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Nel Medioevo diverse città portuali del mar Tirreno e Adriatico e del golfo di
Genova prosperarono grazie al commercio marittimo e alla supremazia navale:
sono note come le repubbliche marinare.
La storia è piena di numerosi esempi del fatto che non sempre sono i grandi a
vincere nei giochi di potere e che alcuni stati, anche se molto piccoli, possono
emergere tra i più importanti della loro epoca. Tra questi ci sono le cosiddette
repubbliche marinare, nate nel Medioevo sulle coste dei mari Tirreno e
Adriatico e nel golfo di Genova, alcune di queste sopravvissero fino all'arrivo
in Italia di Napoleone. Anche se il nome è legato in particolare a quattro città
‒ Amalfi, Genova, Pisa e Venezia ‒ ci furono ben otto repubbliche marinare,
incluse Ancona, Gaeta, Noli e Ragusa.
Erano tutte città indipendenti che, invece di espandersi sulla terraferma,
svilupparono il proprio potere controllando le rotte mercantili marittime,
sviluppando il loro potere commerciale in Paesi stranieri ed erano in possesso
di una potente flotta da guerra. La loro forma di governo era generalmente
repubblicana, anche se nel caso delle più potenti, come Venezia, prese
gradualmente sfumature più oligarchiche cioè il potere politico veniva
esercitato da pochi uomini potenti.
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Nel periodo buio che caratterizzava i secoli dell'Alto Medioevo, più


precisamente tra il IX e l’XI sec., Genova, così come le altre città
importanti affacciate sul nostro mare, organizzò in modo autonomo
la propria difesa, dotandosi di forti flotte da guerra, e fu in grado,
nei secoli X e XI, di intraprendere un cammino decisamente più
offensivo che difensivo, sfruttando con grande abilità la rivalità tra
la potenza marittima bizantina e quella musulmana.
Si alleò con Pisa nel 1015, sottraendo la Sardegna ai musulmani, e un
secolo dopo liberò le Baleari isole spagnole situate di fronte al
tratto di costa tra Barcellona e Valencia.
Sul piano politico e amministrativo si vennero a formare dei governi
autonomi, espressione del ceto più agiato dedito al commercio
mercantile che costituiva la forza della potenza cittadina.
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Il motivo per cui le repubbliche marinare unirono i loro sforzi tanto


da instaurare il predominio italiano nel Mediterraneo furono le
crociate, che offrirono appunto l'occasione all'espansionismo
marinaro italiano.
Papa Urbano II, nel 1095, al concilio tenutosi a Clermont in Francia,
chiede ai cristiani di unirsi in una lotta serrata per scacciare i
musulmani da Costantinopoli e dal medioriente per riportare la fede
nelle terre di Cristo, le repubbliche marinare non si lasciano sfuggire
questa ghiotta occasione che ebbe una duplice funzione, quella di
ingraziarsi il favore della Chiesa e, contemporaneamente, di
espandere le proprie reti commerciali, Genova, insieme a Venezia,
furono il motore delle Crociate ed ebbero in esse un ruolo
fondamentale.
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Questo portò ad una specie di colonialismo; in realtà si trattava di


basi, di scali, di stabilimenti commerciali, insomma di un tipo di
colonie unico nella storia dei domini d'oltremare. Ne derivò
comunque una grande influenza politica locale: infatti i mercanti
italiani costituivano, nei centri dei loro affari, associazioni di
carattere corporativo, dirette a ottenere dai governi locali privilegi
giurisdizionali, fiscali e doganali, e ne nacquero varie signorie
personali. Ma questo dominio non poteva non portare ad acuire le
rivalità, che tra l'altro erano sempre esistite, tra le quattro
repubbliche marinare italiane, che resisteva forte a fronte
dell'unico vincolo comune, la religione cristiana.
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La rivalità tra Pisa e Genova fu sempre accesa e violenta, ma la
superiorità genovese segnò l'inarrestabile declino della potenza
pisana.
Più lungo il duello tra Genova e Venezia: entrambe avevano
approfittato del declino della potenza bizantina per allargare i loro
domini nel Levante; con la costituzione dell'Impero latino d'Oriente,
nel 1204, Venezia aveva occupato Creta, le isole ionie e parte di
quelle egee.
La loro supremazia si protrasse con alterne vicende per tutto il
secolo successivo, sancendo la supremazia dei veneziani sui genovesi,
indeboliti dalle contese interne tra guelfi e ghibellini e dalle lotte
tra le maggiori famiglie.
La repubblica marinara di Genova, infatti, dal 1339 fino
all'estinzione dello stato nel 1797, fu una “finta” repubblica, il Doge,
originariamente eletto con carica perpetua, dopo il 1528 fu eletto
con carica biennale, era colui che esercitava un potere quasi assoluto
sulla città perchè spalleggiato e appoggiato dalle importanti e ricche
famiglie mercantili delle quali faceva gli interessi.
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Questo tipo di governo generava, inevitabilmente, una netta


divisione in due fazioni rivali e molto agguerrite tra coloro
che esercitavano il potere politico ed economico sulla città e
su tutto il territorio della regione ligure controllato dalla
repubblica.
Queste due fazioni opposte prendevano i nomi di Guelfi e
Ghibellini, a Genova i Fieschi e i Grimaldi si identificano con la
parte guelfa, mentre i Doria e Spinola sono ghibellini,
rispettivamente appoggiati dal Papa e dall'Imperatore.
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Nel 1270 Oberto Spinola e Oberto Doria furono acclamati da tutto


il popolo, capitani. Per circa quindici anni ci fu un periodo di pace,
durante il quale Genova si dedica alla politica estera, conducendo tre
guerre: la prima contro Carlo d' Angiò, che aveva tentato, alleandosi
con Pisa, di attaccare Genova; la seconda contro Pisa, che sarà vinta
nella battaglia della Meloria nel 1284; la terza contro Venezia che fu
sconfitta a Curzola nel 1298. Alla Meloria la flotta genovese guidata
dal capitano del popolo Oberto Doria ottenne una vittoria
schiacciante: fece ritorno a Genova con 9.000 prigionieri e 29 galee
pisane. I prigionieri furono sistemati in una zona che porta ancora
oggi il nome di Campo Pisano.
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A Curzola, sulle coste del mar Adriatico della Dalmazia, le flotte


veneziane e quelle genovesi al comando di Lamba Doria si
scontrarono per il dominio dei traffici commerciali sui mari
dell'Impero Bizantino e del Mar Nero. Durante la battaglia fu fatto
prigioniero anche Marco Polo, il quale durante la prigionia a Genova
dettò a Rustichello da Pisa, suo compagno di cella e famoso poeta, il
racconto dei suoi viaggi "Il Milione". Genova aveva ormai il potere su
tutto il Mar Mediterraneo e per quasi una cinquantina d'anni godette
di un periodo di prosperità.
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Il vessillo della Repubblica di Genova, rimasto invariato per molti


secoli. Rimase inalterato anche dopo la Convenzione di Mombello,
attraverso la quale Napoleone sanciva la nascita della Repubblica
Ligure (1797-1805), ampliata, dopo il Trattato di Campoformio, con
feudi liguri a cui rinunciava l'imperatore austriaco. La storia di
questa bandiera risale almeno al primo medioevo: riproduce il vessillo
di S. Giorgio ed era il simbolo dei pellegrini che si recavano in
Terrasanta. A confermare la potenza di Genova e della Liguria sui
mari nel 1190 il regno d'Inghilterra chiese dietro compenso di poter
usare il vessillo per le proprie navi allo scopo di avere protezione
all'interno del Mediterraneo dalla flotta genovese.
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In seguito alle numerose incursioni dei Saraceni, i genovesi decisero


di solcare i mari per iniziare una fruttuosa scalata economica.
La potenza della sua flotta le regalò, infatti, il riconoscimento da
parte del Sacro Romano Impero dell’autonomia in materia legislativa
ed economica. Una vera e propria espansione coloniale ebbe inizio il
secolo dopo, anche grazie alla partecipazione di Genova – con la sua
potenza navale – alla controffensiva cristiana contro gli Arabi (le
Crociate). In cambio dei servigi resi dalla sua flotta nel trasportare
gli eserciti dei feudatari cristiani in Terra Santa, ottiene privilegi
commerciali e il possesso di empori e magazzini che si estendono su
interi quartieri delle città levantine, a Tiro come a Gerusalemme o
ad Acri. All’inizio del XIII secolo diventa protagonista anche nel
commercio siciliano e, dopo aver sconfitto la concorrenza di Pisa,
arriva anche a controllare Sardegna e Corsica.
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La scoperta delle Americhe nel 1492 fatta da Cristoforo Colombo,


spostò il centro dell’economia mondiale dal Mediterraneo
all’Atlantico creando così qualche difficoltà alle mire
espansionistiche genovesi così come delle altre Repubbliche
Marinare. Nonostante ciò, il commercio continua florido e la
ricchezza che ne deriva stimola l’abbellimento di Genova con la
costruzione di chiese, banche, palazzi. Unico deficit rimane, e resta
a tutt’oggi, la mancanza di spazio che ha limitato lo sviluppo
monumentale del capoluogo ligure. Le più ampie realizzazioni
urbanistiche risalgono, infatti, ad epoche moderne.
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Il glorioso gonfalone della Repubblica simbolo millenario della città


veniva, dopo solenne cerimonia e processione, consegnato dal Doge al
comandante della galea madre prima di ogni impresa militare.
Il corteo partiva da Palazzo Ducale, attraversava San Lorenzo,
proseguiva a San Giorgio e terminava in Darsena dove il Capitano o
l’Ammiraglio ricevevano al grido di “Pe Zena e pe San Zorzo”, con
l’impegno che fosse difeso e onorato ad ogni costo, il sacro vessillo.
Nonostante le sconfitte a volte subite, lo stendardo è sempre
tornato a casa sano e salvo e veniva custodito e riposto nell’omonima
chiesa.
Furono proprio i Genovesi a fine ‘700 a distruggerlo insieme ad altri
preziosi simboli della Repubblica marinara e dell’oligarchia militare e
mercantile della città.
Grazie per la visione
D'alba Gioele 1A

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