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IL SETTECENTO

Caratterizzato da trasformazioni radicali in economia, società e politica, dal nuovo stato fondato sui principi
di libertà e uguaglianza e delle scienze e delle tecnologie. Per tali cambiamenti si usa il termine
'rivoluzione’: agricola, industriale, americana e francese. Questo periodo rappresenta per tutta l'Europa, un
periodo di ripresa economica e aumento demografico, favorito dal miglioramento delle condizioni igienico-
sanitarie della popolazione e dalle disponibilità alimentari grazie (sfruttamento estensivo e intensivo della
terra). All’avanguardia per le innovazioni agricole è l'Inghilterra. A livello sociale, al rafforzamento della
borghesia terriera corrisponde l'impoverimento dei contadini, che estromessi dal possedimento terriero si
trasformano in proletari urbani, pronti a soddisfare la richiesta di manodopera della nascente industria. Con
l'introduzione delle prime macchine a vapore nella produzione dei tessuti, il sistema produttivo inglese
muta radicalmente, coinvolgendo più settori. Lo sviluppo economico-commerciale è sostenuto da fattori
come la politica della monarchia di tipo costituzionale che favorisce l'imprenditoria privata. La classe sociale
protagonista è la borghesia (affiancata in alcuni casi dai settori più avanzati dell'aristocrazia), che investe
risorse, energie e idee e ritiene di poter aspirare a un adeguato ruolo politico, trovando inoltre sostegno nel
pensiero illuministico. Mentre il predominio politico della Francia del Re Sole subisce un
ridimensionamento già all'inizio del nuovo secolo, l'Inghilterra, dopo il ritorno al regime monarchico
costituzionale, sostenitore dell'espansione economica e del rinnovamento sociale, un'importanza sempre
maggiore nella politica europea. I conflitti militari che dominano la prima metà del secolo (guerre
successione) si concludono con nuovi rapporti di forza tra gli stati europei. Mentre l'impero spagnolo
aggiunge il decadimento politico a quello economico, la pace di Aquisgrana riconosce il nuovo prestigio
dell'Austria che si impegna in un'intensa politica di riforme.

La fine della supremazia Francese sull'Inghilterra è aggravata dalla perdita sancita dalla pace di Parigi a
conclusione della guerra dei Sette anni, delle colonie del Canada, della Louisiana e di alcuni insediamenti in
Africa, basi dell'impero coloniale inglese. Intanto, nell'Europa centro settentrionale e orientale, si
affermano nuove potenze: Russia e Prussia. Nella seconda metà del secolo in alcuni stati europei si afferma
il governo dei "sovrani illuminati", artefici di riforme politiche e amministrative ispirate dalle idee dei
filosofi, loro consiglieri. Tra i provvedimenti, destinati a limitare i privilegi della nobiltà e del clero, vi è
l'abolizione di ordini religiosi, come la Compagnia di Gesù.

Nella prima metà del Settecento la politica italiana è soggetta all'esito delle guerre di successione. Il
passaggio del ducato di Milano all’Austria coincide con una fase di rinnovamento economico e politico.
Nella Lombardia austriaca il processo riformatore è contraddistinto dalla collaborazione tra il governo e i
cittadini, con provvedimenti che mirano a colpire i privilegi sociali.

Mentre il Piemonte ammoderna l'amministrazione dello stato avvalendosi di un gruppo di nobili-funzionari,


nella Toscana il movimento riformatore illuminista promuove l'adozione di una nuova legislazione in senso
liberista e l'abolizione di privilegi nobiliari ed ecclesiastici. Anche nel Regno di Napoli vengono attuate
riforme; avviene la separazione dello Stato dalla Chiesa. All'inizio degli anni Settanta del secolo la decisione
dell'Inghilterra di imporre nuove tasse alle colonie d'America che l'avevano sostenuta nella guerra contro la
Francia suscita una ribellione. Il rifiuto della madrepatria di accogliere le richieste dei coloni, tra cui quella di
avere una rappresentanza nel Parlamento inglese, determina la nascita di un agguerrito movimento
autonomista, che porta alla proclamazione dell'indipendenza, con la nascita degli Stati Uniti d'America. Gli
ideali illuministici ispirano la Dichiarazione di indipendenza (diritto di ogni uomo alla libertà e alla ricerca
della felicità). La grave crisi economica in Francia spinge la borghesia a denunciare con forza gli effetti
negativi dei privilegi della nobiltà e del clero, ostili a ogni riforma, e a chiedere di partecipare alla vita
politica del paese. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino afferma gli ideali di libertà,
eguaglianza e fratellanza sostenuti dagli illuministi. A determinare la fine della monarchia assoluta sarà la
sollevazione del popolo di Parigi e dei contadini nelle campagne. Dopo la presa di potere borghese inizia
una fase dominata dalla figura di Napoleone Bonaparte. L’illuminismo dunque domina il Settecento. In
Inghilterra. Questo nasce in Francia, con grandi nomi come Voltaire, Diderot, Montesquieu e Rousseau ed è
caratterizzato da un'appassionata battaglia ideologica volta ad affermare la libera ricerca razionale in ogni
campo del pensiero e della vita. Gli illuministi lottano per i diritti fondamentali dell'uomo e, in nome di
visione laica e cosmopolita, di tolleranza, fiduciosi che il progresso porterà a una società più giusta, una
volta che i "lumi della ragione' saranno diffusi. Razionalità e intraprendenza sono richieste nella società
borghese, ma vi è anche l'esaltazione di sentimento e passione, come nelle opere di Rousseau. Questo
privilegia inoltre il nuovo sapere scientifico, con Newton, muta completamente la visione di uomo e
universo. Infine, questi credono nella necessità di divulgare la conoscenza e il moderno sapere tramite ad
esempio ll'Encyclopédie, ideata da Diderot e d'Alembert e alla quale collaborano anche Voltaire e
Rousseau.

CHE COS’È L’ILLUMINISMO

È una delle più stimolanti e feconde stagioni della storia culturale europea priva di definizione unitaria a
causa dell’assenza di trattati o opere scritte. Gli illuministi privilegiano obiettivi pragmatici e l’analisi di
singoli problemi. Anche per questo oggi si considera di più come una serie di “dibattiti” incentrati su temi-
chiave, attivati in particolare dalla cultura francese. Si è dato grandissimo spazio alla componente
razionalistica. Questa corrente venne interpretata in maniera diversa in base ai paesi in rapporto alle
proprie prerogative socio-politico-culturali. L’illuminismo nasce in Inghilterra dove trova un contesto sociale
ed economico particolarmente favorevole: le nuove idee ispirano la formazione di una moderna monarchia
costituzionale e una linea politico-economica che risponde ai bisogni di espansione della classe borghese. Al
contrario, le stesse idee si scontrano in Francia con un modello secondo il quale i diritti sono quelli del
sovrano e delle classi di potere, tese a difendere secolari privilegi. Da qui nasce il carattere battagliero e
“ideologizzato” dell’illuminismo francese. Nel corso del tempo l’illuminismo si differenziò, in particolare in
Francia: da una prima fase, riformista, si passò alla radicalizzazione delle posizioni ideologiche dei
philosophes che sfociò nella Rivoluzione francese. É indubbio che ci sia stato un terreno comune che
giustifichi l’utilizzo del termine “illuminismo”. Tra i principali figurano: l’esaltazione della ragione, intesa
come libero esercizio di critica razionale; l’idea che la ragione vada liberamente impiegata per il
raggiungimento del bene comune; l’orientamento antitradizionalista e l’avversione verso ogni forma di
dogmatismo.

DALLA VISIONE TECNOLOGICA DEL MONDO AL SAPERE RAZIONALE-SCIENTIFICO

La concezione del mondo, della natura e dell’uomo è prima diretta conseguenza dell’estensione del metodo
scientifico a tutti i campi del sapere: si rinuncia a ricercare l’essenza delle cose, a stabilire i fini generali dei
fenomeni, per indagarne le proprietà e le relazioni. L’adozione del metodo scientifico investe anzitutto il
campo fisico-astronomico. Con Newton la scienza aveva compiuto un grandissimo passo in avanti per
svincolare l’indagine della natura dall’ottica teologica. Nel corso del secolo la filosofia newtoniana diventa
così un elemento chiave. Proprio nell’armonia dell’universo-macchina Newton ritrova le prove
dell’esistenza Dio. Per Voltaire, il più noto filosofo illuminista, le leggi che regolano il movimento degli astri
presuppongono la presenza di un “grande geometra”. La nuova visione astronomica non nega dunque Dio,
ma libera certamente l’uomo dalla paura fondata sul mistero. Almeno nei primi decenni dell’età dei lumi
non è negata l’esistenza di Dio, ma si tende a contestare il ruolo “pubblico” e “politico” della religione,
riducendola sempre più a una questione di coscienza individuale: la concezione prevalente è il deismo, una
sorta di religione naturale e razionale, che non riconosce le religioni rivelate. Nella cultura illuminista
francese si afferma però anche l’ateismo. Posizioni rigorosamente materialistiche e ateistiche si radicano
attorno agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo anche nei gruppi intellettuali che si formarono attorno a
Diderot e al barone d’Holbach. Al Dio “geometra” di Newton, d’Holbach contrappone una natura che
attraverso leggi meccaniche si autoregola e automantiene. Una delle manifestazioni che hanno
maggiormente inciso sulla mentalità del tempo è il processo che i philosophes istruiscono nei confronti
della religione. Gli illuministi conducono una strenua battaglia contro la superstizione, il fanatismo,
l’irrazionale fede nei miracoli e attaccano duramente il ruolo di istituzioni religiose repressive come
l’inquisizione.

NUOVA IMMAGINE DEL MONDO NATURALE E DELL’UOMO

Si fa strada l’idea che la natura, come il cosmo, sia soggetta a leggi: da qui la ricorrente polemica dei
philosophes contro i “miracoli” considerati una violazione palese delle leggi naturali. Ancora non esisteva
un termine che distinguesse lo studio della natura, ma già inizia a delinearsi la distinzione tra scienze della
terra” e “scienze della vita”. Persino il posto privilegiato dell’uomo nel creato viene messo in discussione
(appare inscritto in un mondo naturale). Viene abbattuto il dualismo anima-corpo e si comincia a pensare
che persino le funzioni superiori dell’essere umano (intellettuali e spirituali) possano dipendere da cause
organiche, come prospetta la riflessione filosofica del sensismo. Alcuni pensatori assumono posizioni
radicalmente materialiste e ateiste. Anche a prescindere da queste posizioni radicali (per la verità isolate),
indubbio che nella cultura settecentesca si crei una frattura profonda tra il sapere dogmatico della teologia
e le osservazioni sperimentali della nuova scienza. Una volta scalzata la prospettiva metafisica come
parametro dominante di interpretazione, si studia il corpo umano senza pregiudizi e ostacoli di sorta:
tramonta la visione della malattia e delle grandi epidemie come conseguenza del peccato e si comincia a
comprendere l’esigenza dell’igiene personale e si diffonde la preoccupazione della salute pubblica.

IL SENSISMO

IL TEMA DELLA FELICITÀ E DEL PROGRESSO

Un pensiero chiave dell’illuminismo è la felicità, privilegiato nei salotti intellettuali e soggetti di testi
letterari. La prospettiva adottata è laica e terrena: l’illuminismo non chiede all’aldilà la felicità ma la radica
nell’aldiquà e la estende dal singolo individuo alla collettività. È dovere degli intellettuali battersi per far
raggiungere la massima felicità alle città, abbattendo ogni ostacolo (istruzioni anarchiche e pregiudizi
irrazionali). La felicità si connette al piacere. Secondo l’ottica del sensismo gli illuministi tendono a
ricollegare la dinamica della vita psichica (scelte fondamentali dell’uomo) al piacere. La responsabilità degli
eventi storici viene sempre attribuita all’uomo. Si ricercano razionalmente le cause degli eventi, si indagano
i comportamenti sociali e le forme della vita quotidiana con un 'ottica antropologica: la storia non è una
serie di dati ma lo sviluppo di una civiltà. in ogni caso, il passato viene studiato come modello su cui
costruire una civiltà migliore. Lo sguardo storico si amplia nella ricerca dell'esprit, ovvero lo spirito che
caratterizza le diverse nazioni, ma anche i principi comuni a tutta l'umanità. Gli illuministi hanno la
percezione che si stesse aprendo una nuova età più civile. La storia è quindi vista come progresso da un
passato dominato dalle tenebre, dell'ignoranza e dell'irrazionalità, a un futuro ottimisticamente
immaginato come illuminato dalla ragione e dalla scienza, nel quale tutte le facoltà umane sarebbero state
potenziate. A questa visione si contrappone il filosofo Jean-Jacques Rousseau, che considera "regresso"
quello che è chiamato dagli altri philosophes "progresso" e che sviluppa nei suoi scritti una visione negativa
del divenire storico-sociale, che ha allontanato sempre di più l'uomo dai suoi reali bisogni e dalla sua
"naturalità", provocando inevitabilmente l'infelicità.

I VALORI E I MODELLI DI COMPORTAMENTO

La riflessione illuminista mette in discussione la prospettiva metafisica in campo non solo cosmologico e
naturale, ma anche etico. La parte degli illuministi tende a identificare ciò che è bene (la virtù) con i
comportamenti che perseguono il bene della collettività: solo se si realizza la felicità della collettività si
realizza anche quella del singolo componente di essa. Il vizio è al contrario l'egoismo, lo sfruttamento degli
altri, tutto ciò che incrina e inquina l'armonia della vita civile. In ogni caso, il concetto di virtù per gli
illuministi assume sempre un carattere esclusivamente laico, tutto terreno. È il romanzo a delineare i nuovi
modelli di comportamento destinati a incidere davvero sulla società. Robinson Crusoe, il fortunato romanzo
di Daniel Defoe, fin dal 1719 propone al pubblico il modello del borghese attivo e intraprendente:
naufragato su un’isola deserta Robinson non si perde d'animo ma si attiva per risolvere via via i problemi
pratici che gli si presentano. Non solo si garantisce la sopravvivenza ma, grazie a un'associazione fruttuosa
tra esperienza e razionalità ricostruisce sull' isola una condizione "civile" e addirittura agiata, sfruttando
abilmente quella che considera a tutti gli effetti la sua "proprietà". L'intraprendenza, l'utilitarismo, la ricerca
razionale del benessere economico entro una vita piena di miserie e difficoltà caratterizza anche un altro
personaggio di Defoe, in questo caso femminile, ovvero la spregiudicata Moll Flanders, il cui contraltare è la
virtuosa Pamela di Richardson, anch' essa in un certo senso dotata di pragmatismo e razionalità, poiché
amministra con saggezza la propria virtù fino a ottenere un matrimonio vantaggioso proprio da chi la voleva
insidiare. L'illuminismo valorizza particolarmente il modello umano del mercante, a cominciare da Voltaire,
che dedica un capitolo ammirato delle sue Lettere inglesi al commercio e alla figura del mercante che aveva
reso grande l'Inghilterra. Commerciare è considerato un fattore di civilizzazione poiché il commercio
comporta la conoscenza di nuovi popoli e lo scambio di idee. Intorno agli anni Sessanta Rousseau inizia a
scrivere anche le sue Confessioni nella quale le passioni non sono soggette al filtro repressivo della
reticenza dettata dalle regole sociali, ma sono anzi considerate la più autentica espressione della
personalità umana dell'autore.

Nella proposta di nuovi modelli di comportamento hanno un ruolo importante anche i giornali: lo
«Spectator» propone anche in Italia un nuovo modello di gentiluomo che partecipa alla vita mondana, va a
teatro, frequenta i salotti e si mostra capace di conversare brillantemente. Soprattutto però è un
viaggiatore curioso, cosmopolita, aperto al confronto con popoli e culture diverse. La figura
dell'esploratore, invece, incarna nelle sue massime potenzialità il fascino del viaggio. Fa parte di una
missione organizzata dallo stato il cui obiettivo è la conoscenza, anche se nuove strade commerciali
verranno comunque aperte ai mercanti e nuovi paesi potranno ospitare colonie. Il contatto con le
popolazioni primitive suscita d'altra parte un dibattito sul rapporto tra civiltà e natura. La programmatica
volontà di eliminare l'ignoranza, che gli illuministi consideravano responsabile della superstizione, del
fanatismo, dello stato di "minorità" della popolazione, non potevano che esaltare il ruolo dell'azione
educativa, a cui è affidato il compito di plasmare una nuova umanità, più razionale e più felice. Rousseau
scrive uno dei testi chiave della storia della pedagogia: è convinto che per natura l'essere umano sia buono
(è la civiltà a corromperlo) e che occorra, almeno fino all'età dell'adolescenza, limitarsi a rispettare i bisogni
naturali del bambino senza cercare di plasmarlo. Durante questo periodo si contesta il monopolio
ecclesiastico dell'educazione e si rimprovera alla formazione pedagogica dei gesuiti I'elitaria onnipresenza
del latino e L'astrattezza del curriculum scolastico, che distoglie i giovani dalla contemporaneità. Secondo
gli illuministi occorre privilegiare, rispetto al latino, la lingua nazionale, limitare il peso della retorica e del
sapere libresco e astratto, per dare invece spazio alle discipline storico-geografiche e soprattutto al
moderno sapere scientifico. Proprio per l'importanza che attribuiscono al processo educativo, gli illuministi
ritengono che la gestione dell'educazione spetti allo stato. Se il livello di civiltà di un popolo si misura sulla
quantità di conoscenze possedute, l'educazione collettiva deve essere coordinata e subordinata a generali
ed estesa a tutti i cittadini.

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