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ECONOMIA POLITICA prof. A. Lasagna


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LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

 INGHILTERRA - SECONDA META’ DEL SETTECENTO (PROFONDA


TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA DI PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DEI
BENI ELABORATI DALL’UOMO)
 LA PRODUZIONE MANIFATTURIERA ERA PREVALENTEMENTE AFFIDATA AD
ARTIGIANI, CHE LAVORAVANO NELLA LORO BOTTEGA ED ERANO
ORGANIZZATI IN CORPORAZIONI; ESSI ERANO IN GRADO DI RISPONDERE
SIA ALLE LIMITATE ESIGENZE DEL MERCATO LOCALE SIA ALLA RICHIESTA
CRESCENTE DI PRODOTTI DA SCAMBIARE CON ALTRE MERCI SUL
MERCATO MONDIALE.
 INDUSTRIA A DOMICILIO: ERA NATA NELLE CAMPAGNE GRAZIE
ALL’INIZIATIVA DEI MERCANTI-IMPRENDITORI.
 PRODUZIONE MANIFATTURIERA CENTRALIZZATA: si trattava di luoghi di
lavoro strutturati in un unico ambiente e con ritmi di produzione più elevati, in
quanto vi lavoravano dei salariati che avevano quella come unica mansione e che
quindi non dividevano più il loro tempo tra lavoro dei campi e lavoro artigianale.
 In queste prime fabbriche gestite da imprenditori privati, si producevano beni di
lusso ( ceramiche, tessuti pregiati come la seta) o grandi forniture per lo Stato (armi
e divise per l’esercito).
 PRESUPPOSTI: disponibilità di capitali;
 Disponibilità di manodopera;
 Incremento della DOMANDA di beni causata dall’aumento della popolazione;
 Innovazioni tecnologiche;
 Ricorso alle nuove fonti di energia.

La Prima rivoluzione ind.le si caratterizzò per l’unione di TRE elementi fondamentali:


1. il sempre maggiore ricorso alle MACCHINE in affiancamento, e poi in
sostituzione, del lavoro manuale precedentemente svolto dall’uomo.
2. il crescente ricorso a FONTI DI ENERGIA MINERALI, che molto velocemente
soppiantò lo sfruttamento del lavoro degli animali;
3. il cambiamento del rapporto dell’essere umano con i beni materiali, che
comportò un progressivo passaggio dal regime dell’utile a quello della
diversificazione del possesso e del COSTANTE INCREMENTO DEI CONSUMI.

LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DAL XVI AL XVIII SECOLO

ARTIGIANATO: lavorazione in bottega e organizzazione del lavoro in corporazioni (fino al


XVI sec.)
INDUSTRIA A DOMICILIO: lavorazione organizzata da mercanti-imprenditori nelle campagne
e nelle case dei contadini (fine XVI e XVII secolo)
MANIFATTURA CENTRALIZZATA: lavorazione in un unico ambiente con ritmi di lavoro
elevati.
INDUSTRIA MODERNA: introduzione delle MACCHINE (macchina a vapore di J. Watt),
DIVISIONE DEL LAVORO (Adam Smith), fonti di energia minerale (carbon fossile).
Nel Settecento, quindi, anche grazie alla spinta delle idee riformatrici degli illuministi,
sostenitori del progresso economico e civile, e del liberismo economico che esaltava il ruolo
dell’iniziativa privata, l’Europa occidentale si trovò ad avere a disposizione i CAPITALI e le
MATERIE PRIME al servizio di una CLASSE IMPRENDITORIALE intraprendente e attiva,
sostenuta dall’interesse dei GOVERNI a potenziare produzione e commerci. E fu proprio
l’insieme di tutti questi fattori che rese possibile la RIV. IND.LE.

PERCHE’ IN INGHILTERRA??

Il quadro economico e sociale inglese della prima metà del Settecento, infatti, può essere
definito in quattro aree di sviluppo:
 l’intero traffico commerciale;
 la costante crescita della produzione agricola;
 il forte incremento demografico;
 la stabilità delle istituzioni, dovuta anche al ruolo particolarmente vantaggioso
assegnato alla borghesia nel sistema sociale e politico.

Inoltre, consideriamo
 il predominio della Gran Bretagna nel commercio mondiale
 abbondanza di capitali
 forte affluenza di materie prime, la cui lavorazione avveniva esclusivamente nella
madrepatria
 il costante sviluppo dell’AGRICOLTURA (nel Settecento si erano affermati i diritti
della proprietà privata sulla terra, che aveva dato origine alle ENCLOSURES –le
recinzioni)

CONDIZIONI FAVOREVOLI ALLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE

1. AUMENTO DELLA DOMANDA DI BENI DA PARTE DI UNA POPOLAZIONE


IN RAPIDA CRESCITA;

2. LE INNOVAZIONI AGRICOLE (ENCLOSURES E SISTEMI DI PRODUZIONE)


PERMETTONO INVESTIMENTI;

3. L’AMPLIAMENTO DEL MERCATO E LA DISPONIBILITA’ DI MANODOPERA


SI INSERISCONO IN UN CONTESTO ISTITUZIONALE CHE LEGA
INTERESSI DELLA MONARCHIA E DELLA BORGHESIA;

4. LA STABILITA’ POLITICA FAVORISCE LO SVILUPPO DELL’INIZIATIVA


ECONOMICA DEL PRIVATO.

2. I PROGRESSI TECNOLOGICI NEL SETTORE TESSILE.


L’esigenza di aumentare e velocizzare la produzione dei tessuti e capi d’abbigliamento
rappresentò una delle prime spinte a investire anche ingenti somme di denaro nella ricerca di
tecnologie che migliorassero i livelli di produzione nell’industria tessile.
Molte menti ingegnose si dedicarono alla progettazione e al perfezionamento di NUOVE
MACCHINE, la cui costruzione fu finanziata da imprenditori lungimiranti, che le introdussero
nelle fabbriche, potenziando vertiginosamente i ritmi di produzione.
LO SVILUPPO DELLE MACCHINE TESSILI
1733 : la spoletta volante velocizza la tessitura e migliora il prodotto

1764- 1767 : spinning jenny la filatura è molto più veloce e il filato più fine

1768 : è introdotta la macchina automatica (frame) azionata a energia idraulica, che dà


un filato molto grezzo
1779: Crompton combina i vantaggi di Jenny e frame (filatoio intermittente)

1785 : è introdotto il telaio meccanico di Cartwright.

L’IMPIEGO DELLA MACCHINA A VAPORE

1712 : il modello di Newcomen con pompe aspiranti è utilizzato per liberare dall’acqua le
miniere di carbone
1783 : il modello di WATT è impiegato nei forni, nei magli e nei laminatoi per la produzione
del ferro (industria siderurgica)
1790 : il modello di WATT è utilizzato per alimentare le macchine meccaniche nell’industria
tessile

La Prima rivoluzione industriale fu quindi l’età del vapore, del carbone (carbon coke) e del
ferro, che furono i motori dello sviluppo e del progresso fino alla seconda metà dell’Ottocento.

3. LA COSTRUZIONE DELLE FABBRICHE E I CAMBIAMENTI SOCIALI.

Mutamenti nel mondo del lavoro:

 Concentrazione del lavoro nelle fabbriche;


 Ritmi del lavoro= stesse mansioni, stessi orari, ripetitività del lavoro, divisione del
lavoro (v. ADAM SMITH, La fabbrica degli spilli), spersonalizzazione del lavoro, le
macchine imponevano con precisa ripetitività le azioni che l’operaio doveva
compiere
 Nasce la nuova figura dell’operaio (salario di sussistenza); nel corso dell’Ottocento
gli operai divennero una vera classe sociale detta “PROLETARIATO” perché era
composta da uomini e donne che possedevano solo le braccia per lavorare e i figli,
la prole appunto, da destinare al più presto al loro stesso lavoro.

Mutamenti a livello urbanistico e sociale:


 Cambiamento radicale del paesaggio urbano, nascita dei grandi centri industriali
(Manchester, Liverpool, Birmingham, Sheffield, Londra…..)
 Intorno alle città sorsero ampi e popolarissimi quartieri operai, dove le abitazioni
erano di pessima qualità e i servizi erano ridottissimi (la pulizia degli ambienti e
delle strade era quasi assente mentre famiglie numerose si ammassavano in piccoli
appartamenti)
 Impossibile per i fanciulli frequentare le scuole parrocchiali catechistiche o
partecipare ad attività creative
 Senso diffuso di solitudine e di appartenenza a un sistema produttivo anonimo e
spersonalizzante (v. C. DICKENS, Coketown, in TEMPI DIFFICILI)
 Dilagante il ricorso a forme di evasione dannose per la salute e per la stabilità
psicologica come l’ALCOLISMO
 Riconoscimento di un sussidio pubblico per l’integrazione dei salari di sussistenza:
misura detta “SISTEMA SPEENHAMLAND” (1795) al fine di evitare che gli operai
morissero di fame, ma contemporaneamente permetteva agli imprenditori di
mantenere i salari bassi
 1834 POOR LAW REFORM (legge che aboliva il sistema dei sussidi e poneva fine
a secoli di protezione paternalistica dei poveri.

Lo Stato cessava di intervenire come regolatore delle condizioni delle fasce più deboli della
popolazione e queste si videro costrette a organizzare autonomamente forme di
cooperazione e di associazione sindacale a difesa dei loro interessi.

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