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Introduzione (da Wikipedia)

Le tribù germaniche alla fine del I secolo


Risale alla fine del I secolo la prima dettagliata descrizione dei Germani, riportata nella Germania di Gaio Cornelio
Tacito (98 d.C. circa). A quel tempo i Germani erano ormai diventati da un pezzo agricoltori sedentari. Lo storico
romano, come già Cesare prima di lui, si occupa esclusivamente dei "Germani occidentali", che sono dunque i primi a
essere descritti dettagliatamente dalla storiografia. Tacito testimonia che inizialmente questi Germani non erano
interessati ai territori romani. Ogni tanto sommovimenti generati all'interno o indotti da pressioni esterne
convogliavano l'aggressività endemica di queste tribù guerriere verso i confini dell'Impero Romano, che suscitava in
loro paura, riverenza e cupidigia. Ma l'Impero era troppo forte e le tribù troppo deboli per potere consolidare quelle
incursioni in vere e proprie campagne militari. Le incursioni erano piuttosto i Romani a effettuarle nelle terre barbare,
con risultati terrorizzanti. Fu solo tra il II e il IV secolo che, spinti dalle tribù di nomadi delle steppe che, superiori
militarmente, ne occuparono i pascoli, essi iniziarono a premere verso sud. La partizione dell'insieme delle tribù
germaniche in tre grandi sottoinsiemi, geograficamente caratterizzati (occidentali, orientali e settentrionali), segue
una distinzione linguistica interna alle lingue germaniche più che una strettamente storica, giacché frequenti erano,
presso i Germani, i mescolamenti e le ibridazioni di tribù diverse.

I Germani Occidentali
Nella Germania Tacito ripartisce i Germani (occidentali) in tre gruppi: Ingaevones, Istaevones e Herminones. Tale
tripartizione è stata accolta anche dalla storiografia moderna, che li identifica rispettivamente con le tribù del Mare
del Nord, del bacino del Reno-Weser e di quello dell'Elba. Gli Ingaevones all'epoca di Tacito erano le tribù stanziate
lungo le coste del Mare del Nord e le piccole isole adiacenti; tra queste, i Frisi (presso la foce del Reno), gli Angli
(nell'odierno Schleswig-Holstein), i Sassoni (anch'essi originari dello Schleswig-Holstein, poi espansi verso sud e verso
ovest fino a raggiungere il Reno e a entrare in conflitto con altre tribù germaniche) e gli Juti (tradizionalmente collocati
nello Jutland. Angli, Juti e gran parte dei Sassoni migrarono in massa in Gran Bretagna nel V secolo. Gli Istaevones si
trovavano, nel I secolo-II secolo nell'area dei bacini dei fiumi Reno e Weser. Tra le varie tribù che facevano parte di
questo gruppo spiccano i Batavi, gli Ubi, i Treveri, i Catti e i Franchi, che presto si evolsero da singola tribù a
confederazione includente anche apporti di diversa origine. Gli Herminones (spesso indicati anche con il nome
generico di Suebi, impiegato tuttavia in modo incoerente dalle fonti classiche) occupavano, sempre intorno al I secolo,
la regione compresa tra il basso corso dell'Elba e il Mar Baltico, chiamata allora Golfo di Codano. Tra le tribù che ne
facevano parte, oltre agli stessi Suebi, si contavano i Marcomanni, i Quadi e i Semnoni; questi ultimi avrebbero
costituito il nucleo della confederazione degli Alemanni.

I Germani Orientali
Chiamati anche, dal luogo del loro insediamento tra I e II secolo, "gruppo dell'Oder-Vistola", anche questo grande
sottoinsieme dei Germani, identificato principalmente su base linguistica, era frazionato in numerose tribù; tra le
principali, Vandali, Burgundi, Gepidi, Rugi, Eruli, Bastarni, Sciri, Goti (poi scissi in due rami: Ostrogoti e Visigoti) e
Longobardi (questi ultimi, però, a volte sono inseriti tra gli Herminones, Germani occidentali). Scarse sono le
informazioni su questa branca germanica nei primi secoli d.C.: a causa dei rari contatti con il mondo classico, le
testimonianze degli storici e dei geografici greci e latine sono poche e confuse. Soltanto a partire dal III-IV secolo, con
i primi grandi movimenti migratori dei Germani orientali dall'area baltica verso il Limes romano e con la traduzione in
lingua gotica della Bibbia per opera di Ulfila, le tribù germaniche orientali sarebbero entrate nella linea della storia.

I Germani settentrionali
Nonostante la scarsità dei contatti, gli storici e i geografi latini hanno tramandato alcune informazioni sul ramo
settentrionale dei Germani: Plinio il Vecchio li indica con il nome generico di Hilleviones, mentre Tacito ricorda la tribù
dei Suioni (dal cui nome deriva quello della Svezia). Accomunate dalla lingua proto-norrena, tramandata dalle iscrizioni
in alfabeto runico, nei primi secoli d.C. le varie tribù erano stanziate nella parte meridionale della Penisola scandinava;
soltanto a partire dal V secolo ebbero inizio vari movimenti migratori, che espansero notevolmente l'area occupata da
questa branca germanica.

Le Guerre marcomanniche della fine del II secolo


Dopo un periodo di tranquillità, i Germani ripresero a manovrare contro l'Impero Romano nel 135, con i Suebi; contro
di loro mosse, in due campagne, Lucio Elio Cesare (136-137). Ma nel corso del II secolo furono soprattutto i
Marcomanni a combattere contro Roma, dando vita a un lungo periodo di conflitti militari (dal 167 al 188) combattuti
soprattutto in Pannonia. Nel 166/167, avvenne il primo scontro lungo le frontiere della Pannonia, ad opera di poche
bande di predoni Longobardi e Osii, che, grazie al pronto intervento delle truppe di confine, furono prontamente
respinte. La pace stipulata con le limitrofe popolazioni germaniche a nord del Danubio fu gestita direttamente dagli
stessi imperatori, Marco Aurelio e Lucio Vero, ormai diffidenti nei confronti dei barbari aggressori e recatisi per questi
motivi fino nella lontana Carnuntum (nel 168). La morte prematura del fratello Lucio (nel 169 poco distante da
Aquileia), ed il venir meno ai patti da parte dei barbari (molti dei quali erano stati "clienti" fin dall'epoca di Tiberio),
portò una massa mai vista prima d'allora, a riversarsi in modo devastante nell'Italia settentrionale fin sotto le mura di
Aquileia, il cuore della Venetia. Enorme fu l'impressione provocata: era dai tempi di Mario che una popolazione
barbarica non assediava dei centri del nord Italia. Intorno ai Marcomanni si realizzò una coalizione di tribù, che
includeva anche Quadi, Vandali, Naristi, Longobardi e perfino popoli non germanici, come gli Iazigi di ceppo sarmatico.
Contro di essa mosse l'imperatore Marco Aurelio che, pur sconfiggendo a più riprese i barbari, non riuscì a completare
il suo progetto a causa della morte dell'imperatore romano (nel 180). Ciò pose fine ai piani espansionistici romani e
determinò l'abbandono dei territori occupati della Marcomannia e la stipula di nuovi trattati con le popolazioni
"clienti" a nord-est del medio Danubio.

Invasioni del III secolo: le prime federazioni etniche


Dopo le Guerre marcomanniche, tra i Germani si verificò un nuovo processo: in luogo delle semplici coalizioni di tribù
si realizzarono vere e proprie federazioni etniche. Le identità proprie di ogni singolo gruppo tribale lasciavano cioè il
posto, in questi casi, a una nuova identità più ampia, "nazionale": quella della federazione. Esempi di questa nuova
modalità furono i Franchi, gli Alemanni e più tardi, dal V secolo, gli Anglosassoni. Il processo si realizzò soltanto in
alcuni casi, e fu soltanto una delle linee di sviluppo possibili del grande processo di riorganizzazione compiuto dalle
tribù germaniche durante i processi migratori noti come Invasioni barbariche; in altri casi continuò a operare
l'aggregazione di tribù, parti di tribù e perfino di singoli guerrieri attorno a tribù già esistenti, che funzionarono così da
catalizzatore e continuarono a conservare la propria identità (anche se ora allargata). Aggregazioni di questo genere
furono, per esempio, quelle che si realizzarono intorno ai Suebi, agli Ostrogoti, ai Visigoti e ai Longobardi. Anche
Marcomanni e Quadi agirono più volte in coalizione, uniti anche a popoli non germanici come gli Iazigi di ceppo
sarmatico.
Le invasioni di questo periodo (dal 212/213 al 305) costituirono un periodo ininterrotto di scorrerie all'interno dei
confini dell'impero romano, condotte per fini di saccheggio e bottino da genti armate appartenenti alle popolazioni
che gravitavano lungo le frontiere settentrionali: Pitti, Caledonie Sassoni in Britannia; le tribù germaniche di Frisi,
Sassoni, Franchi, Alemanni, Burgundi, Marcomanni, Quadi, Lugi, Vandali, Iutungi, Gepidi e Goti (Tervingi ad occidente
e Grutungi ad oriente), le tribù daciche dei Carpi e quelle sarmatiche di Iazigi, Roxolani ed Alani, oltre a Bastarni, Sciti,
Borani ed Eruli lungo i fiumi Reno-Danubio ed il Mar Nero. La crescente pericolosità per l'Impero Romano di Germani
e Sarmati era dovuta principalmente al cambiamento sopra citato, rispetto ai secoli precedenti nella struttura tribale
della loro società: la popolazione, in costante crescita e sospinta dai popoli orientali, necessitava di nuovi territori per
espandersi, pena l'estinzione delle tribù più deboli. Da qui la necessità di aggregarsi in federazioni etniche di grandi
dimensioni, come quelle di Alemanni] Franchi e Goti, per meglio aggredire il vicino Impero o per difendersi
dall'irruzione di altre popolazioni barbariche confinanti. Per altri studiosi, invece, oltre alla pressione delle popolazioni
esterne, fu anche il contatto ed il confronto con la civiltà imperiale romana (le sue ricchezze, la sua lingua, le sue armi,
la sua organizzazione) a suggerire ai popoli germanici di ristrutturarsi ed organizzarsi in sistemi sociali più robusti e
permanenti, in grado di difendersi meglio o di attaccare seriamente l'Impero. Roma, dal canto suo, ormai dal I secolo
d.C. provava ad impedire la penetrazione dei barbari trincerandosi dietro il limes, ovvero la linea continua di
fortificazioni estesa tra il Reno e il Danubio e costruita proprio per contenere la pressione dei popoli germanici. Lo
sfondamento da parte delle popolazioni barbariche che si trovavano lungo il limes fu facilitato anche dal periodo di
grave instabilità interna che attraversava l'Impero Romano nel corso del III secolo. A Roma, infatti, era un continuo
alternarsi di imperatori ed usurpatori (la cosiddetta anarchia militare). Le guerre interne non solo consumavano
inutilmente importanti risorse negli scontri tra i vari contendenti, ma - cosa ben più grave - finivano per sguarnire
proprio le frontiere sottoposte all'aggressione dei barbari.

Invasioni del IV secolo


Lo sforzo intrapreso dagli augusti che si erano susseguiti già nel corso del III secolo e poi nel IV secolo, tanto a causa
della mancanza di un progetto a lungo termine, quanto per la crisi economica che aveva investito il sistema tributario
romano, non riuscì a salvare l'integrità dell'Impero. Era ormai chiaro che qualsiasi sforzo per il mantenimento dello
status quo non avrebbe prodotto i risultati sperati. Diocleziano e la sua tetrarchia, Costantino I e la sua dinastia,
poterono solo rallentare questo processo. Verso la metà del IV secolo la pressione delle tribù germaniche sui confini
del Danubio e del Reno era diventata molto forte, incalzata dagli Unni provenienti dalle steppe centro-asiatiche (forse
la stessa popolazione, ricordata con il nome di Xiongnu, che un secolo prima avevano insidiato l'Impero cinese presso
la Grande Muraglia). L'irruzione degli Unni sullo scacchiere europeo modificò profondamente i caratteri degli attacchi
germanici contro il territorio romano: se durante il III secolo la modalità prevalente era stata quella delle incursioni
con finalità di saccheggio, esaurite le quali le varie tribù, federazioni o coalizioni facevano ritorno nei loro insediamenti
posti immediatamente al di là del Limes romano, nel IV presero avvio migrazioni di massa vero l'Impero. In questo
processo, a spostarsi erano non soltanto più i guerrieri, ma l'intero popolo, in cerca di nuove aree di stanziamento; la
migrazione, comunque, non sostituì completamente la razzia, ma le due modalità si intersecarono e si sovrapposero
ripetutamente. In un primo momento, Roma tentò di assorbire gli spostamenti delle popolazioni germaniche
inserendole all'interno delle proprie strutture, affidando loro un territorio di stanziamento lungo il Limes e
impegnandole, in cambio dell'accoglienza, alla difesa del Limes stesso. La scissione della grande famiglia gotica nei due
rami "occidentale" (Visigoti) e "orientale" (Ostrogoti) non frenò la loro pressione contro il Limes danubiano, che tra III
e IV secolo esercitarono sia singolarmente, sia congiuntamente. In seguito alla migrazione degli Unni, inizialmente in
Pannonia e all'effetto domino cagionato da essa, tuttavia, la politica di progressiva assimilazione non poté più essere
proseguita, e i Germani irruppero in massa e al di fuori di ogni pianificazione all'interno dell'Impero. Al termine del
processo, proseguito anche nei secoli seguenti, numerosi popoli germanici si trovarono insediati in vari territori
dell'Europa occidentale, meridionale e perfino in Nordafrica, ridisegnando di conseguenza la mappa etnica e linguistica
del Vecchio continente. La nuova situazione ebbe come momento di svolta la battaglia di Adrianopoli (378), nella quale
i Visigoti sconfissero l'esercito dell'imperatore Valente, che perse la vita nello scontro. Teodosio, infatti, chiamato alla
guida dell'impero d'Oriente da Graziano dopo la morte di Valente, ed i suoi successori adottarono una nuova strategia
di contenimento nei confronti dei barbari. Dopo quell'evento infatti gli imperatori, incapaci di fermare le invasioni
militarmente, cominciarono ad adottare una politica basata sui sistemi della hospitalitas e della foederatio. Dopo la
terribile disfatta di Adrianopoli del 378, gli imperatori romani furono così costretti a "subire" la presenza dei barbari
sia all'interno sia all'esterno dei confini imperiali, una delle principali cause della disgregazione ed allontanamento tra
la parte occidentale ed orientale dell'impero.

Invasioni del V secolo


L'estrema agonia di Roma iniziò quando, intorno al 395, i Visigoti si ribellarono. La morte di Teodosio I e la divisione
definitiva dell'Impero Romano d'Occidente e d'Oriente tra i due suoi figli Onorio e Arcadio, portò il generale visigoto
Alarico a rompere l'alleanza con l'impero ed a penetrare attraverso la Tracia fino ad accamparsi sotto le mura di
Costantinopoli. Contemporaneamente gli Unni invasero la Tracia e l'Asia Minore mentre i Marcomanni la Pannonia.
Fu solo grazie all'intervento del generale Stilicone, che, seppur bloccato dall'autorità di Arcadio, poté fermare sul
nascere un possibile assedio della capitale d'Oriente. Ed ancora nel 402 sempre i Visigoti tentarono un nuovo colpo di
mano assediando Mediolanum, l'altra capitale imperiale (questa volta della parte occidentale) dove si era rifugiato
Onorio. Fu solo grazie ad un nuovo intervento di Stilicone che fu salvata e Alarico fu costretto a togliere l'assedio. Pochi
anni più tardi, nel 410, i tentativi di Alarico ottennero un importante successo. Grazie soprattutto alla morte di
Stilicone, unico baluardo della romanità, egli riuscì a penetrare in Italia ed mettere a sacco la stessa Roma. A quella
data, già da alcuni anni, la capitale imperiale si era trasferita a Ravenna, ma qualche storico candida il 410 quale
possibile data della vera caduta dell'Impero Romano. Privato di Roma e di molte delle sue precedenti province, con
un'impronta germanica sempre più marcata, l'Impero Romano degli anni successivi al 410 aveva davvero poco in
comune con quello dei secoli passati. Nel 410, la Britannia era ormai andata perduta definitivamente, come pure
grossa parte dell'Europa occidentale fu messa alle strette "da ogni genere di calamità e disastri", finendo in mano a
regni romano-barbarici formatisi all'interno dei suoi originari confini e comandati da Vandali, Svevi, Visigoti e Burgundi.
Vi fu solo un timido tentativo di ripristinare l'antico splendore di Roma da parte del magister militum Ezio, che riuscì a
fronteggiare provvisoriamente i barbari fino al 451, quando batté gli Unni di Attila grazie a una coalizione di genti
germaniche federate nella battaglia dei Campi Catalaunici. La morte di Ezio nel 454 portò alla successiva fine nell'arco
di venticinque anni e a un nuovo sacco di Roma nel 455. Il 476 sancì infatti la fine formale dell'Impero Romano
d'Occidente. In quell'anno, Flavio Oreste rifiutò di pagare i mercenari germanici al suo servizio. I mercenari
insoddisfatti, inclusi gli Eruli, si rivoltarono. La rivolta era capeggiata dal barbaro Odoacre. Odoacre e i suoi uomini
catturarono e uccisero Oreste. Poche settimane dopo, Ravenna, la capitale dell'Impero, cadde e l'ultimo imperatore
Romolo Augusto venne deposto. Questo evento viene tradizionalmente considerato la caduta dell'Impero Romano,
almeno in Occidente. Tutta l'Italia era in mano a Odoacre, il quale mandò le insegne imperiali all'imperatore d'Oriente
Zenone.

Regni romano-germanici (V-VIII secolo)


Nei territori appartenuti all'Impero Romano e in seguito sommersi dalla Invasioni barbariche, i nuovi venuti germani
diedero vita, insieme ai vinti romanici (gruppi etnici gallo-romani e ibero-romani e genti d'altra origine residuati della
dissoluzione dell'antico Impero Romano), a istituzioni statali di nuovo tipo, dette regni romano-barbarici (o latino-
germanici). All'interno di questi regni avvenne, durante l'Alto Medioevo, l'integrazione tra gli invasori germani e gli
autoctoni romanici, dando così vita - almeno nelle linee più generali - alla composizione etnica e linguistica dell'Europa
moderna. Le monarchie "romano-barbariche" presentavano un duplice carattere legato sia alla tradizione germanica
dei conquistatori (leggi non scritte, importanza della pastorizia, credo religioso ariano e usanze guerriere) sia alla
tradizione latina delle genti romanizzate, con i vescovi spesso provenienti da antiche famiglie aristocratiche romane.
La pars occidentis si andava riorganizzando secondo i nuovi profili istituzionali delle cosiddette "monarchie romano-
barbariche", riconosciute formalmente dall'unico imperatore rimasto, quello d'Oriente. Le vecchie municipalità però
rimasero operative a lungo, anche se l'economia e la società furono gravemente colpite e non si ripresero per molti
secoli. Si spopolarono gradualmente le città (per l'insicurezza, la carenza di approvvigionamenti e l'inflazione
galoppante) e l'economia si ruralizzò. Esauriti ormai gli schiavi per i latifondi, si diffusero i coloni (uomini e donne
formalmente liberi, ma legati alle terre che lavoravano ed ai latifondisti, ai quali prestavano opere gratuite,
obbligatorie e unilateralmente decise dai padroni), che vi si rifugiavano in cambio della protezione dei vigilantes, piccoli
corpi militari privati. Nel latifondo, spartito tra le famiglie dei coloni, si erano ormai spezzate le vecchie monocolture
in favore di prodotti diversificati e una maggiore presenza di pascoli per l'allevamento (attività tipica dei coloni di
origine germanica). Non era quasi mai possibile arrivare all'autosufficienza e persistevano i mercati, almeno per le
merci pregiate ed i prodotti dell'artigianato. Il decadere dei commerci con l'oriente rese raro il papiro, che venne
sostituito nella preparazione dei libri nei monasteri con la più pregiata (e costosa) pergamena, ricavata dalla pelle degli
animali opportunamente conciata, una risorsa ormai più facilmente disponibile per la maggiore diffusione
dell'allevamento. I regni romano-barbarici mantennero molte delle strutture del governo romano, soprattutto a livello
municipale, servendosi della collaborazione dei Romani (o, per meglio dire, Romanici) per governare il loro stato. Non
risulta che Franchi e Burgundi avessero mantenuto il sistema provinciale romano, mentre Visigoti e Vandali
mantennero le province (governate da rectores o iudices) ma non diocesi e prefetture. Soltanto in Italia Odoacre e,
successivamente, i re Ostrogoti (in primis Teodorico il Grande) conservarono integralmente la struttura amministrativa
tardo-imperiale mantenendo la prefettura del pretorio d'Italia e i due vicariati dell'Italia Annonaria e Suburbicaria,
nonché le diverse province in cui era stata suddivisa l'Italia. Quando Teodorico conquistò la Provenza, nel 508, ricostituì
anche una diocesi delle Gallie, promossa due anni dopo al rango di prefettura, con capitale Arelate. La prefettura del
pretorio delle Gallie venne abolita nel 536, sotto il regno di Vitige, in seguito alla cessione della Provenza ai Franchi. Il
motivo per cui Odoacre e, successivamente, Teodorico mantennero integralmente la struttura amministrativa tardo-
imperiale era che essi erano ufficialmente viceré dell'Imperatore "romano" di Costantinopoli, per cui l'Italia continuava
nominalmente a far parte dell'Impero Romano, seppur in maniera "indiretta". Le cariche civili (come quella di vicario,
di prefetto del pretorio, di praeses, di praefectus urbi, di console, di magister officiorum) continuavano ad essere
rivestite da cittadini romani, mentre i Barbari privi di cittadinanza ne erano esclusi. I Romani erano invece esclusi
dall'esercito, interamente costituito da Ostrogoti. Le leggi dei regni romano-barbarici attestano che i Barbari
ricevettero un terzo o i due terzi delle terre della regione di insediamento, sulla base dell'istituto della cosiddetta
hospitalitas. Alcuni dei regni romano-barbarici, come quelli dei Burgundi nel bacino del Rodano o degli Svevi (Suebi)
nella parte nord-occidentale della penisola iberica, vennero assimilati nel corso del VI secolo dai vicini (quello dei
Burgundi dai Franchi e quello svevo dai Visigoti); altri, come quelli dei Vandali in Nordafrica o degli Ostrogoti in Italia,
crollarono sempre nel VI secolo sotto l'offensiva di Bisanzio, che tentò di ricostruire l'unità dell'impero. Quelli dei
Visigoti in Spagna e dei Franchi nelle ex province galliche invece sopravvissero, sia per la rapida integrazione tra le
popolazioni dei residenti e gli invasori, sia per la collaborazione con la Chiesa e con esponenti del mondo intellettuale
latino. Il regno visigoto crollò agli inizi dell'VIII secolo, conquistato dagli Arabi musulmani. Dopo il crollo del regno
ostrogoto, nel 568 l'Italia fu invasa dai Longobardi, il cui regno durò fino al 774, quando fu conquistato dai Franchi di
Carlo Magno.

Lingue Germaniche
Le lingue germaniche sono un gruppo linguistico appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee. Sono originate
dalla lingua proto-germanica, parlata dai popoli germanici che con diverse migrazioni erano arrivati a stanziarsi dal
nord Europa ai confini dell'Impero romano, fino agli anni della sua caduta. Le lingue germaniche oggi più diffuse sono
l'inglese e il tedesco. Altre lingue di rilevante importanza sono l'olandese, il suo derivato afrikaans e le lingue
scandinave (soprattutto danese, norvegese e svedese). Ci sono circa 53 lingue germaniche stimate dal SIL
International. L'antenato di tutte è il proto-germanico.

Scrittura
Le antiche lingue germaniche (approssimativamente nel II secolo a.C.) svilupparono un proprio alfabeto detto runico,
ma il suo uso era limitato. Le lingue germaniche dell'est, invece, usavano l'alfabeto gotico sviluppato dal vescovo Ulfila
per la sua traduzione della Bibbia in gotico.[1] In seguito, con l'introduzione del Cristianesimo preti e monaci germanici,
che parlavano e leggevano anche in latino, incominciarono a scrivere le lingue germaniche usando l'alfabeto latino
leggermente modificato. L'unica lingua germanica oggi scritta con un alfabeto diverso dal latino è lo yiddish, che
impiega l'alfabeto ebraico. In aggiunta all'alfabeto latino, diverse lingue germaniche usano una varietà di accenti e
lettere aggiuntive, comprese le umlaut, la W, la ß (Eszett), Ø, Æ, Å, Ð, Ȝ, Þ e Ƿ, derivate dall'alfabeto runico, dall'alfabeto
mesogotico e da quello anglosassone. La stampa delle lingue germaniche ha continuato a lungo ad essere effettuata
usando caratteri di stampa gotici (es. Fraktur o Schwabacher). Oggi le lingue germaniche in Europa sono parlate in:
Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia (costa sud-occidentale), Francia (Alsazia e Nord-Passo di Calais), Germania,
Irlanda, Islanda, Italia (Alto Adige e altre zone), Lussemburgo, Norvegia, Polonia (parte occidentale), Paesi Bassi, Regno
Unito, Romania, Russia, Svezia, Svizzera, Ucraina e Ungheria.

Caratteristiche Linguistiche
Le poche caratteristiche comuni delle lingue germaniche sono:

1. Il livellamento del sistema verbale indoeuropeo al passato e al presente.


2. L'uso del suffisso dentale (/d/ o /t/) invece dell'alternanza di vocali per indicare il tempo passato (apofonia).
3. La presenza di due distinti tipi di coniugazioni di verbi: debole (usando il suffisso dentale) e forte (usando
l'apofonia). L'inglese ha 161 verbi forti; quasi tutti sono di origine indigena inglese.
4. L'uso di aggettivi deboli e forti. Gli aggettivi inglesi moderni non cambiano tranne che per il comparativo e il
superlativo; questo non era il caso dell'antico inglese, dove gli aggettivi erano declinati in modo diverso
secondo che fossero preceduti o meno da un articolo o da un dimostrativo.
5. La rotazione consonantica, comportamento noto anche come Legge di Grimm.
6. Un numero di parole con etimologie che sono difficili da ricondurre ad altre famiglie indoeuropee, ma con
varianti presenti in quasi tutte le lingue germaniche. Vedere Ipotesi del substrato germanico.
7. Lo spostamento dell'accento tonico nella radice della parola. Sebbene l'inglese abbia un accento irregolare, le
parole originarie spesso avevano un accento fisso.

LE GRANDI MIGRAZIONI:

L’area di provenienza delle genti germaniche è la zona attorno al Mar Baltico, quindi la Svezia meridionale e la Polonia
settentrionale. Nel corso dei secoli successivi procedono verso sud in due direzioni: SUD EST e SUD OVEST. I Goti
migrano verso SUD EST attraverso la Polonia e giungono fino al Mar Nero.

Nel III secolo si dividono in due popoli: Visigoti e Ostrogoti.

VISIGOTI: dopo varie incursioni oltrepassano il Danubio e si spostano in Italia, giungendo nel 410 a Roma, dove
compiono il famigerato SACCO; tentano di scendere la penisola per attraversare lo stretto di Messina e giungere in
Sicilia, ma non ci riescono. Risalgono quindi l’Italia e si stanziano definitivamente in Spagna, Provenza e Francia
meridionale, dove fondano il loro regno con capitale Tolosa.
OSTROGOTI: nel corso del IV secolo, dalla Russia meridionale entrano in stretto contatto con l’Impero d’oriente; nel V
secolo entrano nel territorio e scorrazzano per la penisola greca. L’imperatore d’oriente, non riuscendo a controllare
gli Ostrogoti li spinge a conquistare l’Italia e qui fonderanno il regno ostrogoto. La fine del regno dei Goti in Italia risale
al 553 ed è seguito di una decennale guerra contro le truppe di Giustiniano. Tutta l’Italia torna quindi ad essere dominio
bizantino, ma per poco (i Goti rimangono in Liguria, nella fascia costiera veneta, in Campania, Puglia, Sicilia e Romagna).
Questa guerra porta all’annientamento dei Goti in Italia e lasciò di se nei carmi eroici, incentrati nella figura di
Teodorico.
All’inizio del V secolo la Francia è occupata da BURGUNDI (BORGOGNA), ALEMANNI (ATTUALE SVIZZERA TEDESCA E
GERMANIA SETTENTRIONALE) FRANCHI (AREA COMPRESA TRA LA GERMANIA SETTENTRIONALE E L’OLANDA). Sulle
coste olandesi si stanziano i FRISONI. Una volta che tutte queste popolazioni migrano, altre popolazioni si stanziano
oltre il Reno e il Danubio: i SASSONI. I LONGOBARDI occupano la provincia romana della Pannonia (attuale Ungheria).
Dalla Danimarca si mossero nel V secolo tre popolazioni: SASSONI, ANGLI e IUTI. Questi migrano e si insediano nella
costa orientale dell’Inghilterra, da qui cominciano a conquistare l’isola, fatta eccezione di Scozia, Galles e Cornovaglia,
che rimangono territori celtici.
Riassunto lezioni
La filologia germanica è una disciplina che si sviluppa nel periodo romantico. Il termine Filologia germanica significa
“amore per la parola”. Il filologo si occupa dei testi scritti, cerca di avvicinarsi il più possibile al testo originale e
recuperare lo scritto così come l’autore lo ha voluto. Il filologo recupera le diverse copie di uno stesso manoscritto le
mette a confronto, individua errori, aggiusta parti corrotte, uguaglianze e differenze e va poi a ricostruire il testo che
è frutto del suo lavoro e che secondo lui doveva essere vicino a quello dell’autore. Non presenta solo il testo implicito
ma vi aggiunge delle note dove giustifica le sue scelte o che forniscono informazioni sulla cultura del tempo.
Per “Germanico” (che non è il tedesco) si intendono tutte quelle lingue appartenenti ad un unico ceppo linguistico
(unica radice), cioè, le lingue germaniche (alcune ancora parlate e altre morte):

• Nel 1° gruppo > LINGUE SCANDINAVE o SETTENTRIONALI - svedese - Danese - Norvegese - Islandese – Feringio
• Nel 2° gruppo > LINGUE GERMANICHE OCCIDENTALI - Tedesco - Inglese - Iddish - Afrikaans – Frisone
o Il tedesco si è formato e uniformato nel XVI secolo grazie alla traduzione della Bibbia da parte di Martin
Lutero. Sino a quel momento nel territorio esistevano i dialetti; Lutero cerca di creare una lingua
uniforme tra la lingua della regione della turingia (piccolo stato federale tedesco) e tra il dialetto
tedesco usato dalla cancelleria imperiale. Fino a quel momento il tedesco era diviso in due dialetti:
basso tedesco (1) e alto tedesco(2)
(1) parlato a settentrione nelle pianure ed è l’antico sassone (IX secolo)
(2) nel meridione, sulle montagne (VII secolo)
o L’inglese è una lingua che si è imposta sulle popolazioni conquistate dai romani. L'oggetto di studio
della filologia è la fase antica e non quella moderna. Ha avuto tre grandi fasi: 1. Inglese (fase attuale):
la traduzione in inglese della Bibbia di Giacomo I e la lingua si uniforma; 2. Inglese medio (fase
intermedia): XIV secolo, conserva le sue radici germaniche ma anche un lessico romanzo; 3.
Anglosassone (fase più antica): accade un episodio storico, la conquista normanna e l’anglosassone è
sostituito dall’anglonormanno.
o Frisone: nella zona dei paesi bassi. Area ampia dove la lingua è più vivace. È molto importante ma non
ufficiale.
o Iddish: lingua ebraica in via d’estinzione a causa delle persecuzioni naziste.
o Afrikaans: discendenti dei colonizzatori dei paesi bassi che si insediarono nell’Africa meridionale. Era
una lingua parlata per lo più dai bianchi sud africani.
• Nel 3° gruppo > LE LINGUE GERMANICHE ORIENTALI
o Gotico – IV - VI secolo in testi scritti tra cui traduzione della Bibbia (IV secolo), ci sono delle tracce in
Italia;
o Vandalico, burgundo (tracce sparse) e longobardi (tracce in Italia).

500 a.C - II d.C --> la comunità germanica era stanziata nella cerchia nordica (vedi slide) e parlavo il germanico (non
abbiamo testi scritti risalenti a questo periodo);
Dal II d.C --> migrazioni verso i territori dell’Impero Romano. Vengono in contatto con altre genti e si vanno
diversificando. Il declino dell’Impero Romano coincide con l’invasione di genti germaniche. La cultura era semi-orale,
si utilizzavano le rune per scrivere testi su oggetti, tavole, lampade eccetera.
Dal IV – VI secolo --> durante la migrazione barbarica queste popolazioni sono ancora pagane; solo dopo la
conversione (avvenuta in maniera eterogenea) al cristianesimo comparirà la scrittura: è in questo periodo che vi fu
l'alfabetizzazione e la nascita della letteratura. Carlo Magno impone la conversione violenta al cristianesimo e per
unificare il regno ci vollero 30 anni, con i sassoni che non volevano perdere la loro indipendenza. Il corpus gotico è
formato dalla traduzione della Bibbia e infatti furono i gotici a convertirsi per prima; infatti, la storia di un popolo
comincia con l'adozione dell'alfabeto solo dopo essersi convertito al cristianesimo. I norreni si convertirono per ultimi,
i germani entrano in contatto con civiltà bizantine e con l'Impero Romano dove la civiltà bizantina parlava il greco
mentre l'Impero Romano in latino, questo soprattutto durante il periodo migratorio. A seconda di dove vivessero o
dove migrassero entrarono in contatto con l'uno o con l'altro. Più forte e profondo era il contatto più potente era
l'influsso esercitato dal mondo romano/greco più è probabile che i germanici perdessero la propria identità, lingua,
religione eccetera (goti). Più rarefatto e lontano nel tempo e nello spazio è l'interazione tra mondo germanico e mondo
romano/greco maggiore è la possibilità per i germani di conservare la propria cultura come nel caso dei norreni
(Vikings).

Lingue germaniche antiche


Le lingue germaniche sono una realtà scientifica priva di valore storico, al contrario del latino che possiede solide
attestazioni letterarie scritte. Dopo la fine delle migrazioni si sfalda la comunità germanica, dividendosi in tanti gruppi
e tante lingue; ad esempio: i germani occidentali, germani orientali e germani settentrionali. Dalla fase antica del
gruppo germanico possiamo ricordare le seguenti lingue il: gotico orientale, l’antico nordico cioè il norreno,
l'anglosassone, antico sassone, l'alto tedesco antico, l'antico frisone, antico basso francore.

Dalla fase antica a quella moderna

1. Il gotico non continua. Ha un corpus ridotto: (ha un solo testo, la Bibbia, tradotta dall'greco al gotico); non si
può tracciare una storia. Abbiamo solo quel blocco linguistico di un dato momento. I Goti furono i primi a
perdere la loro realtà culturale.
2. L’antico nordico si identifica con l'antico islandese.
3. L’antico tedesco antico sta alla base del tedesco moderno. Passa per la fase media, fase proto-moderna e poi
i giorni nostri. “Alto” perché parlato da popolazioni che abitavano sulle montagne. “Basso” perché parlato da
popolazioni a nord della Germania pianeggiante. Il basso tedesco era suddiviso in antico sassone, cioè il
dialetto parlato dai sassoni poi assorbiti da Carlo Magno e convertiti a forza al cristianesimo, e antico basso
francore. Alto e basso convivono, passano per fase media, poi si fronteggiano e infine prevale la lingua della
Bibbia di Lutero cioè il tedesco di oggi “peat deutch”.
4. L'antico frisone non è mai stata una lingua ufficiale; nella fase antica (medievale) gli unici scritti erano i testi di
leggi.

All'inizio del V secolo popolazioni germaniche varcano la manica e si trasferiscono in Bretagna, si mischiano alla
popolazione locale e fanno nascere la cultura e la lingua inglese. le lingue non si evolvono solo in maniera genealogica
ma anche entrando in contatto con altre lingue tramite le migrazioni dei popoli.

Gotici
Le attestazioni scritte più antiche (i gotici sono i prima tra i germanici che cominciano a scrivere) risalgono a Vulfila.
Nel IV secolo avviene l’alfabetizzazione per i popoli germanici cominciano con la conversione al cristianesimo). I Goti
sono i primi a convertirsi. I codici della biblioteca di Vulfila sono però del VI secolo e sono stati redatti in Italia dagli
ostrogoti. I gotici erano formati da eruli, vandali, burgundi, ostrogoti, visigoti che formavano i germanici orientali: le
prime notizie da fonti indirette di lingua latina e greca sono dovute ad autori che li guardano dall’esterno perché loro
non scrivevano ed anche dall’Historia Ecclesiastica (storia della Chiesa dell’area greco-bizantina). Tra i nomi illustri
della storia che ne parlano possiamo ricordare Tacito, Procopio, Giordano che fu uno scrittore gotico che vive nell’Italia
degli ostrogoti dopo la morte di Teodorico. Giordano dice che i goti provengono dalla Scandinavia intorno il primo
secolo d.C. Dal secondo secolo d.C. parte la migrazione proprio con i Goti. È arrivati ad un ponte, che la popolazione si
separa. All'inizio del terzo secolo sono divisi in ostrogoti e visigoti e sono stanziati sulla zona delle coste del Mar Nero:
da qui disturbano costantemente i territori dell'Impero Romano. Inizialmente hanno contatti bellicosi che poi
diventarono però più pacifici; ottengono autorizzazioni ad insediarsi nel territorio per coltivare la terra eccetera. Nel
410 d.C. i visigoti di Alarico in un'incursione nel territorio romano (in Italia) causano il primo sacco di Roma. I romani
rilanciarono le legioni nella parte più remota dell'impero, per esempio viene abbandonata la Bretagna (i britanni privi
di protezione contro popolazioni barbariche oltre il Vallo di Adriano) chiedendo aiuto al di là della manica germaniche.
Questo aiuto finisce per diventare una conquista da parte dei germanici. Alarico voleva arrivare In Africa ma si
interruppero a Cosenza in Calabria dove Alarico si ammala e muore; è li che viene sepolto. Dopo decidono di andare
in Gallia e fondarono Tolosa, qualche secolo dopo viene assorbita dai franchi. Altri visigoti invece arrivarono fino a
Toledo e guidarono il regno fino al 711. I regni sono eterogeneo: sono formati dai latini che si occupano della parte
amministrativa cattolica e con una maggioranza numerica e i Germani formati da un esercito di Pagani o eretici e con
una minoranza numerica. Gli ostrogoti con Teodorico arrivano In Italia legittimati: in quanto Teodorico era stato
educato e allevato presso la sede dell'impero di Bisanzio. In quel periodo vi era l'usanza di educare i fanciulli delle
famiglie germaniche per diventare la classe dirigente germanica. Teodorico era diventato Patrizio per volere
dell'imperatore Zenone dell'impero d'oriente. Nel 476 Odoacre spodesta l'ultimo imperatore dell'impero d'occidente
e si dichiara re dai germani d'Italia. Zenone, per cacciare Odoacre e ripristinare l’ordine, invia questo giovane nobile
ostrogoto a spodestare Odoacre e ripristinare l’ordine. Nel 488 Odoacre si arrende. Teodorico, che aveva promosso
pace e regno condiviso, uccide Odoacre durante un banchetto e si proclama re dei germani d’Italia fino al 526. Dopo
la morte di Teodorico ci fu la guerra degli Ostrogoti contro Zenone, che però li sconfigge.

Bungurdi o Nibelunghi
La capitale era Worms (407). Il Regno ebbe vita breve. Nel 437 vennero sconfitti dagli Unni. I superstiti riprendono la
marcia verso occidente, si stabiliscono in gallia, formano il regno di Burgundia, poi inglobato nel regno dei Franchi
(Borgogna). Eco della loro diffusione in letteratura: nelle opere di genere epico si tratta la loro sconfitta. Per esempio
nel Niebelungenlied (alto tedesco medio, 1220 13° secolo, Baviera, sud Germania) nella seconda parte. Queste cose
appartenevano al patrimonio culturale di tutti i popoli germanici. La storia, nella tradizione letteraria, è
completamente diversa. Teodorico è il legittimo re d’Italia (invece che estraneo mandato da Zenone a riprendere il
controllo) che a causa di Odoacre è costretto a rifugiarsi in esilio presso la corte di Attila per 30 anni. Teodorico è una
figura storica vista per lo più in accezione positiva. La decadenza dopo la sua morte porta il popolo a mitizzarne la sua
figura. La letteratura propone una cronologia e fatti distorti. Personaggi non contemporanei che vengono
rappresentati nello stesso periodo come Attila e Teodorico. La vera storia infatti dimostra che Teodorico nasce dopo
un anno dalla morte di Attila. Suo padre era protetto da Attila.

Vandali: Fonte Paolo Diacono, Scandinavia.


Con Giansenico giungono in Andalusia, giungono in Tunisia vinse molte battaglie contro i Romani, conquistandola, nel
430, senza però penetrare nelle città, come Cirta e Ippona. Nel 439 prese Cartagine, senza colpo ferire; ci fu saccheggio
con atti di violenza, ma, stando alle cronache dell'epoca, nessun edificio fu deliberatamente distrutto o danneggiato;
il clero cattolico e la nobiltà vissero il dramma della schiavitù o dell'esilio e tutte le proprietà ecclesiastiche vennero
trasferite al clero ariano. Entrano in conflitto con Giustiniano (imperatore d’Oriente) che nel 553 li sconfisse. L'esercito
vandalo oppose una grande resistenza, il 13 settembre, nella battaglia di Ad Decimum; dopo un iniziale vantaggio, alla
morte di Gibamondo, nipote di Gelimero, i Vandali si scoraggiarono e furono sconfitti. I vandali erano pirati, facevano
sacchi e scontri ai danni delle isole del mediterraneo. Erano un popolo poco acculturato e il loro regno viene inglobato.
Non ci hanno lasciato nulla.

Germani Orientali – i più importanti sono i goti - divisi in visigoti e ostrogoti (entrambi ariani)
Tutti gli altri popoli hanno preso esempio dai Goti. Essi però non hanno fatto nulla da punto di vista storico né
letterario. Copiano anche la conversione religiosa di fede ariana.
Testi in gotico (che erano già stati convertiti nel III sec). Il 90% è costituito dalla traduzione della Bibbia dal greco al
gotico ad opera del vescovo Wulfila (311-382). Wulfila non fu importante per la conversione al cristianesimo ma bensì
per la tradizione scrittoria. Giordano ci dice che questo vescovo divenne capo spirituale e temporale di un piccolo
gruppo che aveva avuto l’ok dell’Impero per insediarsi in Mesia e coltivare la terra. Wulfila diceva la messa a persone
che non parlavano latino ma solo gotico, sentì l’esigenza di tradurre la Bibbia in una lingua che possano capire. Questa
però fu una missione complessa; Inventa l’alfabeto, creato dal nulla. Era simile al greco e con caratteri latini e runici. I
caratteri runici hanno un valore, sono legate indissolubilmente al paganesimo, quindi non potevano essere usate come
base di tutta la lingua; inoltre erano nate per testi molto brevi e incisi su superfici dure come pietre, legno, osso ecc.
Wulfila traduce tutto, fino al nuovo testamento, tranne 2 libri (il libro del re, che tratta di guerra e non voleva
fomentare un popolo già bellicoso), e le lettere paoline, che insistevano sul carattere divino del figlio e per un ariano
non era tollerabile.

Danesi
I primi attacchi verso la costa orientale dell’Inghilterra vennero fatti dai Danesi, che poi si dirigono verso il sud della
Francia. I motivi furono il desiderio di esplorare, di potere, di ricchezze e di terre fertili. L’epoca delle migrazioni inizia
con l’attacco di Lindesfarre 793. 10066 fine del periodo. Ad un certo punto, piuttosto che attacchi, si accampano semi-
stabilmente (svernano in Inghilterra). I vichinghi si scontrano ad un certo punto con Re Alfredo (871). L'Inghilterra era
formata da più regni (Wessex, Mercia, Northumbria). Re Alfredo stringe un accordo con i danesi e li sconfigge in una
parte del regno con Capitale York. Egli unifica il popolo inglese sotto la sua corona con capitale Winchester. Il dialetto
sassone si impone in tutta l’Inghilterra. I Vichinghi si mescolano alla popolazione locale. Lasciano delle tracce ma non
apportano significativi contributi a lingua e cultura. Segue un periodo di pace. Ma Re Alfredo non si fisava e aveva
previsto eventuali attacchi futuri che furono sventati grazie alla sua azione prevedibile. L’apporto della lingua fu
prevalentemente nella lingua parlata. I Vichinghi dirigono le loro mire espansionistiche in Francia perché con Alfredo
avevano un patto. In Francia il re era Carlo il semplice (discendente di Carlo Magno). Ricevono la Normandia dove si
insediano nel 911. Rollo o Rollone, duca dei Vichinghi a cui viene data la Normandia. Si francesizzano, si convertono e
si civilizzano. 1066 conquisteranno l’Inghilterra (Guglielmo il conquistatore è discendente di Rollo), nella battaglia di
Astings dove finì il periodo delle invasioni vichinghe. Un ramo dei normanni di Francia arrivò in Sicilai e Italia
meridionale, gli Altavilla).
Cronaca normanna più manoscritti: 899 Alfredo muore e gli attacchi riprendono.
I Norvegesi si dirigono verso occidente: l’Islanda, l’America settentrionale (per poco).
I Danesi si dirigono verso sud-est: Inghilterra e Francia.
Gli Svedesi si dirigono verso est: pianure russe.

Svedesi: Varioghi o Vareghi


Alcuni faranno parte della guardia del corpo di Bisanzio. Migrano per motivi commerciali in Russia e fondano Kiev e
Novgord. Le fonti: testo scritto in Arabo, di Ahmed Ibn Fadlar; 922 viene incaricato dal Califfo di Bagdadi di recar,si
presso il califfo dei Bulgari (non so se corretto). Successivamente redige un’opera in cui racconta la sua missione.
(Risala, questo tipo di opere sui viaggi in arabo): egli incontra alcuni di questi svedesi e li descrive fisicamente e
culturalmente: tatuati, biondi, rossi, altissimi. Ci si imbatte durante un lutto e assiste ad un funerale del corpo vichingo
morto. Descrizioni raccapriccianti del defunto, benedizione dei cadaveri.

Germani Occidentali
Era un popolo eterogeneo. I Franchi, con Carlo Magno, che impongono la conversione per tenere in piedi l’impero ed
espandersi altrove, unificandosi sotto una religione, il cristianesimo.
Erminoni (sempre germani occidentali): inizialmente insediati presso il fiume Elba. Cominciano a migrare verso sud.
Alcuni gruppi ricordati in coppia come Svevi e Alemanni che si stabiliscono in Alsazia e Lorena (tra Germania e Francia).
Si stanziano anche nelle regioni della svizzera (dove oggi si parla un dialetto che discende dalla lingua di questi popoli).
Altro gruppo sono i Marcomanni: stanziati in Boemia. Verso ovest anche sulle Alpi, vicino agli Svevi in Baviera (Bavari).
Maroboduo, capo dei marcomanni, ricordato per l’imposizione di un governo coercitivo (toglie la libertà altrui) e
assolutistico.
VIII – XI alto tedesco antico. Altro gruppo sono i Longobardi, e non possediamo quasi nulla della loro lingua. Historia
Longobardorum di Paolo Diacono. Origine del nome e del popolo (più dovuta alla mitologia che alla storia): in Svezia
(Scandinavia) c’erano Vandali e i Winnili, governati da due fratelli più la madre (come i Bunghurdi e Nibelunghi). I
vandali sfidano i Winnili, scoppia la guerra e alla vigilia della battaglia chiedono la vittoria ad Odini, egli dice che farà
vincere i primi che vedrà spuntare all'alba. I Winnili parlano invece con frea che dice che farà vincere il popolo che per
primo si presenterà alla battaglia, ma gli uomini devono farsi a accompagnare dalle donne con i capelli sciolti sul petto.
I Winnili si presentano per primi con le donne. Odino dice “ma chi sono quelli con le lunghe barbe?”, crea risponde “gli
hai dato il nome, dagli anche la vittoria”. misero i Winnili che vennero chiamati Longobardi (Lunga Barba), un'altra
etimologia è lunghe lance, entrambe sono valide. I Longobardi, con la migrazione, diffondono il culto di Odino. vi fu
un importante ruolo per le donne, che ebbero gli stessi diritti e doveri degli uomini. Le valchirie, infatti, rappresentano
donne guerriere bellissime che sono divinità a servizio di Odino e decidono i deve morire in battaglia. e donne
accompagnavano in battaglia: o combattevano o stavano pronte a soccorrere. Risale al 578 l'ultimo attacco
longobardo, con a capo Alborio, delle migrazioni barbariche. Si passa dalla Pannonia all’Italia; tutto il popolo si sposta
e fondarono un regno un po' scalcinato (non strutturato come quello degli ostrogoti). Essi sapevano fare la guerra e
nient'altro. Si possono ricordare solo pochi nomi importanti come ad esempio Teodolinda, regina cattolica longobarda
che era in stretto rapporto con Papa Gregorio I. Alcuni Longobardi erano Pagani, altri cattolici, altri ancora ariani. erano
discontinui e disorganizzati, cosa che li rende deboli e nel 774 vengono sconfitti dai franchi di Carlo Magno. I franchi
erano composti da tre stirpi: Galli o celti, germanici e latini; queste stirpi erano tenute insieme dal cristianesimo come
collante.
un altro testo longobardo è il carme longobardo, IX secolo, testo di poesia eroica. Un testo di questo tipo in fase
antica, i protagonisti erano i Goti e la storia ruota in un ambiente goto, puoi passato dai Longobardi, puoi in Baviera.
Le Rune
Le rune rappresentano il fenomeno culturale più vistoso delle popolazioni germaniche. Vengono realizzate in un
periodo antecedente alla conversione e l'adozione dell'alfabeto latino. Brevi testi scritti non su pergamene ma su
oggetti come, ad esempio, pietra ossa eccetera; questa fu una funzione epigrafica. l'eccezione è evidente nel Codex
Runicis: cioè un manoscritto redatto in Scandinavia nel dodicesimo secolo. esso raccoglie al suo interno 200 pagine,
una serie di leggi (codice giuridico) bel antica regione della Scania (Scandinavia del Sud). Nel 1300 era già stato adottato
l'alfabeto latino (codes regis 2 3 6 5, Edda in poesia, già nel 1270). Ma perché ancora si usavano le rune? Questo per il
vezzo dell’antiquario; dove l’amanuense decide di usare le rune. Iscrizione runica più antica risale al 160 d.C., ed è
iscritta sul pettine di Vimose, è fatto di corno di cervo scoperto nella palude di Vimose (isola della Danimarca). Il testo
si legge Harja, forse un epiteto o un antroponimo (nome di persona). L'etimologia “runa” è comune a tutto il popolo
germanico. In tedesco, rune significa segno di scrittura risalente alla fase moderna. nella fase antica runa equivaleva a
mistero o segreto. In Svizzera moderno Raun (derivante dall'Alemanno run) significa votazione, decisione segreta. in
tedesco moderno, il termine Raunen significa parlare a bassa voce e in segreto, sussurrare. nelle fasi più antiche, il
termine runa era mistero/ segreto. Dunque, la scrittura era associata a qualcosa di oscuro e magico. veniva utilizzata
in ambito religioso pagano. Rappresentava una peculiarità di un elite e non di tutto il popolo. nella fase media la parola
cade disuso e scompare (nei documenti, infatti, non c'è più). tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, in area
scandinava, nel periodo il recupero dell'antiquario germanico, viene riesumato il termine nella sua forma antica (run).
Gli si dà un altro significato, quello di segno di scrittura ( senza U). In inglese e tedesco nel passaggio alla fase media le
lunghe (U) diventano dittonghi. Esempio haus ---> House
il fenomeno della dito gazione era però finito quando si recupera la parola runa, quindi non le viene aggiunto il
dittongo. L'alfabeto Futhark e composto da 24 segni. (vedi slide con alfabeto). Questa successione/ sequenza è stata
provata su diversi reperti. Pietra di Kylver (Goteland, Svezia, VI secolo) oppure Bratteata (Brateata= lamina sottile
come quella di una foglia) di Vadstera (Stoccolma VI sec) medaglioni con una valenza apotropaica, li troviamo anche
nelle tombe. Altro esempi sono rappresentati: dalla Bratteata di Grumpam (Svezia); Colonna di Breza (Bornia), colonna
in pietra del Vi secolo, rinvenuta tra i resti di quella che doveva essere stata un’antica chiesa cristiana; Fibula di
Charney, Borgogna. Wimmer, in metodo filologico, ha confrontato questi reperti e ho ricostruito la serie originaria.
Le tecniche di scrittura (incisione) hanno influenzato la terminologia di scrittura. In inglese si scrive write - dal tedesco
“writana” (non so se correto) che ho appunto significa incidere o intagliare. Il significante uguale ma il significato
diverso: la forma della parola resta e arriva fino a noi write, ma subisce un cambiamento, infatti, non significa più
scolpire ma scrivere. In tedesco invece abbiamo la situazione opposta cioè il significante diverso ma significato uguale.
In tedesco scalfire e intagliare si dice “Ritzer”. Per indicare “scrittura” si prende invece spunto dal latino “schreiben”.
Anche l’anglosassone prende in prestito dal latino “scriban” ma non significa scrivere, bensì prescrive qualcosa in
contesto religioso.
L’alfabeto norreno, cioé il Futhark norreno rispetto a quello prima spiegato è composto da 16 segni (visto che ci sono
meno segni, ogni segno corrisponderà a più suoni” e non da 24. Infatti, la differenziazione delle singole lingue
germaniche, tra VI-VII secolo, parlate si riflettono su una modifica del sistema runico (il futhark non più uguale per
tutti ma differenziato di popolo in popolo). Ricordiamo la Pietra di Gorlev (900 a.C.), Danimarca; Pietra di Rok in Svezia
prima metà del IX secolo.
Futhark Ingevone (Anglosassone, Mar del Nord). I segni aumentano in 28, il più antico è lo Scramasax del Tamigi IX
secolo (spada rinvenuta nel 1857). Le rune hanno un doppio ruolo; non sono solo simboli che rimandavano a suoni,
ma anche un ruolo magico. Indicavano un concetto (come i geroglifici egizi) e non valori fonetici, almeno inizialmente.
“Valore semantico + antico di valore fonetico”. I nomi delle rune rimandano al mondo religioso/magico. Nomi di
divinità, di creature, di animali sacri, di piante sacre.

Esempio: Valore semantico: ”Fehu” (germanico) = bestiame/ricchezza che coincidono per le popolazioni
germaniche. Valore fonetico: f. Il valore della runa coincide col suono iniziale del nome della runa stessa. I nomi delle
rune vengono modificati per adattarsi al mondo della cristianità.

”purisaz” in età germanica rappresentava il” Gigante”. I primi esseri, prima ancora degli dèi, furono i giganti di
ghiaccio. Diventerà ”thorne”, spine, dalla corosa di spine di Cristo.

a (valore fonetico), Ansuz (nome della runa, valore semantico) ”Dio” da ”asi” la famiglia di Odino.

Codici che contengono rune trascritte (translitterazione latina): Codici continentali

• ms Wien, Österreichische Nationalbibliothek 795 (detto anche manoscritto di Alcuino o di Salisburgo), che
conserva ai ff. 20rv, oltre al catalogo dei nomi e dei valori fonetici del fuþorc di ventotto segni, anche tre
alfabeti gotici corredati dell’elenco delle denominazioni delle lettere.
• ms St. Gallen, Stiftsbibliothek 878, datato intorno alla metà del IX secolo, in cui si conserva un fuþorc
anglosassone di quarantadue segni. Il materiale runico selezionato in questo manoscritto si inserisce in una
miscellanea di opere di natura didattico grammaticale e scientifica (inclusi escerti dalle Etimologie di Isidoro,
dalle Institutiones Grammaticae di Prisciano e dal De Grammatica di Alcuino, nonché trattati computistici)
raccolta dall’abate di Reichenau Valafrido Strabone (ca. 808 849). Oltre al catalogo runico, il codice 878
conserva un alfabeto ebraico, un alfabeto greco e il testo del cosiddetto Abecedarium Nordmannicum , un
breve componimento in versi allitteranti che illustra le sedici rune della serie recenziore nordica.

Codici che contengono serie runiche ingevoni: Codici insulari

• London, British Library, Cotton Domitian A. ix : risale all’XI secolo, è una miscellanea eterogenea che riporta,
ai ff. 10r 11v, una serie runica scandinava con delle forme molto tarde e la serie runica anglosassone di
trentatré segni.
• London, British Library, Cotton Otho B. x : gravemente danneggiato nell’incendio del 1731 della biblioteca di
Sir Robert Cotton, conteneva il Poema runico antico inglese.
• London, British Library, Cotton Galba A. ii : manoscritto distrutto in un incendio nel 1865.
• Oxford, St. John’s College 17 : volume di carattere enciclopedico, vergato probabilmente a Thorney intorno al
1110 11, che racchiude un’antologia di opere di contenuto didattico scientifico: testi matematici, astronomici
e computistici (tra cui il De Temporibus di Beda , nonché opere di Abbone da Fleury e Byrhtferth di Ramsey ),
calendari, pronostici, opere di argomento medico, grammaticale ed escatologico.

Il valore magico delle rune è confermato da diverse fonti (storiche, letterarie, ecc.., sia in latino che in volgare). Primo
esempio, Germania di Tacito del 98 d.C. Mantica (L'arte della divinazione nel mondo antico), cerimonia per predire il
futuro. A dirigere la cerimonia è il capo famiglia (per questioni familiari) o il sacerdote (per questioni comunitarie).
Tacito dice che incidevano “note” su pezzi di corteccia che poi venivano sparsi su un drappo bianco. Poi il sacerdote
raccoglieva i pezzetti guardando verso il cielo, poi guardava i pezzetti e prediceva il futuro. “Fonte storica, diretta,
latina”.
Forte letterarie, volgare: il secondo esempio, Edda poetica; Codex regius 2365 “Hamaval” (canzone dell’eccelso) strofe
138-139. Odino parla in prima persona a proposito di un rito di iniziazione (sua impiccagione di 9 giorni a Iggadrasil),
al termine del quale, caduto dall’albero, raccoglie le rune. In questo modo si lega l’origine/invenzione delle rune ad
Odino, dio per accellenza della magia. Altro carme sempre di Edda è il “Carme di Skirnir”. Freyr, divinità che protegge
amore sesso famiglia. Egli si era innamorato di' una gigantessa e manda il suo servo Skimir a mandare messaggi alla
gigantessa che è rifiuta sempre. Ad un certo punto il servo decide allora di minacciarla affinché accetti le avance del
suo padrone con le rune. lanciano maledizioni che legano la principessa. le rune in questo caso sono uno strumento di
potere malvagio. altro carne, seconda sezione, “Carme della Sigrdrifa”: Sigurdhr, dopo aver ucciso il drago, si reca
verso una runa avvolta dalle fiamme per liberare Brunilde che aveva disobbedito ad Odino ed era stata punita con le
rune del sonno. Per ringraziare il suo Salvatore la valkiria da tutta una serie di istruzioni per usare le rune e avere
vantaggio nella vita di tutti i giorni. qui abbiamo un uso delle rune come appannaggio di un elite ed inoltre un
importante il ruolo delle donne.
Un esempio famoso di iscrizioni runica è il corno B di Gallehus conservato al museo nazionale di Danimarca. Venne
trovato a Gallehus nella metà del 1600. I corni erano utilizzati come strumenti musicali, come boccali o come corni
potori. Il corno B è un corno potorio, non è rivestito d'oro ma modellato sull’oro a forma di corno. Il corno A è diviso
in strisce, presenta figure antropomorfe (cacciatore nel corno A), figure animali, no iscrizione runica. Il corno B invece
presenta iscrizioni runiche ed è diviso in 5 strisce. Entrambi i corni sono stati ritrovati nella stessa area con distanza di
un secolo. Risalgono al 400 d.C. più o meno nello stesso periodo della Bibbia di Wulfila. I corni sono di tradizione
norrena con rune Protonordiche. Finirono in mano ad un antiquario che le fuse per l’oro. Non possediamo più gli
originali. I corni venivano utilizzati nelle cerimonie di culto, presentavano dei decori semplici, uno stile ancora acerbo,
dei serpenti stilizzati, che insieme all' uccello è un motivo che si ripete spesso nelle suppellettili, bassorilievi e nelle
navi vichinghe. Nella prima fascia del corno si trova un'iscrizione, da ricordare è che nei primi secoli non adoravano
esseri antropomorfi ma esseri come il sole, il fuoco eccetera. L'iscrizione andava da sinistra verso destra. Nei primi
tempi non c'era alcuna convenzione che regolasse il senso della scrittura, spaziatura, punteggiatura eccetera. La
direzione scrittoria poteva essere varia, da destra a sinistra, da sinistra a destra, a zig. La direzione scrittoria influenzerà
quella Latina fissandola da sinistra a destra. Il Filologo germanico ha come compito riconoscere le rune, traslitterare,
l'interpretazione e la traduzione. Questi compiti erano abbastanza difficili perché i testi runici non sono sempre ben
visibili, completi, o scritti seguendo le conversazioni; ci sono poi iscrizioni singolari in cui lo stile delle rune cambia e
non si riesce a riconoscere.
Originale: ek HlewagastiR holtijaR horna tawido - Traduzione: Io, Hlewgast, figlio di Halt, feci il corno.
Ek: io, pronome nominativo;
Hlewagastir: Hlewgast; non è stato messo divisione come se ek e Hlewagast fossero la stessa cosa, cioè il soggetto.
Holglijar: Holt aggiunto a ijar crea il cognome (come “son”, John-son) suffisso per formare il cognome, indica la
provenienza.
Hlewa: radice della parola “famose/illustri” - Gastir: legato alla parola “ospite” => “ospite straniero” sostantivo
maschile composto.
Horna: horn “corno” in inglese.

Ek: gotico ik; anglosassone Ic; tedesco antico Ich/ih; tutte le lingue germaniche non presentano la “e” ma la “è”.

Le lingue germaniche subiscono questo tipo di passaggio nel corso del tempo. La lingua delle iscrizioni runiche è
volutamente arcaica e conservativa, quasi per staccarsi volutamente dal quotidiano ed il comune.
Sintassi: 1 posto soggetto, 2 posto complemento oggetto, 3 posto verbo: la composizione della frase è tipicamente
germanico. Altro elemento che ci fa capire che questo è un testo germanico e l'utilizzo della rotazione consonantica
cioè la trasformazione delle consonanti occlusive sorde (primo testo in cui viene applicato).
Corno B – l'iscrizione è considerata anche il primo testo politico (di tutta la tradizione germanica), perché c'è il tratto
dell'allitterazione che è uno dei tratti caratterizzanti della poesia germanica antica. I due semi versi che compongono
il verso germanico devono avere l'accento e devono iniziare con lo stesso fonema (penso a 100 sarebbe solo assonanza,
e non sarebbe quindi poesia). le vocali allitterano a prescindere dal timbro, basta che ci sia accento. Il padre deve
allitterare col nome del figlio, i nomi infatti devono iniziare con lo stesso fonema.
Altre iscrizioni sono:
Punta di lancia di Kowel, III secolo, ritrovata in Ucraina. Traduzione gotica. Ma come si fa a saperlo? in quanto l'Ucraina
era un territorio goto ed è formato da segni linguistici Goti. È formato da segni geometrici, motivi ornamentali dell’arte
geometrica primitiva, come ad esempio corpi di animali stilizzati intrecciati tra loro, facente parte della fase più
recente. Le rune (nella parte sotto) si leggono da destra verso sinistra. In alcuni casi non si sa se la direzione è voluta
o data dal fatto che lo stampo non fosse specchiato. In questo caso nasce così. Le forme delle rune sono un po'
anomale, non uguali a quelle del futhark. Iscrizione: “tilarids” cioè colui che si muove fino ad una certa meta (sulla
lancia= colpisci, vai nel segno, esternazione, incitazione). Til: introduce complemento di moto a luogo (inglese until).
Riden: sostantivo, nome in agentis (derivanti da radice verbale; colui che compie un’azione) voleva dire muoversi a
cavallo.
Moneta (conservata al British Museum). Area angevone. Ha tratti linguistici del frisione. Iscrizione: SKANOMODU .
Monete funebri che si mettono sugli occhi dei cadaveri, indicano uno status Symbol. È un oggetto apotropaico.
Moneta dell’East Anglia, testo ‘Beonna’ (re che ha fatto battere la moneta) scritto in caratteri dell’alfabeto latino e
runici. Questa moneta veniva usata per gli scambi. “Boenna (in latono) Rex (rune)”.

Ambito Anglosassone
Si era instaurata già da prima della fine del VII secolo e della tradizione scritta, la tendenza al sincretismo (ibridazione
di elementi diversi) come il latino, il volgare e il celtico in Inghilterra. Si passa da rito a cultura, in cui si intrecciano gli
elementi di più culture che convivono in armonia e si manifestano in arte, scrittura,epigrafie eccetera.
Pettine: il testo (significante) è scritto tutto in caratteri runici. Il significato è in due lingue: da prima in latino e poi
antico inglese; l'iscrizione si ferma perché il reperto è danneggiato. Presenta una breve iscrizione runica di chiara
ispirazione cristiana, in lingua latina e in antico inglese : d[æ]us mæus, god aluwaludo helipæ Cy --, da tradurre come
“Dio mio, Dio onnipotente aiuti Cy --”.
Le rune, prima utilizzata in ambito pagano, nel VII secolo continuano ad essere utilizzate ma in ambito cristiano. Un
esempio molto importante e dato dal Il reliquiario di San Cuthbert (VII secolo), custodito all’interno della cattedrale
di Durham, è decorato con una serie di immagini intagliate nel legno, che rappresentano personaggi delle Sacre
Scritture: il Cristo circondato dai simboli dei quattro evangelisti, gli Arcangeli Michele e Gabriele, Maria e Gesù
Bambino, gli apostoli. Il reliquiario reca anche i nomi dei personaggi raffigurati (sebbene in alcuni casi non siano più
leggibili), incisi sia con lettere dell’alfabeto latino che in caratteri runici.
Cofanetto di Auzon: è un piccolo scrigno, un gioie, fabbricato con osso di balena. è conservato al British Museum,
risalente al VIII secolo, Northumbria. E stato ritrovato durante i lavori di restauro della cattedrale di Auzon. il foro al
centro ero per la serratura. era un oggetto prezioso che conteneva a sua volta oggetti preziosi, forse reliquie visto che
è stato trovato all'interno di una chiesa. Interno: è formato da pannelli con figure a bassorilievo di carattere
iconografico di tipo antropomorfo e un nastro e racchiude le scene con iscrizione runica in diverse direzioni scrittorie.
separate da una cornice sottile con motivi stilizzati e intrecciati. le varie scene fanno riferimento a civiltà diverse.
Nel pannello 1 cioè quello al lato sinistro, viene rappresentata una scena che si riferisce al fabbro Volurd, artefice di
meravigliosi tesori (figura mitologica comune a tutti i germani) paganesimo germano.
Nel panello 2 Romolo e Remo allattati dalla Lupa (storia mitologica).
Pannello 3 storia di Roma, l'imperatore Tito presa di Gerusalemme.
Volurd: nano o forse elfo. se ne parla nel Beouwulf, quando si dice che fu artefice delle armi dei grandi ero eroi. La
storia completa la troviamo in un carme dell’Edda (n°29), Il Carme di Volurd, il carme che fa da ponte tra le due sezione;
egli era un semi-dio, per questo il suo carne è nel mezzo. Vengono affrontati tre diversi temi: il tema del Tesoro, il
tema della vendetta e il tema dell'oro. vi erano due fratelli elfi, uno fabbro e un arciere, che vivevano insieme felici
con le mogli valkyrie vergini. Le due donne lasciano poi il focolaio per riprendere le antiche occupazioni. L'arciere va
in cerca dell’amata ma il fabbro resta a casa e si dedica al lavoro aspettando il ritorno della sua amata. Un re malvagio
e avido lo fa capire e lo rende prigioniero, costretto a lavorare per lui. Per evitare che scappi viene azzoppato, gli
vengono recisi i tendini. Nel Carme vengono descritte le atrocità che compie per vendicarsi. I bambini del re malvagio
si recano un giorno ad ammirare gli oggetti fabbricati dal prigioniero, egli li decapita chiudendogli in un forziere sulle
teste. Ricava dai crani una Coppa da bere che ricopre di oro e argento che dona al re e alla regina; ha una collana di
denti che regala alla regina. Volurd si vendica sulla figlia del re malvagio, che innamorata di lui, si reca a porgli visita e
lui ne approfitta stuprandola. Ella rimane incinta. Fabbrica poi delle Ali e fugge recandosi alla Corte, del re dove rivela
tutti gli scempi che ha fatto e si fa promettere dal re di allevare come fosse un erede al trono il bastardo che la figlia
porta in grembo. Tutta questa leggenda è rappresentata nel cofanetto accanto alla decorazione dei magi.
Il cofanetto nasce come dono di nozze anche se poi usato per altro. Questo cofanetto nelle decorazioni esprime le
idee del dono e della ricchezza, ad esempio i re Magi che portano i doni. Anche Volurd fa dei doni anche se malvagi
nasce come dono di nozze. Questi concetti ritornano nelle iscrizioni (anche questi sono versi poetici).
Croce Ruthwell, VIII secolo, Scozia, viene dalla Northumbria. Sincretismo culturale; iscrizioni runiche in ambito
cristiano. Croce celtica, classica delle isole britanniche, (disco solare nell’incrocio delle braccia). Invenzione di San
Patrizio, patrono irlandese al quale si deve la conversione dell’Irlanda. Croce + Disco solare = sincretismo. Cominciò ad
essere smembrata, è alta 6 metri. Nel 19° secolo venne ricomposta e ricollocata vicino all’altare, sua posizione
originale. Il pilastro ha 2 lati ambi e 2 più stretti. Nei lati ampi, le sculture sono in bassorilievi e raffigurano scene
bibliche, “Cristo in giudizio universale” e “Cristo e Maddalena che gli lava i piedi”. Intorno didascalie che spiegano gli
episodi ma scritto in latino” (significato latino e significante latino). Nei lati più stretti troviamo decorazioni: tralci di
vite intrecciati tipici del mondo celtico, più tutta una serie di iscrizioni runiche. Futhark 33 segni che presentano parti
(solo frammenti) del “Dream of the road”. Quindi il dream of the road risale almeno all’VIII secolo. Dream of the road
(più antico del libro che lo contiene perché la croce contiene incisioni runiche) è un testo in poesia inserito all’interno
del “Vercelli Book” dell’anno 1000 che contiene testi in prosa e poetici.. Vercelli era una tappa per i pellegrini. Dream
of the road è il primo esempio letterario di testo scritto come sogno della cultura anglosassone e di tutte in generale
in volgare (è l’apoteosi del genere del sogno con la divina commedia). Il poeta immagina di sognare e vedere una croce
preziosa incastonata di ricchezze ma un certo pure la croce comincia a sanguinare e inizia a parlare, e racconta la sua
storia. Da quando viene abbattuta nel bosco, trasformata in croce, Gesù che gli viene esposto sopra ecc. Bassorilievi
(cattolici) , Croce (celtica), rune (mondo germanico).

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