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dalla jenny, per cui si ottenne un tessuto misto detto "calico" caratterizzato da trama in
filato fino e ordito più robusto e grezzo.
Poiché il frame necessitava di molta energia, le macchine filatrici furono concentrate in
luoghi scelti con cura, che permisero lo sfruttamento dell'energia idraulica dando lavoro
a circa 600 individui.
5. La rivoluzione del cotone
Nel 1785, Samuel Crompton riusci a risolvere il problema del filato misto, costruendo
una macchina che prese il nome di "mulo", capace di crearne uno uniforme in cui si
combinavano gli elementi della jenny e quelli del frame, da cui si ottennero i tessuti
detti "mussoline". Per alimentare i muli furono utilizzate macchine a vapore, con il
risultato che gli opifici si impiantarono stabilmente nelle citta, portando un incremento
degli stabilimenti urbani.
Nel 1784 Edmund Cartwright inventò un telaio meccanico azionabile mediante cavalli,
ruote ad acqua o motori a vapore, ma solo nell'Ottocento si notò l'effettiva applicazione
dell'invenzione con più di 100 000
telai meccanici adoperati.
Intorno al 1850 all'industria del cotone era dovuto oltre il 40% delle esportazioni
britanniche sia in Europa che in Africa e in America Latina, cosicché l'India dovette
rinunciare a essere un grande esportatore di manufatti di cotone e trasformarsi in un
fiorente mercato dell'industria inglese.
6. Ferro, vapore e carbone
La vera protagonista della Rivoluzione industriale fu l'energia a vapore, utilizzata
inizialmente nell'industria mineraria. Durante il Seicento, l'estrazione del carbone fossile
assunse sempre più un'importanza considerevole, ma il lavoro in miniera si presentava
ancora ostico e problematico sia a causa delle esalazioni di gas, che delle improvvise
esplosioni, per finire con l'allagamento delle gallerie. Per risolvere quest'ultimo
problema Thomas Newcomen nel 1708 costrui una pompa aspirante capace di eliminare
l'acqua in eccesso nel pozzo minerario mediante il vapore, consentendo lo sviluppo della
produzione carbonifera annua inglese. Negli anni 1765-1784, James Watt perfezionò la
sua macchina rotativa a doppio effetto che trovò impiego nell'industria metallurgica, in
quella siderurgica dal 1783 e in quella tessile dal
1790.
Nel Settecento il problema principale che gravava sulla produzione di ferro era legato
all'uso del carbone a legna utilizzato nella raffinazione. Ciò richiedeva, infatti,
un'industria nomade, che si spostasse ogni qual volta le risorse boschive terminassero;
invece, con l'introduzione del carbone fossile in sostituzione a quello a legna, l'industria
siderurgica si radicò nelle regioni produttrici di carbone, che trovò largo impiego nella
lavorazione della ghisa.
7. La nascita della ferrovia
Queste innovazioni in campo siderurgico furono alla base della nascita della ferrovia,
utilizzata inizialmente per il trasporto del carbone fossile nei vari porti d'esportazione: in
Inghilterra si iniziarono a stendere binari di ghisa su cui venivano fatti scorrere carrelli
carichi di carbone trainati da cavalli. Successivamente George Stephenson introdusse la
locomotiva a vapore, che venne poi perfezionata dal figlio e utilizzata nella prima vera
ferrovia che collegava Manchester a Liverpool. L'industria delle ferrovie richiedeva
l'investimento di enormi quantita di capitali, che venivano investiti da privati e non dallo
Stato; questi investimenti non erano redditizi a breve termine, tuttavia i grandi
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industriali del cotone, del ferro e di tutti gli altri settori investiti dall'industrializzazione,
riuscirono a impiegare parte del loro denaro per migliorare l'intero sistema di trasporti.
Inoltre, la costruzione della rete ferroviaria offrì lavoro ad un numero elevatissimo di
operai, contando intorno al 1850 circa 260000 persone impiegate in questo settore.
Il liberismo economico
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Inoltre Malthus fu il primo ad intuire che l'economia industriale è soggetta a crisi di
sovrapproduzione: a causa della povertà degli operai e in seguito alla perdita del loro
potere di acquisto l'economia britannica avrebbe finito per produrre molti più beni di
quelli che la popolazione avrebbe potuto comprare, e questa situazione poteva essere
risolta solo con l'abbandono della concezione del liberismo secondo cui lo Stato non
sarebbe dovuto intervenire né nella realtà economica né nell'assistenza dei poveri.
La nascita del socialismo moderno
1. La fabbrica moderna
La rivoluzione industriale non portò solo cambiamenti tecnici ed economici, ma anche
nel sistema di produzione. In precedenza, il processo produttivo era decentrato e
suddiviso in unità distinte, poiché il mercante-imprenditore forniva ai vari lavoratori la
materia prima che poi ritirava e smerciava a prodotto finito e nella maggior parte dei
casi, inoltre, l'artigiano seguiva personalmente l'intero processo. Con
l'industrializzazione, invece, poiché vi era solo una macchina che azionava numerosi
strumenti di lavoro, fu necessario concentrare la manodopera in un unico luogo, la
fabbrica moderna, all'interno della quale veniva diviso ulteriormente il lavoro, con il
risultato che l'artigiano fu sostituito da numero elevato di operai per nulla qualificati.
Questa trasformazione comporto il massiccio impiego di donne e bambini nel processo
di produzione, un elevato tasso di alcolismo dovuto alle precarie condizioni di vita, e lo
spostamento della popolazione dalla campagna alle citta, dove sorsero le nuove
industrie.
2. Il Manifesto del Partito comunista
Karl Marx attaccò il concetto di diritti dell'uomo e del cittadino, definiti nel 1776 e nel
1789. Secondo il filosofo, sia in America che in Francia, la proclamazione dei diritti si
identificava come il trionfo dell'egoismo individuale e come ricerca del proprio interesse
privato; quindi, quei diritti non erano dell'uomo ma del borghese che voleva difendere la
propria proprietà. Questa secondo Marx sta alla base della disuguaglianza degli uomini,
tra i quali i più potenti dominano in tal modo tutti gli altri. Per questo motivo la lotta
politica per ottenere uno stato liberale, all'interno del quale fossero stati rispettati i
diritti dell'uomo e del cittadino, non sarebbe stata sufficiente a eliminare la condizione
di oppressione che coinvolgeva la maggior parte degli uomini. Così nel 1847, fondo
l'associazione internazionale dei lavoratori, meglio nota come Lega dei Comunisti, che
averd coic
obiettivo l'abolizione della borghesia a favore del proletariato,
l'eliminazione del vecchio sistema basato sui contrasti tra classi e la fondazione di una
società libera da classi e proprietà privata.
Nel 1843 Marx si interessò anche al problema religioso, applicando il metodo del
"materialismo storico", che vede la filosofia, la religione e l'arte influenzate dalla
situazione sociale del loro medesimo periodo storico: in altre parole la filosofia, l'arte e
la religione di una determinata struttura sociale, tendono a presentare come immutabili
il tipo di società e di regime politico di volta in volta esistenti. Secondo Marx invece la
Storia, processo dinamico, è un perenne scontro tra classi sociali diverse, in lotta tra
loro a causa della proprietà dei mezzi di produzione, che consentono agli individui che la
detengono, di porsi in posizioni dominanti sulle masse restanti. In epoca moderna la
borghesia è padrona delle fabbriche, delle miniere e delle banche e controlla così la
nuova economia basata sulla produzione industriale.
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3. Borghesia e proletariato
Nel corso della storia, la borghesia ha avuto una funzione rivoluzionaria, in quanto si è
liberata dal dominio della nobiltà divenendo a sua volta classe dominante capace di
impiantare un sistema economico imponente; così come le classi dominanti precedenti,
essa ha difeso i propri interessi presentando la proprietà come condizione di supremazia
legittimata e come esito di circostanze storiche. Secondo Marx invece la borghesia non
ha nulla di naturale e quindi di legittimo, e non riesce a controllare il sistema produttivo
moderno, tant'è che periodicamente va incontro a crisi di sovrapproduzione,
permettendo cosi al proletariato di toglierle il potere mediante un atto rivoluzionario. Il
primo atto della rivoluzione proletaria dovrà essere quindi la conquista del potere
politico, in modo da porre lo Stato al servizio dei proletari (per controllarne la forza), che
aboliranno la proprietà privata dei mezzi di produzione e favoriranno la nascita di un
sistema sociale più giusto.
Nel suo saggio "Il Capitale", Marx si sforzò di dare rigore scientifico al suo pensiero e
defini il concetto di plusvalore, con il quale egli volle affermare che gli operai ricevevano
una retribuzione inferiore a quella dovuta, evidenziando i termini dello sfruttamento del
proletariato da parte della borghesia.
L'industrializzazione in Europa
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parteciparono migliaia di ditte e imprese che presentarono le loro innovazioni tecniche;
per questo motivo i decenni 1850-1870 furono definiti "epoca del progresso".
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