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LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE BRITANNICA

PREMESSE: ENCLOSURES

In Inghilterra ci fu un aumento delle superfici coltivate e fu sperimentata la


rotazione quadriennale, che fece crescere la produzione di lana, latte e carne;
inoltre vennero inventati nuovi strumenti di lavoro, come la seminatrice
meccanica, inventata dall’agronomo Jethro Tull, e l’aratro metallico.

Fin dal medioevo il sistema agrario inglese era basato sui campi aperti e sulle
terre comuni. I primi appartenevano ad un proprietario, ma non erano delimitati,
e dopo il raccolto tutti gli abitanti potevano spigolare o raccogliere la legna. Le
seconde, era considerate una proprietà collettiva del villaggio: destinate al
pascolo, alla caccia ecc. Nell’ottica di un maggiore sfruttamento terriero ed un
maggiore visione imprenditoriale i grandi possidenti terrieri fecero pressione in
parlamento e ottennero la ricomposizione e la recinzione delle proprietà agricole,
(enclosures). Crearono così vaste superfici coltivabili, a carattere intensivo. Al
contrario molti dei contadini che possedevano appezzamenti piccoli si
ritrovarono in difficoltà. I più poveri dovettero abbandonare le campagne per
cercare migliore fortuna in città e vengono così assorbiti dalla nascente
industria.
LE ORIGINI DI UNA TRASFORMAZIONE EPOCALE

Negli ultimi decenni del ‘700 si verificò un processo di trasformazione


irreversibile sulle strutture produttive tradizionali, che rimise in discussione anche
le forme dell’organizzazione sociale. Le attività industriali si sostituirono a quelle
agricole come principale fonte di ricchezza per le nazioni. Questa fase storica si
colloca dal 1770 al 1830, e vede come teatro principale la Gran Bretagna ed è
caratterizzata soprattutto dall’espansione della prodizione tessile.

Perché la Rivoluzione industriale ebbe inizio proprio in Gran Bretagna, e non


altrove?

1) In Inghilterra sono presenti molte materie prime (ferro carbone).


2) La forte borghesia ha a disposizione forti capitali da investire.
3) La nobiltà ha uno spirito imprenditoriale, che si contrappone alla nobiltà
parassitaria, per esempio quella francese, che vive solo di reddita senza
fare investimenti.
4) La madre patria frutta le colonie: la Gran Bretagna preleva dalle proprie
colonie materie prime a basso costo (cotone in America e poi anche in
India), le importa nella madre patria dove così sorgono industrie che
lavorano le materie prime e si incrementano posti di lavoro, dove gli operai
hanno nuove occasioni di impiego e dove percepiscono un salario, che
pur misero, consente loro di incrementare la domanda; si crea dunque un
mercato interno, inoltre, i prodotti finiti vengono venduti nelle colonie che
diventano quindi un mercato in cui la madre patria ha il monopolio; le
colonie inoltre, così gestite, anche se sono più ricche della madre patria di
materie prime non le diventeranno mai sue concorrenti, (in Inghilterra a
differenza della Spagna c’è una gestione migliore della posizione
dominante nei commerci.
5) Un vantaggioso accesso al credito: la banca concede un prestito, ossia mi
fornisce subito il capitale di cui ho bisogno, e io mi impegno a restituire
tutto il capitale ricevuto entro un certo tempo più gli interessi, ossia la
percentuale in più come compenso per il servizio che la banca mi ha reso;
più i tassi di interessi sono bassi più è facile estinguere il debito, inoltre in
un contesto di espansione economica le banche sono più propense a
concedere prestiti perché ci sono più possibilità che le aziende e anche i
privati restituiscono il capitale anticipato dalla banca.
6) L’enorme quantità d’oro in arrivo dalle colonie aumentò la ricchezza
circolante nel paese; questo capitale fu gestito in maniera tale da non
aumentare l’inflazione coniando nuova moneta, ma bensì fu utilizzato per
investire in attività commerciali ed industriali.

In Inghilterra si rafforzò nettamente il mercato nazionale, in quanto il sistema


finanziario britannico era estremamente stabile. Le innovazioni introdotte nelle
campagne determinarono un forte aumento della produzione agricola, e permise
ai proprietari terrieri di cumulare ingenti capitali, reimpiegati per finanziare nuove
attività. Per farlo però era necessario disporre di nuove vie di comunicazioni più
efficienti: furono perciò costruite nuove strade e venne ampliata la rete di canali
navigabili, dove era possibile trasportare anche i carichi più pesanti di materie
prime; il miglioramento della rete di trasporti consentì di abbattere i tempi e i
costi di circolazioni delle merci.

Ci fu anche un radicale cambiamento nella società inglese: il lavoro salariato


andava diffondendosi sia nelle campagne sia nelle città, mentre i redditi, per far
si che il mercato si autoalimentasse, aumentavano e la stessa popolazione
aumentava in modo costante; gli imprenditori compresero che avrebbero
guadagnato di più producendo grandi quantità di merce di modesto valore, ma
destinate a consumo di massa.
La riflessione economica di Adam Smith e la teoria liberista: secondo il filosofo
illuminista scozzese Adam Smith, considerato il padre dell’economia moderna, lo
stato doveva farsi fuori dalla dimensione economica di un paese, in quanto il
sistema economico era in grado di autoregolarsi senza alcun intervento esterno.
Il mercato libero basato solo sulle leggi della domanda e dell’offerta e sulla
concorrenza, un sorta di mano invisibile avrebbe armonizzato le relazioni fra
acquirente e venditore, in modo che ne avrebbero tratto vantaggio sia il
compratore, che vuole risparmiare acquistando prodotti con alta qualità a prezzo
basso e il venditore, che vogliono vendere il maggior numero di merci e per
questo devono creare prodotti di alta qualità a un prezzo basso e quindi
perseguire nello scopo di guadagnare maggiormente anche l’interesse del
compratore. Secondo Smith il libero mercato avrebbe comportato dei vantaggi
individuali che si sarebbero tradotti del benessere di tutta la collettività.

LA SVOLTA TECNOLOGICA

Furono due i fenomeni che diedero inizio alla rivoluzione industriale: il progresso
tecnico e l’avvento del sistema di fabbrica.

La rivoluzione industriale non sarebbe stata possibile senza nuove ingegnose


macchine, in quanto bisogna aumentare la produttività del lavoro umano, cioè,
avere a disposizione nuovi congegni che permettessero di produrre di più. Tutti
gli avanzamenti tecnologici erano strettamente interdipendenti fra di loro; ad
esempio, se una nuova apparecchiatura avesse accelerato una fase del
processo produttivo, sarebbe occorso trovare il modo di velocizzare e
efficientare anche le fasi precedenti e quelle successive, in maniera tale da
rendere omogeneo il ritmo della lavorazione, senza tempi morti. I principali
protagonisti non furono gli scienziati, ma bensì dei brillanti artigiani e operai in
grado da escogitare soluzioni pratiche.

Un esempio di questo fenomeno fu la meccanizzazione del settore tessile; già da


tempo era stata inventata la spoletta volante, che permetteva di spostare
meccanicamente il filato da una parte all’altra del telaio, e permetteva quindi di
tessere stoffe di ampiezza superiore a quella delle braccia dell’artigiano,
aumentando la produttività. La diffusione della spoletta volante, accrebbe la
domanda di filati, e di conseguenza anche le fasi che precedevano la tessitura
dovettero essere velocizzate. In pochi una serie di nuove macchine consentì la
completa meccanizzazione della filatura: fu inventata la spinning jenny, un filatoio
a fusi multipli che permetteva ad un solo operaio di produrre più fili di cotone;
inoltre venne inventato anche il filatoio automatico idraulico. A questo punto fu la
tessitura a doversi adattare ai tempi della filatura e fu quindi necessario ideare
nuovi telai meccanici. Sono i macchinari a dettare i ritmi del lavoro e non più gli
operai.

Nell’industria cotoniera il governo di Londra stabilì che il cotone grezzo indiano


dovesse essere lavorato dalle industrie britanniche in modo tale da crescere
un’economia autoalimentante.

La macchina a vapore fu una grande invenzione per il secolo, soprattutto dopo il


perfezionamento di Watt, (macchina rotativa a vapore); sapere funzionamento.

Lo sviluppo dell’industria siderurgica: in gran Bretagna non vi erano grandi


giacimenti di minerali ferrosi di ottima qualità, per questo motivo si importavano
grandi quantità di ferro dall’estero, in particolare dalla Svezia. Tuttavia, nel
Settecento la tecnica di fusione negli altiforni si evolse riuscendo ad ottenere
leghe migliori.
LA SVOLTA ORGANIZZATIVA: avvento del sistema fabbrica

Gli imprenditori costruirono stabilimenti produttivi più grandi, dove più dispositivi
potevano essere collegati a un’unica fonte di energia. Le prime fabbriche sorsero
nei pressi di corsi d’acqua; successivamente furono impiantati dove ci fosse
abbondanza di carbone. La concentrazione delle attività produttive, per
ottimizzare i costi di produzione, permetteva di organizzare più efficacemente i
processi e i ritmi della produzione.

È proprio Smith che introduce il concetto di divisione del lavoro che starà poi alla
base delle successive, perfezionate catena di montaggi, al fine di rendere il
lavoro più produttivo Smith propone la scomposizione dei processi di lavoro in
singole divisioni apparenti in particolare prende come esempio una fabbrica di
spilli: se l’intero ciclo di lavoro viene suddiviso in singole e semplici operazioni
distinte il risultato è che si compongono molti più spilli in minor tempo possibile.
Vantaggi: operazioni più semplici, operai generici, salari minori, risparmio per
l’imprenditore; minor numero di operai per produrre la stessa quantità; maggiore
velocità del processo, che si traduce nella produzione di più spilli in <t.
Svantaggi: frustrazione degli operai, costretti a ripetere la stessa elementare
operazione per tutta la giornata, anche 16 ore; alienazione di cui parlerà anche
Marx: l’uomo è ormai ridotto ad una appendice della macchina, che detta i ritmi
di lavoro e dunque l’uomo si sente altro da sé.

Una volta entrato in fabbrica il lavoratore divenne operaio, e solo quello, ovvero
abbandono le altre attività per dedicarsi a un unico impiego. In genere gli si
chiedeva di svolgere un'unica mansione, infatti la produzione su scala industriale
prevedeva una sempre più rigida e scandita divisione del lavoro: da una parte
rendeva il ciclo produttivo va via via più complesso dall’altra semplificava le
operazioni in cui tale era suddiviso.
Per gli operai non esisteva alcuna tutela in caso di malattia, infortunio o
mancanza di lavoro; ad esempio, nei filatoi gli ambienti avevano un altissimo
tasso di umidità per evitare che il filo si spezzasse ma ciò rendeva l’ambiente
malsano, in più il rumore dei macchinari era assordante.

Nelle prime fabbriche trovarono lavoro anche donne e bambini, il loro impiego
era conveniente per gli imprenditori: donne e bambini avevano dita più sottili e
quindi più adatti nella tessitura, inoltre gli stipendi erano più bassi. Le tutele
erano inesistenti e la loro occupazione era legata a un orizzonte temporale
infinito; inoltre, i bambini dato che lavoravano in fabbrica non potevano
apprendere nuove mansioni e quindi una volta adulti venivano allontanati.

Con l’avvento del sistema industriale sorsero nuovi quartieri a ridosso delle
fabbriche, intere famiglie erano alloggiate in luoghi improvvisati, malsani e
promiscui, con condizioni igieniche terribili

Il tenore di vita dei lavoratori e le condizioni dei lavoratori peggiorarono rispetto al


passato in breve termine; la prima reazione fu impulsiva: distruggere le
macchine!!! (luddismo) da Ned Ludd forse mai esistito; il luddismo era un
movimento di protesta. Gli imprenditori capitalisti imponevano agli operai
condizioni di lavoro disumane ed il governo reagì con mano pesante: molti
luddisti vennero arrestati e impiccati.

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