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Capitolo 5

Le monarchie feudali e i normanni nell’Italia meridionale


Diffusione ed evoluzione del feudalesimo
Il feudalismo si diffonde in tutta Europa

Mentre l’impero si indeboliva a causa della lotta per le investiture, nell’Italia del nord sorgevano i liberi
comuni e in altre parti dell’Europa le monarchie feudali. Tra il IX e il X secolo, con la disgregazione dell’impero
carolingio i feudatari erano riuscirono a rendersi indipendenti, diventando talvolta superiori al loro stesso
sovrano.

Limiti e caratteri della monarchia feudale

I re e gli imperatori in età medievale esercitavano una sovranità più debole. Il regno infatti non aveva leggi
omogenee né compattezza territoriale ed era considerato un patrimonio privato del sovrano.

La differenza tra il re e i suoi vassalli stava solo nell’ampiezza dei possedimenti personali e nell’entità della
forza militare. Inoltre i monarchi medievali non possedevano un esercito permanente in grado si difendere
controllare tutto il territorio del regno né un corpo stabile di funzionari. Inoltre lo scarso personale di palazzo
era costituito da sovrintendenti che si dedicavano alla cura del sovrano.

Il rafforzamento del potere monarchico

Dopo il mille, molti monarchi iniziarono a rafforzare il loro potere. Imposero la trasmissione ereditaria della
corona, adottando il principio dinastico; strapparono terre e ricchezze ai feudatari, li costrinsero a pagare le
tasse e a fornire truppe in caso di guerra.

Questo processo determinò la semplificazione del feudalismo e la fine dell’anarchia, dando luogo a un
progressivo accentramento politico. Ora quindi tutti i feudatari dipendevamo da un’autorità monarchica più
salda e riconosciuta da tutti i sudditi: nasceva così l’Europa delle monarchie feudali.

Col tempo, i sovrani cercheranno di concentrare ogni potere nelle loro mani, rendendo i vassalli sempre docili
e a quel punto sorgeranno le prime monarchie nazionali, con il re nel ruolo di unico e supremo capo dello
stato.

La nascita della dinastia capetingia in Francia


Ugo Capeto da conte di Parigi a re di Francia

Dopo cento anni dalla deposizione di Carlo il Grosso, salì sul trono francese Ugo Capeto, conte di Parigi. Il suo
dominio era meno esteso di quello controllato da alcuni potenti feudatari.

Ugo Capeto e i suoi successori riuscirono nel corso del tempo ad accrescere a tal punto il loro prestigio da
restare al potere per ben otto secoli, facendo della Francia una grande potenza. Il primo decisivo
rafforzamento della monarchia venne dall’adozione del diritto ereditario.

Filippo augusto consolida il regno francese

I Capetingi, detti re taumaturghi perché ritenuti capaci di guarire gli ammalati semplicemente con il tocco
delle loro mani, si proposero difensori della chiesa, della pace e dei commerci, senza pretendere di rifondare
l’impero. Ottennero così il sostegno di vescovi e di molti vassalli.

Un’opera di consolidamento della monarchia fu compiuta da Filippo Augusto che sconfisse il re di Inghilterra
Giovanni Senza Terra, annettendosi vasti feudi continentali del sovrano inglese.

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Capitolo 5

A poco a poco il sovrano, formando un apparato di funzionari regi chiamati baglivi, assunse su di sé le funzioni
esercitate in precedenza dai grandi vassalli: riscuotere le imposte, amministrare la giustizia, reclutare
l'esercito. Nacquero anche nuove istituzioni come il Parlamento (un'alta corte di giustizia regia, che giudicava
i reati di sangue e di tradimento) e gli Stati generali, l'assemblea dei rappresentanti dei tre ordini, che in
Francia erano detti “stati": il clero, la nobiltà e il terzo stato, cioè la borghesia delle città e delle professioni.

Costruzione e sviluppo della monarchia inglese

In Inghilterra il sistema feudale fu portato dai normanni. Dopo la prima invasione ad opera di danesi e
norvegesi, il duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore, promosse un nuovo tentativo d'impadronirsi del
regno inglese. Contestando ad Aroldo II, il diritto alla successione, sbarcò sull'isola con un forte esercito e,
dopo aver sconfitto e ucciso il rivale nella battaglia di Hastings, ottenne la corona e il trono.

Dopo la conquista, Guglielmo mise in atto un sistema di governo ispirato al modello francese. Pur
distribuendo feudi ai capi militari che lo avevano seguito, li vincolò a un potere centrale forte ed efficace.
Divise il regno in contee, affiancando al titolare un proprio rappresentante (sceriffo) che gestiva il patrimonio
regio e la giustizia locale, introdusse un'imposta pubblica e creò un organo con poteri fiscali e finanziari.

Re Giovanni Senza Terra firma la Magna Charta

La monarchia inglese attraversò una grave crisi verso la fine del XII secolo, quando, in assenza del re Riccardo
Cuor di Leone, impegnato nella terza crociata, il fratello Giovanni Senza Terra cercò di usurpargli il regno.
Salito al trono dopo la morte di Riccardo, Giovanni fu duramente sconfitto da Filippo e perse quasi tutti i
possedimenti inglesi in Francia. La sua debolezza favori la ribellione dei feudatari e della Chiesa, interessati a
limitare il potere monarchico. Il 15 giugno 1215 il sovrano dovette concedere la Magna Charta libertatum
(“Grande Carta delle libertà"). Il documento stabiliva una serie di garanzie per gli uomini liberi, tra cui il divieto
d'arresto in assenza di un preciso capo d'accusa, e il diritto per i grandi del regno di valutare le richieste fiscali
del sovrano Nel XIII secolo fu istituito il Parlamento, un organo che controllava l'operato del sovrano.
Composto dai rappresentanti della nobiltà (Camera dei lord), delle contee e delle città (Camera dei comuni),
il Parlamento ottenne nel 1297 dal re Edoardo I la facoltà di esprimere un parere vincolante sui provvedimenti
fiscali.

Un regno normanno anche nel Meridione d’Italia

Il meridione d’italia rimase fino al mille sotto il dominio dei baroni (grandi feudatari), che dipendevano dalla
Chiesa o dall’Impero d’oriente.

Una svolta decisiva avvenne nel 1025 quando arrivarono i normanni: approfittando delle lotte tra bizantini
saraceni e longobardi, costituirono bande di mercenari, disposte a combattere per denaro al servizio del
miglior offerente; alcuni capi normanni accumularono un gran bottino e ricchezze, ottenendo anche feudi
importanti come la contea di Melfi.

Nel 1059 Roberto d’Altavilla dichiarandosi vassallo di papa Niccolò II ricevette il titolo di duca di Puglia e
Calabria. Appoggiato dal papa, ampliò il suo potere lungo le città di Napoli, Gaeta e Amalfi e strappo il dominio
di Bari e di Reggio all’imperatore d’Oriente, distruggendo gli ultimi baluardi del dominio bizantino in Italia.
Infine, conquistò il ducato longobardo di Benevento e le città di Salerno, rendendola capitale del suo regno.
Quindi tutta l’Italia meridionale era sotto il controllo normanno.

La vittoria sugli arabi e la conquista della Sicilia

Intanto il fratello Ruggero, sbarcò in Sicilia, che da quasi due secoli era in mano agli arabi. Prese Messina, poi
passò a Palermo. La guerra contro i saraceni proseguì altri vent'anni, fino alla definitiva conquista dell'isola
(1091). Ruggero assunse allora il titolo di conte di Sicilia, formando uno stato indipendente. Alla sua morte

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gli successe il figlio Ruggero II che attraversò lo stretto e invase l'Italia meridionale, unificando in un solo
regno tutti i possedimenti normanni. Come in Inghilterra, anche in Italia meridionale la monarchia normanna
si dimostrò forte e abile nel governare. Le città che tentarono di difendere la propria autonomia furono
costrette alla resa; perfino i baroni dovettero rassegnarsi a pagare le tasse. Mentre il Nord Italia vedeva
imporsi le libertà comunali, in tutto il Sud si affermava il feudalesimo. I re normanni seppero far coesistere
culture diverse: latina, greca, bizantina, longobarda, araba ed ebraica. Centro propulsore del regno divenne
la Sicilia con la sua splendida capitale, Palermo, che si abbelli di magnifici monumenti, restando a lungo uno
dei porti più attivi del Mediterraneo.

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