Sei sulla pagina 1di 12

STORIA D’ITALIA

Italia

Dati amministrativi

Nome completo Repubblica Italiana

Nome ufficiale Repubblica Italiana

Lingue ufficiali italiano (bilinguismo a


livello regionale o locale)

Altre lingue varie, vedi lista

Capitale Roma (2 796 102 ab. /


2012)

Politica

Forma di governo Repubblica


parlamentare

Presidente della Giorgio Napolitano


Repubblica

Presidente del Mario Monti


Consiglio (dimissionario)

Proclamazione Regno d'Italia: 17


marzo 1861
Nascita della
Repubblica Italiana:
18 giugno 1946

Ingresso 14 dicembre 1955


nell'ONU

Ingresso nell'UE 25 marzo 1957


(membro fondatore)

Superficie

Totale 301 340 km² (72º)

% delle acque 2,4 %

Popolazione

Totale 60 870 745 ab. (2012)


(23º)

Densità 202,00 ab./km² (39º)

Geografia

Continente Europa

Fuso orario UTC+1 (CET)


UTC+2 (CEST) in ora
legale

Economia

Valuta Euro[1]

PIL (PPA) 1 921 576 milioni di $


(2008) (10º)

PIL pro capite 30.464 $ (2011) (29º)


(PPA)

ISU (2010) 0,854 (23º)

Fecondità 1,4 (2010)[2]

Varie

TLD .it, .eu

Prefisso tel. +39[3]

Sigla autom. I

Inno nazionale Il Canto degli Italiani

Festa nazionale 2 giugno


1. ^ Eccetto il comune di Campione d'Italia che adotta
anche il franco svizzero.
2. ^ Tasso di fertilità nel 2010. URL consultato in data 12
febbraio 2013.
3. ^ Eccetto il comune di Campione d'Italia
raggiungibile tramite il prefisso +41.

Evoluzione storica
Stato precedente Regno d'Italia

Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti
testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata a partire dal paleolitico, periodo di cui conserva numerosi
siti archeologici come la grotta dell'Addaura, i Balzi rossi, Monte Poggiolo, il ponte di Veja, la Grotta Guattari,
Gravina in Puglia, Altamura e Ceprano.[5]

Numerosi ritrovamenti documentano anche il periodo neolitico (cultura della ceramica cardiale e cultura dei
vasi a bocca quadrata), l'età del rame (cultura di Remedello, cultura del Rinaldone, cultura del Gaudo), l'età del
bronzo (incisioni rupestri della Val Camonica, cultura dei castellieri, cultura appenninica, civiltà nuragica,
cultura delle terramare, cultura protovillanoviana).

Per ciò che riguarda l'età del ferro, che in Italia coincide con il periodo prerom

ano, si ricordano la civiltà villanoviana e i popoli indoeuropei trasferitisi in Italia dall'Europa orientale e centrale
in varie ondate migratorie; essi si mescolano alle etnie preesistenti nel territorio, assorbendole, o stabilendo una
forma di convivenza pacifica con esse; si delinea in tal modo fin da quest'epoca la suddivisione regionale del
territorio italiano.
Espansione della civiltà etrusca dall'VIII al VI secolo a.C.

Nell'Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi sono i Liguri (originariamente non
indoeuropei poi fusisi con i Celti), mentre nell'Italia nord-orientale vivono i Paleoveneti, di origine incerta, forse
italica o illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.[6][7]

Nell'Italia peninsulare, accanto agli Etruschi convivono popoli di origine indoeuropea definiti italici, fra cui
Umbri, Latini, Sabini, Falisci, Volsci, Equi, Piceni, Sanniti, Apuli, Messapi, Lucani, Bruzi e Siculi. Altri popoli
non indoeuropei, autoctoni, erano presenti in Sicilia (Elimi e Sicani) ed in Sardegna, abitata fin dal II millennio
a.C. da varie etnie nuragiche, forse identificabili con l'antico popolo degli Shardana.[8]

Colonizzazione fenicia e greca

Il tempio della Concordia ad Agrigento

I primi colonizzatori stranieri sono i Fenici che fondano inizialmente vari empori sulle coste della Sicilia e della
Sardegna. Alcuni di questi diventano in breve piccoli centri urbani e si sviluppano parallelamente alle colonie
greche; tra i principali centri vi sono le città di Mozia, Zyz, Kfra in Sicilia e Nora, Sulki, Tharros in Sardegna.[9]

Dopo l'VIII secolo a.C., colonizzatori provenienti dalla Grecia si stabiliscono sulle coste del sud Italia (dando
vita alla Magna Grecia) e su quelle della Sicilia. Coloni ionici fondano Elaia, Kyme, Rhegion, Parthenope,
Naxos, Zankles, Hymera e Katane. Coloni dorici fondano Taras, Syrakousai, Megara Hyblaia, Leontinoi,
Akragas, Ghelas, Ankon ed Adria. Gli Achei fondano Sybaris, Poseidonia, Kroton, Lokroi Epizephyrioi e
Metapontion; tarantini e thurioti fondano Herakleia.

La colonizzazione greca pone i popoli italici a contatto con forme di governo democratiche e con espressioni
artistiche e culturali elevate.[10]

L'età romana
Massima espansione dell'Impero romano, 117 d.C.

La regione geografica italiana viene unita politicamente per la prima volta con la Repubblica romana (509-27
a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste effettuate nei secoli seguenti da Roma snatura il carattere
nazionale che questa regione stava acquisendo sul finire del I secolo a.C.[11]

Giunta all'apice dello sviluppo politico, economico e sociale, Roma imperiale, con la sua organizzazione socio-
politica, lascia un segno indelebile nella storia dell'umanità. In tutti i territori dell'impero, i Romani costruiscono
città, strade, ponti, acquedotti e fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo
integrando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli, ancora dopo la fine
dell'impero, queste genti continueranno a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta in
epoca repubblicana ed infine sviluppatasi in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale.

Dei confini dell'Italia parlava già Antioco di Siracusa (V secolo a.C.) nella sua opera Sull'Italia.[12] Egli andava
ad itentificarla con l'antica Enotria, estendendosi dallo stretto di Sicilia, fino al golfo di Taranto ed al golfo di
Posidonia.[13] In seguito, con la conquista romana dei secoli successivi, il termine Italia venne identificato con i
territori compresi fino alle Alpi, inclusa la Liguria (fino al fiume Varo) e l'Istria fino a Pola.[13] Di fatto tutti i
suoi abitanti furono considerati Italici e Romani.[13]

L'Impero romano d'Occidente cade nel 476 quando Odoacre, ultimo di una schiera di condottieri germanici che
nel periodo di decadenza dell'Impero romano d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico,
depone l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto.[14]

Il Medioevo

La Corona Ferrea, simbolo dei re d'Italia

Odoacre governa l'Italia fino al 493, quando viene deposto e ucciso, dopo una guerra di cinque anni, dagli
Ostrogoti di Teodorico. Inizia allora il regno ostrogoto, un dominio che rappresenta un periodo di pace e
stabilità e che s'interrompe nel 535 quando il territorio italiano diventa teatro della guerra gotica, che vede
l'imperatore d'Oriente Giustiniano I contrapporsi al regno ostrogoto. Nel 553, dopo quasi un ventennio, l'impero
bizantino riesce a sconfiggere gli Ostrogoti e ad annettere l'Italia. Il conflitto devasta l'intero territorio, portando
ad una grave crisi demografica, economica, politica e sociale.[15] Centro del potere bizantino in Italia diviene
Ravenna. Gli anni della dominazione bizantina vedono l'aggravarsi delle condizioni di vita dei contadini a causa
della forte pressione fiscale e di una terribile pestilenza che spopola ulteriormente il territorio tra il 559 e il 562.
L'Italia, indebolita e impoverita, non ha la forza di opporsi a una nuova invasione germanica, quella dei
Longobardi capeggiati da Alboino.

L'Italia nell'anno 1000

Tra il 568 e il 569 la penisola perde l'unità politica: i Longobardi, entrando dal Friuli, conquistano gran parte
dell'Italia centro-settentrionale, chiamata Langobardia Maior, e poi dell'Italia meridionale, la Langobardia
Minor.[16] La Langobardia Maior, con capitale Pavia, cade dopo circa due secoli, a seguito della sconfitta subita
ad opera di Carlo Magno nel 774,[16] quella Minor sopravvive fino all'XI secolo, quando viene conquistata dai
Normanni. I successivi tentativi di costituire un Regno d'Italia autonomo dal Sacro Romano Impero, ad opera in
particolare di Berengario del Friuli e di Arduino d'Ivrea,[17] non hanno successo.

Localizzazione e antichi stemmi delle repubbliche marinare

I primi secoli dopo il Mille vedono l'affermarsi delle repubbliche marinare (le più note sono Amalfi, Genova,
Pisa e Venezia), e poi dei liberi comuni medievali, spesso in conflitto tra loro ma accomunati dal ricordo
dell'antica grandezza romana, perpetuata idealmente da quella cristiana, nonché da un forte desiderio di
autonomia, che li porterà a schierarsi, nella contesa tra Papato e Impero, in due opposte fazioni, rispettivamente
Guelfi e Ghibellini.[18]

La vittoria nella battaglia di Legnano ad opera della Lega Lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa
(1176), e la rivolta dei Vespri siciliani contro il tentativo del fratello del re di Francia Carlo I d'Angiò di
assoggettare la Sicilia (1282), saranno assunte dalla retorica romantica ottocentesca come i simboli del primo
ridestarsi di una coscienza di patria.[19] Questi sono i segnali di un cambiamento che, consolidandosi e
accompagnato dal risveglio religioso che si ha nel Duecento con Gioacchino da Fiore e Francesco d'Assisi,
portano al Rinascimento.[20]

Con l'uscita di scena degli imperatori di Germania, il fervore della civiltà comunale raggiunge infine il suo
apogeo economico, spirituale, artistico, alimentato dagli ideali di numerosi poeti, tra cui Dante Alighieri, e
dall'esigenza, fatta propria da Cola di Rienzo, della rinascita dell'unità d'Italia.[21]

L'età moderna

Italia 1494

Diversi fattori impediscono tuttavia la nascita di uno Stato unitario come avviene nel resto d'Europa: al timore
del Papato di veder sorgere una potenza statale in grado di compromettere la sua autonomia, si aggiunge la
suddivisione in tanti piccoli Comuni, che lentamente si tramutano in Signorie, rette da importanti famiglie,
come i Medici a Firenze, i Visconti e gli Sforza a Milano, i Della Scala a Verona e gli Este a Ferrara. I capi
politici italiani devono supplire con l'intelligenza strategica alla superiorità di forze degli stati nazionali europei.
Un esempio è Cosimo de' Medici, tra i maggiori artefici del Rinascimento fiorentino, la cui politica estera saprà
individuare nella concordia italiana l'elemento chiave per impedire agli stati stranieri di intervenire in Italia
approfittando delle sue divisioni.[22]

La strategia di Cosimo, proseguita dal suo successore Lorenzo il Magnifico, non viene compresa dagli altri
prìncipi italiani, e si conclude con la morte di Lorenzo nel 1492. Da allora l'Italia diventa il teatro di numerose
invasioni straniere: dapprima da parte francese ad opera di Carlo VIII e Luigi XII, poi delle truppe spagnole di
Carlo V. L'inizio della dominazione straniera si deve quindi al ritardo del processo politico di unificazione, ma
fa anche registrare episodi di patriottismo, come il gesto di Ettore Fieramosca nella disfida di Barletta.[23]

Cosimo de' Medici, Pater Patriae. (Galleria degli Uffizi)


Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, indebolita anche dalle
nuove tensioni religiose dovute all'avvento della riforma protestante in Europa, che avevano portato ad episodi
luttuosi come il sacco di Roma del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la repubblica di Venezia
manterrà una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento è invece un secolo di crisi per tutto il paese: la
Chiesa, che ha subìto la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca con la controriforma di rafforzare la sua
presenza nei paesi rimasti cattolici, sia con iniziative educative e assistenziali, sia isolandoli dall'influsso degli
stati protestanti. L'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si accendono in Europa, ma è
soggetta ugualmente a carestie, spesso seguite da epidemie.[24] Scoppiano perciò numerose rivolte contro la
dominazione spagnola, di cui la più nota avviene a Napoli nel 1647 ad opera di Masaniello, ma non portano a
nessun cambiamento.

All'inizio del Settecento finisce il periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt, gli
Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani subentrando agli spagnoli.[22] Tornata la pace in tutta
la penisola, dalla seconda metà del secolo, la diffusione dell'illuminismo fa sì che anche l'Italia venga investita
da importanti riforme, che coinvolgono in particolare il Ducato di Milano sotto Maria Teresa d'Austria e
Giuseppe II d'Asburgo, il Granducato di Toscana sotto Pietro Leopoldo di Lorena, che nel 1786 con il codice
leopoldino abolisce, per la prima volta nella storia, la pena di morte e il Regno di Napoli, animato dal vivace
dibattito dei pensatori. Di rilievo le figure degli intellettuali Giambattista Vico, Gaetano Filangieri, Cesare
Beccaria, Alessandro e Pietro Verri[25].

L'Unificazione

Italia 1796

L'arrivo in Italia delle truppe napoleoniche risveglia il sentimento nazionale,[26] richiamato nel proclama di
Rimini,[27] con cui Gioacchino Murat, durante la guerra austro-napoletana, si rivolge agli italiani affinché si
uniscano per salvare il regno di Napoli. È l'inizio del Risorgimento, il periodo della storia d'Italia che porta
all'unità politica e all'indipendenza della nazione e che occupa un arco temporale di vari decenni, concludendosi
solo nel 1861 con la nascita del Regno d'Italia, sotto la dinastia di Casa Savoia.

Esso vede i primi patrioti aderire inizialmente alla società segreta della Carboneria, cui seguono i moti del 1820-
1821, duramente repressi dagli austriaci. All'affermazione della Carboneria segue quella della Giovine Italia e
altri tentativi insurrezionali, tra cui quello dei fratelli Bandiera (1844).
Garibaldi

I moti del 1848 portano alla prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci, che vede coinvolte le popolazioni
cittadine, in particolare durante le cinque giornate di Milano, le dieci giornate di Brescia, la Repubblica Romana
e la spedizione nel 1857 di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie.[28] Né la guerra, né gli altri tentativi sono
però coronati da successo.

Nel 1859, con la seconda guerra d'indipendenza prima e con la spedizione dei Mille poi, s'innesca il definitivo
processo di unificazione, che porta in breve alla conquista e all'annessione di varie regioni e del Regno delle
Due Sicilie: pochi mesi dopo, nel 1861, a Torino viene proclamato il Regno d'Italia, che non comprende ancora
il Veneto, il Lazio, il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia.

Tra i maggiori artefici del processo spiccano Mazzini, fondatore della Giovine Italia e figura eminente del
movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, Cavour,
statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del regno
di Sardegna e Vittorio Emanuele II, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno
d'Italia.[29]

Il Regno d'Italia

Stemma del Regno d'Italia

Al Regno d'Italia vengono quindi annessi il Veneto, al termine della terza guerra d'indipendenza e, dopo la presa
di Roma, che nel 1871 diviene capitale d'Italia, il Lazio. Già nei primi anni dopo la riunificazione d'Italia le forti
disparità socioeconomiche fra il settentrione e il meridione del paese determinano l'insorgere della questione
meridionale legata al brigantaggio, fenomeno da cui emersero temuti capibanda come Carmine Crocco, Luigi
Alonzi e Pasquale Romano.[30]
A Vittorio Emanuele II succedono Umberto I (1878-1900), ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci, e
Vittorio Emanuele III (1900-1946); gli anni a cavallo del secolo vedono l'Italia impegnata in una serie di guerre
di espansione coloniale in Somalia, Eritrea e Libia mentre il periodo prebellico, dominato dalla figura di
Giovanni Giolitti, è caratterizzato dalla modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della
società italiana.

Durante la grande guerra l'Italia, inizialmente neutrale, a seguito della stipula di un trattato segreto che gli
accorda cospicui compensi territoriali, si allea alla triplice intesa contro gli Imperi centrali. Dopo due anni di
guerra di trincea, il 24 ottobre 1917 l'esercito italiano, subita la disfatta di Caporetto, si riorganizza e
contrattacca sulla linea del Piave pervenendo, sotto il comando di Armando Diaz e con l'apporto di giovani leve,
alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre).

Vinta la guerra, l'Italia completa la riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia
Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli ancora irredenti, ma non ottenendo la cessione di tutti i territori
promessi col patto di Londra, vede diffondersi l'insoddisfazione per la cosiddetta vittoria mutilata.

Il fascismo

Nel contesto dei moti popolari del biennio rosso nasce lo squadrismo che reprime, con intimidazioni e attacchi
alle sedi delle organizzazioni socialiste, i moti operai e contadini. Nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano il
primo fascio di combattimento, confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, e il 30 ottobre 1922, dopo la marcia
su Roma, sale al potere.

Nelle elezioni politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei voti[31] e, come stabilito dalla legge
Acerbo, i due terzi dei seggi, assegnati alla lista di maggioranza relativa che abbia raccolto almeno il 25% dei
voti.[32] La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità delle elezioni, è seguita qualche giorno
dopo dal suo rapimento ed uccisione.[31] Nel 1925, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiara
dittatore.

Nel biennio 1925-1926 vengono emanate le cosiddette leggi fascistissime, che avviano la trasformazione del
Regno in uno stato autoritario, mediante l'istituzione del Tribunale Speciale Fascista, del confino politico per gli
antifascisti e della polizia segreta, l'OVRA. Nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi, chiudendo la
questione romana e nel 1938 vengono emanate le leggi razziali, principalmente, ma non solo, nei confronti degli
ebrei, seguendo il modello del "Manifesto della razza".

Mussolini con Hitler

Dal 1935 Mussolini accentua la sua politica estera aggressiva attraverso la conquista dell'Etiopia, la
proclamazione dell'Impero coloniale italiano, l'intervento nella guerra civile spagnola e l'occupazione
dell'Albania; nel maggio 1939 firma il patto d'Acciaio che sancisce l'alleanza alla Germania nazista di Adolf
Hitler al cui fianco l'Italia entrerà in guerra, dopo un iniziale periodo di non belligeranza, il 10 giugno 1940
contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 viene dichiarata guerra anche all'Unione Sovietica e, con l'Impero
giapponese, agli Stati Uniti.

Le sconfitte militari su tutti i teatri bellici e soprattutto le disfatte ad El Alamein in Nord Africa e sul fiume Don
sul Fronte russo, indeboliscono Mussolini che, il 24 luglio 1943, in una riunione del Gran Consiglio del
Fascismo, viene sfiduciato. Il giorno seguente viene fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele e sostituito a capo
del governo con Pietro Badoglio; poche settimane dopo viene firmata la resa, mentre la Germania scatena
l'operazione Achse e occupa militarmente le regioni centro-settentrionali della penisola, Roma compresa. La
campagna d'Italia, condotta dagli Alleati con l'apporto della Resistenza italiana, si conclude nell'aprile del 1945
con la liberazione dei territori occupati, la capitolazione delle forze tedesche e la disgregazione della Repubblica
Sociale Italiana, la struttura di governo collaborazionista organizzata da Mussolini dopo l'8 settembre. Il Duce,
catturato mentre tenta di fuggire, viene ucciso dai partigiani il 28 aprile 1945.

A guerra finita l'Italia è in condizioni critiche: i combattimenti ed i bombardamenti aerei hanno raso al suolo
molti centri abitati, e le principali vie di comunicazione sono interrotte.[33] Il numero di italiani morti è stimato
tra 415 000 (330 000 militari e 85 000 civili)[34] e 443 000 unità.

Sul piano geopolitico l'Italia perde tutte le colonie africane, cede il Dodecaneso alla Grecia e l'Istria alla
Iugoslavia, mentre l'Albania, tornata indipendente, entra nell'area d'influenza dell'URSS. Gli italiani residenti
nei territori della Venezia Giulia subiscono i massacri delle foibe e vengono costretti all'esodo.[35]

L'Italia repubblicana

Giulio Andreotti, sette volte primo ministro

Il 2 giugno 1946 un referendum sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica. Il 1º luglio
Enrico De Nicola viene nominato primo presidente della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi è il primo
presidente del Consiglio e il 1º gennaio 1948 entra in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana.[36]
Sono gli anni del miracolo economico, favoriti da un'elevata disponibilità di manodopera, dovuta a un forte
flusso migratorio dalle campagne alle città e dal sud verso il nord. La crescita media del PIL del 6,3% tra il
1958 ed il 1963[37] consente la riduzione del divario storico con paesi quali Regno Unito, Germania e Francia.
Via Fani, il giorno del rapimento di Aldo Moro

Negli anni settanta e ottanta attività di gruppi terroristici, sia di estrema destra che di estrema sinistra, portano
prima alla strategia della tensione,[38] segnata da numerosi attentati come la strage di piazza Fontana, la strage di
piazza della Loggia e la strage di Bologna, e poi agli anni di piombo, connotati da attentati a esponenti del
mondo sociale, imprenditoriale e istituzionale, culminati nel'agguato di via Fani e nel sequestro e assassinio di
Aldo Moro, l'apice dell'attacco brigatista allo stato democratico.[39]

Gli anni novanta sono invece segnati dalla lotta alla mafia che nonostante importanti successi delle istituzioni è
costata la vita a numerosi magistrati e uomini dello stato, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Nel 1992 le indagini di mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti coinvolgono esponenti politici,
principalmente del pentapartito, determinando la fine della prima Repubblica. Dopo lo scandalo nascono nuovi
partiti, come la Lega Nord e Forza Italia. In questa fase, definita seconda Repubblica, nuove coalizioni politiche
prendono il posto dei precedenti partiti di massa dando vita a un sistema parzialmente bipolare; alcuni esponenti
del centrosinistra, in particolare Romano Prodi, si alternano nella guida del paese a Silvio Berlusconi, leader del
centrodestra che segna quegli anni e il cui modello di pensiero e azione, definito berlusconismo, identifica un
fenomeno sociale e di costume.[40] L'alternanza di governo si conclude nel 2011 quando, sospinto anche dalla
crisi del debito sovrano europeo, alla guida del paese s'insedia un governo tecnico guidato da Mario Monti.

Potrebbero piacerti anche