Sei sulla pagina 1di 30

20/09

IV - V secolo sono gli ultimi secoli dell’impero romano, questo è il punto di partenza. Impero
organizzato, unitario tutto intorno al mediterraneo. Fuori dall’impero come entità organizzate c’è
qualcosa solo ad oriente, dalle altre parti c’è un mondo molto più instabile di popolazioni che si
muovono, in cui la civiltà non c’è.
Il punto di arrivo è questo stesso spazio nel XV secolo, le cose sono più vicine a come sono oggi. I
cambiamenti eclatanti sono due: da una parte questo mondo al di là del Reno e del Danubio, in cui
c’erano entità provvisorie, adesso ci sono entità politiche definite che cominciano ad assomigliare a
ciò che è oggi. C’è una Boemia, di Ungheria, embrione della Romania, Polacco-Lituana…
Il cambiamento delle cose è espresso nel cambiamento dei nomi: prima Gallia poi si chiamerà regno
di Francia; prima Bretagna romana poi si chiamerà Regno di Inghilterra (la terra degli angli,
popolazione germanica arrivata nel V secolo che ha cambiato il nome). La seconda, nella sponda
orientale e occidentale del mediterraneo formazioni politiche arabo-islamiche che cominciano a
corrispondere a quelle che ricordiamo oggi. Nell’epoca romana gli arabi erano in Arabia, la sponda
araba dell’africa avviene con il tempo.
Medioevo: periodo nel quale quello che era il mondo antico si trasforma progressivamente e
comincia ad assumere le caratteristiche che mantiene ancora oggi. E’ semplicemente il primo
lungo segmento dell’età moderna.

476 è un colpo di stato, caduta dell’impero romano.


Inizio IV secolo: inizia con l’anno 301 e finisce con il 400.

Cartina: Impero con popolazione che sono fuori, popolazioni nomadi, molte di ceppo germanico
(barbari cioè che parlano una lingua diversa dalla nostra e non sono civili come noi), uno degli
aspetti che cambiano tra il tardo antico e alto medioevo, è che questo mondo subisce un innesto di
popolazioni prevalentemente germaniche. Fra queste popolazioni ce n’è una che si insedia in Gallia
e poi si allarga, sono i Franchi.
Primo elemento il germanismo, il secondo elemento è il cristianesimo. Il cristianesimo ha origine
nei primi decenni della nostra era, nella metà del III c’è un ribollio religioso. Restaurazione
imperiale fatta da Diocleziano, dopo Diocleziano c’è Costantino per cui le cose cambiano, Editto di
Milano del 313. Editto di Costantino già fatto due anni prima, Editto di Serdica (311),
dall’imperatore Galerio, imperatore d’oriente —> riassume quello che era accaduto nei secoli
precedenti, per il bene dello stato restaurare le antiche leggi e le istituzioni romane. Una religione
accettata dallo stato, pregate il vostro dio per la salute dello stato e di loro stessi, salus in senso
ampio, come successo politico.

21/09

Editto di Serdica: emesso nel 311 da Galerio.


Diocleziano era l’Augusto di oriente, il Cesare di Diocleziano era Galerio.
Editto mirato sui cristiani e ci mostra molto bene la politica che ci sta dietro. Restaurazione della
romanità, la frase chiave è restaurare. I cristiani sono fra quelli che hanno abbandonato le
tradizioni degli antichi, si sono riuniti in comunità dandosi leggi e regole interne, riunioni liturgiche.
Libertà di riunione e restituzione o possibilità di ricostruire gli edifici distrutti o confiscati ai
cristiani. Da ora in poi i cristiani possono avere edifici in cui riunirsi liberamente. Questa cosa viene
portata in occidente da Costantino. Editto tramandato da due scrittori cristiani, uno greco e uno
latino che hanno inserito questo testo nei loro scritti.
Queste comunità adesso più tollerate possono comunicare le une con le altre, c’è tutto un
movimento dopo questo editto.
Tutti i fedeli di quella città, il capo di quella civitas è il vescovo. Diocesi: termine greco, traferito di
peso nel cristianesimo. In questo saggio si trova l’organizzazione della chiesa.
Queste comunità strutturate cominciano a parlare fra di loro, e salta fuori che il cristianesimo non è
ancora una religione formata sul piano di vista culturale, ci sono dei dissidi, orientamenti diversi
etc.. Costantino a differenza di Galerio punta molto di più sugli aspetti di fortificazione della res
publica da parte del cristianesimo, possibilità di collante da parte del cristianesimo. Sinodo e
concilium indicano le assemblee che servono per discutere.

Costantino convoca il Concilio generale a Nicea nel 325: si discute sull’aspetto delle verità
irrinunciabili della nostra fede. La parola simbolo è la formula che racchiude le verità irrinunciabili
della fede cristiana. Costantino preme perché si raggiunga una formula ufficiale, che esprima i
contenuti irrinunciabili della fede cristiana.
Nasce il credo per puntualizzare che il figlio coesiste con il padre, generato cioè non c’è padre senza
figlio, vuol dire assegnare questa perfetta idea trinitaria.
Ortodossia: adesione alla fede ufficiale
Pochi decenni dopo, con Teodosio: la formula di Nicea è l’unica accettata per legge, chi non
l’accetta è eretico ed è fuori dalle leggi dello stato.
Con Teodosio si riprende in mano la situazione con il concilio dio Costantinopoli viene integrato il
simbolo.
Editto di Tessalonica del 380, emesso dall’imperatore Graziano. Importante perché chiude tutta la
discussione: l’unica forma di religione di stato che approviamo e adottiamo è il cristianesimo
niceno. Con questo editto tutti i popoli che sono sotto il nostro governo vogliamo che vivano in
questa religione che Pietro ha tramandato ai romani, cioè la perfetta trinità. Solo coloro che
professano questa fede possono essere chiamati cristiani, gli altri stolti saranno condannati dal
castigo divino e eretici e saranno fuori dalla legge romana.
Non è un editto antipagano ma residuale, la religione di stato è questa, con questo cristianesimo
ossia quello niceno.
Giustiniano ultimo imperatore d’oriente di lingua latina, fa raccogliere tutte le leggi romane ancora
in vigore e le riunisce sistematicamente organizzandole nel Codex. Sistematizza anche gli scritti più
importanti dei giuristi romani sui principi generali del diritto. Fa una raccolta completa della
legislazione dei diritti del principio romano.

24/09

Voce wikipedia Arianesimo.


Imperatori del IV secolo: (wikipedia Dinastia costantiniana) impero guidato fino agli anni ’60 dai
costantiniani, l’ultimo è Giuliano così finisce questa dinastia nel 363. Nel 364 viene acclamato
come imperatore Valentiniano I, poi asspocoa in oriente il fratello Valente. I figli di Valentiniano I e
Teodosio (genero di valentiniano) continuano questa dinastia Valentiniana-teodosiana per tutto il V
secolo.
Valente favorisce il cristianesimo ariano, mentre Valentiniano è per il cristianesimo trinitario.

Barbari: con la sconfitta di Valente si pone il problema dei barbari in un modo tutto nuovo rispetto
al passato. Dopo una crisi durata tutto il III sec. Si arriva ad un sostanziale restaurazione sotto il
segno di Giustiniano; le popolazioni germaniche, barbariche che si muovono al di là dell’impero.
Con gli anni 70 del IV sec. Svolta epocale: c’è una serie di migrazione degli Unni che va verso
occidente, si avvicinano verso l’Europa e incontrano delle popolazioni germaniche che vivono al di
là del Danubio, alcune le inglobano e questo da l’origine ad una concessione pacifica al di qua del
Danubio nel territorio romano, territorio dell’impero.
Si arriva ad un ribellione dei goti dopo essere entrati pochi anni prima pacificamente; l’esito nel 378
quando valente ritiene di poter affrontarli frettolosamente senza rinforzi, sconfitta dell’esercito
romano, crea una situazione altamente difficile.
Soluzione trovata rapidamente: visigoti restano dentro l’impero ma vengono considerati come una
parte dell’esercito romano.
Rapporto delle popolazioni barbariche con il cristianesimo: vengono iniziate delle spedizioni,
vengono mandati dei missionari, cristianesimo un po diverso da quello niceno ufficiale. Teodosio
colui che si deve occupare del problema dei visigoti, che dal 378 sono per buona parte padroni delle
zone balcaniche, lui è contemporaneamente è fautore dei freni del cristianesimo niceno, lui tratta
con visigoti ariani.

27/09

Invasioni barbariche del V secolo (wikipedia)

I Visigoti: varcano il Danubio nel 376, operazione politica da Valente che però sfugge di mano per il
sistema che si pensava di mettere in piedi; vettovagliamento, confinarli in posti…
418 stato romano assegna 2 province al governo dei visigoti, il re dei visigoti diventa il governatore
politico di queste due province romane, Aquitania 2 province. E i proventi fiscali restano sul posto e
finanziano l’esercito. I visigoti qui si stabilizzano. Il V secolo è il secolo in cui l’impero si trasforma
e diventa un quadro territoriale in cui sempre più regioni sono anche insediamenti stabili che ha un
patto con l’impero centrale, cioè quello di Ravenna. Che vantaggio trae l’impero da questo
d’accordo? Mettere gli uni contro gli altri. Nella Gallia del V secolo si sperimenta la crescita del
ruolo capo del vescovo che diventa portavoce della cittadinanza, che contrattano con queste
popolazioni barbare.
V secolo: trasformazione dell’impero.
476: regno dei visigoti occupa la Gallia occidentale e buona parte della penisola iberica. Poche
regioni comandate direttamente dall’impero. Fino a quel momento l’impero riesce a mantenere
integrità, ma accade colpo di stato, questo barbaro Odoacre diventa il primo capo politico dopo la
caduta dell’impero romano d’occidente.
I Franchi: vuol dire “libero”, progressivamente diventa il nome che unifica questa serie di tribù
della gallia. Fino al 476, sono stanziati nella gallia nord orientale e si considerano ancora al servizio
dell’imperatore di Ravenna, quando l’imperatore non c’è più, Clodoveo riesce ad unificare queste
tribù diverse dei franchi e lui diventa il primo re dei franchi uniti dando origine ad una dinastia, la
dinastia dei merovingi. Negli anni successivi sono in grado di allargarsi verso sud e nel giro di
qualche decennio si allargano e inglobano il regno dei burgundi. I franchi fanno spostare i visigoti
verso la penisola iberica.

28/09

Teoderico, re accettato e obbedito dei goti e anche l’amministratore ben accetto e gradito dei
romani. Di Teoderico abbiamo molte lettere, atti di governo che dopo la sua morte sono state riunite
dal suo collaboratore Cassiodoro.
Comes: uomo di fiducia dell’imperatore destinato ad una amministrazione locale, verrà usato dai
franchi. Termine latino che già nel tardo impero ha un significato amministrativo, poi prosegue nei
regni romano-barbarici, poi diventano titoli onorifici (conte).
Nel regno di tedeorico gli ufficiali pubblici sono regolarmente pagati dallo stato, dalla res publica,
sembra una cosa banale ma nei secoli successivi non accadrà.
Il funzionario goto a livello locale si chiama comes, che si può far assistere dal prudens e dai
cognitores.
Ambizione essere coordinatore di queste monarchie barbariche di occidente con l’impero d’oriente,
Teoderico.
Primo re dei franchi è Clodoveo.

1/10

Regno di Teoderico: si compie fra 493 e 526, si pone come l’anello di congiunzione fra la corte di
Costantinopoli e i regni germanici che sono presenti all’interno dell’impero d’occidente.
Format di una lettera di invio di un ufficiale pubblico dove lui dicendo vi mandiamo un comes goto
incaricato dal re, per amministrare la giustizia, in quella lettera c’era questa annunciazione di ideale
di Teoderico di convivenza pacifica.

Battesimo cattolico di Clodoveo, immersione nella vasca, negli ultimi anni del V secolo.
Battesimo fatto per immersione, significato reso dall’immersione, a significare la morte del signore
e la resurrezione.
Il fatto è il battesimo: Clodoveo ad un certo punto sceglie di prendere il battesimo cattolico trinitario
dal vescovo di Rems. Questa conversione al cristianesimo trinitario, niceno è un episodio
importante, nella tradizione francese è uno dei momenti fondatori della nazione francese. E’ l’inizio
di questa monarchia franca che è stata suggellata da un momento liturgico che è il battesimo. C’è
una colomba che porta il crisma che viene direttamente dal cielo, balsamo mista ad olio che serve
per la celebrazione del battesimo, che non ha bisogno di essere consacrata perché perenne. Idea
sacrale, che è l’origine di questa monarchia sacrale francese.
Episodio importante perché c’è stato qualcuno che lo ha raccontato e il modo in cui è stato
raccontato ha fatto conoscere questo episodio nel tempo fino ai nostri giorni. E’ una grande figura
nel regno dei franchi nel VI sec. È il Vescovo di Tours, È Gregorio, di stirpe romana, scrive
l’Historia Francorum, uno dei testi più importanti della storiografia alto-medievale. Vescovo latino,
di stirpe romana illustre, scrive in latino, ma non scrive la storia romana ma quella dei franchi e
scrive la storia dei franchi dalle prime notizie fino all’età contemporanea. Opera piuttosto lunga.
Trova la chiave per descrivere questo episodio e crea una memoria da tramandare alla posterità. La
moglie è già convertita, il ruolo della regina è sempre messo in rilievo che ha una forte influenza
nelle cose del marito e politicamente.
Gregorio vuole ripetere lo schema di Costantino. La regina guida le operazioni.
Qui viene presentato un Clodoveo pagano, grazie anche a Gregorio c’è questa idea che questo
popolo resta nel paganesimo tribale loro senza passare dalla fase di cristianesimo ariano e con la
decisione di Clodoveo passano dal paganesimo al cristianesimo miceno senza il passaggio
all’arianesimo.
Il battesimo è qualcosa che riguarda tutto il popolo dei franchi che segue il proprio re; il popolo dei
franchi è rappresentato
La cristianizzazione delle campagne, rispetto alle città, è un processo molto lungo che dura per
secoli, abbiamo molte testimonianze, soprattutto nelle campagne in cui i riti tradizionali sono molto
radicati. Tutto ciò avviene spesso con una sorta di sostituzione, di riti pagani.
Nella Gallia del VI sec il re dei franchi, svolgono, hanno la stessa funzione di protettori della fede
che ha svolto Costantino, questa tradizione romana, idea che Clodoveo per primo sono come
Costantino.

4/10

Il battesimo di Clodoveo è l’inizio del medioevo per i franchi.


I merovingi sono i successori di Clodoveo, Meroveo antenato mitico di Clodoveo di due secoli
prima.
Dux: capo militare nel mondo romano, che si inserisce nel mondo longobardo sono capi di singoli
pezzi dell’esercito con un ampio margine di manovra.
569 occupazione dei longobardi, popolo diviso in gruppi, non compatto, il loro re Albuino è un
primo fra pari.
744 morte del re longobardo Liutprando, Paolo Diacono si ferma a questo punto.
Longobardi
Historia longobardorum di Paolo Diacono.
Procopio di Cesarea è uno storico bizantino che scrive nell’epoca di Giustiniano, fra 527 e 565,
scrive un’ampia opera sulle guerre di Giustiniano, una parte considerevole è fatta dalla guerra
contro gli ostrogoti. In procopio ci sono continui contatti con i romani.
Procopio descrive bene le battaglie, la storia militare.
552-553 escono dall’Italia, 16 anni dopo ci tornano e proprio per questo questo ingresso dei
longobardi è ancora uno di quegli aspetti dei rapporti fra romani e barbari, è l’idea di fare pressione
sull’impero per ottenere qualcosa. Trovano un’Italia sguarnita di truppe.
Nel 569 occupano militarmente questo territorio e ci si insediano, da un lato alcune schiere cercano
di penetrare verso sud. Alboino entra dalla pianura padana, tanto è vero che la prima regione
occupata stabilmente dai longobardi è il Friuli, e il primo ducato è quello del Friuli.
Prendono tutta la pianura padana, da Milano fino a Pavia che diventa il luogo dove risiede il
monarca dei longobardi. Anche la toscana è una delle prime regioni ad essere occupate, poi una
schiera si stacca ulteriormente e città chiave Spoleto e Benevento.
Procopio ci racconta tutti i rapporti fra bizantini e longobardi fino al 553, scambi, alleanze,
forniscono truppe, è una popolazione che si inserisce bene in queste vicende, per questo la decisione
di entrare in Italia è fatta per fare pressione all’impero. Gli riesce così bene questa manovra che
ottengono buona parte dell’Italia.
Il litorale ligure, viene ottenuto solo con Rotari intorno al 630. Buona parte dell’Italia settentrionale
viene chiamata “langobardia” e si distinguerà fra una maior e minor (che è Spoleto e Benevento). In
quest’epoca la Langobardia è tutta l’Italia padana.
Resta fuori la laguna di Venezia ancora romana e il confine fra Bologna e Modena.
Perugia resta bizantina, Spoleto diventa così importante come sede di un duca longobardo.
Corsica è molto legata alla toscana e probabilmente fa parte del regno dei longobardi in qualche
modo.
Nella legislazione dal primo testo: Editto di Rotari 643.
Nella legislazione dei longobardi, dal primo editto di Rotari fino alle ultime leggi dei longobardi.
Editto si presenta in latino. “Le cose che sono scritte sotto dichiarano quanta preoccupazione
abbiamo avuto e abbiamo per il benessere del vivere tranquillo dei nostri sudditi..”
Editto di Rotari: corpus di leggi che regolano la convivenza pacifica all’interno del regno dei
longobardi. Viene emanato al tempo di Re Rotari, re vittorioso, nel 643. E’ in grado di far mettere
per iscritto tutto quello che si attiene alla convivenza pacifica nel regno dei longobardi. Promulga
una serie di norme e ci sono anche le relative pene, è diventata una monarchia matura. Il codice è
scritto in latino e anche il prologo, a indicare che la lingua ufficiale del regno è il latino. Questo
latino volgare, quello parlato che parlano i romani.
Nel prologo ci mostra l’intenzione del perché vuole promulgare questo editto: il primo obiettivo di
queste leggi è tutelare, proteggere coloro che nella società sono i più deboli da coloro che sono più
forti. I termini usati sono faticationes, vuol dire “molestie” che subiscono pauperes “i deboli”.
In questo prologo inserisce tutti i nomi dei re longobardi di cui si avesse memoria. Crea questo
elenco.

5/10

Legislazione dei longobardi: tutte norme promulgate dal re, a partire da Rotari. La prima vera fonte
per vedere com’è la situazione all’interno del regno dei longobardi, sono passati più di 70 anni dalla
loro entrata in Italia.
Commudum: benessere dei nostri sudditi e vogliamo ovviare all’inconveniente che si può creare in
assenza di un corpus di leggi fatto da un’autorità regia.
Termine latino virtus indica la forza.
Nel resto del prologo si richiama alla figura tradizionale del re legislatore: non erano state messe per
iscritto leggi prima di questo editto, venivano tramandate oralmente. Lo si fa in latino, poiché
ciascuno possa battersi per i nemici esterni al regno e difendere i territori. Il popolo longobardo è
fatto di combattenti.
Abbiamo voluto fare un’altra cosa importante per fissare la memoria collettiva del nostro popolo,
abbiamo voluto fare un elenco ufficiale di tutti i re miei predecessori, risalendo fino al momento in
cui per la prima volta si è cominciato a parlare nel nostro popolo di re. Scavando nella memoria
degli anziani e ricostruendo per iscritto questo elenco.
Ci sono 16 re e il 17esimo è Rotari, il primo fu Agilmundo.
Con aldoino si stringono rapporti con l’impero bizantino.
Con Alboino comincia la serie di re longobardi in Italia.
Usano termine gens: popolo e exercitus: popolo-esercito.
Da che se ne conserva memoria i longobardi sono sempre stati guidati da un re; io sono della stirpe
degli arodi.
L’editto di rotari comincia con la posizione del re che promulga le leggi ma è al di sopra da esse, la
persona del re è protetto e intangibile, infatti se qualcuno penserà o si consiglierà con altri di
uccidere il re, il tentativo si punisce con la morte. La punizione del delitto è il risarcimento del
danno provocato da quel delitto, questo è il principio cardine.
Il risarcimento viene calcolato in base al valore monetario, se io ammazzo una persona devo come
punizione versare ai parenti più prossimi dell’ucciso il valore monetario dell’ucciso.
Il re può ordinare la morte di qualcuno senza però doverne rispondere.
Parole chiave: legge 11—> colui che ha commesso l’omicidio dovrà risarcire (conponat) il morto,
rispetto al valore monetario che aveva il morto.
Se si fa una congiura, ci si mette d’accordo per uccidere una persona, se questa non muore si
pagherà 20 soldi, se si commette omicidio si dovrà risarcire la famiglia dell’ucciso.
Legge 11: risarcire il morto così nella misura rispetto al valore monetario che aveva il morto. Ogni
longobardo maschio o femmina libero, ha un valore monetario, quantificato, espresso in moneta. Lo
si stabilisce in base all’importanza sociale della persona. Il wergild (termine longobardo), wert
valore e gild moneta. Il wergild è il valore monetario, dietro c’è un altro termine longobardo:
angargathungi, ogni persona ha un rango sociale che si chiama angargathungi, a cui corrisponde il
valore espresso in moneta. I longobardi hanno la moneta d’oro.
Legge 48: se io strappo a qualcuno gli occhi dalle orbite, venga considerato come se fosse morto, si
consideri il valore che avrebbe se fosse morto e venga pagata come compositio la metà del valore
monetario.
Legge 74: mettendo per iscritto queste leggi, io ho fissato dei risarcimenti più alti previsti dalla
consuetudine perché l’obiettivo è quello di far scattare l’obbligo della faida, cioè la rottura della
pace sociale che viene espressa con il termine amicizia, cioè buon vicinato, situazione di pace fra
noi. L’inimicizia equivale alla faida, la vendetta privata. Le offese possono essere sia fisiche che
morali.
La compositio serve per far ricreare l’equilibrio e ritorni l’amicizia, cioè la non ostilità e dice se
accadrà che queste ferite parziali, qualcuno che muoia a distanza di tempo, allora colui che ha fatto
la ferita dovrà pagare interamente il valore della persona.
Legge 143: se un uomo libero o un suo servo verrà ucciso. Il sistema monetario vale per gli uomini
liberi, mentre per i servi è un affronto al bene dell’uomo libero. Se dopo la compositio non si ferma
ma compie la sua vendetta personale, ammazza colui che aveva fatto l’offesa ma aveva già pagati il
risarcimento, questa compositio andrà restituita raddoppiata a colui che l’aveva versata. La
compositio serve a fermare l’inimicizia.
Nell’editto si dicono tante cose riguardo alle donne; wegworin, fermare una donna per la strada e
offenderla sia in modo verbale che fisico, weg vuol dire via, Legge 26: se qualcuno taglierà la
strada a una giovinetta o a una donna libera, o se le lancerà una qualche offesa deve pagare un
risarcimento fisso, stabilito direttamente dal re, di 900 soldi (somma molto elevata), metà al re e
metà a colei è fatta questa offesa o al suo mualdo. Il re tutela l’integrezza delle donne che sono
quelle più deboli fisicamente.
Legge 204: una donna libera che viva nel nostro regno, dove vige la legge dei longobardi sia lecito
essere completamente libera delle sue azioni, vuol dire che non può compiere azioni che abbiano un
valore giuridico da sola, ma deve essere sempre assistita da un tutore. Selbmundia, selb da sè,
mundia viene da mundium parola germanica latinizzata che indica la protezione. E non posso
compiere atti di donazione, vendita, acquisto ma deve sempre farlo con colui che ha la tutela nei
suoi confronti. Chi ha la tutela? Un mundualdum, mundium + andvalt, tutela giuridica dal padre al
marito, se rimane vedova i mundualdi saranno i figli maschi. La donna non ha la piena capacità
giuridica da sola.
Si aggiunge che in determinate situazioni, la donna che non è contenta delle decisioni che il
mundualdo vorrebbe indurla a fare, può rivolgersi al re, poiché lui come tutore dei deboli, e quindi
delle donne, in caso di necessità può ricorrere a lui.
Legge 186: se un uomo violenta una donna e poi la costringe a sposarlo, l’uomo deve pagare 900
soldi, metà al re e metà ai parenti della donna e se non ha parenti tutta l’intera somma verrà pagata
alla corte regia. E a questo punto, la donna che avrà subito violenza può, ha il diritto, di scegliere
colui che dovrà essere il suo mundualdo. Potrà scegliere la persona da cui si sentirà più protetta e
tutelata e quindi se vuole il padre, il fratello, lo zio, ma se vuole può chiedere di passare
definitivamente sotto la tutela del re.

8/10

Liutprando: principale re dei longobardi. 712-744: prime leggi del suo primo anno; nel prologo,
spiegazione-motivazione del gesto che stanno compiendo. Ci aiuta a capire come concepivano il
loro compito. Il primo editto di Liutprando: l’attenzione religiosa, della regione cristiano cattolica e
quindi trinitaria-micenea, che diventa la religione ufficiale del regno dei longobardi.
Le leggi che un principe cristiano cattolico intende promulgare e raccogliere con saggezza, su cenno
ed ispirazione di dio.
Da Liutprando in poi questa cattolicità dei re longobardi diventa una scelta irreversibile, ufficiale e
corrisponde anche a qualcosa che nella società sta accadendo, questo cattolicesimo sta entrando in
profondità nei longobardi e nell’VIII sec troviamo tante testimonianze di atti a finalità religiosa che
vengono compiuti. Si vuole presentare come un regno profondamente cattolico, cioè che accetta
pienamente dal punto di vista dogmatico i deliberati dei grandi concilii dei 300, quello di Micea del
325 contro le interpretazioni ariane del rapporto tra padre e figlio nell’antichità.
Forte connotazione cattolica da parte di Liutprando.
Il popolo dei longobardi mantiene a lungo questa religione tradizionale pagana delle divinità, ma
dalla parte dei re longobardi c’è la volontà di accettazione del cristianesimo trinitario dei bizantini
oppure ad adottare in determinate occasioni, un atteggiamento religioso di tipo filo-ariano. Queste
ambiguità sono comunque completamente superate con l’inizio dell’VIII sec.
Liutprando vuole dare impostazione filo-cattolica e lo mette anche nelle leggi. Fa due citazioni
bibliche: come attesta Salomone terzo re degli ebrei, conta come colui che ha redatto il libro dei
proverbi.
Liutprando presenta il contesto nel quale lui promulga queste nuove norme di leggi: lo fa nell’anno
712 a fine febbraio.
Austria e Neustria sono le ripartizioni legali non geografiche della pianura padana (longobardi
maior). Sono termini che si trovano anche nel regno dei franchi.
3 settori del regno: tuscia, Austria e neustria le tre zone più importanti che da sempre appartengono
al regno dei longobardi.
Iudex vale come ufficiale regio, termine generico che ingloba due tipi di ufficiali regi: uno può
essere il duca, in determinate città è presente il duca, colui che ha guidato l’esercito dei longobardi
durante l’occupazione poi diventa un tipo di ufficiale regio che si stabilisce in una determinata città.
Dove non c’è un dux c’è gastaldo, termine germanico, ufficiale regio inviato nelle città dove non
c’è il duca. Anche per loro come i romani, il luogo dove c’è l’esercizio del potere è la città. I
longobardi non sono campagnoli, ma come i romani, sono cittadini.
Tutti gli alti ufficiali (funzionari) regi, vengono da queste tre ripartizioni del regno.
Fedeli longobardi: la parola fedele vuoi dire che sono persone legate alla persona del re da un
rapporto di tipo personale, vincolo personale, in particolare gli hanno promesso o giurato la fedeltà.
Rapporti feudali: feudalesimo indicano semplicemente dei rapporti fra persone. Legame di tipo
personale. Nel regno dei longobardi i fedeli speciali del re non si chiamano vassalli ma si chiamano
gasindi, che sono quelli speciali, proprietari terrieri, o che comunque hanno un peso nella società. Il
resto del popolo che sta in piedi e partecipa a questa cosa. Il re al centro, in qualche modo è
radunato quasi tutto il populus dei longobardi (maschi liberi adulti in armi, che hanno pieno diritto
civile e politico dei longobardi), due categorie di fedeli speciali: vicino a lui ci sono gli iudices
(duchi e gastaldi), in una cerchia più esterna i gasindi e infine il populus dei longobardi. In queste
due righe del prologo di Liutprando c’è una bella rappresentazione visiva di come sia fatta la società
dei longobardi intorno al re.
Liutprando esercita direttamente su Austria e Neustria, la Tuscia, quando le circostanze sono
favorevoli anche Spoleto e Benevento. Un buon re come Liutprando deve essere legislatore,
protettore e difensore dei pauperes e fautore dei servi, cioè che favorisce e regola la libertà dei servi.
Liutprando fa leggi che tendono a migliorare la posizione giuridica della donna con una serie di
precisazioni: la prima legge che gli preme di mettere per iscritto è che nel caso di mancanza di figli
maschi legittimi, le figlie femmine possono avere l’eredità del padre e della madre.
Mentre sulla liberazione dei servi: io proprietario del servo o dell’ancella, se li voglio liberare è
come se li donassi al re e il re li libera con un rito che avviene davanti all’altare per mano di un
ministro della chiesa, di un prete.
Altra legge di Liutprando che cita una di Rotari ma con una modifica: 194 di Rotari dice che se
qualcuno avrà rapporti carnali con una serva della nostra gens (indica i longobardi) deve dare un
risarcimento al padrone di 20 soldi, se lo faccio ad un’ancella romana devo pagare al padrone 12
soldi. Liutprando 95 mostra una novità dell’VIII sec nel regno dei longobardi: monarchia cattolica,
uso diffuso che i benestanti hanno una serie di ancelle al suo servizio, alcune di queste le fa
diventare una specie di monachine di casa, adibite a compiere atti di pietà e di religione che giovino
all’anima del padrone. Se un libero vorrà far vestire questa ancella per mantenerla integra e per
pudicizia, la mando a fare le offerte nei luoghi santi vicini, se passa un uomo e le dice che la prende
in moglie e la invita ad andare a casa sua, anche in questo caso è oltraggio perché la sottrae alla sua
condizione religiosa e al suo padrone e allora siano separati e anzi, chi l’ha voluta prendere come
sposa deve pagare al proprietario un risarcimento di 40 soldi e lo stesso caso avviene anche se la
prenda con la forza e le faccia violenza carnale, deve pagare lo stesso 40 soldi perché l’editto di
Rotari aveva previsto che un ancilla adulterata, deflorata al padrone bisogna pagare al padrone 20
soldi, è giusto che un ancella dei, cioè serva di dio, la compositio venga raddoppiato. Ancella
gentilis vuol dire ancella di padrone di stirpe longobarda. Ancilla dei è con l’abito religioso e in
questo caso va pagato un risarcimento doppio. Ancilla romana vuol dire ancilla di un padrone
romano.

11/10

Lucca, cartina dentro le mura attuali. Archivio arcivescovile del 754, scritto in latino, traduzione del
prof.
Liutprando invade Ravenna e suscita subito una reazione da parte del papato di Roma che non vuole
in nessun modo che il dominio longobardo si espanda.
Liutprando, vescovo di Lucca, ha disposizione tre chiese e uno xenodochio: la chiesa di residenza,
la chiesa santuario e la chiesa del popolo dove c’è il battistero.
Astolfo, re bellicoso, molto attento alla vocazione militare dei longobardi.
Le leggi di astolfo: I marzo, due leggi militari, per mettere per iscritto come devono essere armati i
longobardi a seconda del proprio rango sociale. Il vero uomo d’armi è combattere a cavallo con la
corazza, lo scudo e la lancia, però ci sono 3 possibilità: i più facoltosi devono avere tutto, poi il
cavallo, lo scudo e la lancia. Due cavalli, uno da guerra e uno da trasporto.
L’armamento di base è avere uno scudo di legno ricoperto di pelle con l’arco e le frecce.
Se hai 7 poderi è la base minima avere la corazza, l’ammanetto e i cavalli; se hai più beni devo
preparare un altro equipaggiamento completo per un altro.
Chi ne ha meno di 7 ma sono proprietari di almeno 40 iugeri di terra, cavallo, scudo e lancia. Invece
gli uomini minori che se possono avere almeno lo scudo di legno devono avere anche la faretra e
l’arco.
La grande differenza fra l’impero romano e questi popoli è che l’armamento dell’impero romano
provvede lo stato, qui all’armamento provvede il singolo combattente. Il concetto di fondo è che
tutti sono guerrieri, hanno le armi personali.

12/10

Grande trasformazione avvenuta fra il VI e VII secolo, cambiato tutto lo scacchiere del
mediterraneo con l’espansione degli arabi islamici.
La prima cartina mostra l’impero bizantino come era sotto Giustiniano, poi si era ridotto ad un certo
punto dal VII secolo in poi con l’arrivo prima dei longobardi e quante aree risultano abbandonate
dall’impero romano d’oriente.
Fino all’inizio del VII secolo gli arabi sono solo in arabia; nel corso del VII secolo escono dai
confini e si diffondono in tutte queste diverse direzioni.
Fortissimo ridimensionamento dell’impero romano d’oriente e dall’altra parte della scomparsa
dell’altro impero romano antico, l’impero persiano.
Un terzo impero nato proprio moderno, cioè dopo la fine del mondo antico, grande impero che è il
califfato islamico, la parola califfo vuol dire successore o vicario. “Il successore o vicario
dell’inviato o profeta di Allah”, dove califfo è un continuatore del ruolo di questo profeta di dio.
L’inviato o profeta di dio è Maometto. Questa religione islamica monoteista da una parte e
l’unificazione politica delle tribù arabe dall’altra, si deve a questa figura eccezionale di grandissimo
rilievo che è ancora una figura di ammirazione per un miliardo di persone, è un profeta nei confronti
di questo dio che è Allah.
Cinque pilastri dell’Islam:
islam vuol dire sottomissione, essere sottomessi a dio. Musulmano vuol dire credente, fedele.
• La testimonianza della fede: si attua dicendo con convinzione “non esiste un vero dio ma Dio
(Allah), e Mohammed è il suo messaggero (profeta).
• Ramadan: dall’alba al tramonto, ogni buon musulmano ha un manualetto in cui c’è scritto l’ora
in cui albeggia e tramonta il sole; cosa fondamentale è il non bere e mangiare. Digiuno e
purificazione sono le cose fondamentali. Per i cristiani è importante l’annunciazione, in cui si
compie il mistero centrale del dio che si fa uomo, incarnazione e non a caso questo concetto è alla
base di un nuovo modo di misurare gli anni che prenderà piede soprattutto nel corso del
medioevo. 25 marzo in tanti luoghi il punto di inizio dell’anno, cioè il giorno dell’incarnazione/
annunciazione. Momento epocale per l’inizio di una nuova era nell’islam è il momento in cui
Maometto prende la decisione di andarsene dalla mecca nel 622 e andarsene a Yathrib, il distacco,
significa uscire dai vecchi vincoli, dalla vecchia condizione di arabo legato ai vecchi vincoli,
sciogliersi da questo legami e andare in un luogo nuovo, una nuova comunità religiosa che
prescinde dai vincoli dei riti tribali, la famosa Ummah, che vuol dire comunità. Questo forte senso
comunitario è qualcosa di molto forte nella tradizione islamica. Fonda la sua comunità lontano
dalla mecca, però non è definitivo, riuscirà a tornare alla Mecca, accolto da vincitore; è stato
necessario il distacco.
• Forte senso comunitario, quindi il dovere delle elemosina: dovere di base del musulmano.
• Idea della preghiera più volte al giorno; 5 momenti della preghiera. In origine era fatta
guardando verso Gerusalemme, con il ritorno alla mecca, coloro che pregano devono guardare
verso la mecca, ad indicare che adesso è il centro mondiale della religione islamica.
• Pellegrinaggio una volta nella vita alla Mecca. Il centro fisico di questa nuova religione, che
era già una sorta di santuario per tutti gli arabi, lui gli da un nuovo significato, come se il vero
significato di tutto solo ora si possa manifestare, grazie all’azione di Maometto, messaggero
inviato da dio. E’ un tempio che è stato fatto costruire da dio al profeta Abramo per il primo figlio
del profeta Abramo, ossia Ismaele; i rapporti con la tradizione biblica si chiariscono nel senso che
c’è un’originalità che risale allo stesso Abramo. Collegamento con il primo libro della Genesi,
compare la figura di Abramo, molto vicini alla creazione del mondo e già lì si parla di Ismaele
nella Bibbia. Ismaele è la prefigurazione del mondo islamico.
Muore nel 632 e si pone questa idea che bisogna trovare un altro capo che possa essere vicario o
continuatore di Maometto, viene fuori questo concetto di califfato, colui che continua l’esperienza
di Maometto.
Visigoti di toledo: dalla fine del VI secolo convertono e accettano il cristianesimo trinitario. Questa
esperienza finisce nell’VIII sec con l’arrivo degli arabi.

18/10

Capitolare del 782-786: nella prima fascia intorno a lui ha vescovi, abati e conti. Il tipo di ufficiale
pubblico dei franchi è il conte, comes, installato in una città. Differenza di fondo tra longobardi e
franchi: coi longobardi il governo è una questione il re con i suoi ufficiali, il popolo; i franchi al
governo del regno compartecipano al governo del regno i vescovi e gli abati (coloro che sono a
capo dei monasteri regi). Sono considerati anche collaboratori del governo del regno. Ls volontà del
re si esprime e viene portata sul territorio quasi pariteticamente dai vescovi e dagli abato dei
principali monasteri regi. Funzione di rilievo affidata non solo ai vescovi ma anche agli abati.
Pipino è circondato nel primo settore da episcopi, abati e comites, nel secondo settore ci sono i
vecchi gasindi o i reliqui fideles nostri franchi (coloro che sono legati da un rapporto stretto con
lui). Qui prevale la cerchia stretta delle persone che sono intorno a Pipino. Questo schema vale
quando il re deve emanare delle leggi di particolare importanza.
La differenza sostanziale tra Pipino e Liutprando è che a fare parte della cerchia di Pipino sono
entrati gli uomini di chiesa.
Capitolare italico in nome di Pipino degli anni ’80 dell’VIII secolo: capitolari italici vanno
semplicemente ad aggiungersi alle altre leggi longobarde.
Nel prologo: qualsiasi documento pubblico nel medioevo comincia con l’invocazione della divinità.
Con i longobardi il governo è una questione del re, degli ufficiali, con i franchi invece partecipano
anche gli ecclesiastici.
Carlo Magno: capitolare dell’802. A Carlo Magno è stato assegnato il titolo di imperatore romano
dal papa, quasi un ritirare fuori l’idea dell’impero romano d’occidente che coincide ora con la
dominazione franca. Come ci si pone di fronte a questa nuova identità che è l’impero? Di solito ci
sono due leggi di Carlo Magno: la prima è il capitolare dell’802, in cui mostra che uno strumento di
governo che viene introdotto e sempre usato a riguardo è quello dei missi (inviati), cioè inviare sul
territorio delle delegazioni di dignitari ecclesiastici e laici con la funzione di controllo e ispezione
del territorio.
Regno con una pluralità di leggi. Il concetto è che il buon dovere di un re è la protezione nei
confronti delle chiese, degli orfani delle vedove e del popolo cristiano. L’elemento ecclesiastico
deve fare la sua parte e vivere disciplinatamente e ordinatamente e lo stesso devono fare i laici.
55

19/10

Nuovo giuramento di fedeltà che riguarda l’adesione ai principi generali del governo di Carlo
Magno. Febbraio dell’806 è il progetto di quello che deve accadere a questo impero dopo la sua
morte, regola la successione. Due aspetti: da una parte come lui e chi lo ha aiutato a scrivere questo
testo, come vedevano e descrivevano il territorio e poi l’idea dell’essenza dell’impero, è un impero
o sono sostanzialmente due regni quello dei franchi e dei longobardi insieme e quindi lo si tratta, dal
punto di vista della successione, come un impero o come un regno?
La risposta: lo si tratta come un regno. L’idea è che questo impero dovrà essere suddiviso fra i tre
maschi legittimi, in parti ben divise, ciascuno dei quali sarà re di una parte e il governo del tutto
sarà assicurato dalla concordia dei tre fratelli.
Tre regni, ognuno governa il suo, insieme hanno dei compiti come difesa delle frontiere del regno,
dell’unità del regno e di protezione della chiesa di Roma.
Suddivisione: non sono tre parti uguali, questo accadrà nel 843, quando ci sarà un ulteriore
spartizione dell’impero, situazione nuova con Lotario, nipote di Carlo Magno.
Ludovico il Pio: tutta l’Aquitania e la Guascogna e tutto ciò che guarda verso la Spagna e la città di
Nevers sulla Loira, una parte della Burgundia, della Provenza e Settimania.
Carlo il giovane: l’Aquitania, una parte della Borgogna, la Provenza, la Settimania e la Marca di
Spagna.
Pipino: l’Italia che è chiamata anche Langobardia, la Baviera.
Si stabilisce anche che per recarsi in Italia i due fratelli al nord utilizzeranno due corridoi diversi,
(Carlo passerà per la Valle d’Aosta e Ludovico per la Val di Susa). Invece Pipino entrerà e uscirà in
Italia attraverso le Alpi noriche e Coira.
Se Carlo morirà per primo il suo regno verrà suddiviso tra Pipino e Ludovico, si estende Ludovico
verso la Neustria mentre Pipino avrebbe tutto il resto. Se invece morirà per primo Pipino, Carlo avrà
tutto quello che c’è sul versante tirrenico, mentre Ludovico avrà tutto ciò che è sul versante
adriatico.
Fatta questa ripartizione ci deve essere una forte concordia tra i fratelli.
Gli homines, coloro che hanno un rapporto personale di fede diretta con uno dei tre fratelli, si
specifica che coloro, uomini del re, ricevano i beneficia (benefici) che sono dei terreni i cui proventi
servono per il mantenimento decoroso della persona che ha giurato fedeltà al re. L’altro termine è la
accomandazione, è affidarsi al re promettendo fedeltà e affidarsi a lui e ai suoi voleri. Cosa sono
questi rapporti fra il re e i suoi fedeli principali? Il re ottiene la fedeltà personale di una persona
influente nel regno, i termini che connotano questi due contraenti, com’è che uno diventa il fidelis?
È un gesto che avviene in pubblico e tutti vedono che è avvenuto, è un gesto che crea un rapporto
giuridico. L’immissione delle mani, è questo il gesto fatto. Consilium vuol dire recarmi presso il
signore per attorniarlo quando lui mi chiama. Auxilium vuol dire aiuto militare.

Non verrà applicato questo provvedimento di Carlo Magno, dopo l’806 muore prima pipino e poi
Carlo il giovane. La successione va direttamente a Ludovico. Ludovico dovrebbe essere il tutore di
Bernardo, figlio di Carlo e invece lo fa fuori, per cui con l’814 l’unico imperatore è Ludovico il Pio.
Ludovico il pio a sua volta emana qualche anno dopo, nel 817 emana un documento simile, ha 3
figli anche lui. Fa la solita cosa di Carlo Magno; facendo un confronto: si vede come negli anni
cambia la personalità, con Ludovico il pio c’è ben chiara la consapevolezza che lui è l’imperatore
alla testa di un impero, nato nell’800 e di per se indivisibile e l’imperatore deve essere uno alla
volta. L’idea di impero con Ludovico c’è una consapevolezza maggiore dell’indivisibilità
dell’impero, si circonda di consiglieri ecclesiastici. C’è forte l’idea dell’impero unitario e questa
unità va preservata. Un imperatore solo, i suoi fratelli minori sono suoi subordinati a cui vengono
affidati dei territori periferici limitati a marcare proprio questa subordinazione all’unico imperatore.

22/10

Ordinatio Imperii di Ludovico il Pio.


L’idea è che un imperatore sin da ora associato a Ludovico e due re subordinati. Si crea la
percezione chiara che l’imperatore sta sopra i re, c’è una gerarchia del potere. Divisione in due
regni più piccoli: Pipino abbia l’Aquitania, la Guascogna, e la marca tolosana per intero e inoltre 4
comitati in Settimania e Burgundia.
Ludovico: Baviera, i Carinzii, i Boemi, gli Slavi, gli Avari.
I re subordinati a Lotario non sono più due ma 3: nell’829 i piccoli regni diventano 3, quello di
Ludovico il germanico, quello di Pipino e di Carlo. Muore pipino e i figli di Ludovico il pio restano
a contendersi il regno.
Dopo la morte di Ludovico il pio, 840, dovrebbe succedergli come imperatore a pieno titolo Lotario
che dovrebbe regolare i rapporti con i suoi fratelli Ludovico il germanico e Carlo il calvo, che ha in
mano tutta la zona della gallia meridionale già di pipino e ora sotto il suo controllo.
Contesa fra i fratelli nel febbraio dell’842, i due fratelli minori, ludovico e Carlo, che hanno
combattuto insieme contro Lotario, si riuniscono a Strasburgo per fare un accordo fra loro: impegno
reciproco di lealtà fra loro, continuare a combattere insieme contro Lotario. Questo episodio, il
famoso giuramento di Strasburgo.
Accordo di Verdun dell’843 fra i tre figli sopravvissuti di ludovico il pio: Fare una divisione in parti
uguali, 3 regni e l’impero nell’insieme sarà governato dai tre fratelli, tre regni indipendenti fra loro
salvo alcuni legami che li uniscono. A Carlo tocca buona parte della gallia, a ludovico tutta la parte
al di là del reno e delle alpi, Baviera, Carinzia e Sassonia, mentre a Lotario tocca un regno centrale
che va dal mare del nord al tirreno, striscia che va da Aquisgrana fino a spoleto. I 3 regni si
chiamano: regno occidentale o dei franchi occidentali, regno orientale o dei franchi orientali, regno
centrale.
855: Si stabilisce inoltre che l’unico regno di Lotario venga suddiviso a sua volta fra i suoi 3 figli
maschi legittimi di Lotario che sono Ludovico II a cui toccherà il regno italico con titolo imperiale;
Lotario II va la parte superiore; e la parte che comprende Borgogna e Provenza va a Carlo.

25/10

855: regno di Lotario viene ulteriormente spartito in 3 regni per i 3 figli maschi.
870: trattato di Meerssen, dopo la morte di lotario. La lotaringia viene inglobata nel regno dei
franchi orientali. Da questo momento la lotaringia sarà uno dei 5 ducati del regno dei franchi
orientali.
875: incoronazione di Carlo il calvo a Roma. È due volte re e imperatore.

26/10

29/10
X secolo nel regno italico:

2/11
5/11 2 parte del corso
Età dei cambiamenti.
Cronica di Villani, III libro: questa cronaca si basa su altre fonti che lui raccoglie e mette insieme,
quindi ci sono delle ripetizioni. Risulta una trattazione con doppio elogio di Ottone. Epoca di
cambiamento, epoca importante.
Ottone I ha la sistemazione con i rapporti con il papato, stipula accordo: non tocco tutto il
patrimonio di proprietà della sede vescovile di Roma, intitolata a san Pietro, allo stesso modo il
vescovo che verrà consacrato senza aver sottoscritto questo impegno, impegno politico di non
cambiare l’alleanza con Ottone I. Vuol dire che in qualche modo il papa può intervenire. Questo è
l’inizio di un’idea che l’imperatore può intervenire nei rapporti stipulati con la chiesa di Roma.
l’esempio più classico di intervento è con Ottone III quando per due volte è lui che fa il nome del
nuovo papa.
Ottone I riconosce che le città hanno un’importanza politica, sono qualcosa di importante e quindi
fa in modo che assegnando che i poteri pubblici su quelle città, significa di poter avere un controllo
su queste città come tali, denotano un’attenzione particolare di ottone assegnando i poteri pubblici
della città stessa alla chiesa vescovile.
Districtus: potere di fare eseguire con la forza contro coloro che si oppongono. Da distringere in
latino che vuol dire costringere. Il potere qui viene chiamato discrictus, con il tempo questa parola
dal significato di potere ha acquisito il significato di ambito territoriale di competenza di una
determinata autorità.
Potere: terreni messi insieme.
Mercato: competenza su tutte le attività di scambio che si svolgono in città, in particolare questi
mercati periodici è assegnato alla chiesa vescovile.
La pubblica funzione: tutta la sfera che riguarda lo stato e la sua attività.

12/11
Ottone III morte nel 1002. Morte improvvisa e inaspettata che crea una situazione di vuoto, c’è una
ribellione in alcune parti del regno italico. Viene eletto un cugino, Enrico II, nel 1004, ottiene il
pieno controllo della situazione solo nel 1014, quando va a Roma e viene incoronato dal papa,
Benedetto VIII. Enrico II è l’ultimo della dinastia sassone.
Il successore, Corrado II, con lui comincia la dinastia dei Salici, che va direttamente di padre in
figlio dal 1024 fino al 1125.
XI secolo di svolta.
Edictum de beneficiis: il vassallo ha un diritto sul beneficio e non gli può essere revocato o sottratto
se non con una procedura legale e ha diritto di trasmetterlo ai figli e nipoti in linea diretta.
Intangibilità e ereditarietà del beneficio.
Corrado II, nel 1037, siamo in Italia, in una situazione un pò difficile, perché quei punti di
appoggio, sin dall’epoca di Ottone I, anziano a vacillare e si ritrova a fronteggiare una ribellione
con uno dei massimi esponenti del regno italico che è l’arcivescovo di Milano, Aliberto, insieme ai
cives (cittadini). Corrado II con questo editto cerca di privare Aliberto dell’obbedienza dei suoi
vassalli di I e II grado e di attirare tutto questo mondo di milites, mostrando che l’unico punto di
riferimento per loro è proprio l’autorità imperiale.
Beneficio: generalmente quell’insieme di terreni, che vengono assegnati dal signore al vassallo per
il suo mantenimento, affinché sia in grado di avere l’equipaggiamento necessario alla necessità di
dover prestare aiuto al signore.
Nel editto, si parla di ristabilire la pace tra Seniores (senior sta per signore) e i milites (miles,
vassalli). I vassalli principali vengono chiamati valvassori maggiori.
In materia di benefici e di relativo rapporto di fedeltà, l’unica autorità che possa regolare questi
rapporti è l’impero. A chi è indirizzato? Si rivolge ai vescovi, a quei grossi monasteri sia maschili
che femminili, fondati dall’autorità regia, o comunque di chiunque abbia un beneficio direttamente
dal re, un vassallo o un diretto che dipenda direttamente dal re. Queste figure si presuppone che
siano legate dal un rapporto speciale con il re, a loro volta queste figure hanno radunato attorno a sé
una schiera di vassalli, dando loro come beneficio sia beni pubblici o beni di proprietà della sede
vescovile o del monastero.
Il beneficio non può essere sottratto ad arbitrio dal re, deve esserci una colpa certa e dimostrata,
proprio un procedimento giudiziario a cui partecipano i pari (gli altri vassalli dello stesso signore).
Ogni conflitto tra signore-vassallo viene trattata informalmente all’inizio, il signore deve sentire il
parere dei pari del vassallo accusato, se anche i pari danno ragione al signore e il vassallo dice che
ciò è stato fatto ingiustamente per odio personale, allora il vassallo può rivolgersi direttamente
all’autorità imperiale. Il vassallo, il signore e i loro pari devono presentarsi davanti all’autorità
regia.
Trasmissibilità su un diritto di godere il beneficio.
Fra il X e l’XI si inizia a creare una rete di luoghi fortificati, usati sia come difesa e da esso si può
controllare il territorio. I castelli indicano un certo luogo fortificato da mura. Continuerò ad esigere
il fodro dai castelli, ma dai nuovi castelli che verranno costruiti io non lo esigerò.
Capitanei: vassalli diretti della sede arcivescovile.
Caro arcivescovo di milano non poter credere di minacciare perché altrimenti ti tolgo il beneficio,
perché non puoi.
Dal punto di vista del rinnovamento dell’edilizia ecclesiastica, un secolo importante.

15/11
Corrado II vuole mostrare che se non ci fosse l’impero anche questi aspetti politico-sociali
esploderebbero, l’impero è l’unico che può legiferare.
Ci sono grandi figure, che a loro volta hanno tutti delle clientele vassallatiche, i vassalli diretti sono
i valvassori maggiori. Idea che si debba creare una clientela di vassalli che risponda a chiamata e
che possa prestarmi l’auxilium (servizio militare).
L’impero è l’unica istanza in cui si possa stabilire chiaramente se un vassallo può essere privato del
feudo oppure no. Nel testo si sviluppa tutto un diritto feudale.
Enrico II, fa una politica meno romanocentrica, ben consapevole di dover tenere in mano questo
regno italico instabile.
Contano molto sui vescovi e abati dei monasteri imperiali; i vescovi fanno capo all’imperatore,
sentono questo legame, da un’idea di un’istituzione di tipo sistematico e totalizzante, nella pratica
non è proprio così.
Fino alla metà dell’XI secolo i vescovi di Roma sono invischiati a livello locale, gli interessa solo la
situazione romana. Tutti concordano che il papa, essendo successore di san Pietro, abbia una
preminenza di tipo onorifico e teorico, si sa che su certe questioni in ultima analisi decide il papa,
es. Ottone I, per organizzare zona di espansione del mondo islamico, fonda una nuova sede
arcivescovile, ci vuole il consenso del papa. Si va a cercare il papa quando se ne ha bisogno. Gli
imperatori chiedono il consenso del papa, ma è un ruolo ancora più teorico che effettivo. Dopo la
seconda metà del XI cambia la situazione.
Vescovo: figura legata all’imperatore. Idea che per iniziare a governare la diocesi come vescovo
bisogna andare dall’imperatore, che con un atto, “l’investitura”, dare a qualcuno simbolicamente dei
diritti su qualcosa. Questa parola, da un certo momento in poi viene usata tantissimo. Il gesto viene
fatto con il pastorale, il bastone e glielo mette in mano al futuro vescovo, e gli da l’anello, che è il
segno che congiunge il vescovo e la sua chiesa. Con questi due oggetti che l’imperatore consegna al
vescovo, il vescovo può cominciare a governare, amministrare la sua diocesi. Deve anche avere la
consacrazione episcopale, che gliela da il suo arcivescovo metropolita. Consacrazione episcopale:
atto liturgico, solo ecclesiastico.
Vescovo ha poteri d’ordine, che sono poteri di ordinare nuovi preti, consacrare chiese, fare atti per
consacrare il giovedì santo; poi c’è la potestà di giurisdizione che è kilo tribunale vescovile e anche
l’amministrazione dei beni temporali della chiesa.
San Miniato: fonda il monastero e avvia i lavori di costruzione sia delle abitazioni dei monaci sia
della chiesa, dove sono costudite le spoglie di san Miniato. Ildebrando, questo vescovo, riscopre il
corpo di un martire, fatto estremamente importante che da valore, istituisce il monastero che si
occuperà di questo martire. Questo documento è un ottimo esempio di autocoscienza vescovile su
cosa deve fare un buon vescovo. Linguaggio che si usa sempre per termini come senior, auxilium.
Ildebrando, va una volta da Enrico II per ottenere l’investitura e poi ci torna nel 1014 quando viene
incoronato imperatore a Roma. Quando Enrico II viene a Roma per farsi incoronare viene
accompagnato dai vescovi più importanti del regno dei franchi-orientali e portano ciascuno decine
dei milites che sono i loro vassalli diretti. A questo punto, ottenuto il permesso, prima descrive che
ci sia il corpo di san Miniato, quindi va trovato.
Operazione di Ildebrando: creare un centro culturale che sia il più importante a Firenze. Istituire un
culto forte legato alla città di Firenze dove ci sia il corpo, le reliquie di un martire, ci costruisce un
monastero che dipenda da lui e che sia un monastero ricco anche dal punto di vista economico e la
mette sotto l’etichetta che gli abbia dato il permesso il suo senior Enrico II. Tutto questo ci mostra
due aspetti: il primo che sono vescovi molto legati all’imperatore, ma sono anche vescovi attivi e
pieni di iniziative. Questo è un momento di forte attivismo, sono vescovi costruttori, fondatori di
monasteri e scopritori di reliquie. E sono i vescovi imperiali; nuova valorizzazione del papato
romano e i vescovi in primo luogo devono fare conto solo al papato romano, diventa per accrescere
credibilità si tende a svalutare il vecchio operato dei vescovi precedenti. Dal punto di vista storico
non è vero.
Nel corso dell’XI vengono fondati moltissimi monasteri, la loro presenza sul territorio di tipo
benedettino, ce ne sono tantissimi. Ampliamento e diffusione del vivere monastico. Dalla seconda
metà del secolo, con la riforma gregoriana, Gregorio VII è un monaco, verrà fatta da monaci,
portando rigorismo, cioè la vita sociale deve essere più che altro monastica. I fondatori dei
monasteri sono di varie categorie: regi, di marchesi o conti, in toscana per es. marchese Ugo, che
fonda 8/9 monasteri in tutta la toscana, monasteri marchionali.
Anche i vescovi fondano monasteri.
Monastero: centro di preghiera, culto di un santo legato al monastero, centro legato alle famiglie
fondatrici.
La chiesa del vescovo è la cattedrale, rinnovamento di queste nell’XI secolo.
Un’altra cosa importante dell’XI secolo è la crescita progressiva di importanza della cittadinanza:
dell’insieme di coloro che abitano una città, civis-cives, e agiscono collettivamente come cives e la
loro presenza si sente. Cominciano ad assumere un ruolo di protagonisti.
Qual è l’autorità superiore da cui dipendono anche i cives? Nella marca di Tuscia è il marchese di
Tuscia. Identità che si costruisce nel IX secolo, lo stesso Ottone I poi la mantiene anche se in quel
momento è vagante e poi l’affida al figlio del marchese, Ugo. Un passaggio difficile alla morte di
Ugo, prima viene installato un marchese poi un altro. Con Corrado II si ha un passaggio decisivo, la
Tuscia deve rimanere unita nella forma di marca, che è unitaria però ci vuole una persona di fiducia
di cui io mi possa fidare. Nel 1027 installa un discendente di Adalberto di Canossa (già importante
con Ottone I), Bonifacio, che lo fa diventare marchese di Tuscia e inizia questo periodo. Bonifacio
si sposa con una grande esponente della lotaringia, che è Beatrice di Lorena, di famiglia
aristocratica e avrà due figlie, di cui sopravviverà solo Matilde. Beatrice, rimasta vedova si sposerà
con Goffredo il Barbuto, trasmette così a lui la marca di Tuscia, non hanno figli e alla sua morte, nel
1069, la marca verrà governata in persona da Beatrice e dalla figlia Matilde.
Fino agli anni 70-80 il governo della marca è saldo, è efficace e si vede dal placito, l’assemblea
giudiziaria che presiede quella città e qui lo presiedono prima Bonifacio poi Goffredo il Barbuto e
infine Beatrice.

16/11
Fra X e XI questo sentirsi responsabile del buon funzionamento della chiesa è molto accentuato.
Il rapporto con Roma: la chiesa ha una sua struttura, c’è l’idea che il vescovo di Roma abbia
quantomeno dalla parte latina della chiesa abbia un primato, che sia l’istanza più alta della chiesa in
occidente.
Preminenza di prestigio, di tipo teorico, che raramente si traduce in un intervento nelle situazioni
reali. Cos’è il papato in questo periodo? Teofilatti-Tuscolani, conti di Tuscolo, albero genealogico,
famiglia romana aristocratica, hanno un sostanziale controllo del papato nel X secolo. Fino
all’epoca ottoniana diversi vescovi di Roma vengono fuori da questa famiglia. Poi c’è una pausa
ottoniana, con la prima metà dell’XI secolo, con Enrico II, i vescovi di Roma tornano ad essere
espressi da questa famiglia. Dimensione locale del papato stesso. Dal 1012 al 1033 tutti papi
espressi da questa famiglia. Enrico II nel 1014 viene a Roma e incoronato da Benedetto VIII; gli
subentra nel 1024 Corrado II incoronato nel 1027 da Giovanni XIX; nel 1046, il figlio di Corrado II
viene a Roma a farsi incoronare, ma l’egemonia che riesce ad esercitare questa famiglia dei conti di
Tuscolo, non solo sulla chiesa ma sulla città di Roma entra in crisi proprio con Benedetto IX
dall’inizio degli anni ’30. All’inizio degli anni ’40 porta movimenti all’interno della chiesa di
Roma, si crea un fronte di opposizione a Benedetto IX, considerandolo non eletto canonicamente e
procede all’elezione di un altro papa, Silvestro III. Benedetto IX riprende il controllo, viene
ricontestato e si dimette e al suo posto subentra Gregorio XI. Situazione di instabilità quando arrivo
Enrico III, si rende conto della situazione difficile e allora convoca due assemblee, una a Sutri e una
a Roma stessa alla fine del 1046, e fa in modo che venga chiarita la posizione di questi: Silvestro III
non è mai stato papa, Benedetto IX ha ceduto il papato e non può rivendicarlo successivamente; non
si sa bene se per costrizione Gregorio VI viene obbligato a lasciare l’officio. Enrico III con
l’appoggio del papato romano, accetta come aveva già fatto Pipino in precedenza il titolo di capo
politico formale del popolo romano, fa il nome del nuovo vescovo di Roma. Sceglie il vescovo di
Vamberga, città dell’alta Baviera, con il consenso di Benedetto VIII.
Alla sua morte manda il vescovo di Bressanone, al terzo tentativo manda il vescovo di Tulle, fra il
1049 e 1054. Quando muore di nuovo intervento di Enrico III, manda un vescovo della Baviera,
Vittore II. Dal 1046 al 1056 vescovi tratti direttamente dal reich dell’impero. Figure di grande
rilievo e portano tutto un movimento nuovo. Leone IX è quello più importante, ha girato tutta
l’Europa in quei pochi anni e ha portato a Roma personalità imminenti, rinnovamento della chiesa
romana sotto il patrocinio di Enrico III. Nel 1056, muore improvvisamente Enrico III, il figlio ha 6
anni. L’anno dopo nel 1057 muore anche Vittore II.
10-11 anni fondamentali.
Alla morte di Enrico III nascono dei problemi.
Liber Pontificalis: questo racconto ci mostra come si diventa vescovi nella Germania dell’XI secolo.
Agnese, imperatrice madre, prende dalla cappella regia, ti da l’investitura in due tempi, per
ritualizzare la cosa, rimanendo poi pastorale, intronizzazione sul posto e da ultimo la vera e propria
consacrazione. L’arcivescovo di Magonza presiede l’investitura.
19/11
1046-1056 10 anni in cui questa tutela di Enrico III sulla chiesa di Roma, visto anche che i papi da
lui designati hanno pontificati brevi, per 4 volte è lui a scegliere vescovi del reich, qui si vede
questa sorta di chiesa di impero con queste figure di vescovi consapevoli del ruolo, scelte con
grandi capacità di governo amministrativo; il meglio viene portato a Roma, portando con sé i
migliori collaboratori insieme ai vescovi. Arrivo a roma di persone che vengono da fuori e
internazionalizzano la chiesa romana. Il papato più importante è quello di Leone IX.
L’ambiente romana diventa il centro delle nuove idee, dove arrivano nuove persone, di studio e di
proposte riguardo all’organizzazione ecclesiastica.
La morte di Enrico III interrompe questo processo. Si vede subito che non è facile continuarlo senza
la figura dell’imperatore; il successore, Enrico IV, è minorenne e la reggenza è in mano alla madre e
ad alcuni vescovi, ma non è in grado di seguire la vicenda con la stessa autorevolezza del marito.
Nel 1058 movimenti: parte dell’aristocrazia romana vuole tornare a prima del 1046 e viene eletto
Benedetto X. Fuori da Roma, solo un gruppo ristretto di cardinali e vescovi, vanno a Siena e lì
ottenuto il permesso dalla corte regia eleggono Gerardo di Borgogna che diventa Niccolò II,
all’inizio del 1059 torna a roma e prende possesso del laterono, convocando sinodo lateranense.
Sinodo lateranense: contiene molti punti importanti: il primo è che si mette per iscritto il modo
emergenziale in cui era stato eletto Niccolò II diventa il modo ordinario di elezione del papa; si
stabilisce questo principio in cui per eleggerlo sono poche e scelte persone. E poi perché rilancia
tutti gli argomenti su cui si era iniziata la discussione gli anni precedenti, questo verbale del sinodo
lateranense di Niccolò II del 1059, lo fanno in laterano.
Abbiamo qui tutti insieme i punti principali della riforma della chiesa dell’XI secolo. Hanno
individuato alcuni punti chiave e le soluzioni che vengono individuate vengono indicate qua.
Cattolici vuol dire universali, coloro che sono in comunione con la chiesa di roma, questo è il
preambolo. Per prima cosa l’elezione del pontefice spetta ai cardinali vescovi.
Decreto del 1059 con il quale si pone fine a quella indeterminatezza per cui si dice che il papa è
eletto dal clero e dal popolo della città di roma, che era troppo generico. Quello che si stabilisce qui
è com’è avvenuta l’elezione di Niccolò II.
Il clero romano si distingue in tre fasce, chiamate tutte e tre cardinali, coloro che sono legati al
cardo, cardine della chiesa di roma: ci sono i cardinali vescovi, 7 piccole diocesi intorno a roma in
cui i vescovi risiedono a roma e collaborano con il papa nella basilica lateranense; poi ci sono i
cardinali preti, che sono legati ad uno dei tituli, chiese parrocchiali di roma e infine i cardinali
diaconi che in origine erano legati alle diaconie.
Quelli che fanno il nome del papa da ora in poi sono solo i cardinali vescovi, poi c’è un consenso
degli altri cardinali e poi i laici.
Niccolò II poi legalizza questa operazione con cui lui è stato scelto. Introduce un principio che non
viene mai più tolto: il nome del papa lo fanno i cardinali, vescovi, preti e diaconi. Ed è il principio
che c’è ancora oggi.
Nel 1174 viene stabilito il principio del conclave, in cui i vescovi si riuniscono fino a che non hanno
eletto il papa. La fumata bianca. Ci vuole una maggioranza di 2/3 e questo viene introdotto da
Alessandro III nel 1179.
L’idea che nelle sedi vescovili se muore il vescovo, bisogna fare in modo che il loro patrimonio,
proprietà siano messe al sicuro, al riparo da usurpazioni.
Nel punto 3, uno dei principi chiave: la clericalizzazione del clero, chi fa parte del clero deve
condurre una vita diversa dai laici, in particolare la condotta di vita e personale/sessuale. Si fissa il
principio del celibato. Si riprende questo tema, rilanciato fortemente da Leone IX.
Celibato: non ci si può sposare, scelta drastica che supera anche quella della disciplina della chiesa
orientale. Con idea di purezza e continenza, in ogni caso non puoi avere una convivente clandestina,
concubina, perché in questo caso chi è in questa situazione non può perdere i privilegi a cui è legato
il suo essere prete.
Uno degli obiettivi di questa riforma è fare del clero un corpo separato dal laicato.
Un clero non puro non può celebrare i sacramenti.
I proventi che devono andare al clero non possono essere usati dal laicato, quindi restituzione, tutto
va restituito al clero.
Nel sesto punto: il principio è che una chiesa non può essere affidata se non da un vescovo.
Netta distinzione tra clero e laici. Un punto che riguarda le chiese minori, ancora nel 1059 quando
dicono laici, l’imperatore non è propriamente un laico.
Nel punto nove: una delle cose di cui si discute moltissimo nel corso del XI secolo è come evitare la
simonia, da Simon Mago, qualche giorno dopo l’ascensione viene lo spirito sugli apostoli e
cominciano ad operare miracoli, a parlare lingue che non hanno mai studiato… Simon Mago vuole
sapere come fare i miracoli, cercando di avere doni dallo spirito comprandoli. La simonia si fa sia
comprando che vendendo e vuol dire nessuno sia consagrato vescovo/prete o ottenere una carica
pagando. Questa idea di entrare a far parte del sacro comprandolo, è sentito come un problema
gravissimo perché chi è consacrato con simonia è promosso in modo fraudolento, e gli atti
sacramentali sono validi? No nulla è valido. La simonia è individuato come il male supremo che
sgretola tutto il bene ecclesiastico.
La chiesa ha una struttura piramidale, gerarchica, che culmina nel papa, che a questo punto ha un
potere sulla chiesa incondizionato.
Niccolò II va a Melfi, dopo l’elezione perché deve risolvere un altro grosso problema della chiesa
romana: da una parte non avendo più la protezione di Enrico III, ha bisogno di un alleato su cui
contare. In secondo luogo in Italia meridionale ci sono questi milites di guerrieri che da qualche
decennio si sono messi al servizio delle autorità locali, stanno diventando sempre più invadenti, e
bisogna regolarli, questi sono i normanni. I normanni arrivano dalla Normandia.
Niccolò II nel 1059, a Melfi, fa un’alleanza con i capi dei normanni, dando il titolo ducale a
Roberto il Guiscardo di duca di Puglia, Calabria e Sicilia, che ancora va presa agli arabi. Se voi
mandate via gli arabi dalla Sicilia e recuperate tutte le chiese e io vi do il titolo di duca. Alleanza fra
papato e normanni che durerà anche nel periodo successivo.

22/11
L’altra grande novità è l’accelerazione improvvisa che viene data a tutto questo, con Gregorio VII
accentuazione della figura del papa. Riforma gregoriana dell’XI secolo.
Proposizioni sono 27 e si presentano tutte con un quod iniziale; e il quod introduce una
preposizione indeterminata. E dovrebbe voler dire “quello che vogliamo dimostrare è…”
Sono frasi che sono come degli argomenti sui quali bisogna lavorare per dimostrarli pienamente.
Questo testo, attraverso queste frasi, ha un’accentuazione altissima della posizione dell’autorità del
papa, su due aspetti uno interno e uno esterno alla chiesa. Se noi pensiamo che la chiesa è il corpo
del clero è l’apparato ecclesiastico, poi i laici sono l’oggetto dell’attività della chiesa.
Non si può fondare una nuova diocesi senza il permesso del papa.
1-7: superiorità del papa sulla chiesa, sulla struttura ecclesiastica.
Con l’ottava appare la superiorità del papa anche rispetto a tutte le autorità che sono della sfera laica
nei confronti di tutte le autorità di governo.
Punto 12: che a lui sia lecito deporre gli imperatori. Come il papa può deporre i vescovi, può
deporre anche il re.
Punto 13: a lui solo è permesso di trasferire i vescovi di sede in sede se la necessità lo costringe.
Non solo deporre ma anche trasferire.
Militare nel linguaggio ecclesiastico vuol dire operare all’interno della chiesa.
Gregorio VII è un radicale. Questo documento lo usiamo come le sue intenzioni, non ha un valore
di legge, ma è un programma che ha in testa Gregorio VII. Alcuni di questi punti sono ben noti ai
vescovi, intervenire sulle chiese diocesane, crea problemi ai vescovi. I vescovi si ricompattano con
Enrico IV, non può questo sbaraccare questa cosa e metterci solo al servizio suo (del papa).
Nel 1080 nuova rottura fra papa e re, Enrico IV riunisce di nuovo i suoi vescovi a Bressanone e lì si
fa la rottura radicale. Enrico IV fa il nome del prossimo papa, apre lo scisma con Clemente III.
Rottura radicale tra papato e regno (Enrico IV non è ancora stato incoronato imperatore), sarà
incoronato poi a roma dal suo papa.
Effetti di una situazione di questo tipo: in questa situazione di autorità che sono in conflitto tra loro.
Che effetti può avere una situazione del genere sul territorio? Nell’estate del 1081 si ferma in
toscana diretto a roma, si ferma a Lucca e Pisa. E lì fa una cosa importantissima dal punto di vista
politico; siamo in toscana in cui il marchese è la figura più importante, la marca di Tuscia è
governata da Matilde che si è schierata con Gregorio VII, quindi lui arriva in toscana e depone
Matilde, ed entra direttamente in contatto con i cives di quelle città. E rilascia due diplomi uno ai
cives di Lucca e l’altro ai cives di Pisa. Rende i cittadini pisani un’entità politica alla quale lui si
riferisce direttamente.
Diploma di Enrico IV, intermediario fra il re e i cittadini pisani: lui rende i cittadini pisani un’entità
politica ai quali lui si può rivolgere. Ha bisogno dell’alleanza di queste città, Pisa gli da le navi, la
flotta e il controllo del tirreno. Di me non dovete avere paura, io mi impegno ora e nel futuro a non
compiere atti di violenza militare sulla vostra città; mentre eventuali atti di forza all’interno della
città potrà essere usato in consenso con i cittadini. Usa questo termine dando ai cittadini questa
facoltà, se vi organizzate fra voi che di comune accordo decidete di intervenire di comune accordo
per qualsiasi motivo che ritenete giusto lo potete fare.
Rapporto diretto, i cives rispondono solo alla persona del re, senza intermediari.
Civitas di pisa: si intende borgo stretto e borgo largo, tornando indietro si fa via santa María, questa
è la civitas alto medievale.
Ampia fascia di terreni incolti nella piana di Pisa, alcuni dei quali sono anche impaludati e altri usati
solo come pascolo, gli dice che voi potete stabilire che vengano assegnati a qualcuno che li metta a
cultura.
Un altro punto: le mura sull’Arno, la fascia di terreno fra Arno e mura, quella zona è vincolata dalla
marca, non vuole che nessuno ci costruisca. Invece dice che libererà lo spazio e potrete costruire
fino ai 12 m di distanza.

23/11
Bonifacio VIII, unam sanctam: manifesto del papalismo, curialismo, della ierocrazia. Teocrazia
potere che ritiene di essere ispirato e giustificato direttamente da dio; la ierocrazia è lo stesso
concetto applicato al papato, un potere religioso legittimato direttamente da dio, si ritiene in grado
di poter affermare la propria superiorità da tutti gli altri presenti.
Questa ierocrazia culmina con Bonifacio VIII nel 1302, testamento spirituale, per cui si continuerà a
discutere per tutta l’età moderna sulla validità. Echi del dictatus pape e della posizione di Gregorio
VII, con riferimenti anche a quei pochi passi evangelici, su cui si basa tutto questo discorso.

Clima di contrapposizione e crisi dei poteri: per cogliere bene i cambiamenti, prendiamo un
esempio, esempio pisano preso con il diploma di Enrico IV, qui le cose sono molto chiare. Fino al
1081 c’è la marca di Tuscia che funziona, con Matilde di Canossa, alleata di Gregorio VII e resta
con lui anche dopo la rottura del 1080. Enrico IV consta il tradimento di Matilde, questa situazione
crea una novità; un re come enrico IV che prende contatto direttamente con le singole città. Fa delle
città un soggetto politico.
Se il re si allontana e non sia più in grado di operare nella città, se la vecchia marchesa di Tuscia
non è in grado di operare, Matilde si fa rivedere in Tuscia alla fine degli anni 90. Si crea quella
situazione di vuoto di poteri superiori, conflitti interni e disordini legati alle applicazioni delle
concessioni del diploma. Il problema più impellente è tornare alla concordia all’interno della città,
in questo caso abbiamo la testimonianza, sul finire di quello stesso decennio, nel 1089-90,
consacrato da Urbano II, che diventa papa a Terracina nel 1088. Tregua che si effettua con
l’attribuzione a questo vescovo dal basso, l’autorità di definire con una sentenza i criteri per
assicurare la pace all’interno della città. Questo testo è la sentenza che Daiberto mette, assistito da
alcuni consiglieri più importanti della società cittadina, è una sentenza in nome di un’autorità
superiore, cioè quella che gli danno i cives per pronunciarsi in materia.
Il testo che lui emana è questo: pergamena, conservata a Pisa. Sempre invocatio, con formula di
umiltà. Con l’assistenza, l’aiuto degli uomini strenui e sapientes (esperti di cose militari e esperti di
diritto), la situazione attuale è dovuta alla superbia, cioè alla volontà di sopraffazione, alcuni si
ritengono superiori ad altri e cercano di fare una violenza fisica o morale ad altri e allora le
conseguenze omicidi, spergiuri (giuramenti fatti fra cittadini e poi violati), incesti (in una situazione
di guerra dentro la città è una guerra fra famiglie, alleate fra loro contro altre famiglie schierate
nello schieramento opposto, si tende a fare matrimoni fra consanguinei o con famiglie alleate), a
causa della distruzione o danneggiamento delle case di abitazione, l’uso di case di abitazione come
fortilizi e il danneggiamento delle stesse. Cosa si fa? Nasce tutto dal fatto che enrico IV aveva
liberalizzato i vincoli di inedificabilità sulla fascia nord dell’Arno, da questo diploma veniamo a
sapere che si era creata una situazione come una sorta di limite, alcuni si erano arrogati il privilegio
di dover chiedere permesso a loro per costruire la propria casa sulla fascia. Corsa a fare case sempre
più alte, torri non vuol dire torre come ad uso militare ma queste sono case di abitazione dove ad
ogni piano c’è un vano e si fa sempre più alta perché ci si mette in una condizione di vantaggio
rispetto alle case vicine. Si era creata una situazione di corsa a costruzione di case sempre più alte.
La prima regola che viene messa per porre fine a questa situazione: imporre un limite, che non è
assoluto, si prendono alcune torri come punto di riferimento e in linea d’aria si prende il limite, la
città murata è a nord dell’Arno.
La tregua viene applicata con il principio che nessuno può compiere atti di violenza sulle torri, sulle
case di proprietà di un altro e su chi ci abita, ordine permanente di non poter usare la violenza sui
cittadini e si stabilisce il principio che l’uso della violenza esclusivamente per una decisione presa
dall’assemblea generale della cittadinanza. L’assemblea di tutti i cives maschi adulti viene chiamata
commune colloquium (il luogo in cui tutti insieme discutendo e parlando si raggiungono le
decisioni condivise da tutti), assemblea plenaria, che si trova in altre città all’inizio della fase del
comune. Civis è colui che abita in città e ha pieni diritti politici in città e l’habitator che abita in
città ma non ha i diritti politici del civis.
Un organo più ristretto può prendere decisioni secondo un principio di maggioranza: chiamati i boni
et sapientes che tra una seduta e l’altra dell’assemblea generale, se necessario, possono prendere
delle decisioni impellenti sui problemi che sono sorti. Boni nel senso di forti con qualifica di miles,
esperti in cose militari ma anche sapientes, cioè gente che conosca la legge. Questi sono quelli che
diventeranno i consoli, cioè una commissione stabile di persone che assicurano il governo della città
che traggono il loro consenso dall’assemblea generale dei cives ai quali devono rispondere.
Alla base c’è sempre l’idea del giuramento, della comunità giurata, un giuramento che crea le
condizioni per una comunità pacifica.
Caso di denuncia di violenze subite, fatta alle autorità cittadine, uomini di un piccolo villaggio
Casciavola, vicino Cascina, si rivolgono all’autorità cittadina dicendo che alcuni dei cittadini pisani
che fanno parte dei proprietari terrieri della nostra zona da alcuni decenni si stanno comportando in
modo sempre più aggressivo nei nostri confronti, a suo tempo avevano costruito un castello e con
quella scusa avevano iniziato a chiederci imposizioni sempre più onerose e negli ultimi tempi hanno
cominciato a fare atti di intimidazione.

26/11
Sinodo autunnale di Gregorio VII. Lotta per le investiture: come se per ricondurre tutte le cose che
succedono fra il 1075 e 1122 sotto questo tema del problema dell’investitura dei vescovi.
Tema di struttura gerarchica della chiesa che culmina nell’autorità del papa.
Investitura: parola poco diffusa nelle fonti. Oltretutto non ci sono interventi formali di Gregorio VII
in cui lui parli di investiture in un discorso ufficiale prima del 1078.
1078 sinodo: ripresa della condanna delle ordinazioni simoniache, con accordi preliminari che
rendono vano l’ordinazione stessa.
1088 viene eletto urbano II che inaugura politica della deroga, meno dura di quella di Enrico IV.
Riesce a pacificare la città di Pisa, e la decisione si prende se è condivisa da tutti, questa è l’idea del
colloquium civitatis, ed è il principio dell’autogoverno comunale. Daiberto diventa uno dei
principali collaboratori di urbano II. A roma c’è clemente III, urbano II va in giro, entra nel discorso
pubblico collettivo e si porta questo tema dei luoghi santi, Gerusalemme e le difficoltà dei
pellegrinaggi e si cerca di fare qualcosa per accedere nuovamente ai luoghi sacri.
Fenomeno che inizia nel 1076: idea di un tornare all’accesso diretto ai luoghi sacri e una volta che
abbiamo la disponibilità chi deve starci sopra?
Idea di daiberto di farsi assegnare la sovranità su Gerusalemme città, che deve essere sottratta alla
divisone territoriale fra entità politiche cristiane, ma deve essere sottoposta solo al patriarca, cioè
daiberto stesso. Ripetere su gerusalemme l’esperienza che aveva maturato in occidente. Questa idea
non viene realizzata, ma fa in tempo ad inserirsi nell’ultima parte della sua vita a proporre delle
rivendicazioni e ad avere questa idea di Gerusalemme.
Proprio in quella situazione, negli anni 1099-1100-1102, che si crea la denuncia degli uomini di
casciavola, questo documento è fatto senza un nome di un vescovo pisano, è come se non esistesse
un vescovo a Pisa. I contadini lamentano che già da tempo nei loro confronti è in atto un atto di
intimidazione, di violenza, da parte dei maggiori proprietari della zona. Lo possiamo considerare
sotto due punti di vista: da una parte documenta come alla fine dell’XI secolo c’è una forte
pressione dei piccoli proprietari a sottomettersi a proprietari più grandi, accettando le loro
condizioni e rinunciare a vari aspetti della loro libertà personale in cambio della sottomissione;
passaggio da liberi proprietari a potere di fatto signorile, diventano dipendenti da un potere
parapubblico che li sottrae ad un potere pubblico. In questo documento colpisce quello che si fa per
costringere questi coltivatori liberi a rinunciare alla loro posizione di libertà. Violenza mirata, un
modo di affermare delle cose, intimidisce ed umilia. Questi coltivatori invece di sottomettersi
preferiscono sottomettersi alla chiesa di Pisa, in quanto è una cosa sola con la città. Non c’è il
vescovo e la chiesa è chiamata organismo che cura i lavori nel duomo, che è come se rappresentasse
la cattedrale e il vescovo che non c’è perché lontano. Denunciano al clero e al popolo pisano (cives
tutti insieme che agiscono collettivamente), prima menzione dei consoli che garantiscono la
continuità delle decisioni dell’assemblea plenaria e costituiscono una prima forma di governo della
città.
Questi grandi proprietari, chiamati longobardi di san casciano, longobardi in toscana fra XI e XII
vuol dire signorotti locali, però non abitano a san casciano ma stanno a Pisa. Sono i predecessori dei
Lanfranchi. In città si comportano da buoni cives, mentre fuori vogliono spadroneggiare.
XII secolo: pasquale II sembra che si possa arrivare ad una soluzione di quello scontro in atto,
quando il figlio di enrico IV, si ribella al padre, prende il suo posto e avvia una serie di trattative con
pasquale II per risolvere questo conflitto, volontà dalle parti di arrivare ad un accordo. Nel 1111
quando enrico V scende in Italia per farsi incoronare da pasquale II, non è così facile. Succede un
fatto clamoroso, sembra che siano d’accordo poi l’accordo non si raggiunge e nella concitazione
enrico V prende prigioniero il papa e poi nell’aprile si raggiunge un nuovo accordo e viene
incoronato. Nel 1122 dopo molte trattative si dissolve questo conflitto. Pace di Worms nel 1122,
l’imperatore consegna ai cardinali di Callisto le sue concessioni, documento di rinuncia per
semplificare la pacificazione e riceve invece dai cardinali questo secondo documento “privilegio del
papa” in cui dice che da ora in poi si farà così.
I punti essenziali di questo accordo: l’imperatore dice di sgombrare il campo da tutte le
rivendicazioni del passato ed è disponibile a fare questo.
L’accordo si trova con la tecnica dell’investitura, io rinuncio ad ogni investitura e libera elezione dal
basso e per analogia per quello che si è stabilito per l’elezione del papa del 1059. Le consacrazioni
dovranno essere libere. Questo documento da senso di resa incondizionata.
Nel documento del papa si detta le condizioni di come si dovranno fare le cose d’ora in poi: Callisto
II concedo, verbo diverso da dimittere usato da Enrico V. Concessione di tipo personale, che le
elezioni dei vescovi e abati avvengano alla tua presenza però se fra gli elettori si formeranno delle
parti di discordia fra loro, tu possa intervenire a favore della parte più giusta. Ci sei tu e
normalmente dovrebbe esserci anche l’arcivescovo della sede vescovile in questione, se gli elettori
non saranno unanimi, tu sentito il parere di questi, possa intervenire a favore della parte più giusta.
All’imperatore gli si da un diritto di intervenire alle elezioni e in caso di non unanimità può
intervenire a favore del candidato che ritiene più idoneo.
Regalia: indica tutti quei poteri di un vescovo che non fanno parte intrinsecamente del suo ruolo di
vescovo ma che sono frutto di concessioni, donazioni, da parte dell’autorità pubblica, sono poteri di
governo ceduti dall’impero. Poteri temporali, poteri di origine regia. Se in passato il vescovo
ricevendo i regalia faceva una sorta di omaggio vassallatico all’imperatore lo può fare.
Alla fine l’accordo prevede si non fare più investiture, libere elezioni, però l’imperatore mantiene il
sostanziale controllo dei vescovi soprattutto nel regno teutonico e anche in quello italico se sarà in
grado di controllare la situazione, può intervenire nella scelta ed è lui che può confermare i regalia,
vuol dire che tutta quella sfera di poteri temporali è ancora sotto l’imperatore che può decidere di
riassegnarli o meno. Questo accordo in poche parole vuol dire che la proibizione di Gregorio VII
del 1078 era troppo radicale.

29/11
3 testi di investiture:
• Come diventa vescovo di Eichstätt il Gundecaro: racconto come fu investito Gundecaro. Non dice
chi gli da anello e pastorale, forse dalla stessa Agnese, e alla fine il cenno alla consacrazione
episcopale vera e propria.
• Decreto di Gregorio VII, il primo per iscritto del 1078: investitura completa.
• Pace di Worms del 1122: punto di arrivo di una serie di trattative del XII secolo. Il principio è
quello che ci devono essere elezioni e consacrazioni libere. Nella parte di Callisto si dice la
riformulazione dell’investitura, linguaggio completamente cambiata come la struttura. Prima della
consacrazione episcopale religiosa, il vescovo eletto riceve dall’imperatore conferma di quei
poteri di tipo pubblico, civile e temporale, li riceve con lo scettro, viene toccato il vescovo
dall’imperatore. Con lo scettro, l’imperatore riassegna ad un vescovo, poteri di tipo temporali.,
legati alla sede vescovile, concessioni del passato e autorizza il vescovo ad esercitarli
liberamente. Da notare l’uso dello scettro invece dell’anello, oggetto di tipo puramente temporale,
e i regalia, diversi dai poteri spirituali, sono un qualcosa che si è aggiunto con il tempo grazie ad
una serie di concessioni avvenute con il tempo, dall’epoca di Carlo Magno in poi. Iura (diritti,
poteri) regalia (provengono dal regnum, dal potere regio).
La parola regalia tornerà di grandissima attualità dalla metà del secolo in poi: Federico Barbarossa.
Federico Barbarossa e i comuni italiani.
Annales pisani, che ci mostrano alcuni brani di una cronaca di una cittadina pisana del XII secolo,
uno dei pochi esempi di cronaca cittadina che racconta le vicende di una città. Scritti da Bernardo
Maragone. Copre i decenni centrali del XII secolo e la parte in presa diretta in cui lui è testimone
oculare, comincia proprio con la discesa del Barbarossa. C’è la notizia in cui si decide di proteggere
la città. Siamo nell’autunno del 1154, Federico Barbarossa viene eletto re dei romani ad Aquisgrana
nel 1152, e avvia subito delle trattative con il papato. Nell’autunno del ’54 varca le alpi, a
Roncaglia, non tanto pacifico e fa subito capire che è determinato ad imporre la propria autorità.
Prima discesa fra 1154 e 1155, poi però dopo inserisce questa notizia: nell’anno 1156 (errore del
copista, nel 1154 stile comune) i consoli pisani fecero scavare i fossati attorno alla civitas. Luglio e
agosto, lo fanno perché sanno che lui sta preparando la discesa e loro si cautelano facendo i fossati
delimitando tutto il percorso delle mura attorno alla civitas e a chinzica. Quando si sa che lui appena
verrà la primavera, viaggerà verso roma dalla langobardia, nel 1155 (stile comune), cingeranno di
torri e palizzate tutta la città.
Superato questo momento si stabilisce un rapporto tra la città e il re, e il problema e la paura che era
stata acuta nei suoi confronti diminuisce e costruiscono un pò per volta le mura. Nel 1156,
cominciano a costruire le mura dalla parte settentrionale e negli anni successivi si procederà per
lotti, per costruire un ponte sottoterra e uno inalzato, che vuol dire un ponte: una persona a braccia
alzate, 1.80 m, circa 2m fanno una fondazione sotto di questa misura e due strati innalzati. Fatto il
tracciato per paura dell’imperatore poi lo fanno per i lucchesi.
Il Barbarossa imposta la questione a livello generale e teorico, definendo le basi teoriche della sua
politica, cioè la definizione e difesa dei regalia, di queste prerogative di governo e potere che
spettano al potere regio e lui la usa nel significato proprio di diritti che spettano all’impero e non vi
possono essere sottratti. Diritti regi sono quelle che oggi chiameremo le infrastrutture, le vie
pubbliche, i porti fluviali, le rive e i pedaggi…le monete…stabilisce una serie di regalia che sono
pertinenze dell’impero e non possono essere alienati e non possono andare prescritti, se uno ha
anche usato questi regalia per un periodo non è detto che li abbia come diritto di usucapione, nel
senso che sono diritti imprescrittibili. Facendo questo elenco dice che vanno ridefiniti i rapporti fra
impero e città. Le città per farne uso devono avere un’autorizzazione, un permesso. L’idea sua è di
stabilire su questi termini il rapporto con le città.
Prima fase (1158) molto favorevole: sconfitta dei milanesi, nel ’62 seconda sconfitta dei milanesi e
resa a chiedere perdono all’imperatore, lui fa distruggere parti di mura per punizione. Situazione
favorevole che dura fino al 1167, poi va a roma.
Nel 1159 muore papa Adriano IV, colui che lo aveva incoronato; i cardinali non sono d’accordo fra
di loro e finisce che ne vengono eletti due, Alessandro III e Vittore IV, Barbarossa fa l’errore di
mettersi in mezzo. Nel 1177 c’è la pace a Venezia con Alessandro III e nel frattempo lo riconosce
come l’unico papa legittimo. Tregua di 6 anni, nel 1183, a costanza, città tedesca, c’è la pace di
costanza, documento che regolerà il rapporto fra l’impero e le città della societas lombardie, e più in
generale, tutte le città del regno italico. Testo fondamentale: si presenta in una forma di diploma
imperiale, un atto unilaterale dell’imperatore che senza essere costretto decide di concedere alle
città della societas lomabrdie, di regolare ciò che è in sospeso. Concessione fatta in nome della
clemenza imperiale.
La logica di questo documento è esercitati i regalia, voi siete governati dai consoli, che li eleggete
voi, via via che vengono eletti i consoli che per quell’anno amministreranno e regoleranno le cose
della città devono ricevere un’investitura formale dall’imperatore, da un nostro nunzio, cioè da un
delegato dell’imperatore per 5 anni. Formalmente i regalia sono concessi in uso alle città, che sono
amministrate dai consoli, che formalmente sono investite dall’imperatore.
L’idea è che ci sia un nunzio, un delegato permanente in ogni città o diocesi, e però il tribunale
imperiale si riserva di averlo per le cause maggiori.
Quando l’imperatore è in Italia gli viene versato il fodro, che serve per il mantenimento della corte
imperiale in itinerante, ed è un dovere che devono mantenere queste città ed mettere in ordine strade
e ponti, inoltre acquistare merci. l’imperatore si muoverà nella langobardia, in modo pacifico,
avendo però la garanzia di ricevere il fodro e di poter utilizzare le strade e i ponti in modo che siano
stati rimessi a posto. Pavia è la città regia per eccellenza, come Cremona.
Questo accordo finisce per valere un pò per tutte le città dell’impero italico.
La soluzione di questo accordo è che i regalia sono esercitati dalle città, attraverso i consoli, che a
loro volta ogni 5 anni hanno bisogno di un’investitura che dica che operano anche con il beneplacito
dell’imperatore e poi c’è un diritto di appello che determinate cause devono essere trattate dal
tribunale imperiale. Laddove c’è un vescovo che ha poteri comitali in una città è lui che deve dare
l’investitura ai consoli, nella visione del Barbarossa in passato aveva lasciato i regalia ai vescovi,
quindi l’idea è anche di salvaguardare queste prerogative vescovili.
Solo grazie al Barbarossa che la vita, l’amministrazione di queste città, che dalla metà del XI secolo
si chiamano comuni. Solo attraverso questo accordo trovano la loro legittimazione giuridica e sono
enti di tipo costituzionale: le città operano i loro regalia all’interno di queste città in accordo con
l’impero. Per es. solo dopo il 1183 in langobardia i comuni iniziano a costruire i propri palazzi
pubblici.
Muore in una spedizione crociata nel 1190.

30/11
Dalla fine del XI secolo sperimentalismo, alternanza tra podestà e consoli, ma si apre un periodo di
ricerca di soluzioni ad hoc che danno a questa fase un significato particolare: un organismo che sta
diventando sempre più complesso e si va alla ricerca di quale sia il modo migliore per governarlo.
Si fanno vari esperimenti.
Sperimentazioni di governo in un comune fra XII e XIII secolo: i reggitori del comune di Pisa dalla
comparsa della podesteria all’anno 1254: la prima volta che si da questa carica, la si da per più di un
anno. Conte di castagneto, saranno poi i conti della gherardesca, viene eletto per più di due anni.
Scaduta questa podesteria si passa, a un normale collegio consolare, con varie esponenti delle varie
famiglie. Nel 1196 viene richiamato da solo come potestas, mandato di più di tre anni.
Nell’anno 1200 non c’è nessun governo, poiché non sono riusciti a mettersi d’accordo, la città
rimane in vaganza. Nel 1201 si rimedia.
Morto enrico VI, chi avanza la candidatura è il fratello minore, Filippo di svevia, a lui si
contrappone Ottone IV. Filippo di svevia viene assassinato, rimane Ottone IV che viene incoronato
da Innocenzo III, l’anno dopo accusandolo di non stare ai patti, l’impegno era di non toccare il
regno di Sicilia, ottone IV vuole anche quello.
Si ricomincia all’inizio del 1213 c’è un governo, che però cambia nome, si prendono 4 persone
esperte, chi incarna il potere della città di Pisa.
Nel corso del 1214 si insedia un vero e proprio collegio consolare.
Questo sperimentalismo della vita politica comunale, caratterizza un pò tutta la prima parte del
1200. Con il 1215 si torna ad un podestà cittadino. Con il 1220 si torna ad un podestà cittadino.
Dal 1245 troviamo un altro tipo di podestà: baroni meridionali legati a Federico II in quanto re di
Sicilia.
Dal 1247 il podestà di Pisa è podestà per grazia di dio e dell’imperatore.
Nel 1254 accanto al podestà appare per la prima volta il capitano del popolo, che ha la stessa durata
del podestà, ma ha il compito specifico di difendere gli esponenti del popolo contro eventuali
angherie che gli vengono fatti da parte dei milites. Doppio canale: il podestà rimane a capo del
comune, mentre il capitano difende gli interessi del popolo. Popolo è la riunione politica dei cives.
Con il 200 c’è movimento demografico, crescita di attività commerciali, settore della cittadinanza
che è fuori dall’aristocrazia consolare, e la loro parola d’ordine è il vero popolo siamo noi.
Cronica scritta in latino da De Adam: famosa rassegna che fa, ha raccontato il conflitto fra chiesa e
impero e come si è riversato nelle singole città. Fa una lista di nomi di fazioni, di famiglie
organizzate. Le due fazioni che si combattono a Bologna: geremei contro i lambertazzi, due
famiglie.

2/12
Palazzo della signoria a Firenze, diventa un pò la piazza del comune. Nel 200 la presenza del
comune si rivela anche materialmente attraverso degli spazi e degli edifici in cui operano i
magistrati e le assemblee del comune.
Edilizia ecclesiastica, rappresentata dalle grandi chiese degli ordini mendicanti. Es. Firenze:
complessi imponenti che hanno fame di spazio e sono posti in luoghi dove si trovano terreni che gli
permettono di potersi allargare.
Nelle città si fondano nuovi istituti religiosi che ancora oggi sono presenti e connotano il paesaggio
urbano di tutte le nostre città.
Ordini mendicanti, sono ordini che vivono e si mantengono esclusivamente o quasi grazie alle
libere offerte dei fedeli. Non possono contare su un patrimonio fondiario che li mantenga. Grande
novità perché fino a quel momento tutti i ruoli ecclesiastici che si dividono in monasteri e canoniche
regolari, i monasteri sono quelli benedettini e di congregazioni particolari.
Nel 1215 Innocenzo III, che è stato uno dei migliori papi, molto attivo, convoca in laterano un
concilio, il quarto lateranense. Il tentativo di affrontare e risolvere i principali problemi che incontra
l’azione cattolica latina nel mondo da tutti i vari punti di vista. Canoni molto interessanti. Emerge
soprattutto la necessità di adattare la compagine ecclesiastica, che offra un servizio pastorale più
efficace e più capillare.
Canone X: istruzione di predicatori: la predicazione è importante per l’ammaestramento dei fedeli.
Queste prediche servono da didattica nei confronti dei fedeli. Nella tradizione la predicazione è
riservata ai vescovi, questa è una novità: i vescovi dovranno dotarsi di un corpo di persone adatte
che li aiutino sia per quanto riguarda l’officio della predicazione, sia per quanto riguarda la
conseguenza immediata della predicazione.
Canone XXI: la confessione. Ogni fedele arrivato al raggiungimento della ragione, deve confessare
tutti i suoi peccati con fiducia almeno una volta all’anno al parroco, quello più vicino e cerchi di
eseguire la pena ingiunta secondo le proprie forze e cerchi di ricevere il sacramento dell’eucarestia.
Da una parte aumentare la predicazione colta e bisogna rendere obbligatoria la pratica della
confessione.
Aumentare la predicazione da una parte e dall’altra riuscire a raggiungere singolarmente ogni
fedele.
Ordine doemenicano: nato a Tolosa, comunità di canonici regolari di cui lui è il priore. Approvata
dal papa nel 1216, in pochi anni si diffonde si costituiscono nuove comunità in città vicine e
lontane, in Italia a Bologna.
Nascono piccole comunità di confratelli. Idea di fraternità, fratres. Riconosciuti come un vero
ordine a se, sono preti colti che vengono ammessi con un sistema scolastico interno, obiettivo
fornire una predicazione di alto livello, a livello di massa. Uno dei luoghi è Bologna perché lì c’è
l’università.
L’ordine dei frati minori: cura d’anime, attività apostolica in ambito strettamente limitato all’ambito
umbro. All’inizio è una fraternità, non si pone alcun problema per diventare un corpo di preti
specializzati come sono i domenicani.
L’esperienza di Francesco ottiene immediatamente un grande successo, parte da una sottrazione,
tolgono tutto quello che è essenziale e fanno tutto ciò che è scritto nel vangelo, staccarsi
completamente dai beni e dalle proprietà e dall’uso del denaro.
Frati minori: sorta di superlativo minori, quelli che stanno in basso nella ripartizione sociale. Linee
guida: da una parte l’idea di fare ciò che è scritto nel vangelo, osservandolo tutto e quindi idea di
povertà, vita apostolica. La seconda cosa è la fedeltà alla chiesa.
E’ un comunità di fratres, nomenclatura è nuova, non come quella tradizionale dei domenicani. Fare
venire meno l’idea di precarietà e itineranza. I frati minori sono poveri che vivono fra la gente e per
sostentarsi il modo di lavorare.

6/12
Concilio lateranense IV fatto da Innocenzo III, li si vede forte preoccupazioni delle dottrine radicali,
gli unici che possono convincere sono i vescovi; dall’altra i vescovi non sono sempre adeguati a ciò
che spetta a loro, forte preoccupazione su questo fronte. Il rimedio del 1215 è che il vescovo deve
individuare alcuni viri, persone idonee, con adeguata formazione scolastica, nominandoli propri
delegati. Esigenza di controllo, di arrivare fino all’ultimo fedele, fa si che messa per iscritto questa
norma nuova che prima non c’era, che ogni fedele di entrambi i sessi, giunti all’età della ragione,
devono confessarsi almeno una volta all’anno al proprio sacerdus, sacerdote che è il loro punto di
riferimento per la loro cura d’anime. Fare la comunione almeno a pasqua. Importanza del
sacramento della confessione, personale auricolare, il fedele da solo davanti al proprio confessore;
mentre prima la penitenza era qualcosa che veniva gestito collettivamente, ora c’è questa idea.
L’ordum fratrum predicatorum viene approvato dal papato, non da Innocenzo III, ma dal suo
successore; colpisce in pochi anni che ci sia questa diffusione velocissima. Non c’è un problema di
cosa fa Domenico o cosa fa l’ordine; la sua figura non è sentita così problematica o più grande di
tutto il resto. Evoluzione piuttosto lineare.
La Regola “bullata” dell’ordine dei frati minori (1223): l’esperienza religiosa di Francesco è
incominciare a fare penitenza. Vuol dire assumere anche materialmente nel modo di vestire, questo
status di penitente. All’inizio serve i lebbrosi, poi si uniscono a lui altri frati. È il primo incontro che
lui fa con Innocenzo III nel 1210, che è un’approvazione verbale provvisoria che dice continuate a
vivere così, fate una predicazione di tipo esortativo…l’attività comincia. Prima ci si libera di tutti i
beni, poi che sia una comunità mista, Francesco dal suo vescovo, ad un certo punto prende gli ordini
minori, è comunque all’inizio di un percorso clericale e poi si ferma, non continua.
Nel testamento dice: principio di essere ospiti della precarietà e della mobilità.
Testo di rivendicazione e di protesta, orgogliosa di tutto ciò che è l’esperienza religiosa sua, mentre
ciò che sta accadendo nell’ordine, lui non è ministro generale, gerarchicamente non ha una carica
precisa. Dopo la sua morte nel 1230, un gruppo di frati, ministri provinciali, vanno da Gregorio IX a
chiedergli se il testo del testamento completa la regola, come appendice o no?
Poi processo di stabilizzazione, è stato portato avanti e porta con sé la necessità di chiarimenti su
aspetti pratici. Gregorio IX detta le condizioni: nel rispetto della povertà, attraverso gli intermediari
potete diventare più simili a come sono già i frati predicatori.
Il processo va verso una sostanziale equiparazione del modo di vivere ed operare del fratres minori
rispetto a quello dei predicatori. Frate Elia che regge l’ordine fra il 1232 e il 39 in realtà era un laico
ed es di trasformare i frati minori in soli preti a questo lui era contrario, possono essere frati minori
anche i laici, questo andava contro la tendenza che abbiamo visto prima come i frati minori
dovessero essere preti con la clericalizzazione dell’ordine.
Questo processo si compie verso la metà del secolo, chi teorizza tutto questo è Fra Bonaventura, che
è generale dell’ordine fra 1257 e 1274, che esprime fino in fondo quest’idea: grazie a come ci
poniamo siamo in grado di fare un servizio pastorale efficace, di portare i fedeli sulla retta via e
quindi questo giustifica il fatto che abbiamo chiese spaziose etc.. l’idea che sia un ordine stabile e
radicato nelle città e soprattutto che abbia un compito di servizio pastorale di persone che possono
predicare non solo in modo morale ma dottrinale ed ideologico, e soprattutto che confessino i fedeli.
Chiese, strutture sempre più grandi e complesse, questi insediamenti dei frati minori occupano
molto spazio.
Rapporto che si crea fra questi frati con i loro conventi e larghe porzioni della società cittadina che
fanno riferimento soprattutto a loro, diventa un rapporto stabile perché sempre più cresce la
propensione dei fedeli a scegliere di farsi seppellire presso la chiesa dei minori o quella dei
predicatori.
Questione cimiteriale: fino a napoleone si seppellisce accanto alle chiese o dentro alle chiese. Nel
corso del 200 accanto alla chiesa dei minori o dei predicatori; le famiglie più facoltose vogliono
farsi seppellire dentro o accanto queste chiese.
Alla metà del 200 si aggiungono altri due tipi di ordini, che hanno origini diverse, ma che
sostanzialmente finiscono per fare la stessa cosa dei minori e dei predicatori; sono da una parte i
frati del Carmelo, che in origine sono eremiti latini di terrasanta di Carmelo, che all’inizio del 200
emigrano verso l’Europa risalendo la penisola e fondano gli insediamenti in europa.
Da gruppi di piccole comunità eremitiche sparse sul territorio, soprattutto in Italia settentrionale, nel
1200, i famosi romitori, gruppi isolati dove c’è un gruppo di eremiti che vivono comunitariamente.
Romitorio: luogo appartato in cui si vive comunitariamente. Nel 1256 il cardinale Riccardo
Annibaldi, con l’appoggio di papa Alessandro IV unifica tutte questi gruppi in un solo grande
ordine, l’ordine eremita di Sant’Agostino, e loro diventano i frati agostiniani, che anche loro fanno
una scelta urbana e finiscono per essere anche loro con alcune particolarità fare come altri ordini
mendicanti. Il risultato è che in ogni città che si rispetti a volte ben distanziati fra loro, a volte
vicini, avremo almeno 4 chiese di ordini mendicanti.
Con il secondo concilio vengono soppressi, di fatto passano i servi di Maria che si diffondono un pò
ovunque.
Si chiamano mendicanti perché noi vi serviamo un servizio pastorale di altissimo livello, ma voi ci
fate le offerte, perché noi viviamo con quelle. Idea della povertà che non abbiamo proprietà di
nostro ma viviamo di offerte.
Le donne: nel 200 questa esplosione di ordini mendicanti lo si ritrova anche in ambito femminile.
L’esperienza penitenziaria di Francesco viene iniziata anche da piccole comunità femminili, con
forme abbastanza simili, anche se tende a prevalere i servizi a lebbrosi e ospedali. Per il mondo
femminile si parla di stabilità e non di girovaganza.
Santa Chiara, gira vari luoghi e messa da Francesco vicino ad assisi, dove fonda comunità di suore.
Come lei tante altre esperienze di questo tipo in corso.
Cardinale Ugolino attua tutta un’azione di regolarizzazione dei gruppi sorti informale, cercando di
riunirli in un gruppo religioso più ampio che è quello dell’ordine delle povere dame della valle
spoletana, oppure anche delle povere dame di san damiano. Cerchiamo di incanalare queste
esperienze femminili in una vita di tipo monastico.
Chiara di suo resisterà sempre: io in questo nuovo gruppo religioso non ci voglio entrare, voglio
vivere nel mio monastero in quella situazione di povertà e precarietà che ci ha insegnato Francesco,
e forte dell’autorità che lei assume, da Innocenzo IV, negli anni ’40, ottiene una sorta di concessione
ad personam, nel tuo monastero puoi continuare a vivere nella condizione di povertà minoritica che
ti ha insegnato lo stesso Francesco. Il documento: regola di chiara d’assisi che Innocenzo IV le
approva solo per il suo monastero, dice che lei può continuare a vivere secondo lo spirito di
altissima povertà ispirato da Francesco e da voi accettata. Regola di povertà assoluta e di precarietà,
solo per il monastero di san damiano.
Questo vale sono finché chiara è in vita, alla sua morte le monache del convento si trasferiscono in
santa chiara d’assisi e in un certo senso ammettono di avere proprietà.
Chiara non è fondatrice di un ordine. L’ordine che si chiama con il suo nome non vive di fatto come
all’ultimo voleva vivere chiara, come per Francesco.

7/12
Saggio “donne religiose nella Firenze del due-trecento”: viaggio nelle donne religiose, che hanno
assunto forme pubblicamente in varie forme di vita religiosa. Mondo mobile e molto ricco. Col 200
c’è un protagonismo religioso femminile molto forte.
Popolo nelle città italiane del 200: le rivendicazioni sono combattere questa propensione al
disordine, alla violenza dei milites cittadini delle città; esigenza di avvicinare le istituzioni
giudiziarie delle città alle esigenze, interessi di coloro che non fanno parte delle famiglie della
cerchia dei dirigenti ed equità dei pesi fiscali. Tutte rivendicazioni tipiche del popolo.
Fenomeno delle lotte di parte (come guelfi e ghibellini) che continua anche nella seconda metà del
200 e si inasprisce progressivamente. Anche laddove una delle due parti ha ottenuto il sopravvento,
può capitare che al proprio interno ci sia un ulteriore divisione, come guelfi bianchi e neri,
complicando ancora di più il quadro. Contesto dei comuni italiani piuttosto intricato.
Conti della gherardesca, vicecomites visconti dei marchesi della marca di Tuscia a Pisa alla fine
dell’XI secolo: uguolino, conte della gherardesca, sono una fazione, atteggiamento filoguelfo solo
per farsi grandi contro il popolo che era ghibellino. Caso particolare in cui le due fazioni nobiliari
della città, dopo una tradizione di ostilità, si uniscono fra loro, creando questa sorta di dittatura dal
quale viene escluso il popolo che alcune altre famiglie nobiliari che continuano ad essere legate al
popolo.
Il podestà non guida più tutta la politica cittadina, diventa una sorta di rappresentante della giustizia,
come il capitano. Il governo è assicurato dagli anziani del popolo.
Accuse: la fama pubblica, corre voce che…processo inquisitorio, in cui io faccio una serie di capi di
accusa, e per smentire il tutto deve farlo l’accusato, se non lo fa, verrà imputato colpevole.

10/12
Dante non fa più parte del comune di firenze e va in esilio involontario. Espulsione/esclusione per
dante dalla città di firenze.
Il pontefice non è ne a roma ne in italia: con la morte di Bonifacio VIII, in pieno conflitto con il re
di Francia, si cerca di uscire da una situazione difficile; nel 1305, clemente V, arcivescovo di
Bordeaux, suddito inglese e vicino alla corona di Francia; la persona ideale per risolvere due
problemi impellenti: ricucire il rapporto fra la sede apostolica e il regno di Francia, ricucire i
rapporti fra la corona di Francia e l’Inghilterra, in una prospettiva di ripartenza, di una nuova
crociata. Dal 1291: l’ultimo avamposto cristiano in terra santa viene conquistato e quindi non c’è
più una presenza cristiana in terra santa e clemente V per svolgere la sua politica, non ha tempo di
venire in italia, opera nella Francia meridionale, pontificato itinerante, sotto il segno di una
composizione delle varie forze in campo.
Spedizione per eseguire, realizzare nei fatti sul piano giuridico quello che è già stato fatto. Roberto
d’Angiò.
Spedizione: via francigena partendo da pisa per andare a roma.
C’è il comune ma tutti i poteri sono nelle mani di un signore, dominus. Italia signorile.

Potrebbero piacerti anche