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la crescita dopo il 1000

Nell’anno 1000 vi è un processo graduale che condusse a profondi cambiamenti nella civiltà
europea.
Iniziò una fase di incremento demografico che stimolò anche la crescita economica.
Infatti nel VII secolo la popolazione toccò il suo punto più basso ma intorno al 950 ci fu una
nuova fase di crescita che si protrasse fino alla metà del 1300.
Tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo ci furono diverse credenze e profezie che portarono
al millenarismo.
Nel millenarismo scaturirono diverse predicazioni religiose tra cui Gioacchino da Fiore che
proponeva una periodizzazione della storia dell’umanità, nella sua visione sarebbe diminuita
l’importanza della chiesa e l’umanità avrebbe raggiunto la pace.
Le credenze millenaristiche, che alludevano alla grande paura con cui le popolazioni
cristiane aspettavano la fine del mondo, furono oggetto della costruzione di un nuovo mito
che fu rafforzato nel XIX secolo dalla cultura romantica creando un’immagine affascinante
del medioevo dove le paure dell’anno mille sarebbero state all’origine dell’espansione e del
progresso che caratterizzò l’occidente europeo a partire dall’XI secolo.
l’espansione vissuta dall’occidente fu caratterizzata dal raddoppio della popolazione europea
e da profonde trasformazioni dei modi di produzione e del pensiero.
Le cause della crescita demografica furono sostanzialmente due:

1) l’ampliamento delle superfici coltivate con grandi superfici conquistate alle paludi e ai
boschi e la fondazione di nuovi villaggi. Per rendere coltivabili questi terreni furono
avviate imponenti attività di bonifica, nelle fiandre furono creati i polders ossia delle
terre paludose asciutte grazie alla creazione di dighe. Lo sviluppo di questi nuovi
campi causò uno spostamento della popolazione e per disboscare ampie aree e
iniziare la produzione molti contadini fondarono nuovi villaggi. Questi erano centri
molto piccoli di duecento abitazioni fondati da re principi e nobili. Le motivazioni che li
spinse a crearlo sono prevalentemente politiche militari e amministrative:
rafforzamento dei confini e riscossione maggiore di tasse.
Questi villaggi erano organizzati secondo un sistema openfield:
Il suolo destinato alla coltivazione era diviso in piccoli appezzamenti di forma stretta
e allungata adatti agli aratri pesanti
I terreni familiari non erano separati da confini netti ma le unità di villaggi costituivano
un unico grande campo aperto.
I boschi e i pascoli erano sfruttati comunitariamente, secondo usi e regole stabilite
dall’organizzazione del villaggio.
L’associazione dei contadini permetteva anche l’acquisto e il mantenimento degli
aratri pesanti e degli animali da traino, che sarebbero state troppo onerose per le
singole famiglie.

2) la maggiore produttività dell’agricoltura, legata ad alcune innovazioni tecniche come:


● l’aratro pesante o carruca sostituiva l’aratro leggero in legno, permetteva di arare più
in profondità e di ridurre il lavoro manuale. Laddove esso si diffuse determinò
trasformazioni radicali per il lavoro dei contadini e costituì una vera e propria
discriminante sociale poichè solo i contadini più agiati ne erano in possesso.
● la rotazione triennale, che prevedeva un uso più articolato delle terre coltivate divise
in tre parti: in una vi erano i cereali a crescita lenta in un’altra quelli a crescita rapida
mentre la terza era lasciata a disposizione del pascolo degli animali. L’anno
successivo il primo era dedito alle colture primaverili il secondo a riposo e il terzo alle
colture autunnali;
● l’uso del collare rigido e della ferratura per gli animali da traino, grazie a questi due
oggetti fu possibile sfruttare di più il cavallo nei lavori agricoli e diedero l’impulso per
la nascita di nuove figure sociali: i maniscalchi e fabbri specializzati che sfruttarono i
progressi della metallurgia a fini domestici.
● maggiore diffusione e perfezionamento dei mulini ad acqua e introduzione dei mulini
a vento che resero una parte della manodopera che prima era impegnata nella
macinatura manuale del grano impiegata ad altre attività agricole. L’energia prodotta
dai mulini era inizialmente destinata solo al grano ma poi fu utilizzata anche per
mettere in moto i mantici della lavorazione del ferro e per le operazioni di follatura
delle stoffe uscite dal telaio.

L’estensione delle terre coltivate e il sorgere dei nuovi insediamenti ebbero come prima
conseguenza il progressivo sgretolamento delle figure feudali.
La scarsità di fonti certe e dettagliate rende difficile quantificare la crescita demografica
dell’europa tra il 1000 e il 1340, l’unica eccezione è il Domesday Book nel quale furono
censite tutte le persone del regno.
Alcuni storici però hanno affermato che il limite massimo di crescita che si possa ipotizzare
non debba superare i 70 milioni di abitanti perchè le tecniche di coltivazione nel XIV secolo
non avrebbero permesso di sfamare un numero maggiore di persone.
Dall’anno mille ebbe inizio un processo economico più aperto che mise in comunicazione i
contadini gli artigiani e i mercanti nello stesso periodo di uno sviluppo delle attività
manifatturiere e dei commerci.
Nelle città la produzione artigianale si perfezionò e si moltiplicò a tal punto che riuscì a
soddisfare le richieste di una clientela sempre più vasta mentre il sistema degli scambi si
basò sui mercati cittadini.
Gli scambi furono favoriti dalla costruzione di nuovi tipi di imbarcazione e dal miglioramento
delle condizioni di navigazione.
Grazie all’apertura di nuove rotte commerciali i traffici tra l’Europa e il Mediterraneo erano
diventati regolari e intensi.
Il ruolo dei mercanti italiani era ovunque predominante e portò alla nascita delle città
marinare italiane.
Amalfi e altre città dell’area campana e pugliese avevano mantenuto buoni rapporti con
l’impero bizantino e commerciavano con la Sicilia e l’Egitto;
anche Venezia era inserita nell’area commerciale bizantina e commerciava sale nella
pianura padana, dopo il 1082 ottenne privilegi commerciali da Costantinopoli per l’aiuto
militare contro i Normanni;
l’ascesa di Pisa e Genova dipese dalla scomparsa della pirateria saracena con la distruzione
delle basi sulla costa azzurra, i loro mercanti commerciavano con Spagna, Tunisia, Sicilia ed
Egitto.
Verso il 1100 queste città raggiunsero dimensioni ragguardevoli, il loro successo è legato
alla crescita demografica e all’arricchimento delle classi dominanti, che richiedevano beni di
lusso da procurarsi col commercio marittimo (sete, spezie).
La sostituzione dell'economia curtense con l'economia cittadina ebbe, come effetto a lungo
termine, la rinascita dell'intera vita urbana che modificò la distribuzione della popolazione tra
città e campagna.
Il processo che diede maggiore impulso allo sviluppo della popolazione cittadina fu
l'inurbamento delle popolazioni rurali.
La realizzazione della città medievale fu raggiunta quando la sede del mercato si separò dal
castello.
Questo permise la formazione di borghi ossia centri abitati da artigiani e mercanti che
assumeranno il nome di borghesi.
Secondo la tesi di Pirenne però le città furono il risultato della ripresa degli scambi a lunga
distanza: nel X secolo alcuni mercanti senza dimora avrebbero deciso di darsi una sede
stabile e avrebbero scelto un punto strategico come un castello o un’abbazia. La loro
presenza attirò un numero crescente di persone che si sarebbero stabilite nei pressi della
loro casa dando vita alla città.

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