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Federica Faletra

matricola:  606HHHOPECULT

ESERCIZIO ASSOCIATO ALLA LEZIONE 10 E AL MANUALE

IL REGNO LONGOBARDO IN ITALIA


1) Si descrivano le modalità dell’invasione longobarda in
Italia e le prime tappe della conquista
L’irruzione dei longobardi fu l’evento che sancì la fine del sogno restauratore di Giustiniano in
Italia e che costituì un importante spartiacque nella storia dell’intera penisola.

La popolazione longobarda era originaria della penisola scandinava, questa popolazione migrò
poi verso la Pannonia agli inizi del VI secolo, insediandosi nella media valle del Danubio, dove
entrò in contatto e in frequente conflitto con i popoli slavi e germanici della regione. I longobardi
cominciarono ad intrattenere le prime relazioni di natura economica e militare con il mondo
romano, compiendo frequenti incursioni nei territori di confine ma anche commerciando con i
mercati e i villaggi posti lungo i limes dell’Impero.

I longobardi nella primavera del 568 d.c., con 200 mila individui tra cui donne e bambini,
lasciarono la Pannonia guidati da Re Alboino.

La Pannonia, che li aveva ospitati per 40 anni circa, venne lasciata agli Unni, con la promessa che
in caso di ritorno nella terra d’origine da parte dei longobardi, gli Unni avrebbero dovuto lasciarla
nuovamente a loro.

Approfittando della debolezza dell’impero romano-bizantino, rientrato da poco in possesso della


penisola dopo la guerra greco-gotica e in quel periodo concentrato in campagne militari in oriente
e nei Balcani, i longobardi riuscirono nel giro di breve tempo a conquistare ampie aree della
penisola italica sancendo la rottura dell’unità politica dell’Italia.

Sono state avanzate varie ipotesi sui motivi per cui Bisanzio non reagì all’invasione, tra queste
troviamo la scarsità delle truppe italo-bizantine indebolite anche da una pestilenza, e la politica
religiosa di Bisanzio che aveva alienato le genti.

Quindici anni dopo la riunione dell’Italia sotto la dominazione dell’impero da parte di Giustiniano, i
longobardi irruppero nel territorio, sconfiggendo gli ostrogoti.

Nella loro discesa la prima provincia italiana che incontrarono fu Venezia, i longobardi, guidati dai
duchi e senza un piano di conquista definito, occuparono il Friuli, il Veneto, la Lombardia, il
Piemonte e la Toscana, e in seguito la Liguria, Milano e i ducati di Spoleto e Benevento con i
territori meridionali.

2) All’indomani dell’invasione la penisola italiana si trovò


divisa in due zone, una soggetta ai Longobardi, l’altra ai
Bizantini: con l’aiuto di una carta geografica, si indichino
i limiti territoriali delle due zone d’influenza
Con l’arrivo dei longobardi in Italia, venne trasferito a Ravenna il quartier generale bizantino. Uno
stretto corridoio lasciava in comunicazione quest’area bizantina con Roma e il territorio che
avrebbe costituito in seguito il nucleo del futuro stato pontificio. I bizantini, oltre al controllo di
Venezia, Istria, l’Esarcato, Pentapoli, il corridoio del Tevere con il ducato di Perugia, il Lazio con il
ducato di Roma, mantennero anche il controllo delle Puglie, della Calabria meridionale, della
fascia costiera tra Napoli ed Amalfi, e delle isole (Sicilia, Sardegna, Corsica).

I longobardi invece avevano il Friuli, il Veneto, la Lombardia il Piemonte, la Toscana, la Liguria,


Milano e i ducati di Spoleto e Benevento con i territori meridionali.

Ci fu un complesso intreccio di terre, i Longobardi del Nord erano divisi dai Longobardi del Sud
dal “corridoio del Tevere”. L’invasione longobarda creò quindi una vera e propria spaccatura
territoriale e politica in Italia.

Il motivo principale di questa frattura risiedeva nel fatto che l’occupazione longobarda avvenne in
maniera non omogenea: da un lato furono evitate le principali piazzeforti bizantine per evitare
lunghi e logoranti assedi, dall’altro i guerrieri più che seguire le direttive unitarie del re agirono
comandati dai duchi che diedero luogo a insediamenti autonomi, i ducati. Il re, come in tutta la

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tradizione germanica, era infatti un capo eletto in occasioni particolari, quali il coordinamento
collettivo di campagne militari.

3) Il processo di integrazione fra longobardi e latini fu lento


e si compì nell’arco di un secolo: si descrivano le
condizioni della popolazione romana nella fase iniziale
del regno e le tappe dell’integrazione tra i due popoli,
indicando i fattori che la ostacolarono e quelli che invece
la favorirono
L’intento dell’invasione longobarda era di unire la penisola, in Europa infatti solo l’Italia era
frammentata in Stati Regionali.

I longobardi erano di religione ariana (cristiani non cattolici) e avevano una cultura barbarica.

L’impatto tra i longobardi e i latini (romani) fu assai duro; si vennero infatti a scontrare diversi
codici culturali, una diversa concezione di Stato e politica, ma anche diversi costumi, lingua e
religione.

I conquistatori erano un popolo guerriero migrante che si scontrò con una popolazione sedentaria
di antica civilizzazione.

Successivamente si andò verso l’integrazione delle due etnie con la conversione dei longobardi al
cattolicesimo e l’abolizione dell’arianesimo e nel VII secolo il contrasto tra le due popolazioni sparì
quasi completamente.

Il ceto dominante romano sparì perché i romani diventarono longobardi per poter accedere al
potere politico; il ceto medio, composto ad esempio dagli artigiani, non solo continuò ad esistere,
ma fu anche protetto dalle nuove leggi create, mentre ai servi cambiò poco perché cambiarono
semplicemente il loro padrone.

Tutti i liberi si riconobbero nella popolazione longobarda e ci fu la presenza di matrimoni misti.

4) Si dia un breve quadro delle diverse interpretazioni


storiografiche dell’invasione longobarda.
La lunga tradizione (teoria ottocentesca) che vedeva i longobardi come popolo violento che aveva
ridotto i romani in schiavitù e espropriato tutti i territori, è stata smentita negli ultimi decenni.

L’impatto longobardo con il mondo germanico fu più duro e drammatico rispetto a quello della
dominazione di Odoacre o del regno ostrogoto.

Il momento iniziale di impatto fu sicuramente duro, ma nel corso del settimo secolo queste due
popolazioni cominciano a fondersi.

Nei territori conquistati dai longobardi, la popolazione di origine romana se non venne ridotta in
schiavitù, come fino a non molto tempo fa si riteneva, venne comunque espropriata dei propri
beni: molti possessori romani furono uccisi e le genti latine vennero spogliate dei loro possessi,
altri fuggirono nelle aree bizantine. Alcuni presuli abbandonarono le loro sedi e si rifugguarono in
terra bizantina, tra questi troviamo il Patriarca di Aquileia, il Metropolita di Milano e il vescovo di
Siena i quali furono traumatizzati dalle spoliazioni delle chiese e dei monasteri perpetrate dai
longobardi.

5) Si descrivano le caratteristiche e l’organizzazione del


regno longobardo
La conquista longobarda si accompagnò a una riorganizzazione amministrativa del territorio. Per
ordinare in maniera funzionale all’attività del nuovo governo le regioni di cui si era assunto il
controllo militare e politico si ricorse all’istituto ducale, che ebbe un’evoluzione in senso
territoriale.

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Il regno longobardo era strutturato in circa 30 ducati, con a capo un duca, solitamente in
corrispondenza di grandi città di tradizione romana e già pertanto sedi di vescovati, come ad
esempio Pavia, Verona, Cividale, Treviso, Bergamo, Spoleto e Benevento; oppure si istituirono i
ducati intorno ai centri di minore tradizione, ma comunque importanti da un punto di vista
strategico (ad esempio S. Giulio d’Orta anziché Novara).

I ducati potevano essere diseguali fra loro per estensione geografica e per importanza politica, ma
mantenevano comunque tutti un rapporto, spesso conflittuale, con la potestà regia.

I duchi oltre al ruolo di comandanti militari dell’esercito longobardo cominciarono ad esercitare il


loro potere su ambiti territoriali più o meno definiti.

All’interno dei ducati si trovavano le curtes, ovvero i beni fiscali donati dai duchi alla corona al
tempo di Autari, nel loro insieme denominati curtis regia.

Le curtes erano amministrate dai gastaldi, cellule di base del potere del sovrano nel territorio, a
cui erano affidati i beni del fisco. I gastaldi erano ufficiali dipendenti direttamente dal re, attestati a
partire dal VII secolo e amovibili secondo la volontà del sovrano, questi avevano funzione
giudiziaria e gestivano le grandi Curtis regie.

Alle dipendenze dei gastaldi c’erano funzionari di minore importanza, gli sculdasci, aventi
mansioni amministrative, di polizia, di piccola giustizia, i quali organizzavano militarmente i
longobardi, controllavano singole zone e assumevano il ruolo di capo villaggio. A loro volta
avevano come coadiutori altre figure funzionariali minori quali i decani, i saltarii, gli scariones.

Ci fu poi una progressiva trasformazione dei duchi in funzionari regi depositari del potere
pubblico, questo spinse il re a sostituirli con i gastaldi.

6) Si descriva l’organizzazione politica dei territori bizantini


in Italia
Quando i Longobardi invasero l’Italia nel 568, nel 570 posero la loro capitale a Pavia conquistando
tutto il Nord della penisola tranne le coste della Liguria e del Veneto. Nel centro Sud si formarono i
ducati di Spoleto e Benevento. Dopo la formazione di questi due ducati Roma si sentì minacciata
e nel 579 fu assediata. Roma chiese quindi aiuto a Tiberio II, che essendo già impegnato sul
fronte orientale consigliò al senato romano di corrompere i duchi longobardi con il denaro per
spingerli a passare dalla parte dell'Impero e combattere in Oriente al servizio di Bisanzio contro la
Persia.

Le conquiste longobarde comportarono inoltre una riorganizzazione dell'Italia bizantina in ducati,


un processo che poté dirsi concluso solo nella seconda metà del VII secolo. Sotto il regno di
Maurizio l'Italia bizantina (chiamata convenzionalmente "esarcato" dalla storiografia moderna,
ridotta approssimativamente a un terzo della sua estensione originale, comprendeva i seguenti
territori per lo più costieri: l’Esarcato, corrispondente grossomodo all'odierna Emilia-Romagna, la
Pentapoli marittima (Rimini, Pesaro, Ancona, Senigallia e Fano) e quella annonaria, il corridoio del
Tevere o ducato di Perugia, il ducato romano, le coste della Liguria, l’Istria, parte della Venezia, il
ducato di Napoli e le coste della Lucania.

L’Esarcato aveva sottomesso tutti questi territori, tranne la Sicilia, amministrandoli direttamente
da Bisanzio e nelle mani dell’Esarca di Ravenna vennero riunite tutte le funzioni pubbliche.

Nelle terre bizantine sopravvisse l’eredità romana, mantenuta dal ruolo delle città, dal tipo di
organizzazione fondiaria e dal mantenimento del codice giuridico.

Le novità sul piano sociale furono invece il rafforzamento del ceto dei possessori da parte di
funzionari e mercenari bizantini e la presenza dei latini nell’amministrazione e nella milizia
imperiale.

In seguito alle conquiste dei longobardi i territori italici rimasti in mano bizantina subirono una
riorganizzazione amministrativa, suddividendosi in cinque province: Urbicaria, Annonaria, Aemilia,
Campania e Calabria.

In questi stessi anni troviamo inoltre una profonda crisi, nota come Scisma dei tre capitoli.

Si attuò per la prima volta la divisione politica del territorio italiano, che resterà fino all’unità d’Italia
avvenuta il 17 marzo 1861.

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7) La dominazione longobarda in Italia è tradizionalmente


divisa in due fasi: se ne indichino i limiti temporali e si
delineino i tratti caratterizzanti
Una volta terminata la fase iniziale della conquista, e dopo la morte cruenta dei primi due re –
Alboino vittima di una congiura ordinata da sua moglie Rosmunda e dall’amante di questa
Elmichi, che ambiva al trono, e Clefi anch’esso assassinato, da un giovane al suo seguito – i duchi
longobardi non elessero un nuovo monarca. Questa situazione durò però solo un breve periodo,
dal 574 al 584. Vi pose fine la necessità di coordinare le forze longobarde contro la ripresa
bizantina (la pace con l’impero bizantino sarebbe stata siglata solo nel 680): i duchi che
controllavano i vari territori longobardi elessero quindi come re Autari, figlio di Clefi e marito di
Teodolinda, cedendogli metà dei propri beni che andarono a formare la curtis regia, ovvero il fisco
regio, il patrimonio della corona.

Autari scelse come principali sedi del regio potere Pavia, Milano e Verona, che divennero quindi
una sorta di capitali elettive. Milano fu conquistata fin dal settembre del 569, ed entro il 572 fu
sottomessa Pavia, insieme ad altre città della regione, come Bergamo e Brescia.

Nel 636 salì al potere Rotari, un ariano e duca di Brescia, che affiancò a imprese di carattere
militare come la conquista della Liguria, una più solida organizzazione del regno.

Nel 643 l’editto di Rotari sancì le antiche leggi e consuetudini del suo popolo.

L’editto fu scritto in lingua latina e conteneva un insieme di norme che trattava gli aspetti della vita
della popolazione, gli aspetti giuridici e il diritto civile, penale e amministrativo. L’editto fu la prima
raccolta scritta di consuetudini e per redigerlo il re consultò uomini anziani, l’esercito e
l’assemblea dei liberi. Rotari modificò il ricorso alla faida sostituendolo con un versamento di una
somma in denaro, il guidrigildo.

Nel 680 venne inoltre sottoscritto un trattato di pace tra regno longobardo e bizantini, con il quale
per la prima volta i bizantini riconoscevano ai longobardi il possesso dei territori che questi ultimi
occupavano in Italia.

I nuovi confini rimasero fissati per circa quarant’anni prendendo atto dell’equilibrio tra le due
potenze contendenti. Grazie a questa pace ci fu una riapertura delle frontiere e una maggiore
circolazione di persone.

Troviamo nel VIII secolo la maturazione seguita dalla caduta del regno longobardo.

Liutprando nei decenni successivi alla pace, approfittando della crisi tra papato e l’impero
d’Oriente, riprese a operare militarmente per l’espansione dei domini longobardi, e i longobardi di
Benevento si espansero a danno dei Bizantini. Nel 727 il re invase le terre bizantine dell’Esarcato
e della Pentapoli penetrando inoltre nelle terre del ducato romano con intenzione di marciare su
Roma.

Papa Gregorio II persuase Liutprando a non occupare Roma, quest’ultimo si piegò alla volontà del
papa e nel 728 donò alla chiesa il castello di Sutri, anziché restituirlo a Bisanzio.

Si riaprì negli anni successivi il conflitto con l’impero.

Nel 739 Roma fu assediata, ma Liutprando fu costretto ad abbandonare l’impresa per correre in
soccorso di Carlo Martello impegnato con gli arabi in Provenza.

Nel frattempo, per punire il papa per il suo atteggiamento verso l’iconoclastia, l’imperatore Leone
III confiscò i patrimoni della chiesa in Calabria e in Sicilia.

Con Astolfo e il suo successore Desiderio si riaprirono i conflitti con l’impero. Astolfo mise in atto
una politica contro i bizantini e nel 751 conquistò l’Esarcato, Ravenna e Perugia.

Papa Stefano II temendo di rimanere schiacciato tra longobardi e bizantini firmò un’alleanza con
la dinastia franca dei pipinidi, al cui comando vi era Pipino il Breve. Quest’ultimo diede uk suo
appoggio in caso di attacchi e ricevette in cambio dal papa l’unzione per lui e per i suoi figli.

Pipino il Breve, con due spedizioni in Italia, sconfisse nel 755 i longobardi e costrinse Astolfo a
cedere le terre precedentemente occupate alla chiesa di Roma. I bizantini protestano ma non
ottennero nulla.

Desiderio fu l’ultimo re longobardo a continuare la politica contro il papato, ma le sue mire


espansionistiche ebbero un esito drammatico.

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Il re riesco a sostituire i duchi di Benevento e Spoleto con uomini a lui vicini e diede in spose le
sue figlie ai Franchi.

La morte di Carlomanno nel 771 e l’elezione del papa Adriano portarono Carlo a ripudiare la sua
sposa longobarda. Lo stesso sposò una donna sveva e nel 773 riuscì nell’impresa della discesa in
Italia e nella presa di Pavia l’anno successivo.

Nel 774 Carlo Magno sconfisse e detronizzo Desiderio, ponendo fine al regno longobardo. Dopo
la restituzione delle terre da parte di Astolfo fu redatto il Constitutum Costantini, un falso in cui
Costantino avrebbe donato alla chiesa di Roma la parte occidentale dell’impero. Questa fu una
strategia dei vescovi di Roma per essere eredi dell’universalismo imperiale.

8) Durante il regno longobardo la chiesa romana impresse


una svolta di grande rilievo alla sua politica: se ne
descrivano cause e conseguenze
Durante il regno longobardo la Chiesa si allontanò sempre di più da Bisanzio e legò il suo destino
all’Occidente.

Pipino il Breve strinse un accordo con il papato, al franco venne riconosciuto il titolo di difensore
della cristianità occidentale.

Un evento importante fu la donazione di Sutri del 728. Per molti questa donazione fu la base della
dominazione temporale dei papi. Il Papa infatti oltre ad essere sommo pontefice, divenne anche
sovrano dello Stato Pontificio.

Altre date importanti sono il 755, anno in cui Pipino il Breve sconfitti i longobardi costrinse Astolfo
a restituire al Papa i territori conquistati. Il papato potè così godere dei diritti di sovranità in tre
grandi provincie dell’ex impero bizantino: Esarcato, Pentapoli e Ducato di Roma.

I presupposti creati dall’alleanza di Desiderio con il papato fallirono con l’ascesa di Adriano I.

Quando Desiderio mosse l’attacco contro Roma, Adriano I chiamò in aiuto Carlo che mosse
contro i longobardi assediando Pavia. La conquista del regno longobardo fu il momento decisivo
dell’alleanza tra papato e franchi.

9) Vari fattori concorsero alla fine del regno longobardo. Se


ne tracci un quadro
Sotto Liutprando e i suoi successori Ratchis e Astolfo, tra il 712 e il 757, il regno esercitò la sua
egemonia su tutta l’Italia. In questo periodo non emerse alcun elemento di debolezza interna. La
sconfitta del 774 dunque fu causata da fattori esterni quali l’alleanza franco-papale.

Dopo quasi due secoli di dominio sull'Italia, il Regno longobardo cadde nel 774 d.C. per mano di
Carlo Magno, che ne assorbì la corona, facendo cedere per ultima la capitale Pavia.

Re Desiderio vide il suo regno sottomesso ai franchi per mancanza di coesione dell’aristocrazia,
scarsa solidarietà nei confronti del potere regio e problemi di coesione politica e organizzazione
militare. L’esercito longobardo non era assolutamente in grado di fronteggiare quello franco.
Questo fatto, da solo, spiega la rapida sconfitta dell’esercito longobardo alle chiuse davanti ai
franchi. Non vi era inoltre contatto tra i territori settentrionali e i ducati meridionali di Spoleto e
Benevento pertanto il regno longobardo non risultava coeso.

Carlo Magno sconfisse l'ultimo Re Desiderio e lo deportò in Francia dove finì i suoi giorni
prigioniero nel monastero di Corbie, mentre il principe Adelchi, figlio di Desiderio, che aveva
guidato la resistenza a Verona, si rifugiò a Bisanzio. Carlo assunse quindi il titolo di Re dei
Longobardi (Rex Longobardorum) e da quel momento l'Italia venne governata da sovrani Franchi
della dinastia dei Carolingi.

La situazione al sud fu leggermente diversa, i duchi longobardi di Benevento non furono mai
completamente sottomessi e mantennero, seppur a fasi alterne, una certa autonomia.

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Nel mezzogiorno d’Italia ci furono scontri tra impero carolingio, impero bizantino, longobardi e
saraceni. Questo portò nella seconda metà del X secolo ad un tentativo di riorganizzazione da
parte di Pandolfo I Capodiferro, con esito positivo.

Pandolfo I Capodiferro morì a Salerno nel 981 e nonostante ciò ne Benevento ne Salerno
divennero autonome.

Solo nel XI secolo con l’arrivo dei Normanni il Sud conobbe una dominazione unitaria.

Nel 1076 la longobarda Salerno cadde nelle mani del normanno Roberto il Guiscarda.

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