LE ORIGINI
La leggenda La storia
25 marzo 421: fondazione della chiesa di San L’impero romano è in crisi irreversibile
Giacome o di Rialto, presso un canale profondo
(rivus altus) In Veneto (IV-V sec):
- ripetute invasioni barbare: Visigo (Alarico), Unni
(A la), Ostrogo (Teodorico) che occupano
Ravenna, fino alla deposizione di Romolo Augustolo
(476)
- alluvioni e pes lenze
U lità della leggenda e temporanei rifugi della popolazione in laguna
L’interesse ad accreditare la leggenda della nascita la laguna era comunque abitata (fon : Cassiodoro):
dal nulla, ad opera di libere gen fuggite una vita sociale ed economica assestata su livelli
dall’invasore, serve ad avallare l’originaria bassi, ma a va.
indipendenza, quindi l’originaria LIBERTA’
(programma poli co-ideologico u le ad impedire il rifugio lagunare diventa via via più stabile e
ogni pretesa o rivendicazione esterna) vengono fonda i primi centri (Burano, Pellestrina,
Chioggia, Caorle..)
vene
di laguna (so o Bisanzio, ma
solo formalmente)
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I Franchi
Il pontefice, valutata l’inopportunità di contare su una ripresa bizan na, si allea con i Franchi e nel 774
l’Italia, escluse alcune poche aree bizan ne, cade in mano al nuovo padrone, Carlo Magno, conquistatore di
Francia, Germania e gran parte d’Italia, incoronato Imperatore Romano d’Occidente nell’800 dal papa.
Filo-bizan ni: opportunità del mare, commerci, Oriente
Effe su Venezia: contras tra le due fazioni, anche con fa di sangue
filo-franchi : interessi fondiari sulla terraferma
Tenta vo dei Franchi di conquistare Venezia
Ci prova il figlio di Carlo Magno, Pipino (810): parte da Ravenna e conquista Grado e poi Chioggia; entra in
laguna. I Veneziani resistono per 6 mesi a Malamocco; fuga abitan verso quello che poi sarà il nucleo
principale della ci à. Le navi si arenano e i veneziani fanno strage dei Franchi, con l’aiuto dei Bizan ni.
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Venezia, con questa vi oria, fissa il proprio futuro evitando un avvenire inglobata nell’Occidente feudale e
terriero. Conferma invece la propria vocazione commerciale aperta all’Oriente, e il ruolo di “ponte” tra le
due civiltà.
Costruzione del primo Palazzo Ducale.
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Secolo IX: Gli scontri con i Saraceni e i pira – La scomunica papale – Confli interni
DalL’840 scontri in mare con i Saraceni, con i pira Narentani (della Dalmazia) e poi con gli Ungari
che, pur venendo dalle steppe, erano dota di agili imbarcazioni: ques ul mi, giun sino a
Venezia, vengono sconfi dal doge Pietro Tribuno il giorno di San Pietro e Paolo (29 giugno) del
900. Da allora la località si chiama “San Pietro in Volta”, a ricordare il giorno di san Pietro e la “volta”, cioè la fuga dei nemici.
Per Venezia era indispensabile tenere aperto l’Adria co, se non voleva soffocare dentro le proprie
lagune. Riuscì a reggere la difficile congiuntura senza mai crollare:
- evitando di rimanere imbo gliata nelle proprie acque
- svolgendo un ruolo che la poneva, sia pure come potenza minore, sulla scena poli ca
internazionale
- uscendo dalla tutela bizan na, sapientemente conservata tu avia come potenza alleata, più che
come rapporto di sudditanza
Nei rappor con il Papa, vi fu un momento di contrapposizione a causa della concorrenza
commerciale tra le saline veneziane e quelle papali di Comacchio: Venezia occupò Comacchio e il
Papa la scomunicò.
Anche il consolidamento is tuzionale del dogado conobbe momen di tensione, con l’esplodere di
confli interni: il potere del doge era spesso messo in discussione a causa dei delica equilibri tra i
clan familiari più in evidenza, mentre il ceto tribunizio era favorevole ad una ges one della poli ca
maggiormente decentrata rispe o all’accentramento dei poteri nel doge.
Non mancarono episodi di ricambio trauma co al ver ce: nel 976 una sommossa popolare provocò
la morte del doge Pietro IV Candiano, che intendeva avviare una dinas a ereditaria, ed anche nei
secoli successivi altre congiure vennero represse. Curioso il fa o che si procedesse in ques casi cavando gli occhi al
doge: sintomo di un nesso culturale con l’Oriente, dove si privilegiavano le punizioni mediante mu lazioni corporali…
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Modalità di azione:
- dove possibile, cerca sempre di evitare le guerre, da considerare come extrema ra o
- stringe tra a e accordi con gli avversari, cercando di trarne la massima u lità
- si assogge a anche al pagamento di dazi o tribu per potersi garan re i commerci con territori stranieri
In sostanza, se si ecce uano alcuni episodi esterni ed interni (vedi sopra ad es. la sommossa rela va alle
inizia ve del doge Pietro IV Candiano (Candiano cercò di instaurare in laguna forme feudali, proprie della terraferma, arruolando
anche mercenari nella stessa terraferma e avviando ba aglie in luoghi terrafermieri) , ) il posi vo andamento non veniva turbato,
specie se ci si confronta con la generale situazione occidentale assai inquieta
Nel 992 Venezia o ene dall’imperatore bizan no la “crisobolla”, o bolla d’oro, che garan va ai propri
mercan un tra amento di assoluto favore in cambio della protezione della flo a di San Marco all’impero
bizan no dai comuni nemici saraceni (nel 1082 ne fu concessa un’altra, ancor più favorevole)
Venezia riesce a mantenersi lontana dall’inglobamento nell’occidente, che certamente avrebbe cambiato i
suoi des ni.
Importante a tal proposito fu il doge Pietro II Orseolo, uno dei più grandi dogi della storia veneziana. So o
la sua guida Venezia registra una grande vi oria (1002/1003) sui Saraceni e la trionfale spedizione sulla
Dalmazia, che lo rende “Doge di Venezia e della Dalmazia”.
Internamente, c’è da evidenziare come il piccolo mondo vene co sia sostanzialmente diverso da quello
feudale, rigidamente legato a quello schema di consorzio umano sinte zzato in “oratores
(ecclesias ci)/bellatores (nobili che comandano)/laboratores (chi lavora per gli altri due ordini)”: è una
società più du le, laddove la sua massima aristocrazia, diversamente da quella feudale, non disdegnava di
por mano al commercio e al maneggio di denaro, mentre l’aristocrazia feudale fondava il proprio pres gio
sul possesso delle terre e il rela vo sfru amento dei lavoratori, o sulla guerra e il mero esercizio del potere;
il tu o unitamente allo spreco, più che all’inves mento. Venezia an cipava di molto in tal modo quanto il
resto d’Europa avrebbe maturato solo successivamente.
Inoltre gli stessi stra sociali intermedi erano a vamente impegna nell’inizia va economica, facendo in
tal modo sen re anche la propria potenza poli ca (pur restando esclusi dalle leve del vero potere
diffondono nuovi mes eri, come quelli dei vetrai, tessitori, falegnami, fabbri, ecc, organizza in
confraternite professionali). Tale operosa inizia va era certamente agevolata dalle opportunità offerte dalla
proiezione mari ma e dalle difficili e singolari situazioni dei luoghi.
In tal modo, so o la guida dell’Orseolo, Venezia riesce a superare anche i confli interni che nel X secolo
avevano comunque turbato il clima vene co: Venezia è ora in grado di esprimere le proprie potenzialità. Il
benessere si diffonde: persino pre e religiosi si occupavano di affari e si perdevano dietro cose mondane,
provocando le lagnanze del pontefice.
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Si potrebbero così sinte zzare le cara eris che salien di questa o male ges one, che si seppe
mantenere anche nei tempi successivi:
- solidità di base dell’impianto poli co
- percezione dei propri limi
- fermezza sui pun giudica vitali
- realismo e senso pra co, senza preoccupazioni di pres gio o di coerenza ideologica
Il pericolo normanno
Quando però le situazioni si fanno cri che, senza possibilità di evitare lo scontro, Venezia sa comunque
reagire.
Accade nel secolo XI con l’apparire dei Normanni (guida da Roberto d’Altavilla, de o il Guiscardo) in
Adria co, che si apprestavano, dopo la conquista delle coste pugliesi, ad occupare quelle dalmate e
albanesi, minacciando anche Costan nopoli, con il rischio di “imbo gliare” Venezia nell’alto Adria co.
Si muove allora la flo a Veneziana che, nel 1085 vince defini vamente, dopo una dura sconfi a. La morte
del Guiscardo chiude ogni ambizione normanna.
In tal modo Venezia:
- salva il favorevole equilibrio in Adria co
- si assicura nuovi privilegi nell’oriente bizan no (o ene una nuova crisobolla)
Da evidenziare che Venezia fu la prima (piccola) potenza a fermare i Normanni, che avevano spadroneggiato ovunque in Europa. Fondamentale fu la
ta ca di comba mento, con for innovazioni, e l’uso di navi più adeguate (le “galee”, leggere navi con vele triangolari e remi, con macchine da
guerra e sperone a prua, che spezzava in due le navi avversarie)
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La quarta Crociata
Nel 1202 le navi della quarta Crociata stazionavano in laguna, per l’impossibilità degli organizzatori di
pagare a Venezia la somma pa uita per il trasporto.
Nel 1171 era iniziata per Venezia una grave crisi con l’Impero, dopo che l’imperatore aveva decretato il
massacro dei la ni a Costan nopoli, a seguito di voci sul loro comportamento vessatorio nei confron della
popolazione. Venezia aveva reagito con una vi oriosa spedizione, dopo un primo fallimento. La nega va
situazione nei rappor trovò una imprevista soluzione.
La situazione creatasi con i parten della quarta Crociata venne risolta modificando i termini di pagamento
richiesto: da esborso di denaro ad aiuto concreto per la riconquista di Zara, uscita dalla tutela veneziana
appoggiata dal tradizionale nemico di Venezia, l’Ungheria. Successivamente alla conquista di Zara, i crocia
vengono diro a verso Costan nopoli, teatro di disordini a causa della successione , con lo scopo di
conquista e di porre sul trono un pretendente gradito ai veneziani. Dopo un assedio di due anni
Costan nopoli cade, nasce l’impero la no d’Oriente (che durò fino al 1261), con la spar zione dello stesso
tra i vincitori.
A Venezia spe a il “quarto e mezzo”, che, more solito, ges sce con a enzione alle basi navali, e zone u li al
controllo dei mari (Costan nopoli, Creta, Negroponte, Medone e Corone ecc. cos tuivano pun di
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coordinamento di una vasto impero coloniale). Anche molte famiglie patrizie instaurano propri feudi in
molte isole dell’Egeo.
Il tu o avvenne so o la guida del doge Enrico Dandolo, vecchissimo e cieco.
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Unitamente alle modifiche all’apparato statale, cambia anche il tessuto ci adino, con for innovazioni:
- la ci à di Rialto (Venezia per antonomasia) è ormai indiscussa capitale del dogado, organizzata in contrade
dapprima e poi, sul finire del XII secolo, in ses eri, come ancora oggi, che furono anche le circoscrizioni
ele orali
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- il Palazzo Ducale, rimasto sempre nello stesso luogo e ricostruito più volte a seguito di incendi, viene
abbellito e des nato più alle pubbliche funzioni che a compi di difesa
- la piazza viene sistemata (unica ancor oggi indicata come tale, tra tan campi e campielli) e
con nuamente abbellita
- l’Arsenale assume vai via funzioni e dimensioni sempre più grandi, quale enorme can ere di stato, la
massima organizzazione produ va del medioevo (impressionò lo stesso Dante che lo descrive nella
Commedia).
- nuove famiglie si arricchiscono ed emergono, conferendo pres gio e ricchezza alla repubblica
E’ questo il clima che si era creato alla vigilia della ricordata quarta Crociata 1202.
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Si verificarono delle resistenze: ad esempio nel 1300 vi fu una congiura che rappresentò il tenta vo di un
vero e proprio colpo di stato, a seguito della quale venne is tuito un tribunale speciale e straordinario
che,poi confermato a più riprese, divenne un organo permanente: il Consiglio dei Dieci, che dimostrò ben
presto la sua efficacia sventando un tenta vo di congiura tramata dal doge Marino Falier, gius ziato.
Col passare del tempo, il Consiglio dei Dieci estese la sua influenza di sorveglianza e controllo in se ori-
chiave dello Stato: poli ca estera, finanza, guerra ecc., ciò grazie anche alla maggior agilità con cui si poteva
muovere rispe o ad altri organismi.
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La pace del 1454 (Lodi) vedeva Venezia impossessarsi anche delle province lombarde di Bergamo , Brescia
e Crema (accordi con Francesco Sforza, il nuovo signore di Milano).
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La presa di Costan nopoli significò anche per i veneziani che colà risiedevano morte e distruzione, stupri,
violenze e carneficine. Nel 1454 si giunse ad una pace e al riconoscimento della colonia veneziana in
Costan nopoli.
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IL CINQUECENTO:
il nuovo mondo, la crisi italiana, la magnifica Venezia,
Lepanto
sconfi a di Venezia ad opera dei francesi, mentre l’imperatore Massimiliano entrava in Veneto e gli
spagnoli si riprendevano i por pugliesi: la Repubblica è allo sbando e sta perdendo la terraferma.
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Ne esce mediante l’a vità diploma ca, realismo e pragma smo, anche nello sfru are i contras fra le
contropar , la tenuta del fronte interno e l’appoggio popolare.
1516: si ricompone il territorio della Serenissima, fino all’Adda. Limitate le perdite: all’Impero il basso
tren no e Gradisca sull’Isonzo, alla Francia Cremona, al Papa le ci à romagnole e marchigiane, il Polesine
ferrarese e alla Spagna i por pugliesi. Tale rimarrà fino alla fine della Repubblica .
In Italia riprendono le lo e tra Francia e Spagna:
- Lega San ssima (1511 cui partecipa Venezia), in funzione an francese: ba aglia di Ravenna, vi oria dei
francesi, che però abbandonano l’Italia
- accostamento di Venezia ai francesi, contro Imperatore, Papa e Spagna
- Carlo V imperatore del nuovo grande dominio fru o dell’unione del Sacro Romano Impero e del Regno di
Spagna: Venezia si conferma alleata con i francesi, in morita dalla potenza schiacciante del nuovo immenso
impero.
- 1523: sconfi a (a Pavia) della Francia (Francesco I) ad opera della Spagna cui si era avvicinata nel
fra empo Venezia
- 1530: congresso di Bologna (Carlo V e Clemente VII) per la definizione della situazione italiana (viene
formalizzata la ricos tuzione dello “stato da terra” veneziano: Veneto, parte del Friuli, Brescia, Bergamo,
Crema)
Ancora i Turchi
1534-1537: Venezia si ritrova a comba ere con i Turchi, a fianco del Papa e di Carlo V, anche se avrebbe
voluto evitare il coinvolgimento in questa guerra, che vede Venezia soccombere, lasciata sola nella ba aglia
di Prevesa, a seguito della quale deve firmare una pace che comportò perdite, facendo però salvi i traffici
con l’oriente. I Turchi acquisiscono il dominio del mare Mediterraneo orientale.
Per trent’anni, fino cioè a Lepanto (1571), si chiude la par ta con i Turchi.
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Spagna), tu o ciò, dopo una prima fase di stupore, porta la Repubblica a riconsiderare la propria esperienza
storica e ad elaborare la presa di coscienza delle proprie dimensioni e del proprio ruolo in un contesto
internazionale così stravolto: tendenza al neutralismo, alla conservazione di sé stessa, lontano quanto
possibile dai confli e dalle dispute\ internazionali. Con i comprensibili momen di deviazione da tale
proposito, questa è la linea di Venezia per il resto della sua storia.
E’ proprio in questo periodo storico che Venezia vive il suo grande momento: alla grandezza di una ci à
dove gen e culture vivono insieme, dove sorgono nuovi splendidi palazzi in diversi s li che si amalgamano
tra loro, e nuovi pon collegano le isole, e nuove opere per la difesa dai fiumi e dal mare vengono
realizzate, si aggiunge il vento dell’umanesimo e del Rinascimento:
- archite ura e scultura (Palladio, Sammicheli…)
- pi ura (Mantegna, Tintore o, Giorgione, il Veronese…
ecc..
Sviluppo delle ar , delle Corporazioni, delle lavorazioni di diverse materie (vetro, corallo, arte orafa,
lavorazioni chimiche ecc..)
Nascita di cen naia di Confraternite, Scuole,Ospizi, ecc: affermazione di una poli ca di assistenza, ispirata
alla carità religiosa, ma stru uralmente laica, con accumuli di patrimonio eccezionali e sedi ar s camente
arricchite.
Si tra a di una cara eris ca fondamentale di Venezia, formidabile meccanismo di partecipazione alla realtà
e al mito della Repubblica.
Lepanto
Nel 1566 ascende al trono o omano Selim II, uomo rozzo, violento,alcolizzato e malconsigliato.
1570: i Turchi occupano Cipro, ad eccezione di Famagosta, che resiste e capitola nell’agosto dell’anno
seguente. I 500 supers , nonostante la promessa di aver salva la vita, vengono trucida .
L’occupazione dell’isola induce il papa a formare la “Sacra Lega” (papato, Spagna, Venezia, Duca di Savoia
e di Urbino, quello di Toscana, Repubblica di Genova, Ordine di Malta). Venezia fino all’ul mo avrebbe
preferito evitare il confli o.
Più della metà della flo a, riunitasi a Messina, era composta da navi veneziane, ai comandi di Sebas ano
Venier e Agos no Barbarigo. Il comando supremo era affidato al figlio naturale di Carlo V, don Giovanni
d‘Austria. Alì Pascià comandava la flo a turca.
Ba aglia: Lepanto, 7 o obre 1571. Gran parte della flo a turca viene distru a o ca urata. La ba aglia è
sanguinosissima: si calcolano più di 30.000 mor e più di 10.000 prigionieri fra i Turchi, nella Lega circa
8000 mor , in gran parte veneziani. Oltre 10.000 schiavi cris ani pos al remo delle navi turche vengono
libera .
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Alla pres giosa vi oria, che per oltre un secolo fermò l’avanzata o omana sul mare, non fece seguito una
pace debitamente sfru ata dai vincitori: troppi gli interessi contrastan ,tesi anche ad affossare Venezia,
che non riuscì a riavere Cipro ma concluse, nel 1573, una pace separata che le permise di riprendere i
commerci con l’oriente.
La neutralità diventa ora per Venezia la preoccupazione principale, a difesa dei propri traffici mari mi,
peraltro ora minaccia da nuove potenze commerciali (Olanda e Inghilterra) che sfru avano le nuove ro e
oceaniche.
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