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IL NAZISMO (1933-1945)

La Repubblica di Weimar
Nel 1918 la monarchia fu travolta dalla sconfitta nella guerra e fu proclamata la repubblica. Il
presidente del nuovo governo provvisorio, socialdemocratico, indisse delle elezioni per formare
un’Assemblea Costituente.
La componete maggioritaria del movimento socialista era il Partito Socialdemocratico, che
sosteneva posizioni riformiste e democratiche.
Nelle elezioni per l’Assemblea Costituente del 1919 l’SPD (Partito Socialdemocratico) ottenne la
maggioranza. L’assemblea, che si riuniva nella cittadina di Weimar, approv la nuova costituzione;
la Germania divenne una repubblica federale; il potere legislativo and al Parlamento; il potere
esecutivo al governo presieduto da un cancelliere nominato dal Presidente della Repubblica;
quest’ultimo era eletto dal popolo, comandava le forze armate e poteva anche assumere poteri
straordinari.
Nel frattempo, le potenze vincitrici imponevano alla Germania l’umiliazione del Trattato di
Versailles, rafforzando il nazionalismo tedesco e lo spirito di rivincita delle forze pi reazionarie che
accentuarono la loro campagna antisocialista e antidemocratica.
Dalla crisi economica alla stabilit
Le condizioni di pace portarono la Germania a una gravissima crisi economica. In quest’epoca
l’inflazione raggiunse livelli inauditi. La Germania era ad un passo dal tracollo economico.
Nel 1920 la destra nazionalista, appoggiata da alcune forze militari, tent un colpo di stato che fu
per fermato. Anche il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), fondato nel
1920 da Hitler, tent nel 1923 un colpo di Stato a Monaco. Anch’esso fall .
Nel 1923 il nuovo cancelliere Stresemann attu una riforma monetaria per rivalutare il vecchio
marco. Il governo pose anche fine alla resistenza passiva nella Ruhr. L’aiuto decisivo alla
Germania arriv dagli Stati Uniti che, nel quadro del piano Dawes, fornirono investimenti e prestiti
agevolati. La ripresa, che dipendeva esclusivamente dai finanziamenti stranieri, si interruppe nel
1929 quando la depressione americana determin la fine dei finanziamenti.
Superata la questione della Ruhr, nel 1925, Germania e Francia giunsero agli Accordi di Locarno,
con i quali la Germania riconosceva la perdita dell’Alsazia e della Lorena, accettava la
smilitarizzazione della Renania ma non assumeva impegni riguardo i fronti orientali. La
stabilizzazione delle relazioni internazionali fu consolidata dal Patto di Briad – Kellog con cui 62
Paesi si impegnarono a rinunciare alla guerra.
La fine della Repubblica di Weimar
Nelle elezioni presidenziali del 1925 vene eletto Hindenburg, esponente della destra. Nelle elezioni
politiche del 1928 la sinistra non riusc a conquistare una solida maggioranza e fu necessario
quindi formare un governo di coalizione, che si rivel molto debole.
Nel 1929, con la fine dei crediti statunitensi, la Germania entr in una crisi economica. Sia a destra
che a sinistra vi fu un processo di radicalizzazione delle opposizioni, che port alla caduta del
governo. Il nuovo cancelliere, il cattolico moderato Bruning, decise di indire nuove elezioni. Il
Partito nazista di Hitler ottenne un ottimo risultato.
Tra il 1930 e il 1932, Bruning rest al governo grazie all’appoggio della SPD che voleva difendere
le istituzioni democratiche dal pericolo nazista e comunista. Ma con il successo elettorale, Hitler
era ormai diventato un importante interlocutore politico anche per la destra non estremista. La
grande industria, gli agrari e l’esercito diedero il loro appoggio al Partito Nazionalsocialista, che
nelle elezioni del 1932 divenne il primo partito tedesco. Nel 1933 cos venne affidato ad Hitler
l’incarico di formare il nuovo governo.
Il Nazismo
Il Partito nazista nacque nel clima di delusione e di rabbia per gli esiti della pace di Versailles. Il
nazionalsocialismo si inseriva infatti nel panorama della destra tedesca, nazionalista e militarista,
che rifiutava gli esiti della prima guerra mondiale. L’ideologia nazista aveva inoltre un aspetto
anticapitalista, anche se la lotta di classe veniva condannata a favore del corporativismo,
Nelle premesse ideologiche del Partito nazista era centrale il concetto di purezza della razza del
popolo tedesco, il mito dell’arianesimo. Occorreva sottomettere le razze inferiori, creando una
comunit purificata da ogni elemento estraneo. L’apice del razzismo identific nell’ebraismo la
fonte di tutti i mali che affliggevano la Germania. Ma la difesa della purezza della razza doveva
essere esercitata anche contro gli zingari, i portatori di handicap, gli omosessuali, i malati di mente.
I cardini del pensiero politico di Hitler erano:
- La lotta contro il liberalismo e la democrazia, ritenuti simboli di decadenza rispetto all’unit del
corpo sociale
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- La lotta al marxismo che con la lotta di classe disgregava la societ
- La lotta contro gli Ebrei accusati di guidare lo sfruttamento economico della Germania.
Hitler desiderava creare una societ compatta, con al vertice un capo supremo assoluto, non
soggetto al potere ma fonte dell’autorit stessa. L’obiettivo era quello di condurre la Germania alla
conquista dello spazio vitale necessario al suo sviluppo: si trattava nella sostanza di distruggere
l’URSS e di asservire la razza slava.
Il Terzo Reich
Hitler and al governo il 28 gennaio 1933. Il 27 febbraio un incendio distrusse il Reichstag, la colpa
venne data ai comunisti. Fu l’occasione per Hitler per introdurre nel paese misure eccezionali.
Vennero sospese le garanzie costituzionali e fissate nuove elezioni. Hitler ottenne la maggioranza
assoluta in Parlamento e pot procedere in modo formalmente legale alla nazificazione della
Germania.
Il 23 marzo 1933 Hitler chiese una legge che gli assegnasse pieni poteri.Inizi cos la dittatura.
Il 14 luglio una legge sanc l’instaurazione dello Stato totalitario a partito unico. I sindacati furono
soppressi, ogni istituzione venne nazificata. Fu creata una polizia segreta, la Gestapo, per
l’annientamento degli oppositori che venivano rinchiusi nei lager e progressivamente eliminati.
Hitler affront poi il problema del dissenso interno al Partito Nazista. Nella famosa notte dei lunghi
coltelli (30 giugno 1934) le SS e la Gestapo uccisero Rohm e molti dei suoi seguaci. Il 2 agosto,
quando Hinenburg mor , Hitler assunse anche le funzioni di presidente del Reich.
La Chiesa cattolica con Pio XI firm nel 1933 un Concordato con la Stato tedesco che le garantiva
la libert di culto. Solo nel 1937, di fronte alla politica antireligiosa del fuhrer Pio XI condann il
governo tedesco. Da allora migliaia di cattolici furono perseguitati.
La persecuzione degli ebrei si articol in tre fasi distinte:
Dal 1933 al 1935 i nazisti scatenarono una violenta propaganda per diffondere tra i Tedeschi
l’ostilit verso gli Ebrei.
Nel 1935 la persecuzione venne legalizzata. Il governo nazista eman le Leggi di Norimberga che
escludevano gli Ebrei dalla Comunit Nazionale. Tra il 9 e il 10 novembre 1938 (notte dei cristalli)
vennero infrante le vetrine dei negozi degli Ebrei in tutta la Germania.
La decisione di procedere all o sterminio venne presa nel 1941. Nel corso del 1942 si avvi la
deportazione nei lager degli Ebrei. Era l’attuazione della cosiddetta soluzione finale che provoc la
morte di circa 6 milioni di ebrei.
Il consenso fu costruito con la radio, il cinema e le adunate oceaniche. Alla propaganda vera e
propria, si aggiungevano una rigorosa censura sui giornali, il controllo della formazione scolastica
e l’inquadramento dei giovani in organizzazioni naziste come la Giovent hitleriana.
Economia e societ
Nel settore agricolo l’obiettivo del regime era il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare. Gli
sforzi maggiori furono per rivolti a risollevare il settore industriale, che si riprese soprattutto grazie
alla politica del riarmo. Nel complesso l’intera economia fu posta al servizio della guerra che Hitler
si preparava ad intraprendere.
Tra il 1934 e il 1935 il regime var leggi che:
- Impedirono la libert di scelta del posto di lavoro
- Istituirono il servizio di lavoro obbligatorio per i giovani tra i 18 e i 25 anni.
Lo stato esercit il suo controllo anche sulla societ e sulla famiglia. L’obiettivo della politica
sociale era l’educazione nazionalsocialista delle masse fondata sull’istruzione militare e sulla
gestione del tempo libero.
Il successo di Hitler diede ulteriore stimolo alla diffusione di movimenti di estrema destra ispirati al
nazismo o al fascismo. Nel corso degli anni Trenta, regimi di questo tipo si imposero in quasi tutta
l’Europa.

SECONDA GUERRA MONDIALE ( 1 set. 1939- 2 set. 1945)

Lo scontro che divampa tra il 1939 e il 1945 stato definito «totale» per il coinvolgimento di tutte le
nazioni ed anche della popolazione civile. Uno scontro anche ideologico, tra «democrazie»
occidentali e totalitarismi fascisti, che mobilita migliaia di partigiani nei movimenti di resistenza. L’
Europa assiste impotente allo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti.
Causa principale della Seconda guerra mondiale sono le mire egemoniche della Germania di
Hitler, decisa a riconquistare il predominio su Francia e Gran Bretagna che, d’altronde, non sono
disposte a rinunciare ai privilegi ottenuti con la pace di Parigi. Anche il dissidio tra Giappone e Stati
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Uniti per la supremazia nel Pacifico e gli attriti dell’Italia con le democrazie europee giocano un
ruolo importante.
Il 1 settembre 1939 Hitler, con una guerra lampo, travolge la Polonia. Francia e Inghilterra
dichiarano guerra alla Germania, l’Italia rimane neutrale. Hitler aveva stretto un accordo con Stalin
(patto Molotov Ribbentrop) in base al quale la Russia avrebbe occupato la parte orientale della
Polonia, la Germania quella occidentale.

Fronte orientale: La Polonia sottomessa con una «guerra lampo». Nel frattempo, i russi, in base
al Patto Molotov-Ribbentrop, occupano la zona est del paese e, il 30 novembre, l’URSS attacca la
Finlandia, mentre la Germania dichiara guerra alla Danimarca e alla Norvegia: nella primavera del
1940, Hitler controlla gran parte dell’Europa centro-settentrionale, mentre l’Unione Sovietica
occupa le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania).
Fronte occidentale: Il 10 maggio 1940 Hitler attacca la Francia e, con una nuova «guerra lampo», i
tedeschi aggirano la linea fortificata Maginot, occupando Olanda e Lussemburgo e poi il Belgio.
Contemporaneamente i tedeschi attaccano lo schieramento franco-britannico sconfiggendo i
francesi a Sedan. Il 14 giugno 1940 i tedeschi entrano a Parigi. L’armistizio sottoscritto dal
generale francese P tain presenta condizioni gravose: la Francia settentrionale, con Parigi, sotto
il potere militare tedesco, quella meridionale, con capitale a Vichy, guidata dal collaborazionista
P tain. Il generale Charles De Gaulle lancia, da Londra, un appello per incitare i francesi a
continuare a combattere a fianco degli alleati. Solo la Gran Bretagna, guidata da Winston
Churchill, decide di resistere ad oltranza alla Germania che, il 1° settembre, inizia massicci
bombardamenti sulle citt britanniche. I tedeschi subiscono la prima sconfitta ad opera della Royal
Air Force (RAF), che si serve del radar, da poco inventato.
Intervento italiano: Il 10 giugno 1940, credendo che la guerra stia per finire, Mussolini si schiera a
fianco della Germania nazista, ma l’Italia non preparata ad affrontare un conflitto, pertanto
l’offensiva delle Alpi, sferrata contro i francesi si rivela un fallimento e l’armistizio chiesto dalla
Francia apporta solo lievi rettifiche ai confini. Esito analogo ha l’attacco sferrato dalle truppe
italiane in Libia contro l’Egitto. Nel dicembre 1940, gli inglesi conquistano parte del territorio libico,
Mussolini costretto a chiedere aiuto alle truppe tedesche del generale Rommel, che riescono a
scacciare gli inglesi. Il 28 ottobre 1940, l’esercito italiano attacca la Grecia ma viene respinto sulle
posizioni di partenza. Nel 1941, l’Italia perde poi anche i suoi possedimenti in Africa orientale.
Patto tripartito: Il 27 settembre 1940, Germania, Italia e Giappone sottoscrivono a Berlino il Patto
tripartito, con cui fissano le rispettive sfere d’influenza in Europa e in Asia. Inoltre, si garantiscono
reciproca assistenza economica e militare nel caso di un attacco degli USA, finora neutrale.
Campagna russa: Non avendo pi rivali in Europa, Hitler decide avviare l’«operazione
Barbarossa», cio l’invasione dell’URSS, congiuntamente all’alleato italiano, alla Finlandia e ai
paesi europei satelliti della Germania.
Nonostante i successi iniziali, che causano lo sterminio di milioni di prigionieri ed ebrei caduti nelle
mani dei tedeschi, l’avanzata nazista si arresta alle porte di Stalingrado sul Volga.
Intervento americano: Durante l’incontro tra il presidente americano Roosevelt e il ministro inglese
Churchill (14 agosto 1941) sulla corazzata Prince of Wales, nell’ Atlantico, viene stilata la Carta
atlantica, un documento in otto punti che indica l’orientamento degli USA a schierarsi a fianco
dell’Inghilterra, in difesa della libert contro il nazifascismo. Ad accelerare l’entrata degli USA in
guerra l’attacco alla flotta americana ancorata a Pearl Harbor, nelle Hawaii, da parte del
Giappone. Subito dopo, anche Germania e Italia dichiarano guerra agli USA.
Svolta del 1942-43: L’esercito britannico sconfigge a El Alamein, in Egitto, il contingente italo-
tedesco che, chiuso in una morsa dallo sbarco degli alleati, costretto alla resa. I capi di Stato dei
paesi alleati (Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica) si incontrano a Washington (gennaio
1942) e sottoscrivono il Patto delle Nazioni Unite, con cui si impegnano a rispettare la Carta
atlantica e a combattere il nazifascismo. Si apre la strada per uno sbarco degli anglo-americani in
Italia (giugno 1943). Da Pantelleria, gli alleati passano alla conquista della Sicilia, salutati dalla
popolazione come liberatori.
LO STERMINIO DEGLI EBREI: La campagna antisemita si estende in tutta Europa, dove
peggiorano le condizioni di vita degli ebrei, costretti a portare una stella gialla di riconoscimento e
privati di ogni segno di dignit umana. Con l’occupazione tedesca della Russia inizia il massacro
ebraico e le deportazioni nei campi di concentramento dove si compie l’olocausto.
Ad Auschwitz migliaia di ebrei muoiono all’interno delle camere a gas o per le torture subite, in
esperimenti definiti «scientifici» dalle SS, altri sono costretti ai lavori forzati. Muoiono nei campi di
concentramento anche zingari, detenuti politici, omosessuali e malati di mente. La «soluzione

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finale» applicata anche nella Repubblica Sociale Italiana: la deportazione pi massiccia avviene
a Roma il 16 ottobre 1943, quando vengono rastrellate 1259 persone, deportate ad Auschwitz.
LA CADUTA DEL FASCISMO E LA RESISTENZA IN ITALIA: La destituzione di Mussolini
determinata da una congiura tra moderati, conservatori e corona. Il 24 luglio 1943, il duce
costretto a convocare il Gran consiglio del fascismo, da cui viene messo in minoranza. Appena il
giorno dopo arrestato su ordine del re, Vittorio Emanuele III, che riprende il comando supremo
delle forze armate e nomina capo del Governo il maresciallo Pietro Badoglio. Il Partito fascista, con
tutte le sue organizzazioni collaterali, scompare nel nulla prima ancora che Badoglio lo sciolga
d’autorit : un crollo spiegabile con le debolezze interne del sistema e con il discredito che le
sconfitte hanno portato.
L’armistizio: L’8 settembre 1943 viene annunciato l’armistizio tra Italia e alleati. Il re e Badoglio
fuggono a Brindisi sotto la protezione degli angloamericani, abbandonando la parte
centrosettentrionale dell’Italia sotto l’occupazione germanica; le truppe italiane, prive di direttive,
non riescono a opporsi ai tedeschi: 600.000 militari sono fatti prigionieri e deportati nella patria del
nazismo.
Il Comitato di liberazione nazionale. Il 12 settembre 1943 un commando tedesco libera Mussolini
che d vita, nell’Italia centro- settentrionale uno Stato fascista dipendente dai tedeschi, con lo
scopo di combattere il movimento partigiano.
Quest’ultimo, articolato in formazioni armate, compie azioni di disturbo e di sabotaggio ai danni dei
tedeschi, i quali rispondono a ogni attacco con dure rappresaglie. Nate come associazioni
spontanee, le brigate organizzate dai partigiani si dividono successivamente in base
all’orientamento politico.
Il CLN si trova presto in contrasto con il governo Badoglio che, nell’ottobre 1943, dichiara guerra
alla Germania; tale contrasto risolto dall’intervento del comunista Palmiro Togliatti — rientrato in
Italia dopo un esilio in URSS durato vent’anni — che propone la formazione di un governo di unit
nazionale. Vittorio Emanuele III trasmette i suoi poteri al figlio Umberto, che dopo la liberazione di
Roma, nel giugno 1944, assume la luogotenenza generale del Regno; Badoglio allora si dimette e
il nuovo governo, presieduto da Ivanoe Bonomi, pi direttamente legato al movimento partigiano.
La Resistenza: Soltanto nel 1945 la Resistenza, anche grazie all’offensiva alleata, riuscir a
liberare l’Italia definitivamente dall’occupazione tedesca. Il 25 aprile, il CLN d l’ordine
dell’insurrezione generale, mentre Mussolini, che cerca di fuggire in Svizzera dopo avere
inutilmente tentato di trattare la resa con il CLN, viene bloccato a Dongo da un gruppo di partigiani
ed giustiziato assieme alla sua amante, dopodich il suo cadavere, impiccato per i piedi, viene
esposto in piazzale Loreto a Milano. La Resistenza d al popolo italiano il giusto riscatto, ma il
prezzo pagato comunque altissimo: 45.000 deportati nei lager nazisti, 35.000 partigiani caduti,
stragi terribili come quelle della cascina Benedicta, delle Fosse Ardeatine, di Cuminiana.
LA DISFATTA HITLERIANA E GLI ATTACCHI ATOMICI CONTRO IL GIAPPONE:
Nella Conferenza di Teheran (1943) Stalin incontra Roosevelt e Churchill, ottenendo l’impegno di
uno sbarco alleato sulle coste francesi. Il 6 giugno 1944, il D Day, gli alleati, guidati dal generale
statunitense Eisenhower, sbarcano in Normandia sfondando le difese tedesche: il 25 agosto i
reparti del generale De Gaulle entrano a Parigi, gi liberata dai partigiani.
Alla fine del 1944, la Germania virtualmente sconfitta. L’alleanza tra Stati capitalisti e paesi
socialisti consolidata dalla conferenza di Mosca (ottobre 1944), dove Stalin e Churchill decidono
le future sfere d’influenza nel dopoguerra. Nella Conferenza di Jalta (febbraio del 1945), Churchill,
Stalin e Roosevelt si accordano sulla sistemazione politico-territoriale del mondo dopo la vittoria,
stabilendo la costituzione di una organizzazione internazionale per la difesa della pace e della
sicurezza mondiale, l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite).
Il 28 aprile 1945, i russi conquistano Berlino. Due giorni dopo Hitler si suicida e la Germania firma
l’atto di capitolazione. Solo i giapponesi rifiutano la resa, ricorrendo anche all’uso dei kamikaze
(letteralmente «vento divino»): gli aerei carichi di esplosivo che si lanciano contro obiettivi navali
nemici. Il 6 agosto 1945 il presidente statunitense Harry Truman ordina di sganciare il primo
ordigno nucleare su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki: le due citt sono completamente distrutte
e la contaminazione tocca tutti i sopravvissuti, con effetti devastanti per intere generazioni. Il 15
agosto, quando l’URSS dichiara guerra al Giappone, l’imperatore Hirohito firma, il 2 settembre
1945, l’armistizio che segna la fine della Seconda guerra mondiale.

RIASSUNTO DATE:
1939 Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Mussolini dichiara la non belligeranza dell’Italia.
Le truppe tedesche invadono la Polonia. Patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop. Francia e
Inghilterra dichiarano guerra alla Germania. L’URSS invade la Polonia orientale.

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1940 L’Italia entra in guerra a fianco della Germania e invade la Grecia. L’Italia stipula un patto con
Giappone e Germania. Fine della II Repubblica in Francia e nascita del governo collaborazionista
di Vichy.

1941 L’Italia e la Germania dichiarano guerra agli USA. I tedeschi invadono l’URSS. Il Giappone
dichiara guerra agli USA ed attacca Pearl Harbor. Gli USA entrano in guerra.

1943 Sbarco anglo-americano in Sicilia. Caduta di Mussolini e nascita del governo Badoglio.
Armistizio dell’Italia con gli Alleati. Formazione del Comitato di liberazione nazionale (CLN).
Proclamazione della Repubblica di Sal . I tedeschi si arrendono a Stalingrado. 1944 Liberazione di
Roma. Sbarco alleato in Normandia. Liberazione di Parigi.

1945 Fucilazione di Mussolini. Conferenza di Jalta. L’Armata Rossa occupa Berlino. Suicidio di
Hitler e resa della Germania. Gli USA sganciano bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.

GUERRA FREDDA E LA DIVISIONE IN BLOCCHI (12 mar 1947- 26 dic 1991)

La Guerra Fredda, durata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al 1991, ha caratterizzato non
solo la politica internazionale, ma anche la politica interna di numerosi Paesi. Stati Uniti e Unione
Sovietica si sono sfidati su tutti i livelli e in quegli anni non c’era evento internazionale che non
fosse influenzato, in modo più o meno diretto, dalla loro contrapposizione. Il confronto è terminato
solo quando una delle due potenze, l’URSS, è crollata.

La Guerra Fredda è stata il confronto politico, economico, ideologico e militare che ha


contrapposto gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio
degli anni ’90. Il termine “fredda”, all'interno dell'espressione "Guerra fredda", fa riferimento al fatto
che non vi sia stato uno vero e proprio scontro militare diretto tra le due parti.
Da cosa è nata la contrapposizione? Dopo la Seconda Guerra Mondiale, USA e URSS, che
avevano combattuto come alleati, emersero come i due Paesi più potenti: gli altri vincitori, Regno
Unito e Francia, per varie ragioni persero la centralità nelle dinamiche geopolitiche che avevano
avuto fino ad allora.
USA e URSS erano Paesi molto diversi tra loro, ma entrambi desideravano affermare il proprio
potere nelle dinamiche mondiali e ognuno temeva che l’altro potesse rafforzarsi troppo. Era
pressoché inevitabile, pertanto, che si sviluppassero tensioni. A questo si aggiunse l’ideologia,
perché nei due Paesi erano in vigore sistemi politici ed economici completamente diversi: negli
Stati Uniti vigevano il liberismo economico e la democrazia politica; in Unione Sovietica il
comunismo reale e lo statalismo. Ognuno dei due era convinto della superiorità del proprio sistema
e cercava di diffonderlo nel mondo, non tanto per ragioni ideologiche, quanto per avere alleati
fidati.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Europa si trovò divisa in due blocchi: la parte occidentale,
che era stata occupata dagli eserciti alleati, entrò nell’orbita degli Stati Uniti, formando il cosiddetto
blocco atlantico. Nel 1949, in particolare, nacque un’alleanza militare che esiste tutt'oggi, la NATO.
Nella parte orientale, invece, occupata dall’Armata rossa durante la guerra, furono fondate delle
repubbliche socialiste che si avvicinarono a Mosca, costituendo il blocco sovietico, e nel 1955
costituirono l'alleanza nota come Patto di Varsavia. Tra le due parti d’Europa si creò una barriera
politico-ideologica che fu definita cortina di ferro.
La Guerra Fredda arrivò all’interno dei singoli Paesi, in molti dei quali vi erano partiti politici che
sostenevano un blocco e partiti che ne sostenevano un altro, come avvenne anche in Italia.
Il confronto, però, non interessò solo l’Europa, ma quasi tutto il mondo, perché USA e URSS
cercavano ovunque di fare sentire la propria influenza e procacciarsi alleati. Nel 1949, inoltre, un
altro grande Paese, la Cina, divenne comunista e si avvicinò a Mosca, sebbene i rapporti tra i due
giganti “rossi” siano sempre rimasti complessi.
Uno dei primi momenti di tensione tra USA e URSS fu il blocco di Berlino da parte dell’Unione
Sovietica nel 1948. La Germania dopo la sconfitta era stata divisa in quattro zone di
occupazione (USA, Francia, Regno Unito e URSS, ma le prime tre furono in seguito unificate) e la
città di Berlino, che si trovava geograficamente nella zona di occupazione sovietica, era a sua volta
divisa in quattro settori, i tre alleati occidentali a ovest e quello russo a est.
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Nel 1948 l’URSS decise di chiudere tutte le strade di accesso a Berlino Ovest. Gli Usa reagirono
rifornendo la città per via aerea, fino a quando, nel 1949, Stalin accettò di rimuovere il blocco. La
divisione si cristallizzò e la Germania restò divisa in due parti: una occidentale legata agli USA e
una orientale inserita nel blocco sovietico. La stessa sorte toccò alla città di Berlino.
Il confronto proseguì nei primi anni ’50 in Corea, con una guerra tra il Nord comunista e il Sud
capitalista e filo-americano che si concluse con un compromesso nel 1953.
La tensione raggiunse l’apice nel biennio 1961-1962. Nel 1961 a Berlino, poiché un numero
sempre maggiore di cittadini si trasferiva dall’Est all’Ovest, le autorità della Germania orientale e
dell’URSS fecero costruire il muro che sarebbe restato per anni il simbolo della Guerra Fredda.
L’anno successivo, nel 1962, l’installazione di missili russi a Cuba – dove il governo di Fidel
Castro, inviso agli Usa, si era avvicinato a Mosca – portò il mondo sull’orlo della guerra nucleare.
La Guerra Fredda comportò l’investimento di enormi risorse in armamenti da parte di entrambe le
parti in causa. L’arma più importante fu la bomba atomica, costruita dagli Stati Uniti nel corso della
Seconda Guerra Mondiale e dall’Unione Sovietica nel 1949. La corsa a dotarsi di armi sempre più
potenti fece sì che fossero costruiti arsenali atomici sufficienti a cancellare potenzialmente la vita
dal Pianeta.
Dagli anni ’50, pertanto, la guerra nucleare entrò nell’immaginario collettivo, diventando una
preoccupazione diffusa in tutto il mondo. Tra USA e URSS si instaurò un equilibrio del terrore, che
garantì che la Guerra Fredda non si trasformasse in uno scontro diretto: entrambi i contendenti
sapevano che un conflitto militare sarebbe troppo distruttivo anche per il vincitore.

La Guerra Fredda comportò anche una prima corsa allo spazio: i due Paesi, sempre più avanzati
sul piano tecnologico, promossero l’esplorazione spaziale sia per ragioni militari, sia di prestigio.
I momenti di tensione si alternavano a momenti di distensione, ma per tutta la durata della Guerra
Fredda nel mondo ebbero luogo conflitti nei quali le due superpotenze erano coinvolte in maniera
più o meno diretta.
L’URSS invase l’Ungheria nel 1956 e la Cecoslovacchia nel 1968, per evitare che i due Paesi
allentassero il loro legame con il Patto di Varsavia. Gli USA sostennero in tutto il mondo i partiti più
vicini alle loro posizioni, talvolta instaurando brutali dittature, e in alcuni casi intervennero con le
proprie forze armate, come in Vietnam.
In molti casi ebbero luogo “guerre per procura”: le due superpotenze non combattevano
direttamente, ma sostenevano i nemici dei loro avversari. Lo fecero, per esempio, i russi in
Vietnam e gli americani in Afghanistan, dopo che questo fu invaso dall’URSS nel 1979.
Non tutti i Paesi del mondo, però, aderirono a uno dei due blocchi: nel 1955 fu fondato il
Movimento dei non allineati, composto da India, Indonesia, Jugoslavia, da quasi tutta l’Africa e
da vari altri Stati, che intendeva mantenersi equidistante. Nei fatti, però, tutti i Paesi subirono in
qualche modo le ingerenze delle due superpotenze.
L’inizio degli ’80 fu un periodo di forte tensione e nel 1983 un’esercitazione della NATO in Europa,
l’operazione Able Archer, fece temere ai sovietici che stesse per essere lanciato un attacco
nucleare contro di loro. Il mondo fu di nuovo sull’orlo della guerra atomica anche se, a differenza
della crisi di Cuba, le notizie non divennero di pubblico dominio e non si diffuse il panico.
La situazione cambiò dopo il 1985, quando alla guida dell’URSS salì Michail Gorbačëv, che avviò
una politica di riforme all’interno e instaurò rapporti più distesi con l’Occidente.
Il sistema sovietico, però, per molti aspetti si era dimostrato arretrato rispetto al suo rivale, in
particolare per il tenore di vita dei cittadini e la mancanza di libertà civili. Nel 1989 gli Stati
dell’Europa orientale caddero uno dopo l’altro e nel novembre del 1989 il Muro di Berlino fu
abbattuto, aprendo la strada alla riunificazione della Germania.
Nel 1991 la stessa URSS si dissolse e le repubbliche che la componevano divennero Stati
indipendenti. La Guerra Fredda era così terminata con la vittoria degli Stati Uniti.

IL SECONDO DOPO GUERRA (1945-1989)


Negli anni ’50 si assiste alla «guerra fredda» tra USA ed URSS, agli interventi americani per
risollevare l’economia europea (Piano Marshall) e alla nascita di organizzazioni atte a
regolamentare i rapporti economici e politici mondiali (ONU, CEE, FAO, UNESCO etc.) e militari
(NATO). La Germania, uscita sconfitta dalla guerra, viene divisa in due Stati (Repubblica Federale
Tedesca e Repubblica Democratica Tedesca).
In Italia i cittadini votano per la prima volta con suffragio universale per la Costituzione della
repubblica (1° gennaio 1948). La Gran Bretagna avvia la politica assistenziale (Welfare State)

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mentre in Russia Krusciov quella di destalinizzazione. Nel 1947 l’ONU vota la spartizione della
Palestina: nasce lo Stato d’Israele.
L’ECONOMIA EUROPEA E IL PIANO MARSHALL
Nel secondo dopoguerra la ripresa economica europea avviene grazie al flusso di aiuti americani:
tra il 1946-1947 ne beneficia anche l’Unione Sovietica, mentre nel 1948 gli interventi diventano pi
cospicui e prendono il nome di European Recovery Program (ERP) o, pi comunemente, Piano
Marshall, dal nome del segretario di Stato americano George Catlett Marshall che, in un discorso
tenuto all’universit di Harvard nel giugno del 1947, invita gli Stati europei a elaborare un
programma di ricostruzione economica che gli USA avrebbero finanziato. Il Piano Marshall riversa
sulle economie europee 13 miliardi di dollari fra materie prime, beni di consumo, risorse
energetiche e prestiti a fondo perduto. Come contropartita, gli Stati beneficiari hanno l’obbligo di
acquistare una certa quantit di forniture industriali americane e sottoporsi al controllo sull’impiego
dei fondi e sui piani adottati dai singoli paesi. Il Piano rafforza l’egemonia politico-economica degli
USA.
LA NASCITA DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI MODERNE
Organizzazione delle Nazioni Unite: Il 26 giugno 1945 nasce l’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni
Unite, cui aderiscono 50 paesi che si definiscono Stati pacifici. Nel dicembre 1955 entra a farne
parte anche l’Italia. Scopo dell’Organizzazione, che ha sede a New York, la garanzia di relazioni
pacifiche tra i vari Stati del mondo, tramite la creazione di istituzioni sovranazionali atte a
regolamentare i rapporti economici e politici mondiali.
Organi principali della struttura dell’ONU sono: l’Assemblea generale, il Consiglio di sicurezza, il
Segretario generale. Tra le organizzazioni che dipendono dalle Nazioni Unite vi sono la FAO
(«Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura»), con lo scopo di risolvere i problemi
alimentari mondiali stimolando la produzione agricola; l’UNESCO («Organizzazione educativa,
scientifica e culturale delle Nazioni Unite»), fondata nel 1945 con l’obiettivo di favorire scambi
culturali, scientifici ed educativi tra i popoli; la WHO («Organizzazione mondiale della sanit »),
costituita nel 1948 allo scopo di promuovere la cooperazione internazionale per la tutela della
salute; l’UNICEF («Fondo internazionale delle Nazioni Unite per l’infanzia»), sorto nel 1946 per
promuovere progetti e interventi utili all’infanzia.
NATO: Il 4 aprile 1949 nasce la NATO (North atlantic treaty organization, «Organizzazione del
Patto dell’Atlantico settentrionale»), un’organizzazione militare che sancisce l’alleanza a scopo
difensivo tra i paesi occidentali.
Patto di Varsavia: Nel 1955, in conseguenza dell’ingresso della Repubblica Federale Tedesca
nella NATO, viene sottoscritta un’alleanza militare tra i paesi socialisti dell’Europa orientale. Dotato
di un comando unico con sede a Mosca e guidato da un generale sovietico, il Patto stato poi
sciolto nel 1991 in seguito alla caduta dei regimi socialisti nell’Est europeo, con conseguente ritiro
delle truppe dell’Armata Rossa di stanza nei paesi alleati.
Italia: Subito dopo la liberazione del paese, nel giugno 1945, i partiti antifascisti formano un
governo di unit nazionale presieduto da Ferruccio Parri, uno dei pi prestigiosi leader della
Resistenza e del Partito d’azione. Il suo governo dura solo pochi mesi perch osteggiato
dall’apparato burocratico e dalle forze moderate, finch Parri sostituito dal democristiano Alcide
De Gasperi, che pone le basi del lungo predominio della DC.
Il primo problema che il nuovo esecutivo deve affrontare quello istituzionale: il 2 giugno 1946 i
cittadini vengono chiamati alle urne sia per eleggere l’assemblea costituente, incaricata di redigere
la nuova Costituzione che avrebbe sostituito lo Statuto albertino, sia per esprimersi a favore della
repubblica o della monarchia. Le due consultazioni si svolgono per la prima volta in Italia a
suffragio universale, poich votano anche le donne. Prevalgono i sostenitori della repubblica e il re
Umberto II — che poco prima del referendum istituzionale era salito al trono in seguito
all’abdicazione del padre Vittorio Emanuele III — lascia l’Italia senza abdicare ritirandosi in esilio in
Portogallo. La vittoria dei partiti di massa schiacciante: emerge una sinistra forte con il Partito
comunista italiano (PCI) e il Partito socialista italiano di unit proletaria (PSIUP), fronteggiata dalla
Democrazia cristiana quale partito di maggioranza relativa; i partiti laici vengono ridimensionati; De
Gasperi confermato Presidente del Consiglio, carica che mantiene sino al 1953.
Gli accordi di pace, sottoscritti a Parigi il 10 febbraio 1947, stabiliscono condizioni particolarmente
onerose per l’Italia che, oltre a dover versare 360 milioni di dollari a titolo di risarcimento, perde sia
le isole del Dodecaneso (che passano alla Grecia), sia Zara, Fiume e l’Istria (a vantaggio della
Iugoslavia), nonch Briga e Tenda (attribuite alla Francia). A ci si aggiunge la rinuncia forzata a
tutte le colonie, fatta eccezione per l’amministrazione fiduciaria della Somalia (rimasta in vigore
fino al 1960), mentre Trieste, trasformata in territorio libero sotto la tutela dell’ONU, sarebbe poi
stata restituita al nostro paese solo nel 1954.

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L’alleanza tra i democristiani e le sinistre comunque destinata a durare poco. Con il nuovo
governo centrista di De Gasperi, che entra in carica nel maggio del 1947, tramonta definitivamente
l’iniziale collaborazione governativa tra i partiti antifascisti.
Il 1° gennaio 1948, dopo essere stata approvata dall’assemblea costituente con grande spirito
unitario, entra in vigore la Costituzione della Repubblica, per la quale viene raggiunto un accordo
quasi unanime sia sui principi di fondo sia sull’assetto istituzionale da dare allo Stato.
De Gasperi, contando sui consistenti aiuti del Piano Marshall, affida al liberale Luigi Einaudi (futuro
Presidente della Repubblica) la direzione della politica economica, che si propone di frenare
l’inflazione attraverso una politica monetaria restrittiva e di lasciare mano libera alle imprese per
garantire profitti e investimenti. In breve tempo la lira si stabilizza, l’inflazione scende e le imprese
ricominciano a produrre, anche se tutto ci avviene ai danni delle classi meno abbienti. Infatti,
aumenta la disoccupazione perch le industrie, per sopravvivere, devono licenziare numerosi
dipendenti; le campagne diventano sempre pi misere; la classe operaia si indebolisce a causa
della rottura dell’unit sindacale.
Ne scaturiscono forti tensioni sociali guidate dalle forze politiche di sinistra: a partire dal 1949 il
movimento contadino occupa le terre lasciate incolte dai latifondisti e rivendica la riforma agraria. Il
governo risponde inizialmente con una dura repressione, successivamente vara una serie di
provvedimenti per il Meridione che nel 1950 portano alla riforma auspicata dalla manodopera
rurale e all’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. In quello stesso anno nascono anche i
sindacati CISL (Confederazione italiana sindacati lavoratori), di estrazione cattolica, e UIL (Unione
italiana del lavoro), di estrazione socialista.
Agli inizi del 1953, lo stesso anno in cui Enrico Mattei fonda l’ENI (Ente nazionale idrocarburi), il
parlamento approva una legge elettorale maggioritaria, propugnata da De Gasperi, considerata
dalle sinistre legge truffa, in quanto prevede che alla lista o all’insieme delle liste che, essendosi
«apparentate» tra loro, ottengano pi del 50% dei voti validi, tocchi il 65% dei seggi disponibili alla
Camera dei deputati.
Tuttavia, in occasione delle elezioni che si tengono nel giugno di quello stesso anno, i partiti di
governo non ottengono suffragi sufficienti per potersi procacciare l’auspicato premio di
maggioranza: ci provoca una grave instabilit politica, in conseguenza della quale De Gasperi
rinuncia alla carica di Presidente del Consiglio e assume quella di segretario della DC, mentre la
«legge truffa» abrogata nel 1954.
Nel 1955 viene poi eletto Giovanni Gronchi, terzo dei Presidenti della Repubblica italiana, i quali,
dal 1946 in poi, sono stati:
— Enrico De Nicola (1946-1948); — Luigi Einaudi (1948-1955);
— Giovanni Gronchi (1955-1962); — Antonio Segni (1962-1964);
— Giuseppe Saragat (1964-1971);
— Giovanni Leone (1971-1978);
— Sandro Pertini (1978-1985);
— Francesco Cossiga (1985-1992); — Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999); — Carlo Azeglio Ciampi
(1999-2006); — Giorgio Napolitano (2006-2015).

IL PROCESSO DI DECOLONIZZAZIONE
I movimenti indipendentisti, gi presenti da tempo nei paesi afroasiatici, acquistano forza con la
Seconda guerra mondiale anche grazie all’appoggio delle grandi potenze. A guerra finita, un ruolo
decisivo in questo processo svolto dalle contrapposizioni ideologiche scaturite dalla «guerra
fredda». Le due potenze vincitrici, liquidando il vecchio ordine mondiale fondato sull’eurocentrismo,
cercano di eliminare il dominio europeo sui paesi dell’Asia e dell’Africa per poi imporre la loro
egemonia sul Terzo Mondo.
Nello specifico, mentre la Gran Bretagna mette in atto un graduale processo di allentamento del
proprio dominio coloniale, concedendo Costituzioni e trasformando l’impero in una comunit di
nazioni sovrane (Commonwealth), la Francia oppone una violenta resistenza ai movimenti
indipendentisti. Ci spiega, quindi, l’accanimento con cui i francesi si impegnano, a partire dal
1954, in una sanguinosa lotta contro il movimento di liberazione algerino, risultato vittorioso, infine,
nel 1962. Per il resto, occorre comunque sottolineare che, tra gli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, il
processo di decolonizzazione ha modo di svilupparsi in maniera imponente, tanto che riescono a
conseguire l’indipendenza quasi tutti i popoli africani e asiatici.
Tuttavia, l’indipendenza politica non risolve i problemi delle ex colonie. Spesso si tratta di
un’indipendenza poco pi che formale, perch di fatto la direzione dell’economia resta saldamente
nelle mani delle classi dirigenti occidentali e i rapporti di sfruttamento restano inalterati, mentre il
divario complessivo tra il Nord e il Sud del mondo aumenta sempre pi .

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IL BOOM ECONOMICO
Tra il 1950 e il 1980 la popolazione mondiale raddoppiò: gli abitanti della terra passarono da 2,5
miliardi a quasi 5, un incremento demografico mai verificatosi prima. Nei paesi industrializzati,
specie negli anni '60, si ebbe un forte aumento delle nascite, mentre nei paesi poveri la diffusione
delle cure mediche diminuì la mortalità. A partire dagli anni '70, però, nei paesi sviluppati il tasso di
natalità è sceso mentre nei paesi poveri non ha subito cambiamenti. Nei paesi avanzati, a
economia capitalista, l’economia, i consumi e il benessere aumentarono moltissimo; addirittura in
Germania Ovest e in Italia ci fu un vero e proprio “boom economico”, ma andiamo a vedere le
caratteristiche specifiche di questo:
•I settori che fecero da traino furono l’industria dell’elettronica e il terziario.
•L’agricoltura si ridusse sempre meno.
Lo straordinario balzo si spiega con l’aumento della popolazione e quindi di più lavoratori e
consumatori, ma il fattore decisivo fu la creazione di un mercato su scala mondiale con una
maggiore libertà negli scambi: così il commercio mondiale aumentò di cinque volte.
Le cause furono anche politiche: infatti i governi occidentali favorirono la redistribuzione delle
ricchezze, salari alti e servizi sociali che alzarono il tenore di vita; si costituì allora il “welfare state”
che era un sistema di garanzie e servizi per i cittadini.
Questa fase di crescita fu anche caratterizzata da un massiccio utilizzo della scienza: grazie alla
tecnologia infatti i costi di produzione scesero e i beni di consumo costarono meno. Il ventennio di
sviluppo vide però anche l’utilizzo dell’energia atomica da parte di USA, URSS e Francia per
produrre energia elettrica. Tuttavia la principale fonte energetica fu il petrolio, e per questo
aumentò la richiesta di petrolio nell’area del Golfo Persico; ma nella seconda metà degli anni '70, a
causa di una guerra scoppiata nel Golfo Persico, il prezzo della fonte energetica aumentò e i paesi
occidentali cercarono nuove energie...sopratutto fonti rinnovabili. A partire dagli anni '70 si
cominciarono a usare macchine elettroniche, ma la vera rivoluzione avvenne proprio con
l’invenzione del computer. Da questo momento si sviluppò l’automazione della produzione che
puntava a sostituire una parte del lavoro svolto dagli operai: questo accrebbe la qualità del
prodotto ma diminuì il numero degli addetti e di conseguenza i costi di produzione. Nel 1950-70
però, il mondo si divise (oltre che in Est e Ovest) anche in Nord, sviluppato, e Sud, definito
sottosviluppato: le cause di questo vanno ricercate nello sviluppo economico che ha interessato il
Nord ma che ha aumentato il divario tra le due parti di mondo. Il sottosviluppo è stato causato,
infatti, anche dall’aumento della popolazione che trovò strutture inadeguate ai nuovi abitanti ma
soprattutto dallo “scambio ineguale”, cioè l’esportazione delle materie prime a basso costo e
l’importazione dei prodotti a prezzi alti da parte dei paesi del “sud”.

GLI ANNI DI PIOMBO


Tra la fine degli anni 60 e la fine degli anni 70 i cosiddetti anni di piombo, si verificarono in Italia
due fenomeni fortemente destabilizzanti, lo stragismo e il terrorismo. Il primo è stato definito
anche terrorismo nero, perché gruppi di estrema destra e furono sospettati di aver effettuato le
stragi più gravi ; il secondo è stato definito terrorismo rosso perché se ne dichiarano autori gruppi
di estrema sinistra.
Terrorismo nero e rosso agirono con modalità diverse: il nero con bombe piazzate in luoghi pubblici
per alimentare attraverso la paura la strategia della tensione, e il rosso con attentati mirati contro
individui considerati rappresentanti del capitalismo.

LO STRAGISMO: Con la parola stragismo viene designato l'insieme di attentati compiuti in Italia
dal 1969 al 1980 e diretti a compiere stragi tra la popolazione civile. La prima strage avvenne nel
dicembre del 1969, una bomba scoppiò nella sede della banca dell'agricoltura di piazza fontana a
Milano. Dall'attentato furono accusati alcuni anarchici che successivamente risultarono Innocenti. I
mandanti della strage non furono mai scoperti neanche nei successivi attentati:la strage di piazza
della loggia a Brescia nel 1974 sul treno dell'Italicus nell'agosto del 1974 e alla stazione di Bologna
nell'agosto del 1980. Nessun attentato aveva obiettivi politici evidenti: tutti miravano a colpire degli
innocenti, in modo da creare sgomento e paura nell'opinione pubblica. Furono attribuite a gruppi di
estrema destra, ma si sospettò anche che questi fossero manovrati da settori dei servizi segreti
che non assolvevano i loro compiti istituzionali.
IL TERRORISMO: Nel 1974 allo stragismo si affiancò un altro fenomeno terroristico. Nell'ambito
della sinistra extraparlamentare si erano delineate alcune posizioni ideologiche estreme, con la
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proclamazione della necessità della lotta armata contro il sistema capitalistico e imperialistico.
L'obiettivo da colpire era lo Stato , inteso come espressione del potere economico mondiale delle
imprese multinazionali. Il terrorismo fu diverso dallo stragismo , non solo perché coloro che lo
praticarono cercarono di dare un fondamento ideologico alle loro azioni , ma anche perché i
terroristi sceglievano accuratamente gli uomini e gli obiettivi da colpire , identificandoli in quelli che
consideravano i simboli del potere . Nel 1970 furono formati i primi nuclei delle Brigate Rosse , che
nel 1975 compirono alcuni attentati che provocarono vittime . Negli anni del terrorismo si creó in
italia un'atmosfera pesante che investì in un primo momento le fabbriche ( bersagli preferiti -->
dirigenti) . I terroristi ritenevano i riformisti avversari più pericolosi dei conservatori, perché, a loro
parere , le riforme avrebbero frenato o ritardato la rivoluzione.

UCCISIONE DI ALDO MORO: Il 16 marzo 1978 Aldo moro, presidente della DC, fu rapito da
uomini delle brigate rosse, che massacrarono i cinque poliziotti della scorta. In questo modo le
brigate rosse intendevano arrestare il processo riformistico, per mantenere vivo quello
rivoluzionario. Il cadavere di moro fu trovato il 9 maggio in un'auto parcheggiata in una via di Roma
a metà tra le sedi delle direzioni del PCI e della DC . Il rapimento e l'uccisione di moro aprirono
una stagione politica di veleni e sospetti con polemiche molto aspre soprattutto tra il PCI e il PSI,
che dal 1976 era guidato da Craxi. Craxi era il maggiore esponente della corrente di destra del
partito socialista Italiano. A giugno il presidente della Repubblica Giovanni Leone venne costretto a
dimettersi. Al suo posto fu eletto il socialista Sandro Pertini come candidato dell'intero arco
costituzionale comprendente i partiti che nel 1947 avevano varato la costituzione, cioè tutti tranne il
movimento sociale italiano. Pertini era stato un esponente della resistenza e la sua elezione fu
vista come una vittoria della sinistra in realtà egli aveva mostrato un grande equilibrio.

IL MURO DI BERLINO (13 ago 1961- 9 nov 1989)


La caduta del Muro di Berlino avvenne il 9 novembre 1989: era stato l’ultimo baluardo della Guerra
Fredda, una barriera fino ad allora insormontabile che aveva tenuto in ostaggio una generazione di
berlinesi. L’evento, innescato da un malinteso, fu il preludio alla riunificazione della Germania e alla
dissoluzione dell’Unione Sovietica.
«Nessuno ha intenzione di costruire un muro». Queste le proverbiali “ultime parole famose”
pronunciate da Walter Ulbricht, Presidente del consiglio di Stato della Repubblica Democratica
Tedesca (DDR), durante una conferenza stampa del 15 giugno 1961. Eppure, appena due mesi
dopo, nella notte tra il 12 e il 13 agosto, il regime comunista inizi la costruzione di una barriera
che per i successivi 28 anni avrebbe separato fisicamente e ideologicamente la citt di Berlino.
Cos come gi da tempo la lunga linea di confine nota come “cortina di ferro” separava i paesi
sotto influenza sovietica da quelli dell’orbita occidentale.
Nonostante la divisione del territorio tedesco in due Stati (Germania Est e Germania Ovest, con
capitali Berlino e Bonn) risalisse al 1949, il Muro fu costruito solo 12 anni dopo. La ragione
principale fu quella di bloccare l’esodo di cittadini da Berlino verso i territori occidentali (la citt ,
divisa in quattro settori di occupazione, ricadeva nella Germania Est).Tale fenomeno aveva gi
visto coinvolti oltre due milioni e mezzo di individui, soprattutto giovani con livello di istruzione
medio-alto, intellettuali e lavoratori specializzati, tutti in cerca di condizioni di vita pi favorevoli.
Una vera fuga di cervelli e di manodopera oltremodo deleteria per la parte orientale, privata
gradualmente della sua futura classe dirigente, formata oltretutto a proprie spese. dunque per
tamponare tale emorragia che si decise di “bloccare” i cittadini della zona Est.
Fu sufficiente una sola notte per dividere la citt , e cos , la mattina del 13 agosto 1961 i berlinesi si
svegliarono con centinaia di strade sbarrate e molte linee del trasporto pubblico interrotte.All’inizio
fu solo una recinzione di filo spinato, ma nell’arco di pochi mesi il progetto si concretizz in una
vera cortina di cemento lunga 155 chilometri e alta in media oltre tre metri. Non si trattava peraltro
di un muro che tagliava la citt in due, ma di un sistema divisorio che accerchiava solo Berlino
Ovest, facendone di fatto un’enclave della Germania Est.

La prima tappa della riunificazione and in scena nell’agosto 1989, quando l’Ungheria elimin le
restrizioni alla frontiera con l’Austria, creando cos la prima “breccia” nella cortina di ferro. Dalla
met di settembre dello stesso anno, migliaia di tedeschi orientali tentarono quindi di raggiungere
l’Ovest attraverso l’Ungheria, ma vennero respinti. Di l in poi fu un crescendo di dimostrazioni e
proteste che costrinse il governo della Germania Est ad allentare i controlli di frontiera.
Tali disposizioni sarebbero dovute entrare in vigore a partire dal 10 novembre 1989, ma ci fu un
clamoroso malinteso: alla conferenza stampa internazionale del 9 novembre 1989, il portavoce del

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governo di Berlino Est, Gunter Schabowski, evidentemente malinformato, annunci in diretta che a
tutti i berlinesi sarebbe stato permesso di attraversare il confine “immediatamente”.
Fu allora che la popolazione si rivers contro il muro. Fu una massa impossibile da arginare. Le
frontiere furono cos aperte e la citt si ritrov finalmente unita. Nell’arco delle settimane
successive, migliaia di berlinesi demolirono quel muro che li aveva tenuti in ostaggio per quasi
trent’anni, abbattendo di fatto l’ultimo simbolo della Guerra Fredda e anticipando di un anno la
riunificazione della Germania (il 3 ottobre 1990).

LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA


Alla fine degli anni Settanta, anche in Italia incominciarono a essere forti gli effetti della terza
rivoluzione industriale.
Le grandi fabbriche affidarono sempre più spesso la produzione ai robot lasciando ai lavoratori il
compito di assistere le macchine. Queste trasformazioni imponevano di diminuire il numero degli
operai.
Gli anni Ottanta si aprirono con una grande sconfitta del sindacato e del PCI, in quanto non
riuscirono a risolvere i problemi dei lavoratori, i quali il 14 ottobre del 1980, chiedevano al
sindacato la sospensione dello sciopero, che durava da 34 giorni, e di tornare a lavorare. In effetti,
il sindacato aveva respinto la proposta da parte della FIAT di Torino di lasciare in cassa
integrazione per tre mesi gli operai ma essi avrebbero comunque ricevuto una parte del loro
salario.
Dal punto di vista politico, gli anni Ottanta furono caratterizzati dai Governi del pentapartito. I
governi, infatti, furono formati da cinque partiti:
1. la Democrazia Cristiana
2. il Partito Liberale
3. il Partito Repubblicano
4. il Partito Socialdemocratico
5. il Partito Socialista.
Nel 1981, la crisi della DC determinò una novità. Il repubblicano Giovanni Spadolini formò il
primo governo a guida non democristiana della Repubblica. Il pentapartito fu dominato dai
socialisti di Bettino Craxi che fu capo del governo dal 1983 al 1987. Il PSI durante gli anni
Ottanta, raggiunse l’apice delle sue fortune politiche quasi tutte le principali cariche dello Stato e
degli enti pubblici erano nelle mani dei socialisti. Nel 1978 il socialista Sandro Pertini era divenuto
presidente della Repubblica.
La Costituzione della Repubblica italiana assegna un ruolo molto importante ai partiti: essi sono
uno strumento al servizio dei cittadini, ma spesso non sono stati capaci di svolgere
correttamente la loro funzione dando origine al clientelismo, ossia un fenomeno che riguardava
l'acquisizione dei voti. Per conquistare voti, spesso, gli esponenti di partito fanno favori ai cittadini
che chiedono raccomandazioni per ottener un lavoro, una licenza ecc..
I partiti sono delle macchine complesse, con veri e propri dipendenti, diventano delle aziende che
devono disporre di molto denaro per pagare i dipendenti e per organizzare le varie iniziative. Negli
anni della Guerra Fredda, l’URSS e gli USA finanziavano i partiti che erano loro vicini; negli anni
più recenti invece i partiti hanno fatto ricorso alle tangenti, in pratica si sono fatti versare del denaro
dalle aziende pubbliche che controllavano o dai privati che dovevano fare affari con
l’amministrazione pubblica. Per aumentare il loro potere, i partiti hanno cercato di dominare ogni
settore dello Stato e hanno imposto il loro controllo sui rappresentanti eletti dai cittadini. Questo
strapotere di controllo si chiama partitocrazia: significa che il potere è usato dai partiti per un
proprio tornaconto e non a servizio delle istituzioni e del Paese. I difetti dei partiti italiani sono stati
esasperati dal fatto che la nostra democrazia era bloccata, gli italiani infatti sono stati privati
dell’arma fondamentale del cittadino cioè quella di smettere di votare i politici di cui non è
soddisfatto.

LA GLOBALIZZAZIONE
l termine GLOBALIZZAZIONE utilizzato e si diffuso da circa trent’anni per indicare una sempre
pi forte interdipendenza fra tutte le aree del mondo, soprattutto, economico.
La parola si collega all’aggettivo globale che significa totale, cio che riguarda il globo, tutto il
mondo.
La globalizzazione stato il risultato di un processo storico attraverso il quale i Paesi del mondo
sono entrati sempre pi strettamente in relazione tra loro, modificando le condizioni di vita di
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miliardi di uomini e donne. Questo termine usato nel campo della cultura, dell’informazione,
dell’economia. Dal punto di vista economico, la globalizzazione ha creato un unico spazio
economico mondiale.
Questo processo stato reso possibile dalla rivoluzione dei trasporti (marittimi, ferroviari e aerei) e
dalla rivoluzione tecnologica (Internet), che hanno accresciuto enormemente gli scambi
commerciali, la mobilit delle persone e la diffusione di informazioni, di conoscenze e di idee. Ma
la globalizzazione non solo un processo economico: i fenomeni descritti trasformano
profondamente i territori e le societ , in quanto i mezzi di comunicazione consentono il confronto
tra idee e valori anche molto diversi tra loro e questo incontro produce una crescita culturale e un
avvicinamento tra i popoli.
Globalizzazione dell’economia:
Negli ultimi decenni il mondo si sempre pi trasformato in un gigantesco MERCATO SENZA
FRONTIERE. Per mercato si intende lo scambio economico-commerciale di beni, materie prime,
servizi. Un mercato globalizzato stato reso possibile dal fatto che si sia lasciata pi libert al
mercato, riducendo al minimo l’intervento degli Stati, lasciando pi spazio all’intervento dei privati.
Ci ha comportato anche una globalizzazione nelle attivit di produzione di un manufatto,
distribuendo in pi Paesi le fasi di produzione.
Il commercio di merci (materie prime e manufatti) e servizi ha assunto una dimensione mondiale
grazie alla eliminazione o riduzione delle tariffe doganali (tasse da pagare alla dogana per il
passaggio da un Paese all’altro); grazie al fatto che siano stati ridotti notevolmente i tempi e i costi
dei trasporti delle merci. Inoltre decisiva stata l’introduzione di reti e mezzi di comunicazione
(Internet, cellulari, TV satellitari) che hanno velocizzato e reso pi economica la circolazione di
informazioni, immagini, denaro e prodotti. In particolare potente strumento della globalizzazione, a
partire dagli anni Novanta del secolo scorso, stato lo sviluppo di Internet, la rete telematica in
grado di collegare su scala mondiale tutti i computer e le loro attività.
Le multinazionali
Le principali protagoniste della globalizzazione sono le multinazionali. Esse sono aziende che
hanno spostato alcune parti delle loro attivit in diversi Paesi. Quindi in questo grande mercato
globale si ha che un prodotto sia progettato, per esempio, da un’azienda con la sede nel Nord
Europa, realizzato con materie prime che arrivano da un Paese africano, lavorato in un Paese
asiatico, assemblato e confezionato in un Paese dell’Europa orientale, infine, distribuito nei mercati
di tutto il mondo.
La scelta di organizzare la produzione in differenti luoghi della Terra dovuta a vari motivi:
risparmiare sul costo del lavoro, trasferendo la produzione in Paesi dove il salario pagato ai
lavoratori pi basso, ottenere vantaggi fiscali, conquistare nuovi mercati e nuovi clienti.
Questo trasferimento della produzione in Paesi dove il costo del lavoro inferiore chiamato
“delocalizzazione”.

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