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CAPITOLO 5

Dalla metà del settecento l’europa fu interessata da un processo di crescita demografica, la


crescita fu del 40%,dovuta alla diminuzione del tasso di mortalità grazie ad una serie di
fattori:
il contenimento delle conseguenze delle carestie grazie ai progressi dell’agricoltura.
il miglioramento delle condizioni igieniche che favori la diminuzione del tasso di mortalità
infantile.
E soprattutto la minora incidenza delle epidemie e la scomparsa della peste grazie all’effetto
delle misure di quarantena, all’immunizzazione naturale degli agenti patogeni e anche ad
una mira presenza di topi, portatori di pulci e causa di contagio tra esseri umani.
Inoltre alla fine del XVIII si approdò al primo vaccino per contrastare il vaiolo.
In africa la popolazione rimase stabile , in america raddoppio grazie all’immigrazione è in
asia aumento del 46% e in europa del 56%.
Circa l’80% della popolazione mondiale si dedica al settore primario, quindi siamo in fase
pre industriale .
Lo sviluppo agricolo portò alla nascita di aziende agricole gestite con criteri imprenditoriali.
Si introduce la figura del mercante imprenditore che prende le materie prime e le da ai
contadini e rivende il prodotto finito ad un prezzo superiore.
Ciò accade sia in europa che in asia quindi ci sarà una grande produzione agricola e
commercio agricolo.
In particolare si passa da un’ agricoltura estensiva ad intensiva, volta ad aumentare la
produttività della terra messa a coltura.
Inoltre venne adottata una nuova tecnica di coltivazione ovvero la Rotazione quadriennale
che garantiva una specie di circolo virtuoso tra allevamento e agricoltura.
Il sistema consisteva nella suddivisione del terreno in 4 parti, diversamente coltivate, su una
delle quali si seminavano piante foraggere: che fornivano cibo per animali e arricchivano il
terreno.
Periodicamente si ruotano le colture consentendo alla porzione di terreno precedentemente
impiegata nella coltivazione dei cereali o di altri prodotti alimentare di recuperare fertilità
grazie alle piante foraggere.
In tal modo agricoltura e allevamento si sostengono reciprocamente determinando una
crescita sia della produzione di cereali e altri prodotti sia di quella di carne e di latte.
In inghilterra sin dal 500 iniziarono le enclosure, le recinzioni, dove mentre prima le terre
erano di villaggio, non appartenevano a nessuno ma chiunque risiedesse nel villaggio
poteva coltivare, chiamati open field, poi si procedette alle recinzioni, nel 700 addirittura la
recinzione fu sostenuta dall’ enclosure acts, grazie al quale si formarono le grandi aziende
agricole.
conseguenze positive: tutte terre coltivate
negative : le fasce molto povere di trovano in una situazione disastrosa e si spostano nel
centro urbano.
Tuttavia nel 700 tra Europa ed Asia si registrò un cambiamento di passo che determinò un
periodo economico chiamato grande divergenza.
Infatti l’europa godeva di maggiore riserva di risorse esterne soprattutto provenienti
dall’america mediante colonizzazione e alla presenza di schiavi.
Inoltre la Gran Bretagna aveva maggiori prospettive di sviluppo manifatturiero; col carbone
che sostituiva il legname come combustibile, la cui disponibilità di legname era soggetta ad
esaurimento, ed era fondamentale per fornire energia alla produzione industriale.
L’europa occidentale godeva quindi alcuni vantaggi che portarono alla rivoluzione
industriale.
Essa infatti era all’avanguardia nell’elaborazione di tecnologie che consentono di risparmiare
lavoro umano e contemporaneamente aumentare la produttività, tecnologie che in asia non
avevano.
Una serie di innovazioni tecnologiche modifico i modi di produzione dei tessuti di cotone, per
incrementarne il volume di fronte ad un progressivo aumento di domanda.
Tra gli anni cinquanta e sessanta fu inserita nel sistema produttivo la spoletta inventata da
john kay che consentì di aumentare la la produttività dei telai a pedale, per quanto riguarda il
processo di tessitura.
Ne conseguì l’esigenza di adeguarsi anche al processo di filatura con un filatoio intermittente
ideato nel 1779 fa Samuel Crompton, con il quale un solo operaio forniva la quantità di filo
che in passato era prodotta da duecento filatori, fino ad arrivare al telaio meccanico per
ulteriori ammodernamenti nella fase di tessitura, dove azionando due telai un operaio
riusciva a produrre fino a 15 volte in più di un tessitore a mano
Nel 1712 Thomas Newcomen aveva brevettato la macchina a vapore, ottenuto tramite il
riscaldamento dell’acqua.
Questa però era stata ideata da un tecnico, colui che la rese efficiente fu james watt, un
ingegnere, dove rispetto a quella precedente si utilizzava lo stesso vapore con un notevole
risparmio energetico.
Questo perfezionamento ebbe importanza per la successiva applicazione nei mezzi di
trasporto dapprima nei battelli a vapore e dopo nelle locomotive.
Usata anche nell’industria tessile e anche legata all’uso del carbone, usata per pompare
acqua nelle miniere di carbone, che divenne il combustibile simbolo della rivoluzione
industriale, risultando decisivo anche per lo sviluppo dell’industria del ferro.
All’inizio del settecento venne utilizzato un derivato del carbone fossile ovvero il coke negli
altiforni per la produzione di ferro, con un procedimento che ne eliminava le impurità.
Inoltre si realizzò la ghisa, questi perfezionamenti portarono l’inghilterra all’avanguardia
nell’industria siderurgica, diventando leader della produzione mondiale di ferro.
L’altra faccia di questa conquista economica tuttavia è stato il deterioramento ambientale,
l’impiego massiccio del carbone portò ad un innalzamento record del livello di inquinamento
atmosferico.
L’inghilterra sicuramente ne fece le spese, desertificando tutto ciò che era intorno ad una
miniera di carbone.
Inoltre le condizioni di lavoro erano disastrate, furono reclutati anche donne e bambini che
percepivano paghe più basse e la cui assunzione era vantaggiosa per il datore di lavoro.
Lo sfruttamento di manodopera era dunque illimitato, con 13-14 ore di lavoro giornaliere ,
con un ritmo imposto dalle macchine che continuavano il loro lavoro finché non venivano
spente, a dal fine gli operai erano sottoposti ad una rigida disciplina e alla sorveglianza
continua di addetti che disponevano diversi mezzi di coercizione.
ILLUMINISMO
Il settecento può essere definito il secolo dell’illuminismo alla luce dell’importanza politica e
culturale che tale corrente ebbe a livello mondiale.
È bene specificare che l’illuminismo è stato un movimento intellettuale plurale e pertanto è
più opportuno parlare di illuminismi, poichè gli intellettuali esprimevano posizione anche
differenti e contrastanti tra loro.
Gli illuministi diedero vita ad un nuovo umanesimo, fondato sul primato del linguaggio
matematico, vediamo Galilei, Copernico, Newton con la legge di gravitazione universale, tutti
accomunati dall’uso del calcolo matematico, fondato sul metodo deduttivo, sulla scienza, e
soprattutto sulla ragione.
Illuminismo deriva da illuminer, nonché qualcosa che porta luce collegata all’idea di ragione
che libera l’uomo dalle tenebre dell’ ignoranza.
L’illuminazione secondo l’interpretazione di immanuel kant è l’uscita dell’uomo da uno stato
di minorità il quale è da imputare a lui stesso, minorità che deriva da mancanza di coraggio.
Tra le iniziative culturali di maggior rilievo ci fu l'encyclopédie, nonché un impresa editoriale
avviata a Parigi a metà del settecento è destinata a diventare la più importante della secolo.
Il progetto nacque da un ‘idea di un libraio francese Le Breton, e fu elaborata dal filosofo
Diderot e dal matematico D’alembert.
L'obiettivo era presentare un repertorio di tutte le conoscenze umane, realizzato con la
collaborazione di tanti filosofi scienziati e tecnici con maggiore competenza nell’ambito
specifico, col fine di dare una definizione corretta e universale.
Chiaramente anche l’enciclopedia fu costretta a censura della chiesa e anche del
parlamento di Parigi che nel 1759 ne bloccò la pubblicazione, portata avanti da diderot in
modo semiclandestino.
Il carattere plurale dell’illuminismo riguardava anche gli atteggiamenti nei confronti della
religione, considerata essenzialmente come una questione umana.
Vi furono illuministi radicali che espressero posizioni ateistiche, sotto l’influenza di alcuni
pensatori deisti, che sostenevano una religione che riconosceva un ‘entità superiore ma
criticavano le forme istituzionalizzate di culto, e sostenendo una dimensione spirituale non
sottoposta a norme e leggi.
uno dei principali sostenitori fu Voltaire che si impegnò contro l’intolleranza e il fanatismo
religioso, come dimostra la sua opera in difesa di Jean Calas, un protestante condannati a
morte con l’accusa di aver ucciso
il figlio per impedirgli di aderire al cattolicesimo.
La sua campagna portò alla revisione del processo e alla proclamazione dell’innocenza di
Jean Calas.
Il nuovo fervore intellettuale, legato anche al diffondersi dell’idee illuministe,favorì
l’ampliamento del pubblico di lettori e la circolazione della stampa periodica soprattutto dei
giornali: in italia ebbe particolare successo la rivista ‘’il caffè’’ fondata a milano dai fratelli
Verri e da Cesare Beccaria che contenevano notizie politiche economiche e militari.
In francia soprattutto a Parigi ebbero molto successo i saloni letterari , i caffè e le società
letterarie e scientifiche, che divennero luoghi di socializzazione intellettuale .
L’illuminismo stimolo così la circolazione delle idee e dunque l’aumento dell’alfabetizzazione
e la nascita dell’opinione pubblica
La riflessione sulla condizione umana costituì il fulcro della ricerca illuministica e in questo
ambito uno spazio particolarmente importante fu dedicato alla politica.
Gli illuministi condividevano il rifiuto della concezione del potere di origine divina dei sovrani
e la necessità di difendere la libertà degli individui.
In particolare Montesquieu nella sua opera intitolata ‘’Lo spirito delle leggi’’ teorizza la
necessità di tenere separati i poteri legislativo esecutivo e giudiziario.
In particolare il potere giudiziario doveva essere affidato alla magistratura, quello esecutivo a
colui che le esegue quindi al sovrano nelle monarchie e quello legislativo al parlamento.
Montesquieu infatti afferma che l’unione di questi 3 poteri comporta una dittatura, e che non
è importante la forma di governo, che deriva dalla popolazione, dal territorio e dal contesto
storico, ma che appunto i 3 poteri vengano separati.
In italia fu importante Cesare Baccaria, che nel 1764 pubblico l’opera ‘’dei delitti e delle
pene’’ egli si mostrava contro la pena di morte e la tortura e riteneva che:
la pena doveva essere commensurata alla colpa commessa, la pena deve essere certa e
riabilitativa.
Secondo lui infatti la tortura non può servire a fare giustizia perché una persona che è più
propensa a resistere alla tortura anche se colpevole professerà la propria innocenza, mentre
al caso contrario una persona che non tollera il dolore fisico per sottrarsi alla tortura anche
se innocente ammetterá colpe che non gli appartengono.
Invece la pena di morte secondo baccaria va eliminata perché lo stato non ha il diritto di
togliere la vita, non educa il condannato e neanche la società, poiché ciò che impressa
emotivamente decade rapidamente bensì rimane impresso ciò che è razionale.
Quindi più educativo risulta condannare all’ergastolo piuttosto che un condannato a morte,
con la privazione della libertà che educa di più della pena di morte.
Anche l’economia nella seconda metà del settecento divenne tema di riflessione.
A muoversi in questo senso furono le ricerche dei fisiocratici e dello scozzese adam Smith,
che fondarono lo studio dell’economia come disciplina scientifica.
I fisiocratici sostenevano che la ricchezza derivasse essenzialmente dal settore primario,
mentre il commercio e le manifatture venivano considerati come mezzi capaci di mettere in
circolazione o trasformare i prodotti della terra, ma sostanzialmente improduttivi.
Dunque per assicurare la ricchezza degli stati era fondamentale limitare le imposte che
colpivano il settore agricolo e garantire la libertà di commercio.
A questo scopo furono utili l’introduzione di un’imposta unica sulla rendita fondiaria e
l’abolizione dei dazi doganali e dei privilegi.
Diversa invece fu l’impostazione data da Adam Smith che individuò nella quantità di lavoro
impiegata nella produzione di un bene il principale fattore che ne determinava il lavoro,
quindi affermava la superiorità del settore secondario e terziario al primario.
Altri due fattori di crescita economica erano ritenuti il continuo reinvestimento dei profitti e
l’innovazione tecnologica e affinché tutto questo si potesse realizzare smith pensava che
bisognava garantire un mercato libero da vincoli sia interni che internazionali.
Infatti i possessori di capitale pur perseguendo il proprio interesse generano sviluppo
economico per la società , guidati da una mano invisibile, nonché la metafora con cui smith
indicava tale processo come il conseguimento di un risultato non intenzionale ma
estremamente efficiente.

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