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IL TOPONIMO CAMPANIA

Non è di certa etimologia. Esso deriverebbe,


secondo alcuni, dal termine latino campus, che vuol
dire campagna, e, per commistione linguistica, dal
termine osco Kampanom. La città di Capua, una Tempio
città la cui fondazione è probabilmente anteriore a
quella di Roma e dunque grosso modo
contemporanea a quella di Partenope, se non Anfiteatro
addirittura anteriore rispetto a quest’ultima. La zona
di Capua e dagli abitanti di quel centro, i Capuani, è
che si hanno i Campani, ossia coloro che vivevano
in tutta quell’area sulla quale era esercitata
l’influenza di Capua.
NAPOLI ETIMOLOGIA
Capua L'etimologia del nome «Napoli» deriva
dal termine greco Neapolis (Νεάπολις)
che significa «città nuova», mentre la sua
radice fa riferimento all'arrivo di nuovi
coloni, dunque ad una epoikia. In realtà
Napoli fu un vero e proprio tratto distintivo
dell'epoca greca.
Ager Campanus, infatti, era per gli
antichi proprio il territorio di Capua, che
fino alla sua volontaria romanizzazione
(donò se stessa ai romani per non farsi
conquistare dai sanniti) era la più grande
città in Italia.
LA CAMPANIA A VICENDA. UN PO’ DI STORIA....
Dalla metà del II millennio a.C. la Campania fu abitata dagli
aurunci e dagli osci. Nell’VIII secolo a.C. sorsero sulle
coste le prime colonie della Magna Grecia, tra le quali
assunse una posizione di rilievo quella di Cuma, mentre le
zone dell’interno erano occupate dagli etruschi

I Sanniti invasero la regione nella seconda metà del V


secolo a.C ma la Regione divenne poi obiettivo dei
Romani è nel IV secolo a.C., che cominciò il proprio
dominio su tutto il territorio fino alla caduta
dell'Impero Romano.
Roma, fondò le colonie di Cales, Suessa, Pozzuoli, Pozzuoli
Literno e integrò gli abitanti al suo dominio. In
quella circostanza solo Capua e pochi altri centri
minori si allearono con Annibale.
Al tempo dell’impero la regione raggiunse il
massimo splendore: sulle coste e sulle isole i patrizi
romani costruirono le loro dimore di villeggiatura

Secondo la divisione amministrativa operata da


Augusto, insieme con il Lazio fece parte della
Regio I, per acquisire in seguito autonomia di
provincia ai tempi di Diocleziano.
Dal quinto secolo arrivò il turno dei Visigoti, dei Bizantini, degli Ostrogoti e dei Longobardi. Con
quest'ultimo gruppo, la Campania appartiene al Ducato di Benevento e perse la sua unità.

...”Il longobardo Zottone


conquistò la città di Benevento
e si fece eleggere duca; in
breve tempo conquistò territori
della Campania, dell'Apulia,
della Lucania e del Bruzio,
organizzandoli in ducato e
cercando sempre di mantenerli
indipendenti dal regno
longobardo, dai bizantini e
dalla Chiesa....”.
Alla caduta del regno longobardo per opera di Carlo Magno
(774), il ducato beneventano fu elevato a principato. Dopo
lotte intestine si divisero in Salerno e Benevento.

Nel 1077, con la morte dell'ultimo principe


beneventano, Landolfo VI, il principato
ebbe fine e passò sotto il dominio della
Chiesa.
Sulla costa, Amalfi acquisì prestigio con le attività marittime e
diventa uno dei principali centri commerciali del Mediterraneo.

Sotto la monarchia normanno-sveva la Campania fu compresa nel


Regno di Sicilia, e quindi divenne dominio prima degli Angioini e poi
degli Aragonesi. Il governo degli spagnoli si articolò in un equilibrio di
rapporti sociali tra gli organi di governo e le ampie autonomie di cui
beneficiavano i grandi proprietari terrieri e i ceti borghesi.
Era il 1130 e l’antipapa Anacleto II riconosceva a Ruggero
II il titolo di Rex Siciliae, re di Sicilia.
Insieme alla corona, nasceva ufficialmente anche il Regno
di Sicilia dalla fusione della Contea di Sicilia e il Ducato di
Puglia e Calabria: quest’ultimo comprendeva anche parte
del Molise, la Campania sud-orientale e la Basilicata. Nella
sua inarrestabile espansione, il re normanno travolse anche
il Ducato di Napoli.
Da questo momento, e per i successivi sette secoli, le sorti
della Sicilia e di Napoli furono indissolubilmente legate.
Nonostante fossero due realtà indipendenti, per un
lunghissimo arco di tempo, si influenzarono a vicenda.

La nascita del Regno di Napoli come


stato sovrano fu una conseguenza della
Pace di Caltabellotta del 1302: l’accordo
prevedeva una separazione dei regni solo
temporanea, poiché alla morte di
Federico III d’Aragona il Regno di
Trinacria sarebbe dovuto passare
nuovamente sotto l’egida angioina.
Nel 1442, Alfonso V d’Aragona strappò la corona di Napoli all’ultimo
degli angioini e l’anno successivo dichiarava l’unione dei regni.
I due contendenti della guerra di
successione spagnola: a sinistra
Filippo d'Angiò, a destra Carlo
d'Austria. Al termine del conflitto il
primo conservò il trono di Spagna e le
colonie americane, mentre il secondo
ottenne i regni di Napoli e Sardegna, il
ducato di Milano e le Fiandre.
Dopo la breve parentesi austriaca (1707-1734)
La Campania fu conquistata dai Borbone di
Spagna durante la guerra di successione
polacca; il nuovo sovrano di Napoli Carlo di
Borbone intraprese moderate riforme nel
campo della fiscalità, della moneta, della
giustizia. Nella seconda metà del Settecento a
Napoli, sede universitaria e una tra le
principali città europee, si organizzò un vivace
gruppo di intellettuali illuministi, tra cui
Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri, che
analizzarono le arretratezze della società
meridionale e denunciarono i mali del sistema
feudale.
La breve esperienza della
Repubblica Partenopea di Napoli
(1799) fu contrassegnata dai
generosi tentativi di smantellare le
istituzioni dell’antico regime, così
come fece di lì a poco Gioacchino
Murat. Nominato da Napoleone re di
Napoli, governò dal 1808 al 1815: a
lui si deve l’inizio della legislazione
antifeudale.
Reintegrati i Borbone con il congresso di Vienna, non si spensero le idee di rinnovamento
costituzionale e liberale, diffuse nelle società segrete, in particolare nella Carboneria.

Da un’insurrezione nell’esercito
presero origine i moti liberali del
1820, che portarono alla breve
esperienza della monarchia
costituzionale, interrotta l’anno
successivo dall’esercito austriaco
che ripristinò l’assolutismo
Nel 1861 entrò nell'orbita del Regno di Italia; la
Campania non mancò dall'essere protagonista di
importanti operazioni militari quali le Quattro
Giornate di Napoli e lo sbarco a Salerno.

Una legge speciale approvata nel 1904 portò alla costruzione


del polo siderurgico di Bagnoli, mentre nelle campagne
giungeva contemporaneamente a termine la lunga opera di
bonifica delle molte aree malariche.
Tuttavia la regione si impoverì
demograficamente per una massiccia
emigrazione di forza-lavoro contadina,
diretta principalmente all’estero. Durante
la seconda guerra mondiale la Campania fu
teatro di decisive operazioni militari.

Nel dopoguerra la Campania ha vissuto le


potenzialità e i limiti delle politiche per il
Mezzogiorno, caratterizzate da nuovi poli
dell’industria pubblica ma altresì da
intermediazioni partitiche che ne hanno
minato l’efficacia complessiva.
MUSICA POPOLARE

La canzone napoletana si sviluppa verso il


1500 con villanelle o canzoni villanesche,
come ad esempio l'opera buffa. Le
canzoni napoletane vengono cantate con
accompagnamento di chitarre e
mandolini, e anche da caratteristici
strumenti popolari a percussione detti
putipù, triccheballacche... La danza ha
generato, su questi ritmi, tarantelle e
marce.
MUSICA POPOLARE

L'espressione popolare come creazione


anonima e collettiva quasi non esiste in
Campania se si eccettua la tarantella e la
pastorale. La canzone napoletana si
sviluppa massimamente come creazione
individuale e riflette, durante i vari secoli,
l'evoluzione della musica dotta
contemporanea.
MUSICA POPOLARE
Una vera e propria produzione dialettale
comincia verso il Cinquecento: sono villanelle
o canzoni villanesche, brevi composizioni a 3-
4 voci, accompagnate con arpa e liuto. La
fioritura della tipica villanella alla napoletana
raggiunge il suo massimo splendore nel '600.
Nel '700 con lo splendore dell'opera buffa della
scuola napoletana, la canzone napoletana si
affaccia anche sulle scene e finalmente nell'800
essa viene innalzata a istituzione cittadina ed
ha la sua festa nella notte del 7 settembre alla
Chiesa della Madonna di Piedigrotta.

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