mettere ordine, egli interviene con l’esercito mettendo fine ai conflitti con Scozia
e Irlanda e mettendo a tacere i levelles e i diggers. In politica estera emana l’Atto di Navigazione,
che prevedeva che i porti inglesi fossero destinati solo a navi inglesi o a navi che arrivavano dal luogo
da cui proveniva la merce (se compro il vino dal Portogallo o me lo porta una nave inglese o una
nave che arriva dal Portogallo), questo andava contro le navi olandesi che facevano tappa
dappertutto. La seconda mossa prevedeva che le colonie inglese commerciassero solo con
l’Inghilterra, una mossa commerciale che andava a favorire l’Inghilterra a discapito degli altri paesi.
Le P.U. iniziano una guerra contro gli inglesi, ma vengono sconfitti.
Cromwell firma dei patti con Svezia, Danimarca e Portogallo; Cromwell investì inoltre delle risorse
per il mantenimento delle campagne inglesi.
I rapporti di Cromwell con il parlamento non andarono bene, nel 1653 il Parlamento viene da lui
sciolto perché egli vuole governare senza parlamento, in quest’anno Cromwell si proclama il titolo
di Lord protettore; nel 1658 alla sua morte, il titolo di Lord protettore viene affidato al figlio Richard
che dopo poche settimane vi rinuncia.
Tra il 1658-1660 il potere inglese è vuoto, vi è una repubblica senza governatore, ma la soluzione
viene risolta nel 1660 quando l’esercito decidere di affidare la corona a Carlo II, figlio di Carlo I, il
sovrano messo a morte. viene restaurata la monarchia e dichiarata la fine della breve esperienza
repubblicana.
Carlo II proseguì in un certo la politica del padre:
 Venne ricreata la Camera dei Lord
 si scagliò contro chi aveva un’idea religiosa diversa
 capì che non poté fare come suo padre non ripristinando la camera stellata e neanche i
vecchi tribunali
 accentrò i poteri, ma rinunciò a politiche assolutistiche
In Inghilterra pochi anni dopo scoppierà una rivoluzione chiamata Gloriosa Rivoluzione.

Lez.88 La Francia di Richelieu e Mazzarino


Enrico IV e Maria De’ Medici
Enrico IV nel 1610 muore perché viene pugnalato
a morte da un fanatico, suo figlio erede al trono
Luigi XIII è ancora un bambino; quindi, la reggenza
viene affidata a Maria De’ Medici, nuova moglie
dopo Margherita di Valois, il cui matrimonio era
stato annullato. La nobiltà francese in quel
periodo chiedeva privilegi e diritti; alla nobiltà di
spada si era affiancata la nobiltà di toga, quei
borghesi di origine che avevano acquistato la
carica per lo stato e avevano il diritto di
trasmettere questa carica ai loro figli, in questo modo si era creata una seconda nobiltà detta
di toga perché si vestiva con la toga chi amministrava gli uffici e la giustizia; essi si volevano
sentire alla pari dei vecchi nobili. Queste due nobiltà adesso sono in contrapposizione tra di
loro e queste due nobiltà chiedono a Maria De’ Medici la convocazione degli Stati Generali.
Gli stati generali
Gli stati generali erano un’assemblea di formazione medievale in cui venivano rappresentate
le varie classe sociali del paese: il clero, i nobili e la borghesia che rappresentavano ognuno
uno stato. Questi stati generali vengono convocati dal 1614 al 1615, e dal 1615 al 1689 non
verranno più convocati. In questi stati generali la nobiltà di spada chiedeva l’abolizione della
vendita della carica degli uffici mentre la nobiltà di toga chiedeva l’abolizione dei diritti
feudali.
Il cardinale Richelieu
Maria De’ Medici passa la reggenza al figlio Luigi XIII, che decide di affidare il potere al
cardinale cattolico Richelieu dal 1624, una sorta di primo ministro e lui porta avanti un
progetto assolutistico togliendo il potere a tutti quei potentati locali con cui il re è costretto
a venire patti.
Contro gli ugonotti
Richelieu attacca le roccaforti ugonotte dopo il diritto ottenuto dall’Edito di Nantes del 1590,
che erano strutture di difesa militari per difendersi dai cattolici; il sovrano non deve
permettere agli altri di avere delle armi, solo lo stato può farlo. Richelieu sfrutta una
momentanea sollevazione ugonotta e apre una battaglia che si acutizza nel 1626 con
l’assedio di La Rochelle, principale roccaforte degli ugonotti ed emana l’editto di Grazia in
cui gli ugonotti possono praticare le loro fedi, ma non possono detenere armi.
L’editto di grazia
L’unico intento di Richelieu con questo atto è politico, non religioso, perché gruppi di
cittadini non possono detenere armi e questo interesse politico si vede anche con le armi
perché nella Guerra dei trent’anni la Francia si allea con i protestanti perché non vuole che
l’imperatore austriaco cattolico vicino trionfi. La fede non deve influire sulla ragion di stato.
Congiure e proteste
Ci furono proteste e congiure contro la sua politica, ma Richelieu fece arrestare moltissimi
nobili sospetti e alcuni li esiliò tra cui Maria De’ Medici.
Tasse e intendenti
Richelieu decise di entrare nella Guerra dei trent’anni e fece uscire la Francia come grande
potenza vincitrice in Europa, ma ciò fu dannoso dal punto di vista economico per l’economia
interna del paese. Dovette emanare diverse tasse e ciò suscito delle rivolte in tutta la Francia,
come le Jacquerie, delle proteste popolari che partivano dai contadini. Richelieu riuscì
comunque a tenere la situazione varando un nuovo corpo i funzionari, intendenti, scelti dal
sovrano e mandati in zone diverse della Francia, nelle province francesi avevano vari poteri
amministrando la giustizia, dirimendo questioni sociali-politiche e riscuotendo le tasse. Il
potere degli intendenti è rubato alla nobiltà di spada che prima amministravano le varie
province francesi.
Da Richelieu a Mazzarino
Tra il 1642 e il 1643 morirono sia Luigi XIII che Richelieu, l’erede al trono sarà Luigi XVI, figlio
di Luigi XIII, ma sarà piccolo per governare e la reggenza verrà affidata alla madre Anna
d’Austria e affida il governo al cardinale Mazzarino, che tenta di portare avanti la stessa
politica di Richelieu.
La fronda parlamentare
La Francia è impegnata in una guerra dispendiosa e il paese è instabile così vari esponenti
della nobiltà di spada danno inizio a varie rivolte chiamate fronte: Fronda parlamentare e
Fronda dei principi. La prima fronda a scoppiare è quella del 1648-1649 ed è nel parlamento
di Parigi, che inizia a protestare perché non sopporta più gli intendenti che esigono tasse non
approvate dal parlamento; nel parlamento di Parigi sedeva principalmente la nobiltà di toga.
La nobiltà di toga e la fronda parlamentare
Questi esponenti della nobiltà di toga proclamano lo sciopero fiscale e incitano la
popolazione di Parigi alla rivolta contro il governo, la popolazione esasperata si ribella e vi
sono vari mesi di difficoltà tanto che Luigi XIV e Mazzarino lasciano Parigi. Questa fronda
dura poco perché la situazione economica non migliora, arriva una carestia e il popolo
rivoltoso si lamenta per l’inutile cacciata del re fatta fare dal parlamento. Il fronte si spacca,
e così Luigi XIV e Mazzarino rientrano a Parigi e con la repressione mette fine a questa fronda.
La fronda dei principi
Nel 1650 scoppia la fronda dei principi, della nobiltà di spada che va contro la nobiltà di toga
e gli intendenti e vuole la collaborazione del re che deve prendere posizione, Luigi de Conde
guida questa rivolta, era stato uno dei grandi condottieri della Guerra dei trent’anni, inoltre
Condè era imparanetato con Luigi XIV. Il popolo si ribella insieme alla nobiltà di spada,
Mazzarino nuovamente lascia la capitale.
La tattica di Mazzarino
Appena Mazzarino lascia la città, il fronte dei rivoltosi si spacca perché non era omogeno,
fatto di principi e popolani. Al suo ritorno placa gli animi per portare avanti il suo progetto
assolutistico, nel giro di poco tempo mise fine alle guerre sconfiggendo la Spagna dopo
essersi alleato con l’Inghilterra di Cromwell e si arrivò alla pace dei Pirenei. La Francia adesso
sarà il nuovo stato guida d’Europa e nella pace dei Pirenei del 1659 ottenne territori di
confine con la Spagna e l’Inghilterra ottenne la base navale della Giamaica, prima spagnola.
Nella pace dei Pirenei c’era una clausola che riguardava un matrimonio come accadeva
spesso all’epoca ed era quello tra Luigi XIV e la figlia del re di Spagna Filippo IV, Maria Teresa.
Quando si facevano questi accordi matrimoniali c’erano clausole specifiche, tra cui due
importanti qui:
 Luigi XIV si impegnava a rinunciare ad ogni futura pretesa sul trono spagnolo, i figli
maschi di Luigi e Maria Teresa non possono salire sul trono di Spagna per evitare di
unificare le due corone
 La Spagna si impegnava a dare una cospicua dote a Luigi XIV
La dote spagnola non arriverà mai, la Spagna non pagherà mai quella dote alla Francia e così ad un
certo punto Luigi XIV si riterrà svincolato da quel contratto; infatti, il sovrano francese avrà pretese
sul trono spagnolo.

Lez.89 Spagna e Province Unite nel ‘600


Le paci di Filippo III
Fino alle fine del 500’ la Spagna è stata considerata una grande potenza egemone in Europa, la
scoperta dell’America l’ha arricchita molto, gli spagnoli parlano proprio di un siglo de oro, ma già
all’inizio del 600’ qualcosa inizia a spezzarsi perché nel 1598 muore Filippo II che aveva dato al suo
paese un ruolo di importanza in Europa, ma incapace di modernizzarlo, la forte intolleranza religiosa
aveva fatto scappare grande maestranze arabe; inoltre una certa imprudenza aveva fatto rallentare
la Spagna. Il paese non riesce a fare passi avanti. Nel 1598 sale al trono Filippo III che governerà per
una ventina di anni fino al 1621, egli mette a segno delle paci perché capisce che dopo le numerose
guerre combattute dal suo predecessore, c’è bisogno di pace firmando una pace con l’Inghilterra
nel 1604 con la pace di Londra e con le province unite; ma la crisi economica comincia a farsi sentire
e investe anche la Spagna, ma il sovrano non riesce a frenare il tentativo della nobiltà di fare pagare
le tasse ai ceti più umili, che già non vivevano molto bene in Spagna. Questo dà origine a fenomeni
di banditismo, cioè i contadini più poveri si danno all’illegalità.
Filippo IV e Olivares
Filippo IV governa dal 1621 al 1655 e viene investito da una serie di problemi perché sulla scena
europea c’è la Guerra dei trent’anni, che riguarda principalmente l’impero tedesco, ma la Spagna
partecipa intensamente sostenendo i cugini Asburgo tedeschi. La guerra è molto dispendiosa, la
Spagna deve racimolare soldi e uomini, il sovrano si affida a un ministro chiamato conte-duca
Olivares, che si rende conto che se si vuole combattere in area tedesca e nelle Province Unite
bisogna che ci sia un esercito numero e avanzato. Questo non era possibile perché la Spagna non
aveva sufficiente denaro; basti pensare che la Spagna è nata dall’unione delle corone grazie al
matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia a fine 400’, ma la Spagna aveva vari
territori che mantenevano una loro autonomia. La Castiglia dava il grosso dell’esercito, non c’era
un’equa ripartizione di soldi e uomini a livello nazionale, così Olivares vara un progetto chiamato
Unione delle armi che serve a ripartire in maniera più equa denaro e uomini dai vari possedimenti
spagnoli, ma ciò suscita proteste.
L'esito delle rivolte
Nel 1640 scoppiarono delle rivolte, in particolare la Catalogna e il Portogallo. La Catalogna era una
zona molto vivace dal punto di vista economico (porto di Barcellona anche), questa zona che era
gelosa della propria autonomia digerì molto male i tentativi di Olivares di aumentare le tasse e lo
sforzo bellico degli uomini. Ci furono varie rivolte anche nelle campagne, gli scontri durarono per 12
anni fino al 1652 quando la Spagna riconquistò Barcellona e la ridusse alla dipendenza. L’altra zona
che si ribellò nel 1640 fu il Portogallo, sotto la Spagna da meno tempo, assorbito da Filippo II e aveva
una diversità culturale molto forte. Anche qui vi sono rivolte guidate dal duca di Braganza e grazie
anche alla Francia e l’Inghilterra, il Portogallo nel 1668 diventa indipendente con il Trattato di
Lisbona e il duca di Braganza verrà eletto re con il nome di Giovanni IV.
Le sette province
A fine 500’ con Filippo II vi era stata una guerra con paesi bassi spagnoli e la Spagna, a inizio 600’ si
era conclusa con una divisione dei territori:
 a sud paesi spagnoli
 a nord Provincie Unite (7 Provincie tra cui la più importante è l’Olanda).
Dopo il 1609 le Provincie Unite si erano date una forma stabile:
 lo stato era federale in cui ogni provincia aveva un suo governo e un suo parlamento
 un governo e parlamento federale
 ogni provincia aveva uno stato provinciale, chiamata assemblea elettiva, che teneva potere
in quella provincia
 Ad ogni provincia si affiancava un governatore civile chiamato pensionario e un governo
militare chiamato Statolder
 All’Aja, città principale, c’era uno stato generale, che rappresentava tutta la nazione; un
grande pensionario che era il governatore civile di tutta la regione e uno Statolder generale.
Pensionari e Statolder
Il problema dei pensionari e gli Statolder rappresentano interessi di due classi antagoniste perché il
pensionario è interessato al mondo mercantile, ha interessi che spingono per la pace e per una certa
tolleranza religiosa in modo tale da fare buoni affari, i pensionari sono anche gelosi delle autonomie
locali. Gli Statolder sono espressione della nobiltà terriera e sono portatori di un calvinismo
piuttosto ortodosso, vorrebbero uno stato più accentrato e vorrebbero continuare anche la guerra
con la Spagna, gli interessi degli Statolder hanno maggior successo nelle classi popolari perché le
classi umili sono calviniste ortodosse. Verso la fine degli anni Dieci del 600’ in Olanda si diffonde il
calvinismo degli arminiani, che vogliono un calvinismo più tollerante, per questi vicini ai pensionari
e contro essi si scagliano i gomaristi, più vicini alla mentalità degli Statolder
Il sinodo di Dordrecht
Nel 1618 si tiene il sinodo di Dordrecht, in cui vengono invitati calvinisti di ogni nazione; la questione
centrale di questa riunione è la lotta tra arminiani e gomaristi; si discute e alla fine prevalgono i
gomaristi, i quali fanno scattare subito una repressione violenta contro gli arminiani. Ne fanno le
spese alcuni importanti uomini politici e intellettuali del tempo come Ugo Grozio, che viene messo
in carcere, ma riuscirà a scappare all’estero e a salvarsi; la vittima più eccellente è il grande
pensionario delle Provincie Unite condannato a morte nel 1619 perché sospettato di essere molto
morbido con gli arminiani. Alla fine, l’aristocrazia terriera fa capire che sono loro a comandare
l’Olanda, a governare il paese sarà lo Statolder; in ogni caso dopo questa breve ondata di
repressione le nuove religioni verranno tollerate, Amsterdam diventerà la città più cosmopolita del
tempo.

Lez.89 La decadenza dell’Italia nel ‘600


L’Italia della prima metà del 600’ è terreno di dominio straniero, in particolare dalla Spagna, che già
dalla metà del 500’ aveva cacciato i francesi e preso possesso della penisola dopo la pace di Cateaux
Cambresis del 1559 tra la Spagna di Filippo II e la Francia di Filippo I; la Spagna aveva ducato di
Milano, Regno delle due Sicilie, territori di presidio con porti della Toscana, Genova perché dal porto
si portavano le truppe spagnole, staterelli della Pianura Padana, la Savoia e il Granducato di Toscana.
Questa presenza spagnola ebbe impatto sugli stati italiani perché anche nei territori autonomi i
signori prendevano più forza anche nella Repubbliche, in particolare quella di Venezia si andò a
sviluppare una Repubblica oligarchica.
Genova è importante come porto di passaggio, ma nella città ci sono molto banchieri ed era bene
avere sotto di sé per la Spagna anche Genova, che presta denaro.
La Toscana ha come capoluogo Firenze che ingloba anche Siena, i Medici riprendono potere.
A nord vi è il ducato di Savoia, che comincia a diventare importante nel 600’ perché la loro politica
muta con il duca Emanuele Filiberto che ottiene vantaggi per la sua fedeltà con la corona spagnola
e inizia a prendere territori in Italia spostando il baricentro dalla Francia, la capitale diventa Torino
e cede zone francesi alla Francia in cambio del marchesato di Saluzzo allargandosi verso il Piemonte.
Istituisce la leva militare obbligatoria per tutti i cittadini dello stato rafforzando l’esercito.
Lo stato della Chiesa a fine 500’-inizio 600’ si allarga inglobando le Marche, ma quello che importa
ai papi è quello di mantenere un forte dominio politico sulla penisola, al papa interessa avere forza
spirituale e politica per orientare le decisioni dei sovrani italiani in modo tale da assicurare il
cattolicesimo in Italia; questa politica papale invadente non piace a Venezia che diventa una
Repubblica importante, essa ha una tolleranza religiosa molto forte stringendo in questo periodo
accordi con turchi ottomani e protestanti; Venezia vuole aprirsi alle altre religioni per motivi
economici. Questo scontro tocca il suo apice nel 1606 quando due preti che si trovano nella
repubblica di Venezia vengono
arrestati, in quel momento papa
Paolo V reclama i due prelati perché
la chiesa reclama il diritto proprio di
processare i prelati, questo viene
visto da Venezia come
un’intromissione e rifiuta di fare
processare al papa i due preti. Nasce
una lunga tensione con il papa che
minaccia l’interdetto, una sorta di
scomunica che il papa minaccia di
lanciare su Venezia e i suoi territori: il
papa impone di non celebrare messa
su tutti i territori della repubblica. Il
papa manda un ultimatum, Venezia
se ne lava le mani e il papa lancia
l’interdetto; vi sono intellettuali che
difendono Venezia, tra cui Paolo
Sarpi, uomo di chiesa e suddito della Repubblica di Venezia che si scaglia contro il papa, il mondo
intellettuale europeo si schiera con Venezia. La Spagna si schiera con il papa, l’Inghilterra con
Venezia e infine la Francia riesce a fungere da mediatore tra i due mettendo a pace e si arriva a un
accordo, che Venezia dà i due preti alla Francia e poi quest’ultima li gira al papa. Venezia si è ribellata
alle pretese del papa rispetto ai secoli precedenti.
L’Italia del 600’ deve affrontare la crisi economica europea, viene colpita duramente, uno dei motivi
più importanti è che nel 500’ c’era stata una maggiore ricchezza in Europa, ma i ceti umili italiani
erano rimasti poveri e non c’era più una compravendita dei prodotti, alla lunga questo porta un
crollo dei prezzi.
Nel settore artigianale questa crisi aumenta: in Italia i prodotti su cui l’Italia aveva costruito la sua
ricchezza iniziano a non essere più voluti e tra la fine del 500’ e la metà del 600’ la produzione tessile
crolla dell’80/90%. Molte botteghe chiudono, quasi il 70% delle botteghe spariscano e dove esse
rimangono aperto, si vede sempre meno.
Si sposta il baricentro economico sempre più a nord, i traffici nel mediterraneo diventano secondari
rispetto all’oceano atlantico, questo indebolisce le ricchezze delle città italiane; nel 600’ le botteghe
italiane subiscono la concorrenza della manifattura inglese e olandese, soprattutto dei pannilani,
tessuti lavorati in Inghilterra, di livello inferiore rispetto a quelli italiani, però questi prodotti costano
molto meno delle merci italiane e riescono a imporsi sul mercato con delle grandi strategie. L’Italia
rimane ancorata a un mercato del lusso ancora in crisi, le classi più agiate in crisi si rifugiano sulle
botteghe inglesi adesso per comprare questi prodotti inglesi che costano meno.
In Italia non si modernizza il sistema; fin dal medioevo si erano creato le arti e le corporazioni che
imponevano rigide regole sulla produzione che alzavano i prezzi, queste norme così rigide
bloccavano ogni cambiamento: non si va incontro alle esigenze del mercato. Gli operai italiani ormai
prendono salari più alti rispetto a quelli inglesi.
Quando si arriva a smerciare prodotti per l’Europa e per il mondo non è più possibile farlo da
indipendenti, il mercante riesce a spostarsi se c’è alle spalle uno stato che lo sostiene come era
successo in Inghilterra o in Olanda; in Italia Genova non è più autonoma, Venezia dal punto di vista
politico-militare conta sempre meno, dopo la battaglia di Lepanto inizia una decadenza della città
subendo la concorrenza degli inglesi che iniziano a commerciare sul mediterraneo. I mercanti
veneziani si sono imborghesiti e non a caso nel 600’ la produzione di navi di Venezia cala e verranno
comprate navi da altri stati.
L’unico porto italiano che resiste a questa crisi è quello di Livorno, che mantiene un certo volume di
affari perché è un porto franco dove non si pagano dazi doganali, gli inglesi fanno scalo lì perché si
trovano mercanti greci, ebrei e altre navi straniere che fanno scalo.
L’economia italiana cambia faccia perché fino a quel momento le botteghe principali di lana e seta
crollano, perdendo volume di affare dell’80%, l’Italia non è più produttore di tessuti, invece di
produrre prodotto finiti inizia a produrre materie prime, si diffonde la coltivazione del gelso che è
importante perché le foglie del gelso vengono mangiati dai bachi seta e questi producono seta,
adesso l’Italia coltiva e poi la seta grezza che ha prodotto la dà ai francesi, agli inglesi perché loro la
lavorano. Questo fa dell’Italia una potenza di secondo piano, non è più chi guadagna dalla
lavorazione, vende la materia prima a prezzi bassi e i paesi produttori si arricchiscono.

Lez.91 La rivolta di Masaniello


Consiglio e quiete d'Italia
L’Italia è assoggetta al nord per il Ducato di Milano e a sud il Regno delle Due Sicilie e il Regno di
Sardegna nel 600’, il paese durante questa epoca passa in secondo piano; la crisi del 600’ colpisce
duramente l’Italia, il baricentro economico si sposta nel nord in Europa. Questa epoca in ogni caso
è di grande tranquillità nel paese, un periodo di pace nella prima metà; una lunga pace garantita
soprattutto dalla Spagna, non che il paese spagnolo non sia in una guerra, basti vede la Guerra dei
trent’anni, che comunque si combatte ai confini del paese. La Spagna nel 1555 ha creato la prima
istituzione in Italia, Filippo II creò il Consiglio d’Italia, un governo che supervisionava gli affari italiani,
ma questo consiglio si trovava a Madrid; questo consiglio è formato da funzionari spagnoli e italiani;
il consiglio d’Italia dà ordini generali e l’amministrazione italiana è demandata in loco, in particolare
a Napoli, in Sicilia e in Sardegna vi sono dei viceré spagnoli, mentre nel Ducato di Milano vi è un
governatore. Filippo II manda funzionari italiani a fare visite al territorio per far sì che tutto funzioni
bene; inoltre, egli inserisce per le questioni minori e le prese di decisioni la nobiltà italiana che
collaborano con i viceré. Questo sistema funziona bene inizialmente, ma vi sono poi dei problemi di
natura economica.
La pressione fiscale
Il problema economico di maggiore rilevanza è quello della pressione fiscale a causa delle continue
guerre spagnole, la Spagna non ha più forza economica dato anche il minore afflusso di oro
americano. Per pagare questa guerra così costosa ha bisogno di alzare le tasse, tutto ciò suscita
rivolte e queste ribellioni arrivano in Italia, la Spagna alza le tasse soprattutto ai territori controllati
in Italia che si vede aumentare la pressione fiscale in maniera netta durante la Guerra dei trent’anni.
La crisi del 600’ investe tutte le classi sociali, la nobiltà tenta di far defluire questa crisi su altre classi
sociali perché preferisce pagare prelevando più denaro alle classi più umili per mantenere il loro
tenore di vita, si arriva a una rifeudalizzazione dei territori creando feudi nuovi per rilanciare i
contadini, ciò si verifica in particolare nel Regno di Napoli. Lo Stato si mette a vendere una serie di
cose, ad esempio le terre demaniali, terre incolte, libere dove i contadini potevano fare pascolare
gli animali; lo Stato vende anche le cariche, ad esempio, la carica dell’esattore delle tasse, chi
compra l’incarico, lo compra riscuotendo più soldi alla gente (si riscuota la tassa più un’altra quota
che tiene per sé in modo tale da investire la carica).
La rivolta di Masaniello
In questo clima scoppiano delle rivolte, in particolare in Catalogna e in
Portogallo nel 1640, queste proteste coinvolgono tutte le classi sociali e da
rivolte economiche si arriva a rivolte a carattere indipendentiste. A Napoli
la protesta scoppia, ma non avrà carattere nazionale, Masaniello si appella
al re di Spagna vedendolo come qualcuno che può difendere Napoli; il vero
bersaglio della protesta sono i nobili perché la popolazione italiana è vessata
da queste tasse, ma la popolazione reputa colpevoli il viceré e i nobili italiani
che si approfittano della crisi, questa protesta nasce come anti-feudale. A
Masaniello e i rivoltosi non interessa chi sia il padrone, ma interessa pagare
di meno e quindi si differenziano dalle proteste della Catalogna e del
Portogallo, che sono più patriottiche.
Il 7 luglio 1747 scoppia una rivolta a Napoli per una nuova imposta sulla frutta, un bene di prima
necessità che creava un problema per gli umili; all’inizio la protesta è molto focosa ed è guidata da
Tommaso Aniello, detto Masaniello, un pescivendolo napoletano, un ragazzo di 27 anni, che diventa
capo di questa rivolta, ma dietro ha una guida un abate chiamato Giulio Genoino. Masaniello sa
fomentare la folla, Napoli insorge nel giro di pochi giorni, anche Palermo insorge per l’aumento del
prezzo del pane. I rivoltosi chiedono l’abolizione delle nuove tasse, prezzi più bassi sui generi di
prima necessità, chiedono un riassetto del sistema politico per togliere nobili e viceré.
La Real Repubblica
La protesta dura poco perché il 16 Luglio Masaniello viene ucciso da una fazione divisa della stessa
rivolta, ma sputano alcuni nuovi leader come l’armaiolo Gennaio Annese, che tenta di dare una
svolta a questa protesta tentando di proclamare la Repubblica e chiamare qualcuno per tenere testa
agli spagnoli, ma non si vuole cambiare padrone, si vuole garantire un miglior sistema di vita. I
napoletani chiedono aiuto alla Francia, però il capo francese cardinale Mazzarino è molto titubante
perché in quel momento occupato nella Guerra dei trent’anni e nella guerra contro la Spagna; i
rivoltosi cercano anche all’interno della corte francese e trovano Enrico di Guisa, che accetta e si fa
proclamare capo della Real Repubblica napoletana. Il progetto della repubblica è velleitario perché
il fronte napoletano è disunito; infatti, nel 1648 Napoli è completamente riconquistata dagli
spagnoli.
Fallimento e conseguenze
Nel 600’ vi sono molte rivoluzioni in Europa, come quelle in Catalogna e Portogallo, le inglesi, quelle
olandesi; gli storici hanno notato che le rivoluzioni che nel 600’ vanno a buon fine sono decisive, ad
esempio, in Inghilterra, ma stessa cosa anche in Olanda; in altre zone invece dove le rivoluzioni non
funzionano, questo slancio verso il cambiamento si blocca. Napoli, dopo la disastrosa rivoluzione si
blocca, infatti la città era importante in Europa fino a quel periodo, se la rivolta fosse andata bene,
avrebbe avuto un buon ruolo.
Lez.92 La Francia di Luigi XIV, il Re Sole
Il progetto di Luigi XIV
Luigi XIV vuole accentrare il potere nelle proprie mani facendo della Francia uno stato governato da
un unico sovrano centrale, viene soprannominato re sole un re he illumina tutto il paese, per
ottenere l’obbiettivo di accentrare il potere nelle sue mani ha degli
ostacoli da superare come era accaduto con Mazzarino, che aveva come
ostacoli la nobiltà di spada detentori di feudi in giro per il paese e si
ritengono coloro che possono amministrare la legge nel loro territorio
fungendo da rivali nei confronti del sovrano. Un ostacolo per Luigi XIV è
la nobiltà di toga, coloro che lavorano per gli uffici, essi sono nobili gelosi
dei loro diritti, la maggior parte sono esattori delle tasse.
Il ruolo di Versailles
Luigi XIV costruisce una reggia, la celeberrima Reggia di Versailles, per lui
aveva un chiaro intento politico:
 egli vuole spostare la sua residenza fuori Parigi, fino ad allora i sovrani
avevano vissuto a Parigi, però Luigi XIV sapeva bene che vivere in mezzo
al popolo parigino poteva essere molto rischioso perché il popolo
parigino era continuamente in subbuglio e poteva
capitare di essere attaccati nel proprio palazzo dal
popolo (non a caso Mazzarino se ne era scappato
dalla città per andare nelle campagne durante le
Fronde); Versailles non era comunque troppo
distante da Parigi, ma vi era maggiore sicurezza
 questa reggia è gigantesca, comprende numerose
stanze e giardini; essa era destinata a centinaia e
centinaia di persona, da una parte i servi a servizio
della corona e moltissimi appartamenti riservati ai
nobili, in questo modo i nobili non avevano spese ed
erano a contatto diretto con il re: portare i nobili a Versailles fa sì che questa nobiltà che
aveva influenza su un territorio veniva sradicata da quel loro feudo e quindi non avevano più
potere su quell’area
 i nobili di spada vengono trasformati in cortigiani, che erano persone che vivevano solo a
corte. La vita a Versailles era molto frivola e vacua, questi nobili partecipavano a feste e riti
che li portava a sradicarsi dalla politica, dimenticavano la prerogativa di esercitare il potere.
Egli mise in piede un sistema basato su riti particolari, tutti i nobili avevano particolari
funzioni all’interno della corte, c’è chi aveva il compito di andare a svegliare la regina o il re,
altri che gli lavavano le vesti, chi aveva il rango di festa di cerimonia durante le feste, chi
poteva scegliere la musica
 le funzioni erano diverse di rango, i nobili di alto lignaggio potevano svolgere solo
determinati compiti e ciò suscitava gelosie.
Il re distrae la nobiltà facendoli litigare tra loro e non si interessano più delle loro questioni; essi non
si interessano più di politica e non si intromettono più nella politica del sovrano.
I nuovi funzionari
Il sovrano esercitava il potere per via diretta, ma si attorniava anche di altri funzionari, che non vuole
pescare nella nobiltà di spada perché vuole esautorarla, solo raramente li prende da lì, e non li
prende neanche dalla nobiltà di toga; quindi i funzionari vengono pescati tra i borghesi, ha bisogno
di gente che non abbia interessi politici forti. Egli sceglie funzionari molto capaci e preparati molto
fedeli e crea un nuovo corpo di ministri; tra questi vi è Jean Baptiste Colbert, il quale si impegnò
soprattutto in campo economico dopo le problematiche finanziere della Guerra dei Trent’anni,
anche se militarmente e politicamente è il primo paese.
Mercantilismo in economia
Dal punto di vista dei commerci vi sono paesi più potenti della Francia come l’Inghilterra e l’Olanda,
la Francia vorrebbe mettersi al pari con Olanda, Belgio e Inghilterra. Colbert si affida al
mercantilismo, dottrina economica che prevedeva che la ricchezza di una nazione dipendesse dal
surplus commerciale, una bilancia commerciale in attivo (bilancia commerciale è quanto si esporta
e quanto si importa; se un paese esporta di più ha un surplus commerciale, se importa si lasciano
uscire dei soldi). Una nazione che esportava tanto all’epoca era ricca; Colbert sposa questa dottrina,
egli riprende le dottrine economiche del mercantilismo e li attua in maniera diversa e per questo si
parlerà di colbertismo.
I tentativi del colbertismo
Colbert fonda una serie di compagnie commerciale finanziandole bene e dandogli forza e potere,
ma non hanno grande successo perché arrivano tardi in un mercato già in mano a inglesi e olandesi;
solo la Compagnia del Levante ottiene successi commerciando con l’Impero Ottomano. Un’altra
mossa di Colbert è quella di aumentare i dazi doganali per ridurre le importazioni (dazi: tasse che lo
stato fa pagare sui prodotti importati, per esempio la Francia importava gli arazzi, ma Colbert vuole
ridurre l’importazione e alza i dazi), egli limita le vendite dei prodotti stranieri in modo tale da
sostenere l’industria interna. Anche nel campo dei dazi doganali si scontra Colbert con un totale
insuccesso perché egli voleva fare sviluppare un artigianato locale di qualità, i prodotti di lusso si
importavano dall’estero perché l’artigianato francese ne produceva pochi; Colbert invita
l’artigianato francese a produrre prodotti migliori, ma questo tentativo non funziona più di tanto
perché i commercianti francesi appartenevano alla minoranza ugonotta che negli ultimi era
emigrata e ciò aveva impoverito l’artigianato francese. Colbert aveva istituito dei regolamenti sulle
qualità per migliorare la produzione e farla competere con il mercato straniero, questa serie di
regolamenti stringenti finisce per peggiorare la situazione perché l’artigianato francese si trova a
seguire delle vecchie regole ormai fuori moda e si annulla ogni fenomeno di innovazione, le merci
estere si presentavano ricche di novità. Molto spesso c’è un fenomeno di contrabbando abbastanza
forte.
L'emigrazione ugonotta
In Francia vi era stata fune 500’ una dura lotta religiosa che si era conclusa con l’Editto di Nantes di
Enrico IV, che aveva dato roccheforti agli ugonotti, ma poi ripristinato con Richelieu. Luigi XIV non
accetta la situazione religiosa e inizia a perseguitare gli ugonotti imponendo loro moltissimi limiti, al
re la questione religiosa interessa poco, a lui interessa che il popolo sia unito con lui e togliere potere
ai nobili e agli ugonotti, che rappresentavano un potere interno comunque. Luigi XIV inizia a
perseguitare gli ugonotti fino al 1685 quando abolì l’Editto di Nantes, affermando che in Francia non
ci fossero più ugonotti, in realtà si stima che all’epoca ce ne fossero circa un milione; così gli ugonotti
iniziano ad emigrare trasferendosi in Prussia, nella zona di Brandeburgo e questa emigrazione è
importante perché essi erano la classe economica più dinamica del paese e questo trasferimento
all’estero indebolisce l’economia francese andando ad arricchire altri paesi.
Le guerre di Luigi XIV
In politica estera Luigi XIV conduce una serie di guerre, in tutti gli anni del suo regno vi sono una
serie di guerre in cui lui è coinvolto. Il più delle volte le sue guerre sono di natura politica, che vanno
ad incidere sul prestigio della Francia, egli vuole ribadire la grandezza francese, un interesse del
paese che fino a Napoleone si vuole imporre come nazione guida all’interno dell’Europa. Queste
sono guerre molto svantaggiose dal punto di
vista economico, si rivelano spesso molto
dispendiose e infatti finirà per mettere in
difficoltà le casse dello stato. Durante Luigi XIV
la Francia è molto potente, ma l’elemento
economico sarà un problema anche dopo la
sua morte.
L'espansione ad est
Dagli anni 60’ agli anni 90’ del 600’, Luigi XIV
intraprende una serie di guerre ad est del
paese e riuscirà ad ottenere la franca contea,
Strasburgo, l’Ile e altri territori piccoli ad est.
Verso la fine del 600’ nasce la questione
spagnola.
La successione spagnola
La guerra tra Francia e Spagna verrà conclusa
con la pace dei Pirenei, che sancisce il trionfo
dell’egemonia francese i Europa. La pace
viene sancita anche con un contratto
matrimoniale dove Maria Teresa, figlia di
Filippo IV, re spagnola viene data in dote a
Luigi XVI; ma vi sono delle clausole:
 il re non può mettere figli maschi al trono spagnolo
 la corona spagnola avrebbe dovuto versare una dote matrimoniale alle casse della corona
francese
 a fine 600’ sale al trono di Spagna Carlo II, fratello di Maria Teresa; egli è malato e non avrà
figli maschi per mettere come eredi al trono; quindi, vi è il problema; dal momento che gli
spagnoli non hanno versato la dote, Luigi XIV vuole che i suoi figli succedano al trono di
Spagna perché gli spagnoli non hanno rispettato il patto
 nel 1700 Carlo II muore senza eredi e si apre un testamento in cui Carlo II nomina come suo
erede il nipote del re di Francia, Filippo di Borgogna.
 Luigi XIV convince Filippo ad accettare e diventerà re di Spagna con il nome di Filippo V, sia
Francia che Spagna sono in mano ai Borbone
 Luigi XIV dà l’impressione di volersi approfittare della situazione e muove le sue truppe verso
il Belgio, chiamato Paesi Bassi spagnoli, appartenenti alla Spagna quindi e vuole prenderseli
perché quell’area è molto ricca dal punto di vista economico.
Da Filippo V alla guerra
Tra il 1702 e il 1703 scoppia una guerra che verrà chiamata come guerra di successione spagnola
che durerà dal 1703 al 1713, che vedrà la Francia contrapporsi a una serie di altre potenze europee.
I termini della pace
Si formerà una lega antifrancese comprendente Olanda, Inghilterra, Stati tedeschi, Portogallo e
Impero e questa lega antifrancese alla fine è meglio e si arriva a una pace firmata nel 1713 a Utrecht,
in Olanda; una pace che non comprende l’Austria, che firmerà una pace a parte. La Francia non
ottiene il Belgio, ma Filippo V rimarrà re della Spagna, però la corona spagnola viene ridimensionata
perché deve rinunciare ai Paesi Bassi spagnoli, a Milano e al sud Italia; questi territori vanno tutti in
mano all’Austria: ottiene paesi bassi austriaci adesso, ducato di Milano e il Regno di Napoli, la parte
continentale della penisola, ma anche la Sardegna; invece, il Piemonte dei Savoia che hanno
combattuto nella lega antifrancese ottengono la Sicilia. Piemonte lascerà la Sicilia all’Austria e
prenderà la Sardegna e la Sicilia verrà riunificata al Regno di Napoli.
La politica inglese
L’Inghilterra non ottiene grandi territori da questa pace di Utrecht, ma inizia una politica di
attenzione e di equilibrio, essa vuole che si formino più potenzi egemoni che si fanno guerra tra loro
senza toccare i commerci inglesi.
La Francia di Luigi XV
La politica di Luigi XIV presenta molte ombre, egli governa per vari decenni e alla sua morte lascerà
il trono a Luigi XV, il pronipote. Egli tenterà di proseguire la politica del suo bisnonno, ma si
presenteranno molti problemi; egli fa molte guerre acquisiscono territori come la Lorena ed
espandendosi ad est, ma grava le finanze dello stato, in particolare con la guerra dei sette anni dove
i francesi verranno sconfitti molte volte dagli inglesi nelle colonie, la Francia deve cedere colonie in
Inghilterra e nelle Indie.

Lez.93 La Gloriosa Rivoluzione inglese


Carlo II e Giacomo II
Attorno alla metà del 600 l’Inghilterra è terra di una guerra civile combattuta tra la monarchia e dal
Parlamento, le cosiddette teste rotonde. Questa guerra civile vene vinta dal Parlamento, la
monarchia Stuart decade e viene creato il Commonwealth con Cromwell, alla sua morte vi è un
periodo di instabilità e ritorna al potere Carlo II, nuovamente la dinastia Stuart. I nuovi regnanti
devono dimostrare al parlamento che non hanno nessuna intenzione assolutistica, il potere dato dal
parlamento deve essere esercitato nei limiti perché il parlamento ha delle prerogative, questi patti
vengono sanciti quando Carlo II assume la carica di sovrano d’Inghilterra; il suo successore Giacomo
II Stuart non rispetta i limiti, già prima di dichiararsi re infatti si dichiara cattolico e al tempo ciò era
preoccupante perché la grande maggioranza della popolazione inglese si riconosceva nella religione
anglicana, per gli inglesi un sovrano cattolico voleva dire che egli poteva accentrare il potere anche
se pure la chiesa anglicana doveva dare potere al sovrano, ma in maniera più limitata.
Il rischio cattolico
Il cattolicesimo significava restaurare una gerarchia. Giacomo II inoltre voleva riformare un esercito
permanente, in Inghilterra all’epoca non c’era un esercito permanente, gli eserciti venivano radunati
a seconda delle esigenze, ogni volta che si voleva formare un esercito bisognava chiedere dei fondi
straordinari, non previsti dal bilancio. Quando il re voleva fare una guerra, il re doveva andare al
parlamento e chieder i fondi per creare un esercito e muovere guerra, il parlamento poteva avere
potere di veto sul sovrano e non poteva dichiarare guerra. Giacomo II vuole un esercito permanente
e programma anche di far partire una grande riforma della burocrazia statale creando nuove
strutture che controllano la cittadinanza e pare intenzionata ad affidare compiti di burocrazia alla
minoranza cattolica e questi cattolici sono guardati all’Inghilterra di quel tempo con grande
sospetto.
Guglielmo d'Orange
Il Parlamento inglese si muove d’anticipo per contrastare il re e alcuni membri prendono contatto
con Guglielmo d’Orange, Statolder delle Province Unite, imparentato con Giacomo II perché suo
suocero; i parlamentari inglesi con l’intermediazione del filosofo John Locke parlano con Guglielmo
e gli offrono la corona accettando l’offerta nel 1688. Sbarca in Inghilterra, Giacomo II scappa e
Guglielmo diventa assieme alla moglie Maria prende il trono e questa rivoluzione venne chiamata
dalla storiografia inglese Gloriosa Rivoluzione perché pacifica, nel 1689 Guglielmo e Maria
emanarono il Bill of Rights.
Il Bill of Rights
Questi diritti erano diritti dei parlamentari:
 si vietava al re di tenere un esercito permanente
 si garantivano libertà dei parlamentari, i protestanti potevano tenere con sé delle armi come
strumento di difesa
 sì garantiva che non ci si sarebbe potuta essere successione cattolica al re
 nessun sovrano stava al di sopra delle leggi.
L'Act of Settlement
Sopra al potere del sovrano e dal parlamento c’è il potere delle leggi e nasce lo stato di diritto.
A inizio 700’ Guglielmo e Maria muoiono, vi è un vuoto di potere perché non hanno eredi
protestanti, così il Parlamento emana una legge chiamata Act of Settlemnet scegliendo una nuova
famiglia protestante per diventare sovrani; sceglie la famiglia tedesca degli Hannover, che è la
famiglia attualmente regnante, l’attuale famiglia reale è ereditaria degli Hannover.
L'Habeas corpus
In questa fase di fine 600’-inizio 700’ vi sono novità dal punto di vista delle leggi, la più importante
è quella del 1679 chiamata Habeas corpus, una norma che impedisce gli arresti arbitrari, la polizia
può arrestare un sospettato a patto che l’accusa sia formalizzata e che sia dato all’imputato la
possibilità di giustificata e difendersi, inoltre gli arresti preventivi hanno una durata limitata, cioè
dopo ore e giorni si devono formalizzare i capi d’accusa e si devono presentare davanti un giudice
per vedere l’imputato deve essere arrestato o scarcerato.
Toleration Act e Giacomo II
Nel 1689 arriva il Toleration act, una legge che garantiva libertà di culto a tutte le confessioni
protestanti, tranne alle minoranze cattoliche e quindi si apre un’età nuova di diritti, di libertà e di
tolleranza che fungerà da esempio per gli altri paesi europei.
Giacomo II scappa, ma non si dà per vinto perché nel 1690 decide di tornare in Inghilterra facendosi
finanziare dal cugino Luigi XIV sbarcando nell’Irlanda cattolica e arrivando allo scontro con l’esercito
protestante di Guglielmo d’Orange.

Lez.94 Le guerre del ‘700


Le cinque protagoniste
Tra la metà del XVII e del XVIII secolo
si combatterono molte guerre in
Europa, almeno quindici guerre più
importanti, che coinvolgono vari stati
europei, tra cui principalmente
Francia, Inghilterra, Russia, Austria e
una quinta nuova potenza che è la
Prussia.
Le cause economiche
Una prima causa di guerre di molti
conflitti furono le motivazioni
economiche, non l’unica
motivazione, ma l’economia conta
anche a livello bellico. Sono guerre
che vengono combattute per il
Figura 1. Europa nel 1714 dominio commerciale sulle rotte
europee per commercio di schiavi, di tabacco,
spezie e altri prodotti coltivati in America. Più spesso sono combattute dalla Spagna perché
attaccata mentre Inghilterra e Olanda attaccano perché le colonie spagnole in America vogliono
essere rubate da queste due nuove potenze agguerrite.
Le cause dinastiche
Un’altra causa di guerra sono le questioni dinastiche; le famiglie regnanti nobiliari sono andate via
via a imparentarsi per sancire paci e accordi, i sovrani d’Europa mandano le loro figlie o figli in
matrimonio con i figli di un altro sovrano, si è arrivati però al punto che tutte le famiglie europee
sono imparentate e succede che quando una famiglia non ha più figli, si possono fare avanti gli altri
re d’Europa perché rivendicano ogni tipo di parentela, questo accade spesso tra metà 600’-700’.
Queste guerre si risolvono con qualche scontro, ma la diplomazia cerca un accordo risolutivo così le
varie potenze lasciano spazio agli ambasciatori che mediano attraverso accordi diplomatici.
La Prammatica Sanzione
In Austria verso la metà del 700’ si venne a creare un problema (impero austriaco-asburgico
comprende Austria, Boemia e Ungheria; gli Asburgo acquisiscono il titolo di imperatore di Sacro
Romano Impero Germanico), a Vienna succede che Carlo VI inizia a diventare anziano e ha una figlia
femmina, che diventerà imperatrice con il nome di Maria Teresa d’Austria; secondo la legge della
dinastia Asburgo le femmine erano escluse dalla successione dinastica (in alcuni stati come quelli
dove si seguiva la legge salice le donne erano escluse dalla successione dinastica, mentre negli altri
paesi che non seguivano queste leggi, le femmine potevano diventare regine). Carlo VI aveva questo
problema e nel 1713 l’imperatore emana una legge chiamata Prammatica Sanzione ammettendo
anche le donne come possibili eredi al trono, ma alla morte di Carlo VI gli altri stati non vogliono
rispettare questa legge.
La successione austriaca
Queste altre potenze si radunano subito nel 1740 in una lega antiasburgica e muovono guerra
all’Austria perché vogliono rubare territori agli Asburgo; Maria Teresa è debole in quel momento e
persino il suo popolo potrebbe non accettarla. le potenze europee approfittano delle sue debolezze,
in particolare Francia, Spagna e infine la Prussia, che è un territorio orientale dell’area tedesca che
vuole prendersi territori. La guerra va avanti dal 1740 al 1748 facendo ottenere vantaggia alla
Prussia, che ottiene la Slesia, vantaggiosa dal punto di vista economico, ma in cambio Maria Teresa
viene riconosciuta dalle altre potenze legittimamente, e suo marito viene eletto imperatore
germanico.
Le cause geopolitiche
Un altro motivo delle guerre del 700’ è l’ambizione di aumentare i propri confini, molti paesi sperano
di ingrandire i loro confini sia in Europa continentale sia nelle colonie; in Europa e nel mondo ormai
esistono aree forti e aree deboli, i paesi del centro-nord sono forti mentre altri stati sono in
decadenza come l’Italia, la Spagna in parte e l’est Europa, queste zone deboli diventano appetibili
per le potenze forte. Scoppiano così delle guerre sia per il controllo dei territori deboli in Europa o
per usurpare colonie in altri territori per il resto del mondo.
Francia e Inghilterra danno origine a guerre coloniali, ma poi vi sono anche guerre in Europa di stati
piccoli che si stanno allargando.
La Guerra dei sette anni
Tra il 1756 e il 1763 si combatte la cosiddetta Guerra dei Sette anni, combattuta da un lato da
Inghilterra e Prussia e dall’altro Austria, Francia e Russia; l’Inghilterra combatte principalmente
contro la Francia per la conquista delle colonie. La Prussia, piccolo stato alleato con l’Inghilterra, se
la deve vedere da sola contro Austria a sud, Russia ad est e Francia; la Prussia perché accerchiata
tenta di darsi molto da fare, in un primo momento le va anche bene perché ha un grande esercito,
una grande preparazione e un’abile strategia, ma alla lunga rischia di essere sconfitta. La Prussia
viene salvata perché nel 1763 la Russia lascia la coalizione e si arriva a un accordo dove la Polonia
viene spartita tra Austria, Russia e Prussia; l’Inghilterra sul versante oceanico batte la Francia, i
commerci atlantici sono a panaggio degli inglesi e sull’Europa centrale sta nascendo un nuovo stato,
la Prussia.
Federico il Grande
La Prussia è uno stato che ha molto da insegnare all’Europa del tempo dal punto di vista militare
perché ha un esercito permanente, formato, numeroso e ben addestrato e ha un grande re
chiamato Federico II Il Grande, un personaggio importante come riformatore, despota illuminato,
intellettuale, scrittore e amico di Voltaire. La sua reggia è quella di San Sausy, a nord di Berlino, dove
si trova anche la sua tomba. Egli fu il sovrano che riuscì ad allargare i confini della Prussia, che da
stato di piccole dimensioni a quello di uno stato al pari di quelli europei.
L'esercito prussiano
La Prussia poteva schierare un esercito di 195mila uomini, un esercito più grande di quello francese
che aveva più abitanti, lo stato era fortemente militarizzato quindi.
La Prussia verso ovest
Già da inizio 600’ la Prussia si era iniziata a spostare verso Occidente, inizialmente era situata in
Lettonia, Lituania ed Estonia; questo ducato ha acquisito il Brandeburgo, poi la Slesia e la Pomerania
con interruzioni anche. Negli anni 80 del 700’ la Prussia diventa uno stato grande, omogeneo e che
inizia ad emigrare verso l’area tedesca scalzando anche gli austriaci.
Junker, porti e ugonotti
Questi successi militari sono sostenuti da riforme economiche e strutturali fatte da Federico il
Grande e dai suoi antecedenti:
 ha un esercito molto numeroso formato dagli junker, nobili di lignaggio medievali, che si
erano convertiti in funzionari statali o membri alti dell’esercito, rinunciando alle terre.
L’esercito era importante anche simbolicamente perché danno importanza e onore alla
Prussia
 l’esercito utilizza il porto di Stettino, a nord sul mar Baltico
 Federico II vara una politica di grande tolleranza nei confronti degli emigrati, in particolare
per gli ugonotti francesi.
Portogallo e Regno Unito
Il Portogallo rimane fuori dalle guerre di questo periodo, ha le sue colonie in Brasile, in Africa e vuole
tenersele, grazie all’appoggio dell’Inghilterra riesce a rimanere fuori. Gli inglesi sfruttano le merci
portoghesi per arricchire la loro economia, gli inglesi riescono a ottenere privilegi per commerciare
le merci portoghesi.
Spagna e Napoli
La Spagna è in decadenza e con la guerra di successione spagnola ha perso tutti i suoi domini in Italia
e i paesi bassi spagnoli ormai passati all’Austria, perde anche Gibilterra, le cose migliorano nel 1659
perché un ramo cadetto della dinastia Borbone di Spagna finisce sul trono di Napoli, ma la situazione
è destinata sempre più a peggiorare.
La Francia in difficoltà
La Francia dopo Luigi XIV perde molti territori che aveva in America, quei primi avamposti che deve
cedere all’Inghilterra; il grosso problema della Francia sarà la questione finanziaria.
Belgio e Olanda
I paesi bassi spagnoli sono passati agli austriaci, ma il periodo d’oro del Belgio è finito; meglio vanno
le Province Unite (Olanda) non forte militarmente, ma ha le sue belle rotte dal punto di vista dei
commerci.
La strategia britannica
La Gran Bretagna vuole immischiarsi meno con le questioni europee, i sovrani vogliono curare il loro
impero coloniale. In Europa interverrà per mantenere gli equilibri.
I popoli dell'est
La Svezia aveva avuto un ruolo fino alla prima metà del 600’ con la Guerra dei trent’anni
particolarmente, ma dopo verrà soppiantata da altri commerci europei e così anche la Polonia, che
verrà smembrata in altri stati. La Russia dopo le guerre del 700’ si ingrandisce ottenendo dominio
dei commerci sul Baltico e uno sbocco sul mar Nero, si affaccia commercialmente anche in Europa.
L'Austria e il nord Italia
L’Austria con la guerra di successione spagnola aveva ottenuto Belgio (paesi bassi spagnoli) e l’Italia
in buona parte, ma nelle guerre successive perde la Slesia e il sud Italia che va in mano al ramo
cadetto dei Borbone; l’Austria ha una grande influenza sul Granducato di Toscana che finisce in
mano ai Lorena, parenti degli Asburgo.
L'Italia e i Savoia
L’Italia è considerata una delle aree deboli dell’Europa, infatti viene buttata sul tavolo delle
trattative con tutti; bisogna segnalare che inizia ad emergere timidamente il regno sabaudo dei
Savoia in Piemonte, che hanno spostato il loro baricentro dall’area francese a quell’europea, iniziano
a ingrandirsi con le guerre del 700’ acquisendo importanza.

Lez.95 La Guerra dei sette anni: le cause


Una guerra mondiale?
Il 700’ fu un secolo estremamente bellicoso perché si combatterono decine di guerre in cui emersero
nuovi sovrani che si appassionarono sempre di più di cultura. La guerra più famosa è quella dei Sette
anni perché per alcuni viene considerata la Prima guerra mondiale, fu in un certo senso una vera
guerra mondiale perché coinvolse numerosi continenti; fu una guerra dispendiosa in termini
economici e di vite umane. Winston Churchill in saggi storici la definì la Prima guerra mondiale;
protagoniste di questa guerra furono la Prussia e l’Inghilterra da una parte; Austria, Russia e Francia
dall’altra e infine entrarono anche Spagna e Portogallo. Queste potenze europee combatterono sia
in area tedesca e in altre zone d’Europa come la Spagna e isole varie sia nelle colonie come in Africa,
nelle Antille, in India e nelle Americhe. A combattersi erano sempre e solo potenze europee, in nord
America comunque intervennero anche gli indiani, in India i francesi ebbero il supporto di truppe
indiane. Il coinvolgimento di potenze nel mondo era un inedito nella storia. Nella guerra
interverranno Spagna e Portogallo, ormai potenze coloniali in decadenza rispetto ai secoli passati.
La guerra dei Sette anni fu una guerra totale, tutto si misurava con la resistenza della società cioè se
il popolo sopporta la guerra si definisce guerra, soprattutto sul fronte europeo in questa guerra si
distrusse completamente il nemico; il numero dei morti era altissimo e alla fine nessuno ce la faceva
più e i patti vennero sanciti per il logoramento bellico.
La guerra in sintesi
La guerra dei Sette anni fu combattuta dal 1756 al 1763, anche se fu preceduta da alcuni scontri in
America tra inglesi e francesi. Due fronti erano coinvolti: austriaci, russi e francesi alleati contro
Prussia e Gran Bretagna; un’alleanza non tradizionale perché Austria e Francia non erano mai stati
uniti, ma da notare è il ruolo centrale della Prussia, perché la guerra fu voluta dalla Prussia ed essa
subì grandissime perdite presentandosi come il paese che perse moltissime vite umane, a fine
guerra pare siano morti mezzo milioni di soldati prussiani. La Prussia pagò una cifra enorme per
questa guerra perché morirono moltissimi ufficiali, soldati e un certo numero di persone
appartenenti al ceto dirigente; il paese comunque riuscì a sopravvivere e grazie a Federico Il Grande
la Prussia si presentò come una grande potenza capace di tenere testa alle altre potenze europee,
inoltre riuscì a portare il compimento dell’unificazione tedesca. L’altra grande vincitrice fu
l’Inghilterra che si impegnò sul fronte europeo, ma combatté il grosso della sua guerra sui mari e
nelle colonie, in India, in America e nelle isole; anche quest’ultimo paese riuscì rafforzato da questa
guerra divenendo leader mondiale perché aveva ampie rotte di dominio commerciale, tra fine 700’
e tutto 800’ rimarrà prima potenza al mondo. fu una guerra estremamente sanguinosa per l’alto
numero di battaglie e per un uso troppo forte dell’artiglieria innovativa, in modo particolare la
Prussia aveva un’artiglieria capace di sparare colpi in maniera piuttosto veloce. Si parla di circa un
milione di morti, un numero cospicuo per una guerra di quell’epoca.
I punti di attrito
Questa guerra scoppiò dopo la guerra di successione austriaca, una guerra scoppiata a causa della
linea di successione al trono d’Austria perché l’erede al trono era Maria Teresa sancita con la riforma
della Prammatica Sanzione e questa guerra si era conclusa nel 1748 con il Trattato di Aquisgrana,
fortemente voluto dagli inglesi, ma aveva lasciato dei nodi irrisolti perché l’Austria e la Francia erano
scontenti dei risultati ottenuti; l’Austria aveva dovuto concedere troppo ai nemici per ottenere tutto
questo, in particolare aveva dovuto cedere alla Prussia la Slesia, una regione piuttosto rilevante e
contesa all’epoca perché ricca di terre fertili e di miniere di carbone. La Prussia aveva bisogno di un
territorio del genere per la presenza dei campi e del carbone, inoltre essa si trovava al confine tra
impero austriaco e regno di Prussia; l’Austria era stato un punto di riferimento per l’impero tedesco
dato che gli affari tedeschi erano gestiti dagli Asburgo, avere la Slesia in mano alla Prussia impauriva
i tedeschi e non andava giù alla corte austriaca.
La Francia nel 600’ aveva fatto grandi investimenti per crescere dal punto di vista economico e
commerciale per rivaleggiare con l’Inghilterra nei commerci, che esportava con Asia e America; nel
700’ gli eredi di Luigi XIV stanno premendo per l’avvio economico e commerciale, ma lo stato
presenta grossi debiti e quindi per crescere ha bisogno di conquistare nuove rotte altrimenti si
finisce in bancarotta. La pace di Aquisgrana non potrà far durare la pace in Europa perché sono molti
i punti da risolvere.
Tra il 1746-1748 l’Austria vuole riconquistare la Slesia e il ministro Von Kaunitz di Maria Teresa
d’Austria spinge i francesi a lasciare l’alleanza con la Prussia nonostante i francesi erano rivali degli
austriaci, in particolare per le guerre dei Borbone di Francia e gli Asburgo d’Austria. L’intenzione è
di fare alleanza con la Francia isolando la Prussia, che da sola non può controbattere contro
l’avanzata austriaca. L’Austria controlla i paesi bassi austriaci, l’attuale Belgio, quei territori prima
erano stati in mano spagnola ai tempi di Filippo II, poi la parte olandese si era resa indipendente ed
era rimasta in mano spagnola la parte belga, poi passata agli austriaci e adesso l’Austria vuole offrirli
alla Francia in cambio del suo appoggio per la conquista della Slesia. Si inizia a trattare con lo scopo
di isolare la Prussia.
Rivoluzione diplomatica
Nel 1754-1755 ci furono degli scontri tra inglesi e francesi in nord America; i francesi avevano le
colonie in Canada, non controllate direttamente dai francesi e la Louisiana a sud, mentre l’Inghilterra
controllava le colonie sulle coste. I francesi si erano indirizzati verso l’entroterra americana
esplorando la valle dell’Ohio, ma anche gli inglesi premevano sull’entroterra e da qui nacquero degli
scontri più o meno forti.
Federico Il Grande è preoccupato dalle trattative austriache e francesi, si rende conto che
contemporaneamente anche la Russia potrebbe aggiungersi all’alleanza franco-austriaca perché
non era nemmeno ben voluto dalla zarina Elisabetta di Russia; questi sovrani erano ben d’accordo
nel colpire la Prussia in modo tale da disgregare il regno per spartirsi i territori. Federico cerca degli
alleati e vuole convincere gli ottomani, ma rimangono fuori perché amici storici dei francesi; riesce
ad accordarsi con l’Inghilterra perché quest’ultima ha già problemi con i francesi in India e in
America e inoltre Federico fa notare che questi movimenti contro di lui potrebbero non essere
graditi agli inglesi per i loro interessi in Germania perché la Gloriosa Rivoluzione ha portato una
preminenza del Parlamento sul sovrano e pochi anni dopo la corona affida la corona alla famiglia
tedesca degli Hannover, una famiglia nobiliare che mantiene il ducato Hannover in Germania anche
dopo essere diventati regnanti di Inghilterra. Egli indirizza a loro l’alleanza facendoli temere di una
possibile presa della Francia del territorio degli Hannover durante la guerra contro la Prussia; tra il
1755-1756 vengono firmati due patti importanti; la convenzione di Westminster, un’alleanza tra
Prussia e Inghilterra; anche Francia e Austria decidono di firmare un trattato, il Trattato di Versailles
che segna l’alleanza tra i due paesi; entrambe sono alleanze difensive. Dopo poco si aggiungerà
anche la Russia nel Trattato di Versailles. Questi due trattati daranno vita a quella che all’epoca verrà
chiamata rivoluzione diplomatica, un cambiamento di fronte delle potenze europee.
Tra maggio e agosto 1756 i francesi attaccheranno le Baleari e Federico Il Grande ad agosto invaderà
la Sassonia.

Lez.96 La Guerra dei sette anni: battaglie e conseguenze


L'inizio della guerra
La guerra coinvolse non solo l’Europa, ma anche i domini coloniali delle potenze europee, fu una
guerra totale che comprese mezzo mondo. l’anno di partenza è il 1756 anche se è un po'
convenzionale questa data perché altri scontri erano già nati nel 1754 quando francesi e inglesi
stavano combattendo per la conquista delle terre in nord America, nel 1756 si sposta in Europa e il
17 maggio 1756 inizia il conflitto perché la Francia attacca Minorca sulle Baleari, isola appartenente
all’Inghilterra, i francesi tentano di occupare queste isole per cacciare gli inglesi via mare. Sul
versante terrestre tutti aspettano che sia la Prussia a fare la prima mossa perché ha un re
intraprendente ed è il paese più minacciato dalla Francia ad occidente, a sud la l’Austria e ad est la
Russia. Federico il Grande aspetta qualche settimana e il 29 agosto 1756 decide di attaccare i suoi
nemici invadendo la Sassonia, che si trovava a sud della Prussia e questo territorio divideva la Prussia
dall’Austria, questo era un attacco diretto all’Austria che venne sconvolta improvvisamente e dopo
aver invaso la Sassonia si dirige verso Vienna in maniera veloce senza dare agli austriaci
un’organizzazione difensiva. La Prussia ha un esercito preparato, ma piccolo rispetto agli eserciti
austriaci e francesi; l’unica possibilità prussiana è quella di attaccare in fretta in modo tale da colpire
i nemici dando loro il modo di trovare un accordo; questa strategia di Federico Il Grande verrà
replicata durante la Prima Guerra Mondiale dai tedeschi. Questa strategia non funziona più di tanto
anche se inizialmente la Prussia ottiene delle vittorie, ma i nemici della Prussia firmano nel 1757 un
secondo trattato di Versailles a Parigi, Francia e Austria firmano un trattato difensivo.
Le battaglie del 1757
Gli austriaci devono cedere ai francesi i paesi bassi austriaci in cambio dell’aiuto. Nel 1757 Federico
il Grande ha avuto grandi vittorie e dopo aver preso la Sassonia, invade la Boemia assediando Praga,
ma qui Federico vi arriva con un numero di uomini molto limitato e viene sorpreso dall’arrivo degli
austriaci che lo sconfiggono e gli cacciano la Boemia, Federico per la prima volta è costretto a
ripiegare. Le difficoltà arrivano anche nella Prussia orientale perché anche la Russia attacca nel giro
di poche settimane le Prussia e inizia a infliggere buone sconfitte ai prussiani perché l’esercito russo
conta grandissimi numeri, ma la fortuna per Federico Il Grande è che i russi avevano un difetto
nell’esercito non avendo buone linee di collegamento tra i vari reparti, che potevano avanzare ma
non potevano invadere le tterre nemiche rischiando di avere tagliati i veri e quindi molto spesso i
russi vincono alcune battaglie, ma paradossalmente indietreggiano per mantenere più stretto il
contatto con le retrovie per il rifornimento. L’equilibrio della guerra nell’area tedesca inizia a
cambiare, ma Federico il grande dà una prova di una certa abilità perché alla fine del 1757 riesce ad
ottenere due importanti vittorie; la prima è la battaglia di Rossbach contro i francesi sconfitti e la
battaglia di Leutheen in Polonia contro gli austriaci, che nonostante più numerosi riescono ad essere
sconfitti. Queste vittorie permettono ai prussiani di prendere fiato, ma non cambiano il destino della
guerra e inoltre nel 1757 entra in guerra contro la Prussia anche la Svezia approfittando della
debolezza e per conquistare alcuni porti.
Il versante inglese
All’inizio gli inglesi sono colti alla sprovvista anche loro per l’attacco francese alle Baleari, ma le cose
iniziano a cambiare perché il primo ministro inglese, il duca di Newcastle decide di arrivare a
un’alleanza tra il 1757 e il 1758 con il principale avversario politico che aveva in campo, William Pet
il Vecchio, entra nel governo e diventa ministro della guerra. Egli vara varie iniziative che avranno
successo dando sostegno alla Prussia in area tedesca mandando contingenti con la scusa di
difendere il ducato di Hannover e manda aiuti economici; decide di investire risorse nelle guerre
coloniali mandando uomini per combattere la Francia in nord America, nei Caraibi e nell’India. Nel
1759 gli inglesi riescono a conquistare il Canada francese invadendo il Québec, ottengono vittoria
anche nei Caraibi e poi in India dove i francesi si erano alleati con truppe locali. Alla fine della guerra
gli inglesi concederanno qualche base in India ai francesi, ma in questa fase militare gli inglesi si
rivelano molto più forti dei francesi. Queste vittorie arrivano tra il 1758 e il 1759, e nel 1759 la guerra
si stava combattendo da tre anni e l’Inghilterra faceva pressione alla Prussia per firmare una pace,
ma si trovava in difficoltà e arrivare a una pace adesso significava rinunciare a tanti territori, spartiti
tra le varie potenze.
Le difficoltà della Prussia
Dal 1759 al 1762 la Prussia è a un passo dal tracollo perché gli uomini delle truppe di Federico il
Grande sono sempre di meno e le battaglie saranno sempre più sanguinose.
La Battaglia di Kunersdorf combattuta nel 1759 i prussiani vengono sconfitti e l’esercito viene
dimezzato anche perché Austria e Russia riescono a coordinarsi meglio; la Battaglia di Torgau del
1760 viene combattuta in Sassonia e anche qui Federico perde moltissimi uomini, ma è una battaglia
vincente per Federico il Grande e ciò gli permette di dare slancio alle sue truppe. Nel 1762 avviene
il miracolo della casata di Brandeburgo, casata dei re prussiani.
Il "miracolo" e la fine
Nel 1762 muore la zarina Elisabetta di Russia, nemica di Federico e il suo successo, Pietro III è un
fervente ammiratore di Federico il Grande, che ammira l’esercito prussiano e le capacità del sovrano
prussiano. Pietro sembra disponibile ad aiutare Federico II cambiando schieramento addirittura; gli
equilibri della guerra si rivoluzionano. La Francia allora cerca di intervenire e spinge la Spagna ad
entrare in guerra, la Spagna mira ad attaccare il Portogallo che ha grandi colonie in giro per il mondo,
ma è in difficoltà, basti pensare nel 1755 vi era stato il grande terremoto di Lisbona, il Portogallo
chiede aiuto all’Inghilterra e l’attacco spagnolo contro il Portogallo si rivela un fallimento.
La Prussia ormai è allo stremo delle
forze, la Russia è uscita dalla guerra e
Pietro III cambia schieramento, ma
viene arrestato e poi muore poco
dopo, successore è Caterina la
Grande, che cambia idea perché non
voleva allearsi con la Prussia. Al 1763
si contavano tantissimi morti e
nessuno ne poteva più di questa
guerra.
Le paci e le conseguenze
Nel 1763 si arrivò alla pace con due
trattati distinti:
 Prussia e Austria con il Trattato di
Hubertusburg; la Prussia si ritirava
dalla Sassonia e manteneva la Slesia,
regione che aveva dato avvio alla
guerra perché l’Austria voleva riprendersela. La Prussia si vedeva riconosciuta dalle varie
potenze europee, da lì in poi giocherà da grande potenza.
 Francia e Inghilterra con il Trattato di Parigi; questo trattato riguardò le colonie e sanciva la
vittoria netta degli inglesi anche se quest’ultimi restituirono alcune città francesi occupate,
ma ottennero porti in India e territori in America come il Canada e la Louisiana spartendosi
territori con gli spagnoli.
L’Inghilterra ormai è destinata a dominare gli oceani.
Francia e Austria mantennero l’alleanza e la suggellarono nel 1770 con il matrimonio tra Luigi
XVI e Maria Antonia sancendo l’unione diplomatica.

Lez.97 La Russia di Alessio e Pietro il grande


Il Codice del 1649
Ivan IV è il fondatore della Russia imperiale perché prende il titolo di zar di origine imperiale, ma
poi a prendere il sopravvento è la dinastia dei Romanov, fondata da Michele. A Michele successe
il figlio Alessio, che regnò tra il 1645 e il 1676 ed emanò un codice nel 1649, una raccolta di leggi
che finì per irrigidire la società russa divisa adesso in tre gruppi:
 gli uomini di servizio, i nobili al servizio dello stato
 gli uomini del borgo, artigiani e mercanti
 gli uomini del distretto, classi umili di servi e schiavi.
Questa distinzione già esisteva, ma adesso venne sancita dalla legge e cambiare di classe sociale
diventava impossibile, i borghesi per esempio, erano bloccati a svolgere i loro mestieri; in
contemporanea nel resto dell’Europa i borghesi si arricchivano e aspiravano ad entrare nella
nobiltà, come accadde in Francia con la nobiltà di toga che arrivò alla pari quasi della nobiltà di
spada. Per i russi questo diventa impossibile e i servi della gleba sono ancora più aggravati nella
loro condizione, i servi della gleba vedono ridursi le loro libertà, essi lavorano nei campi e non
possono migliorare la loro condizione.
La rivolta dei cosacchi
Negli anni successivi tutto ciò provocò una serie di rivolte come quella dei mercanti del 1656,
ma soppressa subito dallo stato centrale e successivamente più importanti i contadini che si
allearono con i cosacchi, tribù seminomadi che abitavano nella parte sud orientale della Russia,
su cui gli zar non avevano tanto potere e questo perché i cosacchi vivevano in maniera autonoma
compiendo numerose razzie; lo zar non entrava nelle questioni e i cosacchi difendevano i confini
sud orientali dagli attacchi degli ottomani, questo era un tacito accordo. Nella seconda metà del
600’ le rivolte contadine si congiungono con le rivolte dei cosacchi perché le nuove politiche
degli zar tentano di prendere mano anche su questa area; le truppe dei cosacchi vengono
ingrandite dai servi della gleba che si danno alla fuga dalle loro terre. Tra il 1670 e il 1671 si
combatte una rivolta guidata da Stenka Razin, questo soldato cosacco riesce a tenere testa
all’esercito zarista per qualche mese, forte dell’appoggio dell’esercito locale del sud della Russia,
ma il pugno di ferro dello zar è durissimo e quindi le truppe cosacche vengono sconfitte, lo stesso
leader verrà tradito dalle sue truppe e condannato poi dallo zar. Alessio riesce a far cadere tutti
i ribelli uccidendoli in maniera durissima.
La riforma di Nikon
Un altro problema che porta divisioni e lotte è la divisione religiosa perché la Russia aveva
aderito al cristianesimo greco ortodosso da tempo, però la versione russa differiva da altre
chiese ortodosse e nel 1666 il patriarca ortodosso russo chiamato Nikon attua una riforma per
avvicinare la chiesa ortodossa russa alle altre in modo tale da creare un maggior legame tra le
chiese ortodosse, già da qualche decennio la Russia sta tentando di diventare il paese guida
dell’est e non solo bisogna conquistare territori militarmente, ma bisogna unificare dal punto di
vista religioso, quindi l’intento di Nikon è politico.
La riforma di Nikon prevede una serie di piccoli cambiamenti:
 gli ortodossi russi per fare il segno della croce usavano due dita, adesso si prevede di
passare a tre dita
 si cambiò il modo in cui si traslitterava il nome di Gesù Cristo
 cambiamenti nella formulazione del credo, della messa.
Queste riforme vennero accettate dalla chiesa ortodossa russa, ma una parte non rilevante degli
ortodossi iniziò a protestare vedendo questa riforma come un tradimento dei loro riti e si
manifestò un vero e proprio scisma tra coloro che credevano nella riforma di Nikon e i vecchi
credenti, che pur essendo perseguitati ancora oggi esistono, non solo in Russia, ma anche in
altre parti del mondo.
Pietro I e l'Occidente
Il processo si completo con la salita al potere di Pietro il Grande, zar
famoso per la storia russa e divenne zar nel 1692, quando era ancora
bambino, figlio di Alessio Romanov, ma a differenza del padre Pietro era
affascinato dall’Europa occidentale. Prima di lui vi era una cesura tra
questi due mondi, cioè quello occidentale e orientale, le corti europee
stesse vedevano i russi come degli asiatici; Pietro fu il primo ad
interessarsi molto all’Europa occidentale avvicinando la Russia all’Europa.
Da ragazzino iniziò a studiare in modo occidentale da una piccola
comunità tedesca che viveva nei sobborghi di Mosca; Pietro è interessato a capire cosa hanno in più
gli europei dal punto di vista militare e più tardi inizierà a viaggiare per l’Europa per capire come
funziona la società occidentale. Nel 1698 torna in Russia e diventa zar a tutti gli effetti tralasciando
le vecchie tradizioni slave e avviando la Russia verso le tradizioni occidentali, per Pietro la Russia
deve essere modernizzata dal punto di vista industriale, statale e militare; spera che sperimentando
costumi occidentali si possa rendere il paese più potente. Il processo è abbastanza lungo, si pensi
che governa per un trentennio.
Gli svedesi e l'esercito
All’inizio del dominio di Pietro la Russia aveva dimostrato di essere molto debole; nel 1700 la
Russia aveva combattuto contro gli svedesi perché la Russia voleva espandersi sul Baltico, area
fiorente per i commerci e i porti. Gli svedesi riuscirono a vincere contro i russi perché il re
svedese Carlo XII era riuscito ad avere la meglio su un esercito russo cinque volte più grande.
Pietro negli anni successivi riforma l’esercito chiedendo aiuto agli esperti stranieri e nel giro di
poco tempo l’esercito viene riformato arrivando a 300mila uomini di cui 100mila di questi sono
cosacchi, inglobati nell’esercito; vengono inglobate anche le classi più umili. All’interno
dell’esercito dovevano andare anche rappresentanti di varie zone. Si rafforza la flotta per
combattere meglio sul mare in modo tale da espandersi sul Baltico. Già nel 1709 i russi
ottengono i primi risultati, la prima vittoria importante è quella della Battaglia di Poltava in cui
Carlo XII è sconfitto ed è costretto a rifugiarsi presso i turchi, questa guerra del nord si concluse
nel 1718, Carlo XII poi morirà in battaglia e nel 1721 si firmano due paci di Stoccolma e Nystad,
che sanciscono la fine dell’egemonia svedese sul Baltico, la Svezia è costretta a cedere il porto
di Stettino, la città di Brema alla Germania e per quanto riguarda la Russia, essa ottiene i paesi
baltici estendendosi in Estonia, Lettonia, Ingria e Finlandia. Tutti questi paesi si affacciano sul
baltico, tra l’altro nel 1703 Pietro fonda una città nuova sul Baltico che sarà chiamata
Pietroburgo con l’intento di portare la capitale altrove da Mosca.
Le riforme di Pietro
I successori di Pietro tentarono di continuare sulla sua falsariga per far si che il Baltico non sia
l’unico sbocco sul mare per la Russia dato che erano impraticabili di inverno, bisognava trovare
uno sbocco anche al sud e infatti negli anni 80’-90’ del 700’, la Russia conquistò porti a sud
strappando la Crimea e coste sul mar Nero all’impero ottomano; questi porti permettevano
tramite i Dardanelli potevano fare sfociare i commerci russi nel mediterraneo.
Pietro il Grande riformò l’amministrazione pubblica:
 doveva indebolire il potere dei boiardi, i vecchi nobili che avevano una certa influenza su
zone della Russia e abolì la Duma, assemblea dei boiardi, creando un Senato formato da
nove membri che dovevano rispondere direttamente a lui
 nel 1722 creò una riforma basata sulla tabella
dei ranghi, tabella in cui erano sanciti i 14 scalini della
carriera statale; i nobili anziché esercitare il loro potere
in periferia, dovevano essere tolti dai loro territori e
messi al servizio dello stato. Con queste tappe della
carriera il nobile faceva scatto di carriera da un rango
all’altro; la nobiltà arrivava all’ottavo grado, anche i
borghesi a servizio dello stato potevano diventare nobili
se scalavano di rango. È un modo per garantire mobilità
sociale e controllare i potenti locali, se nobili e borghesi
vogliono contare devono mettersi al servizio dello zar
 Pietro dà grande slancio alle Accademie, alle Scuole
Figura 2 Tabella dei ranghi ispirandosi a ciò che si stava facendo in Occidente, egli
creò un’accademia delle scienze in Russia. Nascono accademie militari, scuole di
navigazione perché Pietro si rende conto che le conoscenze in Russia sono arretrate.
L’intento delle Accademie è di europeizzare le élite, si fanno arrivare maestri dall’Occidente per
insegnare ai russi; le tradizioni slave e russe vengono meno.
Queste mosse in buona misura vanno a buon fine, però qualche cosa che non va a buon fine c’è
come il tentativo di mettere a sicuro la successione; Pietro tenta di riformare il sistema di
successione russo, egli vuole far si che il titolo di zar venga assegnato in maniera testamentaria,
non dinastica. Questo garantiva nell’ottica di Pietro la salita al potere di persone capaci, ma
questo meccanismo non riuscì mai ad entrare in vigore tanto che dopo la morte di Pietro si
arriverà a una serie di lotte tra aristocratici, pretendenti al trono e boiardi.

Lez.98 La Rivoluzione agricola del '700


La crescita demografica
Crescono le città nel 700’ in maniera sempre più cospicua, anche in Italia dove la maggiore città
italiana è Napoli, ma anche Milano. Perché nel 700’ la popolazione comincia a crescere nelle
città più che nelle campagne? Il seicento è stato un secolo di grande crisi demografica ed
economica per via di guerre, epidemie e altri vari motivi; nel settecento dopo una grande crisi vi
è stata una rinascita, tutta la storia fino al 700’ è una storia di salite e cadute. Nel 700’ calano
molto le epidemie e le carestie, si diffondono meno malattie che fanno meno morti e meno
problemi nelle campagne, questo vuol dire avere più cibo per sfamare la popolazione e maggiore
richiesta di manodopera, il numero di coltivatori diventa saturo in campagna e perciò molte
persone si spostano nelle città portando a un aumento demografico nelle città; l’età
matrimoniale si abbassa perché ci si sposa prima e le coppie iniziano a fare figli prima e fare figli
prima significa che riescono a fare più figli, in un’epoca dove i contraccettivi non esistevano le
coppie facevano tanti figli finché la donna non diventava sterile.
Nuove malattie
Calano le epidemie in parte perché la peste viene emarginata meglio nel corso del 700’ dato
che si diffondono anche alcune elementari pratiche igieniche che hanno effetti, in ogni caso si
diffondono altre malattie perché quando la popolazione delle campagne si trasferiscono nelle
città vanno ad affluire in quartieri che diventano affollati in condizioni igieniche precarie e in
questo contesto le malattie si diffondono facilmente; queste malattie non sempre hanno un
esito letale, ma in alcuni casi si: si diffonde il tifo, il vaiolo; malattie infettive che creano danno
e a volte portano alla morte della persona.
La famiglia nucleare
Un po' alla volta l’aumento demografico si sposta dalle campagne alle città e questo
spostamento cambia la mentalità delle persone perché per la prima volta dal XII secolo c’è una
cospicua emigrazione verso le città e questa non è indolore; queste famiglie devono pagare un
certo scotto perché cambia il concetto di famiglia, nelle campagne l’idea della famiglia è allargata
composta da nonni, zii, cugini e parenti di vario grado, si viveva insieme in case coloniche; quando
si lascia la campagna e ci si trasferisce in città questa idea muta e si trasforma nel concetto di
famiglia nucleare composta da genitori e figli. questo perché non ci sono più grandi case coloniche,
ma piccole case in quartieri periferici e perché non tutti i componenti delle famiglie si
trasferiscono. L’idea di famiglia cambia perché in campagna si tende a fare più figli perché essi
avrebbero dato contributo al sostentamento delle famiglie mentre in città si diffondono mentalità
borghesi, prima nelle famiglie più ricche e poi medio-basse, intanto che si devono fare meno figli
dato che le condizioni di salute migliorano e possono superare l’infanzia questi figli e inoltre c’è
una nuova considerazione della donna.
Perché fare meno figli
Ci si rende conto che una prole poteva aiutare la salute della donna, che era indebolita in epoche
precedenti per le troppe gravidanze; questo nuovo atteggiamento è figlio degli ideali illuministici
che si diffonderà prima tra la borghesia; si pensava inoltre all’educazione dei figli perché troppi
figli non erano seguiti dai genitori, essi crescevano con i nonni dato che i genitori erano sempre
impegnati nel lavoro. In città si inizia a pensare che questi bambini non dovevano andare a
lavorare presto, questo nelle sfere più alte, e si pensa che questi bambini devono essere educati
durante l’infanzia tanto che l’illuminista filosofo Lock scriverà un’opera sulla pedagogia. Questo
cambiamento significava anche che fare meno figli era vantaggioso per l’eredità lasciata dai
genitori.
Gli open fields
La rivoluzione agricola inglese arrivò intorno alla metà del 700’; fino al 600’ i campi inglesi erano
in molti casi di proprietà, ma esistevano due tipi di campi: open fields e terre comuni. Gli open
fields erano terre di proprietà, ma non erano recintate e questo faceva si che per molto tempo
i proprietari coltivavano le terre e prendevano il frutto del raccolto, ma questi campi erano a
disposizione degli abitanti dei villaggi che potevano fare la spigolatura e fare circolare le loro
bestie quando i campi erano a riposo.
Le common lands
Le terre comuni non erano di proprietà di nessuno in cui tutti potevano andare a fare pascolare
le proprie bestie, a raccogliere legna, c’era la privatizzazione di alcune terre, ma c’era anche molto
margine per chi non possedeva terre, ma poteva trarre prodotti da queste terre per vivere in
maniera dignitosa.
Recinzioni e privatizzazioni
Nel 700’ progressivamente il parlamento inglese iniziava a dare riforme progressive che
cambiano la faccia delle campagne inglesi sancendo la privatizzazione delle terre comune,
comprate poi dagli imprenditori agricoli e si consente la recinzione delle terre aperte, le open
fields, quelle terre vengono chiuse. Chi è imprenditore agricolo ha terre ormai solo sue che può
sfruttare al meglio senza dover condividere nulla con il resto della popolazione e quindi può
arricchirsi, ma allo stesso tempo ciò si rivela dannoso per i contadini che non hanno proprietà e
chi si guadagnano da vivere con il pascolo, essi sono costretti a lasciare la campagna e vendere
le bestie.
La rotazione pluriennale
Questo favorisce la nascita di imprenditori agricoli, la gentry, che acquisisce ricchezza, si
investono capitali e si fanno grandi ricerche agricoli per rendere fruttuosi i raccolti: si diffonde
la rotazione pluriennale (quadriennale o quinquennale), per esempio, i campi divisi in cinque
parti e la parte a riposo diventa 1/5 non più 1/3; ci si accorge che le piante da foraggio
arricchiscono il terreno di azoto e lo rendono più fertile, e può essere una rotazione meno
frequente (esempio un anno ogni cinque anziché un anno ogni tre). Tutto questo crea degli
imprenditori che si arricchiscono sempre di più e creano profitto; questa classe agricola si
diffonderà anche in Francia, in Germania, in Belgio e Olanda.
Un'Italia arretrata
L’Italia restò abbastanza indietro perché già nel seicento l’economia italiana rallenta molto, solo
la Lombardia introduce nuove tecniche di colture seguendo l’esempio del nord Europa. In Italia
sono ancora forti i vecchi contratti che sfavoriscono l’innovazione, per esempio, la mezzadria, il
padrone concede al contadino la terra in cambio della metà del raccolto. Il contadino non
avendo soldi per fare investimenti difficilmente prova nuove tecniche di innovazione; prova
dell’arretratezza italiana che anche le nuove coltivazioni si impongono lentamente, quelle
provenienti dalle Americhe come il mais e la patata.
Nuove colture
Queste nuove colture si impongono grazie a carestie, in Italia tra l’altro oltre a patata e mais si
impongono anche la coltivazione del riso in Piemonte e in parte in Lombardia, in altre parti
d’Europa il tabacco.

Lez.99 L'Illuminismo nella Francia del '700 e il pensiero di Voltaire


L'Illuminismo e la ragione
I filosofi illuministi si occuperanno di tanti
rami del sapere anche di economia, storia,
letteratura, giurisprudenza; il pensiero
illuminista investì tutta la società del tempo e
la cambiò. I filosofi riescono ad esercitare
grande influenza sul loro paese di
provenienza scrivendo articoli, opere teatrali,
saggi di storia, di economia ed enciclopedie;
le loro idee si irradiano tramite mezzi anche
moderni, le gazzette per esempio si
diffondono ampiamente in questo secolo. La
parola illuminista deriva dalla parola lume e questa corrente doveva illuminare le menti rimaste
oscure fino a quel momento tramite l’uso della ragione, con la ragione l’uomo può conoscere la
verità.
Libertà e progresso
Gli illuministi sono convinti che chi detiene il potere ha preferito lasciare le menti delle genti
nell’ignoranza tramite l’oscurantismo, la religione e l’illuminismo vuole proporre nuove idee
senza usare il principio di autorità. Essi utilizza una profonda libertà di pensiero e di parola e
soprattutto un prendersi sulle proprie spalle le responsabilità perché gli uomini e le donne fino
a quel momento avevano sempre obbedito agli ordini delle autorità, si pensi all’influenza della
chiesa sulla vita dei cittadini che aveva detto la sua in ogni campo della società e della cultura.
Queste persone erano sottoposte all’autorità della chiesa ascoltandola senza pensare se ciò che
aveva detto era vero o meno; gli illuministi vedeva in queste genti uno stato di minorità. La gente
doveva cominciare a pensare, a confrontarsi con gli altri per usare la libertà di parola; questo
viene ben sintetizzato dal filosofo Immanuel Kant, che scrisse un libro famoso dove dava la sua
definizione di illuminismo dicendo che l’uomo con l’illuminismo esce dal suo stato di minorità;
l’uomo si era autoimposto della sua minorità.
Perché in Francia
Si pensa con l’illuminismo ai grandi illuministi francesi perché la Francia fu il baricentro di questa
corrente; il paese riveste un ruolo importante per due motivi:
 nel 700’ la Francia è uno stato egemone, era diventato il paese guida d’Europa; il francese
è anche la lingua guida d’Europa dato che in tutte le corti si parlava in francese e quindi
i filosofi hanno campo aperto
 in Francia era sorto un regime assolutistico con Luigi XIV dove il potere era accentrato
nelle mani del sovrano e questo fa si che nel paese nasca un sentimento di opposizione
a questo assolutismo, dove quest’ultimo è forte si diffondono le idee di filosofi che si
oppongono; questo è anche il motivo per cui in Inghilterra non c’è un illuminismo inglese
perché il parlamento tiene testa al re, vi è già un sistema costituzionale sostanzialmente.
L'influenza inglese
L’illuminismo francese deve moltissimo agli inglesi; nel 600’ ci sono alcuni filosofi inglesi che
anticipano l’illuminismo come John Lock, i filosofi francesi partiranno da dove era arrivato Lock,
vedranno in lui il vero punto di riferimento, colui che aveva posto le questioni giuste. L’altro
grande punto di riferimento inglese è Isac Newton che pone le basi della scienza moderna
riprendendo quanto detto da Keplero, Galileo e Copernico.
In Francia si diffonde l’illuminismo perché si diffondono società segrete come la massoneria,
nata in Inghilterra qualche decennio prima e influenza la politica e la società francese
profondamente.
Lo spirito delle leggi
I filosofi francesi hanno avuto impatto immediato sul pensiero di grandi uomini politici che
hanno varato numerose riforme. Montesquieu è il primo filosofo che ha avuto impatto scrivendo
nel 1748 Il Libro sulle leggi, un’opera di politica in cui egli individua tre sistemi politici: repubblica
che trova principio nelle virtù politiche; la monarchia trova il principio nell’onore, cioè la
separazione tra le classi, il despotismo ha il principio nel timore; egli afferma che in qualsiasi
sistema politico si deve garantire libertà ai cittadini.
La divisione dei poteri
Per la libertà dei cittadini bisogna limitare il potere che tende a dominare le genti, per evitare di
essere dominati e sottomessi bisogna limitare questa autorità, secondo Montesquieu il potere
deve avere dei lacci da cui non si può lasciare e per limitarlo bisogna divederlo. In ogni paese
bisogna distinguere tre poteri; il potere esecutivo che rende efficace leggi, il potere legislativo
per formulare le leggi e il potere giudiziario che punisce chi non rispetta le leggi. In Francia non
vi era una divisione dei poteri perché tutto era accentrato nelle mani del re, mentre in Inghilterra
i poteri erano divisi.
L'Enciclopedia di Diderot
Diderot è un filosofo famosissimo, uno dei padri dell’Enciclopedia, un grandissimo progetto
culturale che legò tra loro tutti gli illuministi francesi; un’enciclopedia era un’opera molto
costosa e vistosa, composta di svariati volumi grandi in cui all’interno in ordine alfabetico
venivano riportate una serie di voci con una spiegazione breve ed esaustiva con l’argomento di
quella voce. Le Enciclopedie vengono scritte nel 700’ in Inghilterra, ma nel 1751 si mettono
all’opera i francesi in maniera effettiva e iniziano a creare questo progetto composto da 17
volumi di voci più undici volumi di illustrazioni, un totale di 28 volumi; a dirigere questa
operazione furono Diderot e D’Alembert, suo collaboratore con il quale comunque Diderot
litigherà subito. Ci sono arti, scienze, politica, musica, filosofia, economia e agricoltura con
all’incirca 70mila voci e a scrivere queste voci sono altri autori, tra cui Voltaire che si occupa di
voci di storia e filosofia, Rousseau che si occupa di musica. Questa opera incontra ostacoli da
parte dello stato perché l’enciclopedia presenta voci che criticano l’assolutismo francese o la
religione cattolica, Diderot finirà anche in carcere per qualche tempo. Per completare tutta
l’opera ci vorranno 15 anni per le voci più altri per le illustrazioni.
Voltaire, il più influente
Voltaire influenzò molto la filosofia del 700’, fu amico, corrispondente e ospite di Federico il
grande, il re di Prussia che fece grandioso il suo stato. Ebbe una certa influenza durante il suo
soggiorno in Prussia.
Voltaire in Inghilterra
Voltaire nacque a Parigi nel 1694 e venne educato dai gesuiti manifestando un carattere
esuberante fin da giovane, il suo modo di scrivere è molto sarcastico, infatti molte sue opere
sono delle satire nei confronti della politica e della chiesa; infatti negli anni venti del 700’ è
costretto a lasciare Parigi e si rifugia a Londra, qui si inizierà ad interessarsi alla cultura filosofica
e scientifica inglese scrivendo Le lettere filosofiche, un’opera dove esalta il modello inglese per
la religione fatta di grande libertà per il fedele, il sistema politico per il parlamento e le scienze
inglesi per le scoperte di Lock e Newton. Tornato in Francia, si legò a una donna sposata che
divenne sua amante, una ricca donna che lo nascose nel suo castello per una decina, fino agli
anni 40’ abbondanti e si trasferisce in Prussia da Federico il grande; tornerà in Francia e anziano
verrà riconosciuto come grande scrittore.
Le opere storiche
Voltaire scrive Il secolo di Luigi XIV spiegando i vari fenomeni di quel periodo e ridimensiona di
molto il ruolo della provvidenza, fino alla storia del 600’ era molto in uso tirare in ballo la
provvidenza divina da parte degli storici; il filosofo tenta di spiegare i fenomeni storici in chiave
nettamente storica e oltre a occuparsi di questa storia in un’ottica più globale, fa emergere nella
storia i percorsi della ragione. Un certo peso lo deve alla storia delle società, degli usi e dei
costumi.
Candido e l'ottimismo
Il Candido è una storiella breve che viene pubblicata nel 1759; al centro della trama vi è il
personaggio chiamato Candido, un ragazzo ingenuo educato da un filosofo che gli insegna la
dottrina del migliore dei mondi possibili, una dottrina di Leibniz, che Voltaire vuole criticarla.
Leibniz afferma che noi non viviamo nel migliore dei mondi possibili, Dio ha creato il mondo così
come doveva essere creato perché se l’avesse fatto diverso, le cose non sarebbero accadute
come nei piani di Dio, tutto nel mondo ha un suo significato.
Micromega e gli alieni
Interessante è anche un altro racconto brevissimo che ha come protagonista un alieno
Micromega che proviene da Sirio, incontra un altro alieno da Saturno, giungono sulla terra, sono
degli esseri giganti e appena arrivano sulla terra vedono che non c’è nessuno, ma grazie a dei
diamanti che usano come lenti di ingrandimento vedono una nave con degli uomini, che
appaiono come esseri minuscoli. Quando i due alieni sentono gli uomini parlare dei loro
problemi e delle loro idee si mettono a ridere. Questa è una critica all’uomo che si sente al centro
del creato, in realtà è un piccolo granello di sabbia all’interno di un universo gigantesco, l’uomo
è l’ultima di queste vite.
Trattato sulla tolleranza
Il libro celeberrimo di Voltaire è il Trattato sulla Tolleranza scritto partendo su un fatto di cronaca
perché in Francia vi era stato un processo famoso nell’opinione pubblica e conclusasi con la
condanna a morte; in quest’opera mostra gli errori della giustizia francese e lancia un’accusa
verso l’intolleranza religiosa: in Francia fino al 6000’ erano vissuti molto ugonotti, i calvinisti
francesi e questi se ne erano quando Luigi XIV aveva cominciato a perseguitarli, ma qualche
famiglia era rimasta. A un certo punto la famiglia Calois fu coinvolta in un caso di cronaca nera,
il figlio di Jean Cala si era suicidato e l’accusa andava contro il padre che avrebbe ucciso il figlio
perché si voleva convertire al cattolicesimo, questa era solo un diceria, ma Jean Cala venne
condannato a morte per la morte del figlio nonostante non vi fossero prove vere. Voltaire in
questo libro riprende in mano il caso, riscopre gli eventi, prende le prove raccolte e parla
dell’intolleranza religiosa che in Francia ancora manca e dovrebbe tornare, egli propone uno
stato tollerante per abituarsi a tutte le religioni senza limitare i diritti dei cittadini.

Lez.100 Dispotismo illuminato in Europa e in Italia


Linneo, Volta, Lavoisier
Nel 700’ fanno passi avanti scienze importanti come la biologia, in questo secolo Linneo,
celeberrimo studioso svedese, classifica tutte le piante e gli animali conosciuti; fece grandi passi
avanti lo studio delle prime forme di elettricità anche grazie a studiosi italiani come Calvani e
Alessandro Volta; passi in avanti fece anche la chimica con Lavoisier. Grazie a questa idea
classificatoria e razionale la scienza fa passi in avanti.
La storia e Gibbon
La storia fa passi avanti perché studia i fenomeni storici spiegando cause ed effetti, questo studio
della storia parte con Voltaire, ma anche con l’illuminista scozzese chiamata Edward Gibbon che
scrive un’opera monumentale sulle cause della caduta dell’Impero Romano, cause strutturali nelle
istituzioni del sistema romano, per l’epoca era un’analisi molto moderna, certo c’erano alcune
imperfezioni, ma ebbe grande impatto storiografico.
La crisi del mercantilismo
L’economia era basata sul sistema del mercantilismo, una teoria economica che riteneva che la
ricchezza delle nazioni di basasse sul volume ei propri scambi commerciali, se si importava tanto e
si esportava poco si era povero, viceversa si era ricchi; con questa politica economica gli stati
tenevano molto alti i dazi doganali in modo tale da alzare il prezzo di vendita e fare circolare meno
merci stranieri. C’erano anche dazi interni come quello sul grano, all’interno della Francia, della
Spagna e dell’Inghilterra questi dazi esistevano da provincia a provincia, un raccolto in Normandia
venduto in Bretagna (Francia) aveva un dazio e questo perché vi era una grande paura della carestia;
il grano si doveva tenere fermo dove stava secondo le logiche del governo in modo tale da avere
qualche riserva in caso di cattivo raccolto. Si stimolava la popolazione a tenere il grano anziché farlo
viaggiare, tutto ciò era controproducente perché alcune province avevano un surplus di grano e si
sprecava altre province avevano minore riserva di grano e non potevano comprarlo per i dazi.
Questa teoria mercantilista viene critica dalla scuola francese fisiocratica e poi da una scuola nata
qualche tempo del liberalismo.
Quesnay e la fisiocrazia
Quesnay fu il padre della fisiocrazia; egli affermava che la ricchezza derivi dal settore primario come
agricoltura, allevamento e miniere; l’industria trasforma dei prodotti, il commercio li vende e questi
prodotti li crea l’agricoltura cioè il settore primario. Se si vuole arricchire una nazione bisogna
sviluppare il settore primario potenziandolo e svincolandolo da ciò che lo tiene fermo. I dazi alti non
spingevano i contadini a lavorare la terra perché non possono vendere i prodotti, se questi prodotti
si possono vendere, i contadini diventano più produttivi facendo maggiori investimenti. Quesnay
dice che bisogna abolire i dazi doganali che impoveriscono una nazione in modo tale da far viaggiare
le merci agricole perché se viaggiano c’è più stimolo per il prodotto. Oltre a togliere questi dazi
bisognava togliere altri vincoli di natura feudale ed ecclesiastica, i nobili non potevano vendere le
loro terre a un borghese perché illegale e nemmeno dividerle in lotte più piccoli; Quesnay dice che
bisogna abolire queste leggi medievali perché i nobili possono vendere e dividere queste terre, se li
compra un contadino può farle fruttare meglio, specialmente se compra piccoli lotto; avendo poco,
li fanno fruttare meglio e ciò significa ricchezza.
Adam Smith e il liberismo
Queste idee di Quesnay vengono riprese da un illuminista scozzese che si chiama Adam Smith, che
nel 1786 pubblica il suo capolavoro chiamato La ricchezza delle nazioni, in cui espone una dottrina
poi conosciuta come liberismo economico; per lui la ricchezza parte dal lavoro, il lavoro che i
contadini fa su i campi regala un certo valore al prodotto. Il valore aggiunto è il lavoro che
l’imprenditore presta su quella merce; se questo è vero per Smith e per la corrente di economisti se
la nazione vuole diventare ricca bisogna liberare il lavoro e tutti i lacci che impediscono di lavorare;
bisogna abolire i dazi di tutte le merci a differenza di ciò che dicevano i fisiocratici. Bisogna dare
spazio alla classe sociale non dei contadini in sé, ma agli imprenditori, per Smith quest’ultima fa la
ricchezza di una nazione perché loro lavorano le merci, guadagnano da ciò e reinvestano il loro
capitale per aumentare il lavoro che fanno. Smith è convinto di un altro elemento importante, sa
che gli imprenditori lo fanno perché vogliono diventare ricchi quindi per egoismo, ma egli sa che
questo individualismo imprenditoriale porti a un benessere collettivo; un effetto a valanga che
arricchirà tutte le classi sociali. Smith è convinto quindi che se il mercato è lasciato libero dagli stati
può arricchirsi; lo stato porterà il grano dove c’è ne bisogno in caso di zone a grande carestia,
l’imprenditore su quella zona povera formerà una sua azienda e ciò genera ricchezza sia per lui che
per quell’area. Il mercato si autoregola perché ognuno perseguita il suo vantaggio e ciò diventa
vantaggioso per tutti. Se lo stato si fa da parte, il mercato si autoregolerà perché è come se
intervenisse una mano invisibile che sposta i capitali dove servono.
Muratori e Vico
Gli illuministi italiani hanno un certo ruolo perché hanno influenzato la storia d’Italia; gli studi storici
in Italia nel 700’ hanno delle innovazioni, tentativi di fare storia provengono già prima del 700’ da
due filosofi ancora non illuministi, Ludovico Muratore e Vico. Muratori, modenese, è considerato il
padre della storiografia italiana moderna svecchiando i sistemi storici; Gian Battista Vico,
napoletano, fu storico e anche filosofo, egli tentò di trovare delle regole ricorrenti nei vari sviluppi
della storia.
L'Illuminismo napoletano
Pietro Giannone, pugliese, fu un grande storico illuminista e considerato padre del
giurisdizionalismo, una dottrina secondo cui la chiesa deve sottrarsi allo stato in modo tale che gli
uomini di chiesa non dovessero essere sottoposti all’autorità del tribunale ecclesiastico. Nel
meridione avrà ampio successo la scuola napoletana con degli illuministi che proponevano delle
riforme giuridiche per lo sviluppo del sud Italia, ma andavano incontro a fallimenti dato che il potere
dei nobili era ancora troppo forte.
L'Illuminismo milanese
La scuola illuminista italiana più famosa è quella milanese in una rivista pubblicata negli anni di
Milano sotto il dominio austriaco, il Caffè fondata da Alessandro e Pietro Verri. Questa rivista
pubblica le idee dei suoi vari autori, tra cui Cesare Beccaria che pubblica dei Delitti e delle pene, un
capolavoro ammirato da quasi tutto il mondo; letto in America anche, infatti Thomas Jefferson lo
ammirerà tanto che quando scriverà la Costituzione Americana sarà influente il pensiero di Beccaria.
L’opera parlava delle pratiche usate all’epoca per punire i criminali come la tortura e la pena di
morte.
Dei delitti e delle pene
Beccaria in questa opera analizza la tortura e la pena di morte giudicandoli inefficaci; la tortura è in
primo luogo inumana perché è una violenza atroce, ma è anche poca consona allo scopo di scoprire
la verità dato che sotto tortura anche gli innocenti si dichiarano colpevoli, quindi è uno strumento
non valido. Anche la pena di morte è inefficace in questi casi, per gli stati la pena di morte funziona
da deterrente così il possibile delinquente ci pensa due volte prima di fare un reato, ma i dati
mostrano una realtà contraria; non funziona come deterrente. Beccaria dà anche una motivazione
filosofica al no alla pena di morte abbracciandosi alle teorie contrattualiste di Hobbs, Lock e
Rousseau: una dottrina secondo cui lo stato si è fondato su un accordo tra gli uomini, lo stato ha un
contratto firmato tra tutti i cittadini; i cittadini hanno rinunciato ai loro diritti dandoli allo stato per
guadagnare e vivere insieme, all’interno dello stato il cittadino non si fa più giustizia da solo, ma si
affida allo stato. Beccaria conferma questa teoria, ma il diritto alla vita è un diritto a cui i cittadini
non rinunciando mai, i cittadini non hanno dato il diritto alla vita allo stato, hanno limitato la loro
libertà nel caso facessero dei crimini, ma il diritto alla vita non è stato consegnato nelle mani dello
stato e quindi quest’ultimo non può amministrare la pena di morte.

Lez.101 Dispotismo illuminato in Europa e in Italia


Presenti e assenti
Dispotismo illuminato/assolutismo illuminato significa che nel 700’ alcuni sovrani iniziarono a varare
delle riforme non più per rafforzare il potere nelle loro mani, il potere è già nelle loro mani perché
sono despoti, ma l’obiettivo è quello di migliorare la vita civile, sociale, economica e giuridica del
proprio paese perché sono influenzati dai filosofi, sono in contatto con essi oppure leggono le loro
opere/saggi. I sovrani vogliono migliorare le dinamiche dei propri paesi. Due paesi però rimangono
esclusi da queste riforme; il Regno Unito non ne ha bisogno perché le riforme le ha già avute nel
600’ con la Gloriosa Rivoluzione dato che lo stato ha una monarchia parlamentare e ha svecchiato
alcuni vecchi vincoli; altra assente è la Francia anche se quest’ultima è messa molto male, nel 600’
era il paese egemone dell’Europa continentale data la sua potenza militare; Luigi XIV consegna uno
stato in vetta rispetto agli altri stati europei, ma dal punto di vista economico e istituzionale è
arretrata. Luigi XIV aveva fatto mosse astute dal punto di vista politico costruendo la Reggia di
Versailles ed esautorando i nobili, ma i suoi eredi non seppero sfruttare le sue mosse; infatti, Luigi
XV e Luigi XVI non saranno in grado di portare avanti queste riforme; questo spiega in parte perché
nel 1789 scoppierà una grandiosa rivoluzione. Il problema è di debolezza dei sovrani ed è
paradossale perché i principali filosofi illuministi sono francesi.
Uno stato più razionale
In primo luogo, il primo obiettivo di questi sovrani è quello di razionalizzare lo stato seguendo le
teorie dei filosofi illuministi, la ragione andava portata anche all’interno delle amministrazioni
statali, fino ad allora caotiche perché le legislazioni statali presentavano leggi di epoche diverse che
si sovrapponevano, era anche difficile pe i legislatori capire cosa fosse legale o no. Lo stesso esercizio
degli uffici per lo stato era caotico, l’aspetto più rilevante riguardava il fisco, la riscossione delle tasse
era molto difficile; c’erano problemi perché alcuni non pagavano le tasse come i nobili e il clero,
soprattutto il clero che pur essendo pochi possedevano numerose terre di abbazie e monasteri,
stessa cosa anche i nobili. A pagare le tasse erano solo i borghesi più umili portando sulle spalle il
peso della gravità fiscale del paese. Le proprietà non erano ben registrate, quindi anche la
riscossione delle tasse era un fenomeno molto alla buona e quindi le tasse pagate erano forfettarie.
Per razionalizzare il fisco bisogna affidarsi a persone che sappiano gestire i conti da quest’epoca in
poi per capire che tipo di terre sono; queste persone preparate vanno ricercate nella classe sociale
borghese, una classe che è andata crescendo ed è molto preparata perché ha iniziato a frequentare
l’università e a conoscere l’economia, l’agraria. Essi vogliono fare pagare le tasse anche ai nobili.
L’alleanza tra sovrano e classe borghese si rafforza in modo tale da dare una risistemata allo stato.
Contro la Chiesa
Un secondo obiettivo dei despoti illuminati è quello di attaccare la chiesa cattolica e limitarne le
ricchezze in qualche modo, nell’illuminismo c’è una certa avversione per la chiesa cattolica; Voltaire
stesso è deista come altri illuministi. Questi filosofi ritengono che la chiesa cattolica tenga
immobilizzata la cultura della popolazione, blocca la libertà, per questa corrente la chiesa cattolica
è simbolo di oscurantismo perché oscura il lume della ragione. I despoti illuminati si rendono conto
che limitare la potenza della chiesa possa trarre a loro vantaggio perché la chiesa cattolica
possedeva tante terre, in particolare gli ordini monastici, bisognava costringerli a vendere queste
terre dato che erano improduttive ed esenti da tasse, ciò gravava l’economia, “chi non coltiva la
terra non merita di avere la terra” secondo la filosofia di John Lock di fine 600’.
In molti stati scatta una lotta contro la chiesa cattolica:
 si chiudono i monasteri degli ordini contemplativi, di monaci e suore che si dedicano alla
preghiera senza fare attività nella società; in vari paesi scattano delle ordinanze che
chiudono gli ordini dediti alla preghiera e le loro terre vengono incamerate dallo stato per
venderle all’asta alla borghesia, che inizia a coltivarle
 si vara il giurisdizionalismo per limitare i privilegi della chiesa cattolica dato che gli uomini di
chiesa non potevano essere processati da tribunali civili, ma ecclesiastici e tra i tanti aspetti
esisteva il principio della cosiddetta manomorta (espressione medievale longobarda “come
la mano del morto è rigido così la mano del nobile e dell’ecclesiastico è rigida” dato che
queste terre non potevano essere vendute, alienate e divise), bisogna abolire leggi medievali
sulle terre per venderle
 in vari paesi si tenta di intervenire anche sulla scuola perché fino a quel momento la scuola
era sempre di carattere ecclesiastico, la chiesa controllava l’istruzione e aveva influenza. Le
famiglie ricche venivano giudicate dai gesuiti e quindi l’istruzione era controllata dalla chiesa
e questo faceva sì che la chiesa influenzasse le menti delle classi dirigenti future; gli stati
vogliono creare un’istruzione laica in modo tale che gli studenti si formino per il bene dello
stato
 i vari paesi attaccano i gesuiti perché da un lato avevano scuole e dall’altro accumulano
moltissimo potere nel corso del 600’ e del 700’ dato che erano specializzati nel fare da padre
confessori tra i ricchi e i sovrani perché danno facile perdono. I sovrani così prendevano a
corte con loro i gesuiti perché erano dotti e malleabili nella confessione, essi sapevano i
segreti di tutta Europa e l’ordine aveva cominciato ad essere potente entrando in questioni
politiche. Ad un certo punto i gesuiti vengono cacciati dai paesi europei perché troppo
potenti, si vara una legge che espella quest’ordine dal proprio paese e il papa è costretto a
sciogliere l’ordine.
I simboli delle riforme
La chiesa è accusata dagli illuministi di essere oscurantista e quindi i vari sovrani iniziarono a
chiudere i tribunali dell’Inquisizione, nel 700’ i sovrani si rendono conto che sono cose da fanatici e
viene abolita la censura tranne nello Stato della Chiesa dove rimane l’Indice dei libri proibiti. Tutti
questi tentativi simbolici di limitare i vecchi metodi medievali trovano come simbolo massimo il
catasto, in molti paesi d’Europa si tenta di varare il catasto (un insieme di documenti in cui sono
registrati tutti i terreni e le proprietà dei comuni in cui ci sono le misure), fino a quel momento non
esisteva nulla di simile e quindi si possono riscuotere le tasse in modo tale da migliorare le casse
dello stato.
Le riforme di Federico II
Federico II, sovrano di Prussia, detto anche Federico il Grande dai tedeschi, fu l’archetipo dei sovrani
illuminati; fu uno stratega dal punto di vista militare, ma fu anche un re di grande cultura perché
egli stesso fu uno scrittore illuminista, un musicista e fu un grande amico tra alti e bassi di Voltaire,
lo invitò a vivere con lui nella sua Reggia vicino Berlino.
Egli varò due riforme importanti:
 l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita, una scuola laica pagata dallo stato per i
sudditi della Prussia, all’epoca non esisteva nulla di simile al mondo. La Prussia infatti avrà
scarso analfabetismo
 un Codice civile unico, le leggi fino a quel momento erano caotiche, ma Federico II decide di
varare un progetto di leggi in un unico libro chiamato codice civile unico togliendo le
ambiguità, le cose contradditorie in modo tale che in un codice unico consultabile ci sia la
chiarezza del diritto.
Fu un sovrano molto tollerante accogliendo gli ugonotti degli altri paesi; inglobò gli junker
nell’esercito, nobili di origine medievale che vengono tolti dalle campagne per metterli al servizio
dell’esercito.
La vita di Federico II
Federico II fu anche degli uomini più contradditori perché non ci si aspetta che si può essere sia
guerriero che filosofo, ma egli fu entrambe le cose insieme a suo malgrado perché la sua vita non fu
affatto felice perché fin da bambino era interessato molto alla cultura mentre suo padre Federico
Guglielmo I odiava tutto ciò che era cultura; infatti, per quest’ultimo il figlio doveva solo imparare
l’arte della guerra; solo con l’aiuto della sorella riuscì a studiare di nascosto nascondendo i libri. A
un certo momento completamente insofferente per questo padre così duro, Federico II intorno ai
20 anni tentò di tentare la fuga in Inghilterra dai cugini Hannover; organizza la sua fuga insieme al
suo migliore amico, vengono beccati al confine e Federico Guglielmo condanna a morte l’amico del
figlio e costringe il figlio a guardare mentre viene ucciso il suo amico.
Le riforme in Austria
Anche in Austria si tentò di fare qualcosa di simile alla Prussia di
Federico II, dove Maria Teresa d’Austria e suo figlio Giuseppe II, che
governò insieme alla madre nel suo periodo di anzianità. Giuseppe II
fa chiudere molti ordini contemplativi e incamera i beni comuni;
introduce il matrimonio laico e si fa influenzare da riforme
giurisdizionaliste e lo fa perché è riuscito a formare una buona classe
di borghesi burocratici. L’Austria dal punto di vista del vivere civile aprì la porta alle minoranze
religiose, persino agli ebrei, che iniziano ad essere quasi equiparati ai cattolici con delle leggi. Si
scrive un nuovo Codice penale che riforma molto delle pene sotto l’influenza di Cesare Beccaria, il
progetto di Giuseppe per questo nuovo codice penale è riservato alla razionalità con leggi chiare;
viene abolita la tortura perché fino a quel momento in Austria si potevano torturare i criminali e
viene ridotta la casistica della pena di morte; inoltre, c’è una nuova libertà di stampa che lascia la
possibilità a Vienna e all’Austria di scrivere in maniera più libera; viene abolita la servitù in modo
tale da permettere il movimento delle persone e far fruttare la terra.
Caterina II in Russia
Maria Teresa e Giuseppe II fecero fatica a varare queste riforme perché
l’Austria ancora non era pronta a questa ondata di riforme; una cosa simile
avvenne in Russia con la zarina Caterina II. Caterina II promette riforme,
cambiamenti, però le riforme che fece furono minori rispetto a quanto ci si
aspettasse, va ricordato che la Russia era più arretrata dell’Austria. Riformò
l’amministrazione provinciale; requisì una serie di terre e beni della chiesa
ortodossa; abolì importanti vincoli che frenavano la libertà dei commerci ed effettivamente un po'
di ripresa economica si iniziava a vedere.
Le riforme a Milano
Milano rientrava nell’impero austriaco e divenne in un certo senso il laboratorio di Giuseppe II e
Maria Teresa, la città era il capoluogo dell’illuminismo italiano. Milano divenne la prima città ad
avere un catasto vero e proprio, anche la sua stesura portò via decenni, ma quando ci fu divenne da
esempio per tutta Europa; altre città italiane tentarono queste riforme come Venezia e lo Stato della
Chiesa ma con esiti negativi perché in queste aree gli esiti erano solo descrittivi; inoltre, gli stati non
mandarono funzionari a controllare le terre e i beni, ma chiedevano ai proprietari che ovviamente
davano false descrizioni.
A Milano gli austriaci diedero avvio ad assemblee locali per una partecipazione politica delle realtà
locali e inoltre venne imposto il divieto di dare terre alla chiesa in caso della morte di un proprietario
terriero senza eredi, così non si fanno accrescere; vengono tolti dei vincoli alla circolazione dei
cereali e si tentò infine di togliere ai privati il diritto di riscuotere le tasse indiritte, le gabelle venivano
riscosse dai privati che avevano una sorta di appalto per conto dello stato tenendo una parte di
queste imposte e lucrando sopra, si toglie questo aspetto in modo tale che controlli lo stato.
Il resto d'Italia
Il Piemonte vara riforme per rafforzare il potere del sovrano, ad esempio, abolisce alcuni privilegi
nobiliari e feudali.
Nello Stato della Chiesa vi è il tentativo poco riuscito del catasto.
A Napoli vi è una forte corrente illuminista, la città si trova sotto Carlo VII Borbone abbastanza
aperto a discutere su riforme illuministe e affida il governo a Tanucci, che vara alcuni progetti
importanti di riforma come il catasto; egli vuole abolire i diritti feudali, ma non riesce a portarsi a
casa nulla Tanucci perché i nobili meridionali fanno da muro e così Carlo VII deve arrendersi.
Pietro Leopoldo
In Toscana nel 1765 diventa Granduca Pietro Leopoldo, fratello minore di
Giuseppe d’Austria, l’imperatore d’Austria; arrivando in Toscana vara riforme
importantissime attaccando la chiesa cattolica abolendo la manomorta, chiede
alla chiesa di pagare le tasse sulle terre, chiude molti ordini contemplativi,
incamera le terre e le vende alla borghesia in modo da farle fruttarle. Si appoggia
al vescovo di Pistoia Scipione de’ Ricci per una riforma che staccasse la chiesa
toscana da quella romana in modo tale da governare insieme; questo Scipione
de’ Ricci era vicino alle idee dei giansenisti, un gruppo che voleva maggiore
disciplina della chiesa cattolica. Questo progetto fallisce per la scontentezza degli
altri vescovi e deve ritiralo. Leopoldo dal punto di vista giuridico emana un Codice
penale nel 1786 che abolisce la tortura e la pena di morte, per la prima volta nel mondo europeo;
abolisce tutti i dazi istituendo il libero mercato con l’idea di dare grande impulso all’economia;
bonifica la Maremma; abolisce tutte le corporazioni perché imponevano dei limiti troppo stringenti.
Dal punto di vista economico riuscì a decentrare il potere rafforzando la borghesia e limitando il
potere dei nobili. Egli tentò il progetto delle allivellazioni, cioè le terre requisite messe all’asta per
essere vendute devono essere indirizzate alle classi più umili, ma le terre messe all’asta vengono
comprate solo dai grandi proprietari terrieri e quindi il progetto fallisce; inoltre, il contratto della
mezzadria rimarrà. Negli ultimi del suo granducato Pietro Leopoldo studia una riforma per limitare
il proprio potere.
Limitare l'assolutismo?
In Toscana la situazione era pacifica e, nonostante ciò, Pietro Leopoldo vara una riforma che limita
il suo potere collaborando con un’assemblea; egli voleva che il suo potere non fosse voluto da Dio,
ma dal popolo secondo la dottrina contrattualistica. Un progetto così ardito venne frenato da Pietro
Leopoldo perché il sovrano d’Austria Giuseppe, il fratello, lo invitò a non correre troppo. Alla morte
di Giuseppe d’Austria, Pietro Leopoldo lo sostituì al trono di Vienna.

Lez.102 La crisi dell’Impero Ottomano


La battaglia di Vienna
La Battaglia di Lepanto vede contrapporsi la flotta cristiana da un lato e dall’altra la flotta ottomana,
una battaglia dal contenuto simbolico forte perché fino a quel momento la flotta ottomana era
sempre stata forte come il suo esercito che nel 500’ riuscì ad arrivare a Vienna senza prenderla
definitivamente. Questa battaglia è importante politicamente, ma non segna un cambiamento
epocale negli equilibri del tempo perché il mediterraneo rimane in mano ottomana; la situazione
cambia a fine 600’ quando gli ottomani subiscono una grande sconfitta in cui l’impero non riuscirà
più a riprendersi. Questa battaglia è la Battaglia di Vienna del 1693 quando gli ottomani tentano di
affacciarsi nuovamente verso Vienna, ma vengono sconfitti in modo bruciante perché l’esercito
ottomano si presente numericamente superiore a quello austro-polacco, ma quest’ultimo più
moderno riesce ad ottenere una vittoria. Nel corso del 600’ i paesi dell’Europa occidentale
migliorano le riforme e l’apparato burocratico e militare mentre nell’impero ottomano non accade
lo stesso; erano stati una potenza fortemente innovatrice nel 500’, ma adesso questo meccanismo
di progresso degli apparati statali si era fermato e da ciò partirà un lento declino con un
arretramento geografico e questo impero non riesce a reggere all’urto di queste nuove potenze
europee.
Un impero in crisi
L’impero ottomano partiva dal
nord Africa comprendeva il
medio-oriente, l’Anatolia, la
Crimea, il territorio a nord sul
mar Nero e la Grecia; questo
impero di grandi dimensioni
era difficile da controllare
anche perché il potere centrale
non risulta essere molo abile a
fine 600’, il capo sultano che si
trova a Istanbul non riesce a
gestire il suo potere non
esercitando potere diretto,
che viene gestito dal Gran
Visir, un primo ministro.
Questo Visir era stato scelto
tramite un processo
meritocratico, dei cristiani sui
Balcani promettenti venivano scelti da bambini, educati per diventare soldati preparati e finivano
per formare i giannizzeri, e a loro volta i giannizzeri potevano essere scelti per fare carriera politica
ambendo a gradi alti fino a quello del Gran Visir. Con l’andare dei secoli il Gran Visir veniva scelto
tra quelli che riuscivano a muoversi meglio tra le simpatie del palazzo, così non si portava al potere
la persona più educata e si indeboliva l’impero. Tra fine 600’ e inizio 700’ si iniziano a staccare dei
pezzi come nel nord Africa, che si formano regni autonomi ancora appartenenti ancora all’impero
ottomano, ma il potere viene gestito da dinastie locali. L’impero ottomano rimaneva forte per
l’integrazione e i commerci.
Minoranze e commerci
L’Impero ottomano era buon esempio per l’integrazione religiosa perché vivevano al suo interno
comunità di cristiani, di ebrei e si poteva convivere in maniera pacifica; queste comunità religiose si
radunavano nelle cosiddette millet, riconosciute legalmente i cui capi avevano potere raccogliendo
tasse all’interno delle comunità e poi passate a Istanbul. Gli ebrei trovarono maggiore ospitalità
nell’impero ottomano che altrove dato che nei regni cristiani erano costretti a scappare; a Salonicco
vi era una grande comunità ebraica che rimarrà tale fino alla Prima guerra mondiale, questa
comunità ebraica è talmente forte perché fatta di mercanti.
Nel 600’ i traffici più importanti cambiano di spazio, luogo e influenza perché fino al 500’ il
mediterraneo è il baricentro di tutto, poi nel 600’ cambia tutto, ma c’è anche da dire che nel
mediterraneo orientale la decadenza è più lenta; infatti, qui si continuano a fare buoni affari nei
commerci di cotone, seta, caffè; basti pensare che tramite il medio-oriente si commerciava con le
Indie. Venezia era stata la grande rivale dell’impero ottomano ad oriente e questa lotta continua
anche nel 600’ dopo la Battaglia di Lepanto con alterne vicende, nel 1689 gli ottomani si prendono
anche Creta oltre a Cipro, due isole importanti; i veneziani riescono a prendersi il Peloponneso nel
1687 e terranno il Peloponneso per una quarantina di anni.
Innovazioni e vicini
Nel corso del 700’ il fatto che l’impero ottomano fosse rimasto indietro si cominciava a percepire e
così furono varate riforme di tipo culturale come la stampa, che qui arrivò solo a inizio 700’
importando e stampando trattati occidentali di stampo militare, cercò di riformare
l’amministrazione e l’esercito portando degli europei che potessero guidarli in questa innovazione;
ma vi erano oppositori di questi tentativi di riforma come i giannizzeri, che avevano grandi privilegi
e non volevano far ledere il potere del Gran Visir e il loro; l’altra forma è quella degli Ulema, dei
teologi islamici, depositari della giusta interpretazione del Corano, che non volevano riprendere
forme dell’Occidente di influsso troppo laico e razionalista.
Il rafforzamento della potenza russa tenta di sfondare a sud rubando la Crimea e la costa del mar
Nero all’impero ottomano e ci riesce facendolo arretrare durante numerose battaglie, ad est vi
l’impero persiano in mano alla dinastia Safawide, che si sta sempre più allargando e qui si sta
imponendo l’Islam di stampo sciita anche se non minaccia direttamente l’impero ottomano.

Lez.103 La Cina nell’età moderna


Dai Song ai Ming
La Cina in epoca moderna era un impero gigantesco con
caratteristiche molto particolari con cui gli europei iniziarono
a confrontarsi. Durante il medioevo la Cina si era unificata
sotto l’impero della dinastia Song, che aveva suddiviso il
paese in circoscrizioni ben organizzate e aveva un sistema
burocratico basato sulla meritocrazia in modo tale da
reclutare le persone più capaci, tutto il sistema si basava sul
confucianesimo, una religione più filosofica che aveva una
chiara visione dell’uomo all’interno della società, ciò serviva
a mantenere in piedi lo stato. Dopo la dinastia Song, la Cina
era stata conquistata dai mongoli, ma nel 1368 risorge
l’impero cinese con la dinastia dei Ming che regnò dal 1368
al 1644, per tre secoli e riuscì in questi secoli a unificare il
paese cambiandolo in parte, ma mantenendo in vita alcune
tradizioni.
I mandarini e i gesuiti
I Ming mantennero una strutturale statale gerarchizzata e burocratica, i burocrati avevano una
struttura forte e in occidente vennero conosciuti come mandarini, parola derivante dal sanscrito
antico, che significava consiglieri; sostenevano due prove d’esame, una nelle province dalle quali
partivano e un altro nel luogo dove venivano mandati. Mentre nel medioevo venivano mandati
lontani dalle loro province d’origine, in questa epoca sono raccomandati dalle famiglie più in vista
creando una sorta di clientelismo, si creano degli uomini capaci, ma reclutati per raccomandazione
e difendono gli interessi solo delle classi elevate a cui si sentono legati per la fiducia; la classe dei
mercanti sarà penalizzata perché gli uomini che finiranno per fare i mandarini erano legati ai
proprietari terrieri. Durante la dinastia dei Ming arrivano i gesuiti che iniziano ad andare in missione
in questo periodo, tra questi missionari vi è Matteo Ricci, che vivrà in Cina per molto tempo facendo
da ponte tra cultura cinese ed europea. Molti gesuiti si spostarono verso la Cina perché era loro
concesso, già nell’epoca dei mongoli c’erano missionari cattolici che si dirigevano verso oriente e
quando si affacciano anche i gesuiti la dinastia dei Ming si rivela tollerante, li fa predicare senza
troppi problemi e tentano di convertire i cinesi alla chiesa cattolica.
Le cose cambiarono in particolare dopo il crollo della dinastia dei Ming e nel 1644 salì al potere la
dinastia dei Quing che rimarrà al potere fino al 1912; questa dinastia non era propriamente cinese,
proveniva dalla Manciuria, una regione a nord della Cina, essa era una dinastia straniera, ma ebbe
l’accortezza di non stravolgere l’apparato statale cinese mantenendo in piedi la burocrazia. Il più
importante esponente fu l’imperatore Kangxi che governò dal 1662 al 1722, il quale promosse un
grande rilancio economico e dovette affrontare la questione dei cattolici; questi gesuiti portavano
ampia cultura europea in Cina.
Sinizzazione del cattolicesimo
Questi missionari gesuiti erano scesi a compromessi con la cultura cinese perché per riuscire ad
essere efficaci e a convertire la popolazione locale che non sapeva nulla della teologia cristiana
riuscirono ad accettare una parziale mescolanza della religione cattolica con quella locale, i
convertiti cinesi continuavano a festeggiare feste tipiche della tradizione e continuavano altri culti
tipici del cattolicesimo; i sacerdoti a volte si vestivano da cinesi senza usare toniche e paramenti
della chiesa cattolica. Questo processo venne chiamato sinizzazione. Questi missionari gesuiti
trovarono ostacoli a Roma, l’imperatore Kangxi li accettò senza problema, ma a Roma francescani e
domenicani non accettarono questa sinizzazione perché per loro i gesuiti stavano screditando il
credo cattolico, dopo qualche tempo discussione arrivò una condanna piuttosto netta ai gesuiti e
l’imperatore vide ciò come un’ingerenza della curia romana nella politica interna cinese, così
l’imperatore decise di ritirare ad ogni prete cattolico la predicazione.
Popolazione ed economia
Nel 700’ la Cina vide un grande sviluppo sotto la dinastia Quing perché
vennero migliorate le tecniche di irrigazione, si selezionarono le colture di
riso migliore, i campi si potevano coltivare di più; inoltre, si migliorò la
lavorazione della seta e della manifattura in generale, specialmente la
ceramica. Il primo e più vistoso effetto di questo miglioramento economico
fu l’aumento demografico perché nel 1794 si arrivò a contare 313milioni
di abitanti in Cina. Tra il 600’ e il 700’ la Cina si apre ancora di più verso
l’esterno perché nel 700’ vi è un boom economico in modo particolare per
le esportazioni perché non ha bisogno di importare nulla producendo già di per sé; nell’esportazione
si aprono i commerci con i popoli europei, la prima dogana marittima viene aperta nel 1685, ma
l’autorizzazione da parte dello stato alle corporazioni mercantili di commerciare con gli europei
arriva solo nel 1760, quindi un secolo dopo. Con gli europei perché hanno bisogno di merci cinesi
come la seta, la carta, la porcellana, il tè, che diventa di moda in occidente, però gli europei non
scambiano con i cinesi perché questi non vogliono compare nulla; 1/3 dell’argento estratto in
America finisce in Cina perché gli europei lo utilizzano per comprare.

Lez.104 Il Giappone nell’età moderna


I signori feudali
La situazione giapponese nel medioevo visse a stretto
con la Cina, la cultura cinese influenzò il pensiero
giapponese e inoltre il Giappone subì tentativi di
invasione da parte di mongoli, che non andarono a
buon fine per le condizioni meteorologiche, ciò aveva
fatto chiudere il Giappone. Il paese si presenta come
realtà frammentata, l’imperatore giapponese si
impegnerà sempre di questioni sacre mentre il
potere politico viene amministrato dagli Shogun,
condottieri militari che hanno carica ereditaria e
governano il paese per conto dell’imperatore
stabilendosi come dittatore militare. Dal 200’ il
Giappone è diviso da potentati locali governati da un nobile chiamato dai giapponesi Daymo, un
signore feudale che gestiva tutti i poteri in maniera assoluta all’interno della provincia avvalendosi
di un grippo a lui fedele, i cosiddetti samurai. I samurai vengono figurati come dei combattenti,
nobili nell’animo e con un codice d’onore da rispettare; inizialmente i samurai venivano assunti
come mercenari per fare guerre conto dei Daymo, ma piano piano diventano vassalli di questo
signore, sono vincolati dall’onore e della fedeltà che al signore devono prestare; spesso i samurai
vanno a vivere all’interno dei castelli di questi signori feudali. Essi sono influenzati anche dal
buddismo, nato in India, trasmesso in Cina e poi arrivato in Giappone nella corrente zen.
Il signore si avvale di questi soldati perché il Giappone è segnato da faide tra i vari signori feudali,
che peggiorano nel 500’ con l’introduzione delle armi da fuoco.
Pacificazione dei Tokugawa
A fine 500’ si interruppero queste faide con l’ascesa al poter di nuovi leader politici, la prima figura
di riferimento fu quella Toyotomi Hideyoshi, un signore feudale particolarmente forte che aveva
avuto origine come un samurai contadino e riesce ad assoggettare vari signori feudali imponendosi
come nuovo leader; poco dopo questo clan viene scalzato dai Tokugawa il quale leader nel 600’
riesce ad assumere la carica di shogun; gli eredi di questo primo signore resteranno al potere fino al
1868 quando l’imperatore assumerà anche il potere effettivo. I Tokugawa governano il Giappone
anche in maniera accentrata, il leader crea un sistema valido ed accentrato per governare il paese
migliorando il sistema dell’esazione delle tasse tramite il catasto. Questo shogun inizia ad esercitare
controllo sui damyo imponendo a questi signori feudali di risiedere nella capitale per diversi mesi
all’anno allontanandoli in questi modi dalla provincia dove esercitavano potere e in questo modo
indeboliscono i loro poteri.
L'etica e la chiusura
Questo spostamento dei signori feudali fu possibile grazie all’etica molto radicata della mentalità
giapponese legata allo stato e al confucianesimo, non propriamente una religione, ma un’etica laica
che lega il cittadino in vincoli verso gli antenati e verso lo stato; l’uomo occupa determinate posizioni
e si sente legato a queste posizioni; ciò spinge i signori feudali a sentirsi legati allo shogun. Proprio
in questa fase di accentramento del potere dei Tokugawa si diffonde una forte etica del lavoro che
inizia a dare i suoi frutti a fine 500’-inizio 600’; il cambiamento dei Tokugawa è legato anche da
precisi aiuti da parte dell’etica. I samurai vedono ridimensionati il loro ruolo quando i Damyo si
trasferiscono nella capitale e i samurai vengono convertiti in funzionari oppure vengono declassati
diventando artigiani, contadini o dandosi al banditismo. La strategia Tokugawa fa chiudere il
Giappone agli influssi esterni, dal 600’ all’800’ rimane fermo dal punto di vista delle influenze
culturali tranne dalla Cina e dall’Olanda.
La Cina e l'Olanda
La Cina dai giapponesi viene vista come il luogo da cui il Giappone è nato; per l’Olanda è l’unico
paese europeo per il quale i giapponesi fanno un piccolo strappo alla regola, ma l’unica concessione
che viene fatta è a piccole navi olandesi nel porto di Nagasaki dove gli olandesi possono scambiare
pochi prodotti. I missionari cristiani vengono cacciati rapidamente dai Tokugawa perché vedono in
loro un inquinamento culturale europeo, che vogliono mettere sugli affari giapponesi.
L'aumento demografico
tra fine 600’-inizio 700’ si ingrandirono molto le città e nacquero le prime metropoli come Osaka,
Nagasaki e la capitale di Edo (attuale Tokyo), che venne ingrandita, edificata e si costruirono
residenze per i Damyo. Ad Osaka si vende riso in più, questa abbondanza di riso è dovuta a un
miglioramento delle tecniche di ispirazione cinese. Tutto questo miglioramento nel settore primario
fa si che ci sia un aumento demografico; viene a svilupparsi un ramo dell’artigianato tessile che si
produce all’interno delle mura domestiche delle case di campagna.

Lez.105 Colonialismo e schiavismo tra ‘600 e ‘700


Spagna e Portogallo
Nel 500’ il colonialismo si era evoluto per opera degli spagnoli e poi dai portoghesi, per tutto il 500’
le uniche due potenze coloniali furono Spagna e Portogallo, che si erano accordate quasi subito su
come spartirsi le due zone due influenze firmando il Trattato di Tordesillas tracciando una linea
immaginaria, un meridiano chiamato la Raya dove le terre ad est potevano essere occupate dai
portoghesi e le terre di ovest dagli spagnoli (centro-America, le Antille, il sud America e si erano
spinti in Cile e attuale Perù, nel nord America nella propaggine dell’attuale Florida e sulla parte più
occidentale degli attuali Stati Uniti; i portoghesi invece avevano occupato il Brasile e avevano creato
degli avamposti importanti sulle coste dell’Africa perché pensavano di arrivare alle Indie
circumnavigando l’Africa, avevano fatto dei porti sui quali fare scalo, in India conquisteranno Goa e
in Cina Macao, restituita alla Cina solo venti anni fa con uno statuto speciale; riuscirono ad arrivare
fino al Giappone mentre gli spagnoli tra 500’ e 600’ arrivarono a colonizzare le Filippine spostandosi
molto ad ovest).
Pirateria e contrabbando
Spagna e Portogallo tra metà 500’-600’ furono in grande ascesa, poi però le cose iniziarono a
cambiare con la Guerra dei trent’anni, che mostra che la Spagna non è più in grado di rimanere
potenza egemone cedendo il passo alla Francia e ad altri paesi che stanno emergendo, inoltre arriva
la crisi economica che arriva in misura minore nei paesi del nord Europa; Olanda, Inghilterra e
Francia arriveranno a rubare i commerci spagnoli e portoghesi nel mondo. Spagna e Portogallo
avevano imposto un monopolio dei commerci con le colonie che dovevano commerciare solo con
la madrepatria, ciò arrivò a danneggiare le colonie tanto che si diffuse il contrabbando da parte di
navi francesi, inglesi e olandesi che vendono merci alle colonie che costano meno e che le
madrepatrie non hanno; in più le navi olandesi e inglesi fanno pirateria alle navi spagnole e
portoghesi cariche di oro e di argento estratto in America. Questi pirati sono a volte sostenuti dai
loro stati in modo tale da danneggiare Spagna e Portogallo, concorrenti economici; questi pirati
chiamati filibustieri sono al servizio degli inglesi, olandesi e francesi e fanno razzia appena possono
mostrando un cambio di prospettiva poiché i padroni di queste zone non saranno più Portogallo e
Spagna.
Indonesia e India
In Asia, Francia, Inghilterra e Olanda vanno a cercare nuovi traffici in queste zone; la prima a partire
è l’Olanda, gli olandesi puntano sulle zone delle Indie orientali, specialmente sull’arcipelago
dell’attuale Indonesia togliendo avamposti ai portoghesi e pongono la capitale a Giacarta iniziando
a commerciare con le popolazioni locali indonesiane e portando in Europa spezie come noce
moscata, chiodi di garofano, che gli olandesi sono gli unici a portare in Europa; i veneziani ormai
vengono abbastanza tirati fuori.
Gli inglesi con la East Indian Company puntano sulla costa orientale dell’India dove riescono a porre
basi importanti e poi si spostano dopo qualche anno sulla costa occidentale dell’India raggiungendo
Bombay, gli inglesi dall’India porteranno tessuti, broccati, sete, mettendo in difficoltà i produttori
europei dato che questi tessuti in India costano meno e sono di migliore qualità.
La Guerra dei 7 anni
I francesi a fine 600’-inizio 700’ iniziarono ad occupare un porto sulla costa indiana orientale e il
Bengala, parte più settentrionale dell’India, attuale Bengala, commerciando con il popolo. Questa
situazione non può durare a lungo e Francia e Inghilterra inizieranno a scontrarsi, in Asia nella guerra
dell’India fondamentale fu la guerra dei sette anni combattuta tra 1756-1763 dove gli inglesi ebbero
la meglio sui francesi; in India perdono vari avamposti i francesi e gli inglesi conquisteranno gli altri
territori, che sono possedimenti della Compagnia inglese, ma non della Corona inglesi.
Europei nelle Antille
Gli olandesi si espansero per primi in nord America fondando la Nuova Amsterdam e sulle coste
dell’attuale Venezuela e Guiana, qui si stabiliranno conquistando anche isole a ridosso delle coste e
qui impiantarono delle piantagioni di canne da zucchero; gli inglesi inizialmente puntarono sulle
isole Caraibiche del centro America, la Giamaica e anche le Bahamas, altre isole più piccole; i francesi
occuparono Martinica e Guadalupa e una parte dell’isola di Santo Domingo, l’altra parte di Cuba era
controllata dagli spagnoli.
Nord-America e Canada
Il nord America inizierà a diventare molto interessante da qui in poi perché sulla costa orientale
degli Stati Uniti si erano insediati prima gli olandesi e poi nel 600’ arrivarono i padri pellegrini,
dissidenti religiosi dato che il 600’ in Inghilterra è teatro di grandi scontri religiosi; questi dissidenti
correvano ai ripari fuggendo dal paese e in America hanno modo di espandersi commerciando con
le colonie locali. Nel 700’ la madrepatria inglese manda dei governatori e funzionari britannici nei
territori colonizzati in modo tale da tenerli sotto controllo. Sempre nel nord America, nell’attuale
Canada, i francesi si espandono fondando la città di Montreal commerciando con le tribù indiane e
portando in Europa prodotti richiesti; fondarono anche la Louisiana in onore di Luigi XIV e New
Orleans. Gli avamposti francesi erano meno abitati di quelli inglesi.
La cacciata dei francesi
Gli ugonotti non potevano recarsi in America mentre per gli inglesi le colonie erano una valvola di
sfogo per chi non poteva stare in patria, per i francesi la situazione cambia; quando si arriva allo
scontro tra coloni inglesi e francesi, i francesi hanno la peggio con la guerra di successione spagnola
che si concluse nel 1713 con la pace di Utrecht con cui la Francia cede all’Inghilterra l’isola di
Terranova e la nuova Scozia mantenendo però il Canada; con la guerra dei 7 anni la Francia perde
tutto e il Canada e la Louisiana passano agli inglesi; la Louisiana vene spartita tra inglesi e spagnoli:
est Mississippi inglese, ovest Mississippi ceduta alla Spagna in cambio della Florida, che era voluta
dagli inglesi. L’Inghilterra controlla tutta la costa orientale degli Stati Uniti fino al Canada.
Il sistema delle piantagioni
La situazione nel 600’ si va evolvendo in maniera piuttosto drammatica per lo schiavismo; quando
spagnoli e portoghesi occuparono queste terre le iniziarono a sfruttare per la ricerca di oro e di
argento, tanti conquistadores si erano spinti verso le Americhe in cerca di fortuna. Già nei primi
decenni del 500’ era cominciato a partire un flusso di oro e ‘argento verso la Spagna e poi l’Europa,
ma a fine 500’ queste miniere si venne ad impoverire e così si implementa il modello della
piantagione, un grandissimo territorio coltivato a monocoltura per diversi km. Dato che l’America è
solo da sfruttare si può coltivare solo che è più redditizio per gli europei, spesso questa coltivazione
è adatta al clima che c’è lì e poi queste piantagioni sono caratterizzate dal fatto di avere bisogno di
un grande quantitativo di manodopera a costi bassi. Gli europei, pertanto, non portano in America
contadini europei per evitare che chiedessero più soldi o comprassero le terre, i coloni preferiscono
importare manodopera a bassissimo costo, inizia così il commercio triangolare con il commercio di
schiavi africani portati dall’Africa dagli europei istituendo il commercio triangolare; gli indios ormai
sono pochissimi e non sono adatti al lavoro dei campi rispetto ai neri africani.
Cosa si coltivava
Si coltiva canna da zucchero, imposta per primo dai portoghesi in Brasile, poi cacao, tabacco, caffè
e cotone; tutti i prodotti non sono destinati ai coloni locali, ma devono andare in Europa perché lì
c’è il mercato. I portoghesi usano manodopera a bassissimo costo.
Il commercio triangolare
I portoghesi partivano dal Portogallo e dato che avevano avamposti in Africa scendevano a sud,
arrivati nelle loro basi si mettevano in contatto con le tribù locali, proponevano di vendergli prodotti
richiesti in Africa e in cambio compravano schiavi che erano prigionieri di guerra detenuti dalle tribù
locali; poi dall’Africa arrivavano in Brasile, qui imbarcavano zucchero da portare in Europa per
venderli. L’investimento iniziale era minimo perché gli africani si compravano con poco, ma poi il
ritorno economico era grande; questo sistema veniva chiamato commercio triangolare: Europa,
Africa e America. Questo sistema continuò per 300 anni.
La tratta degli schiavi
Questi schiavi neri portati in America
soppianteranno le popolazioni locali e si
stima che in questi 300 anni arrivarono in
America 12-13 milioni di schiavi neri che
molto spesso moriva per il troppo
sfruttamento, ma a volte riuscivano a
proliferare questi schiavi facendo famiglia.
Nelle Antille la popolazione odierna è tutta
di origine africana, non vi sono più indios
mentre in Brasile la situazione è diversa
perché erano presenti anche gli europei.
L'asiento de negros
Da inizio 700’ l’Inghilterra emerse come incontrastata dominatrice di questi traffici, infatti con la
pace di Utrecht del 1713 il paese ottenne il monopolio dei traffici degli schiavi garantendosi l’asiento
de negros, un contratto di esclusiva che portava gli schiavi africani nelle colonie spagnole (in sud e
centro America), ma iniziarono a portare questi schiavi neri africani nelle colonie del nord America,
nell’attuale Virginia, Georgia, South Carolina dove il clima permetteva di costruire delle piantagioni
e di sfruttare la manodopera schiavista, gli Stati Uniti rimarranno schiavisti per un altro secolo.

Lez.106 La rivoluzione americana


I coloni nel Seicento
Nel nord America verso i primi anni del 600’ si andarono ad affacciare gli inglesi che si andarono a
stabilire nella zona degli attuali Massachusetts, qui si erano stanziati i padri pellegrini, dissidenti
religiosi identificati come puritani e poi sulla Virginia, anche se qui vi erano meno dissidenti religiosi.
Inizialmente questi coloni si erano trovati bene perché i nativi americani accolsero favorevolmente
queste popolazioni perché erano pochi e si poteva commerciare tra di loro, i pellirossa, i nativi
americani, fornivano alimenti a questi nuovi coloni perché inizialmente non avevano del cibo dato
che ci voleva un bel po' di tempo per coltivare la terra. I pellirossa fornirono cibi commerciando con
loro in cambio di prodotti, ma dopo questa popolazione inglese va ingrandendosi perché questa
zona inizia a proliferare dato che i terreni danno i suoi frutti e quindi la convivenza tra coloni e inglesi
inizia a farsi difficile.
Le 13 colonie
Verso la fine del 600’ queste colonie inglese iniziano ad
accogliere dissidenti religiosi di altri paesi, in particolare
c’è un discreto numero di ugonotti francesi che non
potevano andare in Canada perché c’era esplicito
divieto di accogliere ugonotti, e una cospicua
emigrazione tedesca anche per dissidenza religiosa,
soprattutto gli amish, comunità di origine zwingliana
che trovano sfogo in America. La mescolanza inizia ad
essere una delle caratteristiche tipiche delle
popolazioni che vivono qui, c’è una buona speranza di
vita e la popolazione inizia ad allargarsi, infatti si vanno
a formare 13 colonie, 13 stati che oggi compongono gli
Stati Uniti: stati del nord, centro e sud. Gli stati del nord
che anche attualmente vengono riuniti dagli americani
nel New England; sono Massachusetts, Connecticut e
New Hampshire, basati sull’economia cantieristica, del
legno e dell’agricoltura.
Al centro le quattro colonie hanno una maggiore
presenza di latifondo e un maggiore disequilibrio
sociale: New York, Pennsylvania, New Jersey e
Delaware.
Al sud le colonie erano cinque: Colonia, Virginia, North Carolina, South Carolina, Georgia e Maryland;
qui l’economia si basava quasi esclusivamente sulle piantagioni, grandi territori coltivati a
monocoltura e avevano bisogno di una grandissima manodopera a basso costo; quasi la metà di
questa popolazione del sud è costituita da schiavi che lavorano queste piantagioni.
Le differenze tra nord e sud erano differenti, a nord l’economia era più simile a quella europea;
inoltre, a nord vi era una religione anglicana; al centro e al sud vi erano dissidenti, a nord vi erano
presbiteriani, puritani e altre chiese minori cristiani protestanti. Ogni comunità religiosa era gelosa
dalla propria libertà e dalla propria autonomia, le colonie del nord non volevano che si imponesse
una chiesa di stato. Le colonie del centro vedevano una diversificazione religiosa, in particolare in
Pennsylvania vi era la comunità degli amish che rifiutano la modernità ed è fortemente legata
all’anabattismo e al protestantesimo delle origini; grande era la presenza dei quaccheri che si
indirizzano verso il pacifismo rifiutando la violenza.
Demografia e guerre
Fino a metà 700’ le cose andavano bene in queste colonie anche perché vi era grande libertà
religiosa, ma dopo le cose iniziarono a cambiare per un forte aumento demografico in primo luogo
e questo porta un grande occupamento dei territori, si formano i primi agglomerati urbani tra cui di
un certo rilievo sono Philadelphia, Boston e New York; Philadelphia in questi anni fa 40mila abitanti,
che per l’epoca non erano pochissimi. La gente inizia a confrontarsi; escono le prime gazzette, i primi
giornali e nasce anche un ceto intellettuale che inizia a rivendicare dei diritti. Un secondo elemento
di novità importante è che il 700’ è un secolo di grandi guerre, che si combattono in Europa, ma
hanno degli strascichi anche nelle colonie; queste grandi guerre impegnano anche l’Inghilterra che
vince quasi sempre, ma sono molto dispendiose e le casse inglesi soffrono, per rifarsi di queste spese
alzano le tasse, in modo particolare delle colonie americane. Le colonie erano state completamente
subordinate alla madrepatria potendo commerciare solo con l’Inghilterra perché l’Inghilterra voleva
sfruttare le ricchezze americane, ma questo andava a danno dei coloni americani che dovevano
accettare i prezzi degli inglesi; avendo un solo compratore di riferimento non potevano trattare sui
prezzi i coloni e inoltre non vi era concorrenza. I coloni avevano imparato ad un certo punto a fare
il contrabbando, in caso gli inglesi non controllavano, compravano qualcosa nei territori vicini dando
margini di profitto altrove. Nel 700’ gli inglesi controllano il contrabbando e alzano le tasse ai coloni,
tutto questo viene visto dai coloni inglesi come un grande rischio.
Stamp Act e zucchero
Ogni colonia aveva una rappresentanza locale composta da un’assemblea eletta dalle popolazioni,
ma queste condividevano il potere con un viceré, mandato dal sovrano inglese; quando l’Inghilterra
inizia ad avere bisogno di soldi questo atteggiamento di collaborazione si inclina. Nel 1765 viene
varata una nuova tassa chiamata Stamp Act, che introduce una serie di marche da bollo da far
pagare agli inglesi su vari servizi e va messa perfino sui giornali e sulle riviste, questa tassa sembra
colpire la libertà di opinione perché rende più difficile la vita ai giornali; questa legge sembra che
voglia colpire la libertà delle idee; viene imposto inoltre un nuovo dazio doganale sullo zucchero e
sembra che l’Inghilterra abbia intenzione di esigere sempre di più da queste colonie e così i coloni
attuano una forma di boicottaggio non comprando più merci provenienti dall’Inghilterra per
danneggiare l’economia inglese.
No taxation without representation
I coloni si appellavano al diritto inglese che sembrava dare ragione a loro e torto allo stato, si pensi
alla Gloriosa Rivoluzione del 1688-1689 dove si impose un principio cardine, il potere esecutivo è
del parlamento, espressione del popolo e il sovrano può chiedere tasse, ma devono essere
approvate dal parlamento. Dalla fine del 600’ si era imposta l’idea che il sovrano chiedeva, ma il
parlamento approvava una nuova tassa quindi gli americani dicono che questo principio delle tasse
viene disattese dal momento che nel parlamento inglese non c’erano i rappresentanti delle colonie
americane. Gli intellettuali americani che guidano queste proteste hanno anche delle motivazioni
valide e la situazione si fa difficile perché il sovrano e il parlamento inglese non vogliono ascoltare
queste richieste, quando il governo di Londra segna alla Compagnia delle Indie il monopolio del
commercio del tè alle colonie, che era un’altra bevanda consumata e questo andava a danno dei
coloni. Questa mossa fa saltare i nervi ai coloni e nel dicembre 1773 un gruppo di coloni americani
si scatena e nel porto di Boston alcune navi della Compagnia delle Indie vengono assaltate e gettano
in mare i carichi di tè, questo passa alla storia con il nome di Boston Tea Party.
L'inizio della guerra
L’Inghilterra appena saputa la notizia manda in Massachusetts dei giudici inglesi per controllare e
punire i colpevoli e nel 1774 i coloni si radunano in un primo congresso continentale per capire cosa
fare con l’Inghilterra e nel 1775 formano un esercito, il cui leader militare di questa guerra contro
l’Inghilterra è George Washington. Durante questa guerra durata fino al 1783, viene formalizzata
una dichiarazione d’indipendenza.
Dichiarazione d'indipendenza
Nel 1776 questi parlamentari scrivono una dichiarazione d’indipendenza redatta da Thomas
Jefferson nel primo congresso continentale con la collaborazione di altri intellettuali; questo è un
primo documento molto importante anche breve in cui si proclama l’indipendenza degli Stati Uniti
d’America dall’Inghilterra e ci si appella ai principi filosofici dell’illuminismo richiamandosi al
giusnaturalismo, i diritti individuali dell’individuo che Dio ha dato agli uomini e nessuno può
toglierli; riferimenti vi sono anche riferimenti importanti al Bill of Rights, che sancisce il diritto del
parlamento e dei cittadini. Gli americani si sentono ereditari di una tradizione che l’Inghilterra ha
abbandonato e gli americani hanno rivendicato i propri diritti dal basso con una rivoluzione, cosa
che diventerà importante per gli europei.
L'esito della guerra
La guerra scoppia nel 1775 e dura fino al 1783, all’inizio la guerra va male per i coloni perché non
sono armati bene rispetto agli inglesi e gli americani rischiano di perdere; ma a loro favore giocano
la capacità di George Washington che non vuole battere l’esercito inglese in campo aperto piuttosto
si deve indebolire l’esercito inglese con azioni di sabotaggio e dopo un po' di tempo arriva qualche
risultato; in aiuto delle colonie intervengono la Spagna e la Francia, che vedono nella rivoluzione
americana un occasione per indebolire l’Inghilterra dando agli americani armamenti e rifornimenti;
l’esercito francese inoltre aprirà altri fronti in Asia in modo tale che l’esercito inglese sia impegnato
anche altrove. Dopo i primi anni di difficoltà l’andamento della guerra inizia ad invertirsi e gli
americani ottengono alcune vittore come nel 1777 la Battaglia di Saratoga; nel 1781 la Battaglia di
York Town dove l’esercito di Boston sconfigge pesantemente quello inglese; nel 1783 arriverà la
Pace di Versailles, firmata in Europa, dove si sancisce la nascita di una nuova repubblica, gli Stati
Uniti d’America e l’Inghilterra restituisce momentaneamente la Florida alla Spagna che era stata
occupata durante la guerra.

Lez.107 La nascita degli Stati Uniti d’America


Una guerra civile
Le colonie vincono, ma all’interno di queste 13 colonie la
società non tutta combatté per l’indipendenza, circa il 40% lo
fece mentre un altro 40% si astenne dalla guerra, quaccheri,
amish, che praticavano il fascismo e un 20% della
popolazione si schierò dalla parte degli inglesi; quindi, fu una
guerra civile. Questa piccola parte venne chiamata lealisti
perché mantennero la lealtà nei confronti della madrepatria
e a fine guerra non furono ben visti data la sconfitta inglesi;
Fig.1 La commissione dei cinque redattori nell'atto di
furono così costretti ad emigrare tornando in Inghilterra o
presentare il proprio lavoro al congresso trasferendosi in Canada o in alcune isole dei Caraibi, colonie
ancora inglesi; emigrarono dai 60 ai 100mila abitanti.
Le minoranze escluse
Questa componente lealista non era così diversa da quelli che avevano combattuto per
l’indipendenza, a livello di formazione e classi sociali erano del tutto simili; tutti erano parte della
stessa comunità, erano divisi se avere l’indipendenza oppure no. Le caratteristiche dei rivoluzionari
erano che avevano degli ideali comuni, quello repubblicano e contrari a ogni monarchia assoluta e
vicini agli ideali illuministici, in particolare alla filosofia di John Lock; un padre nobile dell’illuminismo
che influenzò questa corrente. I padri rivoluzionari degli Stati Uniti erano imbevuti della filosofia di
Lock, però questo essere imbevuti della filosofia di Lock influenzò i padri costituenti fino ad un certo
punto. I padri che scrissero la dichiarazione d’indipendenza posero l’uguaglianza dei cittadini, però
queste cose che i padri fondatori scrivono non si ritrovano nella realtà; gli schiavi neri rimangono
schiavi e non solo i neri vengono discriminati, ma anche un’altra minoranza costituiti dai pellerossa;
entrambi rimarranno esclusi dai vantaggi dell’uomo bianco. I neri vennero esclusi nonostante inglesi
e coloni americani avevano promosso loro liberazione alla fine della guerra, ma rimarranno schiavi
per un altro secolo circa; i pellerossa ricevono promosse durante la guerra alleandosi con gli inglesi
perché temono che gli americani con l’indipendenza si possano espandere verso ovest, cosa che
accadrà.
Federazione o Confederazione
Inizialmente l’opinione dominante è quella di creare una sorta di confederazione, un tipo di stati
dove si radunano stati che mantengono autonomia e indipendenza, ma decidono di affidarsi a uno
stato unitario per alcune questioni; all’inizio per queste 13 colonie si opta per questa ipotesi di
creare una confederazione, ma più passano i mesi e più i padri intellettuali iniziano a pensare che ci
sia bisogno di una federazione, cioè i poteri centrali sono più ampi di quelli della confederazione
anche se rimangono varie autonomie nei singoli stati, ma limitate. Nel 1787 si riunisce una
convenzione costituzionale a Philadelphia, un’assemblea che deve scrivere una costituzione per gli
Stati Uniti con la presenza dei rappresentanti dello stato e ci si mette solo due mesi per scriverla. È
una costituzione modernissima per l’epoca che prevede il suffragio universale maschile e la divisione
dei poteri.
La divisione dei poteri
I poteri sono divisi in aree:
 legislativi, affidato al congresso e formato da due camere elette a suffragio universale
maschile; la camera dei rappresentanti e il senato; la camera dei rappresentanti si occupa di
leggi finanziere mentre il senato di politica estera; i rappresentanti vengono eletti per
circoscrizione mentre il senato prevede due membri per ogni stato.
 Il potere giudiziario viene affidato alla corte suprema da cui dipendono i vari tribunali anche
se ogni stato mantiene le proprie autonomie; i membri della corte suprema sono nominati
dal presidente della repubblica a vita
 Il potere esecutivo è detenuto dal presidente, eletto ogni quattro anni; è il capo del governo,
comanda le forze armate, nomina funzionari importanti confermati dal senato; ha il potere
di bloccare le leggi, ma è un potere di veto parziale perché se il congresso approva una legge
lui può bocciarla, può rimandarla indietro, ma se il congresso la riapprova con una
maggioranza qualificata dei 2/3 non può bocciarla
Il presidente della repubblica viene eletto dal popolo tramite i grandi elettori, ma può essere
accusato dal parlamento, che può rimuoverlo.
Federalisti e antifederalisti
La costituzione deve essere ratificata da ogni singolo stato perché questi diventi effettiva e così parte
il processo di ratifica, i padri costituenti non sono sicuri che i vari stati l’approveranno dato che in
alcuni stati c’è la componente anti federale e infatti il popolo si divide in due tra federalisti, che
vogliono un potere centrale forte, sono esponenti dell’alta borghesia; pensano che se gli stati uniti
vogliono fare affare con altri apesi, devono avere un potere centrale forte e unitario in modo da
contrattare, fare guerre e avere peso maggiori nei traffici commerciali; gli antifederalisti
preferiscono uno stato centrale meno forte con una maggiore libertà e autonomia e spesso sono di
classe sociale medio-bassa perché temono che con uno stato federale si vadano a creare le stesse
dinamiche di quando erano sotto l’Inghilterra. Si discute molto e si va a votare nei singoli stati e 11
stati su 13 approvano la costituzione federalista, il primo presidente eletto è George Washington,
già leader militare e presidente della Convenzione che aveva scritto la Costituzione.
Tra il 1789 e il 1799 vengono scritti dieci emendamenti; gli articoli basi della Costituzione americana
non possono essere modificati, ma si possono fare delle aggiunte che possono cambiare gli articoli
successivi; questi emendamenti vennero scritti per venire incontro alle richieste degli antifederalisti
che avevano perso al voto e quindi i padri fondatori facendo queste aggiunte alla Costituzione vanno
incontro alle loro esigenze.
I due primi partiti
Iniziò la vita politica del paese dopo questo dibattito tra federalisti e antifederalisti e passati gli anni
si formarono il partito repubblicano democratico, guidato da Thomas Jefferson, principale autore
della dichiarazione d’indipendenza e questo partito sposava gli interessi del ceto agrario del sud e
in parte dei coloni che si spingevano verso ovest; un partito interessato a mantenere la schiavitù e
a proteggere gli interessi dei contadini; l’altro partitolo fondato fu quello federalista, il cui leader
era Alexander Hamilton, che in quel momento era segretario del Tesoro, che avviò un risanamento
dei conti; il suo partito proteggeva gli interessi dei ceti medio-alti del nord, il ceto mercantile,
bancario.
Subito verso ovest
Tra le prime leggi che vennero emanate subite ce ne fu importante del 1787 “Legge del nord ovest”
che riguardava i territori confinanti con gli Stati Uniti; la prima fascia di territorio che confinava con
gli stati degli uniti vennero chiamati territori, aree che si impegnavano a tutelare in cui potevano
andarvi ad abitare le popolazioni. Si potevano mandare aiuti, governatori, giudici se servivano; un
certo numero della popolazione in crescita si sposta verso ovest e quando un territorio arrivava a
quota 60mila abitanti, questo territorio avrebbe potuto chiedere di essere riconosciuto come stato
e inserirsi nell’unione. Nei primi anni dopo la nascita degli Stati Uniti nacquero il Vermont, il
Kentucky e il Tennese, così gli Stati Uniti inizieranno sempre ad espandersi verso ovest.

Lez.108 L'inizio della Rivoluzione francese


Il problema fiscale
La Rivoluzione francese scoppia nel 1789. Nel 700’ sin Francia si era
sviluppato il movimento intellettuale illuminista, un movimento che era
nettamente in lotta contro l’assolutismo proponendo riforme e
cambiamenti sull’esempio della monarchia costituzionale inglese, ma
questa corrente in Francia non aveva portato rinnovamenti politici a
differenza degli altri paesi paradossalmente. In Francia vi era ancora
una monarchia molto forte instaurata da Luigi XIV nel 600’, i suoi eredi
non hanno grande lungimiranza anche se tentano di seguire il pensiero
del suo predecessore anche perché la Francia ha combattuto diverse
guerre peggiorando i problemi economici che investano il paese dato
che ha un’economia con i conti in rosso per una questione fiscale
irrisolta; bisogna varare una grande riforma fiscale, ma questo lavoro
non viene fatto partire perché si devono combattere i diritti della chiesa
e dei nobili, che non pagano le tasse, solo i borghesi lo fanno e hanno il
carico fiscale della Francia alle spalle. Le classi medie e umili si stufano da un lato di pagare le tasse
e inoltre il gettito fiscale non è alto; per molto tempo i nobili e i sovrani rimandano la questione
economica che va affrontata. Luigi XVI tra il 1788 e il 1789 decide di fare una mossa per riformare il
sistema fiscale convocando gli stati generali, un’assemblea di origine medievale che nel paese non
venivano più convocati dal 1614; il re la convoca per assumere una posizione chiara sul piano fiscale,
sperava che nobiltà e clero sarebbero venuti incontro alle esigenze della corona.
Gli Stati Generali
Questi stati generali erano anche un’assemblea antiquata nella loro tradizione, il loro sistema era
passato rispetto a quello inglese, per esempio, dove vi è la camera dei lord e quella del popolo, dove
quella del popolo aveva preso il piede su quella dei lord. Gli stati generali non rappresentano la
borghesia; questa assemblea prevedeva un gruppo di nobili, ecclesiastici e terzo stato cioè coloro
che non erano nobili ed ecclesiastici, ma avevano un certo reddito, i borghesi; il problema è i tre ceti
pesavano alla pari, si eleggevano un certo numero di delegati del clero, della nobiltà e della
borghesia votando per stato non per testa. Negli stati generali francesi ogni gruppo esprimeva un
solo voto, alla fine vi erano tre voti e per questo c’era sempre la maggioranza; ogni gruppo prima di
votare dovevano votare all’interno del loro gruppo e se vinceva il sì, tutto il gruppo votava si ed era
un voto per il sì per esempio, ciò penalizzava il terzo stato perché i borghesi votavano per un terzo
tuti uniti mentre nella Francia dell’epoca coloro che facevano parte del Terzo stato era il 98% della
popolazione francese; il 98% della popolazione può esprimere un voto di un terzo al massimo. La
nobiltà era l’1,4% e il clero 0,5%, essi nonostante erano pochi rispetto al terzo stato, contavano un
terzo dei voti allo stesso modo del terzo stato.
Nelle settimane in cui si lavora per quali deputati mandare all’assemblea degli stati generali il Terzo
Stato inizia a rivoltarsi perché vogliono una modifica del meccanismo dato che il loro voto valeva
poco; protestano anche per le tasse e tutte queste proteste furono raccolte in quaderni di lamentela
dove gli esponenti del terzo stato si lamentano per tutto ciò che non va nella società francese. Ci
sono anche nobili ed ecclesiastici che sono d’accordo con i borghesi, questo partito viene chiamato
Partito Nazionale, formato da una serie di persone che chiedono un cambiamento; tra i nobili aperti
alle istanze della borghesia vi è La Fayette, che aveva già lottato con gli americani per la loro
indipendenza.
Richieste del Terzo Stato
Il Terzo Stato chiede di avere più deputati perché non è possibile avere lo stesso numero di deputati
degli altri stati e vogliono almeno il raddoppio di deputati e vogliono che il voto sia per testa, così si
ottiene il raddoppio (deputati del terzo stato= nobiltà+ clero) arrivando al pareggio e inoltre gli
esponenti della nobiltà e del clero più aperti votano con lor dandogli speranza; il primario obiettivo
della borghesia è togliere i privilegi di nobili e chiesa, altro obiettivo è quello di frenare l’assolutismo
del re scendendo a patti con il parlamento. Il re si convince di accettare la richiesta di raddoppiare i
deputati del Terzo Stato, il Terzo Stato avrà 578 deputati, ma ancora non concede il voto per testa.
Gli Stati Generali si radunano per la prima volta nel giugno 1789 a Versailles, vicino a Parigi. Anche
uomini di legge fanno parte del Terzo Stato, ma non ottengono nulla e dopo le prime riunioni
decidono di riunirsi da solo per decidere le riforme, ma trovano la sala dell’assemblea chiusa poi;
così si radunano nella Sala della Pallacorda decidendo di protestare e proclamarsi Assemblea
nazionale.
L'Assemblea Nazionale
L’Assemblea Nazionale è un nuovo parlamento che deve fondare la costituzione della Francia
formata dai rappresentanti del Terzo Stato; il giuramento della Pallacorda che si svolge nella Sala
della Pallacorda fa partire la rivoluzione anche perché il sovrano non aveva emanato nulla. Il re lascia
correre nonostante tutto e il 9 luglio finisce per costringere gli esponenti di nobiltà e clero di
collaborare con l’assemblea nazionale formandone una più grande e che continuerà a votare per
ceto. Tutto questo avviene fuori Parigi, nella città parigina vi è molta attività e le notizie da Versailles
arrivano anche in maniera incontrollata; nei giorni di luglio si andranno a formare a Parigi due forze;
il primo gruppo è una milizia borghese, preoccupati che il re stia per agire contro l’Assemblea
Nazionale composta da borghesi, prenderanno nome di Guarda nazionale il cui leader è la Fayette.
Il gruppo tenta di controllare la situazione e si prepara a lottare per i borghesi; in gioco entra una
seconda forza popolare che raggruppa piccoli commercianti, bottegai, artigiani, componenti della
piccola borghesia; non ha un organizzazione vera e propria, ma scende in piazza a ribellarsi.
14 luglio e 4 agosto
L’Assemblea sta lavorando per una costituzione simile a quella inglese, ma gli eventi parigini danno
il vero scossone e le proteste iniziano a degenerare, il momento clou è il 14 luglio 1789 quando una
manifestazione parigina di piazza punta sulla Bastiglia, una fortezza in cui vi erano armi ed erano
chiusi detenuti politici sgradevoli al re e per questo vengono sprigionati; con la presa della Bastiglia
vi è il segno che la cosa può peggiorare e infatti nei giorni successivi l’assemblea nazionale inizia a
lavorare in maniera più intensa fino al giorno 4 agosto 1789 in cui l’assemblea nazionale cancella
tutti i privilegi feudali, tra cui la vendibilità delle cariche e si aboliscono le decime alla chiesa. Questa
è la data in cui muore l’Ancien regim e nasce un nuovo tipo di paese in cui tutti i cittadini sono uguali.
Dichiarazione dei diritti
Il 26 agosto arriva il documento intitolato Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in cui vi
è l’influenza di Rousseau; si sancisce:
 art.1. tutti gli uomini nascono liberi ed uguali
 art.2. vi è l’influenza di Lock con diritto alla salute, alla libertà e alla proprietà;
 art.3. il potere sovrano proviene dal popolo
 art.4. la libertà consiste nel potere fare tutto ciò che non nuoce all’altro.
Il re torna a Parigi
Luigi XVI avrebbe potuto cercare di assecondare questo esito scendendo a patti con i parlamentari
e così la Rivoluzione sarebbe finita lì, ma egli di nuovo tentenna e non è nemmeno così coraggioso
a mandare l’esercito contro l’assemblea nazionale. Il popolo parigini sospetta di questo re e della
moglie Maria Antonietta, così decide di intervenire nei gironi successivi alla dichiarazione quando
un corteo di donne parigine vanno a Versailles per portarlo a Parigi per vedere cosa il re pensa e
vuole. Lafayette guida questo corteo nazionale e costringe il re ad accettare le leggi emanate e di
tornare a Parigi, il re si decide a tornare nella residenza parigina.
Le terre e gli assegnati
Tra la fine del 1789 e l’inizio del 1790 l’Assemblea Nazionale decide di chiudere tutti gli ordini
contemplativi, tutti quegli ordini di monaci e di suore che non erano utili perché dedite solo alla
preghiera; vengono mantenuti gli ordini che si occupano di salute e di assistenza ai poveri, utili al
popolo. Questo venne fatto perché consentiva allo stato di incamerare le terre dei conventi, si stima
che di colpo lo stato prende in mano il 10% di tutte le terre francesi e quindi lo stato acquisisce una
grande quantità di territorio. Sulla forza di queste terre lo stato può emanare gli assegnati, dei titoli
di stato la cui garanzia è fondata sulle terre appena requisite (i titoli di stato sono dei prestiti che lo
stato chiede ai risparmiatori, quando lo stato ha bisogno di soldi può chiedere ai risparmiatori un
prestito, si da un pezzo di carta in cambia di denaro e con questo pezzo di carta si impegna a ridare
il denaro con un tasso di interesse= se lo stato fallisce vi sono le terre che valgono qualcosa e
possono dare interesse); le terre vengono a un certo punto messe all’asta, vendute ai privati
cittadini, nelle zone di campagna vengono comprate dai possedimenti agrari, nelle zone vicino le
città ai borghesi. Tutto ciò fa entrare un buon gettito di denaro nelle casse dello stato e si spera che
le cose vadano per il meglio, ma in realtà le cose peggioreranno perché la Francia scopre la libertà
di parola e di religione, si tenterà di abolire la schiavitù ancora presente nelle colonie e si tenta di
fare in modo che tutti gli uomini siano uguali.

Lez.109 La Rivoluzione francese dal 1790 al 1793


I giornali e i club
Nel 1790 sembrava nascere in Francia una monarchia costituzionale costituita da Luigi XVI insieme
alla moglie Maria Antonietta e di fianco al sovrano si era affiancata un’assemblea nazionale che
aveva redatto una costituzione togliendo potere assoluto al sovrano sull’esempio inglese. I primi
movimenti rivoluzionari hanno portato alla luce una grande voglia di libertà e di ritorno alla vita
politica in cui molti borghesi vogliono essere attivi in politica. Durante i primi mesi della rivoluzione
si assiste a un moltiplicarsi di giornali, gazzette e riviste e nascono tanti partiti politici chiamati
all’epoca club, delle associazioni più che partiti strutturati. Questi club sono formati da uomini di
legge, borghesi che hanno studiato giurisprudenza per la maggior parte dei casi e illuministi, che in
Francia aveva preso piede particolarmente. Questi borghesi e intellettuali vogliono portare le idee
illuministe riforma e prassi politica; in questi club gli avvocati polemisti riversano le loro idee in
maniera radicale data la libertà di idee e tra il 189 e il 1790 nascono tre principali club che si faranno
notare; il primo club è la società dell’89’, il club più moderato perché hanno come obiettivo quello
di creare una monarchia costituzionale senza più rivoluzione; il secondo gruppo è quello dei
cordiglieri devono il loro nome al luogo in cui si ritrovano perché questi club sfruttano dei luoghi
lasciati liberi da poco dato che la rivoluzione ha chiusi tutti gli ordini contemplativi e i conventi sono
rimasti vuoti; i cordiglieri si riunivano in un convento dei frati cordiglieri; vogliono una rivoluzione
più radicale ed estremista e tra gli esponenti di questo gruppo vi sono Danton e Marat; il terzo
gruppo è quello dei giacobini, che prendono il nome dal convento di San Giacomo, un gruppo
piuttosto radicale e presente anche nelle zone periferiche della Francia, rispetto agli altri è un
movimento ben strutturato e diventeranno una forza maggiore, tra i leader vi sono Robespierre e
Brissot.
Cittadini attivi e passivi
Una delle prime questioni di questa prima fase riguarda la decisione da prendere sull’estensione sul
diritto del voto, bisogna decidere chi voterà per eleggere questo parlamento; ci sono club più
radicali che vorrebbero il suffragio universale maschile, altri chiedono il diritto di voto solo alla parte
più ricca e istruita degli uomini. A prelevare è la versione più moderata, bisognava dare il diritto di
voto in maniera ristretta: si divideva il popolo francese tra cittadini attivi, che possono votare e
passivi, che non possono votare; il discrimine è il censo, chi paga più tasse è cittadino attivo al
contrario è passivo. La divisione è quasi a metà perché si stima che 4milioni di uomini adulti francesi
poteva votare mentre 3milioni no, la maggiore età era 25 anni quindi piuttosto alta. Gli eleggibili
erano ancora meno perché per candidarsi bisognava fare parte di una cerchia più stretta che pagava
più tasse, si portava in parlamento solo coloro che aveva un grande reddito. Solo i cittadini attivi
potevano arruolarsi nella Guardia Nazionale, un corpo rivoluzionario guidato da La Fayette; quindi,
i cittadini più poveri rimangono esclusi dalla rappresentanza politica.
Costituzione civile del clero
Un secondo terreno di scontro è come organizzare la chiesa francese e nel 1790 si arrivò alla
costituzione civile del clero, un’ampia riforma che ridusse il compito del clero a quello di utilità
pubblica; si prevedeva che tutto il clero prestasse giuramento e re, costituzione e popolo francese
sottomettendosi al potere politico e in cambio lo stato avrebbe pagato uno stipendio a preti,
sacerdoti e vescovi; la costituzione civile del clero prevedeva che le cariche ecclesiastiche non
fossero più nominate dall’alto, ma sarebbero dovuto diventare elettive. Il papa condannò questa
costituzione civile del clero così come anche il clero francese si trovò diviso, i vescovi non volevano
prestare giuramento questa costituzione, mentre nel basso clero vi è una metà che accetta mentre
un’altra metà si rifiuta, questa metà sarà formata dai preti refrattari; nelle campagne inizierà un
braccio di ferro tra rivoluzionari e chiesa cattolica. Il re è poco propenso ad accettare tutti questi
cambiamenti perché si inizia a sospettare che lui volesse tornare al vecchio regime; molti sospetti vi
sono nei confronti di Maria Antonietta. In questo periodo molti nobili francesi iniziano a lasciare la
Francia trasferendosi in area tedesca convincendo i tedeschi e gli austriaci a muovere guerra contro
i francesi per sedare la rivoluzione.
La Costituzione del 1791
Nel 1791 venne emanata la Costituzione con l’intenzione di creare una Francia di stampo liberale
dato che prima era stata governata da un potere accentratrice; la Francia venne divisa in 83
dipartimenti, più o meno tutti omogenei con un capoluogo che si trova al centro del dipartimento
per razionalizzare la macchina burocratica; la politica diventa più decentrata. L’impostazione
liberale si vede anche nell’economia perché tutte le riforme in campo giuridico ed economico sono
ispirate alla fisiocrazia e al liberalismo; si prevedeva che fossero abolite tutte le corporazioni per
lasciare spazio al libero mercato e bisogna abolire tutte le organizzazioni operaie, gli operai non si
devono riunire in organizzazioni e sindacati. Si esaltano i valori della borghesia mentre le classi più
umili rimangono escluse; le merci diventano libere di circolare. I poteri vengono divisi in giudiziario,
affidato a giudici elettivi; un potere legislativo affidato a un parlamento chiamata Assemblea
legislativa eletta ogni due anni a suffragio ristretto; il potere esecutivo aspetta al sovrano che ha il
potere di nominare ministri, che non appartengono all’assemblea legislativa. Il parlamento vara le
leggi, ma il re ha un parziale diritto di veto, parziale perché può bocciarla una sola volta.
La fuga di Varennes
Con questa costituzione poteva sembrare che l’obiettivo di molti rivoluzionari fosse stato raggiunto,
ma in realtà arriva il primo evento drammatico nella notte tra il 20 e il 21 giugno 1792 il re e la sua
famiglia tentano di scappare nei paesi bassi austriaci (attuale Belgio) partendo con una carrozza. Il
re arrivato a lì si sarebbe affidato agli austriaci muovendo con loro guerra alla Francia rivoluzionaria
per fare cadere la costituzione e l’assemblea, ciò sarebbe un tradimento del re nei confronti della
Francia. Il piano di Luigi XVI è fallimentare perché la carrozza parte in ritardo da Parigi dato che
Maria Antonietta non era pronta, questo fa saltare tutti i piani perché arrivano vicino al confine nella
città di Varenne e il re viene riconosciuto da un ufficiale di confine. Viene chiamata la Guardia
Nazionale di La Fayette che riporta indietro il re a Parigi, ma per adesso La Fayette non denuncia
pubblicamente la fuga del sovrano altrimenti si sarebbe generato il caos e sarebbe caduta la
monarchia costituzionale secondo i moderati, ma grandi sospetti verso di lui iniziano ad arrivare da
parte di radicali e anche alcuni moderati.
L'Assemblea Legislativa
Nel settembre 1792 entra in carica la prima assemblea legislativa formata da vari club; la maggior
parte fa parte dei costituzionali che si pongono al centro dell’assemblea; alla loro destra vi è il
gruppo dei foglianti mentre a sinistra vi è il gruppo dei giacobini, ben organizzati e agguerriti; tra
l’altro questo gruppo si spaccherà in due forze tra giacobini guidati da Robespierre, più radicali e
girondini guidati da Brissot che rappresentano gli interessi dei mercanti.
1792: scoppia la guerra
Nell’aprile del 1792 la Francia entra in guerra contro gli austriaci perché un po' tutti vogliono la
guerra, in primo luogo il re, che vuole che gli austriaci sconfiggano il suo paese per poi aiutarlo; i
girondini sono favorevoli alla guerra che vogliono vincerla per espandere la costituzione negli altri
paesi europei, questa rivoluzione è da esportare; i giacobini e gli altri movimenti radicali vogliono la
guerra per ottenere riforme più radicali altrimenti la voglia di cambiamento si va a spegnere. La
Francia entra in guerra contro l’Austria, ma va male per i francesi data la forza dell’esercito austriaco
meglio organizzato, l’esercito francese è rimasto con pochi ufficiali, al tempo nobili e molti di questi
erano scappati all’estero dopo la rivoluzione. L’esercito austriaco si avvicina al confine francese e
sembra pronto a invadere il paese; il popolo parigino si allarma, ma arriva una mossa sfavorevole
agli austriaci perché quest’ultimi fanno un proclama dicendo al popolo parigino di non usare
violenza contro il re altrimenti sarebbero stati puniti; il popolo parigino si sente tradito dopo questo
proclama vedendo nel re colui che sta combattendo con gli austriaci contro i francesi.
L'arresto del re
Il 10 agosto 1792 il popolo parigino decide di attaccare il palazzo parigino del sovrano e della sua
famiglia; il popolo era composto dai sanculotti, chiamati così perché erano quegli uomini che non
indossavano le sanculotte come i nobili, ma dei pantaloni lunghi. Questi attaccano il palazzo reale e
chiedono l’arresto del re così tutta la famiglia reale viene arrestata e il primo esito di questo arresto
nei confronti del sovrano e della moglie sarà il capolinea per la fine della monarchia. Si sente il
bisogno di cambiare la costituzione monarchica costituzionale e nel settembre 1792 la convenzione
viene eletta e lavora per una nuova costituzione.
La nuova Convenzione
Ad essere eletti in questa convenzione sono gli ex giacobini, ormai spaccati in gruppi; prima di tutto
i girondini collocati a destra e contano 160 parlamentari, a sinistra i montagnardi ex giacobini di
sinistra e in mezzo a dividerli vi è il gruppo eterogeneo della palude, composto da 390 parlamentari
di diverso orientamento. Nel frattempo, la guerra è ancora in corso e si tenta di rinvigorire l’esercito
di fretta e furia chiamando volontari e ottiene una vittoria a Valmy nel settembre 1792, l’esercito
francese sconfigge definitivamente l’esercito prussiano.
L'esecuzione del re
Il 21 settembre 1792 la convenzione dichiarò caduta la monarchia proclamando la nascita della
repubblica, la rivoluzione ha assunto un carattere popolare. Il re viene messo subito processo, solo
che la convenzione si divide su quale pena infliggere a questo sovrano, i girondini non vorrebbero
una condanna a morte giudicato troppo drastico; i montagnardi vogliono una condanna a morte,
quest’ultima prevale e il 21 gennaio 1793 il re viene ghigliottinato, stessa sorte sarà toccato nei mesi
successivi a Maria Antonietta e altri nobili.
Si aggiungono altre potenze contro i francesi perché dopo la condanna al re
vogliono intervenire, così si aggiungono alla guerra Inghilterra, Olanda, vari
Stati italiani e la Spagna, tante potenze possono mettere in difficolta la
Francia, ma in realtà la Francia riesce ad occupare la Renania, la Savoia e i
paesi bassi austriaci.
La Vandea e i sanculotti
Nel corso della primavera e dell’estate 1793 la situazione degenera
notevolmente; nella regione periferica della Vandea scoppia una rivolta
contro la rivoluzione, i fomentatori sono gli esponenti del clero refrattario che
sollevano i contadini e questi inizieranno a ribellarsi. Nelle campagne francesi
gli ideali della rivoluzione non hanno avuto grande presa perché le campagne
sono legate alla chiesa cattolica, delle divisioni politiche ai campagnoli non
interessa niente e non si stanno facendo grandi riforme economiche per la
gente di campagna; i territori messi in vendita sono comprati dai grandi
proprietari terrieri.
I sanculotti sono convinti che la convenzione sta lavorando a rilento perché
vogliono riforme radicali e spingono affinché i girondini vengano dichiarati
fuori legge e arrestati perché ritenuti troppi moderati e si crea un’alleanza tra
giacobini (ex montagnardi), cui leader è Robespierre e sanculotti. Nell’estate
del 93 viene formato e nominato dalla Convenzione il Comitato di salute pubblica formato da 9
membri, il cui leader è Robespierre, che dovrebbe svolgere i compiti del governo, ma ha quasi pieni
poteri che Robespierre userà con durezza.

Lez.110 Rivoluzione francese: la dittatura giacobina


Il governo di Robespierre
Il comitato di salute pubblica è un organismo dei giacobini, guidati da Robespierre; l’obiettivo è
quello di prendere in mano la politica dopo la caduta della monarchia e di stabilizzare la rivoluzione
dato il caos francese. Il potere di Robespierre si basa sulla forza del club dei giacobini e sull’appoggio
dei sanculotti, il popolino di Parigi cioè piccoli commercianti, artigiani e operai della città di Parigi;
vengono chiamati così perché indossano i pantaloni lunghi. Questi sanculotti scendono
costantemente in piazza e in strada facendo continue proteste e questi vogliono Robespierre perché
vedono in lui colui che guiderà la rivoluzione del popolo parigino; il resto della Francia viaggia su un
binario diverso perché le campagne della Francia hanno una storia diversa.
Democrazia totalitaria?
Robespierre ha in mente un programma politico estremo e innovativo per l’epoca; il suo governo fu
ricordato come periodo di terrore giacobino; egli ha preso il potere basandosi sulle assemblee
popolari con l’appoggio delle masse e in questo primo momento è la prima fase della storia europea
in cui le masse diventano protagoniste. La dittatura di Robespierre viene definita da alcuni storici
come democrazia totalitaria cioè da un lato sicuramente Robespierre non è lì per caso, ma ha un
forte appoggio popolare in particolare dal popolo parigino che lo vuole in quel ruolo, anche se
questo potere non è stato dato a Robespierre per suffragio universale nonostante l’appoggio che
ha dal basso. Si può parlare di totalitarismo cioè un governo che non si accontenta solo di governare
un popolo con la forza, ma nel totalitarismo c’è l’intenzione da parte di chi dirige il governo di
cambiare la mentalità del popolo; un dittatore vecchio stile potrebbe governare non interessandosi
di cosa il popolo pensi. Nel caso di una dittatura totalitaria questa penetra nella vita privata dei
cittadini. Robespierre vuole plasmare un nuovo tipo di cittadino francese che sua totalmente
partecipare delle cose che si sono ottenute con la Rivoluzione francese; questo obiettivo è difficile
perché serve una pedagogia politica, un’educazione filo giacobina e filo rivoluzionarie facendo
violenza sul modo di ragionare, essere e vivere della cittadinanza.
Cambiare la mentalità
Gli uomini di Robespierre sono imbevuti di filosofia di Rousseau
tramite l’uso della volontà generale, Rousseau dice che se uno
stato vuole andare bene, bisogna utilizzare a volontà di tutti
perché le differenze di volontà siano sempre differenza dovute
agli interessi personali dei singoli gruppi; ogni persona segue il
suo interesse e si disinteressa dei vantaggi degli altri; se tutte le
persone badassero al benessere di tutti, trionferebbe la volontà
generale trovando una soluzione condivisa. Robespierre pensa
di governare per il bene di tutti, ritiene di governare per il bene
del popolo perché egli è arrivato al potere convinto di fare la
cosa giusta diventando refrattario alle critiche, coloro che
attaccheranno il suo governo saranno persone che vogliono
fare il loro interesse perché non si interessano al popolo.
Robespierre userà il pugno duro sentendosi aggredito
mandando agli arresti milioni di francesi durante il suo governo
che durerà meno di un anno perché accusati di cospirare contro
la rivoluzione semplicemente perché non si trovavano nelle sue decisioni. Questo è un regime
democratico totalitario perché non si può neanche essere sospettati di tramare contro Robespierre;
questa ondata di forza rivoluzionaria si scaglia anche contro la mentalità attraverso un’opera di
laicizzazione del mondo francese perché la chiesa cattolica è ostile alla rivoluzione; per indebolire la
chiesa cattolica si varano varie misure cancellando il calendario per sostituire i santi cristiani con dei
santi laici cioè coloro che hanno fatto qualcosa di importante per la Francia e martiri della
rivoluzione come Marat pugnalato da una donna, anche padri della scienza. Si cambia il calendario
perché durante la rivoluzione se ne vara uno nuovo più razionale, ci sono i mesi, ma non più legati
alla vecchia storia antica, si scelgono nuovi nomi con i mesi ispirati alla stagione dell’anno; si abolisce
la settimana e diventa un periodo di dieci giorni più razionale.
Il Terrore giacobino
L’opera di scristianizzazione arrivò fino ad un certo punto perché vi erano esponenti dei giacobini
che volevano portarla all’estremizzazione, ma Robespierre non voleva cancellare completamente la
fede cattolica perché temeva che finire nell’ateismo significava caos e disordine perché gli uomini
avevano bisogno di una religione per comportarsi meglio. Robespierre imporrà il culto dell’ente
supremo istituendo un Dio simile a quello degli illuministi, la fede religiosa è importante, ma era
critico nei confronti delle istituzioni della chiesa cattolica. Chiunque non si adeguava a questa nuova
mentalità rischiava l’arresto e la vita, furono arrestati molti esponenti dei girondini tra cui lo stesso
Brissot, finito ghigliottinato e nelle campagne vennero arrestati molto preti refrattari e moderati.
500mila francesi furono processi, ma non tutti mandati alla ghigliottinata; tra questi anche l’ex
regina Maria Antonietta viene ghigliottinata su spinta dei sanculotti. Anche persone vicine alla
rivoluzione vennero mandati a morte come Danton e Elbert, leader di un movimento radicale dei
giacobini.
Maximum e leva
Robespierre tenta di varare alcuni cambiamenti, tra le quali due iniziative prese dal Comitato di
salute pubblica: sanare l’economia pubblica perché il potere d’acquisto della popolazione francese
sta crollando, cioè aumenta l’inflazione perché il denaro vale sempre meno; questo è dovuto anche
alla pratica delle vendite delle terre e delle cariche di stato. Le terre a inizio rivoluzione erano state
rivendute dopo essere state requisite alla chiesa, ma sul valore di queste terre erano stato messi dei
titoli di stato che ad un certo punto vennero usati come banconote, gli assegnati; il valore degli
assegnati era variabile data la guerra. Robespierre impone il maximum per frenare questa inflazione,
un calmiere dei prezzi, cioè i prezzi dei beni di prima necessità avranno un prezzo massimo stabilito
andando a diretto vantaggio dei consumatori poveri, ma danneggia i commercianti perché si vanno
un po' ad impoverire. Una seconda mossa è la leva di massa cioè la lega obbligatoria dato le continue
guerre francesi, l’esercito si ingrossa anche di soldati di estrazione popolare; la parte militare va
relativamente bene durante il governo giacobino; per l’ingresso di nuove l’esercito si va plasmando
in maniera nuova dato che fanno carriera anche persone di origine borghese e popolare; è un
esercito che per il momento si basa sul merito.
Il 9 termidoro
Nel 1793 viene finita la Costituzione, vi era già stata una costituzione varata nel 1791 che prevedeva
una costituzione monarchica; ma con l’uccisione del sovrano si vara questa seconda costituzione
che non verrà mai applicata perché Robespierre vuole prima sistemare la situazione politica.
Robespierre tenta di perseguire tutti i suoi nemici, ma si crea in questo modo altri nemici perché le
altre forze politiche hanno paura che Robespierre li manda a morte; così i nemici di Robespierre
decidono di ordire un complotto contro di lui. Questo complotto si attua in un colpo di stato del 9
termidoro (luglio) 1794; Robespierre viene arrestato con i suoi uomini fedeli e viene ghigliottinato
nel giro di qualche ora senza fare il processo. Il Comitato di salute pubblica crolla e i sanculotti non
agiscono.
La terza Costituzione
Si inizia a scrivere la terza Costituzione dopo la morte di Robespierre e adesso in Francia inizia il
periodo del Terrore Bianco in cui girondini e preti refrattari si vendicano contro i giacobini, così
alcuni di questi vengono arrestati e uccisi per vendetta; specialmente nella zona del sud-est della
Francia. In questo periodo bisogna tenere in piedi anche la guerra perché durante il periodo del
terrore giacobino le potenze straniere volevano far cadere il governo; l’esercito francese continua a
ottenere vittorie tanto che Prussia e Olanda escono dalla guerra mentre rimangono Inghilterra e
Austria. Nel frattempo, nel 1795 viene varata una nuova Costituzione, che si richiama ai valori del
1791 tornando a valori borghesi, si parla sempre di repubblica ma non democratica spirata a
Rousseau, ma borghese ispirata a Montesquieu. A sedere in questo governo vi è il Direttorio,
formato da cinque membri, che detengono il potere esecutivo. Dopo il 1794 si apre una fase caotica.
Congiure e colpo di stato
Il governo del direttorio è debole, vi sono varie congiure infatti tra le quali quelle dei monarchici che
vogliono restaurare la monarchia nell’ottobre 1795; il Direttorio chiede l’aiuto dell’esercito guidato
Napoleone Bonaparte, giovane ufficiale nato nella Corsica, per reprimere la congiure e nel 1796 vi
è la congiura degli uguali guidata da Babeuff che vorrebbe spostare a sinistra la rivoluzione arrivando
all’abolizione della proprietà privata, ma anche questo tentativo di colpo di stato fallisce. Nel 1797
arriva un colpo di stato fatto dal Direttorio ricordato come 18 fruttidoro (agosto-settembre) anno V
perché si iniziano a contare gli anni dall’inizio della repubblica; nel 18 fruttidoro il Direttorio
sospende la costituzione per prendere il potere tutto nelle sue mani e ormai il Direttorio per
reprimere la situazione ha sempre più bisogno dell’esercito
La Rivoluzione all'estero
In politica estera la Francia ottiene vittorie durante le guerre; all’estero nel 1789-1790 vi è una
generale simpatia per ciò che sta accadendo in Francia perché tutti questi paesi sono imperniati di
ideali illuministi. Questa iniziale simpatia tramonta nel 1790-1791 quando il re viene arrestato e poi
ghigliottinato, poi con la salita al potere dei giacobini, questa parola diventerà sinonimo di problema
e si guarderà al giacobinismo in maniera negativa. Nel 1790 esce un libro “Riflessioni sulla
rivoluzione francese” scritto da un irlandese chiamato Burk, egli afferma che hanno esagerato nella
rivoluzione dopo essere partiti in maniera giusta non avendo seguito quanto era successo con la
Gloriosa Rivoluzione. Alcuni borghesi europei iniziano a seguire gli ideali francesi, in Italia per
esempio vi è qualche centro giacobino, in particolare in questa fase il centro è la Liguria dove agisce
Filippo Buonaroti, un rivoluzionario italiano che si sposterà in Francia anche. La simpatia per i
francesi arriva quando invadano il Belgio (paesi bassi austriaci) appartenente all’Austria e dove i
nobili del posto avevano iniziato la rivolta contro i francesi, ma tra il 1793 e il 1795 i francesi riescono
ad invaderli. La Francia si avvicina anche all’Olanda dove nasce la repubblica batava, chiamata anche
repubblica sorella, in quegli anni nasceranno molte repubbliche sorelle, formalmente autonome,
ma vicine alla Francia.

Lez.111 Napoleone dall’Italia al consolato


Contro l'Austria
Napoleone si pone in continuità con la Rivoluzione francese, ma è
anche qualcosa di nuovo perché alcune cose conquistate con la
rivoluzione vennero perdute, la sua figura è complessa, ancora oggi è
dibattito storico. Questo giovane ufficiale tra il 1797 e il 1798
Napoleone diventa il padrone della Francia. Nel 1796-1797 aveva
assunto potere il Direttorio, che si stava appoggiando sempre di più
all’esercito. Il Direttorio aveva dato abbastanza slancio alle guerre
all’estero, sul versante delle guerre la Francia ha occupato delle zone all’estero sancendo la nascita
delle repubbliche sorella, un esempio è la repubblica batava nata nelle Province Unite; l’obiettivo
del Direttorio di questi anni è di fondare varie repubbliche sorelle in modo tale che esse facciano da
cuscinetto negli stati nemici. Per raggiungere questo obiettivo bisogna muovere guerra contro
l’Austria diventata potente e per arginare il pericolo il Direttorio applica un attacco duplice contro
questo paese; la prima armata deve puntare verso Vienna con un attacco diretto; la seconda armata
deve scendere a sud invadendo il nord Italia così da distrarre l’esercito austriaco in nord Italia.
Giocando con le forze austriache su due fronti, queste si possono indebolire; in nord Italia l’Austria
aveva grandi possedimenti. L’Armata d’Italia che doveva essere di secondo piano va molto meglio
della prima e viene affidata a Napoleone, un condottiero di ventisei anni; egli riuscì a tenere
compatto il proprio esercito riuscendo a sconfiggere sia ai savoia piemontesi e agli austriaci fino alla
Battaglia di Rivoli Veronese combattutati all’inizio del 1797, una battaglia piuttosto decisiva.
Il Trattato di Campoformio
Il papa Pio VI cedette alla Francia l’Emilia Romagna, che faceva parte dello stato delle chiesa e
Napoleone riuscì a trattare con gli austriaci firmando il Trattato di Campoformio con cui l’Austria
riconosceva alla Francia la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Belgio e la riva sinistra del Reno, zona
della Germania più vicina alla Francia; in cambio Napoleone concedeva qualcosa all’Austria, la
Repubblica di Venezia, che fino a quel momento era stata indipendente, viene regalata all’Austria e
Venezia non può dire nulla in contrario perché l’esercito veneziano è ridotto, inoltre vengono cedute
l’Istria e la Dalmazia, porti veneziani da molti secoli. Napoleone e i francesi non hanno a cuore le
sorti dei paesi vicini, di una libertà degli italiani e dei veneziani non gliene importa nulla; l’idea di
aiutare i popoli vicini da parte dei francesi viene meno. Il Trattato di Campoformio viene firmato da
Napoleone stesso, da un lato questo segna la debolezza del Direttorio e mostra l’ambizione di
Napoleone che pur avendo meno di trenta anni punta a fare carriera molto rapidamente. Subito
dop questo trattato le truppe francesi si danno al saccheggio, il nord Italia viene depredato di tutte
le sue ricchezze come anche le opere d’arti in modo tale da risanare le casse francesi.
Repubbliche giacobine
Nei mesi successivi tutta l’Italia finì sotto il controllo francese perché nel 1797 venne fondata la
Repubblica Cisalpina in Lombardia e Cispadana in
Emilia-Romagna, poi si fusero e nacque la repubblica
cisalpina. Papa Pio VI iniziò a perseguitare tutti i
simpatizzanti della Rivoluzione francese e la messa a
morte di quest’ultimi diede il contributo a
Napoleone di prendere possesso dello stato della
chiesa, Pio VI viene arrestato e viene fondata la
repubblica romana.
A Napoli i Borbone da difensori della fede una volta
che il papa viene deposto decidono di attaccare i
francesi, ma i francesi sono più forti quindi cacciano
le truppe borboniche e invadono il sud Italia
fondando la repubblica sorella partenopea. In Liguria
viene fondata la repubblica ligure.
Queste repubbliche vengono chiamate anche
giacobine, le riforme di queste repubbliche sorella
sono molto moderate, vengono soppressi molti
ordini religiosi per incamerare le terre, vengono
varate riforme di stampo civile introducendo lo stato
civile, l’anagrafe comunale che serve a creare una
burocrazia statale efficiente che non si deve
appoggiare più a quella della chiesa perché una volta
i registri di nascite e morti erano della chiesa. Vengono aboliti i fedi commessi cioè si tolgono i vincoli
che proibivano ai nobili di dividere le terre tra i loro figli, si permette così la divisibilità di questi
feudi.
I Sanfedisti di Ruffo
I francesi che fondano queste repubbliche vengono visti come invasori dagli italiani più che liberatori
perché sono impegnati a risanare i loro conti e mettono in atto poche riforme; la borghesia italiana
contenta all’arrivo dei francesi è una minoranza anche perché la borghesia nel paese è piccola e per
la maggior parte la popolazione è formata da contadini, che non hanno visto nessuna riforma di
miglioramenti. In Italia succede ciò che era successo nella zona della Vandea in Francia perché dove
i contadini sono fortemente legati alla chiesa tra il 1798-1799 iniziano delle rivolte vedendo nei
francesi solo coloro che hanno tolto potere alla chiesa. I contadini si ribellano soprattutto al sud,
specialmente la rivolta guidata dal cardinale Ruffo, che guida l’Armata della Santa Fede i cui membri
vengono chiamati sanfedisti, si ribellano contro i francesi sostenuti dagli inglesi e dai briganti locali;
l’Armata di Santa Fede riesce a cacciare i francesi e nel 1799 tornano i Borbone sul trono di Napoli
vendicandosi di coloro che li avevano traditi.
Napoleone in Egitto
Il Direttorio ha due problemi al momento: ultimo grande nemico è l’Inghilterra che non ha
intenzione di cedere contro la Francia; il secondo problema è Napoleone perché dopo le sue vittorie
torna come un personaggio popolare e molto amato dalla popolazione francese. Bisogna trovare un
modo per colpire l’Inghilterra e ristabilire il ruolo di Napoleone; il Direttorio riesce a trovare un piano
per entrambi le questioni così per non battere l’Inghilterra direttamente sul suolo inglese, si deve
attaccare indirettamente cioè negli interessi economici. Gli inglesi hanno una base strategica in
Egitto e così i francesi vogliono conquistare l’Egitto, paese dell’impero ottomano, ma debole e invia
Napoleone per mandarlo via dalla Francia per qualche mese perché stava diventando troppo
popolare. Così nel maggio 1798 Napoleone va in Egitto, affidato al governo dei mamelucchi, facile
da conquistare; infatti, sbarca ad Alessandria d’Egitto varando la sua campagna e mentre combatte
via terra in Egitto, l’Inghilterra colpisce le navi francesi ancorate al porto, così Napoleone rimase
bloccato in Egitto per un circa un anno.
Durante l'assenza
Così con Napoleone bloccato in Egitto, le potenze stranieri riuscirono ad organizzarsi meglio per
sconfiggere la Francia. Venne a formarsi una coalizione antifrancese organizzata dall’Inghilterra, che
coinvolgeva Austria, Russia e Impero ottomano riuscendo a ottenere alcune vittorie sul fronte
italiano perché russi e austriaci attaccarono le repubbliche sorella; i russi penetrano in Piemonte
mentre gli austriaci in centro Italia e la coalizione mise sul trono i vecchi regnanti che vennero anche
ben accolti dalla popolazione. Napoleone riesce a tornare in Francia, che è sprofondata nuovamente
nel caos, iniziano a sorgere nel paese dei nuovi club giacobini che si richiama alle ideologie di
Robespierre, a quelle dei sanculotti. Il direttorio teme che possa salire al potere un’estrema sinistra
e in particolare l’abate Syeyes, un personaggio importante della rivoluzione e che era stato fin da
prima della convocazione degli stati generali un simpatizzante per gli illuministi e per gli ideali
rivoluzionari. Syeyes aveva giurato sulla costituzione, ma era salito in ombra quando era saluto al
potere Robespierre, ma quando la situazione è nel caos Syeyes vuole fare un colpo di stato
sospendendo la costituzione del 95 e mettere a sicuro le principali conquiste della rivoluzione
stabilizzando la situazione. Per mettere in atto questo piano ha bisogno di qualcuno di forte e si
rivolge infatti a Napoleone, che collaborano per mettere a fine a questa perenne rivoluzione dato
che non vi è stato un governo duraturo. Il piano di Syeyes piace a Napoleone e viene messo in atto
nel novembre del 1799
Colpo di stato del 18 brumaio
Il 18 brumaio 1799 Napoleone si reca in parlamento all’assemblea e chiede di cambiare la
costituzione costringendo i parlamentari con la forza dato che li minaccia di arrestarli. Viene sospesa
la costituzione e un consolato prende il potere formato da Syeyes, Napoleone e Ducò; nel giro di
pochi giorni venne scritta un’altra costituzione, scritta nel 1799.
Costituzione del 1799
Questa quarta costituzione sembra in certi versi in continuità con la costituzione precedente
prevedendo suffragio universale maschile e apparente divisione dei poteri perché il potere esecutivi
ai consoli, il potere legislativo a parlamento formato da camera e senato, quest’ultimo formato da
parlamentari a vita scelti da Napoleone; la Camera discute le proposte di leggi fatte da Napoleone
quindi la funzione legislativa spetta a Napoleone. Vi sono ancora tre consoli; il primo è Napoleone
mentre gli altri due sono di scarso rilievo; Napoleone detiene potere esecutivo mentre gli altri due
hanno un potere consultivo; essi rimangono in carica dieci anni, poi rinnovabili. La costituzione viene
varata e per farla approvare al popolo si svolgono delle elezioni, in realtà Napoleone emana un
plebiscito cioè delle elezioni dall’esito scontato. Durante queste elezioni va a votare il meno della
metà aventi diritto.

Lez.112 Napoleone imperatore


Le origini di Napoleone
Napoleone, giovane generale francese, riesce a bruciare le tappe scendendo in Italia con il compito
di distrarre gli austriaci sull’altro fronte ottenendo numerosi successi; nel 1799 Napoleone riesce a
salire al potere fondando il consolato e con la costituzione del 1799 riesce a farsi nominare primo
console instaurando una dittatura dopo.
Napoleone nasce nel 1769 in Corsica, che fino a un anno prima era italiana perché era un’isola che
faceva capo a Genova e inizialmente il suo cognome era Buonaparte, suo padre aveva studiato in
Toscana studiando l’italiano. L’origine familiare italiana gli creerà qualche problema perché quando
a nove anni si trasferirà in Francia dovrà imparare il francese e verrà denigrato da bambino perché
visto come straniero tanto che prima della prima campagna d’Italia cambierà cognome. Da ragazzino
visse con una sorta di complesso di inferiorità e questo non frenò la sua ascesa, anzi l’accrebbe e
negli ambienti francesi rimase legato alla sua famiglia d’origine e questi legami familiare lo si vede
dal fatto che piazzerà nelle varie corti d’Europa parenti in posizioni di prestigio.
Adolescenza ed esercito
Già a sedici anni entra nell’artiglieria bruciando facilmente le tappe un po' perché con la fuga di tanti
nobili dalla Francia all’area tedesca l’esercito è rimasto sguarnito di ufficiali, un po' perché l’esercito
rivoluzionario che si stava andando a formare era meritocratico, i nobili sono stati tolti vista anche
l’abolizione dell’ancien regime. Per un decennio anche abbandonante Napoleone sarà uno dei
grandi più strateghi e generali di tutti i tempi; il suo talento emerge fin da giovane.
Dai giacobini al potere
A notarlo all’interno dell’esercito sono i giacobini perché quando scoppia la rivoluzione Napoleone
è già nell’esercito, segue con curiosità gli eventi della rivoluzione anche se inizialmente è in disparte.
I giacobini vedono in questo giovane ufficiale un uomo valente e infatti il fratello di Robespierre gli
permette di fare carriera facendo assumergli ruoli importanti, ma quando i giacobini cadono
Napoleone finisce in carcere sospettato di essere un fedele di Robespierre, ma poi ne esce
mostrando di essersi messo a disposizione del Direttorio reprimendo anche una rivolta. Nel 1796
sposa una vedova chiamata Giuseppina, poi diventata Giuseppina Bonaparte, che aveva già un figlio
chiamato Eugenio. Quando fa la campagna di Italia, va in Egitto e fa il colpo di stato del 18 brumaio
Napoleone non è visto in maniera forte dagli uomini politici francesi poiché credono che non sia
capace di durare come era successo durante gli anni della rivoluzione ad altri uomini di prestigio.
Napoleone imperatore
Napoleone è in effetti un uomo nuovo che
inaugura una nuova stagione di politica mondiale
perché non solo vuole tenere il potere in mano,
ma rafforzare anche il suo consenso utilizzando la
propaganda politica in senso moderno e
strumenti di repressione per ottenere consenso.
Prenderà sotto controllo molto stretto la stampa,
le gazzette parigine lo esalteranno come un uomo
forte, c’è un culto della personalità che si ritroverà
molto nel 900’; il potere si rafforza tramite
strumenti apparentemente democratici come il plebiscito dato che il consenso popolare è fittizio,
cioè si deve approvare a forza ciò che Napoleone propone. Egli assume la carica di primo console,
che non sarà di dieci anni, ma si farà nominare nel 1802 primo console a vita trasformando il suo
potere in una monarchia sostanziale dato che aveva potere legislativo ed esecutivo. Nel 1804
Napoleone si fa proclamare imperatore varando un plebiscito e circa il 99% dei francesi vota per il
sì, così finisce la Repubblica e nasce l’impero. Per sacralizzare questa nuova forma si fa incoronare
il 2 dicembre 1804 nella cattedrale di Notre Dame a Parigi da papa Pio VII prendendo in mano lui la
corona e incoronandosi da solo, quindi non più come il medioevo; egli è il capo di sé stesso ed è lì
perché lo hanno messo i francesi.
Consenso dalle vittorie
Napoleone riesce ad avere ampio consenso in Francia per le vittorie militari dati i grandi risultati in
campo di battaglia esaltava le truppe e il popolo; per i legami con la chiesa cattolica; per la capillare
repressione di ogni forma di opposizione mettendo a tacere le voci contrarie.
 Vittorie militari: nel 1800 scese in Italia per la seconda campagna d’Italia e ottenne vittorie
contro gli austraici nella BATTAgia di Marengo, in Piemonte e riesce a ripristinare le
repubbliche sorelle; tra il 1801 e il 1802 riesce a conquistare nuove zone della riva sinistra del
Reno, già prese prima, ma poi riperse. La pace con l’Austria viene firmata a Neville e sancisce
il passaggio dell’Italia alla Francia, nel 1802 viene firmata la pace di Amiens con l’Inghilterra.

Il Concordato con la Chiesa


Con la chiesa cattolica Napoleone riesce a giungere a un compromesso dopo che gli uomini della
chiesa durante la rivoluzione avevano giurato sulla costituzione del 1791 che sanciva che preti e altri
ecclesiastici venivano eletti dal popolo, ma parte del clero francese non giurò sulla costituzione del
1791 perché rimase scontento, questi vennero identificati come preti refrattari. Nel 1801
Napoleone firma un concordato con la chiesa e questo prevede che venga abrogata la costituzione
civile del clero; quindi, il clero non deve più giurare sulla costituzione, in più Napoleone stabilisce
che la carica di vescovi e parroci siano elette dall’alto, ma Napoleone vuole delle cose per sé perché
le terre requisite alla chiesa non verranno restituite, in ogni caso ricambia la chiesa con uno
stipendio che lo stato dà al clero cattolico, ma anche altre minoranze religiose. Un altro elemento
importante per il suo mantenimento del potere è la scelta dei vescovi, i vescovi in carica vengono
mandati a casa e il primo console Napoleone nomina i vescovi. Questo accordo di religioso ha poco
perché vuole garantirsi un potere stabile in Francia nominando lui i vescovi, inoltre vuole che la
chiesa non gli sia avversa.
Repressione e sostegno
Napoleone non fu affatto tenero contro chi non si schierava dalla sua parte controllando molto la
stampa ce durante la rivoluzione era stato uno degli elementi più destabilizzati perché i giornalisti
erano per lo più capi politici, così vara forme di censura e gruppi di intellettuali che gli davano
fastidio venivano allontanati dalla capitale, gruppi di giacobini e anche congiure. Da un lato c’è
questa repressione, ma il consenso si forma su interessi pacifici controllando e formando una nuova
classe dirigente fedele. Vara una riforma amministrativa istituendo prefetti, mandati poi nei
dipartimenti nati all’origine della rivoluzione così che ogni provincia facesse a modo suo, questo
intento autonomistico venne smorzato da Napoleone perché i prefetti rendono conto a Napoleone
mettendo in atto le sue direttive e così si garantisce il controllo capillare di tutta la Francia. Questa
struttura gli permette un controllo efficace della Francia, questo è un modello tipico di uno stato
accentrato. Riforma le scuole tolte durante la rivoluzione alla chiesa per essere laicizzata, egli
ripristina le scuole cattoliche per i livelli più bassi mentre una scuola laica per i livelli superiori come
licei e università, frequentate da classi più abbienti; il liceo deve formare una nuova classe dirigente,
cittadini validi per la politica francese. Napoleone nelle università dà impulso alle facoltà tecniche
per le imprese di ingegneria, di statistica del paese; avendo davanti a sé i dati statistici della società
si possono varare riforme importanti.
Altre riforme importanti sono per le classi più umili, per i mendicanti; la popolazione francese si
sente custodita e aiutata dalla Francia così lo stato può aiutare i cittadini attraverso il loro consenso.
Il Codice Civile
La più importante forse riforma amministrativa di Napoleone fu il codice civile varato nel 1824;
questo codice civile prevedeva una sistemazione dell’apparato legislativo francese perché nel paese
esistevano varie leggi contradditorie e vennero ordinate in modo tale che queste leggi fossero
chiare. Quest’opera era tipica dell’illuminismo perché i sovrani durante l’illuminismo mettevano
mano ai codici per emanare codici civili. Il codice civile ha un’impronta borghese perché tutela i
diritti della borghesia: il diritto ha la proprietà privata, la sua inviolabilità, l’uguaglianza dei cittadini
durante che non esisteva nell’ancien regime dato che i nobili avevano più diritti. Viene mantenuto
il divorzio, introdotto dalla rivoluzione come forma di attacco alla chiesa e tutti quei vecchi diritti
feudali vengono cancellati completamente come il diritto di primogenitura, aboliti i vincoli alla
vendita e all’alienazione delle terre che possono essere vendute come si vuole e spartite. Tutto
questo per dire che si va verso una Francia moderna. Napoleone da un lato nega alcuni importanti
traguardi della rivoluzione come la democrazia dato che è un imperatore e nessuno può rimuoverlo
dai suoi poteri; la divisione dei poteri si è persa; da un altro punto di vista è un continuatore della
rivoluzione dato che ha rimosso alcuni lati dell’ancien regime.

Lez.113 L'Europa sotto Napoleone


La Battaglia di Austerlitz
Napoleone riesce a governare con grande consenso eleminando ogni forma di dissenso e prendendo
forza dalle sue missioni militari; ha effettuato due grandi campagne d’Italia, ha conquistato zone
sulla riva sinistra del Reno, nel 1802 firma una grande pace con i nemici della Francia che non dura
a lungo. Subito dopo si rimise in battaglia anche perché il suo consenso si basava sul lato militare;
nel 1803 riprende la guerra che continuerà fino al 1809, egli affronta tutti i paesi europei che
dovranno cedere nei suoi confronti avendo ottenute grandi vittorie via terra nelle battaglie campali;
l’unico paese che tiene testa a Napoleone è l’Inghilterra. A più famosa è la Battaglia di Austerlitz
dove si scontrano tre imperatori, Francia, Austria e Russia; una delle più grandi battaglie dell’800
che viene clamorosamente da Napoleone che costringe l’Austria alla resa e alla fine dell’impero
tedesco nel 1806 dopo 850 anni. Il Sacro Romano Impero germanico cessa di esistere e in quella
zona forma una Confederazione del Reno, uno stato satellite della Francia che mette fine a un
impero secolare; l’Austria ne esce con il corpo ammaccato perché ha perso il suo punto di
riferimento in area tedesca; la Prussia ormai indebolita e ridimensionata dato che i suoi confini si
restringono così anche la Russia.
Gli stati satelliti
Napoleone si preoccupò di mettere
sui troni europei persone di fiducia,
suoi parenti; ad esempio, sul trono di
Spagna sconfitta viene messo
Giuseppe Bonaparte; in Olanda viene
messo un altro fratello di Napoleone
Luigi Bonaparte, il quale avrà un figlio
che nell’800’ diventerà presidente
della repubblica e imperatore con il
nome di Napoleone III. In Italia nel
1800 aveva cacciato nuovamente gli
austriaci creando delle repubbliche,
poi i territori del centro-nord chiamati
repubblica italiana e cambiano
nuovamente in Regno d’Italia,
affidata al viceré Eugenio di Beauharnais, figlio della moglie Giuseppina; Piemonte, Liguria, Toscana
e Lazio vengono inglobate direttamente dalla Francia. Il Lazio viene ammesso alla Francia perché il
papa Pio VII viene deposto e arrestato, l’alleanza serviva a Napoleone finché era utile. Nel Sud
arrivano di nuovo i francesi e il regno viene affidato a Gioacchino Murat, cognato di Napoleone
perché aveva sposato una delle sorelle di Napoleone; gli ex regnanti italiani scappano nelle isole, ad
esempio i Savoia in Sardegna, rimasta libera mentre i Borbone si rifugiano in Italia. Napoleone e i
suoi uomini non controllano le isole che vengono sostenute dagli inglesi dando sostegno a queste
dinastie che sperano di poter rientrare.
Il blocco continentale
Napoleone ha come ultimo grande nemico la Gran Bretagna e infatti nella Battaglia di Trafalgar si
scontrano regno unito e Francia nel 1805, qui hanno la meglio gli inglesi grazie alla guida di Horatio
Nelson, grande ammiraglio, ma Nelson trova la morte proprio durante questa battaglia anche se
verrà sostituito grandiosamente dai suoi successori. Dal 1806 decide di cambiare strategia per
prendere il controllo dell’Inghilterra mettendo in atto un piano economico e così la vuole attaccare
su suoi traffici perché essendo un’isola l’Inghilterra ha bisogno di approvvigionamenti
commerciando con gli altri paesi e le sue colonie; così impedisce a tutti i paesi europei di fare affari
con l’Inghilterra tanto erano in mano sua e dei suoi uomini e si poteva impedire con la forza di
eseguire gli ordini. L’Inghilterra resisterà qualche tempo, ma poi non ce la farà più. Per mettere in
atto questo piano bisogna avere un controllo forte francese, ma Russia, Prussia e area tedesca non
si sa se obbediscono agli ordini di Napoleone nonostante siano state sconfitte. Nel 1810 decide di
divorziare dalla moglie Giuseppina per mettere a segno la sua strategia politica e prende in moglie
la principessa d’Austria, figlia dell’impero austriaco per rinsaldare il legame dinastico e per avere
figli non avuti dal matrimonio con Giuseppina. Questa scelta si può comprendere in un’ottica
prerivoluzionaria, Napoleone mette in campo le stesse dinamiche ovvero un re che prende in moglie
la principessa di un altro stato. La principessa Maria Luisa d’Austria è nipote di Maria Antonietta,
sua prozia e quindi Luigi XVI è suo prozio, un fatto emblematico perché ritornano matrimoni dinastici
addirittura con l’Austria.
L'esercito napoleonico
La forza di Napoleone stava nel suo esercito migliorato continuamente; il suo esercito era a
coscrizione obbligatorio cioè formato da tutti gli uomini come già accadeva dal 1793-1794, un
esercito che doveva difendere la nazione, questa coscrizione obbligatoria continua ma con delle
eccezioni perché in alcune circostanze potevano essere esentati come da sposati o nel caso
pagassero un alto che andava al posto loro. Non molti volevano essere sostituiti perché entrare a
far parte dell’esercito napoleonico era facilmente meritocratico, si poteva far carriera avanzando di
grado anche in maniera abbastanza veloce e fare prestigio partendo da una posizione umile. Dal
1808 dispensò agli ufficiali di alto rango titoli nobiliari in ranghi di duchi, conti e questo può stonare
dato che la Rivoluzione francese aveva abolito i titoli nobiliari. Napoleone crea questi titoli nobiliari,
ma in origine sono meritocratici anche se poi diventeranno ereditari.
Nazioni e costituzioni
L’esercito e lo stato napoleonico devono amministrare i territori occupati esportando alcune leggi
francesi; infatti, tra il 1805 e il 1810 si espande in varie zone d’Europa la legge napoleonica; ad
esempio, in Italia vengono esportate alcune riforme napoleoniche come il Codice napoleonico che
svecchia la legislazione statale; si abolisce la feudalità; vengono requisite le terre di alcuni ordini
religiosi che vengono soppressi. Vi è una parziale laicizzazione anche in Italia, elementi che vanno a
vantaggio della borghesia italiana vengono ripresi come la vendita di terre per risanare il debito
pubblico sia francese che italiano. Tra il 1806 e il 1809 in Europa inizia a sorgere un sentimento
nazionale popolare; la Spagna è il primo caso emblematico di questa tendenza perché Giuseppe
Bonaparte gestisce la Spagna per il vantaggio della Francia e nei ruoli più importanti dell’apparto
burocratico siedono i francesi causando malcontento negli spagnoli che si sentono governati da
stranieri che vanno a spadroneggiare a casa loro; così in questi anni nasce un movimento di
guerriglia antifrancese che Giuseppe Bonaparte fa fatica a sostenere; in queste azioni vi è un
sostegno da parte degli inglesi anche. Questi sentimenti nazionali riguardano anche la Prussia dopo
la sconfitta del 1806 nella battaglia di Jena; intellettuali iniziano a fare propaganda perché il popolo
stesso si ribelli a questi stranieri, tra cui Fichte che tiene “discorsi alla nazione tedesca” che esalta il
desiderio di unione del popolo tedesco contro lo straniero, non menzionato direttamente. Gli inglesi
fomentano questa scintilla in modo da mettere in difficoltà Napoleone, specialmente nel 1812
perché in quell’anno sia in Sicilia che a Cadice in Spagna vengono emanate due costituzioni tra loro
abbastanza simili, che non verranno applicate subite, ma sono emblematiche perché c’è un
tentativo di creare un sistema costituzionale che garantisca tutto ciò che la rivoluzione prometteva
senza stare sotto Napoleone; ci si doveva riscattare da Napoleone e bisognava fare alla maniera
inglese dividendo i poteri e facendo tutto ciò in maniera pacifica.
Le riforme in Prussia
Iniziano ad emergere delle debolezze durante questa era napoleonica. La Prussia tenta di riformarsi
al suo interno per affrontare meglio le sue sfide; grandi riforme erano state fatte da Federico II, il
Grande. Adesso viene abolita la servitù della gleba, vengono rimossi i vincoli feudali e si riforma
l’esercito dopo la sconfitta di Jena cambiando il modo di reclutamento dei soldati. Altri stati si stanno
preparando a scontrarsi contro la Francia, non si sopporta più la situazione di non potere
commerciare con l’Inghilterra dato che si ricavavano benefici.

Lez.114 La fine di Napoleone e del suo impero


Le debolezze di Napoleone
Napoleone prende il potere in Francia in maniera fortissima e con il suo esercito riesce a conquistare
tutta l’Europa facendo nascere stati satelliti oppure direttamente annessi all’impero francese; ma
l’impero napoleonico presenta quattro punti di debolezza:
 l’Inghilterra è un nemico forte e temibile, il paese sarà un grande avversario napoleonico e
Napoleone ha emesso un blocco continentale per on commerciare con il paese
 in varie zone d’Europa stanno sorgendo dei nazionalismi
 in Spagna vi è una guerra civile costante contro l’occupazione francese
 la Russia esce dal blocco continentale perché non convinta delle idee napoleoniche di non
commerciare con l’Inghilterra perché i paesi hanno bisogno di commerciare con l’Inghilterra
per accrescere le loro ricchezze.
Questa mossa della Russia provocherà una guerra fatale.
La campagna di Russia
Questa grande campagna di Russia parte nell’estate del 1812 quando Napoleone parte dalla Francia
alla testa di un grandissimo esercito molto composito che deve affrontare un esercito rilevante
come quello russo anche se presenta debolezze presentando persone di varie nazionalità e questo
causerà in primo luogo problemi linguistici e in secondo luogo vi è gente che combatterà per i
vantaggi di un’altra patria; inoltre, questi uomini vanno mantenuti e servono grandi rifornimenti.
Napoleone partiva con pochi approvvigionamenti dato che portare dietro viveri era gravoso e una
volta arrivato in un territorio, lo occupava militarmente e si procurava gli approvvigionamenti in
loco requisendo le derrate alimentari locali, sfruttando così le risorse locali. Questo gli permetteva
un esercito più agile a muoversi, ma si inimicava i francesi alle popolazioni locali. Questa grande
armata che vuole attaccare la Russia si muove allo stesso modo, pensa nella stessa estate del 1812
di farla finita con i russi, ma il piano non va come previsto perché i russi decidono di affrontare
l’esercito napoleonico non faccia a faccia, ma di ritirarsi sempre più ad est evitando lo scontro
frontale; i russi distruggono ogni possibile rifornimento per l’esercito francese brucando raccolti e
distruggendo le materie prime. Quando l’esercito napoleonico invade la Russia non trovano i viveri
e l’esercito con cui combattere, a questo punto non ci si può organizzare.
La battaglia delle nazioni
L’obiettivo dei russi era quello di far arrivare l’inverno russo in modo tale che l’esercito napoleonico
non poteva resistere a lungo; i francesi combattono nella Battaglia di Borodino vicino a Mosca
vincendo, ma i russi indietreggiano ancora nonostante i francesi arrivano fino a Mosca privi di
risorse. I francesi hanno incontrato vittorie, ma inutili e nell’ottobre del 1812 Napoleone capisce la
situazione e decide di ritirarsi, ma la ritirata è piuttosto disunita e una volta che i francesi iniziano a
ritirarsi i russi passano al contrattacco e proprio perché disorganizzata i russi colpiscono
violentemente, in particolare la cavalleria cosacca e i francesi scappano dandosi alla fuga. La vittoria
russa rinvigorisce gli altri paesi perché si vede la debolezza di Napoleone e si forma una nuova lega
antifrancese che comprende Russia, Inghilterra, Prussia e Austria. La battaglia di questa coalizione
antifrancese arriva a Lipsia nell’ottobre 1813, detta anche battaglia delle nazioni, e Napoleone
perde; una prima grande sconfitta di Napoleone sul campo di battaglia. Napoleone sconfitto si
rifugia in Francia, ma l’esercito nemico continua ad avanzare seguendolo in Francia e all’inizio del
1814 questa coalizione antifrancese riesce ad invadere la Francia; nell’aprile 1814 Napoleone si
arrende e abdica consegnandosi ai suoi nemici. I nemici decidono di prendere Napoleone
mandandolo in esilio fuori dalla Francia, sull’isola d’Elba.
Luigi XVIII sul trono
I nemici prendono in mano le redini dell’Europa e per decidere come organizzare tutti si riuniscono
nel 1814 nel Congresso di Vienna, una riunione di tutte le grandi potenze per decidere quali confini
dare all’Europa. In Francia, nel frattempo, questi stati decidono di ripristinare la dinastia borbonica
e mettono sul trono uno dei fratelli di Luigi XVI, Luigi XVIII; il figlio di Luigi XVI era stato incarcerato
e alla fine era morto in condizioni tragiche e quindi il fratello di Luigi XVI per rendere omaggio al
nipote morto decide di saltare il numero dei Luigi XVII chiamandolo Luigi XVIII. Il resto d’Europa
attualmente comanda.
100 giorni e Waterloo
Luigi XVIII tentò subito di ingraziarsi il popolo concedendo subito una costituzione che garantisce
dei parziali diritti liberali; egli prova ad andare incontro al sentimento popolare ma non ci riesce
perché in Francia molti sono scontenti di questa restaurazione, in particolare i borghesi che temono
che le terre comprate durante la Rivoluzione francese possono essere tolte; non sono contenti i
contadini che temono un ritorno dei privilegi feudali. Vi è un clima sospettoso nei suoi confronti
anche perché i francesi non vogliono tornare all’ancien regime, di questo malcontento ne viene a
sapere Napoleone, che in Francia viene rimpianto soprattutto dall’esercito. Napoleone fa un
tentativo di ritorno nel marzo 1815, sbarca in Francia, punta su Parigi accolto in trionfo dalla
popolazione francese, nel mentre Luigi XVIII scappa e subito riforma la costituzione di Luigi XVIII in
maniera più liberale indicendo un plebiscito per farsela approvare. Ma in Europa si forma subito una
coalizione antifrancese, questo ritorno napoleonico dura quasi 100 giorni perché si confronta dopo
poche settimane nella Battaglia di Waterloo venendo sconfitto in maniera definitiva; la coalizione
antifrancese manda Napoleone in esilio sull’isola di Sant’Elena, in mezzo all’oceano e appartenente
all’Inghilterra; morirà il 5 maggio 1821.
Non si torna indietro
La lunga fase della Rivoluzione francese finisce così; è stato un quarto di secolo piuttosto
importante. La Rivoluzione francese ha segnato un’accelerazione nello sviluppo dell’Europa perché
le sue conquiste non verranno cancellate, il congresso di Vienna cercherà di tornare indietro, ma on
ci riuscirà. La conquista più emblematica è la fine dell’ancien regime, proclamata nel 1789; per
quanto il congresso farà tornare antichi privilegi, sarà una cosa di breve durata. Si aprirà un mondo
borghese perché la borghesia ha trionfato durante la Rivoluzione francese; questa classe sarà quella
vincente.
Cittadini e masse
Cambia il ruolo dei cittadini perché in primo luogo la Rivoluzione ha imposto in Europa l’idea dei
diritti dei cittadini, in particolar modo con il codice napoleonico, che formalizza alcuni diritti per la
Francia e per i paesi invasi da Napoleone. L’idea dei diritti individuali diventerà fondamentale in
tutta Europa: diritto alla libertà, alla proprietà privata. La proprietà privata sarà il diritto
fondamentale per i borghesi e anche la libertà economica. Con la Rivoluzione francese si inizia a
parlare di masse, non semplicemente il popolo che esisteva già in epoche precedenti, ma adesso il
popolo non è più un soggetto che ogni tanto fa una rivolta, ma diventa un soggetto politico; infatti
quando si parla di masse di parla di un gruppo indistinto di persone, che vogliono diventare soggetti
attivi di ogni scena politica; si pensi ai sanculotti, la piccola borghesia parigina che scende in piazza
ogni giorno per premere sulle decisioni della politica. Nell’800’ queste masse diventeranno vere
protagoniste; a fine secolo si organizzeranno in partiti.
Accentramento e guerre
Vi è l’idea di un’organizzazione di stato sempre più efficiente e organizzato, uno stato diviso in
province ma governate dal centro tramite prefetti con Napoleone; un’altra novità è l’idea di guerra
perché le guerre della rivoluzione sono ideologiche, i combattenti combattono per una causa a
differenza degli eserciti precedenti che combattevano solo per un re. Si combatte per un ideale e
questo segnerà l’800’, i moti e le guerre avranno sempre di più un carattere ideologico.
Il mito della rivoluzione
Questa fase di Rivoluzione francese e napoleonica ha segnato la mente delle persone negli anni
successivi. Dall’800’ in poi nasceranno i partiti liberali, democratici e socialisti che si confronteranno
continuamente con ciò che era successo durante la rivoluzione; i liberali si ispireranno alla prima
fase costituzionale, i democratici ai giacobini e i sociali si appelleranno alla rivoluzione per mettere
in atto le speranze che erano state tradite. I personaggi della Rivoluzione francese diventeranno
eroi, punti di riferimento durante i programmi politici. Questa mitologia della rivoluzione è un po'
grossolana perché ha avuto al suo interno delle idee sia democratiche, soprattutto nei primi anni,
sia dittatoriali come l’età napoleonica; vi sono differenze nell’uso delle masse, nell’esercito.
Tre milioni di morti
La Rivoluzione francese è stata anche una fase drammatica perché segnata da numerose guerre,
che hanno portato un grande numero di morti; alcuni storici stimano circa tre milioni di morti. Fu
una fase sanguinosa, difficile, di grandi avanzamenti, ma anche di grandi lutti; un’età di devastazione
oltre che di cambiamenti.

Lez.116 La prima Rivoluzione industriale


Seconda metà del '700
Nella seconda metà dell’700’ iniziò la prima rivoluzione industriale, in particolare si ritiene che siano
gli anni 60’ del 700’ in Inghilterra quando il pil crebbe. Questo tasso di crescita settecentesco è
costante e duraturo, infatti l’Inghilterra a inizio 800’ sarà mutata.
Progressi e regressi
Vi sono grandissime innovazioni tecnologiche come la macchina a vapore, una macchina che
trasforma l’energia termica in meccanica e trasforma il vapore in movimento; le macchine iniziano
a sostituire il lavoro dell’uomo, che non deve più lavorare a mano. L’artigiano in questa fase lascia il
posto all’operaio, quest’ultimo deve fare funzionare la macchina. Importante è anche l’espansione
del mercato, infatti verranno prodotti più beni e merci. In primo luogo come conseguenze cambia
la figura del lavoratore da artigiano e operaio e ciò comporta un cambiamento delle classe, la classe
borghese capitalista proprietari di fabbriche e macchine e quella dei proletari salariati cioè gli operai
che non possiedono nulla se non i figli; queste classi entreranno quasi subito in conflitto; un ultima
conseguenza importante è la condizione di vita, da un lato migliora la vita delle persone perché
risulterà meno difficile reperire vesti, alimenti dato che il prezzo si abbassa, dall’altro lato le
condizioni degli operai peggiorano per problemi sanitari, di vita precaria e problemi lavoratori,
soprattutto in Inghilterra. Si apre una stagione di progressi e regressi, di speranza e di grandi
conflitti.
Perché in Inghilterra
La rivoluzione industriale si sviluppa in Inghilterra perché aveva una buona disponibilità di materie
prime in loco come il carbon fossile, simbolo di questa prima rivoluzione industriale, infatti la
macchina a vapore funziona bruciando il carbone; altre materie prime erano disponibili vicino
all’Inghilterra come il cotone che arrivava dal Bengala, dagli Stati Uniti; l’Inghilterra aveva vissuto
nel settecento la rivoluzione agricola tramite una serie di riforme che privatizza le terre e ciò aveva
avvantaggiato i contadini ricchi, che adesso si trovavano in mano un discreto capitale da investire
nell’industria che stava nascendo in quel periodo. Un signorotto di campagna usa quei soldi
investendoli nella fabbrica; la rivoluzione agricola ha dato manodopera perché quando si arriva alla
recinzione dei campi si danneggiano i contadini poveri privi di terra e lasciano la campagna per
cercare nuovo lavoro diventando la manovalanza degli imprenditori industriali. La mentalità degli
inglesi era molto pragmatica, attenta alla scienza, all’ingegno applicato; la preparazione dell’inglese
medio era discreta in ambito scientifico per i tempi, si premiava chi inventava; nel 700’ vi sono molti
inventori dilettanti che brevettano numerose macchine sempre migliori. In Inghilterra c’era una
discreta disponibilità di energia a basso costo mentre la manodopera costava molto di più; i
contadini avevano discrete preteste economiche e quindi assumere un operaio non costava
pochissimo al tempo, gli imprenditori così cercano nuovi modi per non spendere troppi soldi
brevettando nuove macchine e cercano nuovi fonti energiche come i fiumi, si sfrutta l’acqua con i
mulini e perciò si costruiscono fabbriche vicino ai fiumi per la maggior parte dei casi.
La macchina a vapore
Dagli anni 60’-70’ del 700’ iniziano ad essere brevettate le
prime macchine; le prime si concentrano sul ramo tessile e
si migliorano i vari telai meccanizzandoli, anche se il telaio
meccanico si imporrà nel 1820 perché prima convivono varie
macchine che sfruttano l’energia dei mulini. Nel 1769 James
Watt inventa la macchina a vapore che tramite una serie di
leve, pistoni e ingranaggi converte la pressione del vapore
sviluppato dalla combustione del carbone in energia
motrice, utilizzato dalla macchina per far muovere altre
cose; l’invenzione della macchina a vapore permette di fare
spostare le fabbriche lontane dai fiumi perché in alcune
stagioni la potenza del fiume era limitata e il mulino lavorava
più lentamente; con questo strumento si può sfruttare il
carbone tutto l’anno. Le fabbriche si iniziano a spostare in città e così si inizia a trovare più
manodopera.
Il cotone e il tessile
Il cotone e il ferro sono due simboli della rivoluzione industriale; il cotone è il simbolo del ramo
tessile che è il primo settore in cui si sviluppa l’industria, nei secoli precedenti il paese produceva
moltissima lana che veniva lavorata nelle campagne dai contadini, che avevano un telaio in caso. Da
metà 600’ la lana inglese soppianta quella italiana, ma a fine 700’ la lana viene messa da parte e si
inizia a produrre cotone, prima comprato in India, nel Bengala; adesso l’esportazione del cotone
grezzo e lavorato aumentano. Le fabbriche tessili aprono dappertutto e le operaie che vi lavoravano
sono per lo più donne e bambini perché i macchinari non sono molto complessi, inoltre c’è bisogno
di mani piccole che possono entrare negli ingranaggi quando qualcosa si inceppa. Le donne e i
bambini vengono assunti perché si pagano meno dando risparmio e profitto all’imprenditore.
Il ferro e la ghisa
Altro elemento simbolico è la ghisa, che ha un decollo perché si esporta e si produce tantissimo. La
ghisa non è un’innovazione di questo periodo, ma quella prodotta precedentemente era di scarsa
qualità perché non era un materiale duro. Si inventano nuove tecniche in questi anni, si utilizzato il
coke, un derivato del carbon fossile; la ghisa verrà utilizzata nelle fabbriche, nelle città e nelle
ferrovie.
Da artigiani a proletari
Gli imprenditori sono molto felici di questi cambiamenti, a essere meno felici sono i lavoratori, le cui
condizioni peggiorano ulteriormente come racconterà il letterato Dickens che racconterà gli orrori
di questo sviluppo industriale. Oltre a donne e bambini, anche gli uomini non se la cavano meglio
perché la troppa manodopera fa sì che il salariato non ha valore contrattuale; non c’è possibilità di
fondazione di sindacati ed è tutto vietatissimo all’inizio anzi vi sono leggi inglesi che vietano
un’associazione degli operai. Prima chi lavorava nella manifattura era un artigiano che poteva darsi
tempi propri, si poteva gestire da solo il lavoro; adesso il lavoratore nella fabbrica è sotto il controllo
pieno e costante del datore di lavoro, i suoi turni di lavoro vanno dalle dodici alle sedici ore al giorno
senza malattia, ferie pagate e diritti. La situazione è tragica anche fuori dalla fabbrica, che si
spostano dai fiumi alle città, quest’ultime si ingrandiscono rapidamente come Manchester che da
20mila abitanti a 100mila abitanti; questo sviluppo repentino fa si che non si possa costruire una
città a regola d’arte, non si possono costruire parchi, locali o quartieri adeguati. A fine 700’-inizio
800’ nascono i quartieri operai vicino alle fabbriche, case piccole e tutte attaccate; vivendo vicini più
persone fa si che proliferano malattie date le condizioni igieniche pessime. Gli operai in questi
quartieri inizieranno ad incontrarsi tra loro e otterranno le prime forme di associazione.
Il fenomeno del luddismo
Gli operai non sono i primi a protestare, ma gli artigiani che si stanno vedendo andare via il lavoro
da sotto le mani che non producono più tessuti come prima e inoltre le fabbriche producono questi
tessuti a un prezzo più basso; danno vita a proteste violente chiamate luddismo. La parola luddismo
proviene da un personaggio forse leggendario, Ned Ludd, che nel 1799 si era ribellato contro una
fabbrica distruggendo un telaio meccanico; i luddisti da lì in poi saranno coloro che attaccheranno
le fabbriche con lo scopo di distruggere le macchine, vedendo in essa un contenuto sleale che ruba
loro lavoro e denaro. Il parlamento inglese inizierà a varare leggi dure contro i luddisti, in particolare
dal 1812 arrivano leggi severe per chi si riunisce in sindacati e pena di morte per chi pratica luddismo.
Il ritardo del resto d'Europa
Il resto d’Europa è molto più arretrato, lo sviluppo industriale arriverà in Europa dal 1830-1840 in
alcune zone; era molto più retrograda dell’Inghilterra perché non c’era disponibilità di capitale, di
forza lavoro e di innovazioni tecnologiche; inoltre non vi era stata una rivoluzione agricola, infatti in
Europa in alcune zone resiste una rotazione triennale. La prima metà dell’800’ l’Europa è segnata
da una profonda crisi agricola dovuta a carestie importanti: 1816-1817; 1846-1847. Queste carestie
si abbattono sulla popolazione europea e anche in Irlanda, che aveva una agricoltura arretrata e
basata sulla coltivazione di patate, in particolare nella carestia del 1847 sono morti un milione di
abitanti e la maggior parte dei sopravvissuti se ne andranno in America in cerca di fortuna.
L'arrivo del treno
L’Inghilterra continua a innovare nella prima metà dell’800’ facendo sviluppare macchine che fanno
spostare le materie prime. A inizio rivoluzione industriale si usano ancora i carri trasportati dagli
animali, si inizia a pensare a metodi alternativi inventando il treno e la nave a vapore, invenzione
americana e poi implementata in Inghilterra; fanno comparsa le prime ferrovie moderne. Il treno
funziona con il carbone e trasporta materie prime e prodotto finiti per essere smerciati.
La rivoluzione dei trasporti
Gli industriali iniziano ad investire nelle ferrovie innestando un circolo virtuoso che sembra
progredire sembra limiti; questa rivoluzione dei trasporti si ha tra il 1830-1850, da treni merci si
arriverà a treni che trasporteranno passeggieri, questo fa sì che cambi la mentalità inglese.
L'industria sul continente
Il nucleo industriale più importante in Europa va dal Canale della Manica al confine tra Francia e
Germania; il Belgio inizia a trarre vantaggio perché vicino all’Inghilterra per affari e protezioni,
inoltre il Belgio ha buone quantità di materie prime e miniere; in Francia nell’Alsazia-Lorena anche
se qui lo sviluppo industriale è più lento perché la proprietà terriera era molto piccola, i proprietari
non disponevano di grandi capitali da investire; in Germania lo sviluppo anche è lento e diseguale
perché il paese è molto frammentato suddiviso in piccoli staterelli, far viaggiare le merci diventa
difficile per i dazi doganali. L’area tedesca si renderà conto di questo problema e si formerà una lega
doganale per eliminare vari dazi tra stati; inoltre verrà istituita l’istruzione.
Un po' meglio va in due zone dell’est Europa; la zona della Boemia e della Sassonia e alcune zone
dell’impero asburgico dove vi sono fabbriche che iniziano a crescere e svilupparsi.
Nel resto dell’Europa, ad est e a sud quasi nulla, se non qualche piccola eccezione.

Lez.117 L'indipendenza dell'America Latina


Rivoluzioni e Napoleone
Nell’800’ e nel 900’ moltissimi italiani sono emigrati nel sud America, questi paesi sono parenti
nostri. Sapere cosa è successo in quei paesi può essere molto interessante; tra l’inizio 800’ e anni
20’-30’ 800’ tutti i paesi del sud America diventano indipendenti per due eventi importati come
l’indipendenza degli stati Uniti avvenuta nel 1776, quando diventano indipendenti dall’Inghilterra e
iniziano ad espandersi verso occidente rubando terre alle tribù native, c’è l’esempio di un paese
americano che ha ottenuto indipendenza dalla madrepatria e così si vuole replicare ciò nel sud
America; in Europa scoppia la Rivoluzione francese che avanti per parecchi anni e si mostra che il
popolo può ribellarsi e insegna anche che ci sono dei diritti uguali e inalienabili per tutti gli uomini.
Gli abitanti del sud America provano a riprendersi la loro autonomia su esempio di questi fattori
precedentemente elencati Un ulteriore elemento da tenere presente consiste nel fatto che in quegli
stessi anni l’Europa è sempre più dominata da Napoleone Bonaparte, che assoggetta al suo controllo
la Spagna mettendo al trono suo fratello Giuseppe; ciò genera una serie di rivolte in Spagna perché
la popolazione spagnola non vuole essere sottomessa ai francesi; il sud America è controllato dalla
spagna e se in quest’ultima c’è crisi, ancora più grave è la situazione nelle colonie spagnole. I coloni
vedono in questa difficoltà spagnola il momento giusto per agire dato che l’esercito spagnolo è
concentrato in Europa e così riusciranno a rendersi indipendenti.
Società ed etnie
La situazione in sud America è piuttosto composita, infatti la stratificazione sociale era netta, i
bianchi erano più ricchi occupando posti di rilievo. Il potere era detenuto dai creoli, termine
spagnolo che indicava i bianchi, generazione arrivate dal sud Europa, ma poi nativi di quelle terre, i
loro discendenti erano di origine lontane europee; oggi con il termine creolo si identificano i meticci.
Questa classe era dei grandi proprietari terrieri, deteneva il potere politico ed economico contando
4milioni e mezzo circa di persone. Al livello sottostante vi sono gli indios, termine che all’epoca
indicava i nativi americani; questa popolazione era stata decimata per lo choc batterico europeo, lo
sfruttamento nelle miniere, ma non si era estinta anzi aveva ripreso una crescita nel 700’ arrivando
a 8 milioni a inizio 800’; il doppio quasi rispetto ai creoli. Gli indios vivevano in condizioni servili
lavorando i campi, nelle miniere, in alcuni casi salariati e in altri contadini liberi. Di fianco gli indios
vi erano gli schiavi neri provenienti dall’Africa per la tratta degli schiavi, costituivano un nucleo
piuttosto cospicuo di quattro milioni; erano servi dei loro padroni. La condizione dei neri cambierà
un po' dopo le rivoluzioni. Infine, vi erano i meticci, uomini e donne di origine mista, nati da
matrimoni da esponenti di due gruppi etnici; si occupavano di agricoltura, gestivano le terre per
conto dei padri, attività artigianali; erano una piccola classe media non particolarmente potente. La
lotta per l’indipedenza verrà condotta dai creoli con alcune eccezioni.
Indipendenza di Haiti
La prima rivolta scoppiò nell’isola caraibica di Santo Domingo. Haiti all’epoca
chiamata Saint Domingue era di controllo francese, nel 1790 scoppia una
rivolta e si pensa che sia l’occasione buona di staccarsi dai francesi dato che la
situazione in Francia era nel caos. Gli schiavi neri che abitano l’isola pensano
di liberarsi attraverso un ex schiavo liberato da qualche tempo, che diventa un
capo militare chiamato Toussaint Louverture, nome con cui passa alla storia e
riesce a tenere testa ai francesi combattendo una guerra prima contro francesi
e poi spagnoli vicini, conducendo Saint Domingue all’indipendenza e
chiamandola Haiti. Verrà catturato dai francesi perché Napoleone tenterà di
reprimere questa rivolta ripristinando la schiavitù abolita da Robespierre;
Louverture muore in Francia nel 1803, ma Haiti riuscirà a proclamarsi
indipendente nel 1804 diventando la prima repubblica nera indipendente in
sud America. Questa indipendenza segna voglia di riscatto. Haiti sarà uno stato pieno di problemi a
differenza degli Stati Uniti, ma in questo momento è un esempio che gli atri stati sudamericani
vogliono imitare.
Bolívar e San Martín
Quando i Borbone vennero cacciati e andò sul trono spagnolo Giuseppe Bonaparte, fratello di
Napoleone vari comuni e governi locali decisero di prendere potere in sud America; la prima città a
muoversi è Caracas che nel 1811 promuove l’indipendenza del Venezuela. La Spagna tenta di agire
e si inizia a combattere; si forma un primo esercito a nord nella zona della Colombia e del Venezuela,
all’epoca chiamata Nuova Granada, guidato da Simon Bolivar, un creolo locale che aveva studiato
molto in Europa e ispirandosi agli ideali illuministici aveva deciso di combattere in sud America
ottenendo vittorie nella parte più settentrionale del sud America; a sud si forma un esercito locale
che raggruppa vari indipendentisti, guidato da José de San Martin, un creolo che aveva studiato in
Europa, messo al capo di un esercito ottenendo vittorie
nel sud. I due eserciti si incontrarono successivamente.
Tutti indipendenti
Nel 1816 vi fu l’indipendenza dell’Argentina grazie
all’esercito di San Martin che stava salendo, poi riuscì a
liberare il Cile nel 1817, nel 1819 a nord, Bolivar riuscì a
creare lo stato della Gran Colombia che comprendeva
Colombia, Venezuela ed Ecuador. I due eserciti si
riuscirono a trovare in Perù dove gli spagnoli si erano
asserragliati con una grande difesa, qui ci fu la grande
battaglia di Ayacucho, che fu vinta dagli eserciti di
liberazione locale, si incontrarono Bolivar e San Martina e
nel 1824 il Perù fu dichiarato indipendente. Il Messico si
dichiarò indipendente nel 1821, altri stati formarono una
federazione delle Province Unite nel 1823. Il Brasile si
dichiarò indipendente nel 1822 dal portogallo, attorno al
1825 tutto il centro-sud America era indipendente dagli
europei tranne alcune eccezioni.
Stati fragili
Il progetto di Bolivar era quello di creare una sorta di
federazione dei paesi sudamericani spagnoli su modello
di quello degli Stati Uniti, un modello di stato federale
piuttosto unito per il benessere di tutti, ma ciò è irrealizzabile per l’enorme diversità dei territori. Il
sud America è molto più esteso e ampio con scarsa volontà dei territori di unificarsi; queste lotte
per l’indipendenza erano stato guidate dai creoli (bianchi di origine europea) a parte il caso di Haiti.
La schiavitù venne abolita nei paesi sudamericani a parte il Brasile che la abolì nel 1888, in ogni caso
gli ex schiavi e gli indios continuavano ad essere sfruttati dai creoli; nel sud America che stava
sembrando crescere, viene frenata dalle leggi che davano maggiori attenzioni ai latifondisti.
L’economia era basata prevalentemente sull’agricoltura. Dal punto di vista politico non si svilupperà
mai in questi paesi un elemento democratico, il potere sarà nelle mani dei popoli e si inizieranno a
diffondere ideali populisti perché i combattenti che hanno guidato queste rivolte prendono il potere
instaurando un rapporto tra leader politico militare e popolo senza intermediazione di partiti. Questi
leader militari verranno chiamati caudillos.

Lez.118 Gli Stati Uniti verso metà ‘800


La mentalità e la frontiera
L’ampliamento a occidente dei confini degli Stati Uniti proseguì per tutto l’800’ in maniera sempre
più veloce e abile provocando cambiamenti nei territori che andavano a occupare. Negli stati uniti
nacque il mito della frontiera consistente nel fatto che ad ovest vi erano terre da conquistare per
fare fortuna, tutto ciò era sconosciuto in Europa perché non vi erano terreni liberi. Negli stati uniti
non è presente l’aristocrazia e perciò si forma una borghesia molto dinamica che accelera le tappe
rispetto all’Inghilterra che aveva una borghesia presente da secoli, ma la borghesia americana
recupererà tappe perché avrà una mentalità più rischiosa e avventuriera. Infatti coloro che volevano
andare ad ovest utilizzavano la carovana, prendevano appezzamenti di terra e lavoravano per fare
fortuna con l’appoggio delle istituzioni in un secondo momento, così si arricchiscono e da popolari
diventano borghesi. Tutto ciò svilupperà un forte individualismo americano, l’interesse privato
prevale sulla comunità, lo stato deve lasciare libera iniziativa ai cittadini che partono verso ovest
conquistando nuove terre. Nel giro di pochi decenni gli stati uniti arrivano a trenta stati con
20milioni di abitanti, quindi un paese già cospicuo che può gareggiare con i maggiori stati europei
per dimensioni e numero di abitanti.
Difformità e uniformità
La borghesia statunitense ha portato grandi innovazioni in questo paese, nel nord degli Stati Uniti vi
è un ceto borghese abbastanza ricco simile a quello inglese per certi versi dove si sta avviando
l’industria, che ha un certo successo; negli stati del sud della costa atlantica rimane ancora la
piantagione e la schiavitù. Nella zona dell’ovest dove si è imposta l’agricoltura in maniera moderna
diversa dalle piantagioni del sud perché si coltiva la terra con le macchine che iniziano a fare la loro
comparsa; i padroni che si spostano ad ovest costruiscono la loro fattoria lavorando con i suoi
familiari e sfruttando le macchine per rendere fruttuosa la terra. Vi è una grande paura tra i padri
fondatori che lo stato diventi molto pressante e c’è anche chi ha paura che lo stato diventi debole;
Washington diventa un potere di discreto peso e permette agli Stati Uniti di diventare una potenza
nazionale nel continente americano. Il presidente e il parlamento di Washington acquisiscono
sempre più importanza, la situazione politica si sviluppa perché scompare il partito federalista.
Repubblicani e democratici
Dagli anni 20’ dell’800’ il partito federalista scomparve e il partito repubblicano si spaccò in due;
esisteva un partito repubblicano nazionale che si occupava degli interessi degli stati del nord, un
partito liberale aperto agli imprenditori, alle innovazioni e all’espansione verso ovest; l’altro partito
sarà il partito repubblicano democratico, poi diventato democratico; questo partito è legato agli
interessi agrari del sud, in questa fase storica è più conservatore. Il partito del nord e del sud hanno
interessi diversi perché al nord ci si interessa all’industria mentre al sud c’è una mentalità più
tradizionale interessato agli imprenditori agricoli, sfavorevole all’abolizione della schiavitù.
L'espansione e gli indiani
La frontiera occidentale si allarga sempre più ad ovest; il fiume Mississippi viene superato quasi
subito e al confine con gli stati uniti vivevano le tribù indiane abbastanza differenziate, i pellerossa;
bisognava scontrarsi con questa realtà. Queste tribù di indiane erano seminomade perché vivevano
di cacciagione, altre tribù avevano forma di agricoltura, altre ancora stanziali; questi tribù indiane si
videro minacciate dagli statunitensi che rubavano terre e bestiame perché cacciavano gli animali
rubando cibi agli indiani. Le tribù indiane si trovano in grande difficoltà e questo provoca delle guerre
tra statunitensi e indiani che durano per tutti l’800’, gli statunitensi primeggiano anche per la forza
dell’industria. Il popolo indiano nonostante alcune vittorie verrà annientato dagli statunitensi.
Gli statunitensi iniziano a comprare già nel 1803 terre come la Louisiana, nel 1819 la Florida, che era
spagnola e vendono questo territorio agli Stati Uniti dato che erano in difficoltà e preferivano
concentrarsi su altre colonie.
Seconda guerra d'indipendenza
Gli stati uniti si iniziano ad espandere tramite le guerre perché si sentono in grado di fare guerre
contro stati:
 la prima guerra contro il Canada(Inghilterra) ricordata come seconda guerra
dell’indipendenza perché gli Stati Uniti si scontrano con il Canada appartenente alla corona
inglese; impresa molto difficile. Dichiarano guerra contro la principale potenza mondiale sui
mari perché nel 1810 l’Inghilterra è impegnata in una lunga guerra contro Napoleone, che
ha emanato il blocco continentale, così gli stati uniti ne approfittano e nel 1812 scoppia la
guerra anche se gli statunitensi vengono sconfitti; il Canada rimarrà inglese. Da questo
momento in poi statunitensi e inglesi diventeranno alleati avviando grandi trattative
diplomatiche
La dottrina Monroe
La dottrina Monroe deve il suo nome a James Monroe, quinto presidente degli Stati Uniti, che nel
1823 tenne un discorso di politica estera dicendo agli statunitensi di non immischiarsi in nessun
modo con gli affari europei e a loro volta gli europei non dovevano immischiarsi negli affari
statunitensi. Questo discorso è stato riassunto nella frase “l’America agli americani”; gli Stati Uniti
sostengono le lotte per l’indipendenza che si stanno susseguendo in tutto il paese. Quando Monroe
dice ciò sta anche sottintendendo che il continente americano sarà sostenuto dagli Stati Uniti, che
si propongono come nuovo paese guida del continente americano.
La guerra col Messico
Tra il 1845 e il 1848 gli Stati Uniti entrano in guerra con il Messico, che nel 1810 era riuscito a
staccarsi dalla Spagna e diventare indipendente; il Messico allora prendeva dentro anche l’attuale
Texas e California, ad ovest degli stati uniti su cui
i coloni si stavano spingendo e terre ricche perché
strategiche militarmente anche per la presenza
dell’oceano in California. Tra l’indipendenza del
Messico e il 1845 nei territori del Texas, parte più
settentrionale del Messico, erano immigrati
moltissimi americani, ma grazie a questa grande
immigrazione statunitense del Texas, esso era
diventato più popolato dagli americani che dai
messicani. Il Texas chiede al Messico
l’indipendenza per essere annessi agli stati uniti,
il Messico non ci sta e scoppia una guerra tra il
1845 e il 1848 tra Messico e Stati Uniti, che
termina con la vittoria statunitense che
Figure 1, Mappa del Messico nel 1842
ottengono Texas e California, territori deserti al tempo, ma da lì a poco si scopre l’oro in California
così molti coloni statunitensi partono per la California alla ricerca dell’oro andando ad aumentare
l’espansione verso ovest. L’America avrà già due coste e si stanno iniziando a delineare gli Stati Uniti
come li conosciamo oggi.

Lez.119 Liberalismo, democrazia e socialismo nell’Ottocento


Il percorso si completa
Il concetto di stato nazionale andrà evolvendosi, già nel medioevo si parlava di stato nazionale, alla
fine della guerra dei cento anni inizieranno a nascere monarchie come Spagna, Germania e Francia
dove un popolo si riconosceva in una lingua e in una cultura; il 400’ segna l’emergere di queste prime
forme statali anche se il percorso di formazione è tutt’altro che compiuto, la Francia per esempio
sembra unitaria, ma parte dal 400’ in poi un lungo percorso di accentramento del potere che
culmina nel 700’ con un potere assoluto che non funziona per problemi amministrativi ed
economici. Solo nell’800’ nasce uno stato forte con un apparato burocratico efficiente dopo vari
tentativi fallimentari, solo Napoleone con i prefetti era riuscito a creare un apparato solido. Nell’800’
si ha finalmente uno stato unitario con un buon apparato amministrativo in cui le leggi emanate
nella capitale si diffondono poi nelle periferie senza poteri locali, secondo Max Weber lo stato è
l’unico organismo che può esercitare la forza all’interno dei propri confini, lo stato con un apparato
burocratico efficiente può fare rispettare le leggi.
Si forma la burocrazia
La Gran Bretagna aveva compiuto un percorso nazionale e burocratico già nel 600’ con un percorso
differente da quello francese, dato che non avrà un apparato amministrativo capillare come quello
napoleonico, in Inghilterra vi erano autonomie locali perché nelle campagne inglese vi era una
borghesia gelosa dalle proprie azioni. Il modello francese sembra funzionare perché nell’era
napoleonica nasce una classe burocratica da cui si pretende molto; infatti, Napoleone e i suoi
successori pretendono molto dai burocrati facendo nascere scuole che formano i tecnici per farli
lavorare all’interno dello stato. Si formano licei e università dove si studia la statistica per avere dei
dati e fare censimenti sui numeri del paese; l’ingegneria diventa anche importante per la formazione
di ingegneri da parte dello stato che costruiscono opere pubbliche. Si potenziano scuole, nascono
forme selettive per come assumere questi burocrati, fino a qualche secolo non si sceglievano i
funzionari pubblici, bensì si compravano le cariche pubbliche facendo gli interessi dei funzionari che
volevano solo arricchirsi senza pensare al bene pubblico. Nasce la forma del concorso pubblico in
cui ci sono esami, colloqui, che selezionano le persone più adatte per quell’incarico tramite un
aspetto che dovrebbe essere meritocratico, la meritocrazia è un concetto tipicamente borghese.
Burocrati e politici
I burocrati si devono mettere al servizio anche della politica dando forma alle leggi che il parlamento
ha in mente; infatti, nell’800’ si forma anche il parlamento e le prime assemblee su modello inglese,
anche in Italia, Germania, Austria e Spagna iniziano a comparire i primi parlamenti, richiesti e
ottenuti dal popolo. Nascono anche i partiti politici che si contendono le elezioni e si siedono in
parlamento come rappresentanti del popolo, politici e burocrati rappresentano due poteri separati
che devono collaborare. I burocrati sono tecnici, specialisti, personaggi che hanno studiato mentre
i politici sono persone che hanno a cuore l’elettorato, la propaganda, quello che il popolo chiede;
quindi, tra politici e burocrati ci possono essere pareri contrastanti. Questo rapporto è già in parte
difficile nell’800’ perché ognuno ha in mente i propri obiettivi e le proprie prerogative, ma non si
può fare a meno del parlamento che diventa una struttura centrale nel sistema perché il suddito
diventa cittadino iniziando ad essere rappresentato e ad avere dei diritti.
Lo stato di diritto
Nell’800’ tutto ciò porterà a lotte perché non sarà semplicemente per i cittadini ottenere diritti dai
sovrani; sarà un secolo di rivoluzioni, guerre, diritti e suffragi. Il primo obiettivo sarà quello di avere
una costituzione da parte di tutti i paesi in cui il sovrano riconosce dei diritti dividendo il suo potere,
in particolare il potere legislativo sarà importante e rappresentato da un’assemblea eletta dal
popolo mentre il re terrà il potere esecutivo; vi saranno governi monarchici e parlamentari, in
quest’ultimi i re si devono recare al parlamento ottenendo la fiducia nei suoi confronti e in caso
contrario si dimetteranno. Nell’800’ andrà a formandosi uno stato di diritto, in cui il diritto è il vero
padrone, la legge sarà più importante di ogni re e di ogni parlamento; c’è una legge scritta che
sancisce dei diritti prima di qualsiasi sovrano. A regolare la vita è proprio la legge, che prevede dei
precisi iter per cambiare le norme; la legge garantisce i propri diritti e il sovrano non può avere
ampio potere.
Il problema del suffragio
Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge in uno stato di diritto secondo la norma, anche se poi
l’applicazione della norma non sarà uguale alla legge. Un obiettivo importante per cui si lotta quello
dell’uguaglianza e si raggiunge in molti stati; si aprirà un ampio dibattito sul tema del suffragio, cioè
quante persone vanno a votare quando ci sono le elezioni; durante la Rivoluzione francese si era
discusso a lungo sul diritto di voto e nel corso degli anni la norma era stata cambiata più volte.
Quando Napoleone cade si tenta di ritornare e un suffragio ristretto, nell’800’ il suffragio si allarga
a media e piccola borghesia, poi il popolo umile, ma questa lotta iniziata nell’800 terminerà nel 900’.
Si avranno partiti conservatori contrari all’allargamento del suffragio, partiti liberali che vogliono un
allargamento parziale del suffragio includendo la borghesia e partiti nati nell’800’ che vogliono un
suffragio universale maschile.
La nuova idea di nazione
Nell’800’ si sta compiendo il percorso di stato nazionale; il concetto di nazione in questo secolo
diventa dominante sulla scena politica, nel medioevo non era ben chiaro il concetto di nazione
perché i cittadini viaggiavano poco e si sentivano più vicini a vincoli religiosi o si sentivano una
comunità con gli abitanti di una stessa regione. Con i domini napoleonici in Spagna e in Germania si
iniziarono a formare i primi nazionalismi perché il popolo coeso si era reso conto che non volevano
i francesi, i popoli come prima volta si sentivano un popolo unitario chiusi in un’identità comune. Il
concetto di nazione è importante nel Romanticismo, il nazionalismo di questa corrente si traduce in
politica perché il popolo vuole cacciare lo straniero visto come invasore.
Nazionalismo conservatore
Un francese illuminista chiamato Rousseau aveva aperto la strada a questa
corrente nazionalista in un certo senso perché secondo la sua filosofia il popolo
deve diventare un corpo unico e deve avere una sua volontà; quindi, si deve
formare una nazione con un popolo che si autogoverna in quanto agglomerato
che tende verso l’uniformità; Rousseau non voleva persone diverse che litigano
e lottano, ma un popolo unito. Altri filosofi spingeranno questa idea verso forme
di nazionalismo, tra i quali Fichte, che verso la fine della età napoleonica tiene
dei discorsi in Prussia alla nazione tedesca dicendo che la nazione tedesca deve
smettere di assoggettarsi agli altri popoli stranieri e deve ergersi al di sopra delle
altre nazioni per guidare l’Europa verso un bene, il modello di Fichte ripreso
Hegel è uno stato conservatore, che vuole guidare il popolo ma dall’alto perché
lo stato è superiore al popolo. Si diffonde in Germania un nazionalismo
conservatore; questa lotta per l’autonomia potrebbe diventare lotta per la supremazia.
Nazionalismo democratico
In certi paesi nasce un nazionalismo democratico; in Italia il principale il principale esponente del
nazionalismo democratico sarà Mazzini, un importante teorico e rivoluzionario italiano che esaltava
la nazione italiana, ma quest’ultima conquistando la sua indipendenza, avrebbe poi dovuto aiutare
altre nazioni per l’indipendenza. L’800’ è pieno di personaggi che combattono per la libertà di molti
popoli; in Italia nell’800’ tutti i rivoluzionari italiani combatteranno per molti paesi, Garibaldi oltre
all’Italia combatterà anche in sud America. Lord Byron, inglese, poeta romantico, combatterà in giro
per l’Europa morendo in Grecia; esempio di eroe romantico che combatte per la propria e per le
altre nazioni.

Lez.120 Liberalismo, democrazia e socialismo nell’Ottocento


I principi del liberalismo
Il liberalismo smuove i primi passi dal filosofo inglese John Locke di fine 600’, anticipatore
dell’Illuminismo. Lock è un filosofo inglese che vive durante la fase della Gloriosa Rivoluzione inglese
di fine 600’, altri hanno continuato la sua dottrina liberale, per esempio Montesquieu. Il liberalismo
pone le sue attenzioni sulle libertà individuali dei cittadini garantite ad ogni rischio e vengono prima
dello stato; lo stato deve tutelare le libertà individuali come libertà di parola, pensiero, associazione,
espressione e una serie di altri diritti come quello della proprietà privata, degli imputati perché lo
stato non può imporsi sui cittadini senza determinate prove, della divisione dei poteri che garantisce
la libertà dei cittadini. In Europa solo l’Inghilterra è uno stato liberale formato dopo il 1688-1689 e
vi è una divisione dei poteri tra re e parlamento; il parlamento è forte ma rimangono delle
autonomie locali. L’habeus corpus garantisce i diritti dell’imputato nell’Inghilterra, la libertà di
opinione si vede nella diffusione di giornali, gazzette e una libertà economica, non a caso a nord
dell’Inghilterra si sono diffuse le idee di liberalismo economico di Adam Smith. La Francia ci aveva
provato durante la prima fase della Rivoluzione francese, ma il suo modello democratico si era
svilito. Nella rivoluzione americana vi è un esempio di rivoluzione liberale insieme a quella inglese,
lo stato non è particolarmente accentrato e il punto cardine sono i diritti individuali. Nel corso
dell’800’ gli europei liberali guardano con attenzione l’America e L’Inghilterra perché vogliono uno
stato liberale.
I democratici e il suffragio
Nell’800’ democrazia e liberalismo non vanno di pari passo, chi sostiene la causa liberale cioè
divisione dei poteri, diritto di voto, libertà di espressione, ecc. non vuole il suffragio universale, ma
ristretto e ciò si può vedere durante la fine della prima fase della Rivoluzione francese dove si era
discusso su come ottenere il diritto di voto e la maggioranza voleva il diritto di voto in baso al censo,
chi pagava un certo numero e quota di tasse partecipando alla vita politica e attiva alla nazione. Per
i liberali importare tutti al voto poteva essere rischioso, bisognava limitare al voto le élite, la parte
borghese della popolazione perché era abbastanza istruita da poter votare consapevolmente e
aveva un peso dal punto di vista economico. I liberali, quindi, sono contrari al suffragio universale
considerandolo troppo pericoloso; per i liberali il popolo non sa come governare e genera caos senza
arrivare a nessun costrutto. I democratici che emergono nell’800’ accettano in parte la divisione dei
poteri e le libertà individuali, ma il loro punto chiave è che tutti i cittadini devono partecipare alla
politica, il filosofo chiave di questa corrente è Rousseau, che va oltre rispetto agli illuministi perché
propone un modello di stato completamente diverso in cui non vige il principio della
rappresentanza, ma ogni cittadino esercita i suoi diritti politici e con Rousseau si parlerà di
democrazia diretta sostenendo che il potere deve stare nelle mani del popolo. Rousseau parlerà di
volontà generale, dal punto di vista storico era stato il punto di riferimento di Robespierre, che
instaurerà una democrazia totalitarie come definita dalla storia; infatti, egli si appoggiava sulla
volontà dei cittadini, ma con un potere totalizzante. Non si deve affidare solo alle élite, ma che il
potere deve essere assegnato al popolo con il suffragio universale.
Dittatura della maggioranza
I democratici vogliono una democrazia diretta che rappresenti tutto il popolo; si impone l’idea che
il popolo debba esprimersi tramite forme di parlamentarismo e questa idea trionferà. Questa idea
di parlamentarismo inizia a preoccupare intorno alla metà dell’800 il filosofo francese Tocqueville
e l’inglese John Stuart Mill, i quali notano che il principio della rappresentanza e del
parlamentarismo è un principio nobile, ma notano che questo parlamento presenta dei lati oscuri
come si vede nella sua opera Democrazia in America notando che nel parlamento vi è il rischio di
una dittatura della maggioranza. Il principio cardine del parlamento è la scelta della maggioranza,
che vince, ma il problema è che se la maggioranza vince può togliere diritti alla minoranza. Una
maggioranza che decide sarebbe ingiusta; un parlamento potrebbe negare diritti a delle
minoranze; la maggioranza forte della sua posizione si può imporre in maniera ingiusta sulla
minoranza ledendo i diritti di quest’ultima. Se il liberalismo si fondesse sui diritti individuali, il
parlamento potrebbe minare questi diritti. I due filosofi pongono l’attenzione nel non avere troppo
speranze sul parlamento.
La questione operaia
Nell’800’ nasce una nuova dottrina politica che ha segnato la storia tra fine 800’ e inizio 900’
principalmente, la teoria socialista che si sviluppa in Inghilterra dove era
nata una classe operaia molto forte nel corso del 700’, per poi arrivare
lentamente nel resto d’Europa nell’800’. I lavoratori durante questa
prima rivoluzione industriali lasciano le campagne per andare in città
dove si stavano diffondendo agglomerati industriali in cui vivevano in
condizioni pessime, anche perché la legislazione sui diritti degli operai è
inesistente e vi sono molti divieti, tra cui il principio di associazione tra
loro. Ciò li rendeva deboli perché uniti in sindacati avrebbe potuto
protestare contro il proprietario; questa situazione così grave nell’800’
viene analizzata da pensatori anche perché nelle fabbriche lavoravano
bambini, uomini e donne in condizioni pessime; in particolari molti
bambini orfani che costavano pochissimo venivano prelevati e messi a
lavorare in queste fabbriche. Fino a inizio 800’ gli imprenditori inglese
potevano pagare i loro operai con dei buoni di pasto da utilizzare in
spacci all’interno della fabbrica; l’operaio pagava l’affitto al padrone
sopra al prezzo del mercato perché solo il padrone prendeva quei buoni diffondendo una
situazione di lucro. Molti pensatori cominciano a pensare che questa situazione è misera, il primo
tra i socialisti sarà uno stesso imprenditore che si rende conto che la situazione andava cambiata;
si parla di socialismo perché questi pensatori vorrebbero rinnovare lo stato in un senso più sociale
facendo attenzione a tutti i rami della società, tutte le classi. L’idea dei socialisti è quella di
rinnovare la società e socializzare i mezzi di produzione e le ricchezze, ridistribuire le ricchezze a
tutta la popolazione in modo da elevare le classi più umili dando dei vantaggi. I primi socialisti
vengono definiti socialisti utopistici, questa definizione viene data da Marx, che dirà che questi
primi socialisti erano utopistici perché volevano il rinnovamento della società, ma non sapevano
con quali mezzi realizzare questi cambiamenti. Dal socialismo utopistico bisognerà passare a un
socialismo scientifico secondo Marx.
Robert Owen e New Lanark
Il primo socialista utopista è il gallese, che opera in Scozia Robert Owen, proprietario di fabbrica.
Nei primi decenni dell’800’ acquisisce una fabbrica in Scozia nella località di New Lanark; quando
prende in mano questa fabbrica la situazione è pessima perché piena di bambini orfani, ubriaconi,
diseredati e quando vede la situazione di questa fabbrica decide di porre rimedio. Cerca di mediare
con il parlamento di Londra per i suoi progetti; riesce a riformare il sistema dell’imprenditore che
paga gli operai tramite dei buoni e fa pagare così gli imprenditori con denaro tramite l’imposizione
di una legge, ma prima di fare ciò fonda degli spacci nella sua fabbrica, crea dei negozi che non
sfruttano gli operai alzando i prezzi, ma li abbassano. Compra merci, cibo a bassissimo costo e li
rivende a prezzo basso, così gli operai delle sue fabbriche comprano prodotti migliori a prezzo più
basso. Su questo modello nasceranno le prime cooperative di consumatori. Un suo secondo
successo tra gli anni 10’ e 20’ dell’800’, facendo pressione sul parlamento, è quello di far togliere
dei vincoli che proibivano l’associazione tra operai e grazie lui nasceranno le Trade Unions, dove gli
operai tramite quote associative possono difendersi a vicenda e poi avere un’influenza politica. Gli
utili della fabbrica vengono reinvestiti continuamente da Owen, caccia a un certo punto tutti i suoi
soci, prendendo altri soci intellettuali che la pensano come lui in modo tale che gli utili della fabbrica
non vengano dati ai proprietari delle fabbriche, ma per filantropia; infatti crea le prime scuole
materne per gli orfani che prima venivano messi a lavorare nelle fabbriche. Nel socialismo i profitti
delle fabbriche devono essere ripartiti tra gli operai.
Gli utopisti francesi
Anche in Francia nascono alcuni pensatori socialisti come Saint Simon, uno scienziato e politico,
precursore del positivismo. Egli esalta i progressi tecnologici, scientifici e l’industria, ma questi
dovrebbero essere utilizzate non per fare una guerra tra imprenditori e operai, ma per allearsi
perché sono le classi produttive e dovrebbero unirsi contro le classi parassite come il clero e la
nobiltà; d’altronde egli vive in una Francia che stava tornando alla restaurazione dando privilegi a
clero e nobiltà. Preferisce una lotta di operai e imprenditori contro classi parassite; gli operai devono
essere elevati perché producono e devono essere aiutati dagli imprenditori. In questo caso non si
rinnega la fabbrica, che è un progresso. Un altro esponente del socialismo utopistico francese è
Auguste Blanqui, che immagina una rivoluzione armata per mettere in atto il socialismo come
durante la Rivoluzione francese il popolo con la forza aveva preso la Bastiglia; sarà il primo a parlare
di dittatura del proletariato cioè parte del popolo che fa la rivoluzione dovrà imporre la sua forza sui
non proletari. Louis Blanc è considerato il padre del socialismo riformista che mette in pratica l’idea
di non prendere le armi ottenendo invece piccole riforme un po' alla volta che danno avvio al
cambiamento; egli elabora la teoria delle fabbriche nazionali dello stato che prendeva disoccupati
da assumere, queste fabbriche dovevano lavorare non per il profitto dello stato, ma dell’operaio.
Voleva contrastare l’industria privata con la sua idea che doveva soppiantare l’industria privata, da
cacciare via in modo tale da migliorare le condizioni dell’operaio. Proudhon è un altro socialista che
pubblica nel 1840 l’opera “che cos’è la proprietà?” e nel suo libro parla dei capitalisti come dei ladri
perché hanno rubato le terre che dovrebbero essere di tutte “la proprietà è un furto”. Egli immagina
delle cooperative di stampo anarchico (una cooperativa è una società in cui non esiste un
proprietario della terra, delle fabbriche e dei mezzi, ma quelli che lavoravano in quell’azienda sono
tutti proprietari di quell’azienda e si dividono la proprietà), secondo Proudhon in questo modo c’è
più equità perché ognuno lavora ed è padrone del suo lavoro, così non si viene sfruttati, ma si
guadagna il frutto del proprio lavoro. Queste cooperative anarchiche devono essere situate in
periferia e non si deve imporre un potere superiore, bisogna essere tutti allo stesso livello.
Marx ed Engels
Karl Marx riuscirà a imporre il suo ideale sulla maggioranza delle persone insieme al suo
collaboratore Engels; sarà il padre del socialismo scientifico, che vuole e sa indicare i passi necessari
per il cambiamento e criticherà i socialisti utopistici. Marx costretto per tutta la vita a spostarsi
perché cacciato dai vari paesi e nell’ultima fase della sua vita si rifugia a Londra vedendo da vicino
la condizione degli operai. In Inghilterra elaborerà nel 1848 il manifesto del partito comunista. Egli
è d’accordo nello sfruttamento delle fabbriche, ma secondo lui tutta la storia dell’umanità è una
storia di epoche economiche diverse, dove si crea la dinamica tra chi produce e chi possiede;
nell’epoca capitalista si ha chi lavora e chi produce, gli operai e chi possiede, capitalisti e borghesi
che forti della loro potenza possono ricattare gli operai, che in questo modo vengono fatti lavorare
gratuitamente per il vantaggio dei capitalisti. Per Marx questa visione va cambiata tramite una
rivoluzione armata, che deve fare crollare il sistema non solo economico, ma tutto l’apparato statale
tramite la presa al potere dei proletari, che dovranno instaurare una dittatura proletaria con un
potere dal basso e l’abolizione del parlamento. La rivoluzione per Marx è inevitabile perché la storia
è un susseguirsi di cambiamenti epocali in cui una classe soppianta l’altra, il proletariato è destinato
a trionfare. Il suo pensiero non avrà grande successo inizialmente, ma verso i decenni degli anni 60-
70’ dell’800’ il marxismo diventerà fondamentale nel pensiero dei socialisti europei; la sua idea è di
studiare l’economia per cambiare le cose e ha una visione internazionalista perché il capitalismo sta
diventando internazionale e si sta formando una forza globale capitalista e se i proletari vogliono
sconfiggere questi capitalisti devono unirsi in una lotta globale.

Lez.121 Restaurazione e Congresso di Vienna


Cosa significa Restaurazione
La Restaurazione è una fase storica che prende avvio tra il 1815-1816 nel congresso di Vienna per
riportare l’Europa al 1789, le grandi potenze cercarono di fare in modo che la Rivoluzione francese
non fosse mai accaduto restaurando l’antico. Questo avvenne principalmente per le famiglie
regnanti perché molte monarchie europee furono abolite dato
che Napoleone aveva messo sui troni suoi parenti; bisognava
ripristinare i vecchi confini restituendo le terre a chi di dovere;
vi era il bisogno di restaurare l’ancien regime; infatti, l’idea che
emerge a Vienna ai vecchi regnanti era quella di cancellare gli
ideali della vecchia rivoluzione come il trionfo della borghesia.
L’idea non riesce perché la restaurazione è un tentativo
fallimentare nel lungo periodo, solo nel breve periodo si
restaurano i diritti dell’ancien regime perché cancellare la storia non è molto facile. La borghesia è
parzialmente sconfitta nel 1815-1816, ma si farà avanti in questi anni per riottenere i diritti perduti,
non a caso arriveranno dei moti rivoluzionari. Si cerca di trovare un compromesso tra restaurazione
e nuovo.
Metternich e Talleyrand
Il Congresso servì a tracciare la mappa dell’Europa in cui i grandi protagonisti furono Austria, Russia,
Prussia e Gran Bretagna; Francia e Spagna erano invitati di secondo rango perché avrebbero dovuto
partecipare ad alcuni colloqui e accettare lo status deciso dagli altri quattro. Un ruolo di grande
importanza va assegnato all’Austria, alla cui guida stava il ministro degli esteri e cancelliere
Metternich, che riuscì a rafforzare il paese; un altro ministro abile e capace fu Talleyrand, ministro
degli esteri francesi nonostante la Francia non avrebbe dovuto avere grande peso da potenza
sconfitta. Talleyrand riuscì ad ottenere ottimi risultati per la Francia; era stato ministro prima della
rivoluzione, poi aveva avuto compiti importanti durante l’età napoleonica. Talleyrand riuscì a
portare il principio di legittimità cioè ristabilire i legittimi sovrani e confini di ogni paese ponendo il
tutto come era prima della Rivoluzione francese; egli riuscì ad applicare questo concetto anche per
la Francia facendo tornare sul trono francese i Borbone e ristabilendo i confini francesi
prerivoluzionari. La Francia aveva occupato mezza Europa e quest’ultima voleva riprendersi i
territori persi, ma Talleyrand decise che la Francia non doveva essere toccata e doveva ritornare ai
confini del 1791.
La mappa dei territori
Su spinta di questo ministro si decise di non
rivoluzionare la Francia; nel paese sale al trono
Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI che era stato
decapitato. La Francia viene considerato il vero
baluardo della restaurazione e si decise per stare
sicuri di mettere intorno alla Francia degli stati forti
con l’unione del Belgio ai paesi bassi divenendo il
Regno dei Paesi Bassi; l’Austria ottiene una
rafforzata influenzata nel nord con il regno
lombardo-veneto; la repubblica di Venezia non
rinasce e da qui partirà il controllo degli austriaci,
essi anche influenza sul papato, sul ducato di
Toscano e con i Borbone del sud Italia imparentati
agli austriaci, che diviene Regno delle Due Sicilie.
L’impero germanico non viene ricreato e si fonda
una Confederazione Germanica consistente in un
raggruppamento di stati tedeschi guidati dalla
potenza austriaca. I prussiani ottengono territori
ad ovest espandendosi in area tedesca e anche la Russia, che ottiene una buona fetta della Polonia,
tra cui Varsavia e la Finlandia. Il Regno Unito non ottiene territori perché non vuole aumentare i suoi
territori in Europa perché è interessato alle colonie e gli interessava che nell’Europa continentale vi
fosse una situazione stabile. In Piemonte si allarga il Regno dei Savoia, che ottengono regioni piccole
di Francia e Svizzera e anche la Liguria.
Concerto e alleanze
Le potenze riunite a Vienna chiedevano una pace duratura in modo tale che non riscoppiassero
guerre; si andò a creare una pace internazionale in effetti per circa 40 anni, ma non vi fu una pace
assoluta perché all’interno dei paesi scoppiarono guerre e conflitti. Questa pace venne suggellata
da alcune alleanze che volevano dirimere le varie questioni diplomaticamente; la prima alleanza
venne chiamata Santa Alleanza nata dallo zar di Russia Alessandro I, dal nome vi è un richiamo al
cristianesimo, prende tre potenze Austria, Russia e Prussia; la seconda alleanza è la Quadruplice
Alleanza Austria, Russia, Prussia e Regno Unito per tenere sotto controllo la Francia.
I tories in Inghilterra
In Europa si diffuse una corrente conservatrice abrogando molte novità:
 nel Regno Unito stettero al potere dopo il congresso di Vienna i tories, una fazione
conservatrice contraria alla libertà e alla tolleranza religiosa, vennero avvantaggiati i
proprietari terrieri tramite l’innalzamento dei dazi doganali, che proteggono le campagne
inglesi dalla concorrenza europea. Si innalzò il costo della vita perché i proprietari inglesi
senza concorrenza internazionale si alzarono i prezzi dei prodotti, le classi umili vedendo
aumentare i prezzi fecero proteste di piazza.
La "Carta" francese
 In Spagna il nuovo re Ferdinando VII varò una repressione di ogni fazione liberale per
cancellare ciò in Spagna; nel nord Europa rimasero in piedi i parlamenti con potere limitati
ed eletti a suffragio ristretto
 In Francia salì al trono Luigi XVIII che si ingraziò il popolo varando una Carta, che ripristinava
sia i valori dell’ancien regime sia concedendo i valori acquisiti con la Rivoluzione francese
garantendo libertà di opinione, di stampa e mantenne il Parlamento riformato con due
camere; Camera dei Pari simile a quella dei lord inglesi e la Camera elettiva a suffragio
ristretto, hanno diritto al voto con la Carta del 1814 circa 100mila persone; solo i più ricchi
dato che il suffragio è basato sul censo. Solo alta borghesia e classe agiate potevano
partecipare al voto; all’interno di questa carta sono mantenuti il codice napoleonico, nel
quale c’erano importanti diritti; vengono mantenute le scuole delineate da Napoleone;
l’amministrazione pubblica e infine si decide che le terre requisite alla chiesa e ai nobili
durante la Rivoluzione non devono essere restituite. Questo creò un malcontento tra nobili
ed ecclesiastici che pensavano di ottenere qualcosa.
La situazione dell'Italia
 In Italia si è rafforzato il Regno di Sardegna, meno liberale perché il sovrano Vittorio
Emanuele I cancella le leggi napoleoniche; affida le scuole alla chiesa; quelli che avevano
mostrato simpatia per i francesi vengono tolti dall’amministrazione; vengono varate nuove
forme di discriminazione verso gli ebrei e i valdesi.
 In Toscana tornano i granduchi con Ferdinando III, che tenta di riformare il despotismo
illuminato varando riforme in campo agricole che tenta innovazioni anche se il contratto
rimane la mezzadria; vi è una libertà intellettuale.
 Nel regno del sud si tenta di mantenere in piedi dei progressi fatti in età napoleonica; le leggi
antifeudali del Regno di Napoli vengono estese anche in Sicilia, ma i baroni fanno
opposizione a questa riforma.
 La Lombardia insieme al veneto passa sotto l’Austria; questa è la zona più calda d’Italia anche
se gli austriaci amministreranno questo territorio con durezza chiudendo molte riviste, tra
cui il Conciliatore e applicando grande censura alla stampa.

Lez.122 I moti del 1820-21


Le società segrete
Nel 1820-1821 si verificò la prima ondata di moti rivoluzionari perché in alcune zone scoppiarono
rivolte importanti; i moventi di queste rivolte furono in primo luogo il tentativo velleitario del
congresso di Vienna di cancellare la storia, altro ruolo importante lo ebbero le società segrete,
associazioni di persone che si riunisce nell’ombra agendo in segreto con riunioni clandestine in cui
si organizzano dei piani, delle strategie contro l’ordine costituito. Le società segrete erano già nate
nel corso del 700’, la più famosa è la Massoneria, che aveva un ruolo nel 700’ nella Rivoluzione
francese e americana; ma nella prima fase dell’800’ domina nel sud Europa la Carboneria,
imparentata con la Massoneria. La Carboneria si diffuse in Italia e in Spagna soprattutto, che riuniva
persone aventi lo scopo comune di ottenere la costituzione e un regime liberale; speravano di fare
una rivoluzione in modo tale da ottenere dal re una costituzione su modello britannico. La società
segreta ha anche degli obiettivi più specifici perché gli adepti della Carboneria non si riconoscono
tra di loro, non sapendo chi è il grande capo che guida la loggia o la società segreta, non si conoscono
tra di loro e neanche i piani segreti. Gli iniziati, quelli che muovevano i primi passi in queste società,
conoscevano molto poco, ma via via che aumentavano di grado iniziavano a conoscere i vari piani;
dato che erano piani di cospirazioni e illegali non tutti potevano conoscerli. Questi carbonari
temevano che uomini di polizia, di fiducia si intrufolassero nella carboneria e così avrebbero potuto
essere scoperti.
I membri delle società
I membri di queste società segrete sono aristocratici liberali, coloro che si sentono vicino agli ideali
liberali; membri della borghesia, che premono per ripristinare quello che c’era stato durante la
Rivoluzione francese; ma il grosso degli effettivi è costituito da studenti universitari di estrazione
borghese e nobiliare, i quali essendosi formati in età napoleonica, hanno fatto loro i principi di quegli
anni; dicono che i vecchi stanno ripristinando così com’era trenta anni fa e chiedono un mondo
nuovo, diverso. Altra componente decisiva è quella dei soldati, che non sono tantissimi, ma
importanti; questi avevano servito durante l’età napoleonica e avevano visto che se dotati di
capacità anche se di estrazione bassa potevano fare carriera scalando le tappe; i soldati rimpiangono
quegli anni perché vedono che nell’ancien regime i posti di ufficiali sono tornati all’età dell’ancien
regime. Quest’ultimi hanno una preparazione seria più dei giovani perché hanno una conoscenza
dell’artiglieria e in questo modo sanno preparare dei piani di azione.
La rivolta spagnola
Tra il 1820-1821 la prima scintilla si accende in Spagna. La Spagna ha ancora grandi colonie in
America, ma queste sono in subbuglio e alla fine del 1819 vi è una grande protesta in America e si
decide di mandare contingenti dell’esercito per sedare le rivolte. I contingenti dell’esercito si
ammassano a Cadice per partire per l’America, ma il 1° gennaio 1820 si ammutinano in segno di
rivolta chiedendo a Ferdinando VII il ripristino della costituzione. I francesi erano riusciti a
impiantare in Sicilia e a sud della Spagna due costituzioni nel 1812, ma di breve durata perché
abrogata con la restaurazione monarchica. Il re preso alla sprovvista per la rivolta ripristina quella
costituzione e richiama le cortes, un parlamento voluto dal popolo. Questa vittoria è limitata perché
il re e la chiesa cattolica in Spagna rimangono ostile a quanto è avvenuto, appena il grande rischio
rivoltoso è superato si tenta di tornare indietro.
Le rivolte italiane
Vedi lezione n.125
I problemi degli ottomani
La Grecia faceva parte all’epoca dell’impero ottomano che si era formato alla fine del medioevo che
aveva preso penisola anatolica, Medio Oriente, Turchia, Grecia e parte dei Balcani. L’impero
ottomano iniziò a mostrare segni di debolezza e nei primi anni dell’800’ iniziò a perdere pezzi come
la rivolta in Serbia, che era riuscita a ottenere la sua indipendenza; inoltre, gli europei non volevano
più stare sotto gli ottomani per differenze di fede dato che nella penisola balcanica gli europei sono
cristiani ortodossi mentre gli ottomani musulmani; vi era grande differenza linguistica inoltre. Si era
tollerati dal punto di vista religioso dagli ottomani, anche se non dal punto di vista economica perché
le terre erano affidate ai turchi, agli arabi, mentre i cristiani erano discriminati sul lavoro dato che
erano contadini poveri o servi della gleba. I greci e i serbi si scoprono di appartenere a un popolo
diverso da quello ottomano.
A sostegno dei greci
Nel 1821 i greci con la società segreta dell’Eterìa, formata dai ceti mercantili che operavano nel mar
egeo; tentarono di cacciare gli ottomani organizzando un grande sommossa, ma questo tentativo
fallisce. A livello internazionale vi era uno sdegno perché il fatto che i musulmani reprimevano una
voglia di indipendenza dei greci non andava bene sia per il discorso religioso di proteggere i cristiani,
sia per ragioni culturali dato che il clima cultura romantico di inizio 800’ che dà grande peso alla
storia; così si vede la Grecia come patria della storia e della cultura. Questa ondata di sdegno fa si
che molti europei partano per la Grecia come Lord Byron, poeta, eroe e amante della classicità; egli
morirà in Grecia. Le potenze europee mandano le loro navi in sostegno dei greci.
L'indipendenza della Grecia
La Gran Bretagna si affrettò a proteggere la Grecia, anche la Russia per la vicinanza religiosa e per
indebolire l’impero ottomano; quest’ultimo ormai indebolito fa si che si sancisca una pace nel 1829
ad Adrianopoli e si costituisce una Grecia indipendente divenendo un regno costituito però solo
dall’Attica e dal Peloponneso; le case regnanti europee si accordano per mettere un sovrano al trono
e decidono un membro reale bavarese.
Lez.123 I moti del 1830-31
Il regno di Carlo X
La Francia era uscita dall’età napoleonica con la restaurazione borbonica con l’ascesa al trono di
Luigi XVIII, che aveva concesso dei diritti ai francesi con una Carta; questa situazione era durata
tranquillamente durante il regno facendo da intermediario tra ancien regime e borghesia. Carlo X,
nuovo re francese che prende il trono, vuole restaurare privilegi del vecchio regime e risulta molto
ostile alla borghesia e all’apertura verso il moderno. Egli vara la legge del miliardo, una legge che
risarciva i nobili fuggiti all’estro durante la Rivoluzione francese, ai quali erano state requisite le terre
e non più ridate perché erano state comprate dai borghesi. 10-15 anni dopo Carlo X con questa
legge risarcisce questi nobili con i soldi anziché le terre, ciò scontenta la borghesia; per raggirare il
malcontento che si respira in Francia Carlo X fa un tentativo di guerra verso l’Algeria nel 1830 circa;
può essere una buona impresa militare per dare prestigio alla corona francese e si svia anche
l’opinione pubblica. Questa guerra è fallimentare per Carlo X; in questo contesto nel 1830 arrivano
delle elezioni che portano la vittoria di partiti opposti al sovrano e così non contento vara quattro
ordinanze in cui il parlamento viene sciolto, si fanno nuove elezioni, si sospende la libertà di stampa
e si modifica la legge elettorale in senso più restrittivo. L’obiettivo di carlo x è quello di eleggere un
parlamento più vicino alle sue idee
La Rivoluzione di luglio
La popolazione parigina tra il 27 e il 29 luglio 1830 scende in piazza e scoppia una rivoluzione, il re è
costretto alla fuga perché la polizia non è riuscita è sedare la rivolta. Il Parlamento dato il vuoto di
potere interviene il più presto possibile perché teme che la rivoluzione possa prendere una brutta
piega dato che non si vuole il ritorno di giacobini e sanculotti al governo; il parlamento dichiara
decaduta la dinastia borbonica e offre la corona a Luigi Filippo d’Orleans, un nobile francese
appartenente alla famiglia regnante; aveva mostrato simpatie alle idee liberali. Luigi Filippo accetta
e la rivoluzione finisce; in questa fase vara una nuova costituzione che dà qualche diritto in più
aumentando i poteri del parlamento; stabilendo una netta separazione tra stato chiesa e chiesa e
ampliando il diritto di voto. Luigi Filippo viene nominato re il 9 agosto 1830, re di Francia per volontà
della nazione secondo la formula; questa monarchia detta di luglio sembra un successo perché la
rivolta avviene senza grossi spargimenti di sangue, ma negli anni successivi questa monarchia di
luglio lascerà un po' di scontento anche perché il popolo ha ottenuto poco rispetto a quello che
voleva ottenere e vi saranno rivolte; lo stesso Luigi Filippo modererà le sue idee liberali e borghesi
andando verso una via conservatrice.
L'indipendenza del Belgio
Il Belgio dopo il Congresso di Vienna si trovava nel Regno dei Paesi Bassi insieme all’Olanda, ma non
convivono bene per usi e costumi diversi come la lingua, la tradizione, la religione e così visto quello
che succede in Francia il Belgio nel 1830 si ribella per una sua indipendenza; l’Olanda vuole fermare
queste rivolte, ma Francia e Inghilterra subito riconoscono l’indipendenza del Belgio e così l’Olanda
rinuncia ad usare la forza altrimenti entrerebbe in guerra contro Francia e Inghilterra. Francia e
Inghilterra decidono di instaurare una monarchia parlamentare in Belgio e viene messo come
sovrano, Leopoldo I, un principe del ducato di Sassonia. È importante notare che l’indipendenza del
Belgio è stata decisa da Francia e Inghilterra senza fare ricorsa alle potenze protagoniste Austria,
Russia e Prussia del congresso di Vienna, segno che non valgono più.
Lo Zollverein tedesco
Rivolte vi furono anche in Polonia, ma qui i polacchi vengono sconfitti perché lo zar manda un
esercito che reprime il tutto.
In area tedesca non vi sono rivolte un po' perché la dominazione asburgica è rigida nella sua politica,
un po' perché nella parte settentrionale della Germania vi era una stata una delusione per
l’unificazione; ma nell’area più settentrionale dell’area tedesca si fanno passi avanti per l’economia
perché nasce l’unione doganale tedesca; la Prussia è riuscita ad imporre un accordo che permette
di fare passare le merci liberamente tra i vari stati data la moltitudine dei confini. Tra il 1818 e il
1834 questo accordo doganale permette l’abbattimento dei dazi doganali in area tedesca, ciò
permetterà vicinanza tra gli stati e crescita economica della Germania.

Lez.124 Il 1848-49 in Europa


La primavera dei popoli
Nel 1848-1849 vi furono grandi rivoluzioni dette primavera dei popoli poiché molti popoli europei
si risveglieranno per la voglia di libertà di libertà, democrazia e nuovi regimi; emersero anche delle
spinte nazionalistiche. Il nazionalismo è un movimento che inizia a contare, già si era visto qualcosa
nel 1820-130, ma nel 1848-49 su scala europea si diffuse il fenomeno. L’obiettivo di queste
rivoluzioni è quello di ottenere delle costituzioni, dei diritti in più dopo che con il congresso di Vienna
si era tentato di portare in auge i vecchi regimi. Queste rivolte vengono in primis per una crisi
economica di grande portata; quando certe classi si trovano in difficoltà sono più propensa a
ribellarsi in modo violento. Le rivolte hanno uno stesso simile scoppiando nelle capitali europee e si
configurano attraverso la forma delle cosiddette giornate rivoluzionarie, dove accade che il popolo
scende in piazza, in strada contro il regnante e per qualche giorno mette a ferro e fuoco la città; i
cittadini tengono testa all’esercito mandato loro contro e alcune volte l’esercito si allinea a queste
proteste.
L'esito negativo
Queste rivoluzioni nel medio periodo non vanno a buon fine, certo partecipano le masse popolari in
varie zone d’Europa che hanno un ruolo nelle strade, ma l’esito è piuttosto negativo dato che la
situazione delle masse è uguale a prima o addirittura peggiore nonostante il sovrano e l’esercito
sono messi a dura prova e dopo qualche mese la situazione ritorna a quella di prima con i regnanti
che reprimono ordine e libertà. Queste spinte autonomistiche si infrangono perché il principale
motivo è la scarsa unità di queste rivolte e quando scoppiano vedono unite nella lotta varie frange
della popolazione, liberali, democratici, socialisti (vogliono abolire la proprietà privata e riformare
la proprietà terriera). I nemici sono uniti nella lotta contro il sovrano, ma dopo la caduta del sovrano
i nemici non riescono unirsi in un fronte comune; questo suscita il ritorno dei monarchici che
sfruttano le fazioni della popolazione per governare con più forza.
Insurrezione a Parigi
Nell’800’ tutto parte dalla Francia perché nel febbraio 1848 scoppia una rivolta a Parigi, dove il re di
Francia è Luigi Filippo d’Orleans andato al trono nel 1830, che negli anni era diventato molto
conservatore e guardava con sospetto i partititi politici democratici che volevano un allargamento
del suffragio universale. i democratici facevano molte campagne e proteste e il loro attivismo si
convogliava nella forma dei banchetti, grande adunate politiche in cui si facevano comizi e alla fine
si mangiava e si beveva come; il 22 febbraio 18148 il re proibisce un banchetto a Parigi e tutto ciò
fa scoppiare un tumulto, così il re manda una guarda nazionale contro i rivoltosi, ma la guardia
nazionale finisce per schierarsi con i rivoltosi e così Luigi Filippo scappa a Parigi il 28 febbraio 1848,
subito si proclama la seconda repubblica francese. Si forma subito un nuovo parlamento eletto a
suffragio universale maschile, che aveva il compito di scrivere una nuova costituzione per la Francia,
nel frattempo si crea un governo provvisorio che in attesa della costituzione deve governare il paese
con esponenti democratici e socialisti, tra i socialisti vi è un operaio chiamato Marten e l’altro è un
intellettuale e politico francese chiamato Louis Blanc.
Il governo provvisorio
Il governo provvisorio varò riforme importanti, l’ala socialista ebbe un certo peso e stabilì che la
giornata lavorativa massima era di undici ore al giorno; vengono creati gli atelies nationaux, delle
fabbriche pubbliche in mano agli operai che dovevano rivaleggiare contro quelle private; viene
sancito il diritto al lavoro, lo stato si impegnava affinché tutti lavorassero. Il ministero dei lavori
pubblici inizia ad assumere una serie di disoccupai per fare opere pubbliche in modo tale da lavorare
nella costruzione di opere pubbliche con aiuto dallo stato. Le misure trovano qualche opposizione
perché non tutti sono d’accordo con i socialisti e per il fatto che lo stato spende così tanto, si vota
ma i socialisti perdono con la vittoria dei moderati; vengono chiuse le fabbriche nazionali.

Rivolta e Costituzione
Parigi è una città molto moderna, vi è una già classe operaia abbastanza forte mentre l’altra parte
della Francia è costituita da contadini legati alla chiesa cattolica, alle vecchie tradizioni e quindi più
moderati. Quando l’Assemblea costituente scioglie le fabbriche nazionali a Parigi scoppia una
seconda rivolta da parte del popolo parigino a giugno e l’assemblea manda contro la popolazione
un esercito che reprime violentemente la protesta. Dopo qualche settimana, l’Assemblea termina
la redazione della costituzione, modellata sull’esempio di quella americana; vi è il suffragio
universale maschile che deve portare alle elezioni l’assemblea legislativa e il presidente della
repubblica, che sarebbe dovuta durare quattro anni.
Il Secondo Impero
Nel dicembre 1848 si svolgono le elezioni per il presidente della repubblica dove i parti di sinistra
sono divisi ognuno con un suo candidato mentre quelli di destra presentano come candidato il
nipote di Napoleone, Luigi Napoleone Bonaparte che diventa il primo presidente di questa seconda
repubblica, ma negli anni successivi finisce per esautorare la repubblica tanto che nel 1851 compie
un colpo di stato facendo arrestare i suoi oppositori politici sciogliendo la Camera e vara un
plebiscito che nel 1852 lo fa proclamare imperatore come Napoleone III, non II perché vuole contare
il figlio del fratello morto senza potere diventare sovrano. Diventa imperatore con il titolo imperiale
da trasmettere ai suoi figli così la seconda repubblica si è conclusa con un secondo impero
napoleonico.
La rivolta in Austria
Vienna subisce la seconda importante rivolta europea il 13 marzo 1848 con studenti intellettuali e
borghesi che protestano, viene mandato l’esercito dall’imperatore che non riesce a frenare la rivolta
e così l’imperatore decide di licenziare il capo del governo Metternich e di concedere nel giro di
qualche settimana il Reichstag dell’impero, il parlamento imperiale eletto a suffragio universale a
rappresentanza di tutti i popoli dell’impero austriaco; dopo Vienna scoppiano rivolte a Budapest,
Praga e Venezia, tutte le popolazioni fanno scoppiare queste rivolte perché Boemia, Ungheria,
Veneto e Lombardia non vogliono stare sotto l’Austria.
Budapest e Praga
A Budapest prende il potere Lajos Kussoth, un esponente di un movimento di indipendenza che crea
un parlamento locale eletto a suffragio universale; vi sono riforme nel settore agricolo con abolizioni
di diritti feudali e questo governo locale formato da democratici e radicali vorrebbe iniziare a
costituire un esercito nazionale per lottare nell’indipendenza dell’Ungheria. A Praga arrivano rivolte
più moderate rispetto a Budapest perché vuole una parziale autonomia, ma anche qui Vienna
manda l’esercito che reprime la protesta praghese e l’imperatore austriaco con questa repressione
capisce che l’esercito gli è rimasto fedele non essendosi schierato con i rivoltosi. A ottobre l’esercito
austriaco viene mandato con una rivolta scoppiata a Vienna e rimane anche qui fedele
all’imperatore.
Repressione asburgica
Le varie nazionalità del Reichstag non si riescono a mettere d’accordo, l’imperatore in carica
Ferdinando I decide di fare una mossa a sorpresa in favore del nipote Francesco Giuseppe, che
decide dopo aver preso il potere di intervenire con la forza mandando l’esercito in gir per l’impero,
scioglie il Reichstag e vara una costituzione istituendo un parlamento con poteri limitati. Anche
Budapest fu bombarda dall’esercito austriaco in alleanza con i russi

L'Assemblea di Francoforte
Non solo la zona dell’impero austriaco asburgico aveva conosciuto rivolte, ma anche il resto
dell’area tedesca; già nel marzo 1848 era scoppiata una rivolta in Prussia, da Berlino e poi si espande
in altre città e Federico Guglielmo IV, sovrano di Prussia, si era convinto a creare un assemblea
dando un parlamento al popolo, ma ciò preoccupava i nobili e la borghesia, che vedevano più potere
da parte del popolo e così con l’appoggio della borghesia Federico Guglielmo IV poté sciogliere
l’assemblea conscendendo una costituzione più moderata. In area tedesca si andò a formare un
movimento che vedeva il suo culmine a Francoforte tra il 1848-1849, un gruppo di intellettuali che
vogliono unificare la Germania e discutono a lungo su come far nascere questo stato; vi è l’idea della
Grande Germania che comprendeva Germania e territori dell’impero asburgico, la guida sarebbe
aspettata agli Asburgo d’Austria; nella piccola Germania gli Asburgo sarebbero rimasti fuori e il
paese capofila sarebbe stata la Prussia. Alla fine, l’assemblea di Francoforte scelse la Piccola
Germania e i rappresentati di questa assemblea andarono a Berlino per offrire a Federico Guglielmo
IV la corona imperiale della Germania, che rifiuta la corona non accettando l’offerta perché teme
che accettare la corona offerta da un’assemblea spontanea che si è autonominata possa ridurre il
suo potere.

Lez.125 I moti del 1820-21 e 1830-31 in Italia: l'inizio del Risorgimento


Il sentimento nazionale
L’equilibrio della restaurazione messa in piedi dalle grandi potenze fu fragile perché in Europa
scoppiarono una serie di moti che misero in pericolo il quadro europeo. In Italia avveniva qualcosa
di simile agli altri moti europei, ma essi danno via a un percorso più grande che culminerà nel 1861
con l’unità d’Italia perché queste rivolte vogliono dare il via a un percorso di unificazione; l’intento
di molti è allargare i confini dei loro stati per arrivare via via a un’unificazione. Il periodo in questione
viene definito Risorgimento, ma non solo in Italia vi sono spinte nazionalistiche perché un’idea simile
pervade la Germania, la Polonia, l’Ungheria, la Boemia e la Moravia per certi versi; questi popoli si
scoprirono nazioni e pretendono di avere un loro stato. I fattori che spingono alla nascita di una
nazione è Napoleone, che quando ha assoggettato l’Europa ha fatto nascer l’idea di nazione perché
i francesi all’estero facevano nascere l’idea di nazionale e inoltre Napoleone formando il Regno
d’Italia aveva fatto risorgere vecchie idee patriottiche; un altro elemento è la restaurazione che
spinge le persone a lottare perché non si vogliono più decisioni e imposizioni dall’alto; altro fattore
importante è la corrente culturale del romanticismo di ampio respiro e all’interno della poetica
romantica c’è un’idea di nazione, con i romanzi storici si vanno a cercare le origini di una nazione.
L’Italia unità rappresentava una novità anche perché dopo la caduta dell’Impero romano era stata
divisa, nel paese manca l’idea di unità anche perché l’idea di unità nazionale si diffonde solo tra gli
intellettuali mentre i contadini non conoscono proprio la parola Italia; questo sarà un motivo
fallimentare dei moti. La parola Italia veniva usata dagli intellettuali, a livello popolare questa parola
era perduta.
La rivolta di Nola
Il 1 gennaio 1820 vi è il primo moto in Spagna, ma l’Italia si dà da fare appena saputa la notizia delle
rivolte i Spagna e il primo caso si registra nel regno di Napoli a Nola, qui l’esercito borbonico si
ammutina e si ribella a Ferdinando I, il sovrano, chiedendo una costituzione su modello della
costituzione spagnola del 1812 promossa dagli inglesi; in particolare l’esercito napoletano è guidato
da ufficiali che avevano servito durante l’età napoleonica e tutti questi ufficiali con il ritorno del
Borbone non avevano ben digerito questa restaurazione chiedendo ripristini importanti. Ferdinando
I non seppe reagire; il leader di questa rivolta è Guglielmo Pepe, ma dopo un po' il fronte di questa
rivolta si spacca fra liberali e democratici e allo stesso tempo Ferdinando I chiama gli austriaci
approfittando di questa divisione per sedare la rivolta.

La rivolta di Palermo
Nel giro di pochi giorni si ribella anche Palermo, anche se qui i rivoltosi chiedono l’autonomia perché
la Palermo è scontenta di essere stata degradata dopo che la capitale si è spostata a Napoli; qui la
rivolta coinvolge sia la borghesia, l’aristocrazia e il popolo palermitano che hanno come obiettivo
l’autonomia; Ferdinando I manda un forte contingente di uomini del sud facendo reprimere la
rivolta
Maroncelli e Pellico
In Lombardia, a Milano, non scoppia alcuna rivolta, ma anche lì erano attivi dei gruppi carbonari e
società segrete che premevano per la rivolta contro gli austriaci considerato straniero e invasore; la
rivolta non venne messa in atto perché la polizia austriaca riesce ad intercettare alcune lettere che
parlavano di queste rivolte svelando il piano dei rivoltosi e vennero arrestati in particolare Silvio
Pellico e Pietro Maroncelli; questi due personaggi vengono processati a Venezia e condannati a
morte, la pena poi viene commutata in venti anni di carcere per Maroncelli e quindici anni per
Pellico, vengono condannati nel carcere dello Spielberg in Moravia; un carcere molto duro dove i
due carbonari italiani vengono tenuti in condizioni di vita pessima. Essi sconteranno solo dieci anni,
ma ne usciranno malconci; Pellico scriverà un libro intitolato Le mie prigioni sulla sua esperienza in
carcere, che sarà da esempio per gli altri patrioti, coloro che vorranno lottare contro lo straniero.
La rivolta in Piemonte
In Piemonte tutto scoppia nel marzo 1821 con una rivolta dell’esercito, il cui leader è Santorre di
Santa Rosa. I rivoltosi chiedono al sovrano l’emanazione di una costituzione su modello di quella del
1812; Santorre di Santa Rosa non fa questa rivolta perché aveva degli amici all’interno ella famiglia
reale e alcuni esponenti di membri di secondo piano amici di Santarosa avevano manifestato una
certa simpatia per le idee liberali, principalmente Carlo Alberto. Così Santorre promuove questa
rivolta, Vittorio Emanuele I abdica preso alla sprovvista e concede al fratello Carlo Felice il trono,
che in quel momento era all’estero e così il governo viene preso da Carlo Alberto, nipote di Vittorio
Emanuele I e Carlo Felice. Carlo Alberto mostra l’intenzione di voler concedere una costituzione, ma
il progetto dura pochissimo perché al ritorno di Carlo Felice la costituzione viene abrogata; l’esercito
piemontese rafforzato da reparti dell’esercito austriaco reprime la rivolta.
Modena 1831: Ciro Menotti
Nel 1831 avviene una rivolta che ricorda quella piemontese; in Italia nel 1831 vi è una situazione
significativa che riguarda la città di Modena, appartenente al ducato di Modena, uno staterello
autonomo e piccolo il cui trono era occupato dal duca Francesco IV d’Asburgo-Este, imparentato
con gli Este. Egli sperava di diventare sovrano di uno stato più grande di quello modenese e così
decide di dare svago ad alcuni rivoltosi locali, nella città vi sono borghesi che da tempo chiedono di
cambiare le cose per smuovere la situazione del centro Italia; in particolare vi è l’imprenditore Ciro
Menotti, che spera di fare una rivolta contro la situazione italiana frastagliata in mano agli austriaci.
Francesco IV sostiene Ciro Menotti nella rivolta per aggiungere Toscana e Stato della Chiesa al suo
territorio, ma quando il piano sta per scattare Francesco IV si impaurisce cambiando idea, manda
l’esercito a circondare la casa di Ciro Menotti nel febbraio 1831 e Ciro Menotti e gli altri collaboratori
verranno arrestati. Ciro Menotti viene giustiziato in un modo con cui Francesco IV cerca di lavarsi le
mani e gli occhi di fronte ai cugini. La rivolta scoppia in Emilia, Romagna, Stato della Chiesa e Marche
scoppiano delle rivolte anche se falliscono perché le truppe della chiesa vengono aiutate dalle forze
austriache per sedare queste rivolte.
Lez.125 Le idee del Risorgimento: Mazzini, neoguelfi, federalisti
I fallimenti dei primi moti
I moti del 1830-31 furono fallimentari tanto che dopo gli ultimi moti degli anni 30’ in vari circoli
italiani si iniziò a pensare in cosa si era
sbagliato e si pensò a tre motivi
fondamentali come l’inaffidabilità dei
sovrani, all’inizio sovrani come Carlo
Alberto di Savoia o Francesco IV
appoggiavano i moti, successivamente li
fecero fallire tradendo i rivoluzionari; la
carboneria e le società segrete non sono in
grado di fare rivoluzione perché non erano
riusciti a coinvolgere il popolo essendo
moti limitati a poche persone. I patrioti
dell’800’ devono cambiare strategia coinvolgendo il popolo superando in primo luogo la struttura
segreta della carboneria, che permetteva di salvarsi dalle persecuzioni, ma in pochi sapevano dove
andavano a parare le rivoluzioni, quali strategie usare; bisogna iniziare a fare propaganda politica
tra le classi popolari e contadine; fattore di debolezza è anche il fatto che questi moti erano isolati
e slegati tra loro, mancava un coordinamento unitario, ci si diceva quanto meglio sarebbero andate
le cose se questi moti fossero stati collegati, quindi bisognava usare la propaganda pubblica per una
rivoluzione unitaria.
Le idee di Mazzini
Giuseppe Mazzini nato a Genova nel 1805, da giovane aveva aderito alla carboneria, proveniva da
una famiglia borghese. Egli matura l’idea di cambiare strategia; nel 1830 si rifugia a Marsiglia perché
perseguitato in Italia e conosce lì un altro rivoluzionario italiano, Filippo Buonarroti, che aveva
partecipato agli eventi della Rivoluzione francese e della congiura degli eguali di Babeuff. A Marsiglia
lo conosce Mazzini e creerà le sue prime organizzazioni politiche delineando la sua idea di Italia e di
rivoluzione; Mazzini fortemente influenzato dal romanticismo, vede l’attività politica spirituale, una
sorta di missione religiosa per compiere l’unità nazionale. La fede deve guidare lo spirito italiano,
l’Italia ha un dovere morale, un primato, ha il compito da fare d’esempio a tutti i popoli europei. Egli
parlerà delle tre Rome, la Roma dei Cesari che ha unificato l’Europa dal punto di vista politica, la
Roma dei papi che ha unificato la religiosità e la Roma nuova che deve divenire capitale d’Italia. Per
lui la lotta ha dei caratteri spirituali e gli italiani devono combattere uniti per la nazione; il popolo
italiano per lui è come il popolo della chiesa e gli italiani per lui devono costituire una nazione vera
e propria. Per Mazzini gli individui hanno senso per l’associazione a cui fanno parte come anche per
Hegel conta il tutto secondo l’idea romantica; il singolo non conta da solo, ma come parte del tutto.
Mazzini vuole un’ideale democratica perché la sovranità sta nel popolo, ma rifiuta la visione
socialista perché Mazzini rimprovererà sempre al socialismo una visione troppo materialistica delle
cose dato che per Marx e altri socialisti ciò che muove la storia è l’economia mentre per Mazzini ciò
che guida la storia è lo spirito ancora fondamentale; per i socialisti il popolo deve essere disunito
perché deve esserci una lotta di classe mentre per Mazzini il popolo non deve mai dividersi, deve
essere un tutto organico per lottare insieme; una lotta degli italiani contro lo straniero, ma non
contro altre classi sociali. Mazzini rifiuterà il discorso dei socialisti sulla proprietà privata e prenderà
a modello le cooperative per cambiare forma di proprietà, così che tutti quelli che lavorano in quella
società sono padroni e lavoratori, quest’ultimi sono tutti soci dell’azienda; questo modello
garantisce unità dato che si lavora tutti insieme e con questo si può lottare per l’unità italiana.
Le rivolte mazziniane
Nel 1831 crea a Marsiglia la Giovine Italiana, un’associazione pubblica che rende chiari gli scopi agli
adepti e inizia a fare propaganda tra le masse di contadine italiane; questa propaganda ha successo
però tra gli intellettuali e quest’ultimi parlando con i contadini in giro per l’Italia potrebbero
innalzare la rivolta per un’Italia repubblicana con una struttura abbastanza centralizzata; una
capitale in cui si decide e nelle periferie poche autonomie, limitate ai comuni. Avere un’Italia
accentrata serve per favorire un’aggregazione più forte degli italiani. Tenta di varare varie azioni e
negli anni 30’-40’ i mazziniani di Italia tentano varie azioni, tutte fallimentari; tra le più importanti vi
sono quella del 1834 in Piemonte nella cui partecipa il mazziniano Giuseppe Garibaldi, proveniente
da Nizza all’epoca italiana, ma dopo il fallimento di questa rivolta si rifugia in sud America; un
secondo tentativo avviene nel 1844 per opera dei fratelli Bandiera, due giovani veneziani che
facevano parte dell’esercito della marina austriaca, ufficiali di Marina. Questi due militari decidono
di andare a fare una rivoluzione in sud Italia andando in Calabria dai contadini più sfruttati di tutti,
in Calabria tentano di coinvolgere i contadini calabresi, ma non vi riescono per la difficoltà di
comprensione linguistica. L’esperimento dei fratelli Bandiera fallisce, vengono catturati e fucilati
dalle truppe borboniche.
Cattolici e neoguelfismo
Vi sono filomonarchici che pensano in una rivoluzione con la collaborazione di alcuni sovrani; per
alcuni bisogna appoggiarsi alla chiesa cattolica perché il cattolicesimo è l’unica cosa che tiene unita
l’Italia, solo la chiesa cattolica può aiutare la rivoluzione e si sviluppa una corrente di cattolici liberali,
ispirati al modello inglese parlamentare, ma anche cattolici, tra cui Alessandro Manzoni e Antonio
Rosmini. Questo incontro tra liberalismo e cattolicesimo è difficile perché il liberalismo è
anticlericale, ci si prova, ma già nel 1832 papa Gregorio XII boccia le tesi liberali perché il liberalismo
è una visione sbagliata per la chiesa; questa bocciatura frena le inibizioni dei liberali. Negli anni 40’
nasce una corrente neoguelfa, che si rifà ai guelfi medievali che patteggiavano per il papato e questa
corrente pensa che il papato debba guidare l’unificazione italiana.
Gioberti e Balbo
Vincenzo Gioberti è uno dei più importanti neoguelfi, che nel 1843 pubblica un libro intitolato
“Primato morale e civile degli italiani”, in questo libro dice che l’unità d’Italia è possibile solo se la si
dà in mano al papa cioè doveva nascere una confederazione tra stati che stia in piedi grazie alla
forza militare del Piemonte e che abbi una figura di rispetto importante alla guida di questa
confederazione, il papa. Gioberti riprendeva l’idea di Mazzini sul fatto che l’Italia avesse un primato
morale; il piano di Gioberti è velleitario perché i papi sono antiliberali e non si sa se alcuni sovrani si
sottomettono al papa. Si apre un dibattito e nel 1844 nasce un libro intitolato le speranza di Italia di
cesare balbo in cui dice di voler creare una lega doganale italiana per permettere il commercio tra i
vari stati italiani da cui potrebbe nascere una lega militare, inoltre bisogna pensare all’Austria se si
vuole unificare l’Italia dato che ha presenza sull’Italia, per cacciare gli austriaci bisogna convincerli a
indirizzarsi verso i Balcani come scambio con l’Italia.
Le idee di d'Azeglio
Vi sono altri moderati di stampo liberale tra cui Massimo d’Azeglio che scrive nel 1846 un libro
intitolato Gi ultimi casa di Romagna, in questo libro analizza la situazione della Romagna facendo
notare che il papa non riusciva a tenere capo a quel territorio e quindi non sarebbe riuscito a
governare in Italia; Mazzini per lui rende sempre più difficile l’obiettivo di unificare l’Italia, d’Azeglio
dice che bisogna fare passi graduali e punta sui Savoia dato che è la casata migliore per portare
avanti l’unità d’Italia.
Federalismo democratico
I democratici federalisti sono vicini a Mazzini, ma vogliono un’Italia decentrata come aveva proposto
a Gioberti che voleva una confederazione con i re invece i federalisti non vogliono più i re, ma una
repubblica divisa come la Svizzera e gli Stati Uniti. Il principale esponente di questa corrente fu Carlo
Cattaneo, che ebbe una rivista a Milano chiamata politecnico e pensava che l’Italia andasse divisa
garantendo la diversità per ogni zona. Cattaneo non aveva fiducia nel papa e nel Piemonte perché
erano due regimi oscurantisti e non andavano bene per formare un’Italia democratica e più
moderna; egli propone la creazione di scuole per un’Italia solida, ma anche riforme economiche.
All’interno di questo movimento democratico altra figura importante fu Giuseppe Ferrari, di origine
lombarda e poi scappato a Parigi, sperando che dalla Francia potesse partire una rivoluzione che
sarebbe arrivata in Italia, anche se poi si avvicinerà al socialismo.
Le speranze con Pio IX
Poco prima del 1848, cioè nel 1846 viene eletto il nuovo papa, un arcivescovo di Imola chiamato
Giovanni Maria Mastai Ferretti, che assumerà il nome di Pio IX. Egli fa uscire alcuni detenuti politici
per amnistia e nel 1847 convoca la consulta di Stato, un assemblea dello stato della chiesa che
prende i delegati dei vari territori dello stato della chiesa e così sembra che il papa sembra
relazionarsi con i rappresentanti della popolazione; viene allentata la censura sula stampa nello
stesso anno e inoltre si viene a firmare una prima lega doganale italiana tra Stato della Chiesa,
Toscana e Regno di Sardegna (Piemonte) in modo tale che le merci circolino liberamente. In Italia vi
è un primo passo per un progetto di unificazione italiana; questa lega doganale viene creata perché
vi erano stato delle piccole sommosse nel 1847 in varie zone d’Italia e il papa e i sovrani degli altri
stati avevano concesso ciò in modo che la situazione si stabilizzasse.

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