Sei sulla pagina 1di 2

COMPITO DI REALTA’.

SEI UN GIOVANE DOCENTE CHIAMATO PER UNA SUPPLENZA IN


UNA CLASSE QUARTA. L’INSEGNANTE TITOLARE TI HA COMMISSIONATO DI PROPORRE
UNA LEZIONE AI SUOI STUDENTI, FORNENDOTI IL SEGUENTE SCHEMA.

MOTIVAZIONE della scelta degli argomenti

Ho scelto come argomento la rivoluzione industriale perché rappresenta due estremità, oriente e
occidente, che possono essere confrontati tramite mezzi e scelte di avanzamento differenti con
un obiettivo comune.

SINTESI degli argomenti

La rivoluzione industriale è stato un grande cambiamento di cui abbiamo ancora effetti oggi, può
essere divisa tra occidente e oriente.
Per l’occidente la vittoria fu in termini culturali legati alla tradizione giudaico-cristiana che affida
all’uomo un obiettivo di sottomissione della natura. Lo spirito di libertà giusnaturalista spinse il
movimento protestante dando crescita a ceti imprenditoriali europei mente la religione cattolica
si rivelò importante per lo schiavismo. Da menzionare il “Miracolo asiatico” che è uno studio
della storia giapponese dove è emersa uno sviluppo diverso rispetto a quello occidentale
centrato sulle industrie. La rivoluzione industriale è un modello di sviluppo del Giappone
destinato a ibridarsi con quello occidentale solo dopo la metà del XX secolo e a dar luogo così
all’impietosa crescita di quell’area negli ultimi decenni.
Nel XV secolo la Cina chiuse i viaggi transoceanici separandosi dall’occidente per proteggere e
sviluppare il paese. Nel Seicento solo la metà del pepe prodotto nel Sud-Est asiatico arrivava i
Europa, mentre l’altra metà si distribuiva in Cina, India, Giappone e Americhe e la Cina
importava dal Giappone argento equivalente ad un terzo della produzione americana. Alla fine
del Settecento il fiume Azzurro si trasportava una media annua di riso pari quasi al triplo
dell’intero commercio marittimo Europeo di grano.
Nel XVIII secolo si fa fronte all’enorme aumento demografico e le risorse alimentari
scarseggiavano: i programmi di sviluppo agricolo rispondevano alla tutela degli equilibri naturali
di autoconsumo.
Nel mentre l’Europa con il dominio dei mari e la grossa espansione si proclamò come centro del
mondo anche grazie alla conquista del nuovo mondo e la successiva deportazione degli schivai.
L’ascesa dell’occidente si fondò perciò anche su una egemonia globale a carattere militare, che
via via eliminò i potenziali concorrenti.
Alla vigilia della Rivoluzione industriale, c’era una sostanziale parità tra molte aree dell’Europa
continentale ed alcune sviluppate della Cina. La differenza tra il percorso della Gran Bretagna e
di queste aree euro asiatiche va attribuita al carbon fossile ed alla colonizzazione dell’America: il
primo permetteva di far funzionare le macchine a vapore: la seconda gli procurò un’enorme
riserva delle risorse di cui scarseggiava.
L’economia della Cina separata da quella del resto del mondo si preservò con risultati ottimi per
la stabilità del trono imperiale per 4 secoli, ma non altrettanto per gli standard di vita della
popolazione.
In Inghilterra la “rivoluzione demografica” della fine del Settecento dimezzò la superfice di terra
coltivabile e mise in movimento la popolazione rurale eccedente verso le città e le manifatture.
L’agricoltura estensiva cinese comportò invece un’involuzione, composta di tecniche tradizionali
basate sulla forza lavoro che non si tradusse in crescita urbana, eccezione il basso del fiume
Azzurro dove era diffusa la presenza di manifatturieri e artigiani con una popolazione urbana
non lontana dai dati di quella europea. Si può così evidenziare una “rivoluzione agraria” cinese
con epicentro in questo delta alla meta del XVII secolo, basata sulla diffusione della pratica del
secondo raccolto annuale di riso, la raccolta di cotone e sul rilancio di commerci a medio lungo
raggio. Questa rivoluzione “industriosa” era assente di innovazioni tecnologiche ma consentì
livelli di produttività e standard di vita superiori a quelli Europei, grazie alla resa ed al potere
nutritivo del riso, più alti di quelli del grano.
Il facile ricorso alle eccedenze di manodopera scoraggiò la ricerca di innovazioni tecnologiche
per aumentare la produttività del lavoro, la Cina rimase anche imprigionata nel labour-intensive
delle famiglie contadine dove il contadino, a capo della famiglia non di una impresa, aveva solo
lo scopo di garantire la sopravvivenza a tutti i membri del nucleo familiare, il risultato è che
rispetto a quella inglese la Cina era incapace di compensare l’aumento demografico
Ciò che manco alla Cina e all’India fu l’intervento di uno Stato promotore capace di forzare gli
equilibri ”naturali”.
Nel XVIII secolo la Gran Bretagna aveva le tasse più alte d’Europa, ma la forza dello stato era
trainata da una imprenditoria privata. La rivoluzione industriale di mostra, perciò, come frutto sia
di una particolare civiltà ma anche di condizioni particolari e contingenti. A favorire la forte
crescita furono le scoperte geografiche che indusse i navigatori europei a solcare gli oceani.
La rivoluzione industriale acquista ulteriore significato se confrontata con l’egemonia tecnologica
esercitata dalla Cina fino al XIII-XIV secolo. La Gran Bretagna vantava di utilizzare già nuove
tecnologie come il vapore ottenuto dalla combustione dei carbon fossili, le macchine per filare e
per tessere, ferrovie e navi a vapore, basta pensare che un inglese nel 1850 consumava in
media 10 volte più energia di una cinese. Mentre gli stabilimenti industriali sfondavano il tetto
degli equilibri antichi e moltiplicavano prodotti, consumi e redditi, l’impero Ottomano, l’India, la
Cina, ed il Giappone entrarono in una fase di stabilità e progressivo indebolimento destinata a
risolversi in una sostanziale sottomissione ai poteri occidentali o nella risoluta volontà di imitarli.
Abbiamo osservato i due casi di rivoluzione in oriente e occidente, possiamo dire con
certezza che l’oriente, per la precisione la Gran Bretagna, in questo periodo era la
massima potenza.

CORREDO ICONOGRAFICO con didascalie incluse

Potrebbero piacerti anche