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BUON POMERIGGIO.

NON E FACILE RIDURRE LA RICHEZZA DEL PERCORSO STORICO DALLA CAMPANIA. MA FARÒ UN
RIASSUNTO STRETTO. SAPIAMO CHE LA CAMPANIA SI COMPORRE DI CINQUE REGIONI. MA
CREDO CHE NAPOLI GODE DI UN DISTACCO SPECIALE. QUESTA REGIONE APARTENENTE A
TUTTA LA ITALIA HA AVUTO UN PERCORSO PARTICOLARE. AD UN CERTO PUNTO PERCHÉ
ITALIA È ESTATA FRANTUMATA . NON TUTTE LE REGIONI ABBIANO SOFFERTO O AVUTO UN
PERCOSO UGUALE.

VERAMENTE ATTIRA LA ATTENZIONE LA QUANTITÀ DI POPOLI, INFLUSSI CHE SONO STATO


NELLA CAMPANIA IN MANIERA PARTICOLARE E COME HANNO LASCIATO TRACCIE NELLO
SPAZIO, NELLA CULTURA E NELLA STORIA DI QUESTA MERAVIGLIOSA REGIONE.

NAPOLI, CASERTA, SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO SONO LE PROVINCIE CHE ANCHE SONO
STATI A VICENDE. TENTAMO DI CAPIRE DUE MILE ANNI EN DIECI MINUTI.

1. TOPONIMIA DEL NOME DELLA REGIONE, E DELLE CINQUE


PROVINCIE1 . IN GENERE mancano notizie precise.
IL SIGNIFICATO CAMPANIA RICONOSCE ALCUNI PRECEDENTI COLLEGATI ALLA SUA
TOPONIMIA. DAL OSCO SEMBRA DERIVA KAMPANUM. DAL LATINO CAMPUS, CAMPIÑA.
Dalla metà del II millennio a.C. la Campania. fu abitata dagli aurunci (o
ausonii) e dagli osci.
ANCHE CAPUA, PROBABILMENTE ANTERIORE A QUELLA DI ROMA E CONTEMPORANEA A
QUELLA DI PARTENOPE, È CONSIDERATO UN ALTRO PRECEDENTE DEL NOME.

I CAPUANI, ANCHE I CAMPANI FOSSERO COLORO CHE VIVEVANO IN QUELL’AREA DI


INFLUENZA DI CAPUA.

COME CAPOLUOGO DELLA REGIONE DI CAMPANIA, NAPOLI E TROPPO IMPORTANTE.


POSSIAMO VEDERE L’INFLUSSO DELLE GRECCI.

L'etimologia del nome «Napoli» deriva dal termine greco Neapolis


(Νεάπολις) che significa «città nuova», mentre la sua radice fa riferimento
all'arrivo di nuovi coloni, dunque ad una Apoikia. In realtà fu un vero e proprio
tratto distintivo dell'epoca greca. Ager Campanus, infatti, era per gli antichi
proprio il territorio di Capua, che fino alla sua volontaria romanizzazione (donò
se stessa ai romani per non farsi conquistare dai sanniti) era la più grande città
in Italia.
Avellino era città governata dai Sanniti, che fu sottomessa dalla
potenza di Roma nel III sec. a.C. e nel 80 a.C. divenne una colonia capeggiata
da Silla e dalle sue truppe. Il centro pulsante dell’attività era un tempo la vicina
Altripalda, solo con la caduta dell’Impero Romano e con l’avvento dei
Longobardi la città fu distrutta e spostata nell’attuale Avellino.
Capoluogo di provincia, nell'interno della Campania. Antico il nome (Abellinum),
ma non il sito della città, che gli scrittori dell'età romana ricordano come
appartenente agl'Irpini e posta nell'alta valle del Sabato.Invero, l'antica era
assai più vicina al fiume che non sia la moderna, e si estendeva là dove nel

1
. https://www.youtube.com/watch?v=HAuuRxauhvU
Medioevo risorse il piccolo centro di Atripalda . non tanto chiaro l’origine di
questo nome.
BENEVENTO. Secondo la leggenda, il suo fondatore fu il greco Diomede, un veterano della
guerra di Troia. Fu molto probabilmente di origine sannitica e successivamente occupata dai
romani, capitale longobarda e possedimento papale.Un luogo di cattivi venti. Questo era il
nome di un luogo vicino a Napoli in Italia, che non era nemmeno troppo lontano dall'antica
Roma, rendendolo un campo favorevole per molteplici battaglie. BENEVENTO fu un centro dei
Sanniti fino al 268 a.C., quando i Romani, mutandone il nome di Maloenta o Maleventum in
Beneventum,

CASERTA Etimologia / Derivazione . da Casa Hirta, ovvero posta in alto, attualmente la zona è
rintracciabile nel borgo medioevale di Casertavecchia

LE PRINCIPALE “TAPPE” CI PERMETTONO COMPRENDER COME LA REGIONE DIVENTA IN TUTTO


UNA UNITÀ ASSIEME A TUTTO IL PAESE CON L’UNIFICAZIONE. OGGI CONOSCIAMO UN SOLO
PAESE E SOLTANTO UNA REGIONE, LA CAMPANIA. MA TUTTO QUESTO E IL RISULTATO DE
CAMBIAMENTI, DIVISIONI, UNIFICAZIONI.

La provincia era la più grande unità amministrativa dei possedimenti stranieri dell'antica Roma.
Con la riforma amministrativa iniziata da Diocleziano, divenne una suddivisione amministrativa
di terzo grado dell'Impero Romano, cioè una suddivisione delle diocesi imperiali (a loro volta
suddivisioni delle prefetture imperiali). L'attuale termine provincia in uso generale fu
introdotto dai Romani. Il termine provincia, dopo gli allargamenti del territorio della
Repubblica tra la fine del III e il II secolo a.C., venne gradualmente a significare non più la sfera
di competenza di un magistrato, dove poteva dispiegare il suo imperium (potere), ma il
territorio sottomesso su cui esercitava i suoi poteri, fuori dall'Italia romana. L'organizzazione
dei nuovi territori annessi alla res publica romana era normalmente effettuata dal generale che
li aveva conquistati, per mezzo di una lex provinciae

ANDIAMO AVANTI CON LE TAPPE.

2. VIII SECOLO AVANTI CRISTO. LA PRIME COLONIE DELLA MAGNA GRECIA FU CUMA
AVEVA AVUTO MOLTO DISTACCO, MENTRE GLI ETRUSCHI OCCUPAVANO L’INTERNO.
Cuma (Cumae in latino) è un sito archeologico della città metropolitana di Napoli, nel
territorio dei comuni di Bacoli e di Pozzuoli, localizzato nell'area vulcanica dei Campi
Flegrei. La città di Cuma era interamente protesa verso l'acropoli, la parte alta di ogni
città greca, posta in una posizione geografica molto favorevole, cioè su una collina e in
prossimità del mare. Inoltre questa ospitava il tempio di Giove.

L’EREDITA PRINCIPALE DELLA MAGNA GRECIA E UNA STRUTTURA POLITICA COSTITUITA DA


UNA LEGA DI DODICI CITTA PRECEDUTA DA CAPUA.
3. I sanniti invassero la regione nella seconda metà del V secolo a.C ma la
Regione divenne poi obiettivo dei Romani e nel IV secolo a.C., che
cominciò il proprio dominio su tutto il territorio sino alla caduta
dell'Impero Romano.
4. Pozzuoli fu fondata nel 529-28 a.C. da coloni di Samo, espulsi da
Policrate; fu chiamata Dikaiarcheia (città dove regna la giustizia).
Con la conquista della Campania da parte di Roma nel 338 a.C.,
cambiò il suo nome in Puteoli, a causa dell'abbondanza di sorgenti
termali; divenne uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Se
possono vedere le dimore di Villeggiatura

5. Dal quinto secolo arrivò il turno dei Visigoti, dei Bizantini, degli
Ostrogoti e dei Longobardi.

6. El Reino lombardo o Reino de los lombardos (en latín: Regnum Langobardorum) fue la
entidad estatal constituida en la Italia de los lombardos entre 568-569 (invasión de
Italia) y 774 (caída del reino con la llegada de los francos de Carlomagno), con su
capital Pavía. El control efectivo de los soberanos sobre las dos grandes áreas que
conformaban el reino: la Langobardia major (Langbardland en proto-germánico) en el
centro-norte (a su vez, repartida en un área occidental, el Neustria, y una oriental, el
Austria) y la La…Con questi ultimo gruppo, la Campania appartiene al
Ducato di Benevento e perse la sua unità: parte del suo territorio fu
acquisito dal Ducato di Benevento che accorpò le province di Capua e
Salerno, mentre sul restante territorio si esercitava l’autorità dell’impero
bizantino.
7. ...”Il longobardo Zottone che, a capo di una schiera di longobardi,
conquistò la città di Benevento e si fece eleggere duca; in breve tempo
conquistò territori della Campania, dell'Apulia, della Lucania e del Bruzio,
organizzandoli in ducato e cercando sempre di mantenerli indipendenti
dal regno longobardo, dai bizantini e dalla Chiesa....”. Il problema dei
lombardi è una questione di fonti. Ci sono pochi scritti e certamente
l'ormai noto Paolo Diacono non può colmare tante lacune relative a
questo oscuro (quindi poco conosciuto) periodo storico.
8. Alla caduta del regno longobardo per opera di Carlo Magno (774), il
ducato beneventano fu elevato a principato. Dopo lotte intestine si
divisero in Salerno e Benevento. El 25 de diciembre del año 800,
el rey franco Carlomagno fue coronado como Emperador de los Romanos en la
basílica de San Pedro en Roma. Con este gesto, el Papa buscaba restaurar la
autoridad de la Cristiandad occidental en la figura de un nuevo líder, transfiriendo de
nuevo a Roma el poder efectivo y simbólico que había perdido en favor de
Constantinopla.
9. IL PRINCIPATO DI BENEVENTO passò sotto il dominio della CHIESA.
Germania dopo il fallito assedio di Troia. Non sono riuscito a trovare dati
certi sul trasferimento alla Chiesa, ma posso almeno pensare ad alcune
ipotesi. Uno è che Carlo Magno essendo stato un sostenitore della
Chiesa contro i Longobardi, essendo la Chiesa la principale autorità
dopo la caduta dell'Impero Romano che teneva insieme, e l'imperatore
tedesco non essendo disponibile, capisco che era logico per lui passare
a lei. Quest'ultimo non posso dirlo con certezza.
10. ITALIA NEL ANNO MILE E INFLUSSO ARABO e degli Normanni. .
Anche se le incursioni musulmane, soprattutto quelle di Muhammad ibn
Abi'l-Jawari, arrivarono fino a Napoli, Roma e al nord del Piemonte.
Queste incursioni erano parte di una più grande lotta per il potere in
Italia e in Europa, con forze bizantine, franche, normanne e locali
cristiane italiane in lizza per il controllo. I musulmani furono talvolta
cercati come alleati da varie fazioni cristiane contro altre fazioni. La prima
data suggerita per l'arrivo dei Normanni è il 999, quando, secondo varie
fonti, i pellegrini normanni, seguendo una via di pellegrinaggio
presumibilmente già utilizzata dai loro compatrioti, tornarono dal Santo
Sepolcro di Gerusalemme attraverso la Puglia, facendosi strada fino a
Salerno. Lì godettero dell'ospitalità del principe Guaimario III. Sotto la
monarchia normanno-slava, la Campania fu acquistata nel Regno di
Sicilia,
La Svevia (in latino Suēbĭa, in tedesco Schwaben o Schwabenland) è una
regione storica e linguistica della Germania. La maggior parte della regione
storica della Svevia fa parte del Baden-Württemberg (lo stato storico del
Württemberg e la provincia di Hohenzollern) e del distretto governativo
bavarese di Svevia. Nel Medioevo, la Svevia comprendeva anche il Baden, lo
stato federato austriaco del Vorarlberg, il Liechtenstein. La dinastia sveva ebbe
il potere imperiale nei secoli XII e XIII coi titoli di re di Germania, d'Italia, poi di
Arles, a cui si aggiunse, per unione personale, dal 1190, quello di re di Sicilia.
Fu suo primo rappresentante Corrado III che regnò (1138-1152) tra molte
difficoltà, per le lotte intestine che travagliarono la Germania divisa 
11. Sulla costa, Amalfi acquisì prestigio con le attività marittime e diventa
uno dei principali centri commerciali del Mediterraneo. Il rimodellamento
politico del territorio fu dovuto alla dominazione dei normanni.
Le relazioni tra le repubbliche marittime derivavano dalla loro natura di stati
orientati al commercio. Queste relazioni comportavano a volte accordi di
natura economica e politica, con l'obiettivo di beneficiare reciprocamente di
una rotta commerciale o di decidere di comune accordo di non ostacolarsi a
vicenda.Tuttavia, la competizione per il controllo delle rotte commerciali con
l'Oriente e nel Mediterraneo portò spesso a rivalità che non potevano essere
risolte diplomaticamente, e ne seguirono diversi conflitti armati tra le
repubbliche marinare. Dalla metà dell'XI secolo, Amalfi aveva perso la
completa autonomia, anche se il suo commercio continuava a godere di
un'ampia autonomia amministrativa. Sotto la protezione del re normanno
Guglielmo II di Sicilia, gli amministratori di Amalfi raggiunsero un proficuo
accordo commerciale con la vicina Pisa nell'ottobre 1126, allo scopo di
collaborare nella sorveglianza dei loro comuni interessi nel Mar Tirreno.
Questo accordo era il frutto di un'amicizia con la Repubblica Toscana che
risaliva a diversi decenni fa. Tuttavia, Amalfi non aveva un proprio esercito
per proteggere gli interessi dei mercanti amalfitani. Ecco perché le navi
amalfitane non sono mai state coinvolte in azioni militari contro altre
Repubbliche Marinare.

Infatti, fu l'esercito di Pisa che ruppe il patto con Amalfi e attaccò la città
costiera il 4 agosto 1135 nel contesto della guerra che il pontefice Innocenzo
II e il nuovo imperatore Lotario II (e con loro le repubbliche di Genova e
Pisa) avevano iniziato contro il normanno Ruggero II di Sicilia che
controllava il territorio di Amalfi. Questa guerra si concluse a favore di
Ruggero II, che vide riconosciuti i suoi diritti sui territori dell'Italia
meridionale. Anche Amalfi perse la sua autonomia politica.

12. e quindi divenne dominio prima degli Angioini Alcuni degli


avvenimenti verificatisi a Napoli durante il periodo della
dinastia angioina sono famosi ancor oggi e vivi nella memoria condivisa
della città: la decapitazione del giovane Corradino di Svevia nel 1268,
l'assassinio di Andrea d'Ungheria (marito di Giovanna I d'Angiò), l'entrata
a Napoli di suo fratello Luigi, l'assedio della città da parte di Carlo di
Durazzo, in seguito Carlo III..anche altre vicende.
Napoli divenne sempre più importante fino al 1266, quando divenne la
residenza di Carlo d'Angiò che, grazie all'investitura papale e alle vittorie
militari su Manfredi e Corradino di Svevia, prese il titolo di re di Napoli e
Sicilia.Imperatore Federico II
Fu il sovrano angioino a spostare la capitale da Palermo a Napoli. La
decisione fu dettata dal fatto che la vita economica del regno e la sua
componente socio-culturale trovarono in Napoli il luogo perfetto per
esprimersi al meglio. I commerci divennero sempre più fiorenti e il
patronato reale attirò in città personaggi come Boccaccio, Petrarca e
Giotto. La crescita era evidente, quindi, anche nel campo delle arti.
Napoli era diventata un importante centro culturale.
13, FERMATA. Costituitosi saldamente il dominio normanno con Ruggero,
anche Napoli si arrese (1139) e da allora la storia della C. si confonde con
quella del regno di Sicilia, poi di Napoli e infine delle Due Sicilie: nel 15° sec.
passò dal dominio degli Angioini a quello degli Aragonesi; dopo le dispute con
la Francia, risoltesi nel 1503, il dominio spagnolo riorganizzò il regno
meridionale affidandone il governo a un viceré.Era il 1130, e con queste parole,
l’antipapa Anacleto II riconosceva a Ruggero II il titolo di Rex Siciliae, re di
Sicilia.
Insieme alla corona, nasceva ufficialmente anche il Regno di Sicilia dalla
fusione della Contea di Sicilia e il Ducato di Puglia e Calabria: quest’ultimo, a
parte le regioni nominate nel suo titolo, comprendeva anche parte del Molise, la
Campania sud-orientale e la Basilicata. Nella sua inarrestabile espansione, il
re normanno travolse anche il Ducato di Napoli, che entrò a far parte del
suo regno nel 1137, con la sconfitta del duca Sergio VII.
Da questo momento, e per i successivi sette secoli, le sorti della Sicilia e
di Napoli furono indissolubilmente legate. Nonostante fossero due realtà
indipendenti, per un lunghissimo arco di tempo, si influenzarono a vicenda.
La nascita del Regno di Napoli come stato sovrano separato dal regno di
Sicilia fu una conseguenza della Pace di Caltabellotta del 1302, che non
ebbe però gli esiti auspicati: l’accordo prevedeva infatti una separazione dei
regni solo temporanea, poiché alla morte di Federico III d’Aragona il Regno di
Trinacria (comprendente la sola isola siciliana e i suoi arcipelaghi) sarebbe
dovuto passare nuovamente sotto l’egida angioina, a cui spettava invece il
Regno di Sicilia (che comprendeva le regioni meridionali continentali a sud dei
fiumi Tronto e Liri).

13. Le vicissitudini della storia portarono, nel 1442, al destino della capitale
aragonese della Campania. Il re Alfonso il Magnanimo riformò le
istituzioni urbane, aumentando il ruolo della città come polo
gravitazionale a livello amministrativo e culturale. Napoli divenne il centro
di gravità dei possedimenti del monarca dall'Aragona alla Sicilia. Grazie
agli sforzi dei sovrani angioini e aragonesi, Napoli divenne un centro
fiorente, un punto di riferimento per tutto il Sud. Gli architetti francesi
introdussero lo stile gotico. La città ha aperto le sue porte all'Europa
dell'epoca. Un'apertura che ebbe la sua fase culminante nel periodo
umanistico-rinascimentale.
Aragonesi. ALFONSO Alfonso V d'Aragona (Medina del Campo, 1396 -
Napoli, 27 giugno 1458), conosciuto anche come il Magnanimo e il
Saggio, tra il 1416 e il 1458 fu re d'Aragona, Valencia, Maiorca, Sicilia,
Sardegna e conte di Barcellona; e tra il 1442 e il 1458 re di Napoli.
14. Il successivo governo degli spagnoli (1503-1713), esercitato
attraverso la figura di un viceré residente a Napoli, si articolò in un
equilibrio di rapporti sociali tra gli organi di governo e le ampie
autonomie di cui beneficiavano i grandi proprietari terrieri e i ceti
borghesi della capitale. Per circa due secoli con il periodo dei viceré tutto il
mezzogiorno divenne una provincia spagnola in cui si avvicendarono 40 vicerè e 20
luogotenenti che curavano i soli interessi dei reali spagnoli. Il Regno di Napoli da
grande potenza, iniziò uno dei periodi più bui della
Nel 1442, Alfonso V d’Aragona strappò la corona di Napoli all’ultimo degli
angioini e l’anno successivo dichiarava l’unione dei regni.
Alfonso V d’Aragona

15. Le contendenti della guerra di successione spagnola (1701-1714): a


sinistra Filippo d'Angiò, a destra Carlo d'Austria. Al termine del
conflitto il primo conservò il trono di Spagna e le colonie americane,
mentre il secondo – divenuto nel frattempo imperatore – ottenne i
regni di Napoli e Sardegna, il ducato di Milano e le Fiandre.
16. parentesi austriaca (1707-1734) CARLOS DE AUSTRIA.
17. Dopo la breve parentesi austriaca (1707-1734) Tras vencer a los
austriacos en 1734, Carlos de Borbón se apodera de Nápoles con la ayuda
española y crea el reino de las Dos Sicilias; siendo reconocido muy pronto por
Francia en virtud del Primer Pacto de Familia, en 1737 lo harían los Estados
Pontificios y a continuación el resto de los Estados italianos. En la primera década
Carlos VII (1734-1759) quiso afianzar su poder con solidez ... La Campania fu
conquistata dai Borbone di Spagna durante la guerra di
successione polacca; il nuovo sovrano di Napoli Carlo di Borbone
intraprese moderate riforme nel campo della fiscalità, della moneta,
della giustizia, servendosi della collaborazione del potente ministro
Bernardo Tanucci. Nella seconda metà del Settecento a Napoli, sede
universitaria e una tra le principali città europee per numero di abitanti e
attività mercantili, si organizzò un vivace gruppo di intellettuali illuministi,
tra cui Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri, che per primi
analizzarono le arretratezze della società meridionale e denunciarono i
mali del sistema feudale, imperante nelle campagne. Filangieri,
Gaetano (1752-1788): Jurista italiano.

Un reino decisivo (1734-1759)


Carlos de Borbón
Habitualmente consideramos a Carlos el primer Rey de Nápoles de la
dinastía borbónica, y efectivamente él es indudablemente el gran
restaurador del Reino. Pero en realidad, como hemos visto en
precedencia, el primer soberano de la dinastía a reinar en el Sur italiano
fue su padre Felipe V en el momento en que ascendió al Trono de Madrid
en 1700. Durante los hechos de la larga Guerra de Sucesión española
ocurrió que Felipe, vencedor de la guerra y por lo tanto soberano
efectivo de España, perdió en el 1707 el virreinato de Nápoles y Sicilia a
favor de los Habsburgos de Austria, que lo mantendrán hasta el 1734,
año en el cuál Carlos de Borbón, hijo de Felipe V y de su segunda mujer
Isabel de Farnesio, conquistó, con el apoyo diplomático de la madre, el
virreinato napolitano volviéndose soberano de ello a todos los efectos, y,
asumiendo el título de Carlos Rey de Nápoles, restableciendo la
autonomía del Reino de Nápoles, haciendo de ello una nación
independiente y soberana.

Así escribe el historiador Angelantonio Spagnoletti: «Cuando en el 1734


don Carlos de Borbón, hijo de Felipe V rey de España e Isabel de
Farnesio, logró establecerse en Nápoles echando a los austríacos que la
gobernaron desde el 1707, aquella conquista no anunció para nada a
una reanudación del dominio español sobre la Italia meridional. En
efecto, incluso manteniendo – fundamentalmente en los años iniciales –
fuertes uniones con la corte de Madrid, aquélla que entonces se afirmó
fue una entidad política independiente que, como tal, fue reconocida por
el tratado de paz de Viena del 1738 (…) Después de más de dos siglos
de sumisión a potencias extranjeras (primero a España y luego, por casi
veintisiete años, a Austria), un nuevo estado independiente se asomó
sobre el panorama político italiano.» [SPAGNOLETTI, Storia del Regno
delle Due Sicilie, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 17-18].

18. UNA DISGRESSIONE. Cioè che contraddistingue l’origine della camorra


napoletana è il fatto che sia stata concepita e organizzata nelle carceri per essere
propagandata poi nei quartieri della città. Come rivela Gigi Di Fiore , storico della
camorra, l’urbanizzazione di Napoli e la miseria del suo centro storico fece sì che sin
dal Cinquecento si concentrassero delinquenti che con furti e barbarie prosperavano.

https://www.romatoday.it/cronaca/camorra-roma-napoletani-tuscolano-
origini.html

19. SAPPIAMO CHE LA SPAGNA DECLINA, CADE NEL POTERE DI


NAPOLEONE COME IL RESTO DELL'EUROPA E PIÙ TARDI LA
SPAGNA PERDE TUTTI I TERRITORI ACCUMULATI DURANTE
QUESTI SECOLI.La breve esperienza della Repubblica Partenopea
di Napoli (1799) fu contrassegnata dai generosi tentativi di
smantellare le istituzioni dell’antico regime, così come fece di lì a
poco Gioacchino Murat. Nominato da Napoleone re di Napoli, governò
dal 1808 al 1815: a lui si deve l’inizio della legislazione antifeudale.
Evidentemente l'amministrazione di Murat e la legislazione antifeudale, così
come l'idea che veniva almeno dai tempi di Machiavelli riguardo all'unificazione
italiana, furono un incentivo per altri processi, Reintegrati i Borbone con il
congresso di Vienna, Da un’insurrezione nell’esercito presero origine i
moti liberali del 1820, che portarono alla breve esperienza della monarchia
costituzionale, interrotta l’anno successivo dall’esercito austriaco che
ripristinò l’assolutismo. Non si spensero le idee di rinnovamento
costituzionale e liberale, diffuse nelle società segrete, in particolare nella
Carboneria. Da un’insurrezione nell’esercito presero origine i moti liberali
del 1820, che portarono alla breve esperienza della monarchia
costituzionale, interrotta l’anno successivo dall’esercito austriaco che
ripristinò l’assolutismo
20. Anche se la loro unificazione avrebbe richiesto ancora del tempo per
cristallizzarsi.per esempio I CARBONARI.

21. Nel 1861 entrò nell'orbita del Regno di Italia; la Campania non
mancò dall'essere protagonista di importanti operazioni militari
quali le Quattro Giornate di Napoli e lo sbarco a Salerno.
Una legge speciale approvata nel 1904 portò alla costruzione del polo
siderurgico di Bagnoli, mentre nelle campagne giungeva
contemporaneamente a termine la lunga opera di bonifica delle molte aree
malariche, intrapresa due secoli prima.
LIVA

Tuttavia la regione si impoverì demograficamente per una massiccia


emigrazione di forza-lavoro contadina, diretta principalmente all’estero.
Durante la seconda guerra mondiale la Campania fu teatro di decisive
operazioni militari.

Nel dopoguerra la Campania ha vissuto le potenzialità e i limiti delle


politiche per il Mezzogiorno, caratterizzate da nuovi poli dell’industria
pubblica ma altresì da intermediazioni partitiche che ne hanno minato
l’efficacia complessiva.
 
 

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Anexo. Para comprender movimientos sociale s y mafia. Rebeldes primitivos.


Il primo insieme di movimenti sociali discussi in questo libro è prevalentemente
rurale, almeno nell'Europa occidentale e meridionale del XIX e XX secolo,
anche se non c'è una ragione aprioristica per questo.
Europa nei secoli XIX e XX, anche se non c'è una ragione a priori per cui
debbano essere limitati al mondo contadino.
(In effetti,
la mafia aveva alcune delle sue radici più profonde tra i minatori di zolfo siciliani
prima
I minatori di zolfo siciliani prima che diventassero socialisti; ma qui, ricordate
che lo zolfo siciliano
qui, ricordate che i minatori sono un gruppo di lavoratori unicamente arcaico).
L'ordine in cui sono classificati questi movimenti sociali
di questi movimenti sociali è quello che determina l'ampiezza crescente delle
loro aspirazioni. Il banditismo sociale, un fenomeno universale
che rimane praticamente invariato, è poco più di una protesta endemica dei
contadini.
protesta endemica del contadino contro l'oppressione e la povertà: un grido di
vendetta contro i ricchi.
grido di vendetta contro i ricchi e gli oppressori, un sogno confuso di
per porre un freno alla loro arbitrarietà, una correzione dei torti individuali. Le
sue ambizioni sono poche: vuole un mondo tradizionale in cui gli uomini sono
dove gli uomini sono trattati giustamente, non un nuovo mondo con una
parvenza di perfezione.
mondo della perfezione. Diventa epidemica, piuttosto che endemica, quando
una società contadina
endemica, quando una società contadina che non conosce forme migliori di
autodifesa si trova in condizioni di tensione e deragliamento abnormi.
scombussolato. Il banditismo sociale è praticamente privo di organizzazione o
ideologia.
È completamente inadatto ai movimenti sociali moderni. Le sue forme più
sviluppate, al limite della guerriglia nazionale, si incontrano raramente e sono di
per sé
e sono, da soli, inefficaci.
È meglio considerare la mafia e fenomeni simili (capitolo
II) come una forma un po' più complessa di banditismo sociale. Possono essere
Sono paragonabili, in quanto la loro organizzazione e ideologia sono di solito
elementari, in quanto sono fondamentalmente "riformiste" piuttosto che
rivoluzionarie - con l'eccezione, ancora una volta, di quei casi in cui adottano un
approccio "riformista" piuttosto che "rivoluzionario".
nei casi in cui adottano una delle forme di resistenza collettiva all'invasione
della "nuova" società - e anche nella misura in cui sono forme endemiche, ad
eccezione di
nella misura in cui sono forme endemiche, anche se a volte sono anche
epidemiche. Come nel caso del banditismo sociale, è quasi impossibile
che queste forme si adattino o siano assimilate dai movimenti sociali moderni.
D'altra parte, le mafie stanno diventando sempre più permanenti e più potenti.
più permanente e più potente, perché sono meno una serie di ribellioni
personali e più un sistema di
individui ribelli, e più di un sistema normativo istituzionalizzato, situato al di fuori
della norma statale. In casi estremi possono arrivare a costituire un sistema di
legge e di potere virtualmente parallelo o sussidiario a quello dei governanti
ufficiali.
A causa del loro carattere profondamente arcaico, persino pre-politico, il
banditismo e la mafia sono difficili da classificare in termini politici moderni.
Possono essere e sono usati da varie classi e, come per la mafia, sono di fatto
infatti succede, come per la mafia, che diventano essenzialmente lo strumento
degli uomini che detengono le redini del potere o aspirano ad esso, così che
cessano di essere movimenti di protesta sociale del tutto.
I vari movimenti millenaristi di cui mi occupo - i lazzarettisti toscani (capitolo III),
i movimenti agrari andalusi e siciliani (capitoli IV e V) - differiscono dal
banditismo e dalla mafia per il loro carattere carcerario.
e la mafia in quanto sono di carattere rivoluzionario piuttosto che riformista, e in
che la loro modernizzazione e il loro assorbimento nei movimenti sociali
moderni è quindi più fattibile. A questo punto,
A questo punto, ciò che ci interessa è sapere come funziona la
modernizzazione e fin dove arriva. Secondo me, non c'è modernizzazione, o se
c'è, è molto lenta e incompleta.
è molto lento e incompleto, quando la questione è ancora in mano
introduzione 17
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il feudale, e che non è altro che una versione piuttosto primitiva del contadino
ribelle.
del contadino ribelle. Questo è, a grandi linee, il punto in cui inizia l'analisi di
questo libro.
inizia l'analisi di questo libro, anche se di tanto in tanto guardiamo indietro.
di tanto in tanto guarda indietro. La "preistoria" dei movimenti qui discussi è
lasciata da parte.
discusso qui è lasciato da parte. Tuttavia, si dovrebbe ricordare al lettore
che esiste, soprattutto se lui o lei tende ad applicare le osservazioni e le
conclusioni di questo libro al sociale
le conclusioni di questo libro ai primitivi sconvolgimenti sociali dove ne
rimangono ancora le tracce. Non è mia intenzione incoraggiare generalizzazioni
incaute.
generalizzazioni incaute. Movimenti millenari come quello dei contadini andalusi
I contadini andalusi hanno indubbiamente qualcosa in comune con, per
esempio, i culti del "carico" della Melanesia; le sette dei minatori di rame della
Rhodesia settentrionale hanno qualcosa in comune con quelle dei minatori di
carbone di Durham. Ma dovrebbe
non dovrebbe mai dimenticare che le differenze possono anche essere grandi,
e che questo saggio non è un adeguato
il presente saggio non fornisce una guida adeguata per la loro indagine.
Il primo insieme di movimenti sociali discussi in questo libro è prevalentemente
rurale, almeno nell'Europa occidentale e meridionale del XIX secolo.
dell'Europa meridionale nei secoli XIX e XX, anche se non c'è una ragione a
priori per cui dovrebbero essere
(Infatti, la mafia, la mafia e la mafia, la mafia e la mafia sono i movimenti sociali
più importanti,
la mafia

El Reino de Nápoles (en italiano: Regno di Napoli, en napolitano Regno 'e Nàpule) fue


un reino que ocupó los territorios del antiguo ducado de Nápoles que existió hasta 1137,
extinguido durante la conquista normanda de Italia Meridional, y durante algunos períodos
estuvo unido al Reino de Sicilia.
En 1442 Alfonso V, rey de Aragón, conquistó Nápoles, que había sido un dominio de
la dinastía Angevina desde el año 1266. Desde el siglo XV, Nápoles estuvo en poder
de Aragón, de Francia (durante un breve periodo), de España y de Austria, y finalmente
fue independiente bajo la dinastía Borbón-Dos Sicilias, desde 1734 hasta 1861, año en
que fue incorporado a la Italia unificada.9 Respecto a Sicilia, fue un dominio de la dinastía
normanda de Hauteville desde el año 1071, y pasó a ser dominio de
los Hohenstaufen en 1194, de la dinastía Angevina en 1266 y dominio aragonés
desde 1282.
Se fundó el Reino de Nápoles como resultado de la partición del Reino de Sicilia, que
incluía todas las tierras peninsulares. Su nombre oficial era Regnum Siciliae citra Pharum,
es decir, "Reino de Sicilia en el estrecho de Mesina" (Sicilia "Aquende" o "peninsular"), en
oposición a la propia Sicilia, llamado "Allende el estrecho de Mesina" (Sicilia "ulterior" o
"insular").
Por Vísperas sicilianas1 se conoce al acontecimiento histórico de la matanza de
franceses en Sicilia en el año 1282, que acabó causando el fin del reinado de Carlos de
Anjou en la isla, sustituido por los reyes de Aragón.
El 30 de marzo de 1282, cuando las campanas de las iglesias de Palermo llamaban al
oficio de vísperas, se produjo un levantamiento del pueblo de Palermo, que masacró la
guarnición francesa (angevina) presente en la ciudad. El levantamiento se extendió a otras
localidades de la isla, como Corleone y Mesina, hasta que se expulsó completamente de la
isla a los franceses. Los sicilianos llamaron en su ayuda al rey Pedro III de Aragón. Pedro
III podía alegar en favor de su causa los derechos de su mujer Constanza, hija del
rey Manfredo, de la casa de Hohenstaufen, que gobernó en Sicilia y Nápoles hasta su
derrota y muerte a manos de Carlos I de Anjou en la batalla de Benevento.
Los acontecimientos relativos a las Vísperas sicilianas se encuentran relatados en varias
crónicas medievales, entre las que cabe citar la famosa Crónica de Muntaner, escrita
por Ramón Muntaner, donde se afirma que la chispa que encendió la rebelión en Palermo
fue el ultraje que unos angevinos perpetraron a unas damas sicilianas.
https://www.iluoghidellamemoria.it/differenze-tra-nord-e-sud-italia-perche-del-
divario/

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