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BELLA EPOQUE

I primi anni del ‘900 sono caratterizzati dalla diffusione della cultura positivista e quindi da una
grande fiducia nel progresso e nella ragione e dal concetto di superiorità della scienza. Questo
periodo, che va dal 1900 al 1914, prende il nome di BELLA EPOQUE, un periodo di benessere
crescente in ogni campo che sembrava inarrestabile. Era l’epoca della 2 rivoluzione industriale,
caratterizzata da molte innovazioni tecniche e scientifiche, quali per esempio l ‘elettricità, la
presenza di acqua corrente nelle abitazioni, la scoperta dei vaccini che ridussero le epidemie.
Venne scoperto il petrolio, la turbina idraulica che sfruttava la forza dell’acqua. Nel settore della
chimica nacquero i fertilizzanti che migliorarono l’agricoltura determinando una condizione di
surplus per risolvere il problema del sostentamento della popolazione, nacquero esplosivi e le
nuove leghe metalliche. Il 12 dicembre del 1901, Guglielmo Marconi dimostrò che le onde
elettromagnetiche seguivano la curvatura terrestre e quindi potevano essere utilizzate anche a
grandi distanze rendendo più facile la comunicazione grazie ai telefoni e ai telegrafi. Nelle grandi
città, aumentarono i trasporti pubblici grazie alla costruzione di tramvie ferroviarie e grazie
all’invenzione del motore a scoppio iniziarono a circolare le prime automobili e nacque il primo
modello di aeroplano. Si diffonde l’uso della fotografia e in Francia grazie ai fratelli Lumière nasce
il cinema. Si sviluppa anche il settore della navigazione grazie all’invenzione della nave a vapore. Le
conseguenze di queste invenzioni migliora le qualità vita, non solo delle classi sociali più elevate ,
come borghesia e nobiltà, ma anche degli operai e degli impiegati, che diventarono dei possibili
consumatori. L’aumento del numero dei consumatori ha come conseguenza la crescita della
produzione industriale. La bella epoque fu anche un’epoca di profonde trasformazioni sociali. La
borghesia da tempo classe dominante, sostituì definitivamente l’aristocrazia. Nacquero le società
di massa, così chiamate perché non si riferivano ad un elite ristretta ma includevano persone
appartenenti a diversi gruppi sociali. La borghesia cittadina adottò dei modelli di comportamento
del tutto nuovi, come ad esempio il mito del lavoro e del “farsi da se”. Incrementarono i
commerci, nacquero i grandi magazzini e la pubblicità e Si diffusero i primi quotidiani, come quello
del giornale della sera. La borghesia inaugurò la pratica sportiva di massa che favorì la nascita
delle Olimpiadi. Ed infine si diffuse il turismo. Erano tutte attività che un tempo erano esclusive
dell’aristocrazia, ma che adesso diventavano accessibili anche alla media e ricca borghesia. Anche
le classi popolari diedero un importante contributo alla costruzione di una società di massa perché
divennero protagoniste e rivendicarono i loro diritti per una condizione di vita migliore. La loro
forza era costituita dagli operai, che dimostrarono grandi capacità organizzative: tra 800 e 900
nacquero i sindacati, che lottavano per la riduzione degli orari di lavoro, per l’innalzamento dei
salari, per l’affermazione del diritto di sciopero e per la tutela del lavoro femminile e minorile.
Inoltre nacquero i primi partiti socialisti, come il partito socialdemocratico tedesco, il partito
laburista inglese e il partito socialista italiano. Per far fronte alle rivendicazioni dei lavoratori
furono approvate le legislazioni assistenziali, che garantivano un sostegno alle classi sociali più
povere in caso di malattia, vecchiaia o maternità. Fu esteso il suffragio universale maschile, ma le
donne rimanevano escluse. I primi passi verso l’emancipazione femminile si hanno a metà
dell’’800 quando in Inghilterra nascono alcune associazioni che difendono i diritti delle donne. Un
primo passo si ebbe nel 1869 quando uno stato americano concesse alle donne il diritto di voto, e
nello stesso anno in Inghilterra alle donne fu concesso di votare alle elezioni amministrative, ma
non politiche. Nel 1911 scoppiarono numerose azioni di protesta, anche violente, da parte delle
suffragette, che avevano come scopo il raggiungimento della parità di sesso. Questo movimento
porterà all’ottenimento del pieno diritto di voto nel 1918.

A questo grande sviluppo dell’economia seguì quello della cultura, che ebbe come sue capitali
Vienna e Parigi, non a caso il Simbolo della bella epoque è la torre Eiffel. A Parigi si svilupparono
molte tendenze artistiche e letterarie, come il Naturalismo, con i romanzi di Emile Zola, e il
Cubismo con le opere di Picasso. I grandi intellettuali si riunivano nei viali lungo la Senna e nei
quartieri di Montmartre e Montparnasse. A Vienna operavano artisti e intellettuali come Sigmud
Freud, padre della psicoanalisi e Gustav Klimt. Questo spirito ottimista di sviluppo fu interpretato
in Europa dalla corrente filosofica del POSITIVISMO (corrente filosofica nata in Francia nell’800,
che riponeva fiducia nella scienza e nell’idea che ogni fenomeno fosse verificabile
sperimentalmente).

DIFFICILE EQUILIBRIO TRA POTENZE CONTINENTALI

Nel clima ottimisti della belle epoque dobbiamo però considerare le vicende di ogni Stato.

INGHILERRA= durante il periodo in cui regnava la Regina Vittoria, l’Inghilterra era il più ricco e
potente paese al mondo. L’impero britannico era molto esteso e il sistema economico inglese era
più avanzati in tutta Europa. La società britannica era divisa in rigide gerarchie di classe, ma anche
unita nel perseguire l’interesse nazionale, che era condiviso anche dal PARTITO LABURISTA. Il
partito laburista era nato nel 1906 su iniziativa dei sindacati e si impegnava nell’affermazione dei
diritti dei lavoratori e la loro partecipazione alla vita politica del paese. In seguito alla morte della
Regina Vittoria, il nuovo re Edoardo 7 si impegnò per conservare la posizione di predominio del
Regno unito nel mondo.

FRANCIA= la situazione della Francia era più complessa: sul piano dei rapporti internazionali, si era
sviluppato un sentimento di REVANSCISMO, ovvero un atteggiamento nazionalistico di rivincita di
molti francesi che dopo l’annessione tedesca dell’Alsazia e della Lorena, insistevano per dichiarare
guerra alla Germania e recuperare i loro territori. Dall’altro lato c’era instabilità politica.
Repubblicani e democratici governarono il paese tra le elezioni del 1899 e il 1914, introducendo
importanti provvedimenti in ambito lavorativo e promuovendo la laicità dello stato attraverso
l’abolizione di ogni privilegio della chiesa. Una testimonianza del clima che si respirava in Francia
fu il caso di ALFRED DREYFUS, ufficiale dell’esercito francese che accusato di tradimento a favore
della Prussia fu condannato ai lavori forzati. A suo favore intervenne lo scrittore Emile Zola, che
indicava nelle origini ebraiche di Dreyfus la causa della sua condanna. Però fu processato e
condannato a sua volta.

RUSSIA= la Russia ad inizio 900 era governata dallo zar NICOLA 2 ROMANOV, che aveva ereditato
dai suoi predecessori una situazione di grave arretratezza. La Russia era infatti il paese meno
sviluppato d’Europa. Con la rivoluzione industriale la Russia era oggetto di investimenti di capitali
stranieri, ma le grandi fabbriche erano diffuse solo a Mosca e a San Pietroburgo. Nelle campagne,
nonostante l’abolizione della servitù della gleba, i rapporti sociali erano ancora di tipo medievale: il
potere rimaneva nelle mani dei proprietari terrieri locali, e i contadini lavoravano in dure
condizioni di sottomissione e c’era una forte competizione tra loro, data l ‘abbondanza di
manodopera. In Russia, a differenza degli altri stati europei mancava una classe sociale media che
si ponesse obiettivi democratici. Quindi le forze politiche liberali russe erano poche e divise tra
loro. La più importante era il partito dei cadetti sostenitore della creazione in Russia di una
monarchia costituzionale. Ma i partiti liberali non eranp in grado di opporsi all’autoritarismo dello
zar che governava soffocando l’opposizione e schiacciando le etnie che vivevano in Russia. Lo zar
era strettamente legato alla nobiltà terriera e al clero, e che quindi faceva parte dell’alleanza
conservatrice. Tra i lavoratori non vi era alcuna coesione politica. I contadini facevano
prevalentemente riferimento al PARTITO SOCIALRIVOLUZIONARIO, che poteva al centro della
propria politica un programma di socialismo agrario, che valorizzava le terre comuni, le assemblee
dei contadini e lo sciopero. Gli operai facevano riferimento al PARTITO SOCIALDEMOCRATICO,
che era diviso in 2 correnti. La corrente dei Bolscevichi , guidata da Lenin,ed affermava che
l’alleanza tra operai e contadini avrebbe condotto il proletariato alla rivoluzione, e alla conquista
immediata del potere politico e alla dittatura dello stesso proletariato su tutte le altre classi sociali,
come fase transitoria verso una società socialista in cui le classi sarebbero state abolite. La
corrente dei Menscevichi, che sostenevano che per abbattere lo zar il proletariato doveva allearsi
con la borghesia. Nel 1905, la situazione del Paese precipitò improvvisamente. In seguito alla
sconfitta con il Giappone per il controllo della Corea e della Manciuria, la crisi economica spinse le
masse popolari e chiedere dei cambiamenti e sociali. Il 22 gennaio 1905, a San Pietroburgo, un
corteo di 150.000 persone si diresse verso il palazzo dello zar, per presentare una petizione, che
chiedeva la convocazione di un’assemblea costituente, miglioramenti dei salari e una riforma
agraria. Contro i manifestanti l’esercito fucilò migliaia di persone. Da quella domenica
cominciarono a diffondersi agitazioni in tutta la Russia, scioperi nelle fabbriche e le proteste
giunsero anche alle aree dell’impero. In molte città si formarono i SOVIET, cioè consigli popolari
eletti dagli operai, che decidevano il contenuto delle rivendicazioni e degli scioperi. Lo Zar fu
costretto a instituire la Duma che era un’assemblea che accordava ai russi maggiore libertà di
espressione e il suffragio universale. Successivamente lo zar impose come primo ministro
STOLYPIN che organizzò una riforma agraria che favoriva la divisione e la vendita delle terre
comuni. Dopo un anno però lo zar decise di sciogliere questa assemblea e di far votare soltanto le
classi più ricche, e quindi continuava a mantenere un enorme controllo sul Paese. Quindi la
rivoluzione del 1905 non portò a nessun cambiamento sociale.

GERMANIA= dopo le dimissioni di Bismark, la Germania era nelle mani dell’ imperatore Guglielmo
2. Aveva il partito socialdemocratico più forte e la legislazione sociale più avanzata di Europa e
anche l’economia era in forte crescita. Tuttavia, la borghesia tedesca non riusciva a imporsi a
livello di classe dirigente: il potere dello stato rimaneva nelle mani del sovrano.

L’IMPERO ASBURGICO (impero austro-ungarico) era diventato impero d’Austria e di Ungheria,


affermando la sua piena autorità. Guidato dal sovrano Francesco Giuseppe ebbe una forte crescita
economica. Però le rivendicazioni delle diverse etnie erano causa di grandi difficoltà per quanto
riguarda la politica interna. Inoltre, nel campo dei rapporti internazionali, l’interesse che Vienna
nutriva per i possedimenti della penisola balcanica determinavano forti attriti con la Russia,
anch’essa interessata a quell’area.

Durante la belle epoque cessarono gli accordi tra potenze che avevano caratterizzato la
Restaurazione. I singoli stati avevano avevano deciso di affermare i propri interessi nazionali. Ad
alimentare questa competizione tra stati c’era anche il crescente nazionalismo delle masse. Si
trattava di un nazionalismo bellicoso, di esaltazione patriottica fondata sulla retorica della “lotta
per la sopravvivenza”di un popolo sull’altro. In questo clima, il liberismo fu sostituito da politiche
protezionistiche che complicavano lo scambio di merci da un paese all’altro. Tra le conseguenze
del nazionalismo ci fu la corsa al riarmo, con la produzione di armi sempre più potenti, e la
chiamata alla leva obbligatoria. Quindi il periodo di pace che caratterizzò l’Europa dal 1970 al
1914, fu un periodo di preparazione alla guerra. Al culmine della belle epoque vi erano alleanze
militari contrapposte: la triplice alleanza, stipulata nel 1882 tra Italia, Austro-Ungheria e
Germania, e la triplice intesa, un patto militare difensivo stipulato nel 1907 tra Francia, Regno
Unito e Russia.

CRISI IN MAROCCO

Nei primi anni del 900 si susseguirono diverse crisi, gli epicentri dello scontro furono il Marocco e i
Balcani. Nel 1905 l’imperatore tedesco si scontrò con Parigi nel tentativo di difendere
l’indipendenza marocchina dalla Francia che voleva ampliare il proprio impero coloniale. Nel 1911
la Francia occupò la capitale africana e la Germania minacciò l’intervento. Ma la guerra fu evitata
grazie ad un accordo bilaterale, in cui venne accordato che Parigi poteva occupare il Marocco in
cambio della cessione a Berlino di parte del Congo francese. Per quanto riguarda i Balcani,il
declino dell’impero ottomano alimentava diverse tensioni: la Russia voleva impadronirsi di alcuni
territori per avere accesso diretto al mediterraneo. L’Austro-Ungheria mirava a estendere i propri
territori a sud, e le stesse popolazioni balcaniche lottavano per l’indipendenza dei turchi e per la
creazione di un proprio stato. Nel 1908 l’Austro-Ungheria si impadronì della Bosnia Erzegovina,
ma la politica degli austro-ungarici fu contrastata dalla Russia e dalla Serbia, un piccolo paese
indipendente balcanico che si sentiva minacciato dall’Austria. Un ulteriore motivo di contrasto era
costituito dall’aspirazione dei serbi a raccogliere in un unico stato (serbia) tutti gli slavi del sud:
bosniaci, croati e sloveni. Per questi motivi tra il 1912-1913 i Balcani furono protagonisti di 2
guerre: la 1 nell’ottobre del 1912 vide la vittoria della Serbia, della Bulgaria, della Grecia e del
Montenegro che riuscirono a sconfiggere i turchi, che dovettero rinunciare a tutto il loro territorio
europeo, tranne per lo Stretto dei Dardanelli e Costantinopoli. La Serbia però non si accontentò
perché voleva una parte della Macedonia che era stata assegnata alla Bulgaria. Scoppiò così una
seconda guerra nel luglio 1913 e la Bulgaria, che fu sconfitta dalla Turchia, dalla Serbia e dalla
Romania, dovette firmare la restituzione di alcuni territori.

STATI UNITI

Gli stati uniti erano tra le potenze economiche più sviluppate al mondo. In questo contesto si
inserirono 2 grandi personalità. FREDERICK TAYLOR e HENRY FORD. Taylor era un ingegnere che
elaborò la teoria del TAYLORISMO, che permise di incrementare al massimo la produttività: ogni
operazione lavorativa veniva suddivisa in una sequenza di semplici movimenti affidati agli operai
più capaci, in questo modo i tempi di lavoro venivano velocizzati. Ford applicò l’analisi di Taylor
alla CATENA DI MONTAGGIO, che introdusse nelle fabbriche di Detroit. Era costituita da un nastro
trasportatore che faceva avanzare un pezzo sul quale il lavoratore compiva una sola operazione, e
al termine dell’operazione veniva assemblato con gli altri pezzi. I principi del taylorismo e del
fordismo ebbero molto successo e vennero introdotti in Europa. Gli stati uniti erano una grande
potenza economica, ma nelle relazioni internazionali non erano protagonisti, infatti si tenevano a
distanza dalle politiche estere del 900. Però con il tempo le cose cambiarono: Washington applicò
la DOTTRINA MONROE che si basava sull’affermazione che l’America appartenesse agli americani
e che quindi avevano il diritto di controllare le vicende dell’intero continente, compresa l’America
latina, ma dall’altro lato non voleva interferire sulle politiche europee. Quindi affermò la propria
influenza sull’America Latina e si impossessò di territori come il Porto Rico, il canale di Panama, le
Filippine e diversi arcipelaghi tra cui le Hawaii. Inoltre, gli Stati Uniti costruirono una flotta in
grado di rivaleggiare con quella inglese e si prepararono ad assumere un ruolo dominante nella
politica mondiale.

GIAPPONE

anche il Giappone aveva avviato un processo di modernizzazione: la rete dei trasporti venne
potenziata, nacque la banca del Giappone e fu introdotto lo yen. La forte crescita economica si
accompagnò all’autoritarismo della classe politica. La politica estera fu molto aggressiva, con lo
scopo di assicurarsi il controllo delle risorse naturali dell’Asia. I giapponesi decisero di percorrere la
via dell’imperialismo. La prima contesa militare si verificò con la Cina, in cui vinse il Giappone che
ottenne la penisola di Corea. Dopo pochi anni, Tokyo entrò in conflitto con la Russia, che voleva
espandersi in Corea. La guerra scoppiò nel 1904 e si risolse in un disastro per la Russia, che vide
distrutta l’intera flotta navale.

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