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Friedrich Frobel nacque nel 1782, durante il periodo della rivoluzione americana e francese, che avrebbero
avuto un forte impatto sulle idee pedagogiche del suo tempo. Frobel crebbe in una Germania che stava
vivendo un periodo di rapida industrializzazione e urbanizzazione, caratterizzato da grandi trasformazioni
economiche e sociali. In questo contesto, molti pensatori dell'epoca, tra cui Pestalozzi e Rousseau, si
interrogarono sul ruolo dell'educazione nella costruzione di una società più giusta e più equa. La loro
concezione dell'educazione come mezzo per la formazione dell'individuo e del cittadino avrebbe
influenzato profondamente anche Frobel. Tuttavia, per comprendere a pieno il pensiero di Frobel, è
importante considerare il contesto storico in cui ha vissuto e lavorato. Nel presente lavoro di tesi, si
analizzerà quindi il contesto storico in cui Frobel ha sviluppato la sua filosofia dell'educazione, con
particolare attenzione alla Germania del XIX secolo. Nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone, il Congresso
di Vienna aveva diviso la Germania in 39 stati, ognuno dei quali aveva la propria autonomia e il proprio
sistema educativo. Questa frammentazione politica rendeva difficile l'armonizzazione dell'educazione a
livello nazionale, impedendo la creazione di un sistema educativo uniforme, in una Germania che stava
attraversando grandi trasformazioni sociali, economiche e politiche. Questo clima di instabilità politica ha
avuto un impatto sullo sviluppo culturale del paese, con la nascita di molte correnti di pensiero che
cercavano di definire una propria identità culturale.
ECONOMIA
L’età contemporanea ha visto una crescita a dismisura della ricchezza materiale. L’essere umano ha creato
come un secondo mondo, tecnologico e artificiale, cambiando il proprio rapporto con la natura. Lo sviluppo
economico è stato considerato come il progresso per eccellenza, ma questo progresso ha fatto si che
ricchezza e povertà si distribuissero in maniera non uniforme tra gli individui, i gruppi sociali e le regioni del
mondo. Alla base di tutto si pone una discontinuità talmente brusca e radicale da poterla indicare con il
termine di “rivoluzione”. Viene chiamata rivoluzione industriale quell’insieme di innovazioni tecnologiche
cominciato in Inghilterra intorno al 1760. Ciò portò alla costruzione di nuove macchine, azionate da ruote
che utilizzavano la forza dei corsi d’acqua, dedicate in particolar modo alla filatura e alla tessitura del
cotone. Nei primi due decenni del XIX secolo si cominciarono ad utilizzare motori azionati dalla forza del
vapore. L’aumento della produzione e l’accumulazione dei profitti sollecitarono l’innovazione e la
sperimentazione di nuove tecniche e nuove macchine più potenti e veloci. Si avviò un processo che
coinvolse l’industria tessile, mineraria e siderurgico-meccanica. Il flusso di capitali verso la nuova industria
indicò che un nuovo periodo del capitalismo era in corso. Nacque il sistema di fabbrica, dove per rendere
più efficiente la produzione, gli imprenditori concentrarono sia i macchinari che gli operai. La grande
trasformazione partì dalla Gran Bretagna, dove a metà dell’Ottocento l’Inghilterra era definita come
“officina del mondo”, sia per il settore siderurgico, per la produzione di ghisa e ferro greggio pari a quasi
La tradizione storiografica ha considerato la rivoluzione francese del 1789 il punto di avvio dell’età
contemporanea, oltre a quella americana e quella seicentesca inglese. Insieme possono essere collocate
all’origine di tre grandi idee politiche del nostro tempo: il liberalismo, la democrazia e il nazionalismo. I
grandi cambiamenti riguardarono non solo la Francia, la quale era il paese più potente e popoloso, ma
anche le zone dell’Europa occidentale, che in varie forme furono sottoposte all’impero napoleonico, ovvero
Paesi Bassi, Germania occidentale, Spagna e Italia. La prima fase fu distruttiva: fu sovvertito l’Antico
Regime, la sua legittimazione religioso/tradizionalista del potere, il suo insieme irrazionale di norme e
consuetudini, diversità di trattamento a seconda dei soggetti sociali. Ad essa però, seguì una fase
ricostruttiva: prese vita un nuovo sistema istituzionale, politico e sociale. Dal 1789 i rivoluzionari abolirono il
sistema feudale e la rivoluzione francese espropriò gli enormi possedimenti del clero. Queste proprietà,
definite beni nazionali, vennero vendute sia a membri della borghesia provinciale, sia ai contadini, dove nel
primo Ottocento la figura del contadino proprietario era molto diffusa. Così ebbero accesso alla proprietà
fondiaria nuovi ceti sociali. Bisogna considerare altre due grandi innovazioni: la codificazione e
l’introduzione di sistemi amministrativi accentrati. La codificazione è un insieme di raccolte sistematiche e
organiche di leggi, chiamate appunto codici. Il Codice Civile fu varato in Francia nel 1804 e riprodotto negli
altri paesi a regime napoleonico, secondo il quale tutti sono uguali di fronte alla legge. Inoltre, stabiliva che
anche i proletari potessero diventare proprietari, che le eredità toccassero in misura eguale sia a ai
primogeniti che ai secondogeniti e che qualunque bene potesse essere ereditato, comprato, venduto e
frazionato. Il Codice confermava il potere del padre sui figli e del marito sulla moglie. La donna borghese
veniva rappresentata a tutelare la casa e come garante della moralità della famiglia, però nell’esercizio del
suo ruolo nell’educazione dei figli e nella vita familiare, non le veniva riconosciuta alcuna autonomia
rispetto al potere del marito. Il sistema giuridico rifletteva una rigida divisione dei ruoli e delle sfere sociali
per genere. Il sistema del centralismo amministrativo prevedeva che il potere nelle periferie fosse dato in
mano a funzionari che dipendevano direttamente dal governo presente nella capitale. La borghesia spesso
viene contrapposta all’aristocrazia, anche se a volte le cose stavano diversamente. Accadeva che i più ricchi
tra i borghesi facessero grandi sforzi pur di acquisire il titolo nobiliare, c’era quindi una sorta di
interscambio culturale tra aristocratici e possidenti borghesi: al pari dei primi, i secondi consideravano
disonorevole la vendita di una qualsiasi parte del loro patrimonio immobiliare. Così, imprenditori e
contadini potevano liberamente contrattare con i proprietari l’ammontare della rendita fondiaria, ovvero
della somma di denaro o della quota-parte del raccolto che dovevano versare per poter coltivare la terra. La
densità demografica cresceva e la quantità di terra agricola aumentava solo se si coltivavano quei terreni
che, essendo poco fertili, potevano dare poco reddito. La terra buona restava poca in rapporto alla quantità
crescente di persone che miravano a coltivarla o ad acquistarla, in questo modo il prezzo saliva. Il Regno
Prussiano, nel corso della lotta contro Napoleone, si era modernizzato varando riforme antifeudali,
Nella Gran Bretagna sette-ottocentesca era straordinaria la libertà di stampa e di opinione, in confronto con
gli altri paesi. Il settore di gran lunga più importante per il lavoro salariato era il servizio domestico. La
grande massa salariata era composta per lo più da cameriere e camerieri che si prendevano cura delle case
e del corpo di aristocratici, di gentlemen o ladies campagnoli o urbani. Uno dei grandi problemi della Gran
Bretagna fu la subordinazione e discriminazione dei cattolici. Gli alti gradi della gerarchia della Chiesa
protestante/anglicana facevano parte della Camera dei lord e rappresentavano un pezzo importante della
classe dirigente, ma la condizione veramente subordinata era quella dei cattolici o “papisti”, i quali erano
esclusi dagli uffici pubblici, parlamento compreso. La discriminazione aveva effetti peraltro molto più gravi
in Irlanda, dove i cattolici erano in maggioranza. Il fattore politico-religioso si sommava a quello politico-
sociale e a quello nazionale: i membri della classe dirigente e in particolar modo i latifondisti erano per lo
più protestanti e di origine inglese, mentre i membri delle classi popolari, in particolare i contadini, erano
cattolici. Un passo importante per l’età contemporanea fu il movimento del cartismo, che rappresentò il
primo movimento democratico di massa dell’Ottocento; prendeva il nome dalla carta del popolo del 1838.
In questo documento si chiedeva il riconoscimento del suffragio universale maschile, la concessione di
un’indennità parlamentare per permettere ai bisognosi di potersi dedicare a tempo pieno all’attività
parlamentare senza essere costretti a lavorare per mantenersi e lo scrutinio segreto. Dopo vari insuccessi, il
cartismo andò a cessare. Per quanto riguarda la questione sociale, troviamo la teoria delle classi sociali di
David Ricardo, uno dei grandi del liberismo, che aderiva alla corrente radicale. In questa teoria del 1817
CULTURA
Conclusioni
Il contesto storico in cui Friedrich Frobel ha vissuto e lavorato, ha influenzato profondamente il suo
pensiero pedagogico e la sua pratica educativa. La Germania del XIX secolo era un paese in rapido
cambiamento, che stava affrontando grandi sfide sociali, economiche e politiche. Frobel ha sviluppato la
sua idea di giardino d'infanzia come risposta a queste sfide, creando un ambiente protetto e stimolante in
cui i bambini potevano esplorare e imparare in modo autonomo. Il suo contributo alla pedagogia
dell'infanzia ha avuto un impatto duraturo sulla pratica educativa e ha ispirato molte generazioni di
educatori.