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IL NAZISMO

Elementi centrali dell’ideologia nazista erano la dottrina razziale e la


teoria dello "spazio vitale". Il problema razziale, basato sul mito della
razza ariana, era considerato il problema sociale fondamentale e la chiave
per interpretare la storia. I postulati fondamentali della dottrina della
razza furono enunciati da Hitler del 1924 e resi sistematici da Alfred
Rosemberg il filosofo ufficiale del razzismo.
L’ideologia nazionalsocialista era basata sull’idea della nazione razziale e
la dottrina enunciata era la seguente:
• Ogni progresso sociale avviene attraverso una lotta per la vita in cui i più
deboli soccombono e poiché questa lotta avviene nell’ambito della
razza, essa dà origine ad una élite naturale;
• Il mescolamento di due razze comporta la degenerazione di quella
superiore e il suo declino culturale, sociale e politico;
• Tutte le razze o le culture di rilievo sono state create dalla sola razza
ariana; vi sono poi razze portatrici di cultura che però non sono in
grado di crearla autonomamente e poi razze distruttrici ossia: la
razza ebraica.
Espressione massima dell’ideologia razzista fu l’opera di Rosemberg "Il
mito del xx secolo" del 1930 in cui supponeva che gli ariani, originari del
nord, si fossero diffusi attraverso vane ondate migratorie dando vita a
tutte quelle civiltà che produssero tutto ciò che ha valore morale o
culturale.
In contrapposizione alla razza ariana si ha la razza ebraica alla quale si
deve la produzione di tutti i moderni veleni come il capitalismo, finanza,
democrazia… Tutte le facoltà mentali e morali sono legate alla razza
pertanto, non esistono norme generali di verità scientifica: ogni razza ha
la necessità di sopprimere ciò che è estraneo ad essa. Con l’assunzione
del potere da parte dei nazisti, la dottrina razziale fu sviluppata come
scienza mirata, da una parte ad impedire la trasmissione di malattie fisici
e mentali e dall’altra si cercò di accrescere e conservare la purezza della
razza ariana. Furono proibiti i matrimoni con persone che avessero sino
ad una quarto di sangue ebraico. Gli ebrei furono esclusi dalle attività
professionali e dagli affari, mentre i loro beni erano confiscati.
Nel 1939 si passò ad una politica di totale sterminio; altri popoli furono
coinvolti nella politica razziale nazista che presupponeva una scala
discendente di diritti civili e politici in cui il gradino più alto era destinato
alla razza tedesca.
L’antisemitismo in ogni modo costituì un forte mezzo psicologico di
coesione della società tedesca e di consolidamento del nazismo, poiché
dirottò su un nemico fittizio gran parte degli odi, dei risentimenti, delle
paure e degli antagonisti di classe e servì per rafforzare l’idea di uno Stato
tedesco nell’Europa centrale, circondato da sempre più paesi satelliti. In
questo modo la dottrina razziale si saldò con l’idea della "spazio vitale"
basato sul presupposto che la prosperità economica si fonda sul controllo
politico e che entrambi sono retti dalla potenza militare. In altre parole
era la giustificazione del dominio politico, attraverso la potenza militare
per il conseguimento e il mantenimento di un alto tenore di vita per la
nazione di vita per la nazione dominante, grazie ad un sistema di
sfruttamento che avrebbe mantenuto basso il tenore di vita dei popoli
soggetti.
Il mondo sarebbe stato in poche grandi sfere di influenze, dominata
ciascuna da una potenza egemone che avrebbe assegnato ai gruppi
subalterni la loro funzione economica e il loro status politico. Niente
doveva rimanere fuori dell’ambito della sfera di competenza del governo:
ogni interesse e ogni volere, fosse esso economico, morale o culturale,
doveva essere usato e controllato come parte dei beni nazionale, cosa
che portò all’abolizione del federalismo e dall’auto - governo locale. Il
controllo si estese ad ogni settore, dall’educazione alle scienze, all’arte,
alla stampa; nessun genere di influenza doveva essere trascurato.

IL NAZIONALSOCIALISMO

Il nazionalsocialismo è un movimento politico nato in Germania intorno al


1919 in conformità ad un esasperato nazionalismo. Le sue origini
risalgono al partito tedesco del lavoro fondato da Drexler e tra cui iscritti
c’era Adolf Hitler. Nel 1920 fu ribattezzato come partito nazionalsocialista
dei lavoratori, comunemente chiamato partito nazista, e fu trasformato
da Hitler in uno strumento per la conquista del potere, prese come
simbolo la svastica formando un esercito privato, la SA, che serviva ad
intimidire i suoi avversari politici. Successivamente la situazione favorì lo
sviluppo del partito.
Con un’abile propaganda che sfruttava slogan cari sia alla classe militare
sia alla borghesia, Hitler riuscì ad assicurarsi un crescendo di favore
popolare e seppe soprattutto essere per le masse esasperate da anni di
governo debole, il simbolo dello stato d’ordine che nel giro di pochi anni
gli diede la Germani nelle mani. I comunisti furono accusati di voler
sovvertire l’ordine su cui si fondava lo stato e su cui era fondata la
moderna Germania e quindi furono schiacciati con tutti i mezzi. Quando la
propaganda non bastò più i nazisti ricorsero all’assassinio politico, ai
ricatto, alla deportazione e alla tortura.
Il 1934 fu l’anno di una "Grande purga" che eliminò di colpo ogni
opposizione mente i sentimenti di rivincita tedesca su un’Europa che nel
1918 aveva umiliato la Germania, proposto da Hitler, trovarono spazio
nella maggioranza della popolazione. Nel paese si vide dappertutto la
svastica nera che presto sarebbe diventata per tutta l’Europa il più diffuso
e terrorizzante simbolo di morte apparso nella storia. Ai tedeschi Hitler
prospettò la costruzione di un "ordine nuovo" che avrebbe dovuto durare
mille anni in cui erano previste l’unificazione di tutti i tedeschi, la
supremazia della Germania in Europa e l’acquisizione di "spazi vitali" ad
est con l’eliminazione di masse di slavi dovuta alla propria superiorità
razziale. Al fine di far esaltare il mito delle biondo tedesco, puro ariano
nordico, occorreva porre la scelta di qualcosa che fosse il contrario. Si
scatenò allora una furiosa ondata di persecuzioni contro gli ebrei accusati
di inquinare la razza tedesca, culminate poi nel massacro della "soluzione
finale".
 
IL NAZISMO AL POTERE
 
La crisi del ’29, infatti, si ripercosse sull’economia tedesca, molto
indipendente dall’economia internazionale, determinando una ripresa
dell’inflazione e un aumento della disoccupazione. Tutto ciò compromise
la già fragile struttura politica della Repubblica di Weimer e la morte di
Stresemann favorì appunto il riassetto del partito in cui emerse l’ideologia
nazista, incentrata sul criterio della razza, contenuto nel "Mein Kampf" di
Hitler durante la  sua prigionia, successiva al fallito colpo di stato, a
Monaco nel 1924. Secondo questa interpretazione le vicende umane
erano un eterno conflitto tra razze superiori, in particolare quella ariana
che rappresentava un elevato ideale di umanità, e razze inferiori e
barbare come quelle ebraica. Ne derivò quindi la totale intolleranza verso
etnie diverse, il feroce antisemitismo e il rigoroso sistema gerarchico al
vertice del quale si aveva un capo (il Fuhrer) che doveva guidare il suo
popolo a dominare le altre razze. Si avvertiva anche il bisogno di
espandere i propri territori in virtù del fatto che la razza superiore doveva
avere spazi sufficienti per crescere e prosperare, relegando gli altri gruppi
etnici ad una condizione subalterna.
Hitler voleva, infatti, conquistare l’est europeo eliminando le numerose
comunità ebree presenti, perseguendo anche una politica antisovietica e
anticomunista. Nel 1932 si arrivò alle elezioni presidenziali in cui i
socialdemocratici si appoggiarono a Hindemburg che quindi fu rieletto,
mentre alle politiche dello stesso anno il nazionalsocialismo si affermò
come primo partito politico del paese. Esponenti della grande industria,
della finanza e della proprietà terriera si orientarono sempre di più verso
il nazismo tanto che il 30 gennaio 1933 Hindenberg chiese a Hitler di
assumere la guida del governo. Il 27 febbraio 1933 con l’incendio della
sede del " Reichstag" di ebbe il pretesto per emanare ventotto leggi
eccezionali nelle quali fu dichiarato fuori legge il partito comunista,
incolpato dell’incidente e in cui furono limitate le libertà civili e politiche.
Nelle elezioni del 5 marzo 1933 Hitler ottenne il controllo della
maggioranza parlamentare e la legge sui pieni poteri del 23 marzo portò
alla liquidazione di tutte le opposizioni politiche allo scioglimento dei
sindacati, all’abolizione dell’autonomia dei Lander che dovevano
dipendere dal governo centrale. Il 30 giugno 1934 nella "notte dei lunghi
coltelli" Hitler fece uccidere sia i principali capi della cosiddetta
opposizione di sinistra, sia esponenti della destra tradizionale e poco
dopo con la morte di Hindenburg assunse anche la carica di presidente. Si
avviò quindi un regime di totalitarismo in cui tutte le attività produttive,
associative e culturali furono controllate dal partito attraverso un
programma di bonifica razziale. Si assistette al rogo di libri di grandi autori
tedeschi ma ebrei o d’esponenti di teorie democratiche, socialiste o
umanitarie. S’intensificò la politica di nazificazione della cultura cui
aderirono intellettuali influenzati dalla ripresa dello "spirito germanico"
ma che comportò l’esilio di coloro che non l’accettavano. La ricerca del
consenso si attuò con strumenti e tecniche di comunicazione utilizzati dal
ministro della propaganda Gobbels con cui si evocava del Terso Reich. La
liquidazione dell’opposizione politica continuò grazie all’opera della
Gestapo e con l’internamento in campi di concentramento di questi
avversari del regime, di sviluppò la persecuzione degli ebrei tedeschi
anche attraverso le leggi di Norimberga del 1935 in cui essi erano privati
dei diritti di cittadinanza riducendoli così a status di razza inferiore:
questo era l’annuncio di quella "soluzione finale" che il nazismo avrebbe
perseguito durante la Seconda Guerra Mondiale.
 
 

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