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LA BELLE EPOQUE

LA BELLE EPOQUE

La guerra tra Francia e Prussia è finita, l’unità d’Italia è compiuta, l’Europa vive in pace da


trent’anni. L’industria è in espansione in tutti i settori, produzione e consumo cominciano ad
assumere dimensioni di massa. Le ferrovie, i transatlantici, i voli aerostatici riducono i tempi e le
distanze, le due sponde dell’Atlantico non sembrano più così lontane.
I prodigi dell’elettricità, delle comunicazioni radio, della chimica e della medicina migliorano
la qualità della vita. La fotografia, il cinema, il ballo e lo sport offrono svago e divertimento per
tutti, sventano il pericolo dell’alienazione. Le città si illuminano, si arricchiscono di stazioni, teatri,
biblioteche, sedi espositive, nascono cioè le moderne capitali. Si avvicina il nuovo secolo e la
società occidentale lo attende con ottimismo e fiducia. Il pensiero positivista ha vinto, l’umanità
sembra avviarsi verso un destino di felicità e di piena realizzazione, dove non c’è posto per la
povertà, la malattia e la guerra.
È l’Europa alla fine dell’800, è la Belle Époque.   

Tra il 1870 e il 1945 si estende la seconda fase della Rivoluzione industriale, caratterizzata dal
ritmo sempre più frenetico delle invenzioni, dalla stretta collaborazione tra industria e ricerca
scientifica e dallo sviluppo del sistema capitalistico, sotto la guida della borghesia. In questo
periodo, inoltre, l'Inghilterra perde il suo primato e viene scavalcata da Stati Uniti e Germania.
Questa seconda fase è stata chiamata anche età dell'acciaio, perché questo metallo, duttile e
resistentissimo, fu usato per costruire i congegni delle macchine. In questo periodo si cominciarono
a utilizzare anche l'elettricità e il cemento e iniziò lo sfruttamento del petrolio, che divenne il
principale combustibile dei motori a scoppio delle automobili (i cui primi modelli comparvero alla
fine dell'Ottocento). La ricerca medica e biologica individuò il bacillo della tubercolosi (grazie
all'opera di Robert Koch) e mise a punto i vaccini contro la rabbia, il colera e altre malattie. Louis
Pasteur, scopritore del vaccino antirabbico, scoprì anche i metodi di pastorizzazione del latte. I
coniugi Pierre e Marie curie che scoprono il radon e i suoi effetti. Questi, aggiunti al congelamento
delle carni e all'inscatolamento di frutta, verdura, ecc., permisero di approvvigionare intere
popolazioni senza sprechi e abbatterono in modo sensibile gli effetti delle carestie. Inoltre
invenzioni come il telefono, il fonografo (registratore e riproduttore di suoni), la lampadina a
incandescenza, il tram elettrico contribuirono a rendere più confortevole la vita della gente. Il
progresso però portò anche molti problemi. Il più evidente riguardava le città industriali, divenute
ambienti malsani e invivibili, oppressi dall'inquinamento, dai rumori, dal disordine e
dall'insufficienza delle strutture. Nelle capitali, dove la popolazione era cresciuta enormemente e in
modo troppo rapido, la convivenza tra borghesi e proletari provocava angosce e disagi. Si iniziò
allora a relegare i proletari in periferia e a riservare i quartieri del centro ai borghesi.
Un altro problema riguardava la casa e il ruolo della donna. Il lavoro di fabbrica aveva spezzato la
continuità tra il "fuori" e il "dentro", tipica della vita quotidiana precapitalistica. Ora il "fuori"
diventava nell'opinione comune delle persone, occasione di vizio e fonte di pericolo. La casa
acquistava così un'importanza del tutto nuova. Se la casa era il rifugio degli onesti, la donna ne era
responsabile e doveva passarci la maggior parte del suo tempo per tenerla pulita e in funzione. Si
aggravò così l'emarginazione della donna dalla vita pubblica. I problemi dell'industrializzazione
pesavano tuttavia soprattutto sulla classe operaia, sottoposta a ritmi di lavoro massacranti, pagata
con salari troppo bassi, priva di assistenza e inoltre ancora debole, divisa e male organizzata. Questa
situazione fu affrontata da Karl Marx, fondatore del socialismo scientifico.
La frattura operata da Marx nasce dall'intento di rompere on la tradizione, quella tradizione
filosofica di cui Hegel rappresentava l'espressione più compiuta. Tanto più è urgente, per Marx,
operare questa rottura, quanto più lo stesso processo storico, con la rivoluzione industriale e il
capitalismo, la nascita del proletariato e l'affermarsi di nuove forme di sfruttamento, sembra
chiedere alla filosofia un cambiamento deciso del suo orizzonte e del suo compito.
Per Marx ogni classe è definita da comuni interessi e condizioni economiche e, soprattutto, dalla
posizione occupata nei rapporti di produzione e, di conseguenza, nella distribuzione del reddito.
LA BELLE EPOQUE

 Il capitalismo ha determinato una semplificazione dell'antagonismo tra le classi con la formazione
di due grandi classi contrapposte: la borghesia e il proletariato. 
Per colpa del capitalismo (lo sfruttamento di operai con lo scopo dell’arricchimento della borghesia)
Lo sfruttamento degli operai cresce continuamente, tanto che la loro lotta assumerà un carattere
rivoluzionario.
Marx introduce il concetto di forza-lavoro, che corrisponde alle energie muscolari, nervose,
intellettuali che mettono in condizione qualsiasi individuo di lavorare. Nel capitalismo la vendita
della forza-lavoro sul mercato diviene la condizione fondamentale che consente di dare vita alla
produzione capitalistica. Ma la forza-lavoro non è una merce come le altre, poiché ha un valore
d'uso superiore al suo valore di scambio:
Per superare l'alienazione del lavoro e permettere al lavoratore di riappropriarsi della sua essenza
non occorre estendere a tutti la proprietà, ma abolire la proprietà privata. 
Le capitali europee, tutte città di fondazione antica e caratterizzate da tessuti medievali cominciano
nella seconda metà del XIX secolo a cambiare forma. C’è bisogno di ordine e pulizia, è
necessario distinguere i luoghi della produzione da quelli del commercio, le zone amministrative da
quelle abitative. Si devono tenere distanti le case degli operai da quelle dei borghesi.
I fitti tessuti viari non sono adatti alle nuove esigenze della vita moderna, servono strade ampie e
rettilinee, che possano essere attraversate in tram o in automobile, le facciate degli edifici devono
essere allineate per ospitare i negozi e le vetrine.  
Le modifiche urbanisticheA Parigi l’urbanista Georges-Eugène Haussmann mette in atto una vera e
propria opera di sventramento del centro storico per la realizzazione dei grandi boulevard,
illuminati di giorno e di notte. Allo stesso tempo sorgono nuovi quartieri periferici e viene messa
a punto una fitta rete di trasporti, i boschi reali vengono trasformati in parchi pubblici.
Altro importante esempio è Vienna, dove Ludwig Ditter von Forster sostituisce le antiche mura con
il Ring, un’ampia strada ad anello servita dai trasporti pubblici.
Allo stesso tempo gli spazi urbani si arricchiscono di gallerie e torri, le prime con funzione di
centri di commercio e di aggregazione le seconde con lo scopo di trasformare visivamente lo
skyline, di rendere percepibile anche da lontano l’aspirazione al nuovo.  
Di notevole interesse in questo senso la realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II a
Milano. La struttura doveva costituire lo snodo urbanistico tra la piazza del Duomo,
centro medievale urbano, sistemato e ampliato e quella della Scala, simbolo invece della
cultura neoclassica. 
La più celebre torre moderna è senz’altro quella edificata dall’ingegnere Gustave Alexandre
Eiffel in occasione dell’esposizione universale del 1889. Un’architettura che si ispira alle strutture
dei ponti, in cui quattro grandi archi sostengono altrettanti tralicci che, innalzandosi, si uniscono in
uno solo.
L’altissimo pinnacolo è un monumento a sé stesso, alla città e al suo tempo, è privo di elementi
decorativi ma è esso stesso elemento decorativo, elemento che definisce il volto di un continente e
di un’era con un ricamo fatto di assi di ferro intrecciati
La produzione industriale degli utensili, delle suppellettili e dei pezzi d’arredo pone il problema
della serialità. Se, in altre parole, era possibile per una fascia sempre più ampia di persone la
possibilità di acquisto di ogni tipo di oggetto era anche evidente lo scarto qualitativo rispetto al
pezzo artigianale.
La nuova classe dirigente, ricca e potente necessita di una produzione di alto livello che non trascuri
l’aspetto estetico, cresce quindi il fenomeno di artisti che disegnano pezzi destinati alla
produzione industriale. Nascono le arti applicate e l’industrial design.
Il vetro, sempre più utilizzato nelle costruzioni, diventa materiale indispensabile anche nell’uso
domestico. La lampada elettrica si impreziosisce di pezzi colorati incastonati su montature
metalliche.
In quest’ottica di pace, prosperità, fioritura delle arti industriali la Belle Époque si prospetta dunque
come vera età dell’oro. Ma è così per tutti? Si tratta in realtà anche di un periodo denso
LA BELLE EPOQUE

di contraddizioni, di eccessi nazionalistici, di conflitti sociali gravidi di conseguenze drammatiche.


Accanto al volto illuminato e moderno ogni grande città ne ha anche uno oscuro e nascosto, nelle
periferie degradate si ammassano in convivenza forzata migliaia di lavoratori, che devono ancora
lottare per vedere riconosciuti equi salari e condizioni di lavoro dignitose. La classe contadina si
disgrega completamente, quelli che non trovano posto nelle nuove fabbriche emigrano nel nuovo
continente, perdendo terra, affetti e identità.
È anche l’età dell’imperialismo e del colonialismo. Buona parte della ricchezza delle grandi
potenze europee si basa sullo sfruttamento dei domini extraterritoriali. L’intera Africa è spartita
tra Inghilterra, Francia, Belgio, Germania e Danimarca. L’India e l’Australia sono completamente
assoggettate alla corona Inglese, l’Indonesia è dominata dagli olandesi.
All’interno dei grandi imperi, quelli che saranno spazzati via dalla prima guerra mondiale, si
registrano fermenti, movimenti indipendentisti e separatisti.
Il sogno di progresso, democrazia e felicità si infrange contro un iceberg insieme al Titanic,
simbolo della tecnologia e del lusso, l’Europa si risveglia bruscamente con uno sparo in mattino di
Sarajevo. 
È in questi anni che si sviluppano nuovi movimenti letterari. Tra questi il Simbolismo (Charles
Baudelaire ) 
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