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Alessandri Matteo 4BL

Francia e Inghilterra durante il XVII sec.


La Francia nel corso del XVI secolo si era affermata come uno degli stati più indipendenti e stabili
d’Europa, agli inizi del nuovo secolo, dopo alcuni anni di lotte interne tra nobili e monarca, la
Francia interviene in modo diretto nella “Guerra dei 30 anni” che vedeva scontrarsi il Sacro romano
Impero contro le fazioni protestanti presenti nel continente europeo. Nel 1643 sale al potere Luigi
XIV, ma avendo solamente cinque anni, viene affiancato da diverse figure politiche, tra cui il
cardinale Mazzarino, che gestirà il regno francese negli anni successivi, fino a quando nel 1660, il
sovrano prese il pieno controllo del paese e cominciò a governare in prima persona. Luigi XIV
applica una politica di accentramento del potere, una delle mosse attuate fu la creazione
dell’imponente Villa di Versailles, costruita per ospitare il maggior numero di nobili in modo da
controllare il loro operato. Era infatti noto il problema della riscossione delle tasse, da parte dei
nobili, nei confronti dei mercanti; queste costringevano il venditore ad un rialzo dei prezzi dei
prodotti, che variava in base alla tassa richiesta dal proprietario del terreno. L’allontanamento dei
nobili dai loro territori, permette al sovrano di forgiare una nuova figura amministrativa, gli
intendenti: funzionari fedeli solamente al re, che vennero inviati nei territori lasciati incustoditi, per
far rispettare i decreti emanati dal monarca. Per quanto riguarda l’aspetto economico, Luigi XIV si
affida al suo ministro delle finanze Colbert, da lui nascerà il colbertismo, che consiste
sostanzialmente in una forma di mercantilismo evoluta: Colbert riteneva che ciò che determinasse la
ricchezza di un paese fosse la quantità di oro presente al suo interno, e che la quantità di risorse
monetarie nel globo fosse finita. Per aumentare gli introiti e diminuire le spese, Colbert attua un
piano economico per favorire l’acquisto di prodotti francesi: impone tasse doganali su prodotti
provenienti dall’estero, in modo da disincentivare gli acquirenti da questi prodotti, questo avrebbe
portato una maggior richiesta di manodopera e avrebbe garantito lavoro ad un maggior numero di
persone. Tutto ciò però solamente a livello teorico, infatti questo circolo virtuoso presenta diverse
falle: gran parte della popolazione si rivolgeva al mercato estero solamente perché non poteva
economicamente permettersi altro. Le conseguenze di questa mossa furono opposte a quelle
desiderate. Sempre sul piano economico rimosse i dazi interni, e favorì la crescita della flotta per
fronteggiare anche dal punto di vista navale nazioni come l’Inghilterra, e l’Olanda. Luigi XIV agì
anche sul piano militare: incaricò l’architetto Vauban di creare un sistema di fortificazioni lungo il
perimetro Est del paese, in modo da difendersi da eventuali attacchi nemici. Queste fortificazioni
dovevano essere in grado di resistere ad assedi con armi da fuoco, per questo motivo dovevano
differire dal tipico modello medievale di fortezza: non era necessario che le mura fossero alte,
bensì, dovevano essere molto spesse e soprattutto “spigolose”, in modo da attenuare i colpi di
cannone e impedire la caduta dell’intera protezione. Questa costruzione comportò delle spese
economiche altissime, e i guadagni non furono mai al livello dei costi affrontati, tuttavia queste
fortezze non vanno solamente considerate degli avamposti difensivi, bensì anche come dei luoghi in
cui l’esercito poteva rifornirsi vicino ad un territorio nemico. Luigi XIV dota anche l’intero esercito
di un equipaggiamento uniforme, tuttavia, i piani espansionistici del sovrano erano alquanto
ambiziosi: prima si dedica agli spagnoli, e in un secondo momento al suo obiettivo primario: le
Fiandre. La Spagna era in decadenza, e quindi facilmente conquistabile, mentre l’Olanda era un
paese ancora in via di sviluppo, però questa conquista non va solo vista come una possibile
espansione, ma anche come la possibilità di eliminare un concorrente sul piano economico, infatti
nonostante fossero ancora poco estese, le Fiandre invadevano il mercato francese con una grande
quantità di prodotti. La prima guerra del regno di Luigi XIV si svolse nel 1668 contro la Spagna: il
sovrano francese accusò la famiglia della moglie Maria d’Asburgo, figlia di Filippo IV di Spagna,
di non avergli concesso la dote al momento del matrimonio, così, decide di ottenerla in modo
indipendente occupando i Paesi Bassi. Tuttavia, questa guerra detta di “devoluzione” portò alla
conquista di poche città del paese, poiché Luigi XIV dovette accettare la pace di Aquisgrana nel
1668. Infatti dinanzi ai suoi piani militari si opposero l’Inghilterra, la Svezia e le Province Unite.
Nel 1670 Francia e Inghilterra si allearono segretamente per attaccare i Paesi Bassi; due anni dopo
Luigi XIV diede l’ordine di attacco al suo esercito, ma gli olandesi si difesero rompendo le dighe e
allagando il paese, in questo modo il campo di battaglia si trasformò in un’enorme palude, e i
francesi furono obbligati ad indietreggiare. Nel 1674 gli olandesi formarono la Grande Alleanza
contro il regno di Francia, e nel mentre l’Inghilterra si vide costretta ad abbandonare i loro alleati.
Gli scontri continuarono per diversi anni fino al trattato di Nimega firmato da entrambe le parti nel
1678, all’interno del quale gli olandesi concedono alla Francia alcuni dei loro territori nella
Guayana e nel Senegal. L’ultima grande guerra combattuta da Luigi XIV, fu la Guerra della lega
d’Augusta: a partire dal 1688 Francia e Svezia si scontrarono con un elevatissimo numero di stati
Europei oltre che con l’Impero. Nonostante la Francia fosse numericamente parlando inferiore
rispetto ai nemici, riuscì a difendersi e addirittura ad avanzare nel cuore dell’Europa, questo mise in
evidenza la grande capacità bellica dell’esercito francese, capace di affrontare un cospicuo numero
di battaglie che si protrassero per 9 anni fino alla pace di Rysmyck nel 1697. La Francia, così come
tutti, dovette affrontare ingenti spese per mantenere sul campo un numero di soldati mai visto
prima, e fu proprio la mancanza di risorse economiche che portò a trattare le condizioni di pace. Le
conseguenze di questa lunga guerra si notarono fin dall’inizio del XVIII secolo, nel quale il paese
francese affronterà un periodo di crisi.
In Inghilterra invece, nel 1603, cade la dinastia dei Tudor e sale al potere quella degli Stuart che già
da tempo regnava sulla Scozia. Il primo sovrano fu Giacomo I, che si ritrovò in un ambiente
completamente diverso rispetto al suo paese. Fin dal primo momento venne disprezzato sia dai
cattolici che dagli inglesi: inizialmente i cattolici ignorarono la sua politica di tolleranza nei loro
confronti, e organizzarono anche diversi complotti per allontanarlo dal trono, ma questi fallirono.
Gli inglesi invece lo vedevano come un barbaro, esattamente come definivano gli scozzesi, e non
erano intenzionati a farsi governare da uno straniero. Anche il parlamento dovette scontrarsi contro
Giacomo I, infatti in Scozia i limiti del potere regio erano definiti solo formalmente, mentre in
Inghilterra era presente la “Magna Carta” che imponeva al re di rivolgersi al parlamento per
qualsiasi sua mossa politica, economica o militare. Tuttavia, Giacomo I abituato al parlamento
scozzese, tenta di introdurre in Inghilterra una politica assolutistica, e allo stesso tempo attua una
politica di grandi spese. Tutti questi elementi portarono ad uno scontro inevitabile tra monarchia e
parlamento, ma questo avvenne solamente durante il regno del suo successore Carlo I.
Carlo I, durante i primi anni del regno, non convocò mai il parlamento, ma per risanare le casse
dello stato, reintrodusse la cosiddetta “Ship Money”: una tassa, in favore della flotta, istituita dalla
regina Elisabetta Tudor per difendersi dagli attacchi via mare degli spagnoli; tuttavia il regno di
Carlo I non era in guerra, ciò rende questa tassa solamente un’opportunità da parte del sovrano di
arricchirsi, inoltre, estende questa tassa a tutte le città del paese e non solo a quelle costiere. Nel
1628, Carlo I scioglie il parlamento e governa da solo fino al 1639, anno in cui necessita di essere
finanziato dall’organo legislativo per sedare la nascente rivolta in Scozia, scaturita per motivi
religiosi, però questo si rifiuta di sostenerlo e passa alla storia come “Short Parliament” poiché
venne sciolto dopo solo tre settimane di attività. Sempre lo stesso anno convoca nuovamente il
parlamento, che al contrario del precedente, prende il nome di “Long Parliament”, anch’esso ostile
al monarca. La disputa tra parlamento e Carlo I sfociò in guerra civile che vide la fine solamente nel
1645 con la battaglia di Naseby. Analizzando i due schieramenti, l’esercito del monarca, nonostante
fosse poco numeroso, era qualitativamente superiore, poiché era composto dai nobili conservatori,
che avevano appunto mantenuto una tradizione militare. L’esercito parlamentare invece, comandato
da Oliver Cromwell reclutò più uomini possibili, inclusi contadini poco avvezzi alla guerra e alle
armi, ma questi videro il reclutamento come la possibilità di un cambiamento sociale. Quest’ultimo
schieramento, nonostante fosse inesperto, riuscì ad attaccare le truppe di Carlo I su tre lati e obbligò
la loro ritirata. Il re d’Inghilterra, tornato a Londra, cercò di allearsi con gli scozzesi, ed egli in
cambio avrebbe imposto il presbiterianesimo come religione ufficiale del paese. Questo portò ad un
nuovo scontro con il parlamento, ma pochi anni dopo, nel 1649 venne accusato di alto tradimento e
condannato a morte.
Dopo la morte di Carlo I, Oliver Cromwell si autoproclama Lord Protettore di Inghilterra, Scozia e
Irlanda, questo concetto è racchiuso all’interno del termine “Commonwealth”. Sempre lo stesso
anno, Cromwell dà origine al “Rump Parliament”, sciogliendo il parlamento con l’intenzione di
“ripulirlo” dagli oppositori. Cromwell durante il suo regno, attua una manovra puramente
economica definita “Navigation Act”: le merci che arrivano nei porti inglesi dovevano essere
trasportate solamente da navi inglesi, in questo modo le navi estere dovevano pagare un
supplemento per far arrivare la loro merce in porto. Sostanzialmente è una ripresa del
mercantilismo, ma presentava una falla nell’atto pratico: succedeva che le navi olandesi arrivassero
in un porto inglese e corrompendo la guardia che presidiava il molo riuscivano a vendere la merce
guadagnando più del previsto. Questa condizione però, non poteva protrarsi a lungo, così Cromwell
nel 1652 dichiarò guerra ai Paesi Bassi, non per conquistare territori, bensì per piegare la loro
economia, in quanto erano una grande potenza commerciale. L’Inghilterra ottiene la vittoria in due
guerre su tre, e in questo modo ottiene l’egemonia sull’economia navale.
Il dominio sul mare portò all’aumento degli scambi con le colonie in America che consentirono
l’arrivo anche di nuovi prodotti come il tabacco, lo zucchero e il caffè. L’economia del paese era
stabile e anche le annate poco produttive non provocarono carestie come invece successe in Francia:
la revoca dell’editto di Nantes nel 1685 da parte di Luigi XIV, fece migrare circa 200'000 ugonotti,
ma la maggior parte di loro erano artigiani e contadini che alimentavano l’economia del paese. La
diffusione della lingua francese è anche dovuta a questa migrazione di massa. Alla fine del XVII
secolo, Francia e Inghilterra sono due paesi ben diversi: il primo dispone dell’esercito di terra più
numeroso al mondo, ma sta affrontando un periodo di crisi a livello economico, nonostante le
mosse di Colbert riuscirono ad accrescere l’economia interna del paese. Dall’altro lato l’Inghilterra
ha il pieno controllo del commercio marittimo e di conseguenza un’economia interna ottimale,
tuttavia dal punto di vista politico l’Inghilterra dovette più volte affrontare dispute interne legate
anche a problemi di successione, mentre in Francia quest’ultima era piuttosto lineare.

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