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Arianna Stefanutti, classe 4C

Compito di italiano

"Il Settecento è un secolo di grandi rivoluzioni sia in ambito politico-istituzionale che


economico e industriale (per non parlare di filosofia e letteratura). L'uomo cambia punto di
vista e guarda al passato, al presente e al futuro in modo totalmente nuovo. Attraverso le
tue conoscenze di storia e italiano (ma anche di altre discipline affini) descrivi quali furono
secondo te gli eventi e gli individui che contribuirono a questa rivoluzione epocale.”

Svolgimento

Il Settecento è considerato un secolo di grandi rivoluzioni e scoperte e per questo motivo


è stato denominato anche “secolo dei lumi”. L’uomo è più consapevole delle sue
potenzialità e delle sue capacità; allo stesso tempo i suoi ragionamenti non sono più
influenzati dal credo religioso, come invece accadeva durante il Medioevo. Anche il
termine “medioevo” è stato coniato nel Settecento e definisce l’arco di tempo che va dal
476 d.C al 1492 d.C., anno della scoperta dell’America, periodo durante il quale la
ragione era in secondo piano rispetto alla fede religiosa. Ogni azione o pensiero di
carattere innovativo che fossero in qualche modo contrari ai dogmi religiosi venivano
rigettati, rifiutati e perseguitati. Quindi, secondo gli illuministi, fede e ragione risultavano
incompatibili e chi credeva ai dogmi era ritenuto un debole. Un altro pensiero molto
importante condiviso dagli illuministi era il concetto di tolleranza religiosa: questa era
infatti l’unica via, secondo gli illuministi, per combattere il fanatismo religioso. Pertanto
durante il 1700 è rivendicato a gran voce il concetto di libertà di pensiero.
Una delle più grandi opere pubblicate fu l’Enciclopedia, scritta da d’Alembert e Diderot ,
che nacque dalla volontà di disporre di un’opera che presentasse delle informazioni
verificate e sperimentate e che affrontasse in senso laico una serie di argomenti. Quindi
questo fa capire di come gli illuministi dovessero essere certi di divulgare informazioni
esatte. Il bisogno di diffondere la conoscenza fece sì che le opere venissero scritte in un
linguaggio più semplice, in modo tale che tutta la popolazione potesse comprenderla,
senza distinzioni di classi sociali.

Questa non fu l’unica delle varie innovazioni in campo letterario: per esempio nacque il
giornale (inizialmente composto di un solo foglio) che trattava molte tematiche.
Un’altra grande novità in ambito letterario fu la nascita del romanzo. Il romanzo era un
racconto in prosa, molto lungo che raccontava una sola storia, o eventualmente di vari
eventi connessi tra loro. Uno dei romanzi più innovativi dell’epoca può essere considerato
“Vita e opinioni di Tristam Shandy” di Laurence Sterne. La sua originalità sta nel fatto che
rompe gli schemi narrativi tradizionali: per esempio non ha una vera e propria fine.
Descrive inoltre la società dell’epoca e cosa comportasse vivere in una famiglia
aristocratica durante il periodo del 1700.
Nel romanzo è menzionato il “Grand Tour”, un viaggio che erano soliti compiere i figli delle
famiglie aristocratiche. Era un vero e proprio “tour” per l’Europa e toccava anche tre città
italiane: Venezia, Firenze e Roma. Era infatti “usanza” tornare con un quadro che
raffigurasse la città che era stata visitata. A Venezia, in particolare, si era diffusa la
corrente artistica del vedutismo che consisteva nelle rappresentazioni di vedute di città di
cui i più grandi nomi furono Canaletto e Guardi. Lo scopo di questi artisti era descrivere la
realtà e raffigurare la città nella sua magnificenza. Ciò infatti si collega perfettamente con
il pensiero illuminista del 1700. Un’altra corrente artistica sviluppatasi nel secolo dei lumi
fu il Neoclassicismo. L’obiettivo principale era quello di ricercare un’arte che mettesse
l’uomo al centro. L’arte, come ho scritto prima, doveva raccontare la verità, non poteva
ingannare e doveva educare.

Un altro grande letterato di quest’epoca di rivoluzioni fu Giuseppe Parini, il quale


descrisse nelle sue opere, in forma poetica, le grandi differenze sociali del tempo e il
trattamento riservato ai ceti sociali inferiori. Ad esempio nel testo “La vergine Cuccia”
racconta di come il cane di una nobildonna fosse considerato di maggiore importanza
rispetto ad un servo, quindi ad un essere umano. Questo fa capire di come la borghesia
fosse considerata dalla nobiltà. Parini era favorevole alla rivoluzione francese e di
conseguenza non approvava l’Ancien Regime. Un altro componimento dal quale
traspaiono le sue idee è l’ode “La salubrità dell’aria” in cui il poeta sottolinea come
mancasse il senso civico in quanto si prediligeva il guadagno e il lusso alla salute dei
cittadini.
Un altro autore favorevole alla rivoluzione francese è Vittorio Alfieri. Costui detestava i
nobili, infatti scrisse un’opera dedicata a Luigi XVI, nel quale invitava il sovrano a
concedere più libertà al suo popolo. Scrisse anche un’opera sulla rivoluzione americana
“L’america libera”.
Inoltre Alfieri prendendo spunto da esempi della storia greca e romana così come dal
Principe di Machiavelli e dalle opere di Montesquieu riflette anche sulla figura del tiranno
ritenendo inevitabile lo scontro tra l’uomo libero e il tiranno, entrambi individui eccezionali;
la sua analisi riguarda anche il modo di resistere e ribellarsi alla tirannide.

In Francia, infatti, era ancora presente la monarchia assoluta e non venivano convocati gli
Stati Generali dal 1612. Gli Stati Generali erano un’assemblea istituzionale che serviva per
approvare l’introduzione di nuove imposte. Questa assemblea aveva i rappresentanti dei
tre ordini, secondo la quale era divisa la società: il clero, la nobiltà guerriera e il Terzo
stato. Questa divisione era organizzata in un modo gerarchico infatti la legge era diversa
per ogni ceto sociale: coloro che si trovavano in cima alla piramide erano privilegiati,
mentre gli altri no. Il clero era esentato dal pagare le tasse, inoltre i fedeli ogni anno
dovevano dare una parte del loro reddito al proprio parroco. Non erano molto diversa la
situazione per i nobili: anche loro erano esentati dal pagare le tasse; inoltre per evitare che
la loro terra fosse divisa tramite le varie eredità dei figli, si decise che solo il primogenito
maschio potesse ereditare, mentre gli altri figli dovevano essere sistemati con persone del
loro stesso rango. Inoltre i lavori che potevano fare erano solo due: servizio militare o
carriera ecclesiastica. Il cosiddetto Terzo stato comprendeva il 98% della popolazione
francese: erano costretti a pagare le tasse e non erano considerati come il restante 2% di
fronte alla legge. Ciononostante non fu il Terzo stato a far scoppiare la rivoluzione, ma la
nobiltà. Il re Luigi XIV aveva lasciato la Francia in bancarotta (basti solo pensare alla
reggia di Versailles). Per questo motivo si chiese ai nobili e al clero di pagare le tasse ma
essi rifiutarono perché non volevano rinunciare ai loro diritti. L’8 agosto 1788 Luigi XV
accettò di convocare gli Stati generali per il 1° maggio dell’anno successivo. Si decise
che il Terzo Stato avesse più rappresentanti, in modo da far prevalere la loro voce. Il re
accettò, ma nonostante la grande prevalenza numerica non avevano grandi vantaggi, dal
momento che avveniva una votazione per ordine. Per questo si richiese agli Stati Generali
una votazione per individuo, quindi ogni deputato sarebbe stato titolare di un voto. Nel
1789, per protesta, il Terzo stato decise di chiamarsi Assemblea a nazionale. Il re fu preso
di sprovvista e quando la neonata Assemblea dovette riunirsi, la sala venne chiusa, quindi
si riunirono in una palestra dove si praticava la pallacorda e vennero fatti dei solenni
giuramenti, oggi chiamato “giuramento della pallacorda”. Affermarono che non si
sarebbero separati fin quando la Francia non avesse fatto una nuova Costituzione.
Nonostante ciò, molti membri della nobiltà e del clero si sentivano più vicini al Terzo Stato
e per questo decisero di unirsi. Non solo l’Assemblea affrontava un periodo duro, ma
anche la città di Parigi: venne infatti assaltato il castello della Bastiglia per protestare a
causa dell’aumento del pezzo del pane.
Nel 1789 l’Assemblea Nazionale approvò la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino. Esprimeva due nuovi concetti: libertà e uguaglianza. Il primo articolo infatti
affermava che tutti gli uomini nascono liberi e uguali e l’articolo 6 afferma che tutti i
cittadini sono uguali di fronte alla legge (l’uguaglianza era dal punto di vista giuridico e
non economico). La dichiarazione rispecchiava perfettamente le idee politiche di Locke:
nello stato di natura l’uomo ha tre diritti naturali, che possiede fin dalla nascita. Questi
sono: diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà privata. Anche se sono posseduti da tutti,
si decide di stipulare un patto sociale grazie al quale vengono garantiti, dal momento che
c’erano degli individui che violavano i diritti altrui. Quindi gli uomini sono spinti ad
abbandonare lo stato di natura per sfuggire allo stato di guerra e si uniscono in società. Il
patto politico nasce con il consenso di tutti. Inoltre il patto non deve essere rispettato solo
dai sudditi, ma anche da sovrano: non doveva quindi, essere favorito un potere assoluto.

Sulla base delle stesse idee di Locke è stata formulata anche la Dichiarazione
d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America il 4 luglio del 1776. Prima che ciò avvenisse
però ci furono molte lotte.
Le colonie inglesi erano viste come una fonte di materie prime: infatti il Parlamento di
Londra imponeva l’obbligo di commerciare solo con l’Inghilterra. Inoltre era stata proibita
l’emigrazione oltreoceano di artigiani e tecnici specializzati e anche la fabbricazione di
cappelli in America. Il Parlamento voleva una forte riorganizzazione amministrativa delle
colonie. Per questo venne pubblicato lo “Stamp Act” e lo “Sugar Act”.
I coloni, per protesta cominciarono a produrre i beni proibiti e boicottare quelli della
madrepatria. A Boston nel 1773 venne gettato in acqua l’intero carico di tè inglese, come
forma di protesta: questo evento venne denominato Boston Tea Party. Il governo inglese
allora decise di mandare una flotta per fermare i coloni e il re dichiarò ufficialmente che le
colonie si erano ribellate. Venne organizzato un congresso a Philadelphia con tutte le
tredici colonie e venne affidato a George Washington. La formale proclamazione di
indipendenza avvenne il 4 luglio 1776. La dichiarazione segue, come detto prima, le idee
politiche di Locke: l’uomo ha dei diritti: vita, libertà e ricerca della felicità, e il compito del
governo è garantirli a tutti.
Un altro grande pensatore contemporaneo , Montesquieu, basandosi sul “modello
inglese” sostiene che in uno stato che non preveda la separazione dei tre poteri, i cittadini
inevitabilmente non avranno libertà politica.

Dal punto di vista commerciale, ci fu una delle più grande rivoluzioni del 700: la
rivoluzione industriale. Venne rinnovato il sistema di rotazione: consisteva nell’alternare i
terreni in modo che non si impoveriscano. Nel Medioevo era utilizzata la rotazione
biennale e triennale, mentre nel 1700 venne introdotta la rotazione quadriennale, che
consisteva nell’alternare i campi tra: cereali, legumi, orzo e trifoglio. Inoltre, nelle
campagne inglesi aumentarono gli enclosures, ovvero le recinzioni. Prima non tutte le
terre erano recintate, infatti erano presenti dei campi liberi nei quali i contadini potevano
coltivare autonomamente. Ma dopo poco tempo i nobili estesero le recinzioni anche nelle
“terre libere”. La maggioranza delle volte questo avveniva tramite un accordo. Però
successivamente il parlamento emanò le Enclosures Act: una serie di leggi che obbligava
il proprietario a redigere le proprie terre, e se non aveva la disponibilità economica era
obbligato a vendere. Un’altra delle principali innovazioni fu la macchina a vapore, che
grazie alla combustione del carbone permetteva l’azione di numerosi strumenti di lavoro
in uno stesso momento. si possono ricordare nostre le costruzioni di ferrovie e battelli a
vapore.
In conclusione possiamo affermare che il Settecento sia stato un secolo di cambiamento
di pensiero e anche di rivoluzioni che portarono ad una visione di una società simile a
quella moderna. Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge nonostante il proprio ceto
di appartenenza, l’unica differenza è quella di tipo economico. Le innovazioni hanno avuto
anche delle conseguenze negative, pensiamo ad esempio alle difficili condizioni in cui
vivevano e lavoravano gli operai delle fabbriche. Dobbiamo pertanto ritenerci debitori nei
confronti di chi ha attuato con grandi sacrifici una rivoluzione della società affinché questa
potesse evolversi a beneficio dei posteri e quindi anche a nostro beneficio.

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