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1. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
-1.1. Premessa: la storia economica
La storia economica ha come obiettivo il descrivere in modo sintetico le trasformazioni
economiche dalla seconda metà del Settecento. Lo storico C.M. Cipolla afferma “…è la storia dei
fatti e delle vicende economiche a livello individuale, aziendale o collettivo”.
Prevalentemente si occupa di:
PRODUZIONEcombinando i fattori della produzione, ossia i fattori naturali, lavoro,
capitale ai quali si aggiunge la capacità imprenditoriale;
DISTRIBUZIONEripartizione dei beni e dei servizi (problema delicato poiché difficile
stabilire le quantità da assegnare);
CONSUMOutilizzazione dei beni e dei servizi prodotti. I beni destinati al consumo finale
sono impiegati solo una volta, siano cibo, petrolio, ecc., a meno che non si tratti di beni
durevoli quali automobili, elettrodomestici, ecc.
Il FEUDATARIO inoltre garantiva la difesa contro i nemici con i suoi uomini armati, amministrava la
giustizia e soccorreva i CONTADINI in caso di bisogno.
erano tenuti ad alcune prestazioni verso il signore:
pagavano un censo per l’uso della terra;
corvées (prestazioni gratuite);
mettevano a disposizione uomini armati.
Dal punto di vista sociale il mondo feudale era un’organizzazione divisa in:
oratoresclero, coloro che pregavano
bellatoresnobiltà, coloro che combattevano
laboratorescontadini e artigiani, coloro che lavoravano
Queste erano categorie immutabili in quanto fissate da Dio stesso per garantire l’assetto della
società. Con il tempo, il sistema feudale, si andava sfaldando a cominciare dall’Inghilterra.
2. LO SVILUPPO ECONOMICO
I termini crescita e sviluppo vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma essi presentano
alcune differenze:
CRESCITA ECONOMICA aumento del valore complessivo di beni e servizi prodotti da
una determinata popolazione in un periodo definito. Questo è considerato un processo
reversibile perché ad un periodo di crescita può seguire un periodo di decrescita. Vi è
crescita nel momento in cui aumenta la produzione di beni e servizi,
indipendentemente dalla loro natura.
SVILUPPO ECONOMICOcrescita elevata e prolungata accompagnata da
trasformazioni strutturali, sociali e culturali. Anch’esso può essere considerato
reversibile seppur sia una cosa molto difficile tornare a forme economiche esistenti
prima del cambiamento.
Inoltre, questi due termini sono considerati neutri, in quanto possono essere misurati e descritti
prescindendo da giudizi etici.
È diversa, invece, la nozione di PROGRESSO, alla quale viene associato un connotato positivo. Oggi
identifichiamo che la crescita e lo sviluppo con il progresso ma non è così sempre. L’idea di
progresso è legata alla concezione del mondo affermatasi in Europa fra Sei e Settecento (quali
esempi come Cartesio e Newton). Ogni fase storica presenta un progresso rispetto a quello
precedente. Quest’idea di progresso appartiene all’uomo occidentale contemporanea ma non è
stata validata in ogni tempo e luogo (es: Greci pensavano che la storia dell’umanità si sviluppasse
dall’ordine verso il caos ed ogni generazione aveva il compito di consegnare alle generazioni
successive un mondo non degradato).
Il calcolo del Pil pone diversi problemi, fra cui quello relativo alla misurazione del valore dei servizi.
Ciò significa che, siccome il costo dei servizi della pubblica istruzione (sanità, difesa) è costituito
principalmente dalle retribuzioni pagate ai dipendenti pubblici, se si aumentano tali aumenta
anche il Pil.
La determinazione del Pil serve per stabilire confronti internazionali e comparare i livelli di crescita
dei diversi paesi. Dividendo il Pil per il numero degli abitanti abbiamo il PIL PRO CAPITE che serve a
conoscere il valore dei beni e dei servizi che ciascun cittadino ha contribuito a produrre. Così è
possibile stabilire un confronto tra un paese più piccolo ed uno più grande a numero di abitanti e
stabilire quale sia più ricco nonostante il numero di essi. Altro problema che si pone, quando si
vogliono effettuare confronti fra le economie dei diversi paesi, è quello del valore delle monete
nelle quali è espresso il Pil di ciascuno di essi e del tassi di cambio da applicarePARITÀ DI POTERE
D’ACQUISTO che consiste nell’individuare una quantità di beni e servizi di uso più comune e nella
determinazione del loro prezzo della moneta di ciascun paese.
Lo studio delle crisi è stato inquadrato in quello dei CICLI ECONOMICI (Kondratieff )
*capitalismo=accezione marxiana che indica il sistema economico-sociale basato sulla proprietà privata ed i mezzi di produzione e
sul lavoro salariato
3. LE PREMESSE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
-3.1 Popolazione ed economia
Le trasformazioni dal punto di vista demografico, agricolo, commerciale e dei trasporti hanno
contribuito alla 1ª rivoluzione industriale.
Lo studio della POPOLAZIONE fu particolarmente importante per comprendere i problemi
economici di un territorio in una certa epoca. Aumento popolazione, più persone da sfamare, più
braccia per lavorareAUMENTO DELLA DOMANDA DEI BENI e AUMENTO DELL’OFFERTA DEI
PRODOTTI. Contrario nel caso della diminuzione della popolazione.
In generale la DOMANDA COMPLESSIVA è influenzata dalla struttura sociale della popolazione, per
esempio, la domanda aristocratici diversa da quella degli agricoltori. Ma condizionata anche da
fattori socio-culturali, credenze religiose, ecc. Ed infine, è influenzata dal reddito dei consumatori e
dalla loro possibilità di spesa.
Nel mondo preindustriale la gente consumava poco. Secondo la legge di Engel la percentuale del
reddito destinata ai consumi alimentari è tanto elevata quanto è minore il reddito. Più poveri
destinano il reddito ai consumi essenziali mentre i ricchi riescono a metterne da parte destinato al
consumo di altri prodotti.
L’offerta era condizionata dalla capacità produttiva ossia dalle terre e dal capitale disponibili, dalle
tecniche utilizzate e dalle fonti di energia disponibili. Ma anche dal numero di abitanti e dalla sua
composizione per classe di età. Le persone in età lavorativa producevano e allo stesso tempo
consumavano mentre bambini e anziani consumavano praticamente senza produrre. Cosa che,
invece, non avveniva nel caso dei contadini, poiché tutti erano capaci di produrre.
DOTTRINA ECONOMICA: Perché riteneva che la ricchezza di un paese fosse assicurata dalla
quantità di metalli preziosi (argento e oro) da essa posseduti, causando il conseguente
perseguimento di una politica che consentisse di accrescere la ricchezza nazionale con ogni
mezzo (anche illecito) tra cui in primis con il potenziamento delle esportazioni, che sarebbero
state pagate con monete d’oro o d’argento, assicurando un costante flusso in entrata di
metalli.
POLITICA ECONOMICA: La politica mercantilistica fu un insieme di provvedimenti adottati dai
vari Stati, ognuno dei quali perseguiva un proprio disegno di potenza. Miravano tutti a
costituire riserve abbondanti d’oro e d’argento per far fronte alle spese dello Stato. I paesi
europei non possedendo grandi giacimenti dovevano procurarsi metalli preziosi mediante la
conquista di colonie oppure con il commercio importando(in valore monetario) più di quanto
esportassero, cioè avere una bilancia commerciale attiva. Gli stati attuarono la politica
mercantilistica in vario modo, ma principalmente mediante una politica economica
protezionistica e nazionalistica attraverso la protezione doganale (dazi elevati o divieti) e le
forme di sostegno dirette alle manifatture (premi alla produzione o all’ esportazione). I governi
attribuivano grande importanza al possesso delle colonie considerate fattori di ricchezza.
Proprio per favorire il commercio internazionale e coloniale vennero fondate numerose
compagnie commerciali nei principali paesi, come la Compagnia inglese delle Indie orientali e
la Compagnia olandese delle Indie orientali.