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I COMUNI ITALIANI

I Comuni, in Italia, si affermarono soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e


Toscana, ma anche nel Lazio e Umbria. Nell’Italia meridionale, le città non riuscirono a
raggiungere mai una vera autonomia e il movimento comunale non poté affermarsi a causa
della presenza della monarchia dei normanni.

-ruolo dei consoli e la milizia cittadina


Il governo dei Comuni era affidato ai consoli (la durata della loro carica era di massimo un
anno), che venivano scelti tra i cittadini più importanti. Esercitavano il potere esecutivo, far
rispettare le leggi, mantenere l’ordine pubblico e difendere la città.
Il Comune era continuamente in guerra per espandere il proprio territorio; l’esercito
comunale era formato da una milizia cittadina ovvero, composto da cittadini, obbligati a
prestare servizio in guerra e sostenere le spese dell’armamento. Con il tempo, però, i
Comuni fecero ricorso a soldati mercenari (cioè pagati per combattere), che portò a gravi
conseguenze per le finanze cittadine.

-l’azione delle assemblee


I consoli, solo negli affari più delicati, erano affiancati da un consiglio minore formato dai
rappresentanti delle famiglie cittadine più importanti. Esisteva un’assemblea di tutti i
cittadini nobili e borghesi, detta parlamento, che aveva il compito di decidere sulle questioni
di maggior rilievo. Questa assemblea, essendo molto numerosa veniva riunita solo in poche
occasioni ed emanava gli statuti e le altre leggi, sceglieva i consoli e i magistrati, decideva
sulle questi più importanti e poteva decidere l’entrata in guerra o stipulare la pace con altri
Comuni.

-nasce il podestà
Le lotte tra le fazioni per il controllo del governo comunale, resero sempre più instabili i
Comuni. Per frenare questa situazione si ricorse a un podestà: un uomo forestiero, esperto
in legge, abile nell’ambito militare, estraneo alle rivalità locali e senza parentele con potenti
famiglie cittadine. Lo scopo, quindi, era quello di ottenere un governo imparziale. Rimaneva
in carica per un anno ed esercitava le stesse funzioni dei consoli.

-il Comune diventa “popolare”


Ad accrescere le tensioni presenti all’interno dei Comuni c’erano anche le trasformazioni
economiche e sociali: il ceto borghese, legato alla produzione manifatturiera, al commercio
e alla finanza, si era allargato numericamente e non poteva più sopportare il dominio degli
aristocratici. Così nominò un capitano del popolo, incaricato di tutelare gli interessi popolari
contro ogni prepotenza da parte dei nobili.

-il popolo comunale nel Medioevo


Per popolo si intende coloro che sono iscritti alle Arti e che avevano conquistato un ruolo
politico all’interno dei centri urbani, quindi il capitano del popolo tutelava coloro che erano
in possesso di denaro (uomini d’affari, proprietari di grandi botteghe manifatturiere o di
imprese mercantili). Pertanto, anche nei Comuni dove si affermò un governo popolare, il
potere era comunque concentrato nelle mani di una determinata classe sociale, mentre
restavano esclusi la massa degli artigiani più umili non organizzati in Arti.

-i centri nevralgici della città comunale


I centri nevralgici delle città erano le piazze: quella dove sorgeva la cattedrale, sede del
vescovo, quella su cui si affacciava il palazzo del Comune e quella che ospitava abitualmente
il mercato alimentare. La piazza di fronte alla cattedrale in genere era piccola; la piazza del
palazzo comunale era spesso abbellita da una fontana e come la cattedrale, il palazzo
comunale, era dotato di una torre e di campane che chiamavano a raccolta i cittadini per
motivi particolari. Il mercato alimentare era un luogo molto dinamico, spesso questi luoghi
si specializzavano in un tipo di merce: nacquero così le piazze delle erbe, degli olii, della
frutta, la pescheria ecc…

I COMUNI CONTRO L’IMPERO


I Comuni si erano costituiti all’interno dei territori dell’impero, molto spesso godevano
anche del favore dell’imperatore stesso. Ben presto però queste città si rivelarono una
minaccia per gli ideali sostenuti dall’imperatore. I Comuni erano diventai a tutti gli effetti dei
piccoli Stati indipendenti, sempre più in opposizione con l’autorità imperiale e i loro obblighi
nei confronti del sovrano. Ci fu così uno scontro tra impero e Comuni.

-Federico Barbarossa contro i Comuni


Federico Barbarossa fu colui che diede inizio alla battaglia contro i Comuni. Egli voleva
ristabilire il potere dell’impero ed estende l’autorità imperiale a tutta l’Europa occidentale.
Per realizzare il piano era necessario: riportare sotto il controllo imperiale i Comuni,
acquisire una supremazia sul papato, estendere l’influenza imperiale anche sull’Italia
meridionale. Così nel 1154 l’imperatore scese in Italia con un piccolo esercito, e a Roncaglia,
convocò una dieta, in cui rivendica il suo diritto alle regalìe. Poi si diresse verso Roma dove
riportò il governo della città nelle mani di papa Adriano IV; in cambio ottenne
l’incoronazione imperiale.

-seconda dieta di Roncaglia


Nel 1158 tornò nuovamente in Italia; marciò su Milano per imporre la propria volontà e
dopo due mesi di assedio la costrinse alla resa. Riunì una seconda dieta a Roncaglia, dove
quattro famosi giuristi di Bologna riconobbero in lui la “suprema autorità sulla Terra”. Così
facendo i Comuni che si erano sottratti all’autorità imperiale risultavano illegittimi. La
legalità poteva essere ripristinata rinunciando a esercitare le regalìe e riconoscere la
supremazia dell’impero. Però quando Federico Barbarossa tentò di sostituire ai consoli eletti
dal Comune un magistrato di nomina imperiale, scoppiò un’altra ribellione.

-i Comuni sconfiggono l’imperatore


Per contrastare di assalti di Federico II, i Comuni si allearono in leghe: nel 1164 alcune città
venete si unirono alla Lega veronese e nel 1167, i Comuni della Lombardia di riunirono
presso il monastero di Pontida. Le due leghe poi si fusero formando la Lega lombarda
sostenuta anche dal nuovo papa Alessandro III. Nel 1176 si combatté lo scontro decisivo: le
truppe della Lega lombarda vinsero sull’esercito di Federico II nella battaglia di Legnano.
L’imperatore fu così costretto ad accettare la pace con il papa e con i Comuni firmando la
pace di Costanza nel 1183. Ai Comuni furono confermate le regalìe, inoltre ebbero il diritto
di mantenere un esercito, di fortificare le mura, di eleggere i propri magistrati e di
controllare il contado (campagna attorno alla città).

-il Barbarossa e l’Italia meridionale


Federico negli ultimi anni del suo regno riuscì ad ottenere il suo maggiore successo: riuscì a
far sposare suo figlio Enrico VI e Costanza D’Altavilla, ultima discendente della dinastia
normanna che governava l’Italia meridionale. Così il regno normanno fu unito all’impero.

-Federico II diventa imperatore


Nel 1220, da Onorio III, ottenne l’incoronazione imperiale e il diritto di mantenere il proprio
potere sulla Sicilia. Fu anche tenuto a rispettare l’impegno preso con Innocenzo III, di
condurre una crociata in Terrasanta, ma lui prima voleva intervenire sul nord Italia per
fronteggiare i Comuni.

-le Costituzione malfitane


Stabilì la sua sede a Palermo e fece delle riforme per rafforzare le strutture di uno Stato in
cui i poteri fossero nelle mani del sovrano. Quindi nacquero le Costituzioni, che
prevedevano norme e leggi per disciplinare lo Stato. Due concetti fondamentali: 1. la
supremazia dello Stato rispetto a qualsiasi altra autorità; 2. l’uguaglianza di fronte alla legge

-papa contro imperatore e la sesta crociata


Tutte queste riforme dello Stato fecero infuriare il papa. Inoltre il fatto che ritardava sempre
la spedizione in Terrasanta rese ancora più acceso lo scontro, tanto che papa Gregorio IX lo
scomunicò. Federico II per ottenere la Terrasanta ricorse alla diplomazia infatti stipulò con il
sultano d’Egitto un armistizio di 10 anni più la restituzione ai cristiani di Gerusalemme,
Betlemme e Nazareth.

-Federico II contro i feudatari tedeschi e i Comuni


In Italia ripresero le lotte con i Comuni e nel 1226 si formò una seconda Lega lombarda visto
che Federico II volle rivedere le condizioni stabilite da Barbarossa. Nel 1237 la nuova Lega
lombarda fu battuta dell’esercito imperiale. Papa Gregorio IX si schierò con i Comuni ribelli,
però così facendo creò due fazioni: i Comuni ostili alla Lega lombarda e quindi favorevoli a
Federico, i “ghibellini”, e quelli dalla parte del papa, i “guelfi”.

-il crollo del sogno di Federico II


Lo scontro proseguì con papa Innocenzo IX. L’imperatore venne sconfitto dalla Lega
lombarda, sotto le mura di Parma e poi a Fossalta. Però Federico II non poté ottenere la sua
vendetta perché nel 1250 morì improvvisamente.
-guelfi contro ghibellini
Nel 1258 Manfredi, figlio illegittimo di Federico II tentò di recuperare la corona. Dopo
essersi proclamato re di Sicilia, guidò i ghibellini nella battaglia di Montaperti nel 1260, dove
sconfisse le milizie fiorentine favorevoli al papa. Però papa Clemente IV offrì il regno di
Sicilia a Carlo I d’Angiò, fratello del re di Francia. I guelfi, guidati da Carlo, sconfissero
Manfredi nella battaglia di Benevento. Il re angioino prese il possesso dell’Italia meridionale
e Corradino, ultimo erede di Svevia, fu sconfitto dagli angioini; finì così la casata degli Svevi.

-l’Italia meridionali si divide tra Angioini e Aragonesi


La capitale del regno fu spostata da Palermo a Napoli e ai siciliani furono imposti pesanti
tributi. Nel 1282 scoppiò una guerra tra Angioini da una parte e siciliani e Aragonesi
dall’altra. La guerra durò vent’anni e si concluse nel 1302 con la pace di Caltabellotta e con
la divisione del territorio: l’Italia meridionale agli Angioini e la Sicilia agli Aragonesi.

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