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La storia delle città europee tra età antica e età moderna può essere divisa in due fasi:

1. Prima fase in cui la città perde il suo ruolo di centro militare e amministrativo.
In questa fase subentrano nuovi poteri:
- i vescovi, che si distinguono per la cattedrale e per il palazzo vescovile
- i castelli, che diventano luogo di difesa, di scambio di protezione con lavoro, di
relazioni sociali.
I sovrani risiedevano nelle capitali solo per periodi brevi e l’unico ruolo che assunse la città
fu quello religioso.
In questo periodo di declino molte città andarono in rovina o persero abitanti, mentre
nascono nuove città o si restaurano di vecchie, in particolare nell’Italia centrale e
meridionale, mentre nell’Europa del nord e dell’est ci fu una rarefazione delle città.
Verso l’anno Mille, ci fu un avanzamento delle città e una ripartenza dell’economia europea.
Attorno al IX secolo la fase di declino delle città europee si interruppe e la città europea
inizia la sua ripartenza.

2. Seconda fase verso l’anno Mille in cui aumentò e si accelerò lo sviluppo demografico
delle città.
Attorno all’XI secolo la fase di declino delle città europee si interruppe e la città europea
inizia la sua ripartenza.Verso l’anno Mille, ci fu un avanzamento delle città e una ripartenza
dell’economia europea.

Questa crescita venne interrotta da un fenomeno che portò a una contrazione economica e
demografica: la diffusione di gravi carestie a partire dal 1300. Queste carestie portarono a
un peggioramento climatico, che portò a un abbassamento delle temperature diminuendo le
rese agricole, a una diminuzione di densità demografica in alcune aree e a un’alta
concentrazione di guerre. Ciò che ebbe effetti più devastanti fu, tuttavia, la diffusione della
peste, una malattia contagiosa infettiva, che si diffuse dalle navi genovesi che arrivavano dal
Mar Nero e che si propagò in tutte le città italiane e successivamente nel resto dell’Europa.
A causa di questa pandemia la società perse ogni tipo di riferimento etico: dal punto di vista
psicologico, si diffuse il fenomeno degli abbandoni, mentre si diffusero crisi di sussistenza e
scoppi locali di peste, che generarono instabilità, proteste e disordini popolari.
Tuttavia, coloro che sopravvissero a questo tipo di flagello si trovarono in condizioni migliori:
- in campagna, grazie al minor numero di gente da sfamare, molte terre destinate alla
cerealicoltura vennero utilizzate per colture legnose come viti, gelsi, alberi da frutto,
la coltivazione di fibre tessili e per l'allevamento bovino.
- in città, la diminuzione di manodopera fece sì che i salari aumentassero, e
migliorarono di conseguenza le condizioni abitative.
In questo periodo di crisi trionfarono nuove forme di devozione (come per ex i movimenti dei
flagellanti), rappresentazioni della morte e donazioni alla Chiesa.

Rapporto tra città e campagna?


Entro le mura delle città vi erano orti, vigne, quindi le terre coltivate erano incluse nelle città
stesse; si allevavano animali e vivevano molti contadini che lavoravano in campagna,
mentre le campagne usarono le città per vendere i propri prodotti.
A partire dagli anni Mille la divisione del lavoro tra campagna e città aumentò sempre di più:
in città presero sempre più prestigio sociali gli artigiani, i commercianti funzionari, ma anche
prostitute e prestatori a usura ebrei, condannati dalla Chiesa. La primizia sociale era tuttavia
rappresentata dai nobili. In alcuni paesi la nobiltà si trasferì in città e in altre rimase attaccata
alla campagna.
Nacque una nuova classe media che si ingrossò sempre di più, caratterizzata da quello
strato intermedio della società che stava tra la nobiltà e il popolo.
Si fece largo in questo periodo la figura del mercante-finanziere che viveva in una grande
città o in una città mercantle, il quale commerciava beni di lusso o prodotti internazionali
come spezie, sete orientali, tessuti di lana, gioielli, libri, richiesti sempre più dai grandi signori
e dalle corti reali. Anche il pellegrinaggio contribuì al rilancio dei traffici.
I poli di tale commercio furono Venezia, Pisa e Genova per le merci asiatiche, i porti del
Mare del Nord e delbaltico per gli scambi di materie prime e derrate alimentari.

Questa espansione dei commerci fu resa possibile grazie all'introduzione di nuove tecniche
e strumenti. In primo luogo cominciarono a diffondersi le fiere della Champagne, dove
mercanti poterono scambiare beni provenienti dal Mediterraneo e dall’Oriente con i prodotti
tessili dell’Europa centro-settentrionale;
Con l'aumento dei commerci internazionali, ci fu un accumulo di ricchezze, di nuove società
mercantili e la nascita di nuove esigenze, come per esempio quella di avere dei
corrispondenti. Vennero quindi introdotti i servizi di posta, linee organizzate di cavalieri che si
scambiano su itinerari prefissati sacche contenenti le lettere. Venne inventata anche la
lettera di scambio, una delle prime sostituzioni del denaro contante: si trattava di una lettera
che autorizzava il corrispondente a ricevere da una terza persona dei soldi.

Nelle città i mercanti-finanzieri rappresentavano lo strato superiore di un ceto medio che


acquisì sempre più rilevanza e che prenderà il nome di borghesia. In città anche il numero di
lavoratori manuali crebbe, fino a diventare un soggetto sociale e politico.

Tutte le città medievali avevano strutture e assetto urbano simili in tutta Europa: erano
organismi in cui diversi elementi, pubblici e privati, si adattavano gli uni agli altri, mediante
un equilibrio interno dato dalla compresenza di poteri diversi. Dentro le mura vi erano città,
composte da pavimentazioni in pietra e mattoni, con edifici che si erigevano verso l’alto,
cattedrali, palazzi e torri, sorte attorno ad un castello signorile e dove nasce un nuovo stile,
quello “gotico”. Fuori le mura si trovavano le campagne.

Lo slancio delle città dopo il Mille ebbe luogo contemporaneamente alla formazione del
sistema signorile nelle campagne, perciò non è corretto parlare di un' Europa solo comunale
o solo feudale in questi anni. Dal XI sec. in Europa centro-occidentale comparve una nuova
forma di organizzazione politica autonoma della città, il comune. Dal palazzo comunale
nacque una nuova magistratura, formata da consules, che aveva il compito di esercitare il
governo della città. Venivano eletti da un'assemblea alla quale partecipavano i titolari di diritti
politici per formare il consiglio cittadino da cui erano esclusi ovviamente i lavoratori manuali,
le donne e i servi.
Nella Francia centro-settentrionale erano mercanti ed artigiani definiti burgenses (da cui
borghesia) a governare il comune.
Le forme e il grado di autonomia cittadina variarono: in Francia venne concessa ai cittadini
una “carta di comune”, mediante la quale il re consentiva l’esercizio di alcuni diritti senza
intaccare la figura del vescovo o del re. Anche in Spagna dopo la reconquista dei regni mori
i sovrani concessero maggiori diritti e privilegi ai cittadini mentre in Italia, la crescita di potere
dei comuni padani urtò Federico I Barbarossa, che deteneva la corona del regno italico,
perciò scese in italia e per imporre la propria autorità affrontò una lega di comuni lombardi,
ma la sconfitta della battaglia di Legnano nel 1176, lo costrinse a riconoscere ad esse
l'esercizio di numerosi privilegi.

In tutta Europa le città divennero delle piccole patrie, divenendo parte fondante di un'identità
collettiva che si alimentava nell'orgoglio cittadino, nel culto del santo patrono, nella stesura di
statuti e nei diritti da essi acquisiti.

Nell’ultimo periodo che caratterizza il Medioevo, le città passarono “sotto tutela”, sotto il
controllo dello Stato, testimoniando il rafforzamento e l’accentramento del potere
monarchico che era iniziato nel XII secolo. Il rapporto vassallatico-beneficiario venne
sostituito dalla creazione di eserciti mercenari, sostituendo così gli eserciti feudali dei
vassalli fedeli al sovrano e cominciando quel processo chiamato “formazione dello stato
moderno”.

La vita urbana richiese sempre più conoscenze e tecniche. Oltre al latino, si iniziò a
utilizzare le parlate volgari, utilizzate nei testi letterari. Si cominciò a coltivare una nuova
visione razionale del mondo, un’idea positiva sull’uomo e sulla terra. molto terrena e
misuratrice della vita dell’uomo: l’Umanesimo. Vennero inoltre introdotti in Europa i numero
arabi, elaborati in India secoli prima.
Il sistema educativo dal XII sec in poi non venne più riservato solo ai teologi ma anche ai
cittadini laici nelle università. La lingua d’insegnamento era il latino sulla base di testi comuni
a tutto il continente, favorendo la mobilità internazionale di docenti e studenti delle classi
privilegiate.

Ma l'Europa medievale era anche piena di emarginati che conducevano vite di stenti, di
eretici ed ebrei vittime di persecuzioni continue, di un malumore generale che portò alla
creazione del tribunale ecclesiastico dell'Inquisizione nel 1215 e alla repressione violenta.
Nacque una nuova figura religiosa come nuovo slancio della parola di Cristo: i mendicanti, i
quali vivevano di elemosine e si dedicavano ai poveri. Si trattò di un’idea di cristianesimo
attiva, di una discesa dei valori dal cielo sulla terra. Se nell'alto Medioevo i valori per cui gli
uomini combattevano erano la città di Dio e il paradiso, con la rinascita urbana acquisirono
peso il lavoro, il benessere e lo status sociale.

Nella prima metà del Quattrocento si aprì la grande stagione del Rinascimento, che diffuse
l’idea che un rinnovamento profondo fosse alle porte e che l’uomo, essere razionale creato
da Dio a sua immagine e somiglianza, ne sarebbe stato il fulcro.
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